“This is the end, beautiful friend, this is the end, my only friend …”
The Doors, The End, dall’album The Doors, (1967).
“Facemmo scalo in altri luoghi dai nomi farseschi in cui la gaia danza della morte e del commercio procede in un’atmosfera stantia che sa di terra, come quella di una catacomba surriscaldata…”
Joseph Conrad, Cuore di tenebra, (1902).
Ogni tanto mi prendo la briga di leggere il gossip elettoralistico, ovvero il “quanto vi piaccio” giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno. Lo so, è ingannare il tempo, ma tanto vale per rilassarsi un attimo, come giocare a carte.
Scorrendo, per par condicio, i sondaggi più disparati – che sono differenti soltanto per la diversa semantica utilizzata nel confezionare le medesime frasi – si nota una sostanziale stasi: qualche punticino in meno quando il Governo promulga l’ennesima legge capestro, bavaglio, trabocchetto…poi recuperato con qualche “sparata” a nove reti unificate del capocomico… e il diametralmente opposto saliscendi dell’altro comico, il Masaniello del Monte Nero. Qui, mi sa che l’unico ad esser meno comico è un comico di mestiere, ossia Beppe Grillo: sarà perché lo spirito d’ogni clown è sempre venato da un’incrinatura di tristezza? Chissà.
L’unica formazione arroccata su coriacee posizioni di pura resistenza è il partitino di Casini, ma qui è facile comprenderne la ragione: essendo più che altro dei contractors con sede Oltretevere, l’obiettivo unico è mantenere aperto l’ufficio scambi e compravendite. Il resto, viene da sé.
Il PD muove la classifica solo quando cambia segretario, come una squadra che lotta per la retrocessione, la quale ruota sulla panchina un tecnico il mese: il nuovo arrivato riunisce lo spogliatoio, magnifica premi di partita a iosa, smazza speranze e futuri di gloria per portare a casa un paio di pareggi. Poi, arrivano due sonori 3-0 (il secondo in casa) e l’allenatore fa le valigie.
L’arguzia di chi stabilì una cesura fra una stagione calcistica e l’altra – ossia non immaginò una competizione perpetua – fu quella di capire che, ogni tanto, bisogna contare i punti, porre dei paletti, condurre sugli altari gli eroi e stramazzare nella polvere i perdenti.
Così è la vita, altrimenti saremmo ancora qui a discutere se Caio Giulio Cesare – attraversando il Rubicone – avesse tradito l’impianto istituzionale Latino. Oppure se, le circostanze eccezionali nelle quali versava la repubblica, potessero concedere l’azzardo.
Per nostra fortuna, Cesare era persona viva e vegeta e Bruto poté così trasformarla in cadavere, altrimenti non ne saremmo mai usciti.
Quando, invece, sentiamo parlare del PD – sia dagli avversari che dai sostenitori – la parvenza è quella del dopo-funerale, quando si va a bere qualcosa al bar con l’amico che non si vedeva da anni e si stemperano così – la circostanza lo richiede – quattro parole sul neo-estinto. Generalmente, sono frasi pronunciate a mezza voce, con misura – quasi dei “coccodrilli” verbali – nelle quali la dolcezza sopravanza il ricordo di quando gli prestasti la “850” coupé e te la rese con il motore che andava a fuoco.
Si domandano notizie della famiglia: figli, nipoti (quella bionda, alta…già la nipote? Eh, se passa il tempo)…della situazione familiare (ah, ma quella era la prima moglie, non la seconda! Ah, ma allora…) oppure sulle vicende di natura economica. Eh, glielo avevo detto anch’io che aprire un ristorante macrobiotico proprio sul retro dell’Italsider era una scelta azzardata…ah sì? Riuscì a salvare qualcosa perché un gommista rilevò il locale per farci un autosalone? Meno male…
A volte, mentre – soli – si torna a recuperare l’auto nel parcheggio, ci si domanda cosa racconteranno gli amici al tuo funerale: testa di cavolo…che carattere di m…però, quando c’era di testa era uno spasso…no, troppo ingiusta…in fin dei conti, pur essendo per natura uno scapestrato, ha saputo tener fede alle sue responsabilità…no, banale…
Poi, si giunge all’auto, si cercano le chiavi – dove c…le metto sempre ‘ste chiavi… – e si rimanda il capitolo seguente al prossimo funerale. Sperando d’avere il tempo di concludere qualcosa – si tratta pur sempre di un’opera in divenire – prima che tocchi ad altri vergare l’epilogo.
Speriamo di non aver tediato troppo il lettore con queste funeree dissertazioni, poiché era d’altro che desideravamo parlare ma, l’unico prologo adatto al volumetto che andavamo a scrivere, ci sembrava proprio questo: il funerale. Mancato.
Si potrebbe, tanto per concludere la prefazione, dissertare sulle differenze che esistono nelle tradizioni funerarie secondo le religioni, i cieli ed i tempi d’appartenenza: in genere, le religioni monoteiste sono molto “sbrigative” nei confronti del caro estinto. Sarà la necessità di riaprire in fretta la fabbrichètta?
Altre culture, invece, sembrano conceder più tempo al caro estinto per estinguersi con calma, come se la fiammella – anche dopo il rigor mortis – non fosse del tutto scomparsa.
Ora basta, però, perché stiamo facendo tutto questo can can senza capire a quale funerale dovremo recarci, chi sarà l’estinto: soprattutto, non sappiamo quando. Un po’ di rispetto per la claque funeraria: ci vuole un po’ di tempo per trovare la cravatta nera e le uniche scarpe nere, lucide, rimaste!
Il problema del PD è proprio questo: l’essere, a tutti gli effetti, un trapassato presente. Tempo e modo incongrui per qualsiasi verbo, lo ammetterete.
Eppure, passano i mesi, gli anni e pure le stagioni…cambiano i segretari, gli attici ed i loft…e, pur essendo del tutto evidente che il partito è estinto, nessuno si prende la briga d’affiggere i manifesti mortuari. Presto, nei sondaggi, non comparirà neanche più, alla la voce “Partito Democratico”, il gradimento percentuale e verrà sostituito con un generico “Nebbia in Val Padana”.
Di regola, ai funerali, chi la fa da padrone sono gli aggettivi: “bravo” (generico, il più usato), “simpatico” (d’uso più arduo: e se l’estinto era un vero e proprio “orso”?)…e così via. “Onesto” è l’aggettivo più gettonato ai funerali dei politici, proprio per marcare la differenza abissale fra il caro estinto ed il ceto che lo espresse: l’aggettivo “passa” poiché l’unico che potrebbe ribellarsi dovrebbe essere l’officiante.
Ma, avete mai sentito un prete alzarsi e dire “E basta! Qui non c’è più religione!” Non si può, ed il giudizio divino viene – correttamente – posizionato fuori del tempo e dello spazio.
Gli aggettivi più usati per definire il PD sono “nuovo” (fa il paio con il “bravo” dei funerali), “dinamico” (il necessario ossimoro, non preoccupatevi)…talvolta viene usato “giovane” ma sta cadendo in disuso: la vittoria della sconosciuta Serracchiani in Friuli fece passare in secondo piano il nome dello sconfitto.
Cioè…del candidato ufficiale del PD…perché a “casa PD” non si giocano mai campionati, solo tornei interni, nei quali la ferocia belluina è all’ordine del giorno: quando giunge il momento d’iscrivere la squadra al campionato, sono tutti “rotti” e l’infermeria tracima tendiniti e legamenti crociati aggrovigliati e cadenti.
Il candidato sconfitto dalla giovane avvocatessa in Friuli era niente di meno che…Luigi Berlinguer! Un applauso!
Dovrebbe trattarsi dell’ex Ministro della Pubblica Istruzione, appartenente alla nobil casata dei Berlinguer sardi, ma non siamo così esperti nella decrittazione degli alberi genealogici per affermarlo con certezza, come del resto siamo incerti sulla sua età, ossia se navighi ancora verso gli ottanta (un giovane, appunto) oppure i novanta (la mezza età politica pidieddina).
E’ caduta in disuso la pratica del nepotismo diretto in politica: Bianca Berlinguer ha avuto il buon gusto di scegliere una carriera politica parallela in RAI, mentre i figli di Massimo D’Alema sembra che, presto, entreranno a far parte dell’equipaggio di Mascalzone Latino per una futura America’s Cup.
Dobbiamo riconoscere che il buon gusto ci guadagna: come se, alla recente tornata elettorale nel Lazio, avesse partecipato anche la bis, bis, bis…nipote del grande Caio, la giovane avvocatessa Jennifer Giulio Cesare. Eh no: a tutto c’è un limite.
Siccome l’atto ufficiale di morte del PD non è stato mai presentato – dovrebbe dunque trattarsi di un caso di morte presunta, che richiede il vaglio del magistrato – il povero dott. Benjamin L. Willard sta risalendo su un battello il Po per cercare, traversando l’oramai verde Padania, elementi che gli possano servire per districare il groviglio delle origini.
Facile a dirsi, ma l’evidenza che non ci può essere morte senza nascita non poteva essere accettata così, senza approfondimenti, soprattutto da un magistrato scrupoloso come il dott. Willard, il quale sta risalendo il fiume fino a Torino per colloquiare proprio con un ex magistrato, che gli è stato indicato solo con uno pseudonimo, quello del “dott. Walter E. Kurtz”.
Il misterioso ex magistrato sarebbe a conoscenza delle origini del “mistero PD”, l’ectoplasmatico ossimoro creatosi fra il dottor Faustus di Marlowe e la nera coppia di Bergman, il Cavaliere e la Morte, ne “Il Settimo Sigillo”. L’ultimo tentativo, per tastare il polso di un ectoplasma mai morto e mai vissuto: un vero mistero.
In effetti, non s’era mai visto nella Storia tanto brigare per ottenere l’eternità politica – ottenuta al prezzo dell’anima popolare ed operaia – per poi gettarla alle ortiche in un’incessante partita a scacchi con la morte.
Mentre scorrono ai lati del battello canneti ed antichi insediamenti di battellieri, oramai abbandonati, il dott. Willard – intanto che annusa, appoggiato alla falchetta della motovedetta dei Carabinieri, l’amaro profumo del fiume – si chiede se il suo viaggio servirà a qualcosa, se Kurtz accetterà di spiegare il mistero di quel sibillino “le televisioni non sarebbero state toccate”, pronunciato proprio di fronte al nemico, una vita prima nel chiassoso parlamento di una lontanissima, pulsante Saigon.
Anche se accordi ci fossero stati – è il tormento che azzanna Willard ogni volta che cerca di prender sonno nella sua cuccetta, fra il gracchiare dell’interfono di bordo e la puzza di nafta che pervade i locali – perché renderli pubblici? Quale la ragione, politica, per urlarlo al mondo?
Ottenere benevolenza dal nemico, pur nella prostrazione della sconfitta, è l’ultima speranza – rifletteva Willard – alla quale solo chi non ha letto Von Clausewitz, Miyamoto Musashi e Sun-Tzu può credere: no, non funziona…Kurtz sarebbe solo uno stupido…non è questo il copione…
Ma, Kurtz, accetterà di parlare?
Willard non n’è così certo: il Procuratore, che gli ha affidato l’incarico, ha sottolineato più volte la delicatezza della missione – si tratta di un ex magistrato, parlamentare, Presidente della Camera… – lasciandogli però carta bianca sul come procedere. Già, “carta bianca”: e quale “carta” potrà mai usare per convincerlo a rivelare le origini?
Mentre la motovedetta approda per fare rifornimento, Willard ricorda che il Procuratore s’espresse chiaramente sulla sua missione: tornare con le tasche vuote avrebbe significato marcire per decenni in qualche Procura di provincia. Maledizione a Kurtz, all’enigma del PD, a quella rogna che gli era toccata.
Sul casotto del rifornimento di carburante, una scritta verde recita “Lega per sempre” e Willard – sono approdati sulla sponda emiliana – non può fare a meno di riflettere che, solo pochi anni prima, quelle terre erano il fulcro del potere “rosso”. No, doveva far parlare Kurtz: a tutti i costi.
Sulle prime aveva meditato di chiedere lumi ad un vecchio segretario – uno che si dilettava di “gioiose macchine da guerra” – ma aveva presto cambiato idea: l’uomo, più che un ex segretario del potente PCI, pareva la larva di se stesso. Blaterava nel vento recriminazioni per una partito “di sinistra” mai nato, ma si notava chiaramente che non contava nulla e, soprattutto, che non sapeva nulla.
La notte trascorse tranquilla e riuscì ad addormentarsi: piombò in un sonno profondo, nel quale sognò Kurtz o, almeno, quello che riteneva essere Kurtz. Quando si svegliò, aveva ancora nelle orecchie la risata di Kurtz e nelle pupille gli rimase l’immagine dei suoi occhi: due braci rosse, ardenti.
L’ufficiale lo informò che l’autovettura era pronta sul molo: salutò e sbarcò.
Il contatto era stato fissato per le nove di quella stessa mattina, presso i locali di un’associazione di canottieri: osservò l’orologio e, con sollievo, s’accorse ch’era in anticipo.
In quella mattina primaverile di Sabato, Torino stava ancora sbadigliando o cercando, a tastoni, l’orologio sul comodino: non fu necessario inserire la sirena e l’auto dei Carabinieri lo depositò silenziosamente proprio all’ingresso del circolo. L’ufficiale che lo accompagnava chiese se desiderava essere scortato all’interno, ma Willard ringraziò: «No, da qui in avanti dovrò andare da solo». Il giovane tenente non fece obiezioni.
Appena entrato, una giovane alla reception lo affiancò e gli indicò la strada: «Da questa parte, prego dott. Willard.» Benjamin non si stupì oltremodo di quell’accoglienza, l’aveva messa in conto: la segretezza era svanita nel momento stesso nel quale avevano chiesto l’incontro.
La giovane aprì la porta di uno studio avvolto nella penombra, ma non oltrepassò la soglia, facendo cenno d’entrare: una voce dall’interno, però, lo invitò ad entrare. «Venga, dott. Willard, s’accomodi.»
«Allora, ha fatto buon viaggio?» chiese Kurtz.
«Sì, grazie.» Mentre rispondeva meccanicamente, Benjamin fu colpito da quanto era diverso, il vero Kurtz, da quello che aveva immaginato.
L’uomo esile seduto nella poltrona, segaligno, vestiva un anonimo abito grigio che pareva quasi cascargli addosso, e la voce era appena un sibilo, senza toni che denotassero emozioni. Lo sguardo, che aveva immaginato focoso, era invece gelido ma pungente, indagatore, pareva quasi inarrestabile nel cercare anche il minimo particolare sulla sua persona.
«Allora, ha qualcosa da chiedermi?»
«Certo, ma non sapevo che lei era…»
«Per lei rimarrò sempre Kurtz, chiaro? Erano i patti…»
«Certo, come preferisce.»
«Immagino che sia venuto a chiedermi qualcosa del PD, dello strano PD, del partito immobile…»
«Sì, a volte sembra addirittura morente, in uno stato di catalessi…»
Kurtz sorrise: «Sì, c’è del vero in quanto afferma…catalessi…ottima definizione, però aggiungerei “apparente”: sì, è meglio…”apparente catalessi”…» ridacchiò.
«Se lo analizziamo alla luce della prassi politica comune» continuò Kurtz «potrebbe apparire una creatura vuota, proprio un ectoplasma…ma, la devo mettere in guardia, ciò è vero solo per la comune politica, per quello che la gente deve percepire…»
«Scusi, non comprendo…»
Kurtz si mostrò quasi infastidito dall’intromissione, quasi come se dovesse spiegare le cose ad uno svogliato scolaro: «Non crederà, per caso, che la vera politica sia quella che viene mostrata? Il PD che s’oppone, Berlusconi che comanda, Di Pietro che sbraita…Tremonti che fa manovre economiche, il PD che fa le barricate…»
Kurtz scoppiò in una risata e questa volta – a Benjamin – apparve quasi sguaiata e fuori posto, eppure capì che quella risata era nata con il preciso scopo d’intimidirlo, di farlo sentire come un bambino che domandava come riuscissero a volare gli aerei.
Provò a controbattere: «Ma, in una democrazia compiuta…»
«Senta» Kurtz s’avvicinò a lui, sporgendosi un poco dalla poltrona dov’era seduto «la “democrazia”, come lei la chiama, non potrebbe vivere nemmeno un secondo senza l’approvazione di chi deve gestirla, chiaro?»
«No, non è affatto chiaro, ma il PD…quel congresso proprio qui a Torino…la scelta di correre da solo alle elezioni, poi tutto il marasma…»
«Ma quale marasma, quale marasma!» Kurtz sembrò accendersi «tutto fu programmato anzitempo…si sapeva perfettamente dove si sarebbe finiti…affidammo la creatura alla persona più idealista che si potesse trovare…credevamo che sarebbe stato in grado di reggere la parte, invece…»
«Si riferisce a Wal…»
«Sì, a lui: quell’uomo ha visto troppi film. Scambiò il PD con la brumosa visione di un suo, personale, sogno politico…vecchie affermazioni desiderate e mancate…confuse, nella bruma mattutina, un peschereccio che pescava le acciughe con il “Rex” di Fellini…si rese necessario riprendere il controllo, tornare a persone più affidabili…gli emiliani sono ottimi amministratori: peccato che la politica, per quel che veramente è, nemmeno sappiano da dove inizia…»
«Ma lei, allora…perché ritirarsi qui, quasi alle sorgenti del fiume, lontano dalla mischia…»
«Lontano dalla mischia? Ah, ma lei ha veramente un’idea originale della politica, mi complimento con l’istituzione che rappresenta!»
