29 dicembre 2013

Raccontane un’altra, Leonid Napolitanskj



Così, Signor Presidente, la sera del 31 Dicembre comparirà – come sempre – a reti unificate per il messaggio di fine anno, al quale staranno già febbrilmente lavorando i suoi collaboratori, perché quest’anno è dura raccontare balle, pure fingersi moralizzatore. Nemmeno sposare la causa dei “più umili” servirà, poiché i più umili fra gli umili hanno perduto l’umiltà e non si fanno più infinocchiare.


Il suo gradimento fra gli italiani scende a picco come i consumi (caduti di 4,2 miliardi a Natale), come l’occupazione giovanile che in certe regioni tocca oramai il 50%, come gli artigiani che chiudono bottega, le serrande abbassate, i licenziamenti per motivi “economici” e quant’altro che non stiamo a ricordarle.

Siamo sicuri che – di fronte a questo sfacelo – lei rinnoverà il suo messaggio di speranza: ne abbiamo sentite tante, dai mille “sol dell’avvenire” alle “fine del tunnel”, sempre evocate e sempre deluse, con la china che diventa ripida e scende in un abisso senza soli né avvenire né, tanto meno, sbocchi all’aria pura. Sempre tenebre e treni contro i quali andare a sbattere.



Lei cosa c’entra? Glielo riassumo in due righe: lei è uno stalinista patentato, mai un dubbio le ha sfiorato la mente, sin dai tempi dell’Ungheria.

Le do una rinfrescata di quegli eventi, tanto perché non dica che noi “non sappiamo”.



La fonte è inappuntabile: Veljko Micunovič, ambasciatore jugoslavo a Mosca durante il cosiddetto periodo della “destalinizzazione” ad opera di Nikita Sergeevič Chruščëv. La testimonianza è contenute in “Soggiorno a Mosca” edito a Belgrado nel 1977 (Moskovske godine).

Ai primi di Novembre del 1956, si compiva il destino di Imre Nagy: non entriamo nel merito della vicenda, bensì fermiamoci agli aspetti diplomatici.



Ben sapendo che all’esterno del blocco filo-sovietico ci sarebbero state due nazioni contrarie – Cina e Jugoslavia – Chruščëv tentò un ultimo approccio con Tito e scese, ai primi di Novembre, all’aeroporto di Pola (Pula) per cercare un accordo con il leader jugoslavo.

Josif Broz sapeva che la Jugoslavia, da sola, non sarebbe stata in grado d’opporre più che una resistenza di bandiera allo strapotere sovietico, ma tentò comunque una via per salvare – almeno – la faccia di fronte al massacro che già s’intravedeva..

Tito era a Brioni – sua residenza abituale in Istria – che è una piccola isola a due passi dalla costa ed i due illustri ospiti (c’era anche Molotov) furono imbarcati su un cacciatorpediniere della Marina Jugoslava il quale ebbe l’ordine – direttamente da Tito – di raggiungere almeno un punto a metà fra l’Istria e la costa italiana prima di tornare indietro e sbarcarli a Brioni.

L’Adriatico era in tempesta: la prima bora della stagione era scesa su Trieste ed il mare era terribile.

Dopo un paio d’ore su quel caccia, i due scesero a Brioni dopo aver vomitato anche l’anima e trovarono un Tito allegro ad attenderli, che salutava calorosamente i due “compagni” sovietici, i quali erano verdi come ramarri.

Nella cena che Tito offrì – ed alla quale i due ospiti non fecero molto onore – si parlò del destino di Nagy e Tito prospettò la disponibilità della Jugoslavia per ospitare i dissidenti magiari, così da non creare un caso internazionale. In quel momento, la sopravvivenza di Nagy non era in discussione.

Chruščëv e Molotov annuirono ed accettarono: nulla sarebbe successo a Nagy senza che gli jugoslavi non fossero preventivamente avvertiti. A Tito parve un successo diplomatico ma, appena tornati in Patria i due cambiarono opinione: e se la Jugoslavia avesse sfruttato a fini politici la generosa ospitalità fornita ai magiari?

Come andò a finire lo sappiamo: Nagy fu impiccato in gran segreto.



