La concomitanza della sentenza della Corte Costituzionale e del maxi risarcimento (750 mln) per l’affaire Mondadori, più la presentazione dell’associazione “Italia Futura” di Luca di Montezemolo e, in aggiunta, l’apertura della procedura d’infrazione per l’Italia per deficit eccessivo – che comprende anche altri Paesi, ma che per l’Italia è stata motivata per “problemi strutturali” – non sono certo casuali. E’ uno di quei momenti nei quali la storia gira di boa: solo lo skipper attento se n’avvede.
Il destino di Silvio Berlusconi – delle sue televisioni, delle sue battute e delle sue puttane – francamente, giunti a questo punto, c’appassiona ben poco.
Starà a lui decidere se accettare un compromesso che preveda una clausola di salvaguardia per il suo patrimonio, oppure decidere di salire con Bossi fino alla “Ridotta della Valtellina”.
Rimanendo in metafora, il 7 Ottobre 2009 è paragonabile allo sbarco in Sicilia del 10 Luglio 1943: il 25 Luglio, l’8 Settembre ed il definitivo 25 Aprile furono solo le ovvie conseguenze.
Uscendo di metafora, è oramai chiaro che la parabola di Berlusconi s’avvia al definitivo declino: i prossimi mesi ci riserveranno infiniti tira e molla giudiziari, convocazioni per i processi, opposizioni per “motivi istituzionali” e via discorrendo. Il destino, però, è segnato.
Qualcuno si domanderà quale sia stata la causa scatenante: le puttane d’alto bordo sono sempre esistite, eppure non hanno mai condizionato la vita di un governo. Lo scandalo Profumo? Sì, ma Christine Keeler era molto vicina ai servizi sovietici e nemmeno la Lewinsky riuscì a scalzare Clinton: non ci risulta che la D’Addario sia una “pedina” di chissà quale servizio segreto, tanto meno che lavori per un’opposizione inesistente.
Il problema di Silvio Berlusconi è che la sua condotta morale, il suo agire nel panorama economico ed il suo carattere sbruffone offrono migliaia di pretesti per attaccarlo. Lui stesso, che non lo riconoscerà mai pubblicamente, se ne sarà reso conto.
Dove cercare, allora, le ragioni di questo scacco, il quale avviene con motivazioni che la Corte non prese nemmeno in esame per il precedente “Lodo Schifani”, ossia la non costituzionalità della legge?
Bisogna scendere un poco dai titoli roboanti, da partita di calcio: capire che – in fin dei conti – quel che conta è il denaro, l’economia.
Se la sentenza della Corte ed il risarcimento per il processo Mondadori possono essere circoscritti all’ambito nazionale – sottolineo, possono – la procedura d’infrazione per l’Italia (soprattutto la motivazione) e “l’apertura” di Montezemolo non sono fatti interni.
La famosa “pista inglese”, che portava a Mario Draghi, è svanita poiché Fini ha messo le mani avanti: niente governi tecnici o istituzionali. Dello stesso tenore le dichiarazioni d’altri politici.
Il problema dell’Italia è che, se essa fosse semplicemente la Grecia od il Portogallo, non sarebbe un problema. Ecco ciò che spaventa Bruxelles.
Invece, l’Italia è un grande Paese in Europa, una nazione popolosa con un apparato produttivo diversificato in molti settori: l’industria, però, che non tira più, crisi o non crisi finanziaria, perché “imballata” da troppi anni di non-governo. I “numeri” negativi italiani sono alti ed impressionano poiché non sono stati generati dalla crisi finanziaria internazionale, se non di riflesso, bensì da un andazzo che va avanti da un ventennio e che non riesce a trovare soluzioni.
Silvio Berlusconi s’è sempre piccato (insieme a Bossi) d’essere il paladino della piccola e media impresa, quella che dovrebbe (a dir loro) “resuscitare” l’Italia dallo stato d’abbandono nel quale si trova.
Governi di varia natura hanno messo a disposizione dell’apparato produttivo italiano, polverizzato in mille realtà sul territorio, provvedimenti legislativi da brivido: i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Anni nei quali è mancata totalmente ogni forma di programmazione economica, vissuti “pericolosamente”, ammettendo l’inammissibile. Tanto per citarne una, lo scempio di una legge (30 o Biagi, come vi pare) che ha consentito d’abbattere i costi della manodopera a livelli di Terzo Mondo. Ha prodotto qualche effetto? Nessuno. Perché?
