La notizia che Rifondazione Comunista ed il PDCI sono tornati sotto il medesimo tetto non ci ha nemmeno strufugliato i chirillaccheri, tanto ci sembra priva di senso e d’importanza.
Il gran fiume di parole che ha condito la mini-kermesse dello scorso 21 Novembre, in realtà, era un copia-incolla di vecchi congressi, di vecchi programmi, di vecchi mal invecchiati.
Panta rei, ma nulla resta uguale. Così, un giorno come un altro, Paolino ed Olivieruccio incontrano Cesarino e decidono di scendere in cortile per arringare la torma di ragazzini che corre dietro ad un pallone.
Arrivano convinti, se non proprio sicuri, che saranno accolti da un’ovazione di saluti e di consensi: invece, manco uno che si volti e che dica – almeno – “entrate: due con noi ed uno con gli altri, perché siamo uno di meno, e mettetevi in difesa.”
Il lungo “percorso programmatico” che ha sancito la riconciliazione, dopo la “terribile” cesura di quella guerra alla Serbia del 1999, ha trovato sintesi nella richiesta di ritirare le truppe dall’Afghanistan. Una proposta forte, motivata, avvenirista: ci è già, addirittura, arrivato Obama.
L’Italia ha già dichiarato che seguirà a ruota, come sempre, perché la guerra afgana è stata persa – brutto termine, non più usato, meglio dire che si entra “in una nuova fase che si concluderà nel 2014” – poiché a Kabul, dopo tanto sbattimento, torneranno al potere i Taliban.
Nel frattempo, in questo decennio che è trascorso dal 2001, la Cina è passata dall’essere una “stupefacente e positiva realtà” allo spauracchio: chissà se saranno padroni illuminati? Speriamo, almeno, che ritirando le truppe dalle loro frontiere la prendano bene e ci mettano un “più” sul registro quando decideranno di fare i conti con noi: vecchi, azzimati, nobilotti in parrucca che ancora pensano d’inviare truppe per il mondo a sistemare faccende che, con le truppe, proprio non si possono sistemare.
Verrebbe da chiedersi dove siano stati tutto questo tempo i tre giovin falciomartelluti, perché nel frattempo ci si chiede se sia ancora conveniente rimanere in questa fortezza sfaldata chiamata Unione (delle banche) Europea, quando tutti quelli che non ci sono entrati stanno meglio, lontani dalla BCE e dai suoi diktat.
I tre, non sembrano aver fatto “autocritica” per le nefandezze che commisero quando erano al governo: proprio il nuovo capoccia, monsignor Diliberto, fu ministro della Giustizia (sic!) mentre l’amichetto suo superveleggiato bombardava Belgrado.
Non ci passa nemmeno per la testa, ma nemmeno per un solo istante, di consegnare un voto a questa gente ma, se proprio lo volessimo fare, cosa potremmo chiedere?
Sarebbe troppo chiedere conto – che almeno spiegassero – cosa successe in quella notte del Luglio 2007, quando il governo “amico” dei lavoratori partorì una riforma delle pensioni peggiore della Maroni e nessuno dei ministri “rossi” fu invitato a Palazzo Chigi per la trattativa? Passarono dopo a firmare, come si fa con i prestanome.
Oggi, tutti s’appassionano al gran tormentone berlusconiano, alle dichiarazioni di voto o di sfiducia, alla guerra che si fa a colpi di brevetti sui simboli e con tonnellate di monnezza che si sbattono da una parte all’altra.
Noi, forse un po’ previdenti, ci domandiamo invece se non sia pronta una “Santa Alleanza”, grazie alla quale certi personaggi oggi nell’ombra – pensiamo a Draghi, Montezemolo od a qualche loro tirapiedi – potranno essere “sdoganati” per compiere quella missione che, da tempo, a Francoforte caldeggiano: una sorta di “commissariamento” dell’Italia nel nome della superiore ragion bancaria. Detto a chiare lettere dai banchieri di Francoforte: oramai, la finanza è così importante che non si può lasciarla nelle mani dei politici, meglio nelle nostre che siamo “tecnici” esperti, dunque si facciano da parte e s’appressino a votare in silenzio i nostri diktat.
Perciò, il paradosso tutto italiano è quello di dover scegliere fra un personaggio da operetta che non fa proprio niente come Berlusconi, oppure altri guitti d’avanspettacolo che entrano in scena, magari paludati nelle “gloriose” bandiere rosse.