«La stessa nella quale lei ha lavorato a lungo!» per un attimo, a Benjamin parve di risalire la corrente.
Kurtz passò oltre, per nulla offeso dalla stoccata di Benjamin «Io, fondando Italiadecide[1] – della quale sono il Presidente[2] – sto facendo quanto di meglio posso fare per il mio Paese: perché mai, allora, saremmo riuniti nella medesima associazione io, un ex Presidente della Repubblica come Ciampi, il Sottosegretario più influente del Governo, Gianni Letta, il Ministro dell’Economia Giulio Tremonti, il principale estensore del Trattato di Lisbona, Giuliano Amato, e tanti altri personaggi influenti dell’economia, dell’impresa e della finanza?»
«Ma, lei, militava, milita…nel partito d’opposizione…»
«E lasci queste fregnacce ai gonzi, per Dio, Willard! Non faccia il bambino!» per un attimo s’accasciò sulla poltrona, poi riprese «la vera politica è il gioco delle fondazioni, dei think tank, come li chiamano gli americani…quello che va in scena è solo la parvenza, panem et circenses…»
«E così, lei…perché rassicurò il premier sulle televisioni?»
«Io non rassicurai proprio nessuno, perché non c’era nessuno che doveva essere rassicurato: confermai, semplicemente – e dovevo farlo pubblicamente, altrimenti non avrebbe avuto valore – la fedeltà al sistema di governo che va avanti da molti anni, un metodo condiviso di gestione della politica “la qualità delle politiche pubbliche”: ha letto l’incipit di Italiadecide? Ha capito, adesso?»
«Credo di no, o forse sì…ma se ho capito bene, allora, tutto…»
«Tutto acquista senso soltanto se si capisce il gioco delle fondazioni: perché, allora, dovremmo condividere gli stessi obiettivi di Italiadecide io e Ciampi, Letta, Tremonti ed Amato? Poiché la fondazione è colei che garantirà, sempre, la continuità del sistema di governo, qualsiasi coalizione salga al potere!
Osservi cosa sta succedendo per la questione nucleare: per uno Scajola che diventa impresentabile, è pronto un Chicco Testa a scendere in pista. Oppure, Scajola fu acchiappato con le mani nella marmellata proprio per far posto ad uno dei nostri: a scelta. Non lo trova divertente? »
«No, non mi diverte affatto: tutto questo, ovviamente, per il bene della nazione.» Aggiunse Benjamin.
«Ovviamente.»
«Un’ultima domanda: la sua lunga militanza nel PCI, allora, che senso ha avuto? Cosa rappresenta, oggi?»
«La sostanziale continuità» fu la risposta, asciutta come uno uadi del deserto.
«Come…continuità?»
Kurtz parve, per l’ennesima volta, spazientito dal comportamento di Benjamin. Sbuffò, poi si decise a rispondere.
«Il PCI fu sempre, dalla sua sostanziale accettazione del sistema parlamentare borghese, una componente del sistema, non la sua controparte. Se lei ricorda Kautsky ed il dibattito con la Luxemburg, già allora parve chiaro che la scelta socialdemocratica non avrebbe mai posto in essere il dilemma della gestione del potere.
Con quella scelta – sembrerà un paradosso detto da me, ma la Luxemburg aveva ragione – la socialdemocrazia tedesca si poneva in modo subalterno rispetto alla classe dominante, la borghesia. Poiché, proprio da Marx – e molti di noi Marx l’hanno studiato seriamente, non come i penosi epigoni della sinistra “radicale” oggi di moda – giunge la sentenza sulla dinamica delle classi: non possono esistere situazioni compromissorie – salvo per brevi periodi, si pensi a Lenin ed ai menscevichi – giacché la classe dominante è quella che detiene le reali leve del potere politico, finanziario, militare. Ovviamente, nessuna classe dominante regalerà ad altri il potere che detiene: pena la negazione di se stessa. Questo fu l’abbaglio di Kautsky.»
«Ma, allora, Lenin…» Benjamin si rese conto che, più che uscire, le parole gli sfuggivano oramai dalle labbra.
«Il fallimento della rivoluzione bolscevica era chiaro da decenni, ma gli eventi dell’89 posero fine a quel teatrino che fingeva essere l’URSS uno sterminato paese socialista. Nella realtà, tutti gli sforzi della dirigenza bolscevica furono diretti a creare una borghesia interna al PCUS: potremmo forse passarla – ma con un dubbio azzardo – come una borghesia “rivoluzionaria”, ma pur sempre una borghesia. E, questo, spezza una lancia in favore delle argomentazioni di Kautsky. Non è lo stesso processo che sta avvenendo in Cina?»
«Certo, ma in Italia…»
«In Italia, il PCI occupò semplicemente il posto – potremmo affermare – della dirigenza kautskiana tedesca del primo Novecento: “organizzarsi ed attendere”, ricorda l’ammonimento di Kautsky? Poi, con la fine dell’URSS e le “aperture” cinesi, divenne chiaro che non esisteva un’alternativa al potere della borghesia. Dunque, farne parte non è un peccato mortale: si tratta soltanto di seguire la corrente della Storia.»
«Ma le iniziative, gli slogan, il PD d’oggi…»
«Ma li guardi. Varano “imponenti” lotte d’opposizione d’Estate, mentre per i rimanenti nove mesi si squagliano come neve al sole. Tante chiacchiere, ma su Pomigliano una posizione chiara non l’hanno. Ed è normale che così sia: sono soltanto un’appendice del pensiero socialdemocratico borghese, mentre alla loro sinistra è pronta, all’occorrenza, la speculare e sterile “vena” barricadiera.
In fin dei conti, il PD e l’IDV servono soltanto a tenere occupate le masse che potrebbero – ma sono piuttosto scettico anche su quel “potrebbero” – elaborare nuove strategie per mettere in crisi il potere della borghesia. Niente di nuovo sotto il sole, mi creda: solo più facce della borghesia che dialogano fra di loro, per capire come gestire al meglio i loro interessi.»
«La speranza di una nuova stagione…è dunque solo tale?»
«Sì, è così» Kurtz parve rabbuiarsi «la borghesia è oggi così forte da permettersi persino un restyling coloniale. Nessuno è in grado d’opporre un pensiero ed una strategia, credibili e vincenti, alla polimorfa struttura della borghesia internazionale finanziaria: il fatto che creino in continuazione bolle speculative e, al loro frangersi, scarichino i debiti sui bilanci degli Stati, non le dice nulla? E, badi bene, in ogni Stato è la borghesia nazionale a stabilire chi pagherà lo scotto: sicuramente, non i borghesi!»
«E la Storia?»
«La Storia, la Storia…la Storia registra gli eventi, li valuta e li approfondisce con la storiografia, li espone…ma solo delle mutate condizioni economiche e di pensiero potrebbero provocare grandi rivolgimenti…non ne vedo all’orizzonte…non si tratta di mere questioni organizzative: una classe dirigente nasce da un pensiero e da una prassi condivise e credibili, non azzannandosi sui giornali e su Internet!» Kurtz scosse il capo.
«Per questo s’è rifugiato qui, quasi alle sorgenti del fiume?»
«Sì, e se qualcuno volesse giungere fin qui per mostrarmi il contrario, non dovrebbe salire solo e, soprattutto, con una misera borsa zeppa di carte sotto il braccio: lei, è la dimostrazione lampante che i tempi non sono maturi, che l’impotenza è totale.»
Cadde un silenzio tagliente come una lama di Damasco, mentre Kurtz lo fissava con quegli occhi freddi e pungenti, ancor peggiori di quelli che aveva sognato sulla motovedetta.
«Bene dott. Willard, ora devo andare: ho un appuntamento a mezzogiorno, un pranzo di lavoro con la dirigenza FIAT...»
«Certo, sarà molto occupato…la saluto.»
Tornò la segretaria e lo accompagnò all’esterno, dove attendeva l’auto dei Carabinieri. Il giovane tenente gli andò incontro, ma Benjamin sentiva di non potersene ancora andare così, come se nulla fosse: era ancora troppo sconvolto da quel che aveva udito.
Fece cenno d’attenderlo ancora pochi istanti.
Scese al fiume, che distava pochi passi, e s’accoccolò sulla riva. Al lato opposto, sul viale scorrevano le automobili. Una donna, sul balcone di un palazzo, con il battipanni scuoteva un tappeto. In strada, due giovani in bicicletta si chiamavano l’un l’altro.
Tutti e quanti – i ragazzi, la donna, gli automobilisti – credevano di vivere in una democrazia, un posto dove depositando una scheda nell’urna si decideva qualcosa. Invece, era dovuto salire fin lassù, quasi alle sorgenti del fiume, per sentirsi dire che non esisteva nulla del genere e che, se qualcuno desiderava metterlo in dubbio, non doveva certo presentarsi con una borsa zeppa d’inutile cartaccia.
Se, invece, qualcuno desiderava proprio tentare l’azzardo, non solo si sarebbe dovuto organizzare per bene, bensì avrebbe dovuto elaborare una strategia ed una prassi per attuarla.
Dopo il colloquio con Kurtz, quel posto in provincia, baluginato dal Procuratore quando gli affidò l’indagine, gli parve dietro l’angolo: avrebbe avuto, anch’egli, tutto il tempo per “organizzarsi ed attendere”.
Articolo liberamente riproducibile nella sua interezza, ovvia la citazione della fonte.
The Doors, The End, dall’album The Doors, (1967).
“Facemmo scalo in altri luoghi dai nomi farseschi in cui la gaia danza della morte e del commercio procede in un’atmosfera stantia che sa di terra, come quella di una catacomba surriscaldata…”
Joseph Conrad, Cuore di tenebra, (1902).
Ogni tanto mi prendo la briga di leggere il gossip elettoralistico, ovvero il “quanto vi piaccio” giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno. Lo so, è ingannare il tempo, ma tanto vale per rilassarsi un attimo, come giocare a carte.
Scorrendo, per par condicio, i sondaggi più disparati – che sono differenti soltanto per la diversa semantica utilizzata nel confezionare le medesime frasi – si nota una sostanziale stasi: qualche punticino in meno quando il Governo promulga l’ennesima legge capestro, bavaglio, trabocchetto…poi recuperato con qualche “sparata” a nove reti unificate del capocomico… e il diametralmente opposto saliscendi dell’altro comico, il Masaniello del Monte Nero. Qui, mi sa che l’unico ad esser meno comico è un comico di mestiere, ossia Beppe Grillo: sarà perché lo spirito d’ogni clown è sempre venato da un’incrinatura di tristezza? Chissà.
L’unica formazione arroccata su coriacee posizioni di pura resistenza è il partitino di Casini, ma qui è facile comprenderne la ragione: essendo più che altro dei contractors con sede Oltretevere, l’obiettivo unico è mantenere aperto l’ufficio scambi e compravendite. Il resto, viene da sé.
Il PD muove la classifica solo quando cambia segretario, come una squadra che lotta per la retrocessione, la quale ruota sulla panchina un tecnico il mese: il nuovo arrivato riunisce lo spogliatoio, magnifica premi di partita a iosa, smazza speranze e futuri di gloria per portare a casa un paio di pareggi. Poi, arrivano due sonori 3-0 (il secondo in casa) e l’allenatore fa le valigie.
L’arguzia di chi stabilì una cesura fra una stagione calcistica e l’altra – ossia non immaginò una competizione perpetua – fu quella di capire che, ogni tanto, bisogna contare i punti, porre dei paletti, condurre sugli altari gli eroi e stramazzare nella polvere i perdenti.
Così è la vita, altrimenti saremmo ancora qui a discutere se Caio Giulio Cesare – attraversando il Rubicone – avesse tradito l’impianto istituzionale Latino. Oppure se, le circostanze eccezionali nelle quali versava la repubblica, potessero concedere l’azzardo.
Per nostra fortuna, Cesare era persona viva e vegeta e Bruto poté così trasformarla in cadavere, altrimenti non ne saremmo mai usciti.
Quando, invece, sentiamo parlare del PD – sia dagli avversari che dai sostenitori – la parvenza è quella del dopo-funerale, quando si va a bere qualcosa al bar con l’amico che non si vedeva da anni e si stemperano così – la circostanza lo richiede – quattro parole sul neo-estinto. Generalmente, sono frasi pronunciate a mezza voce, con misura – quasi dei “coccodrilli” verbali – nelle quali la dolcezza sopravanza il ricordo di quando gli prestasti la “850” coupé e te la rese con il motore che andava a fuoco.
Si domandano notizie della famiglia: figli, nipoti (quella bionda, alta…già la nipote? Eh, se passa il tempo)…della situazione familiare (ah, ma quella era la prima moglie, non la seconda! Ah, ma allora…) oppure sulle vicende di natura economica. Eh, glielo avevo detto anch’io che aprire un ristorante macrobiotico proprio sul retro dell’Italsider era una scelta azzardata…ah sì? Riuscì a salvare qualcosa perché un gommista rilevò il locale per farci un autosalone? Meno male…
A volte, mentre – soli – si torna a recuperare l’auto nel parcheggio, ci si domanda cosa racconteranno gli amici al tuo funerale: testa di cavolo…che carattere di m…però, quando c’era di testa era uno spasso…no, troppo ingiusta…in fin dei conti, pur essendo per natura uno scapestrato, ha saputo tener fede alle sue responsabilità…no, banale…
Poi, si giunge all’auto, si cercano le chiavi – dove c…le metto sempre ‘ste chiavi… – e si rimanda il capitolo seguente al prossimo funerale. Sperando d’avere il tempo di concludere qualcosa – si tratta pur sempre di un’opera in divenire – prima che tocchi ad altri vergare l’epilogo.
Speriamo di non aver tediato troppo il lettore con queste funeree dissertazioni, poiché era d’altro che desideravamo parlare ma, l’unico prologo adatto al volumetto che andavamo a scrivere, ci sembrava proprio questo: il funerale. Mancato.
Si potrebbe, tanto per concludere la prefazione, dissertare sulle differenze che esistono nelle tradizioni funerarie secondo le religioni, i cieli ed i tempi d’appartenenza: in genere, le religioni monoteiste sono molto “sbrigative” nei confronti del caro estinto. Sarà la necessità di riaprire in fretta la fabbrichètta?
Altre culture, invece, sembrano conceder più tempo al caro estinto per estinguersi con calma, come se la fiammella – anche dopo il rigor mortis – non fosse del tutto scomparsa.
Ora basta, però, perché stiamo facendo tutto questo can can senza capire a quale funerale dovremo recarci, chi sarà l’estinto: soprattutto, non sappiamo quando. Un po’ di rispetto per la claque funeraria: ci vuole un po’ di tempo per trovare la cravatta nera e le uniche scarpe nere, lucide, rimaste!
Il problema del PD è proprio questo: l’essere, a tutti gli effetti, un trapassato presente. Tempo e modo incongrui per qualsiasi verbo, lo ammetterete.
Eppure, passano i mesi, gli anni e pure le stagioni…cambiano i segretari, gli attici ed i loft…e, pur essendo del tutto evidente che il partito è estinto, nessuno si prende la briga d’affiggere i manifesti mortuari. Presto, nei sondaggi, non comparirà neanche più, alla la voce “Partito Democratico”, il gradimento percentuale e verrà sostituito con un generico “Nebbia in Val Padana”.
Di regola, ai funerali, chi la fa da padrone sono gli aggettivi: “bravo” (generico, il più usato), “simpatico” (d’uso più arduo: e se l’estinto era un vero e proprio “orso”?)…e così via. “Onesto” è l’aggettivo più gettonato ai funerali dei politici, proprio per marcare la differenza abissale fra il caro estinto ed il ceto che lo espresse: l’aggettivo “passa” poiché l’unico che potrebbe ribellarsi dovrebbe essere l’officiante.
Ma, avete mai sentito un prete alzarsi e dire “E basta! Qui non c’è più religione!” Non si può, ed il giudizio divino viene – correttamente – posizionato fuori del tempo e dello spazio.
Gli aggettivi più usati per definire il PD sono “nuovo” (fa il paio con il “bravo” dei funerali), “dinamico” (il necessario ossimoro, non preoccupatevi)…talvolta viene usato “giovane” ma sta cadendo in disuso: la vittoria della sconosciuta Serracchiani in Friuli fece passare in secondo piano il nome dello sconfitto.
Cioè…del candidato ufficiale del PD…perché a “casa PD” non si giocano mai campionati, solo tornei interni, nei quali la ferocia belluina è all’ordine del giorno: quando giunge il momento d’iscrivere la squadra al campionato, sono tutti “rotti” e l’infermeria tracima tendiniti e legamenti crociati aggrovigliati e cadenti.
Il candidato sconfitto dalla giovane avvocatessa in Friuli era niente di meno che…Luigi Berlinguer! Un applauso!