Poiché l’imprenditoria italiana ha utilizzato quelle norme non per creare imprenditoria d’avanguardia, al fine di trasformare quei posti in lavoro sicuro, bensì per tentare di produrre cinturini per orologi ad un centesimo in meno della Malaysia. Fallendo.
In questo senso, l’Italia sì che s’è staccata dal resto d’Europa, finendo in una deriva che nessuno riesce più a capire: l’istruzione è ridotta a classi di 40 persone – sì, è giusto! – gli infortuni sul lavoro sono uno stillicidio di morti – sì, è normale! – le esportazioni languono: sfiga.
Ovviamente, questo quadro – lo rammento a chi, come chi scrive, crede fermamente che le ricette europee siano soltanto un diverso aspetto del turbo-capitalismo, niente che possa donarci un futuro onorevole – è tutto interno ad un dibattito delle borghesie: noi, i paria, non c’entriamo niente. Saremmo fessi, però, a non mettere questi processi sotto la lente d’ingrandimento, perché ci riguardano.
In quale ottica, allora, dobbiamo considerare “l’uscita” (ampiamente prevista) di Montezemolo: il nuovo Signor Fiat cosa ci vuole raccontare?
Dopo il fallimento della piccola e media impresa, Montezemolo torna sulla scena per riunire il “salotto buono” della grande borghesia, quello che un tempo si radunava sotto le insegne del Partito Liberale.
In buona sostanza, ad un capitalismo bislacco lasciato in mano ad incompetenti, Montezemolo oppone una visione del “futuro” che è nuovamente appannaggio della grande impresa, la sola che può competere negli scenari internazionali poiché ha “fiato” per promuovere la ricerca, ha “tempi” che le consentono la perdita, nell’attesa di tornare a conquistare mercati.
Lo schieramento politico non-berlusconiano (Fini compreso, presente alla presentazione di “Italia Futura”) sembra sposare in toto le prediche di padron FIAT: vai, Luca, mostraci la strada, saremo con te fino alla vittoria! O alla morte.
Sì, perché si tratterà soltanto di un nuovo modo per “adattare” gli schemi berlusconiani – nessun diritto per i lavoratori, chi s’oppone è comunista, chi scrive contro è un “nemico”, ecc – al nuovo scenario: avremo così dei Fini, dei Casini e dei Bersani che ci racconteranno le medesime solfe un’ottava più alte o più basse, a scelta.
La vera riflessione che dovremmo porci è che questo sistema – il capitalismo – non funziona più, perché siamo in grado di produrre ogni bene in quantità incommensurabili, ma non troviamo sufficienti acquirenti.
Ecco, allora, aprirsi la strada della decrescita: produrre quel che serve, riportare indietro l’orologio alle comunità legate da reali vincoli d’appartenenza, senza cedere – parallelamente – ai localismi.
Le sperimentazioni, nel Pianeta, esistono ed hanno dato risultati più che confortanti: auto-produzione d’energia e di prodotti alimentari di qualità, gestione comunitaria dell’educazione, interazione cosciente e consapevole con il territorio.
Queste sarebbero conquiste, veri passi in avanti per tentare di consegnare ai nostri figli un futuro migliore: invece, sembra che il match sia tutto centrato sui processi, sui Galli, sulle parole vuote e sulle puttane.
Osserviamo pure, ma restiamone fuori.
Il destino di Silvio Berlusconi – delle sue televisioni, delle sue battute e delle sue puttane – francamente, giunti a questo punto, c’appassiona ben poco.
Starà a lui decidere se accettare un compromesso che preveda una clausola di salvaguardia per il suo patrimonio, oppure decidere di salire con Bossi fino alla “Ridotta della Valtellina”.
Rimanendo in metafora, il 7 Ottobre 2009 è paragonabile allo sbarco in Sicilia del 10 Luglio 1943: il 25 Luglio, l’8 Settembre ed il definitivo 25 Aprile furono solo le ovvie conseguenze.