I quali, dopo qualche roboante affermazione, firmeranno tutto – come fecero in passato – nel nome della “necessità” di preservare il sistema finanziario e bancario per gli “investimenti produttivi” indispensabili per sorreggere la “vera occupazione”.
Vale a dire, scendere in piazza per giocare la partita: sempre, però, rischiando il sederino degli altri.
Articolo liberamente riproducibile nella sua interezza, ovvia la citazione della fonte.
Il gran fiume di parole che ha condito la mini-kermesse dello scorso 21 Novembre, in realtà, era un copia-incolla di vecchi congressi, di vecchi programmi, di vecchi mal invecchiati.
Panta rei, ma nulla resta uguale. Così, un giorno come un altro, Paolino ed Olivieruccio incontrano Cesarino e decidono di scendere in cortile per arringare la torma di ragazzini che corre dietro ad un pallone.
Arrivano convinti, se non proprio sicuri, che saranno accolti da un’ovazione di saluti e di consensi: invece, manco uno che si volti e che dica – almeno – “entrate: due con noi ed uno con gli altri, perché siamo uno di meno, e mettetevi in difesa.”
Il lungo “percorso programmatico” che ha sancito la riconciliazione, dopo la “terribile” cesura di quella guerra alla Serbia del 1999, ha trovato sintesi nella richiesta di ritirare le truppe dall’Afghanistan. Una proposta forte, motivata, avvenirista: ci è già, addirittura, arrivato Obama.
L’Italia ha già dichiarato che seguirà a ruota, come sempre, perché la guerra afgana è stata persa – brutto termine, non più usato, meglio dire che si entra “in una nuova fase che si concluderà nel 2014” – poiché a Kabul, dopo tanto sbattimento, torneranno al potere i Taliban.
Nel frattempo, in questo decennio che è trascorso dal 2001, la Cina è passata dall’essere una “stupefacente e positiva realtà” allo spauracchio: chissà se saranno padroni illuminati? Speriamo, almeno, che ritirando le truppe dalle loro frontiere la prendano bene e ci mettano un “più” sul registro quando decideranno di fare i conti con noi: vecchi, azzimati, nobilotti in parrucca che ancora pensano d’inviare truppe per il mondo a sistemare faccende che, con le truppe, proprio non si possono sistemare.
Verrebbe da chiedersi dove siano stati tutto questo tempo i tre giovin falciomartelluti, perché nel frattempo ci si chiede se sia ancora conveniente rimanere in questa fortezza sfaldata chiamata Unione (delle banche) Europea, quando tutti quelli che non ci sono entrati stanno meglio, lontani dalla BCE e dai suoi diktat.
I tre, non sembrano aver fatto “autocritica” per le nefandezze che commisero quando erano al governo: proprio il nuovo capoccia, monsignor Diliberto, fu ministro della Giustizia (sic!) mentre l’amichetto suo superveleggiato bombardava Belgrado.
Non ci passa nemmeno per la testa, ma nemmeno per un solo istante, di consegnare un voto a questa gente ma, se proprio lo volessimo fare, cosa potremmo chiedere?
Sarebbe troppo chiedere conto – che almeno spiegassero – cosa successe in quella notte del Luglio 2007, quando il governo “amico” dei lavoratori partorì una riforma delle pensioni peggiore della Maroni e nessuno dei ministri “rossi” fu invitato a Palazzo Chigi per la trattativa? Passarono dopo a firmare, come si fa con i prestanome.
Oggi, tutti s’appassionano al gran tormentone berlusconiano, alle dichiarazioni di voto o di sfiducia, alla guerra che si fa a colpi di brevetti sui simboli e con tonnellate di monnezza che si sbattono da una parte all’altra.
Noi, forse un po’ previdenti, ci domandiamo invece se non sia pronta una “Santa Alleanza”, grazie alla quale certi personaggi oggi nell’ombra – pensiamo a Draghi, Montezemolo od a qualche loro tirapiedi – potranno essere “sdoganati” per compiere quella missione che, da tempo, a Francoforte caldeggiano: una sorta di “commissariamento” dell’Italia nel nome della superiore ragion bancaria. Detto a chiare lettere dai banchieri di Francoforte: oramai, la finanza è così importante che non si può lasciarla nelle mani dei politici, meglio nelle nostre che siamo “tecnici” esperti, dunque si facciano da parte e s’appressino a votare in silenzio i nostri diktat.