Dovrebbe trattarsi dell’ex Ministro della Pubblica Istruzione, appartenente alla nobil casata dei Berlinguer sardi, ma non siamo così esperti nella decrittazione degli alberi genealogici per affermarlo con certezza, come del resto siamo incerti sulla sua età, ossia se navighi ancora verso gli ottanta (un giovane, appunto) oppure i novanta (la mezza età politica pidieddina).
E’ caduta in disuso la pratica del nepotismo diretto in politica: Bianca Berlinguer ha avuto il buon gusto di scegliere una carriera politica parallela in RAI, mentre i figli di Massimo D’Alema sembra che, presto, entreranno a far parte dell’equipaggio di Mascalzone Latino per una futura America’s Cup.
Dobbiamo riconoscere che il buon gusto ci guadagna: come se, alla recente tornata elettorale nel Lazio, avesse partecipato anche la bis, bis, bis…nipote del grande Caio, la giovane avvocatessa Jennifer Giulio Cesare. Eh no: a tutto c’è un limite.
Siccome l’atto ufficiale di morte del PD non è stato mai presentato – dovrebbe dunque trattarsi di un caso di morte presunta, che richiede il vaglio del magistrato – il povero dott. Benjamin L. Willard sta risalendo su un battello il Po per cercare, traversando l’oramai verde Padania, elementi che gli possano servire per districare il groviglio delle origini.
Facile a dirsi, ma l’evidenza che non ci può essere morte senza nascita non poteva essere accettata così, senza approfondimenti, soprattutto da un magistrato scrupoloso come il dott. Willard, il quale sta risalendo il fiume fino a Torino per colloquiare proprio con un ex magistrato, che gli è stato indicato solo con uno pseudonimo, quello del “dott. Walter E. Kurtz”.
Il misterioso ex magistrato sarebbe a conoscenza delle origini del “mistero PD”, l’ectoplasmatico ossimoro creatosi fra il dottor Faustus di Marlowe e la nera coppia di Bergman, il Cavaliere e la Morte, ne “Il Settimo Sigillo”. L’ultimo tentativo, per tastare il polso di un ectoplasma mai morto e mai vissuto: un vero mistero.
In effetti, non s’era mai visto nella Storia tanto brigare per ottenere l’eternità politica – ottenuta al prezzo dell’anima popolare ed operaia – per poi gettarla alle ortiche in un’incessante partita a scacchi con la morte.
Mentre scorrono ai lati del battello canneti ed antichi insediamenti di battellieri, oramai abbandonati, il dott. Willard – intanto che annusa, appoggiato alla falchetta della motovedetta dei Carabinieri, l’amaro profumo del fiume – si chiede se il suo viaggio servirà a qualcosa, se Kurtz accetterà di spiegare il mistero di quel sibillino “le televisioni non sarebbero state toccate”, pronunciato proprio di fronte al nemico, una vita prima nel chiassoso parlamento di una lontanissima, pulsante Saigon.
Anche se accordi ci fossero stati – è il tormento che azzanna Willard ogni volta che cerca di prender sonno nella sua cuccetta, fra il gracchiare dell’interfono di bordo e la puzza di nafta che pervade i locali – perché renderli pubblici? Quale la ragione, politica, per urlarlo al mondo?
Ottenere benevolenza dal nemico, pur nella prostrazione della sconfitta, è l’ultima speranza – rifletteva Willard – alla quale solo chi non ha letto Von Clausewitz, Miyamoto Musashi e Sun-Tzu può credere: no, non funziona…Kurtz sarebbe solo uno stupido…non è questo il copione…
Ma, Kurtz, accetterà di parlare?
Willard non n’è così certo: il Procuratore, che gli ha affidato l’incarico, ha sottolineato più volte la delicatezza della missione – si tratta di un ex magistrato, parlamentare, Presidente della Camera… – lasciandogli però carta bianca sul come procedere. Già, “carta bianca”: e quale “carta” potrà mai usare per convincerlo a rivelare le origini?
Mentre la motovedetta approda per fare rifornimento, Willard ricorda che il Procuratore s’espresse chiaramente sulla sua missione: tornare con le tasche vuote avrebbe significato marcire per decenni in qualche Procura di provincia. Maledizione a Kurtz, all’enigma del PD, a quella rogna che gli era toccata.
Sul casotto del rifornimento di carburante, una scritta verde recita “Lega per sempre” e Willard – sono approdati sulla sponda emiliana – non può fare a meno di riflettere che, solo pochi anni prima, quelle terre erano il fulcro del potere “rosso”. No, doveva far parlare Kurtz: a tutti i costi.
Sulle prime aveva meditato di chiedere lumi ad un vecchio segretario – uno che si dilettava di “gioiose macchine da guerra” – ma aveva presto cambiato idea: l’uomo, più che un ex segretario del potente PCI, pareva la larva di se stesso. Blaterava nel vento recriminazioni per una partito “di sinistra” mai nato, ma si notava chiaramente che non contava nulla e, soprattutto, che non sapeva nulla.
La notte trascorse tranquilla e riuscì ad addormentarsi: piombò in un sonno profondo, nel quale sognò Kurtz o, almeno, quello che riteneva essere Kurtz. Quando si svegliò, aveva ancora nelle orecchie la risata di Kurtz e nelle pupille gli rimase l’immagine dei suoi occhi: due braci rosse, ardenti.
L’ufficiale lo informò che l’autovettura era pronta sul molo: salutò e sbarcò.
Il contatto era stato fissato per le nove di quella stessa mattina, presso i locali di un’associazione di canottieri: osservò l’orologio e, con sollievo, s’accorse ch’era in anticipo.
In quella mattina primaverile di Sabato, Torino stava ancora sbadigliando o cercando, a tastoni, l’orologio sul comodino: non fu necessario inserire la sirena e l’auto dei Carabinieri lo depositò silenziosamente proprio all’ingresso del circolo. L’ufficiale che lo accompagnava chiese se desiderava essere scortato all’interno, ma Willard ringraziò: «No, da qui in avanti dovrò andare da solo». Il giovane tenente non fece obiezioni.
Appena entrato, una giovane alla reception lo affiancò e gli indicò la strada: «Da questa parte, prego dott. Willard.» Benjamin non si stupì oltremodo di quell’accoglienza, l’aveva messa in conto: la segretezza era svanita nel momento stesso nel quale avevano chiesto l’incontro.
La giovane aprì la porta di uno studio avvolto nella penombra, ma non oltrepassò la soglia, facendo cenno d’entrare: una voce dall’interno, però, lo invitò ad entrare. «Venga, dott. Willard, s’accomodi.»
«Allora, ha fatto buon viaggio?» chiese Kurtz.
«Sì, grazie.» Mentre rispondeva meccanicamente, Benjamin fu colpito da quanto era diverso, il vero Kurtz, da quello che aveva immaginato.
L’uomo esile seduto nella poltrona, segaligno, vestiva un anonimo abito grigio che pareva quasi cascargli addosso, e la voce era appena un sibilo, senza toni che denotassero emozioni. Lo sguardo, che aveva immaginato focoso, era invece gelido ma pungente, indagatore, pareva quasi inarrestabile nel cercare anche il minimo particolare sulla sua persona.
«Allora, ha qualcosa da chiedermi?»
«Certo, ma non sapevo che lei era…»
«Per lei rimarrò sempre Kurtz, chiaro? Erano i patti…»
«Certo, come preferisce.»
«Immagino che sia venuto a chiedermi qualcosa del PD, dello strano PD, del partito immobile…»
«Sì, a volte sembra addirittura morente, in uno stato di catalessi…»
Kurtz sorrise: «Sì, c’è del vero in quanto afferma…catalessi…ottima definizione, però aggiungerei “apparente”: sì, è meglio…”apparente catalessi”…» ridacchiò.
«Se lo analizziamo alla luce della prassi politica comune» continuò Kurtz «potrebbe apparire una creatura vuota, proprio un ectoplasma…ma, la devo mettere in guardia, ciò è vero solo per la comune politica, per quello che la gente deve percepire…»
«Scusi, non comprendo…»
Kurtz si mostrò quasi infastidito dall’intromissione, quasi come se dovesse spiegare le cose ad uno svogliato scolaro: «Non crederà, per caso, che la vera politica sia quella che viene mostrata? Il PD che s’oppone, Berlusconi che comanda, Di Pietro che sbraita…Tremonti che fa manovre economiche, il PD che fa le barricate…»
Kurtz scoppiò in una risata e questa volta – a Benjamin – apparve quasi sguaiata e fuori posto, eppure capì che quella risata era nata con il preciso scopo d’intimidirlo, di farlo sentire come un bambino che domandava come riuscissero a volare gli aerei.
Provò a controbattere: «Ma, in una democrazia compiuta…»
«Senta» Kurtz s’avvicinò a lui, sporgendosi un poco dalla poltrona dov’era seduto «la “democrazia”, come lei la chiama, non potrebbe vivere nemmeno un secondo senza l’approvazione di chi deve gestirla, chiaro?»
«No, non è affatto chiaro, ma il PD…quel congresso proprio qui a Torino…la scelta di correre da solo alle elezioni, poi tutto il marasma…»
«Ma quale marasma, quale marasma!» Kurtz sembrò accendersi «tutto fu programmato anzitempo…si sapeva perfettamente dove si sarebbe finiti…affidammo la creatura alla persona più idealista che si potesse trovare…credevamo che sarebbe stato in grado di reggere la parte, invece…»
«Si riferisce a Wal…»
«Sì, a lui: quell’uomo ha visto troppi film. Scambiò il PD con la brumosa visione di un suo, personale, sogno politico…vecchie affermazioni desiderate e mancate…confuse, nella bruma mattutina, un peschereccio che pescava le acciughe con il “Rex” di Fellini…si rese necessario riprendere il controllo, tornare a persone più affidabili…gli emiliani sono ottimi amministratori: peccato che la politica, per quel che veramente è, nemmeno sappiano da dove inizia…»
«Ma lei, allora…perché ritirarsi qui, quasi alle sorgenti del fiume, lontano dalla mischia…»
«Lontano dalla mischia? Ah, ma lei ha veramente un’idea originale della politica, mi complimento con l’istituzione che rappresenta!»
«La stessa nella quale lei ha lavorato a lungo!» per un attimo, a Benjamin parve di risalire la corrente.
Kurtz passò oltre, per nulla offeso dalla stoccata di Benjamin «Io, fondando Italiadecide[1] – della quale sono il Presidente[2] – sto facendo quanto di meglio posso fare per il mio Paese: perché mai, allora, saremmo riuniti nella medesima associazione io, un ex Presidente della Repubblica come Ciampi, il Sottosegretario più influente del Governo, Gianni Letta, il Ministro dell’Economia Giulio Tremonti, il principale estensore del Trattato di Lisbona, Giuliano Amato, e tanti altri personaggi influenti dell’economia, dell’impresa e della finanza?»
«Ma, lei, militava, milita…nel partito d’opposizione…»
«E lasci queste fregnacce ai gonzi, per Dio, Willard! Non faccia il bambino!» per un attimo s’accasciò sulla poltrona, poi riprese «la vera politica è il gioco delle fondazioni, dei think tank, come li chiamano gli americani…quello che va in scena è solo la parvenza, panem et circenses…»
«E così, lei…perché rassicurò il premier sulle televisioni?»
«Io non rassicurai proprio nessuno, perché non c’era nessuno che doveva essere rassicurato: confermai, semplicemente – e dovevo farlo pubblicamente, altrimenti non avrebbe avuto valore – la fedeltà al sistema di governo che va avanti da molti anni, un metodo condiviso di gestione della politica “la qualità delle politiche pubbliche”: ha letto l’incipit di Italiadecide? Ha capito, adesso?»
«Credo di no, o forse sì…ma se ho capito bene, allora, tutto…»
«Tutto acquista senso soltanto se si capisce il gioco delle fondazioni: perché, allora, dovremmo condividere gli stessi obiettivi di Italiadecide io e Ciampi, Letta, Tremonti ed Amato? Poiché la fondazione è colei che garantirà, sempre, la continuità del sistema di governo, qualsiasi coalizione salga al potere!
Osservi cosa sta succedendo per la questione nucleare: per uno Scajola che diventa impresentabile, è pronto un Chicco Testa a scendere in pista. Oppure, Scajola fu acchiappato con le mani nella marmellata proprio per far posto ad uno dei nostri: a scelta. Non lo trova divertente? »
«No, non mi diverte affatto: tutto questo, ovviamente, per il bene della nazione.» Aggiunse Benjamin.
«Ovviamente.»
«Un’ultima domanda: la sua lunga militanza nel PCI, allora, che senso ha avuto? Cosa rappresenta, oggi?»
«La sostanziale continuità» fu la risposta, asciutta come uno uadi del deserto.
«Come…continuità?»
Kurtz parve, per l’ennesima volta, spazientito dal comportamento di Benjamin. Sbuffò, poi si decise a rispondere.
«Il PCI fu sempre, dalla sua sostanziale accettazione del sistema parlamentare borghese, una componente del sistema, non la sua controparte. Se lei ricorda Kautsky ed il dibattito con la Luxemburg, già allora parve chiaro che la scelta socialdemocratica non avrebbe mai posto in essere il dilemma della gestione del potere.
Con quella scelta – sembrerà un paradosso detto da me, ma la Luxemburg aveva ragione – la socialdemocrazia tedesca si poneva in modo subalterno rispetto alla classe dominante, la borghesia. Poiché, proprio da Marx – e molti di noi Marx l’hanno studiato seriamente, non come i penosi epigoni della sinistra “radicale” oggi di moda – giunge la sentenza sulla dinamica delle classi: non possono esistere situazioni compromissorie – salvo per brevi periodi, si pensi a Lenin ed ai menscevichi – giacché la classe dominante è quella che detiene le reali leve del potere politico, finanziario, militare. Ovviamente, nessuna classe dominante regalerà ad altri il potere che detiene: pena la negazione di se stessa. Questo fu l’abbaglio di Kautsky.»
«Ma, allora, Lenin…» Benjamin si rese conto che, più che uscire, le parole gli sfuggivano oramai dalle labbra.
«Il fallimento della rivoluzione bolscevica era chiaro da decenni, ma gli eventi dell’89 posero fine a quel teatrino che fingeva essere l’URSS uno sterminato paese socialista. Nella realtà, tutti gli sforzi della dirigenza bolscevica furono diretti a creare una borghesia interna al PCUS: potremmo forse passarla – ma con un dubbio azzardo – come una borghesia “rivoluzionaria”, ma pur sempre una borghesia. E, questo, spezza una lancia in favore delle argomentazioni di Kautsky. Non è lo stesso processo che sta avvenendo in Cina?»
«Certo, ma in Italia…»
«In Italia, il PCI occupò semplicemente il posto – potremmo affermare – della dirigenza kautskiana tedesca del primo Novecento: “organizzarsi ed attendere”, ricorda l’ammonimento di Kautsky? Poi, con la fine dell’URSS e le “aperture” cinesi, divenne chiaro che non esisteva un’alternativa al potere della borghesia. Dunque, farne parte non è un peccato mortale: si tratta soltanto di seguire la corrente della Storia.»
«Ma le iniziative, gli slogan, il PD d’oggi…»
«Ma li guardi. Varano “imponenti” lotte d’opposizione d’Estate, mentre per i rimanenti nove mesi si squagliano come neve al sole. Tante chiacchiere, ma su Pomigliano una posizione chiara non l’hanno. Ed è normale che così sia: sono soltanto un’appendice del pensiero socialdemocratico borghese, mentre alla loro sinistra è pronta, all’occorrenza, la speculare e sterile “vena” barricadiera.
In fin dei conti, il PD e l’IDV servono soltanto a tenere occupate le masse che potrebbero – ma sono piuttosto scettico anche su quel “potrebbero” – elaborare nuove strategie per mettere in crisi il potere della borghesia. Niente di nuovo sotto il sole, mi creda: solo più facce della borghesia che dialogano fra di loro, per capire come gestire al meglio i loro interessi.»
«La speranza di una nuova stagione…è dunque solo tale?»
«Sì, è così» Kurtz parve rabbuiarsi «la borghesia è oggi così forte da permettersi persino un restyling coloniale. Nessuno è in grado d’opporre un pensiero ed una strategia, credibili e vincenti, alla polimorfa struttura della borghesia internazionale finanziaria: il fatto che creino in continuazione bolle speculative e, al loro frangersi, scarichino i debiti sui bilanci degli Stati, non le dice nulla? E, badi bene, in ogni Stato è la borghesia nazionale a stabilire chi pagherà lo scotto: sicuramente, non i borghesi!»
«E la Storia?»
«La Storia, la Storia…la Storia registra gli eventi, li valuta e li approfondisce con la storiografia, li espone…ma solo delle mutate condizioni economiche e di pensiero potrebbero provocare grandi rivolgimenti…non ne vedo all’orizzonte…non si tratta di mere questioni organizzative: una classe dirigente nasce da un pensiero e da una prassi condivise e credibili, non azzannandosi sui giornali e su Internet!» Kurtz scosse il capo.
«Per questo s’è rifugiato qui, quasi alle sorgenti del fiume?»