Uscendo di metafora, è oramai chiaro che la parabola di Berlusconi s’avvia al definitivo declino: i prossimi mesi ci riserveranno infiniti tira e molla giudiziari, convocazioni per i processi, opposizioni per “motivi istituzionali” e via discorrendo. Il destino, però, è segnato.
Qualcuno si domanderà quale sia stata la causa scatenante: le puttane d’alto bordo sono sempre esistite, eppure non hanno mai condizionato la vita di un governo. Lo scandalo Profumo? Sì, ma Christine Keeler era molto vicina ai servizi sovietici e nemmeno la Lewinsky riuscì a scalzare Clinton: non ci risulta che la D’Addario sia una “pedina” di chissà quale servizio segreto, tanto meno che lavori per un’opposizione inesistente.
Il problema di Silvio Berlusconi è che la sua condotta morale, il suo agire nel panorama economico ed il suo carattere sbruffone offrono migliaia di pretesti per attaccarlo. Lui stesso, che non lo riconoscerà mai pubblicamente, se ne sarà reso conto.
Dove cercare, allora, le ragioni di questo scacco, il quale avviene con motivazioni che la Corte non prese nemmeno in esame per il precedente “Lodo Schifani”, ossia la non costituzionalità della legge?
Bisogna scendere un poco dai titoli roboanti, da partita di calcio: capire che – in fin dei conti – quel che conta è il denaro, l’economia.
Se la sentenza della Corte ed il risarcimento per il processo Mondadori possono essere circoscritti all’ambito nazionale – sottolineo, possono – la procedura d’infrazione per l’Italia (soprattutto la motivazione) e “l’apertura” di Montezemolo non sono fatti interni.
La famosa “pista inglese”, che portava a Mario Draghi, è svanita poiché Fini ha messo le mani avanti: niente governi tecnici o istituzionali. Dello stesso tenore le dichiarazioni d’altri politici.
Il problema dell’Italia è che, se essa fosse semplicemente la Grecia od il Portogallo, non sarebbe un problema. Ecco ciò che spaventa Bruxelles.
Invece, l’Italia è un grande Paese in Europa, una nazione popolosa con un apparato produttivo diversificato in molti settori: l’industria, però, che non tira più, crisi o non crisi finanziaria, perché “imballata” da troppi anni di non-governo. I “numeri” negativi italiani sono alti ed impressionano poiché non sono stati generati dalla crisi finanziaria internazionale, se non di riflesso, bensì da un andazzo che va avanti da un ventennio e che non riesce a trovare soluzioni.
Silvio Berlusconi s’è sempre piccato (insieme a Bossi) d’essere il paladino della piccola e media impresa, quella che dovrebbe (a dir loro) “resuscitare” l’Italia dallo stato d’abbandono nel quale si trova.
Governi di varia natura hanno messo a disposizione dell’apparato produttivo italiano, polverizzato in mille realtà sul territorio, provvedimenti legislativi da brivido: i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Anni nei quali è mancata totalmente ogni forma di programmazione economica, vissuti “pericolosamente”, ammettendo l’inammissibile. Tanto per citarne una, lo scempio di una legge (30 o Biagi, come vi pare) che ha consentito d’abbattere i costi della manodopera a livelli di Terzo Mondo. Ha prodotto qualche effetto? Nessuno. Perché?
Poiché l’imprenditoria italiana ha utilizzato quelle norme non per creare imprenditoria d’avanguardia, al fine di trasformare quei posti in lavoro sicuro, bensì per tentare di produrre cinturini per orologi ad un centesimo in meno della Malaysia. Fallendo.
In questo senso, l’Italia sì che s’è staccata dal resto d’Europa, finendo in una deriva che nessuno riesce più a capire: l’istruzione è ridotta a classi di 40 persone – sì, è giusto! – gli infortuni sul lavoro sono uno stillicidio di morti – sì, è normale! – le esportazioni languono: sfiga.
Ovviamente, questo quadro – lo rammento a chi, come chi scrive, crede fermamente che le ricette europee siano soltanto un diverso aspetto del turbo-capitalismo, niente che possa donarci un futuro onorevole – è tutto interno ad un dibattito delle borghesie: noi, i paria, non c’entriamo niente. Saremmo fessi, però, a non mettere questi processi sotto la lente d’ingrandimento, perché ci riguardano.