Perciò, il paradosso tutto italiano è quello di dover scegliere fra un personaggio da operetta che non fa proprio niente come Berlusconi, oppure altri guitti d’avanspettacolo che entrano in scena, magari paludati nelle “gloriose” bandiere rosse.
I quali, dopo qualche roboante affermazione, firmeranno tutto – come fecero in passato – nel nome della “necessità” di preservare il sistema finanziario e bancario per gli “investimenti produttivi” indispensabili per sorreggere la “vera occupazione”.
Vale a dire, scendere in piazza per giocare la partita: sempre, però, rischiando il sederino degli altri.
Articolo liberamente riproducibile nella sua interezza, ovvia la citazione della fonte.
17 commenti:
Carlo condivido la tua analisi sull'unione fra Rifondazione e i Comunisti italiani con uno spruzzo di salviani. Però sulla Cina ora tiro fuori una mia idea di cui, purtroppo, sono quasi certo, cioè che nel quadrienio 2012-2016 gli USA, allora a guida repubblicana (PALIN?), lanceranno un attacco nucleare contro la Cina, il debitore che fa fuori il creditore, un classico del mondo capitalista. Esagerò? No non credo, ricordate che la mia previsione di un Berlusconi eterno dittatore italiano si va avverando. Credo che gli USA attaccheranno la Cina non mi credete? Vedrete.
Ciao Carlo
Vacci piano con le certezze, Orazio, non dimenticare che la Cina ha un arsenale nucleare di tutto rispetto: la tua ipotesi non sta in piedi. Dormi sonni tranquilli e rilassati che, B. sì o no, non sono questi i veri problemi.
Ciao
Carlo
Afghanistan:
vogliamo parlare di quanto e' addormentata la gente?
prima ci inculcano a viva forza i film di rambo, dove in pratica ci raccontano l'epica di un popolo fiero che fornito solo di sandali e tuniche e kalashnikov tiene testa e caccia via 500mila sovietici incazzati neri (non del tutto falso, bisogna solo dargli un numero decente di stinger con manuale in pashtun)
e ora nessuno apre bocca per chiedersi come possano quegli stessi afghani aver bisogno di altri 200 italiani comodini che gli insegnino tecniche di combattimento ?
'sto paese e' alla frutta.
e probabilmente in piccola parte rivotera' diliberto&bertinotti et. al. , le cui priorita', con tutto rispetto ovviamente, si limitano ai diritti dei transessuali.
No, non rivoteremo questa gentucola!!
almeno quanti, come me si sono astenuti dal voto in modo convinto e responsabile, direi in modo ineluttabile.
Via non scherziamo: di nuovo i dilibertini, giordanini, ferrerini pseudo/rochè o lo stesso "svendolo bandiera rossa" solo se gli altri accettano le mie condizioni...
Altrimenti? mi scindo, vado via!!
Credo che alla frutta, anzi, alla bucce della frutta si sia arrivati molto prima da quelle parti..
DoC
La vicenda afgana - Mike - avrebbe bisogno d'altre riflessioni, come le tue, come le nostre, invece della vulgata imperante.
Gli afgani sono un popolo fiero, è indubitabile, perché "stufarono" (non proprio vinsero) gli inglesi. Poi i sovietici, adesso la Nato & Co.
Perché?
Da una lato, la strategia per vincerli sarebbe affrontarli sul loro territorio, ma nessuno ha mai vinto contro un popolo che sorregge la sua guerriglia. Cuba e Vietnam insegnano, e Che Guevara già ne spiegava le ragioni nel suo "La guerra di guerriglia".
Insomma, per vincerli dovremmo accettare dei canoni di combattimento tradizionali come i loro: truppe come gli Alpini, gli Alpenjager o gli Chasseurs des Alpes dovrebbero accettare battaglia e combatterli sulle loro montagne.
Migliaia di morti: inutile persino pensarlo. Ma, la tecnologia, serve a poco e non furono solo gli Stinger a sconfiggere i sovietici: fu il "trattamento Vietnam" che inflissero ai combattenti russi soprattutto quando non combattevano. Agguati, sorpresa, mine, eccetera, ossia logoramento ai fianchi.
Oggi, la stessa cosa.
Ma l'Afghanistan serve per mantenere alto il consumo di materiali: la guerra era persa in partenza.
Su questi "dinosauri" della sinistra italiana meglio stendere un pietoso velo, come ricorda doc.
La difesa degli omosessuali - giusta di principio - è in realtà un target elettorale che alcune forze cercano di raggiungere, nient'altro. Scommetto che, in privato, li chiamano culattoni.