«Sì, e se qualcuno volesse giungere fin qui per mostrarmi il contrario, non dovrebbe salire solo e, soprattutto, con una misera borsa zeppa di carte sotto il braccio: lei, è la dimostrazione lampante che i tempi non sono maturi, che l’impotenza è totale.»
Cadde un silenzio tagliente come una lama di Damasco, mentre Kurtz lo fissava con quegli occhi freddi e pungenti, ancor peggiori di quelli che aveva sognato sulla motovedetta.
«Bene dott. Willard, ora devo andare: ho un appuntamento a mezzogiorno, un pranzo di lavoro con la dirigenza FIAT...»
«Certo, sarà molto occupato…la saluto.»
Tornò la segretaria e lo accompagnò all’esterno, dove attendeva l’auto dei Carabinieri. Il giovane tenente gli andò incontro, ma Benjamin sentiva di non potersene ancora andare così, come se nulla fosse: era ancora troppo sconvolto da quel che aveva udito.
Fece cenno d’attenderlo ancora pochi istanti.
Scese al fiume, che distava pochi passi, e s’accoccolò sulla riva. Al lato opposto, sul viale scorrevano le automobili. Una donna, sul balcone di un palazzo, con il battipanni scuoteva un tappeto. In strada, due giovani in bicicletta si chiamavano l’un l’altro.
Tutti e quanti – i ragazzi, la donna, gli automobilisti – credevano di vivere in una democrazia, un posto dove depositando una scheda nell’urna si decideva qualcosa. Invece, era dovuto salire fin lassù, quasi alle sorgenti del fiume, per sentirsi dire che non esisteva nulla del genere e che, se qualcuno desiderava metterlo in dubbio, non doveva certo presentarsi con una borsa zeppa d’inutile cartaccia.
Se, invece, qualcuno desiderava proprio tentare l’azzardo, non solo si sarebbe dovuto organizzare per bene, bensì avrebbe dovuto elaborare una strategia ed una prassi per attuarla.
Dopo il colloquio con Kurtz, quel posto in provincia, baluginato dal Procuratore quando gli affidò l’indagine, gli parve dietro l’angolo: avrebbe avuto, anch’egli, tutto il tempo per “organizzarsi ed attendere”.
Articolo liberamente riproducibile nella sua interezza, ovvia la citazione della fonte.
49 commenti:
Caro Carlo grazie di avermi aiutato ad uscire dalla "dipendenza" dalla politica, scorrendo il sito di Italia decide e leggendo il nome dei soci fondatori nonchè di quelli ordinari ( CALDEROLIIIIII, MATTEOLIIIIII AHHH) si rafforza in me la convinzione di aver fatto la cosa giusta uscendo da quel carrozzone di faccendieri, invertebrati, qualunquisti che è la politica in tutta la sua varietà e colori.Quando sento dire a Bersani che è un compromesso accettabile e inevitabile il contratto Fiat e ascolto Brunetta che lo rivendica in quanto frutto del doppio lavoro e dell' assenteismo degli operai non noto differenze sostanziali e l' unico moto che sale in me è quello di vomitare su questi cialtroni, i quali bisogna dire però che sopravvivono ancora grazie a noi che eleggendoli gli diamo la forza di creare queste nuove fondazioni a delinquere che finanziate da Unicredit e Banca popolare sono libere di fare il bello e il cattivo tempo e soprattutto di continuare ad indebitarci mettendo cosi in condizione i nostri politici e le imprese in comune accordo di ricattarci cambiando lo statuto dei lavoratori.Quello che mi domando è come si possa continuare a vivere in questo immobilismo che ci rende spettatori di questa catastrofe.Come facciamo ad uscire da questa empasse.Una nuova scuola di pensiero,un movimento, una Rivoluzione qualcosa si dovrà pur fare non si può continuare a vivere vedendo che tutto ti crolla addosso e soprattutto che siamo dominati da tutti (politica, impresa, finanza, datori di lavoro,concittadini superficiali e mettiamoci anche i modiali di calcio).Come spesso e giustamente tu dici la soluzione non può venire da te che già fai molto con la tua opera di informazione, però , forse, dovremmo sforzarci tutti di unirci ed attivarci sul campo per fare in modo di arrivare anche a quelle persone la cui "apatia" le rende vittime e carnefici di un sitema che li domina e che oramai ci ha chiusi tutti in una gabbia.
La Promessa: ecco in che cosa hanno fallito ed ecco con che cosa ci tengono al guinzaglio coloro che tengono strette in pugno, le leve del potere.
Sono pochi gli istinti - che la filosofia ha voluto rifiutare di vedere, sopravvalutando l' uomo e ficcandolo sullo scaffale più alto della libreria del sapere - che dominano i mammiferi dell' intero globo terracqueo: sopravvivenza, riproduzione, cura della prole, allontanamento da fonti di dolore, ricerca del piacere.
L'ingegneria sociale, potentemente sviluppatasi nel secolo breve, sottoponendo il mammifero uomo a esperimenti di ogni genere, ha emesso il verdetto: in certe condizioni controllabili, il singolo, il gruppo e la massa, sono totalmente influenzabili.
In altri termini, la capacità di analisi del cervello umano decresce con l'aumentare di situazioni di stress emotivo.
Proprio così, l'antica opposizione di ragione e sentimento.
I potenti della terra, essere umani che hanno deciso di dominare i propri simili, non ne volevano sapere più di rivoluzioni, volevano incutere timore e al contempo essere adorati dai loro schiavi-sudditi.
I partiti di massa potevano servire allo scopo, le religioni anche, ma, soprattutto, occorreva entrare nei gangli nervosi e nelle sinapsi del dominabile e sottrargli il fuoco della ragione che Prometeo gli aveva donato.
Però occorreva una nuova Promessa.
Se prima era l' utopia comunista, che prometteva vera uguaglianza, libertà, fratellanza e abolizione di ogni catena, ora era diventare simile agli Dei.
Questa è una promessa che nessuna vecchia partitocrazia comunista o presunta tale può mantenere, men che meno la religione.
E se diventare simile agli Dei è un salto troppo ripido, ci si accontenta di essere simile a quello schiavo che lecca il culo al padrone ma riesce ad arrivare alla fine del mese.
Ci stanno promettendo un altro tipo di uguaglianza che non si basa su diritti universali, ma di censo.
E' un'utopia ancora peggiore di quelle precedenti.
Gli ideali non si possono quantificare, sono astratti, vivono nel mondo iperuranico delle idee; il denaro sì e le sue trasformazioni, affini, se vogliamo, alle Metamorfosi di Ovidio,incantano, fantasmagoriche come le allucinazioni da LSD.
Per iniziare un processo di liberazione da questa nuova schiavitù, è sufficiente non credere alle menzogne, neanche per un istante.
Convincersi che qualunque messaggio che dall' esterno proviene, indirizzato verso i nostri organi di senso...E' UN'ARMA CHE CI STA DESTRUTTURANDO, LIOFILIZZANDO, LOBOTOMIZZANDO.
L'equazione è semplice:
LIBERAZIONE= NON CREDERE ALLA PROMESSA
L'esercizio moderno del potere, si riduce in fondo a questo: farci credere nella sua bontà.stop.
I mezzi che usa li conosciamo tutti, sono davanti ai nostri occhi, ecco perchè questo blog, è una forma di liberazione.
Ricordate l'atto di scrivere il diario di Winston SMith in 1984?
Convinciamoci di essere anche noi martiri del libero pensiero.
Iniziamo fermamente a NON CREDERE e non continuiamo a leggere centinaia di libri con l'idea consolatrice di trovarci scritto che era solo un brutto sogno, che tutto va bene, che ce la faremo a tirare avanti in un modo o nell'altro.
Se non faremo questo in ogni istante della nostra vita faremo la fine di WInston, ci consegneremo agli Dei, gli adoreremo in cambio di niente.
E se per niente intendiamo, casa, macchina, vacanza, cibo, acqua, riscaldamento, lavoro, denaro, conto corrente, avvocato, giudice, scuola, chiesa, partito, moglie, mariti, figli, famiglie, eredità, barche, motorini, spiagge, crociera, divertimento, escort, ville, suv, cure mediche, chirurgia estetica,popolarità,successo...SIAMO GIA' STATI IRRIMEDIABILMENTE FOTTUTI.
Cari amici,
non ho nulla da aggiungere a quanto avete fin qui detto: voglio solo dirvi che, a Bologna, discutemmo parecchio (e continueremo) con i responsabili di "Faremondo" proprio nell'ottica non tanto dell'organizzazione, quanto del "pensiero" che può aiutarla a nascere. Solo il pensiero, ricordiamolo.
Scrivere "narrando" richiede un atteggiamento esaltante e pericoloso: quello di finire nei panni del protagonista.
Ho dovuto/voluto immedesimarmi, ed ho vestito i panni del cap. Willard, al punto che non riesco a togliermelo di torno. Continuano a ronzare nella mente le note di "The end" e quasi posso avvertire, nelle narici, il puzzo della nafta e l'odore, amaro, del fiume. Oggi andrò a zappare l'orto per seppellirlo, fra i fagiolini e l'insalata.
Il resto, quel che viene dopo, è solo mestiere appreso negli anni.
Spesso mi chiedo, ripensando soprattutto a Pasolini, quanto sia necessario essere in-"formati" (eh, Black?)oppure ri-"formati". O non-"formati"?
In altre parole, quanto il narrare tocchi corde profonde - Marco dice cose sensate, ma le dice da persona incazzata, il sentimento gli ha smosso sedimenti negati e sinceri, è il "vero Marco" che parla - mentre il semplice informare non passi la barriera razionale che naturalmente opponiamo al vaglio del nuovo.
Ragazzi, come deve essere stata dura per Willard!
Ciao a tutti
Carlo
E’ fuggita l’estate,
più nulla rimane,
si sta bene al sole...
...eppur questo non basta
Quel che poteva essere,
una foglia dalle cinque punte
mi si è posata sulla mano...
...eppur questo non basta
Nè il bene nè il male
sono pasati invano,
tutto era chiaro è luminoso...
...eppur questo non basta
La vita mi prendeva sotto l’ala,
mi proteggeva, mi salvava,
ero davvero fortunato...
...eppur questo non basta
Non sono bruciate le foglie,
non sono bruciati i rami,
il giorno è terso come cristallo...
...eppur questo non basta.
(dal film “Stalker” di Andrej Tarkovskij)
ciao
B.S.
Forma e contenuto
L’aspetto che ho trovato indubbiamente più interessante in questo articolo è ciò che Northrop Frye chiama “la narrativa del viaggio”. Si tratta della ricerca, attraverso uno spostamento fisico oppure psichico, della verità sociale, politica, antropologica nonché ovviamente letteraria. Il viaggio compiuto da Marlow, il narratore di Conrad, tende ad investigare sull’essenza del colonialismo europeo, seppellendolo dentro il “cuore tenebroso” ed oscuro dell’uomo bianco sul fiume Congo. Allo stesso modo, il pellegrinaggio politico del Benjamin di Bertani (ma anche quello militare del Benjamin di Francis Ford Coppola) indica la brama dei pellegrini del sapere. Ma qua devo dire che il tragitto di Marlow è diverso dalla risalita di Benjamin lungo il Po. La differenza è dovuta in parte ai brillanti “rovesciamenti mimetici” e ad alcuni elementi ricorrenti nel pensiero di Carlo Bertani. Il primo elemento molto caro al nostro autore è la morte, o meglio la fine di “un” sistema oppure di “un” mondo. Scrive in un commento “Abbiamo il privilegio d’osservare [...] la fine di un mondo”. Pensate anche al titolo dell’articolo precedente!
Il percorso narrativo di Conrad passa dalla vita alla morte oscura. Quello dell’articolo, invece, intraprende un sentiero opposto: Benjamin, alla fine, scopre tutto; Marlow è sempre più confuso. Ecco perché solo la prima parte dell’articolo è da considerarsi conradiana, la seconda invece, dominata da momenti narrativi, la definirei orwelliana, poiché è più diretta e più esplicita. Quando Kurtz (che nel romanzo di Conrad non parla) rivela a Benjamin la crisi della democrazia, sembra proprio Napoleon che recita i nuovi comandamenti della “Fattoria”.
Un altro elemento che a prima vista sembra contraddittorio col primo, è la continuità del sistema. Anche qui la tesi di Bertani sulla politica coincide con lo schema meta-narrativo a scatole cinesi, tipico in Conrad. Le fondazioni garantiscono la continuità del sistema del governo. Allo stesso modo, la storia di Conrad garantisce una continuità narrativa attraverso la storia nella storia. Il narratore vero del romanzo infatti non è Marlow, ma un altro personaggio senza nome, il quale ci presenta nella prima pagina Marlow, affinché questi ci racconti la sua storia, che in realtà non è la sua, ma quella di Kurtz e così via.
Per quanto riguarda il contenuto, invece, potrei aggiungere all’ottimo articolo di Carlo solo quella parola chiave che riassume in qualche modo “Apocalypse Now”, urlata da Kurtz: “The Horror, the Horror”.
Bene, ho giocato abbastanza, ora torno al lavoro. Altrimenti, Carlo mi potrebbe licenziare:
Israele apre a beni di uso ESCLUSIVAMENTE civile a Gaza. Il popolo a Gaza può finalmente tornare alla vita consumistica, acquistando maionese, “maccheroni”, così viene chiamata la pasta da queste parti (questi erano vietati). Non possiamo che ringraziare Sion e Tony Blair per la generosità! Ecco il prezzo pagato dai martiri della Freedom Flotilla. Chi osa parlare male dello stato ebraico ora? Voltiamo pagina e basta antisemitismo per cortesia!
Da Amman è tutto ... Mahmoud e ciao a tutti!
Belin!
Sto blog sta' a diventa' ermetico. Tra citazioni letterarie, pararomanzi, incazzature, orwellanismi, etci etci non ci sto capendo più 'na emerita min... Ehm scusate.... Solo il mitico Mahmoud dall'alto della sua estesa cultura è risucito cogliere le raffinate citazioni del Carlo. (Atroce sospetto: che Mahmoud e Bertani siano la stessa persona??)
Accidenti! Metto su qualcosa di W.A.M. (tipo concerto per pianoforte n.27 kv595) e provo a riordinare le idee - le mie, intendo - e riporto il piano del ragionamento a livelli più terra terra.
Considerazioni banali: da che mondo e mondo la politica l'anno sempre fatta gli uomini. Alcuni uomini decidono per tutti. E' per questo che siamo influenzabili, e accettiamo che qualcun altro decida per noi. Se non fosse così non avremmo avuto il successo evolutivo che che abbiamo avuto: ci siamo garantiti sopravvivenza, possibilità di riproduzione e cura della prole. E non sono cose da niente. Sono le cose per le quali lottano tutte le specie animali, uomini compresi. La nostra specie, attualmente, funziona così, mica può funzionare diversamente. Sicuramente cambierà, ma in tempi evoluzionistici. Ci vorrà un pò (un bel pò...). Nel frattempo siamo così.
Dal punto di vista socioantrpologicoculturalfilosofico le culture franco-anglosassone-germanica hanno di recente sviluppato la democrazia come sistema per gestire la società (al fine di ottenere sopravvivenza, possibilità di riproduzione e cura della prole). Tale modello è stato esportato con fortune alterne un pò in tutto il mondo, dipendendo il successo di tale modello dalla maggiore o minore affinità per esso delle genti che ne venivano a contatto.
Le genti italiche hanno lo hanno interpretato, applicandolo a modo loro, con risultati che possiamo giudicare direttamente noi stessi. (In questo blog lo facciamo abitualmente in modo molto interessante ed approfondito).
Una cosa che no ho capito, Carlo, è a cosa ti riferisci quando parli di borghesia. Esiste una sola borghesia o ce ne sono di diverse fattezze? Alta, media, bassa? Perchè quello che oggi vedo in Italia, è che quella che, secondo quanto dici tu, dovrebbe essere la "classe dominante", è invece proprio quella classe che sta subendo delle "pesanti perdite" sia sul piano economico sia sul piano culturale. Non conta più una cippa. A vantaggio di chi? Bè di un suo sottoprodotto, che ora sta prepotentemente emergendo senza più freni, ovvero la classe di chi delinque,taglieggia, truffa, ruba, uccide: associazioni mafiose di vario genere. Le quali delinquono non solo ad altissimi livelli (come normalmente avviene nei paesi più democraticamente evoluti), ma molto più spesso tormentano e rendono la vita difficile direttamente ai propri concittandini nella vita di tutti i giorni, rendendogli problematico perfino riuscire con tranquillità a sopravvivere, riprodursi e curare la prole.
E' finito il concerto di W.A.M.
e allora, saluto anch'io tutti.
Ciao, ciao
Alex
La specie umana non ha più motivo di lottare per la sopravvivenza.
La specie umana è giunta a un tale livello di progresso scientifico, che non è più giustificabile nessun tipo di lotta nel senso biologico del termine.
L'unica lotta rimasta in piedi, è quella dell'uomo contro l'uomo, inteso sia come l'altro, che come se stesso.
Se ancora usiamo il termine lotta e perchè non riusciamo a vedere la rete bio-antropologica che ci unisce.
