30 gennaio 2015

Memento homo...







La casa natale di Pertini (oggi non più tanto "bella")

Oggi è venuta a trovarci la zia, che ha quasi novant’anni ma è arzilla: spesso attraversa la strada all’ora del caffè, s’accomoda in poltrona e, mentre aspetta la tazzina fumante, ricorda e racconta. Perché la zia è nata a Stella, il paese di Pertini, come tutta la famiglia di mia moglie.
Io stesso abitai a Stella in anni lontani: proprio nel 1978 quando – caracollava fra le colline ed i passi – la vecchia Millecento del Comune, quella con gli altoparlanti che udii strombazzare per monti e valli: “Il compagno Sandro Pertini, nostro concittadino, è stato eletto alla Presidenza della Repubblica, il compagno...”. Già: all’epoca, anche i socialisti si chiamavano ancora “compagni”.

Ma la zia racconta un’altra storia: quando, giovanetta, usciva dalla scuola elementare e la mamma andava ancora a prenderla, perché era piccola e bisognava attraversare la strada. Vicino alla scuola, sorgeva una bella casa e, spesso, si vedeva una bella signora con cappello e veletta: talvolta, però, la signora piangeva e s’asciugava le lacrime col fazzolettino.
Ovvio che la zia, piccina, domandò il perché del comportamento e la madre rispose “Eh, perché i suoi figli si fanno la guerra...” La piccola poco comprese, ma fu d’accordo nel pensare che – se due figli si fanno la guerra – la mamma piange. E cosa dovrebbe fare?
Era la versione “edulcorata” dell’eterno conflitto fra Sandro ed il fratello Giuseppe (detto “Pippo”) il quale era fascista e podestà fascista di Stella. Qui – come sempre nelle ricostruzioni postume – le versioni storiche divergono: le destre affermano che Pippo salvò molte volte Sandro dalle sue “intemperanze” politiche, le sinistre ricordano che fu proprio Pippo a denunciarlo. Chi la racconta giusta? Mah...

Come per tanti altri casi – la vicenda Valenti/Ferida, per esempio – si va ad esplorare con la mentalità odierna storie insanguinate dell’epoca, dolori d’entrambe le parti, presumendo di poter pesare il piombo con il bilancino del farmacista e, con questi mezzi, ordire il tessuto della politica. E qui la chiudo, non prima d’aver ricordato che grazie a queste “abitudini” abbiamo allungato la scia di sangue per mezzo secolo e non abbiamo una storiografia accettata, sia per la politica nazionale e sia per la politica estera.

E la zia continua: la famiglia di Pertini era benestante, proprietari terrieri, ma il padre aveva il vizio del tavolo verde...così la moglie, donna energica e risoluta, ordinò il trasferimento della famiglia nella natia Stella, giacché vivere a Savona era troppo “pericoloso” per le finanze familiari. Storie d’altri tempi, di quando le donne portavano la veletta, gli uomini fumavano il sigaro, si sfidavano a duello e perdevano fortune senza battere ciglio.

L’ultimo ricordo è del Pertini Presidente: a tutti i costi, volle – sua sponte – far avere un finanziamento al sindaco del suo amato borgo per costruire un ponte, giacché una parte del paese era obbligata ad attraversare il fiume mediante un guado, ancora nel 1980. Il finanziamento giunse, ma il ponte mai si vide: Pertini se lo legò al dito e, nell’occasione di una visita a Stella – di fronte a tutte le autorità convenute – quando il sindaco gli tese la mano, ritirò la sua.
Qui si fermano i ricordi della zia, anche perché deve scappare: è tardi ed il sole inizia la parabola discendente che lo porterà presto a coricarsi dietro le colline di ponente, non lontano dal massiccio di Capo Noli. E non sta bene fermarsi a casa altrui quando cala la sera.