All’epoca della crisi era a Mosca anche Palmiro Togliatti, come rappresentante in seno al PCUS dei comunisti italiani. Micunovič appunta sul suo diario: “Oggi c’è stato il discorso del rappresentante italiano, Palmiro Togliatti. Non avevo mai assistito ad un discorso così servile e zeppo di piaggeria nei confronti del padrone di casa, l’URSS: non vi è nulla da riportare.”

Quel “nulla da riportare” – nel linguaggio diplomatico – significa che non conti niente, non hai detto nulla, non hai pensato niente: in altre parole, che non sei nessuno. Altro che “il migliore”.

Lei, all’epoca, era già un dirigente del PCI e si lasciò andare a dichiarazioni (1) le quali, al minimo, sarebbero dovute essere un ostacolo insormontabile per la sua elezione alla Presidenza: posso capire il suo accettare la ferrea legge della Guerra Fredda (chi è di qua, chi di là), ma lo sterminio compiuto dai sovietici rimane abominevole. Ma veniamo all’oggi.



E’ di pochi giorni fa la scoperta del “diario” (2) – in realtà una semplice serie d’annotazioni – di Padoa Schioppa, il quale – da buon montanaro veneto – non comprendeva il lavorio sotterraneo di Napolitano contro il governo Prodi. Perché ogni volta che chiediamo la fiducia ci convoca (me o Prodi) al Quirinale per protestare, mentre successivamente con Berlusconi non fiata? Questo è – in estrema sintesi – il pensiero di Padoa Schioppa.

L’obiettivo non era semplicemente disarcionare Prodi, bensì creare le condizioni per le ben note “larghe intese”, alle quali – già all’epoca – lei lavorò alacremente, ma Prodi preferì cadere piuttosto che rinunciare all’alternanza di governo. Non importa: saldò il conto con Romano Prodi nel 2013, all’atto dell’elezione alla presidenza.

Dopo venne l’ennesimo governo Berlusconi: un disastro, ma una sciagura piatta come un gelido mare invernale, quasi una rovina annunciata dall’incompetenza, dall’incompiutezza di una pletora di sergenti nominati generali e colonnelli. Con Berlusconi nei panni di un pletorico, ma esangue, Napoleone.

E venne finalmente il suo momento: la nomina di un governo mai eletto eppure perfettamente costituzionale, se si eccettua che la legge elettorale era fasulla dal principio. Ma – guarda a caso – l’aveva promulgata Ciampi, non lei.



Molti – io compreso – la chiamano oramai vezzosamente Re Giorgio ma non ritengo che questo epiteto sia consono al suo rango: le sta molto meglio quello di segretario del PCUS, perché quello è il suo modello. L’Italia è diventata molto simile all’URSS di “nonno Breznev”, l’ultimo vero sovrano sovietico: un luogo asfittico dove tutto era già scritto, dove la casta militare dettava leggi, dove la magistratura era logorata dai tempi e dai cavilli, dove l’industria era solo di Stato. Ma con le dovute differenze.

La corruzione, all’epoca in URSS, era tollerata poiché era di piccolo cabotaggio: a quel tempo, piuttosto che aspettare (le famose “liste” per ogni cosa), il cittadino sovietico cui s’era rotto il motore del frigorifero preferiva ricorrere al cognato del cugino – il quale lavorava nelle riparazioni degli elettrodomestici – per avere il pezzo, piuttosto che aspettare mesi. In cambio, cosa offriva? Dipendeva dal suo mestiere: se lavorava alle rinomate “officine Lenin” qualcosa di meccanico, oppure le solite derrate alimentari provenienti dalla dacia, ecc.

La grande corruzione era, invece, appannaggio della grande politica, ma c’era un deterrente: la pena di morte combinata con le agguerrite camarille politiche, le lotte per la successione...insomma, in URSS qualcosa – per la corruzione – si rischiava.



Qui, invece, lei è a capo di un’Armata Brancaleone dedita alla piccola razzia: tutti rubano quel che riescono a portar via, si fanno corrompere secondo il livello. Si va dai piccoli assessori che mettono insieme 10.000 euro per volta di mazzetta ai grandi boiardi di Stato, i quali sono parte di una “casta nella casta” ed i cui nomi ricorrono da un’inchiesta all’altra e, quando riesci a beccarne uno, salta pure fuori il ministro della giustizia a negare tutto.