Socrate, nella Repubblica, faceva l'esempio del nocchiero che guida la nave e il suo equipaggio, sostenendo che ogni decisione da lui presa, alla fine ricadeva su di sè, nel bene e nel male.
Io non penso che questo blog stia diventando ermetico, Alex, penso che stia spingendo le menti di chi vi partecipa, a uscire da schemi semplici e terra terra, tanto cari ai populisti che ci governano.
E non penso che le citazioni di grandi scrittori siano inutili, se sono intese a dipanare la matassa dei pensieri.
Come non penso sia inutile citare e ascoltare W.A.M, solo perchè egli non ha preso parte alla Rivoluzione Francese.
Io sono contento di scrivere in questo blog, perchè non sono un operaio della fabbrica del consenso.
E voi tutti che scrivete in questo blog, come vi sentite a riguardo?
ciao
B.S.
La comunicazione semplice capita ed apprezzata da (quasi) tutti,
con pochi concetti detti e ripetuti all'infinito,
senza mai entrare davvero dentro il cuore del problema,
senza mai tentare davvero di risalire la corrente fino alla sorgente...
è sinonimo stesso di manipolazione (violenta) del pensiero.
Il desiderio di un pensiero unico dominante è ovviamente il primo desiderio di un qualsiasi potere costituito.
E deve essere lineare, semplice e prosaico senza nessuna necessità di
verità (magari neppure di veridicità).
Buoni e Cattivi, Rossi e Neri, cappello Nero e cappello Bianco...
Ieri quando ho letto Carlo-Willard, non ho neppure finito l'articolo e ho sentito il bisogno di leggere i commenti su CDC...
Perchè ritenere, anche a "sinistra", che il popolo abbia solo bisogno di semplicità di comunicazione?
Forse QUESTO popolo è così, dopo decenni (secoli?) di manipolazioni al conformismo culturale e cognitivo.
Come al solito Carlo colpisce nel segno:
Discutere del pensiero che possa far nascere l'uomo nuovo e solo in un secondo tempo una eventuale e possibile organizzazione.
Piccoli tentativi per enormi traguardi?
Possibile...e allora?
Ciao a tutti
FabrizioD
Potrei (o dovrei) scriverti privatamente Carlo ma preferisco porgerti una richiesta in modo "pubblico".
E' possibile (e utile) aprire sul tuo blog una sezione in cui i tuoi lettori possano comunicare titoli e (brevi) recensioni di libri la cui lettura si voglia consigliare?
Perchè non avviare un percorso cognitivo parallelo alla semplice comunicazione via blog?
Ciò sarebbe come aprire una pericolosa pagina, anche involontaria, di pubblicità commerciale con tutte le connesse conseguenze? A te, Carlo, la valutazione anche di questo aspetto.
Ciò che muove questa mia richiesta è un desiderio di comunicare ed accogliere segnalazioni di letture che possano divenire patrimonio "comune" tra persone che vogliano comunicare fra loro.
Non sarebbe certo il tentativo di costruire un pensiero "unico" bensì dare possibili strumenti di diversità dal dominante "pensiero unico".
Mi scuso "se" ciò è OT...
FabrizioD
Vorrei anzitutto rassicurare Alex: io e mahmoud siamo due persone distinte, e si capisce anche dalle nostra differenze.
Io, sono un "animale" da parole, ossia faccio il mestiere di chi mette le parole in fila e cerca di dare loro un significato compiuto.
Se, poi, risulta avvincente, tanto meglio.
Mahmoud ha le competenze del critico letterario, e si capisce facilmente, dalla facilità con la quale legge e fornisce la traccia critica del brano. Mica tutti sono capaci di farlo.
La critica di Mahmoud mi ha richiamato alla mente il bellissimo "Eloi!Eloi!" di Alen Custovic - un giovane appena trentenne, di Mostar - il quale nel suo libro "succhia" Andric a piene mani, ma poi lo rende interpretando, aggiungendo, modificando.
Il risultato, però, è ottimo.
Questo per dire che gli scrittori attingono a piene mani da altri scrittori, come una tribù che avanza nel tempo, costruendo sui mattoni posti da altri.
Certo, il mio Willard (a proposito, sono riuscito a seppellirlo) non è un avventuriero coloniale: avrei potuto "aprire" la narrazione tentando un parallelo fra la povera Padania senza più tradizione e il libro di Conrad, ma era altro l'obiettivo.
Perciò, ho saltato fra Conrad, Orwell e chissà chi altro.
Sulla decisione di nararre invece di raccontare, posso soltanto dire che mi capita e basta.
Dove finirebbe la mia libertà interiore se, quando ho un'intuizione, non la seguissi? Linguaggio compreso?
Poi, dal punto di vista della fruizione, non mi sembra che il linguaggio fosse così "erudito".
Come si può dissertare sul signoraggio od altre vicende se non si conoscono i "grandi attori" del secolo breve: Keynes, certo, ma dall'altra Kautsky e la Luxemburg? E poi Gramsci, Gobetti...
Non è mica essere degli intellettuali parlare di questi personaggi, poiché quello che viviamo oggi è anche il frutto di quei dibattiti e di quelle scelte.
Certo, il livello è sceso: d'altro canto, la gente parla dell'Isola dei Famosi.
Devo una spiegazione ad Alex: la borghesia viene solitamente suddivisa in piccola, media ed alta borghesia: la differenza rispetto alla nobiltà, riguarda la "fluidità" di questa classe, non legata al sangue.
Di conseguenza, un nobile squattrinato mantiene il rango, mentre un borghese squattrinato (ossia senza mezzi propri di produzione) diventa un proletario.
Un operaio che vince alla lotteria ed acquista che so...un ristorante, diventa un borghese. Allo stesso modo, il ristoratore fallito diventa che fa il cuoco salariato un proletario.
L'attacco che qualcuno nota nella borghesia, a ben vedere, è rivolto soprattutto verso insegnanti e dipendenti pubblici, che non sono borghesi (ovviamente, ci sono le situazioni personali) poiché vivono di salario.
Difatti, Berlusconi è contrario a tassare le rendite finanziarie, poiché sono il cespite di ricchezza della borghesia.
Sulla proposta delle recensioni letterarie sono ovviamente d'accordo: apriamo un dibattito sul "come": un blog dedicato ad hoc e collegato a questo? Uno spazio - che so, mensile o settimanale - dedicato alle segnalazioni?
Io ho pochissimo tempo per leggere e me ne dolgo: scrivere richiede molto tempo, perciò non potrei mai essere il "capofila" di questa iniziativa.
Parliamone, facciamo proposte.
Ciao e grazie a tutti
Carlo
vi saluto a tutti!
Ammetto di non aver letto l'articolo fino in fondo, però ne ho letto due volte il primo terzo!?
ho letto quasi tutti i commenti anche se ho 'tagliato' il secondo terzo di quello di Mahmoud (quindi ne ho letto l'inizio e la fine)
le idee di marco e di blackskull sono diverse dalle mie anche se un passo lo condivido:
"Questa è una promessa che nessuna vecchia partitocrazia comunista o presunta tale può mantenere, men che meno la religione."
invece non condivido: "I potenti della terra, essere umani che hanno deciso di dominare i propri simili, non ne volevano sapere più di rivoluzioni, volevano incutere timore e al contempo essere adorati dai loro schiavi-sudditi."
A me non risultano rivoluzioni, l'unica rivoluzione vera è il cristianesimo...voi ne avete altre?
Le rivoluzioni, a parte i morti ed i disastri che si sono lasciate dietro, a cosa sono servite?
Anche i commenti in questo blog (non solo in questo articolo) si limitano a proporrre un alternativa allo stesso sistema, similmente a come fu l'alternativa socialista: i russi passarono dallo Zar a Stalin, i coreani, vabbè di coerani ne hanno ammazzati parecchi... Cuba, Praga...Cina (loro muoiono in miniera)...altre "rivoluzioni" quella irachena, quella argentina...
caro Balcskull le rivoluzioni non esistono...
dobbiamo anche noi stare attenti perchè rischiamo di produrre una alternativa all'attuale sistema, non la soluzione finale (semmai ne esista)...
io non sono mai stato evoluzionista, nemmeno prima di convertirmi definitivamente al cattolicesimo (sono stato un illuminista convinto poi un "dubbiente" agnostico) e la storia
sociale (almeno quella degli ultimi millenni) mi da grandemente ragione...Darwin, per seguire la logica di BalckSkull fu una delle prime "balle" dei moderni potenti...
Una cosa l'ho notata sia nella storia passata che sopratutto in quella dell'ultimo secolo: ogni qual volta le società divergono dal messaggio cristiano, le società involvono...
Le religioni non vanno bene, anzi vanno malissimo, anche loro, in qualità di "organizzazioni" umane hanno lo stesso tipo di problemi...
Chi è in alto, sia Cardinale, Capo di Governo, Leader Maximo, Capitano di vascello, di barca di gommone o di ciambella, prima o poi pensa di essere meglio anzi, per citare le parole del nano depravato: "più uguale degli altri"
C'è anche un risvolto a questo:
di solito chi è portato alle "avventure" delle scalate politiche, industriali, religiose ecc ha in sè il "germe" di cui sopra...il famoso "germe del comando"...
Ed i "sudditi" hanno il "bisogno del babbo"...(per dirla come Alex)
Ergo non se ne esce con metodi umani.
L'attuale ciclo decadente (iniziato con fasi alterne, dopo la I guerra mondiale) non ha scampo né rivoluzione, ha solo una misera fine che facilmente farà (sta già facendo) anche dei morti e pochi, anzi pochissimi, "orti"...
Vi invito a leggere questo pdf:
http://www.studibiblici.it/FAQ/FAQv.3.pdf
Così come invito ancora blackskull a cercare info sulla policoltura pianesiana che è un progetto per sfamare il mondo a costo (economico ed ecologico) zero...
Le FAQ vanno prese con le molle ma vi garantisco che fanno incavolare molti ambienti cattolici (penso a CL ?!), rappresentano una visione della Parola molto "innovativa"
e se devo virgolettare significa che il "nuovo" di oggi è in realtà il "vecchio" di sempre...cioè tutto quello di cui parliamo inq uesto thread promesse e sopraffazione
(ovvio che quell esperesse siano mie idee ed opinioni e che non vogliano offendere nessuno, sarà mia cura offrire pubbliche scuse ed ammende a chiunque si sia sentito da me offeso)
salutations
RA
Scusami Carlo, ma la distinzione "salariato=proletario", "non salariato=borghese" mi sembra troppo "scolastica".
Dunque, il proprietario del negozietto di giocatolli sotto casa è un borghese, mentre il direttore della fabbrica di cuscinetti a sfera prodotti da una multinazinale svedese, un proletario ?!
Mi pare che la società sia molto più variegata e dinamica.
Per BlackSk. In effetti abbinare alla sopravvivenza il termine lotta è spesso fuorviante. E' un modo distorto di interpretare il sistema con cui la vita si sviluppa sulla terra. E' più corretto affermare che la vita nel suo dipanarsi segue una serie di regole che ne determinano lo svilupppo e l'evoluzione. E non è che il progresso scientifico tale regole le ha mutate o eliminate. Tuttaltro.
Per Fabrizio. Quella di cui tu parli non è una comunicazine semplice.E' forse una "comunicazione banale", "distorta", "fuorviante".
Semplificare non significa banalizzare. Uno stesso argomento può essere affrontato in modo contorto o in modo netto e chiaro. Più si riesce ad argomentare in modo netto e chiaro e più si e semplici nell'esposizione.
Inoltre, sia che il discorso sia complicato sia che esso sia semplice, tutto dipende dalla predisposizione d'animo di chi parla ed espone. Se è in buona fede cercherà argomenti che spieghino e facciano comprendere. Se è in cattiva fede cercherà comunque di ingannarti.
Ciao,
Alex
Per roberto.
Il tuo percorso di fede è ammirabile e rispettabile.
Però fai alcune affermazioni un poco drastichelle (è il problema del monoteismo, ci sono solo io gli altri sbagliano).
Per quanto riguarda le rivoluzioni, esse o esistono o non esistono, non è che c'è n'è una e tutte l'altre so nessuna. O no? Forse c'è ne una che preferisci e che auspichi, ma non è la sola.
E poi, che vuol dire che "Darwin fu una delle prime "balle" dei moderni potenti"? Mi pare che si confondono il piano della fede con quello della scienza. L'evoluzione non è fede ma è una teoria scientifica che dal momento in cui è stata formulata ha avuto innumerevoli conferme sperimentali nei più svariati campi della scienze diciamo così naturali (botanica, etologia, biologia, micro biologia, genetica...). Non ti piace l'evoluzionismo o le interpretazioni distorte che spesso se ne fanno (del tipo "lotta per la sopravvivenza")?
Inoltre, se non sei d'accordo con Charles, non puoi confutarlo citando i testi sacri, non è giusto. Galileo già ce lo abbiamo avuto.
Salutis
Alex
Carlo devo dirti una cosa, oggi ho partecipato come commissario agli esami di maturità e sono rimasto basito per una traccia data dal ministero. Quella sugli extraterrestri che mi sembra un modo per indirizzare i giovani verso cose mistiche e poco importanti rispetto alla grave situazione economica e lavorativa che colpisce in primis i giovani.
Il nano di Arcore preferisce che i giovani pensino agli UFO e non ai gravi problemi che egli con la sua azione politica contribuisce a peggiorare.
Ciao
Carlo
Ringrazio Alex per “l’atroce sospetto” che non merito. Sono d’accordo con Black quando afferma che le citazioni di grandi scrittori sono utili. Ma, rimanendo nell’ambito della forma, ci chiediamo con il nostro autore: perché narrare invece di raccontare? Perché la letteratura, in quanto veicolo della spontaneità dei sentimenti versus il linguaggio politico immobile, offre una forma di sapere critico in grado di costruire un colloquio più intimo, rispetto alla saggistica, tra chi scrive e chi legge. Ma è anche in grado di decostruire il discorso politico, mettendo in crisi la cultura dominante (come quella degli UFO, tanto per citare il nostro Orazio). Il narrare, inoltre, è necessario quando rappresenta un’alternativa al linguaggio politico che riempie quotidianamente giornali ed altro; quando dà voce a ciò che non ha voce ed un nome a ciò che non ha nome; e soprattutto quando descrive una realtà taciuta per non dire esclusa dall’informazione ufficiale (Cfr. Italo Calvino, Una pietra sopra. Discorsi di letteratura e società, Einaudi, Torino 1980, p. 292). Quindi, narrare per imporre un diverso linguaggio, una visione “alternativa”, un’immaginazione nuova e per dare vita ad una creatività estetica fondamentale per compiere ogni azione d’opposizione politica!
E perché la narrativa di viaggio? Perché la Letteratura comincia col viaggio, si pensi ad Erodoto, Ulisse, Ibn Battuta. Ogni articolo di Bertani è un viaggio che compiamo verso l’altrove. L’ultimo è più esplicito perché la ricerca è più esplicita. I personaggi ed i lettori valicano insieme i confini per vedere cosa c’é oltre, confrontando l’esterno con ciò che ci viene imposto dai mass media tradizionali controllati da un potere egemonico. Ecco il punto più prezioso del nostro viaggio con Willard: guardare oltre per sapere.
Concludo con una citazione di S. Rushdie: “Se la democrazia non ha più il comunismo ad aiutarla a chiarire, per opposizione, le proprie idee, forse avrà la letteratura come avversaria”. (Patrie immaginarie, Mondadori, p. 467). Io personalmente vorrei tanto che Carlo lavorasse a togliere questo fastidioso e dubbioso “forse”.
Ciao a tutti, Mahmoud
Ripeto parlare ai giovani degli UFO in una sede istituzionale è un modo di fare misticismo d'accatto, visto che quello istituzionale cattolico-cristiano perde appeal i padroni d'Italia usano quello di complemento. E' una frase che ho derivato da Schopenauer, che mi pare renda bene l'azione cialtrona del ministero.
Carlo dove sei?
Intervieni!
Ciao
Bene, bene, il dialogo si fa serrato e quanto mai proficuo.
Roberto sostiene che non ci siano state rivoluzioni e ci invita ad indicarne una, oltre quella che lui definisce la sola: il cristianesimo.
Immagino che egli abbia letto il poderoso volume di Hans Kung "Cristianesimo, Rizzoli, 1997."
Se non lo ha fatto lo invito caldamente a farlo.
Non è in tono polemico che consiglio questa lettura, compresa una più accurata rilettura da parte del sottoscritto, perchè, non si sa mai che qualcosa si possa sempre apprendere ri-leggendo.
La grande rivoluzione del cristianesimo, termine coniato dai posteri del Rabbi o figlio di Dio è un'invenzione di un genio della comunicazione: Saulo di Tarso, convertitosi, dopo Damasco, in Paolo.
Senza la filosofia greca, oggi, non esisterebbe questo movimento religioso e la figura di Gesù si sarebbe dissolta senza continuità storica alcuna.
Si poteva tranquillamente chiamarlo Saulismo, sarebbe stata la stessa cosa, nulla togliendo alle esigue fonti storiche sulla reale esistenza del Cristo - ma queste sono digressioni che richiederebbero altri spazi, non qui-
La Rivoluzione Francese, non è stata una rivoluzione?