In quale ottica, allora, dobbiamo considerare “l’uscita” (ampiamente prevista) di Montezemolo: il nuovo Signor Fiat cosa ci vuole raccontare?
Dopo il fallimento della piccola e media impresa, Montezemolo torna sulla scena per riunire il “salotto buono” della grande borghesia, quello che un tempo si radunava sotto le insegne del Partito Liberale.
In buona sostanza, ad un capitalismo bislacco lasciato in mano ad incompetenti, Montezemolo oppone una visione del “futuro” che è nuovamente appannaggio della grande impresa, la sola che può competere negli scenari internazionali poiché ha “fiato” per promuovere la ricerca, ha “tempi” che le consentono la perdita, nell’attesa di tornare a conquistare mercati.
Lo schieramento politico non-berlusconiano (Fini compreso, presente alla presentazione di “Italia Futura”) sembra sposare in toto le prediche di padron FIAT: vai, Luca, mostraci la strada, saremo con te fino alla vittoria! O alla morte.
Sì, perché si tratterà soltanto di un nuovo modo per “adattare” gli schemi berlusconiani – nessun diritto per i lavoratori, chi s’oppone è comunista, chi scrive contro è un “nemico”, ecc – al nuovo scenario: avremo così dei Fini, dei Casini e dei Bersani che ci racconteranno le medesime solfe un’ottava più alte o più basse, a scelta.
La vera riflessione che dovremmo porci è che questo sistema – il capitalismo – non funziona più, perché siamo in grado di produrre ogni bene in quantità incommensurabili, ma non troviamo sufficienti acquirenti.
Ecco, allora, aprirsi la strada della decrescita: produrre quel che serve, riportare indietro l’orologio alle comunità legate da reali vincoli d’appartenenza, senza cedere – parallelamente – ai localismi.
Le sperimentazioni, nel Pianeta, esistono ed hanno dato risultati più che confortanti: auto-produzione d’energia e di prodotti alimentari di qualità, gestione comunitaria dell’educazione, interazione cosciente e consapevole con il territorio.
Queste sarebbero conquiste, veri passi in avanti per tentare di consegnare ai nostri figli un futuro migliore: invece, sembra che il match sia tutto centrato sui processi, sui Galli, sulle parole vuote e sulle puttane.
Osserviamo pure, ma restiamone fuori.
Articolo liberamente riproducibile nella sua integrità, ovvia la citazione della fonte.
28 commenti:
La sintesi ultima di questo tuo l'ho sentita dire tante volte, in questi giorni, che ormai non saprei più citare la fonte originaria: "in Italia non si discute su 'come' governare ma solo su 'chi' dovrà governare"...il come è lasciato alle tasche di pantalone.
Tutte le balle sul governo di programma o sul programma di governo, sono sempre state balle...è da vent'anni che nessun governo (se si eccettuano forse le due brevi parentesi dei 'prodi') in italia si pone obiettivi futuri...e se ne vedono le tristi conseguenze...
Siccome lo dico dal 1993 dovrei essere contento, ed invece no, assolutamente ed anzi setterò da subito di dire che "l'avevo detto" perché mi sembrerebbe un mancanza di rispetto verso chi mi ascolta.
I governi italiani degli ultimi 20 ann sono stati guidati come i comandanti pirati guidavano i loro galeoni...a vista, a braccio, alla giornata e sopratutto sempre e solo contro piccole navi indifese, piene di peones da spennare facilmente...come le navi dei pirati c'era un 'uomo solo al comando' un grandissimo statista, il secondo grandissimo statista dopo quello degli anni 20 e 30...
un vero uomo 'duro ' e puro...qulcuno disse (attorno alla metà degli anni 90) il vero leader della Lega è Silvio e non altri...forse alla luce di questo, oggi, si capiscono tante cose...
salutations
RA
Verrebbe da citare pochi versi di una canzone di Francesco Guccini, già sono passati 15 anni ma sarebbe ancora attuale (eeeh, le "buone abitudini" non muoiono mai).