Già, si tratta di suo figlio “testimone inattendibile poiché reticente”...nella famosa storia di Ligresti? No...caso Parmalat, dieci anni or sono, Piergiorgio Peluso (figlio della ministra) era già in pista (3) insieme alla solita ghenga...Geronzi, Arpe, Tanzi, Ciarrapico...e tutta la banda del buco che ben conosciamo.

Molto divertente il caso dell’assessore che pretendeva la “marchetta settimanale” dalla sua segretaria: degno della miglior pruderie, da letteratura d’appendice francese fin de siècle (4).

Perché si lascia che tali notizie diventino di pubblico dominio?



Per riuscire a giustificare l’ingiustificabile e legittimare governi che non hanno più nessuna legittimità costituzionale: sono – al più – supplenti nell’attesa che, con una nuova legge elettorale (che non fanno mai), torni qualche titolare. Insomma, ci sono le mele marce e quelle buone, raccontano.

Rimane, quindi, una sorta di “proscenio” dove la rappresentazione va in mostra – con tutti gli attributi del caso – perché qualcosa da dare in pasto alla gente bisogna pure trovarlo: oggi, i personaggi della politica nostrana sono il nostro panem et circenses, anche se poi c’incazziamo e diventiamo furibondi. Non importa: il popolo continua ad arrabbiarsi ma non può far nulla, che si diverta a motteggiare.

Poiché si lascia che l’Italia vada in malora – dai treni soppressi alle autostrade fatiscenti, dalla viabilità oramai segnata dalle mille frane, ai supermercati ed alle aziende che licenziano col fiato corto, ecc – mentre voi fate orecchie da mercante? Sembra che abitiate in un altro Paese.



Poiché i veri burattinai stanno dietro le quinte: conoscete Carlo Cottarelli?

E’ semplicemente l’inviato del FMI per l’Italia, ed è il vero signore e padrone dell’economia: dopo che Letta ed i suoi gonzi si saranno trastullati a dovere con Finanziarie, Leggi di Stabilità e Milleproroghe, arriverà lui con la vera Finanziaria, la Spending Review.

Stupendo il modo di procedere di questo governo di farabutti e di venduti: non la chiamiamo più “Finanziaria”, bensì “Legge di Stabilità”. Tutti d’accordo? Dai Saccomanni, non dormire, alza ‘sta mano! Poi, quello che non ci sta dentro perché non siamo d’accordo, lo buttiamo nel cest...anzi, no...lo mettiamo in un decreto “Milleproroghe” – è un vecchio istituto, lo usavano già i democristi – che è una “Summa” di tutte le facezie e gli intrighi che hanno ancora qualche nodo da scogliere. Per noi, ovviamente.

Quindi, una notte qualunque alle tre – quando tutti dormono – approviamo qualcosa ed il resto lo lasciamo lì, a “prorogarsi” ad libitum.

Questa è la prassi della politica italiana, giunta oggi al parossismo.



E così, il nostro “zampolit” d’annata (5), ci ha condotti in una terra incognita – che, però, lui conosceva bene – dove ogni cosa si può fare, basta trovare il cavillo costituzionale, basta che gli “atti” siano a posto. Così, una Corte Costituzionale dichiara incostituzionale una legge elettorale per i suoi aspetti più rilevanti (qualcuno s’azzarda a dire “ma non l’hanno mica bocciata tutta”...Ah, Ah, Ah...) 7 anni dopo che è stata promulgata. E che i suoi danni li ha fatti per bene.



Qualcuno pensa all’impeachment, ma questo istituto giuridico non esiste in Italia e la costituzione italiana è radicalmente diversa da quella americana. Gli americani hanno ricalcato i poteri del presidente da quelli del vicerè inglese dell’epoca: per questa ragione la sincerità verbale è della massima importanza (quella che, per una fellatio extramatrimoniale, ha rischiato di far decadere Clinton) mentre in quella italiana (di quasi due secoli più giovane) si parla “per atti”, seguendo il vecchio adagio “verba volant, scripta manent”. Tutto il diritto di derivazione latina non ammette come prove ciò che è, invece,di frequente ammesso nel diritto anglosassone.