Se i ricordi della zia finiscono, iniziano i miei perché – per uno strano caso della vita – dovevo ancora incrociare quella di Pertini, seppur per interposta persona.
Nel 1980, un amico mi chiese se c’era – a Stella – un grande cascinale dove impiantare un allevamento di capre: portai il novello “caprista” – rampollo di famiglia moooolto benestante di Milano – a parlare col mio padrone di casa (musicista, e grande amico). S’accordarono per una cascina un po’ sperduta, ma grande e con molto terreno.
Si dà il caso che la mamma dell’amico fosse la sorella di Carla Voltolina, la moglie di Pertini: dunque, il Presidente era lo zio acquisito.

Quando vidi la casa mi vennero i tremiti, a pensare il cemento che sarebbe stato necessario impastare per riuscire, almeno, ad abitarci ma non erano affari miei, nel senso di “cemento mio”. E poi, come in altre case sperdute, nel 1980 non c’era ancora la corrente elettrica.
Mi venne spontaneo consigliargli, fra il lusco e il brusco: “Parlane con tuo zio...”
Così fece, durante una visita a Roma.

Pertini mantenne la promessa, ma nell’ordine di presentazione delle domande all’ENEL: le case sperdute di Stella ebbero l’allacciamento alla corrente elettrica, ma il nipote – che aveva fatto domanda per ultimo – fu l’ultimo ad avere il collegamento.
Questo era l’uomo Pertini.

Negli ultimi tempi della presidenza, tornava a Stella solo per recarsi al cimitero e non passava – come prima – dalla federazione socialista di Savona: s’era installato nel PSI un gruppo che non gli piaceva, odor di massoni, d’affari sporchi. Una notte, saltarono per aria alcune ruspe vicino ad un ponte in costruzione: nessuna vittima, ma l’avvertimento mafioso fu chiaro.
Pertini non voleva nemmeno vedere quella gente e se ne tenne alla larga, non potendo fare di più: forse si sentiva vecchio e deluso dal volgere degli anni, dal malaffare che avanzava imperterrito, dalla morale pubblica calpestata.

C’è un breve aneddoto da raccontare al riguardo: molti anni dopo Mani Pulite, i “vecchi” del PSI (pluricondannati, amnistiati, prescritti, ecc) si riunirono in un teatro cittadino per un “rendez-vous” del partito che non esisteva più, che s’era dissolto insieme ai suoi affari sporchi. Semplicemente, gli affari sporchi avevano cambiato via e gli uomini casacca.
Un amico – che riuscì a penetrare alla chetichella – assistette ad una scena gustosa: dal loggione alla platea, due uomini s’insultavano ed il primo urlava all’altro “Ladro!” ed il secondo rispondeva “Cornuto!”. Il bello – commentò – è che entrambi avevano ragione.

Ogni tanto salgo a Stella, per un motivo molto semplice: si mangia la miglior pizza dei dintorni e ho ripreso a salirci volentieri. Molto è cambiato.
Per me, tornare lassù mi rimembra persone oramai scomparse, avventure giovanili, amori, amoretti ed amorini...ed i sogni della mia gioventù.

Per altri – quelli che devono eleggere un nuovo presidente – dovrebbe “rimembrare” altro ma si sa, la virtù costa ed il vizio è gratuito. Oramai, se ricordi Pertini, qualcuno ti risponde che è stato un Presidente come gli altri un uomo “d’apparato”: se vi dovesse capitare, diffidate di quella persona, perché vuole soltanto dissipare uno dei pochi patrimoni d’onestà che l’Italia è riuscita a condurre così in alto.  
Magari lo eleggeranno “a sua insaputa”: oggi usa molto, fa fine e non impegna.

4 commenti:

Carlo Bertani ha detto...

Non so, Elisabetta, se siamo diventati telepatici: quando ho letto il tuo commento all'articolo precedente mi sono dato i pizzicotti. Avevo già il "pezzo in canna"...
Ciao
Carlo

Eli ha detto...