Difficile dire il contrario, anche, se io stesso, riconosco nel genocidio della Vandea un'atrocità assurda.
La rivoluzione bolscevica non è stata una rivoluzione?
Consiglio la desueta lettura di Jhon Reed "I 10 giorni che sconvolsero il mondo".
La frase colorita di Alex:"(...)non ci sto capendo più 'na emerita min...", vuol dire forse:" Allora è il caso che mi documenti, rifletta e comprenda fino in fondo quali sono i miei limiti?"...non so, la butto lì, riconoscendo i miei, infiniti.
Rivoluzione è qualcosa che mette sottosopra, spezza un oprdine per costituirne un altro, che non necessariamente sarà migliore, ma semplicemente sarà diverso.
Invito Roberto a immaginare, in epoca di governi totalitari, autoritari, ad esprimere ciò che lui ha espresso in questo blog.
A tal proposito, invito a leggere Habermas sulle categorie della ragione e del linguaggio, in maniera speciale "Storia e critica dell'opinione pubblica".
Per quanto attiene al viaggio superbamente immaginato dal buon Carlo, dialogo tutt'altro che incomprensibile, direi che segue con docilità e fantasia aderente al reale, la narrazione che, dal Sommo Vate, giunge a noi ininterrotta.
In quel fiume Po, inquinato da recenti fatti eco-distruttivi, mi piace immaginare un parallelismo con il film "Un tranquillo weekend di paura", dove, il protagonista, imbevuto di utopia natural-sportiva, sfida una natura umana, dis-umana, similmente alla constatazione Carlo-Willardiana, di un mondo italico in completa dissoluzione, ormai dis-politico, se non a-politico.
Il Carlo, abbandonando le vesti illusorie del Willard, seppellito nel suo orto, prende in mano zappetta e rastrello e s' immerge nella terra,pachamama, rispondendo all' unica esigenza concreta del suo essere umano, troppo umano.( E che non si dica di lui che è soltanto un uomo di penna!!)
Non ci rimane altro che riconoscere la differenza tra presunzione e constatazione, leggendo, ri-leggendo, per auto-formarci, in spregio all'enorme mole di stupidaggini e veleni che ci vengono propinati come conoscenza.
Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza.
(anonimo del '300)
con rispetto
B.S.
Me cogliomberi direbbero a Roma, ragazzi io faccio solo il cameriere e starvi dietro è una fatica, non è che mi potete fare un corso accelerato mi sono perso in mezzo alle vostre citazioni, in cambio vi apparecchio la tavola e vi offro una ottima cena a casa mia.Vorrei dire a Roberto che ammiro la sua fede la quale una volta era viva anche in me seppur un pò forzata dalla mia famiglia (mi mandavano tutte le domeniche in chiesa) e vissuta all 'interno dei Salesiani dove mio zio operava in maniera ammirevole nell' oratorio di Genzano, poi decaduta nel momento in cui (lavorando) ho varcato le mura Vaticane ove ho potuto constatare il lusso riprovevole dei vari Cardinali i quali facevano tutto meno che una vita casta,comunque hai ragione tu a dire che la chiesa è fatta da uomini come te che non confondono la fede con il denaro.Concordo con Alex che la politica è fatta dagli uomini e quindi nella sua debolezza cerca sempre una sua rappresentanza (d' altronde anche in questo blog lo facciamo), però le citazioni servono (per lo meno a riflettere) e spesso portano a rivedere il proprio pensiero.
E va bene, Carlo e Mahmoud, avete sciolto il mio dubbio amletico. Che poi il dubbio, in realtà, era "atroce" nel senso di "forte sensazione" e non nel senso si "straziante". In effetti, leggendovi avevo avuto la forte impressione che foste non due, ma uno, cioè no, volevo dire, due in uno...uhf...uno per tutti...e va bé... uno e bino...insomma ci siamo capiti, no? No, eh, ma.
Comunque, anche "atroce sospetto" è, invero, una citazione, poichè è la frase che pronuncia Paperino (fulgido esempio di proletario), ormai disperato, quando intuisce che zio Paperone (borghese per antonomasia) non gli darà il giusto compenso pattuito per averlo accompagnato a recuperare un tesoro ("Zio Paperone e il tesoro di capitan Barracuda" - da I Classici di Walt Disney N.168 - ed. Mondadori, Disney - nov. 1990).
Sono poi perfettamente d'accordo con te Mohmoud sul fascino della narrativa di viaggio. E quando di viaggi si parla (viaggi non solo per andare in qualche luogo, ma anche interiori) non posso non citare un'opera contemporanea che ben evidenzia l'incessante ricerca di se che da sempre impegna ed affligge l'uomo: "On the road" (tradotto in Italia con il titolo di "Sulla Strada", lo si può trovare edito dalla Mondadori - il Berlusca pure qui aaaaahhhhggg! - nella collana Oscar classici moderni), di Jack Kerouac che al termine del romanzo fa dire al protagonista Sal Paradise (che poi non è altri che Kerouac stesso): "...nessuno, nessuno sa quel che succederà di nessun altro se non il desolato stillicidio del diventare vecchi..."
Ciao,
Alex
PS: Due cose. Donne, mi rivolgo a voi. Ci siete? Dove state? Se vi capita di leggere questo blog sarebbe gradito un vostro contributo.
Poi. Visto che scriviamo in questo luogo ormai da un pò, propongo di dare dei soprannomi a ciascuno di noi in modo da velocizzare e rendere più familiare la comunicazione. Ad esempio, mi vengono mente:
Carlo: O 'masto (ovvero "il Maestro". Lui dirige l'orchestra e non solo perchè ci ospita).
Alex: ...non so, fate voi....
Mahmoud: O 'sarracino (ovvero "il Saraceno", nel senso di persona abitante a oriente).
blackskull: il tenebroso (un pò per il suo pensiero e anche per la sua foto....).
Orazio: Pittima o Twitter (fa interventi brevi e spesso li ripete insistentemente).
marco03: er coratella (prende le cose a cuore e per questo ha la tendenza ad incazzarsi ed inveire contro la politica).
halo1367: aloha (visto il suo nome account...).
ecc. ecc.
Ammetto, caro BlackSkull di non conoscere bene la rivoluzione francese ed infatti non l'avevo nominata...ne ho conosciuto i suoi "postumi" intellettuali, quali l'illuminismo ma non ho mai capito cosa fecero realmente i francesi...la mia intepretazione sulla rivoluzione di francia è sempre stata un semplice idea: "hanno consegnato la Francia in mano ad un Corso" (bastardo... n.d.A.)...
Ecco, forse la rivoluzione francese è stata un modo per rimescolare le carte, in europa, fra i potenti, grazie al Napo ed alle sue aggressioni pre-naziste in tutto il continente e contro il Papa...(che ti assicuro, almeno per me, fu il problema minore)...
Ringrazio Alex perchè non mi ha attaccato ed ha capito che la mia intenzione non era fare polemica.
Darwin non mi è mai piaciuto " a pelle " e l'ho letto nei miei primi 20 anni...cioè nel mio periodo 'illuminista' ed agnostico, così come lessi Orwell e tanti altri che non ricordo più (mi emergono brani che ho letto ma oramai senza nome)...sono stato un vero sfigato perchè dai 15 ai 23 anni circa mi sono letto praticamente tutta la biblioteca del mio paesello (mi sembra circa 3 mila libri) ed intendo tutta...
ho letto libri assulutamente noiosi o incomprensibili, per me, solo per fare numero...poi negli anni successivi, dopo una lunga pausa, ho cominciato a rileggerne alcuni...quelli cui mi sento in sintonia...(come gli articoli di Carlo)...
Però, per fare questo, mi sono perso una parte dei libri scritti dopo gli anni '80...ho un bel 'buco' da riempire...
Scusate la nota personale...ritorno a Darwin ed Orwell... ho sempre avuto una naturale diffidenza verso gli anglosassoni, quello che fanno in politica e che scrivono nei libri (non so perchè mi viene in mente "Alice..." di Carroll ) ha sempre, per me, un sapore di marcio.
Sarà forse perchè uno dei miei poeti preferiti (dopo Neruda) è il vate e lui riesumò la frase "perfida albione" (per fini propagandistici e non da me condivisi...) che mi ha sempre fatto pensare...
Altra nota personale, un vero outing: la mia diffidenza verso gli albionici mi ha impedito fisicamente di andare a visitare la loro terra per decenni, sono riuscito ad andare a Londra, grazie a mia moglie e le mie figlie (che volevano andare al ROH a vedere un balletto), la prima volta solo 3 anni fa... Allora mi sono reso conto di essere stupido, a Londra ci sono pochissimi inglesi!
Sono andato a Praga, Bratislava, Mosca e Leningrado (allora si chiamava così) nel periodo Andropov/Cernenco ed ho scoperto dei popoli fantastici (i Russi pre 'muro' erano persone dolcissime, di una ingenuità oserei dire 'cristiana', i Praghesi, un po' con la puzza sotto il naso, da veri 'nobili' mittel-europei),
mi fecero la multa in Piazza Venceslao (una multa salata, in dollari, che però non pagai io) dove ero andato per piangere sulla 'tomba' di Jan Palach, la multa era per 'schiamazzi' (eravamo una decina ed era circa mezzanotte, la piazza era deserta così come quasi tutto il centro di Praga, anche di giorno)...
Se non ci siete stati non potete avere idea di cosa erano Mosca, Leninagrado ma sopratutto Praga, nella metà degli anni '80...una emozione che non scorderò mai più...(tralascio Bratislava perchè era piena di milanesi che andavano a farci WE di sesso)...io ci sono stato in due periodi pe run totale di circa 2 mesi...i 2 mesi più belli della mia vita...
Volevo dire di Saulo, mi sono perso nei ricordi, scusatemi se sono andato fuori tema, ma vi ringrazio per vermi messo in mente alcuni ricordi bellissimi...
salutations
RA
"Me cojoni" veramente, cari amici: qui, a stare dietro alle mille cose che citate, ci sarebbe da scrivere una "Summa commentaria".
Vorrei anzitutto ricordare che la Gretel non è affondata (anche perché meno densa dell'asfalto che la sorregge) ma, se vorrò misurare correttamente la sua densità e verificare il principio di Archimede de visu, devo lavorare.
Uomo di spazzola, pennello, saldatrice, trapano, vite...altro che penna.
Vale a dire: fino al 12 ottobre almeno (io rispetto sempre le date importanti) il mio tempo sarà suo, della di lei Gretel, la mia ultima bimba, quella che - alla faccia della bulimia - pesa 5,5 tonnellate.
Vorrei ricordare che la fine degli assolutismi, senza la Rivoluzione Francese, non sarebbe mai avvenuta, così come la nascita della Germania...ce ne sarebbe...e poi, guarda a caso, l'antico compagno di strada di Kung di strada ne ha fatta...un certo Ratzinger...oggi non sono più tanto amici...
Insomma, sento un gran bisogno di silenzio: credo che mi ritirerò presso le sorgenti della Bormida. Lassù, non s'arriva manco con un gommone.
Infine, voglio dire ad Orazio che bene hanno fatto a dare un tema sugli extraterrestri, poiché esistono e lottano insieme a noi.
L'altro pomeriggio, un omino verde s'è posato sulla coperta, proprio al mascone di dritta.
Mi ha guardato e mi ha detto:
"Bovero Goglione..bip..bip...tu strabbi duoi goglioni a carda a vedro e bennello...botevi fare gome Briatore, ghe fa magnaccia ber botendi e gi danno biccola bortaerei ber andare ber mare...
Eh, Orazio, gli extraterrestri sono persone serie, mica come noi che ci sbattiamo per pochi euro...
Ciao a tutti...come? Non trovi più la punta per l'acciaio inox da 6?
Scusate, devo andare
Carlo
Ho ripensato alla considerazione di Alex, che la realtà è più variegata, e mi sono ritrovato a pensare d'aver ragione.
Il figlio del direttore di chennesò, se il padre non riuscirà a trovargli un posto quielà, finirà a mille euro al supermix.
Il figlio del droghiere sotto casa - che, nel tempo, ha acquistato diversi appartamenti senza pagare le tasse - venderà gli appartementi e si ritroverà ricco, con i soldi investiti in un fondo in Cina. E camperà del lavoro altrui, salariato.
La definizione sarà pure scolastica, ma è quella che meglio calza per definire l'essenza della borghesia.
Meditate, gente, meditate.
Smetto, perché troppe fiammate di saldatrice mi fanno ballare il monitor.
Guten Abend
Carlo
Caro Carlo, detto O'Masto, io non metto in discussione la definizione "scolastica" del termine borghesia. Io volevo sottolineare un'altra cosa.
Nelle società moderne esiste una grande fluidità tra le classi sociali ed esse non hanno più quella netta suddivisione che esisteva nel XIV e nel XX secolo (o nel XIV e XV secolo). Oggi, in linea generale, non è molto difficile passare da una classe sociale ad un'altra sia in un senso (arricchimento) che nell'altro (impoverimento). E in questo "turbinio sociale" vi è una notevole redistribuzione delle ricchezze che consente l'emergere della vera classe dominante, la cosiddetta "classe media", composta da persone salariate ("proletari" ben remunerati, a volte anche moolto bene) e persone che praticano un "libero mestiere" (chiamiamoli pure borghesi), senza che vi siano grandi squilibri sociali.
Fino a qualche anno fa questa dinamicità sociale la potevo osservare e toccare con mano anche nella società italiana.
Ora, invece, ormai da qualche anno, la nostra società (l'italiana, intendo) stà sempre più assumendo una staticità ed una immobilità soffocanti.
La ricchezza si concentra sempre più nelle mani di pochi (i soliti noti) e la forbice tra ricchi e poveri aumenta inesorabilmente.
Tale forbice colpisce proprio la classe media che, non avendo più ricambio, sta rapidamente scomparendo per lasciar posto a classi sociali che nella loro composizione si avvicinano di più al senso comune di termini come borghesia e proletariato, poichè la differenza di ricchezza tra di esse è elevata e tende sempre più ad aumentare.
L'Italia di oggi è una palude. Esiste il blocco delle assunzioni nel pubblico impiego? Allora le amministrazioni bandiscono delle gare a trattativa privata per usufruire del "serivzio di somministrazione di lavoro a tempo determinato" (Siamo bravi con i giri di parole).
Un'azienda ha bisogno di fornire un servizio di informazione per i consumatori? Et voilà, sono pronti 300 posti da "call-centerista" a tre mesi a €500 lordi!
I call-centeristi sono i nuovi veri proletari d'Italia (e non solo)!
Un'altra cosa caro O'Masto Carlo.
La tua scelta di sacrificarti su di uno scafo di metallo è giusta e ti ripagherà.
Ti spiego perchè.
C'è una differenza tra il modo con cui un Briatore usa la barca e il modo con cui la userai tu.
Il primo quando si imbarca trascorre cira il 99,9999999% del tempo fermo in porto (possibilmente esclusivo e ben frequentato dal jet-set), a festeggiare, ubriacarsi e guardare le chiappe delle signorine che fanno bella mostra di se sulle tolde degli altri yatch ormeggiati nelle banchine limitrofe; mentre tu trascorrerai almento l'80% del tempo in cui sei imbarcato navigando.
Orbene, per chi ha intenzione di navigare parecchio l'avere una barca in metallo ha sicuramente dei vantaggi in termini di sicurezza (che quando vai per mare non è mai abbastanza). Infatti gli scafi metallici (a differenza degli scafi in altri materiali) siano essi in alluminio o lamiera di ferro rappresentano la sicurezza maggiore nel caso di collisione con rocce o ostacoli. Uno scafo metallico, soprattutto se in alluminio, tende ad avere uno scarso “scivolamento” su rocce o scogli, ma il metallo tende ad abbozzarsi e nei casi più estremi può subire lacerazioni sottoforma di tagli; lo scafo però rimane integro e si deve far fronte alla conseguente falla salvando praticamente sempre la barca.
La riparazione è abbastanza semplice e necessita di poche risorse (che quindi si potrebbero trovare in posti meno frequentati). Una saldatrice ed un proprietario come te potrebbero essere in grado di provvedere alla riparazione.
Saluti,
Alex
A proposito!
Sia chiaro, eh, io non ho niente contro chi trascorre il suo tempo con la barca in porto! Anzi, devo dire che uno dei massimi divertimenti dell'andare per mare è proprio quando si giunge la sera in porto e si trascorrono un paio di giorni a bighellonare. In un porto di mare (per definizione), anche piccolino, non ci si annoia mai, si fanno incontri interessanti, ed effettivamente ci sono belle ragassuole che giacciono languide sui ponti delle barche vicine....
Ariciao,
Alex
Per l'amico Roberto.
Tu dici: "A me non risultano rivoluzioni, l'unica rivoluzione vera è il cristianesimo...voi ne avete altre?".
Beh, quello che penso io è che nella stessa frase dici una verità fondamentale supportata dalla più grande tra le bugie collettive.
Condivido la valutazione che di rivoluzioni che abbiano davvero portato beneficio a chi ha creduto e vissuto quella "fede" NON ne esistono. Già DURANTE l'azione rivoluzionaria stessa, non parliamo poi del DOPO.