E questo Napolitano lo sa benissimo: scartando le dichiarazioni verbali – che possono essere interpretate, “condite” con qualche aggettivo che ne depotenzia l’impatto devastante, ecc, (avete notato che fine ha fatto l’inchiesta Napolitano-Mancino?) – rimane qualcosa dei suoi atti per sostenere la tesi dell’art. 90?



“Il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell'esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione.

In tali casi è messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi membri.”



Qualcuno ravvisa, negli atti emanati da Napolitano, una di queste accuse? Il governo Monti era perfettamente legittimo e costituzionale e non c’è un atto dove sia rintracciabile l’intervento (che esiste – beninteso – ed è pesante e determinante) nella politica italiana? Dalla quale, come tutti sanno, il presidente dovrebbe star fuori?

Sarebbe come se un cittadino sovietico (od un appartenente alla Duma) si fosse alzato una mattina ed avesse chiesto l’incriminazione di Breznev per qualsivoglia motivo, anche fondato: ve lo immaginate cosa sarebbe successo? Al minimo gli avrebbero riso in faccia, dopo averlo portato in Psichiatria.

Gorbačëv – ricordiamo – non cadde: si disintegrò la nazione che presiedeva!



Perciò, mi sento di ricordare ai vari “speranzosi” del “impeachment” in salsa italiota che i mezzi per far cadere questo ludibrio al quale assistiamo sono altri, a cominciare dalle lotte per il lavoro: è sul welfare che questo governo sta mancando, ed è sul welfare che si può delegittimarlo.

Le proposte sono tante ed il governo non ne fa una sua, mai: chiedi il reddito di cittadinanza e loro rispondono “spostando” al 2017 l’abolizione (ma quando mai...) dei rimborsi elettorali.

Il nostro piccolo Breznev sorride: ridi, che la mamma ha fatto gli gnocchi. Finché ti riesce.



(1) http://www.storialibera.it/epoca_contemporanea/comunismo_nel_mondo/est_europa/ungheria_1956/articolo.php?id=732



(2) http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/12/05/quirinale-cosi-napolitano-ha-sabotato-il-governo-prodi/801838/



(3) http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/11/05/testimone-inattendibile-il-figlio-della-cancellieri-secondo-i-giudici-di-parma/767688/



(4) http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/12/19/il-contratto-tra-lassessore-e-la-segretaria-farai-sesso-con-me-4-volte-al-mese/819451/



(5) Commissario politico in russo.

5 commenti:

Eli ha detto...



Carlo,

faccio fatica a vedere il Re d'Italia ed Imperatore d'Etiopia come uno stalinista.
Di certo lo è stato, ma più di mezzo secolo fa!
Poi scoprì il fantastico mondo delle Logge, assieme al suo compare Macaluso, e comprese che c'era molto da guadagnare, anziché fare il comunista pauperista e moralizzatore come quel nostalgico di Berlinguer.
Fu Bottino Craxi che ve lo introdusse? Non è dato sapere. Certa è invece la sua lunga frequentazione del Faraone Deposto di Arcore, dal quale prese soldi per anni, e che non a caso gli dà del tu, come si fa solo con gli intimi.

http://www.youtube.com/watch?v=2StAKAlrU5k

Il Nostro è sempre stato un uomo di destra, anche all'interno del PCI, inciucista più che comunista, e la sua fedeltà è rivolta al massone controiniziato Draghi, ecco perché piazzò al governo quell'altro bel tomo di Monti, altro massone controiniziato.
Mentre al massone Padoa Schioppa, forse, era rimasto dentro qualche barlume degli antichi ideali massonici di Libertà, Fratellanza ed Eguaglianza che avevano ispirato Altiero Spinelli, uno dei Padri Nobili dell'Europa, e padre terreno della sua ultima compagna Barbara Spinelli.
A proposito, che strana morte quella di Padoa Schioppa.
Un arresto cardiaco in pubblico, ad una cena di gala con amici.
Forse non gli erano tutti così amici...

http://economia.ilmessaggero.it/home/morto_tommaso_padoa_schioppa_malore_mentre_era_a_cena_con_amici/131310.shtml

Per me l'alto tradimento e l'attentato alla Costituzione sono ravvisabili nei suoi atti, eccome!
Mi dirai che in Parlamento non ci sarà la necessaria maggioranza per procedere, questo sì.