Carissimo,

forse è telepatia, forse condivisione di un mondo di valori che sta svanendo oltre il nostro ricordo.
Il tuo scritto mi ha ricondotto ad atmosfere e sentimenti che, sia pure in altre regioni ed altre parti d'Italia, ho respirato anch'io.
Questo insieme di pulizia, onestà, anelito per la libertà ed operosità, spirito di sacrificio, aveva unificato l'Italia, le aveva permesso di sconfiggere il fascismo ed il nazismo, l'aveva fatta bella e ricca al tempo della ricostruzione.
Quando qualcuno pensa anche al Paese, oltre al suo tornaconto, la differenza si nota, eccome!

I nostri figli cosa racconteranno ai loro nipoti? Di quando le mignotte rese ministre sedevano tronfie in parlamento, i magliari ed i grassatori venivano chiamati "onorevoli", ed un manipolo eterodiretto di yuppies vuoti, cinici e rampanti stuprava la costituzione assieme ad un pregiudicato pedofilo, sotto i protettivi sguardi delle cosche mafio-massoniche, mentre il capitale internazionale sbavava di piacere?

Questo è un Presidente di cui andare fieri come del nostro Sandro Pertini: José Pepe Mujica. Averne da noi di uomini così!

http://www.huffingtonpost.it/2015/01/28/pepe-mujica-la-felicita-al-potere_n_6563272.html?utm_hp_ref=italy

Circa una volta all'anno sento il bisogno di riguardarmi il film di Bertolucci Novecento. Per me è come l'Iliade, l'Odissea, un classico senza tempo che parla di Italiani veri e coraggiosi, di tempi duri e della forza per superarli. Dopo averlo visto, mi sento meglio.
Come dopo aver letto le storie che tu racconti.


Grazie.
E.

Eli ha detto...



Carlo,

ci tocca morire democristiani! E massoni...

"Renzi punta tutto su Sergio Mattarella al Quirinale, ma non tutti ne sono entusiasti. Tra questi, il Gran Maestro dell'Oriente Democratico Gioele Magaldi, secondo cui il nome dell'ex democristiano sarebbe stato suggerito al premier da nient'altri che il presidente della Bce, Mario Draghi. Si tratterebbe, inoltre, a suo dire, di un'operazione massonica.

"Il venerabilissimo Mario Draghi è uno dei personaggi più influenti d’Europa”, ha spiegato Magaldi intervistato da Fanpage, sottolineando come dietro la candidatura si celi un disegno massonico. “Matteo Renzi in difficoltà sul piano del consenso interno con questa operazione si accredita presso il salotto buono delle massonerie aristocratiche europee ed atlantiche”, ha spiegato.

Di fatto, con questa operazione, Renzi si distanzierebbe dall'ex premier e da una massoneria "medio-bassa", puntando invece a logge più potenti. “Berlusconi ne esce sconfitto in maniera più simbolica che sostanziale", ha proseguito infatti Magaldi. "Denis Verdini invece era il garante del patto del Nazareno con una parte della massoneria di livello medio basso, ed è uno degli sconfitti di questa virata di Renzi”.

https://www.youtube.com/watch?v=b_OmgZZyDRE

Eli ha detto...



Periferia di Roma.

Dove non giunge il suono esultante della campana della Reggia quirinalesca, né quello trionfale del cannone (a salve! Peccato!) del Gianicolo.

Estinti i poeti (da un pezzo, almeno dai tempi di Montale), i navigatori (ehm...dopo Schettino, comprenderai...), gli artisti, per non parlare degli eroi, tornano alla grande i santi!
Mario Bergoglio, detto papa, santo subito.
E mattarellum, santo subito anche lui! Almeno a giudicare dai miliardi di parole che sbavanti agiografi stanno spendendo in questi giorni.
Cortigiani, vil razza dannata!

Evitare la sparata di Frecce Tricolori su Roma avrebbe consentito un risparmio di almeno € 200.000. Da devolvere ad una pulizia straordinaria delle strade di Roma, ormai emula di Calcutta.
Bah.

Durante l'elezione Barnum, un colpo di vento ha stracciato la bandiera italiana sulla torretta più alta della Reggia.
Ricordi il fulmine pirotecnico che si abbatté sulla cupola di S. Pietro quando Naztinger dette le dimissioni?
Che il Cielo voglia dirci qualcosa?

Salutoni!
E.