Così è la politica italiota, una guerra di bande che cercano sostegno in precisi settori dell'opinione pubblica, non per consenso ideale, bensì per convenienza.
Il bene comune è smarrito: in qualche modo, l'Italia non esiste già più.
Grazie a tutti
Carlo
Caro Carlo, purtroppo è tutto qui il motivo per cui la sinistra non riesce mai a decollare in Italia. Gli Italiani magari non se ne rendono conto con chiarezza, anche se in realtà sono meno stupidi di quanto pensino i nostri politici, e non votano chi a parole è con la gente e poi con i fatti è con le elite finanziarie globali. La gente la puoi fregare una volta, due, ma dopo ti ribalta con un B. qualsiasi.
Pensa se domattina uno come Bersani si svegliasse e dicesse con convinzione alcune cose semplici semplici di sinistra: tipo redistribuzione dei redditi alle categorie meno abbienti, prevalenza del lavoro sul capitale, ritorno dell’economia in ambito pubblico, prevalenza pubblica dell’istruzione, della sanità, dei servizi fondamentali, sovranità monetaria e politica nelle mani dello Stato, lotta all’evasione ecc. Poi magari potrebbe aggiungerci qualche chicca del tipo che l’11 settembre è stato un auto attentato degli americani, che il signoraggio è una truffa e via così. Cosa succederebbe?Al punto in cui siamo il rischio è che potrebbe non essere creduto e addirittura, cosa anche peggiore, potrebbe venire anticipato dal solito B. in un impeto da ultima spiaggia, sognando di diventare finalmente un grande statista.
La verità è che dopo anni di questo andazzo, alla sinistra, anche se da domani mattina decidesse di cambiare registro e fare quello per cui è nata, occorrerebbero altri anni per recuperare credibilità. Per questo io continuo a dire che bisogna procedere per piccoli passi e cercare di raggiungere gli obiettivi a portata di mano. I leghisti in fondo questo fanno, il loro obiettivo è il federalismo? Bene a costo di raggiungerlo sono disposti a stare con B. finchè questo ha il potere per assecondare le loro richieste. Fatti, non pugnette quindi.
Credo - gix - che gli italiani siano più intelligenti di chi li governa: alle elezioni del 2008, alcuni calcoli evidenziarono come la sinistra estrema perse qualcosa come 2 milioni di voti, finiti nell'assenteismo. Per il resto, non sto a ripetere quanto tu hai espresso con chiarezza. Che fare?
Continuare a lavorare sugli aspetti culturali che sono la base per una scelta politica, anche se sappiamo che oggi non ci sarà nessun giro di boa.
Speriamo, quando avverrà, d'aver fornito sufficienti elementi alle generazioni più giovani, affinché imbocchino altre vie.
Ciao e grazie
Carlo
Scusami Carlo dire che gli italiani siano intelligenti è un ossimoro. Fin quanto daranno la maggioranza relativa a Berlusconi non sono intelligenti. Un esempio: Berlusconi è un grande puttaniere nelle sue ville ospita donnine allegre per il suo godimento, però poi dopo l'ultimo scandalo di Ruby rubacuori fa un decreto che autorizza e consente ai sindaci ad emanare ordinanze contro la prostituzione con multe salatissime per i clienti. La cosa è divertente perchè molti dei clienti delle oneste lavoratrici sulla domiziana, sono poi elettori di Berlusconi. Ditemi voi se non sono questi dementi. Il loro capo si sommerge di Ruby e Noemi e loro grazie a lui da domani se si avvicinano a meno di dieci metri da un donninna allegra sulla domiziana si beccano una super multa e il sequestro dell'auto. Carlo in un altro paese la avrebbero cacciato via a furor di popolo, da noi lo votano inebetiti dalle sue TV spazzatura. Che ne pensi Carlo.
Ciao
p.s.
Guardate cosa succede in Corea dove gli USA si stanno precostituendo un motivo per un attacco nucleare alle porte della Cina.
scusate lo sfogo ... ma:
http://www.corteconti.it/export/sites/portalecdc/_documenti/rassegna_stampa/pdf/2009/200912/2009122914566802.pdf
e che ... ne vogliamo parlare ?
e della memoria accorciata degli studenti che oggi stanno a tirare uova al senato, mentre dovrebbero entrarci coi picconi, e impiccarci dentro tutti quelli che ci siedono?
con pure l'aiuto della polizia e dei passanti.