Per quel che riguarda il cristianesimo se volessi fare lo spiritoso direi: Dio me ne guardi!
Se la religione cattolica (come le altre) fosse, per come ce l'hanno fatta conoscere, solo una grande mistificazione?
Molto semplicemente, ti consiglierei un piccolo-grande libro. Pessimo titolo (alla moda) ottimo contenuto.
"Il libro che cambierà per sempre le nostre idee sulla Bibbia" di Mauro Biglino.
l'Autore è uno studioso di storia delle religioni e traduttore di ebraico antico per conto delle Edizioni San Paolo.
Ti stimola una lettura (facile e scorrevole più di un ottimo romanzo) di ciò che esattamente, letteralmente "narra il testo biblico, letto nei codici ebraici più antichi"?
Io, vecchio agnostico, ho avuto questo desiderio, tu che ritieni il cristianesimo "l'unica grande rivoluzione" avrai altrettanto rispetto di ciò in cui credi?
Ti scrivo questo senza nessuna supponenza e come manifestazione di rispetto di ciò che affermi.
Ti propongo una lettura, come dice l'autore stesso, che è "una ricerca per liberi pensatori".
E' tuo desiderio esserlo (libero pensatore) o è un abbaglio che ho preso nel fare questa valutazione rivolta alla tua persona?
Ricercare è un obbligo morale verso se stessi, credere di aver raggiunto "la verità" è solo una possibilità che ne potrebbe scaturire.
Con affetto
FabrizioD
Sì, Alex, è così: una gran fluidità sociale, che determina l'espansione del sottoproletariato. Il ragazzo a 500 euro del call centre non è nemmeno un proletario, poiché non ha un contratto che lo lega nel tempo ad altri come lui.
In fin dei conti, non è forse vero che la vicenda Bertolaso trova origine da Anemone, uno che i mezzi di produzione li ha - è un boss della falegnameria - perciò, anche nella gran confusione apparente del "turbinìo" che descrivi, certi ruoli restano. Certo, la velocità di mutamento è cambiata, ma ti assicuro che ho visto personalmente figli della classe ex media (apparenti borghesi, tipo coppia di insegnanti) diventare proletari a 1000 euro.
Per quanto riguarda la barca, so che è stata una buona scelta, anche se io, per esperienza e competenza, preferivo lavorare sul legno.
Quel che dici è vero: i nuovi stucchi epossidici rapidi consentono di tappare un taglio nella lamiera in due ore, mentre la tieni sulle pompe.
Il pericolo maggiore non sono gli scogli, ma l'abbiamo creato noi: sono i container che cadono dalle navi.
99 affondano ed 1 rimane a pelo d'acqua: né il radar né il sonar lo vedono. Se hai fortuna puoi scorgerlo col binocolo, ma mica sei sempre lì a scrutare il mare.
Con una barca di plastica, 6 mm di fibra di vetro, sei a mollo. Con l'acciaio un po' meglio.
Sulla religione cattolica, ricordo che qualcuno la definì "una religione orientale, con una filosofia greca ed una liturgia latina". Fu indubbiamente rivoluzionaria, ma molti secoli or sono: oggi, mostra tutti gli anni che ha. Bioetica, ad esempio.
Potrà espandersi forse in Africa ma qui, come la vedo io, non avrà più niente da dire.
La gente percepisce bene o male il singolo prete, ma sulla gerarchia ha idee chiarissime: fa il paio con la casta politica.
Metà degli italiani credono nella reincarnazione, molti nel karma...insomma, vedo più una migrazione da Oriente verso di noi.
Bene: oggi, S. Giovanni, salgo a Torino per vedere i fuochi artificiali, poi andrò da mia madre.
Non spaventatevi se non ci sarà fino a Lunedì: so che il blog è in buone mani.
Carlo
In un primo momento ho pensato che il post fosse equiparabile alla lettura della composizione di "italiachedecide" che in qualche modo e' il paradigma del potere.
Poi, letto qualche commento, ho capito che era molto di più: è non solo un viaggio, ma è la speranza, meglio, la voglia di un approdo.
E penso al mio viaggio attuale, all'approdo a cui tendo, a cui nonostante tutti i mie sforzi non sò ancora dare sostanza, definizione compiuta.
E mi sovvien, come soccorso, Pasolini; e poi Charlot con il suo "Tempi Moderni", quanto mai profetico; e poi fa irruzione l'affascinante Woland...
« Ma allora chi sei tu, insomma? Sono una parte di quella forza che eternamente vuole il male ed eternamente compie il bene ».
Mi coglie, in omaggio a Fukuoka, il pensiero che...
Che La rivoluzione, quella globale esaustiva per una definitiva rinascita di un nuovo umanesimo è a portata di mano: basterebbe riconoscere che la semplice, straordinaria, complessita della natura e' inarrivabile da ogni possibile inimmaginabile potere acquisibile dall'uomo..
Doc
Ritorno a bomba sull'articolo letterario di Carlo.
In questo blog non si danno risposte esaustive, si scrivono impressioni, sensazioni, parziali esposizioni.
Non abbiamo la verità in tasca, nessuno di noi, nè tanto meno abbiamo fatto scoperte personali, originali, portando alla luce fonti uniche e inequivocabili, che ci pongono un gradino più in alto dei libri importanti che abbiamo studiato o semplicemente letto.
In tal senso, prendiamo a prestito ovvero commentiamo - si spera dopo aver maturato un certo tipo di consapevolezza sugli argomenti da noi affrontati-
Carlo, alla fine della fiera, ci ha proposto un argomento di dibattito, riassumibile con una semplicissima domanda; esiste o meno la possibilità di una alternativa politica in opposizione a questa casta politica che occupa per intero l'emiciclo parlamentare?
Poi, per mancanza di razionalità, abbiamo tutti divagato, finendo nelle secche del cianciare tanto per far prendere aria alle gengive o l'artrite alle dita.
Le risposte possibili potrebbero essere:
1) Non c'è un'alternativa, perchè la democrazia non esiste, il voto è un inganno, le mafie hanno in mano il Paese e se lo contendono con le relative caste.
2) L' unica soluzione è rovesciare il potere che ci governa con la violenza.
3) Fondare un nuovo movimento politico colorato.
4) Riformare il PD o ri-ri-fondare un PCI.
5) Credere che la Lega sia davvero la soluzione a tutti i nostri mali e di conseguenza accettare una inevitabile secessione che porti a una confederazione di macro-regioni.
6) Non credere più a nulla e astenersi e consigliare a chiunque l'astensione al voto come unica protesta praticabile.
5) Attendere le direttive di un guru o più umilmente di un Carlo, che ci racconti delle idee trattate a Bologna.
6) Fuggire dal Paese Titanic in barca, in moto, in aereo , in triciclo e non guardarsi più indietro con il rischio di trasformarci in statue di sale.
7) "Facciamo finta che, tutto va ben, tutto va ben", tanto c'è la pizza al sabato sera, le vacanze nelle seconde case dei genitori borghesi, i cognati che alla fine un posto per tuo figlio lo trovano, mediaset premium e sky-calcio.
8) Se tutti rubano facciamolo anche noi nel nostro piccolo, evadiamo l'evadibile, tanto c'è l'amico commercialista, l'amico avvocato, l'amico notaio, etc...
9) Non ci sarà mai nessuna alternativa, perchè siamo tutti italiani, tropo italiani, ce la caviamo guardando gli altri che affondano... tanto non tocca a noi e poi, rispetto agli altri stati siamo migliori.
...e quando saremo colpiti?
10) Non abbiamo bisogno di vera democrazia...noi sappiamo arrangiarci, siamo specializzati in questo.
Invito gli amici del blog a trovare altre alternative.
ciao
B.S.
Prima di partire, ho dato uno sguardo al blog ed ho letto il "decalogo" di Black e la meditazione di doc.
Credo che dovremmo soffermarci su questi punti per andare avanti: non certo per trovare chissà quale soluzione al nostro futuro prossimo, ma per mettere più fieno in cascina possibile per postdomani. Che, forse, non saremo noi a fruire.
Io credo che la risposta stia da qualche parte fra quelle indicate da doc, ma ritengo essenziale meditare attentamente il decalogo di Black, perché ogni scelta sarà sempre il male minore.
Per la prossima settimana preparerò un articolo più storico/economico: che ne dite, vediamo quali accettare e quali scartare fra i "punti" proposti da Black?
Ciao a tutti
Carlo
Da Apocalipse down a "Apocalipse now" entro a gamba tesa per darvi una notizia che solo pochi sapranno:
L' Italia è fuori, si fuori avete capito bene, non dall' euro, non dal patto Atlantico, non dal mercato comune Europeo no ,no, non è stata declassata da Moody è fuori dai mondiali.
Quanto mi " DISPIACE" ora gli Italiani per due mesi dovranno pensare solo a come pagarsi le ferie, a quanto costa il carburante ai distributori e a come fare a pagare le bollette a fine mese. Quanto mi dispiace che l' Italia ha perso, ora Bossi non potrà nemmeno dire che la partita ce la siamo comprata e poi finalmente gli operai di Pomigliano potranno fare sciopero senza che nessuno li incolpi di vedersi la partita.Infine quanto mi dispiace di questa sconfitta, ora forse, nei prossimi mesi, quando ci sveglieremo la mattina non ci sarà più Marcello Lippi con i suoi fidi scudieri a farci dimenticare che stiamo sprofondando nella MERDA....
Ciao e scusate la mia scarsa filosofia ma er coratella per questa si rimette a voi che siete molto più preparati di me. Un saluto affettuoso all' unica Italia che amo ovvero " questo Blog",
Caro BlackSkull detto il Tenebroso, un blog non è, ahimè, il posto più adatto per riuscire a dare una risposta esaustiva all'amletica domanda “esiste o meno la possibilità di una alternativa politica in opposizione a questa casta politica che occupa per intero l'emiciclo parlamentare? “ E' da quando frequento questo blog (ormai non ricordo più da quanto tempo...vista l'intensità dell'impegno) che Carlo O'Masto e noi commentatori vari (che ci susseguiamo postando commenti incessantemente) proviamo a dare un risposta a tale domanda, cercando di trovare non la soluzione ma almeno il bandolo di questa matassa ingarbugliata e appiccicosa che è l'attuale situazione socio-politico-culturale italiana.
E dunque, cari amici, proprio in considerazione dello sforzo che stiamo facendo che rivendico con forza il diritto di poter divagare ogni tanto dal tema principale con qualche digressione di pensiero!
Tant'è, ma voglio comunque accogliere l'esortazione del Tenebroso Balckskull e provare a commentare il suo decalogo (dodecalogo, in verità).
Il punto 1. ha un suo fondo di verità, e dobbiamo tenerne realisticamente conto: la democrazia in Italia è stata “accompagnata” dalle mafie sin dalla sua nascita. In Italia la libera concorrenza viene interpretata con il “mettiamoci d'accordo”, oltreché delle mafie, dei vari ordini professionali e delle varie caste e corporazioni che costellano la penisola e ne occupano ogni più remoto anfratto.
Il punto 2. Non vedo nell'attuale situazione sociale le condizioni perchè si possa arrivare ad una rivoluzione violenta. Abbiamo ancora troppo da perderci. (E poi io sono un non -violento, ho fatto il militare come vigile del fuoco)
Il punto 3. Ci possiamo stare. Ma la strada è “lunga e irta di ostacoli”. Anche perchè bisogna pensare a qualcosa che sia diverso da un partito “tradizionale”. Una forma di organizzazione diversa. Il movimento 5 stelle, ad esempio, è sicuramente diverso da un partito tradizionale (tipo IDV, UDC, PPP, QPOS, BHDKEU, LODP e chi più lettere ha più ne metta). Può piacere o meno, ma loro stanno provando ad innovare.
Il punto 4. Rispondo con una celebre battuta filmica: “Ma mi faccia il piacere!”
Il punto 5. La Lega è un partito tradizionale che si è ormai inserito alla grande nel sistema dei partiti italiani che contano. Ciò è garanzia sufficiente a scongiurare qualsiasi moto secessionista (almeno proveniente dalla Lega).
Il punto 6. Se non ci sono forze politiche che ci rappresentano astenersi dall'urna è un modo dignitoso di dare il proprio dissenso. Se poi si è in tanti, oltreché dignitoso diventa anche efficace nello scompensare il sistema politico.
Il punto7.(ex 5). Siamo tutti in attesa di qualche dritta. Carlo O'Masto ne ha date e ne dà. Ma oltre alle dritte abbiamo bisogno dei dritti. Chi si vuole sporcare le mani?
Il punto 8 (ex 6). Fuggire è un poco da vigliacchi. Ma comunque, per non saper leggere ne scrivere, è opportuno organizzare e tenere pronto un piano di fuga, “alla bisogna”. Chi è che non ha uno zio d'America? Teniamoci in contatto con lui...
Il punto 9 (ex 7). E sì, nel frattempo, perchè no? Mentre costruiamo qualcosa bisogna pur vivere in questo paese.
Il punto 10 (ex 8). E già, è proprio così. Siamo talmente furbi che per stanare i furbi che non rispettano le regole, ci inventiamo talmente tante regole e regolette, mettiamo talmente tanti pali e paletti, facciamo così tanti distinguo che alla fine uno per poter sopravvivere non può che comportarsi in modo parzialmente onesto, altrimenti diventa matto a voler star dietro a tutti gli adempimenti.
I punti 11 (ex9) e 2 (ex 10). Bè, sicuramente noi italiani nei casini ci muoviamo più agilmente di altri. E' quando va tutto bene che non ci raccapezziamo. Per questo da noi una “vera democrazia” come quelle mitteleuropee stenta a formarsi.
Ciao,
Alex
Caro Er coratella Marco,
come sai, date le cose che spesso accadono nello sport, esso può essere a ben ragione considerato come una metafora della vita.
L'Italia calcistica vista in campo stasera è un po' lo specchio dell'Italia di oggi: ferma, senza idee, senza coraggio, piena di paura per il timore di perdere quel misero qualcosa che ha già; in attesa di qualcuno che la guidi, ma quando questi entra in campo, poco può fare, poiché i giochi sono ormai fatti. Anche il tentativo di rialzare la testa è troppo tardivo: ormai gli avversari hanno troppo vantaggio e ci rimettono sotto con estrema facilità.
Loro, i calciatori, hanno perso una competizione sportiva.
Noi Italiani che cosa rischiamo di perdere? Non è che il nostro campionato l'abbimo già perduto?
Ciao,
Alex
Carissimo Halo,
leggerò senz'altro il libro e ti dico che di libri simili ne ho letti parecchi...ho anche studiato ebraico antico (ma con scarsi risultati) proprio per cercare almeno "il suono" del vecchio testamento (ti ricordo, in ogni caso, che è stato riscritto, anche quello ebraico, e i libri 'antichi' oppure 'originali' sono perduti)...
La cosa più importante, quando si legge la bibbia ed in particolar modo il vecchio testamento, è che tutto quello che vi è scritto non è storico (qualche volta lo è, ma direi 'per sbaglio') e va letto sempre in modo 'allegorico' o metaforico...chi ha scritto i libri della bibbia (alcuni dei quali sono stati scritti nell'arco di secoli, mi viene in mente Isaia)...non si è mai preoccupato dei fatti storici ma solo di quelli "spirituali" ovvero allegorici...
Mi vengono in mente, fra le figure sicuramente più "metaforiche" Melchisedek, nominato nella Genesi (provate a guardare nella wikipedia in inglese)...
Ogni frase, nella bibbia, si rifà ad una esperienza, o una indicazione, spirituale...gli ebrei avevano i leviti oggi noi abbiamo gli esegeti...
Il 'difetto' è proprio in questo: l'intepretazione...
essendo lasciata a pochi esperti l'interpretazione può essere in qualche modo "guidata"...ma questo, caro Halo, è un problema/limite umano e non altro...
In ogni caso quando ho scritto: "A me non risultano rivoluzioni, l'unica rivoluzione vera è il cristianesimo..." ho creato in realtà una frase criptica...
Non l'ho voluta spiegare meglio, fino ad ora, perchè i commenti hanno giustament preso altre vie, comunque:
volevo mettere a confronto le rivoluzioni di masse con la rivoluzione personale che è il cristianesimo, personale sì ma anche ed indissolubilmente sociale...
il vero cambio, nell'uomo, lo si ha attraverso il messaggio cristiano, che poi ci sia un po' di oriente va benissimo, Dio non ha parlato solo agli ebrei...anche ai Cananei o ai cinesi, Siux ecc...
la differenza, forse fondamentale, con le altri fedi è proprio nella componente sociale che il cristianesimo ha ed ad esempio il Buddismo no (o molto meno)...è sì vero che rispondiamo singolarmente a Dio ma è altrettanto vero che proprio Gesù ci dice: "da questo vi riconosceranno, che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amato"
Se vogliamo salvare la società umana ed uscire dal rapporto potenti/sudditi (per dirla con un eufemismo) l'unica vera rivoluzione (cha ha cmq già tanto inciso almeno nelle costituzioni di molti stati moderni) è quella personale ed intima del cristianesimo.
Ecco cosa intendevo.