Ultimamente il populista Grillo spara ad alzo zero una marea di frescacce che manco un cannone da neve ne spara tante! Oltre all'impeachment, infatti, vorrebbe anche il referendum sull'euro, ma evita di dire ai suoi peones che sarebbe solo un sondaggio conoscitivo d'opinione, e non avrebbe potere abrogativo, dato che i trattati non possono essere soggetti a referendum. Tuttavia parlarne è di moda, rende popolari, attira post-fasci e leghisti, e fa tanta pubblicità.

Il 31 dicembre, all'ora del messaggio a reti unificate, io spengo la televisione! Tu neanche ce l'hai, quindi siamo a posto.

Auguri per il nuovo anno!
Eli

Eli ha detto...


Accipicchia quanto sono prolissa!
Mi rimprovero da sola!
Vedrai che Georghescu parlerà della "ripresa economica" metafisica già adombrata da Letta-Letta nipote.
Qua servirebbe Guttalax a pioggia!

E.

Giovanni ha detto...

Caro Carlo,
l'articolo è bellissimo, scritto con intelligenza. Lo condivido pienamente. Raramente ho visto scrittori tanto abili nell'ironia e nell'uso della Lingua Italiana.
Ti auguro ogni bene

Carlo Bertani ha detto...

Ringrazio Giovanni S per il commento lusinghiero nei miei confronti e lo ringrazio.
Eli: certamente le "compagnie" di Napolitaner sono state quelle che tu indichi, più o meno.
Resta il fatto che, per "risolvere" i guai italiani, è andato a pescare nel suo passato: partito unico, elezione dei deputati da parte del partito, nessun trait d'union fra chi decide e chi sta sotto.

A me pare così: non credo ad un reato che conduca alle sue dimissioni, ma non per via delle maggioranze. Analizzando le vicende alla luce della Costituzione, è stato furbo: non trovo un solo errore!
Grazie ad entrambi
Carlo

Eli ha detto...

Capodanno. L’illustre Presidente
si veste da rubrica della posta
alla qual si rivolge ingenuamente
chi ben sa quanto valga una risposta.

Dà la parola ad un disoccupato
imprenditore fino all’altro ieri.
Scopre che c’è davvero l’esodato,
l’invenzione di quei tecnici seri

che quasi ne han negata l’esistenza.
Cita chi dice: “Credo in un Paese
che penso che di me voglia far senza”
e chi, per arrivare fine mese,

paga le tasse o nutre i propri figli.
Il Presidente elogia i fiduciosi
così ingenui da chiedergli consigli
ed incoraggiamenti zuccherosi.

Chi si è sempre schierato con la Casta,
chi ha firmato le leggi al criminale
senza sognarsi mai di dire basta,
chi in reggia ha trasformato il Quirinale

ed in sudditi i poveri italiani,
chi, come Silvan, il prestigiatore,
andandolo a pescar fra i bocconiani,
di un professore fece un senatore

e poi di un senatore un Presidente
alla faccia della Costituzione,
chi a novant’anni, come fosse niente,
offendendo buon senso e tradizione,

a regnare continua come un Re,
fra un turbinar di moniti e di saggi,
chi ha trasformato Letta in un premier
in quanto il più obbediente dei suoi paggi,

nel bla bla bla dell’ultimo dell’anno
non parla dei problemi da affrontare
“poiché son quelli che già tutti sanno”,
ma alle tivù ha il becco di affermare:

“Parlar di strapotere personale
nel mio caso è ridicola bugia.
Durante gli otto anni al Quirinale
fui paladino di democrazia,

attento all’equilibrio fra i poteri
a partir da Politica e Giustizia
e sempre molto ligio ai miei doveri.
A chi, con cattiveria e con malizia,

mi copre di calunnie e di minacce
dico: “Non mi farò condizionare!
anche perché … feci sparir le tracce
del cianciar con Mancino al cellulare.

Poiché i pm alla Di Matteo
nascondono pur sempre qualche rischio,
l’immunità difendo e: “Marameo!”
dico a chi vuol le dimission … “Col fischio!”

dal blog MicroMega, 2 gennaio 2014