Le storie italiane non sono vicende d'appartenenza (ad un ideale, anche solo all'onore) bensì di convenienza.
Le donne? Tutte puttane, salvo mia madre e mia sorella. Cosa vuoi aspettarti da gente del genere? Che fino a 30 anni fa contemplava nei codici il delitto d'onore?
Ciao
Carlo
Scusa Mike, ma il link mi sembra che non funzioni.
Ciao
Carlo
il link di mike è
questo
Eh, non passa giorno senza che ne scovino una per rubare meglio...del resto, sono o non sono una banda di ladri?
Grazie
Carlo
L'italiano è per eccellenza un amicus ollaris:se levi la pentola e quello che c'è dentro, a tavola non lo trovi più, ma soprattutto fuori dalla tavola.
L'Italia è un grande desco apparecchiato; sono rimaste le briciole, è vero, ma fanno ancora gola a molti e ai cagnolini che agitano la coda in direzione dei padroni commensali.
La differenza che passa tra Cina e URSS pre-'89 è che la seconda si è perfettamente integrata con il capitalismo internazionale e ogni giorno, nelle sue megalopoli, le multinazionali USA-Anglo-EU aprono nuove figliali...difficile pensare a un attacco nucleare.
Più facile immaginare guerre contro "Stati canaglia" e comunicati stampa dei giganti geopolitici che cercano, a parole, di fermare le excalation di violenza, ma che non hanno nessuna voglia di fermare la giostra del super-schiavismo ai danni dell'umanità intera.
L'unica cosa di cui hanno paura quei Gulliver è la fine dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo realizzata con un'impeto e assalto Lillipuziano.
Tutte le loro strategie, guerre incluse, sono sempre e solo esercizio del potere contro la libertà di autoaffermazione dei singoli e delle masse.
I nostri simpatici governatori la pensano alla stessa maniera e l'Italia non è che un paese al servizio dell'impero capitalista guerrafondaio globale.
E per inciso, quando commentiamo sulle guerre ricordiamo che il 90% degli Istituti di Credito nel quale mettiamo i nostri pochi o tanti euro, investono sulle armi.
Quindi, retorica a parte,cerchiamo in noi salvazione e cultura del rinnovamento, perchè altre rivoluzioni in questo preciso istante non sono fattibili.
DEFINIZIONE DEL GIORNO
Che cos'è la certezza?
Un formaggio molto magro
ciao
B.S.
"L'Italia è un grande desco apparecchiato" dice Blackskull.
Quant'è vero!
Un grande desco per pochi ai danni di molti.
Notizia appena giunta a proposito di chi mangia al tavolo della chimica in Italia: il ministero dello sviluppo economico temporeggia in attesa di approfondire e ulteriormente temporeggiare..., come fa da anni, in accordo con Scaroni, con lo scopo di far fuggire un acquirente serio che ha risposto al bando internazionale della Vinyls ed è disposto a rilevare tutti gli impianti.
Ho segnalato in un post del 13 novembre http://carlobertani.blogspot.com/2010 /11/passaggi-di-tempo.html la speculazione sulle aree di Porto Marghera che sta all'origine della volontà di far fallire la Vinyls a tutti i costi.
Il penultimo acquirente - la Ramco del Qatar - è stato fatto fuggire con singolare tempismo. Il 5 maggio scorso era previsto al MISE l'incontro definitivo: quel giorno è apparso l'appartamento di Scajola e il ministro si è dimesso. Scajola non era molto amico di Tremonti.
L'ultimo acquirente è il fondo svizzero Gita che al bando per la vendita della Vinyls scaduto il 22 ottobre ha presentato un'ottima offerta per l'acquisto di tutti gli impianti italiani.
A sorpresa.
Il ministero dello sviluppo economico non sa più che pretesto escogitare per scartare l'offerta.
Intanto ha fatto passare un mese per incontrare i commissari Vinyls in amministrazione straordinaria.
E oggi ha preso ancora tempo e ha rinviato per l'ennesima volta la decisione(http://www.sviluppoeconomico.gov.it/ pdf_upload/comunicati/phpPUx14Q.pdf).
Ma visti i precedenti di inaffidabilità di Eni e Ministero, i nuovi acquirenti vogliono una risposta entro il 30 novembre, altrimenti grazie e addio.
Oggi è il 24 novembre.
Il 13 novembre mi chiedevo: come finirà? Oggi l'aggiornamento. Prevedibile del resto.
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