Ma aggiungo, e l'ho già detto, che non è necessario diventare praticanti o abbandonarsi nelle mani della fede cristiana, l'esempio dei principii scritti nelle costituzioni è abbastanza calzante, tutti i cittadini li seguono e ne hanno benefici pur senza essere cristiani...
Però ci vuole uno 'zoccolo duro' di persone che si ispiri a questi principi:
-chi è ministro abbia la funzione di 'lavare i piedi' ai cittadini;
-chi è cittadino abbia la funzione di correggere il cittadino che ruba
(sempre Gesù dice: "se un tuo prossimo sbaglia diglielo, se non capisce, diglielo davanti a testimoni, poi davanti all'assemblea ecc ecc";
NOTA le mie citazioni dal vangelo sono assolutamente "a mano" mi interessa il significato e non la forma.
-chi ha una responsabilità la usi per servire e non per comandare;
-chi sbaglia si penta (ovvero si prenda la sua propria responsabilità);
-la società perdoni ed accolga in sè chi ha sbagliato;
-ognuno abbia il dovere di condurre una vita parca e mai sprecona per mantenersi in salute e mantenere il creato (cioè gli altri) nel miglior modo;
-ogni persona persegua la Pace con ogni forza e sacrificio (se necessario);
-nessuno sia forzosamente umile nè si infligga sofferenze che non siano necessarie per il bene degli altri;
mi fermo qui, spero di aver reso l'idea...
RA
La rivoluzione francese ha "eliminato" gli assolutismi? Certo, ma anche li ha trasformati.
Prima contava il colore del sangue poi il colore dei soldi, in ogni caso -prima e dopo la rivoluzione- la persona non conta niente...
Ha avuto cmq un a funzione di rimescolamento che ha fatto scaturire molte forze positive, però -mi ripeto- ha anche dato adito alle scorribande pre-nazi-fasciste di Napo in tutta europa...
salutations
RA
Per Alex.
Quello che intendo è che spesso l'eccessiva semplificazione nell'esposizione diventa strumento di manipolazione. Se cerchi di risalire all'origine e alle cause di un qualsiasi accadimento o personaggio la semplificazione, il più delle volte, non è possibile ne consigliabile. perchè appunto diviene banalizzazione.
Per Roberto.
Dolcissima la tua risposta sul vecchio testamento.
Ma, credimi, se tu davvero avessi letto "parecchi libri simili", mi avresti dato ben altra risposta.
Con l'invito alla lettura di quel libro non ti indicavo una ennesima "Verità Assoluta", ma un punto di partenza per una possibile discussione tra un credente ed un agnostico (ex ateo) quale io mi reputo.
Questo mi collega ad una risposta per Blakskull.
Su quali basi formative e strategie e speranze unirsi?
Molti di noi (uomini, ma anche semplicemente partecipanti a questo blog) ritengono di avere in comune col Prossimo, assai di più di quello che in realtà vi sia.
Ancora d'accordo con Carlo e Faremondo: individuare davvero il pensiero che possa sottostare (generare) una organizzazione e una strategia e un obiettivo.
E questo punto di partenza è certo il più arduo anche per una semplice organizzazione di...quartiere, figuriamoci!
Camilleri-Montalbano forse direbbe: mi sono fatto persuaso di una strada da percorrere assieme, senza sapere da dove parte e dove conduce.
Ciao a tutti
FabrizioD
Vorrei aggiungere qualcosa al decalogo BlackSkull:
-abolizione degli interessi (qualsiasi forma) sul denaro con trasformazione delle banche in agenzie per servizi di custodia e prestito denaro fra cittadini, con intermediazioni senza deleghe fra chi fornisce il credito e chi riceve il prestito, ovviamente trattenendo (le banche intermediarie) un equo compenso (0,5 oppure 1 % massimo)
salutations
RA
PS: era tanto che volevo scrivere il mio sogno adolescenziale: "abolizone totale delle banche e degli interessi" in un blog, grazie
Carlo e B.S. per avermene dato l'occasione.
Per Roberto
Una parte del tuo sogno, strano a dirsi, è usato con successo dal modello della "Banca Islamica".(sarebbe interessante approfondirne i meccanismi finanziari, ma, dovrei passare un po' di tempo a ricercarne gli elementi portanti da esporre sul blog)
Sul cristianesimo.
Il cambiamento interiore dell' uomo, sotto l'influsso della fede,( di qualunque fede, marxismo e tutti gli -ismi inclusi), non è condizione sine qua non , per una modifica permamente di un paradigma socio-economico-politico.
E' largamente dimostrato che, lo strato profondo della corteccia cerebrale, interviene quando, situazioni di stress psico-fisico, non possono essere ulteriormente placate con il solo uso dei lobi prefrontali.
Non a caso, la fede ha sempre più bisogno di miracoli e le guerre di eroi e capri espiatori o nemici, per rivitalizzarsi.
La fede è la ragione vanno considerate come espressioni di meccanismi complessi dell'organizzazione psico-socio-biologica del mammifero uomo.
Interessante è l'accostamento, già compiuto da pensatori di alto calibro, tra l'eucarestia e i riti tribali/cannibalici, che si rifanno a piccole comunità, più che all'organizzazione sociale complessa.
Ergo, i movimenti religiosi, non cambiano la struttura della società, nè quella antropologica della parentela, nè la suddivisione in classi o il rapporto potenti/sudditi che si rovescia in pastori/gregge.
Altra cosa è l'ascetismo...ma qui si esce dalla società civile per entrare in un asylum, per dirla alla Goffmann.
Le religioni e i loro impianti ideo/teologici, fanno leva sul senso del divino, del mistero, stimolando immaginazione, fantasia e creatività.
La politica, somma invenzione greca, risponde a un preciso anelito razionale, di causa-effetto, suffragato da prove.
(Emanuele Severino e il suo allievo Galimberti, hanno scandagliato in profondità gli argomenti di cui sopra).
Per tutti gli amici del blog
La classe dirigente/dominante, si rigenera costantemente usando questi poteri:
1) Economico/energetico
2) Amministrazione o potere esecutivo
3) La legge
4) Comunicazione
5) Informazione
A noi, non resta che il sesto potere:
INTERNET
Come si può armonizzare il nostro uso della rete con gli eventi che colpiscono il Paese e più in generale, la trasformazione del capitalismo odierno in SuperImperialismo?
con profondo rispetto
B.S.
Nel dodecalogo di Tenebroso-Black skull manca una importante possibilità di azione:
resistere, resistere, resistere.
Resistere è una forma dell'agire: senza scappare, rubare, turarsi il naso, ecc. adottiamo misure di resistenza, anche passiva (Gandhi aiutaci tu).
Come bloccare la trasformazione del capitalismo odierno in SuperImperialismo?
Acrescere, acrescere, acrescere è il nuovo verbo che ci deve ispirare, guidare, condurre.
Usiamo internet per diffondere l'acrescita in ogni dove.
Saluti,
Alex
Finchè la materia è pensata come ideale è difficile sfuggire all'ordine presente delle cose, anche se dopotutto non è neppure tanto facile stargli dietro.
Il PD rappresenta l'artistocrazia di quello che una volta si diceva proletariato, cioè rappresenta quella categoria cosiddetta dei professionisti del disagio. In letteratura se ne trova una quantità notevole e lodevole.
Ottimo post.
Per S.Moracchi.
Ho letto il tuo post, sul tuo blog "Il pensiero Attuazionista", giudicandolo molto interessante.
Il tuo sforzo di una ri-collocazione razionale e non buonista, del pensiero di Preve , ovviamente, deve essere preso in seria considerazione e non certo ri-abilitato, sposando una moda politically correct, dove tutti sono ammessi nel circo degli intellettuali (anche i brutti anatroccoli filo-hegeliani, sempre e a torto, considerati pre-marxisti).
Sono d'accordo con te, che ad oggi "l'individuo consapevole di sè è tuttavia impotente socialmente" ( l'è, copula, l'ho inserita io in luogo della tua congiunzione.)
La domanda che mi sembra giusto rivolgerci, ispirati tutti dal tuo intervento è:
"Quanto siamo consapevoli, e, in ragione di questa consapevolezza del declino del Paese e della sua sinistra (non certo Hegeliana), quanto ci sentiamo impotenti nell'affrontarlo?"
Potrebbe esistere un'equazione di diretta proporzionalità:
>consapevolezza=>immobilismo ?
ciao
B.S.
Anch'io mi pongo la tua stessa domanda e penso che dalla sua risposta dipenda la possibilità di una giusta prospettiva che faccia carta straccia di una serie di incostrazioni putride che il novecento ci ha consegnato per mezzo di personaggi ben rappresentativi.
Come te sono d'accordo che non tutti abbiano il diritto di sedersi al tavolo dell'intellettualità.
Stefano
Carlo ascolta qua.
Berlusconi dice al G8 che presto ci sarà un attacco israeliano all'Iran.
Dopo un giorno il capo della CIA annuncia che l'Iran ha uranio sufficiente per due bombe atomiche.
Non pensi che a breve avremo un attacco nucleare all'Iran?
Gradita un a tua considerazione.
Ciao
Orazio
In tema di strategie militari, sarebbe interessante aprire una discussione sulla rappresentazione cartografica mondiale, che già Edoardo Galeano, nel suo libro "A testa in giù", aveva segnalato come volutamente falsata.
Tenete conto che tutte le immagini satellitari, vengono corrette in base alla cartografia imperiale ufficiale.
In sintesi, noi non abbiamo una vera rappresentazione del mondo in cui viviamo.
Chissà quante altre rappresentazioni sono falsate, in tutti gli ambiti scientifici.
Poi, in base a questi confini, pensiamo alla dislocazione delle basi militari USA.
Infine, guardate come nelle recenti mappe, l' Iran, improvvisamente, da qualche anno, sia diventato quasi grande quanto l' India e più estesa dell' Arabia Saudita.
Gli stati si gonfiano e si sgonfiano, cartograficamente parlando, a seconda dell' interesse politico-militare che devono suscitare nell'opinione pubblica: se sono Stati canaglia, devono diventare grossi, così da fare molta più paura o piccoli da farli sentire innocui.
Guardate lo Yemen che con i suoi 530.000 kmq dovrebbe apparire molto più grande dell'Oman che ne ha la metà e molto più vicino all'Afghanistan, nonchè 1/4 dell'Arabia Saudita che apparentemente, sembra grande più dell' India.
E il Kazakistan quasi il doppio dell' India, quando è più piccolo.
E non pensate che sia un problema di distorsione sferica, è già stato dimostrato essere una balla!!
Un cartografo tedesco, ha riprodotto la vera mappa mondiale, sempre citato da E.Galeano nel suddetto libro.
Tutto è percezione, compresa la guerra e l' Impero lo sa molto bene.
ciao
B.S.
Cari amici,
sono piacevolmente sorpreso dai molti spunti del dibattito.
Vorrei avvertire che, durante la stagione estiva, sarò meno presente.
Le ragioni sono: madre (83) + orto, suocera (91) + orto , barca e qualche giorno di vacanza.
Non mi definisco più un "ortolano" bensì un operaio agricolo itinerante.
Quando sono da mia madre o da mia suocera non ho collegamento al Web: devo studiare la possibilità di una chiavetta, ma non so se esistono "a consumo".
La barca richiede un'attenzione costante: mi muovo in un universo (la ricostruzione) nel quale ho poca esperienza e, dunque, c'è sempre una costruzione logica dinamica nella mia mente.
Questo per farvi capire le ragioni dei miei "silenzi".
Sulla strategia per il futuro non credo che esista altro che ampliare la base di consapevolezza, da un lato, e dall'altro esplorare le potezialità di una politica nuova, che oggi non esiste. Cose pratiche: energia, agricoltura, risorse, ecc.
A Luglio verranno da me Emanuele e Franco di Faremondo e discuteremo il da farsi: purtroppo, la stagione estiva in questo senso non aiuta. Ci vuole tempo (e gente che sia a casa!).
Mentre ero nell'eremo, da mia madre, ho scritto un articolo sulla politica estera con molti riferimenti storici, che vedo sposarsi in pieno con alcuni commenti di questo articolo. Miracolo della condivisione!
Ciao a tutti
Carlo
Resistere, resistere, resistere.
Caro Tenebroso BlackSkull.
A quale rappresentazione cartografica ti riferisci?
Perchè dal punto di vista prettamente tecnico geometrico ci sono delle belle differenze.
Non so quale dimostrazione tu abbia incontrato che abbia defnitiavemente stabilito che il problema di distorsione sferica sia una balla; io so solo che per poter rappresentare la superficie terrestre, elemento tridimensionale sferoidale (una palla, suvvia), su di un foglio, elemento a due dimensioni, è necessario fare una cosiddetta "proiezione". Detta proiezione viene ottenute con delle operazioni (matematiche e trigonometriche), e quando "distendo" una curva su di un piano ho per forza di cose una deformazione: essa fa si che quella curva una volta adagiata sul piano non abbia più la stessa lunghezza.
Esistono svariati tipi di proiezioni e ciascuna introduce una sua deformazione. E questo fatto non è sotto il controllo dell'imperialismo capitalista.
Le carte che siamo abituati in genere a vedere (tipo quella attaccata sulla parete delle classi di scuola), sono state disegnate utilizzando la proiezione, cosiddetta, del Mercatore. Questa introduce delle distoraioni nella rappresentazione delle aree via via crescenti man mano che ci si allontana dall'equatore (ad esempio, la Groelandia, che appare grande quanto l'Africa, è invece circa 14 volte più piccola dell'Africa). La maggior parte delle differenze che tu descrivi sono ascrivibili a questo fenomeno.
Anche la mappa da te citata del tedesco Peter Arno si basa su una proiezione, la cosiddetta proiezione Gall (anche nota come Gall-Peter) che mantiene uguali le aree passando dal tridimensionale al bidimensionale, ma introduce altri tipi di distorsioni. E lo si può vedere guardandola....
A parte queste ovvie considerazioni, è molto probabile che nel subconscio a noi occidentali faccia piacere, osservando una carta del Mercatore, essere cartograficamente rappresentati più grandi di quello che siamo. Ma, al di là di questo (che comunque non è poco, viste le considerazioni che portarno Arno a rivalutare la proiezione Gall) non mi pare di aver riscontrato un aumento delle dimensioni dell'Iran o altre cose del genere...
Per Carlo O'masto. Esistono varie offerte di chavette a consumo. Io ne uso una che ha il costo di 0.90 centesimi al minuto (senza limiti di download), che, almeno un paio d'anni fa, era la più conveniente (offerta da un provider dal nome numerico breve...). Ora ce ne se sono anche altre, tipo pago solo due euri al giorno, solo quando quel giorno mi connetto, e poi posso stare connesso quanto voglio (ma c'è un limite sul download, credo). Insomma, ci sono varie possibilità.
Saluti,
Alex
acrescita, acrescita ,acrescita
Per Alex
mi riferisco a questo link e non solo, e non si tratta di subconscio, ma di regole di matematica complessa usate in diverso modo da Arno.
http://www.homolaicus.com/
economia/geografia/
geografia-antropica/51.htm
grazie cmq per le tue importanti precisazioni.
ciao
B.S.
Grazie Alex e condivido:
resistere, resistere, resistere
e noi montanari ne abbiamo esperienza millenaria
per BlackSkull:
"Non a caso, la fede ha sempre più bisogno di miracoli e le guerre di eroi e capri espiatori o nemici, per rivitalizzarsi."
Per mia personale esperienza ed anche per il messaggio evangelico "beati quelli che pur non avendo visto...crederanno" ti posso dire che chi vive la fede più profonda non ha bisogno di miracoli e -di solito- ne diffida.
Secondo quello che colgo dai tuoi scritti mi sembra che tu sia molto ferraro culturalmente (molto più di me) sull'argomento ma abbia poca esperienza sulle persone.
E' sì vero che la maggior parte dei cristiani corrono dietro a relique e miracoli ed è altrettanto vero che anche buona parte di quelli un po' più avanti nella ricerca delle Fede, facciano buon viso a certe manifestazioni (ti assicuro solo per motivi di tradizione ed accoglienza versi i fratelli più "ingenui")... Ma per esperienza diretta ti posso dire che moltissimi cristiani credono solo in Cristo ed al Suo messaggio evangelico ed insieme credono nell'uomo...le chimere sono per altri...
Nel Vangelo, quando Gesù compie il miracolo della resurrezzione di Lazzaro, si dice che non tutti credettero al miracolo seppure avessero assistito direttamente;
sempre nei Vangeli c'è scritto più o meno così: "molti altri fatti sono avvenuti, questi sono stati scritti perchè crediate"
Queste due mie imprecise citazioni non sono altro che la rappresentazione allegorica del messaggio più caro di Gesù: la Fede non la si raggiunge attraverso i miracoli.
Allora il volo? Il piede sulla Luna? L'energia atomica? I progressi della medicina? Le grandi opere ingeneristiche? Internet?
Questi sono tutti "miracoli" che dovrebbero avere un sacco di fedeli...e forse li hanno!?
grazie B.S. per il tuo grande contributo alla mia cultura,
grazie ad Alex anche per la lezione sul Mercatore
(ho studiato da pilota, cartografia ecc ed in più ho un diploma -poco usato- da geomatra e tu letteralmente mi hai tolto le parole di bocca)...
salutations
RA
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