Soltanto i pochi che s'incazzarono
dissero che era l'usato passo
fatto dai soliti che ci marciavano
per poi rimetterlo sempre là, in basso
Intendiamoci, non è che togliersi dalle balle "Testa d'asfalto" sia un male, anzi. Tuttavia sono d'accordo con te nel pronosticare che per noi "popolino", per noi "contuntubo" cambierà poco. Adatteranno, come dici, gli schemi berlusconiani al nuovo scenario e via così. Fino alla prossima crisi, inevitabile in quanto il turbo-capitalismo funziona perfettamente solo a due condizioni che ovviamente non si verificano mai: la perfetta simmetria delle informazioni, uguali per tutti, e una disponibilità illimitata di risorse, l'energia prima di tutto, ma non solo.
Il primo sarà pure un fattore politico e/o di (in)giustizia sociale, eliminabile se si volesse (ma non si vuole mai). Il secondo fattore è dovuto semplicemente alle leggi della Fisica, diciamo che c'è qualche speranza di "metterlo a posto" nel prossimo eventuale universo. Non prima.
Quindi prima o poi l'umanità dovrà arrivare per forza ad una decrescita, a produrre quel che serve e non altro, a distribuire i beni in maniera più equa. Non uguale, perché non è vero che siamo tutti uguali, ma più equa. Il problema sarà se arrivarci in modo ordinato e consapevole oppure in modo caotico. Spero nella prima opzione, temo fortemente che si verificherà la seconda.
Anche perché chi può "pilotare" questa transizione? In Italia, non certo la sinistra (chi? Quell'armata brancaleone che però non fa neanche ridere, talmente imbelle e/o collusa da indurre gli italiani a votare in massa per uno come Berlusconi, e a rivotarlo e a rivotarlo ancora? Per quindici anni). Quindi chi dovrebbe liberarci da quei parassiti utili solo a se stessi dei turbo-capitalisti dovrebbero essere... loro stessi.
Ovviamente non lo faranno mai, ci si arriverà crisi dopo crisi, finché sarà proprio impossibile fare altrimenti. Difficilmente sarà indolore.
Caro Bertani,
le sue analisi sono sempre lucide ed efficacissime. Un mio amico di Berlino che lavora alla Reuters mi diceva, poco prima delle elezioni del 2006: "O cambiate direzione oppure entro pochi anni farete la fine dell´Argentina. Economicamente parlando, siete finiti. Vi resta solo il cibo e un po´di calcio interessante". Due governi di colore diverso non hanno saputo far nulla, uno per inettitudine congenita e quello successivo perchè troppo impegnato a proteggere gli interessi personali del premier. A questo punto,a mio avviso,c´è solo il dubbio tra la soluzione argentina e quella jugoslava.
Saluti da Stoccarda
Gianguido Mussomeli
Caro Mozart2006,
sul calcio interessante comincio ad avere qualche dubbio, visto le legnate che prendiamo ormai regolarmente in campo internazionale.
E, a dirla tutta, anche riguardo al cibo, non che si possa dormire sugli allori. Il modo di cucinarlo resta probabilmente il migliore al mondo, la qualità degli ingredienti invece risente (e come potrebbe essere altrimenti?) della globalizzazione (e quindi chissà da dove viene e come è stato prodotto), delle "furberie" tipicamente italiote (ed ogni tanto i NAS scoprono cose da far rizzare i capelli. Anzi, da far vomitare), degli scempi ambientali che sono ormai pratica comune (scarichi tossici ed illegali non di rado a pochi metri da zone in cui si fanno prodotti "tutelati" e "garantiti").
A proposito, che l'Argentina sia dietro l'angolo lo dice anche qualcun altro, vedi ad esempio:
http://www.eugeniobenetazzo.com/ottobre_rosso.htm
Ecco, a parte le conclusioni (ho le mie perplessità su Beppe Grillo primo ministro, tanto per venire al sodo), direi che l'analisi è abbastanza inquietante...
Alla fine, però, non ho capito chi o cosa starebbe buttando giù Berlusconi. Mi pare di capire che la risposta sia: il sistema, e nessuno in particolare. E' così, od ho capito male?
E se fosse la Goldman Sachs a voler buttar giù Berlusconi? Aahhh che bei tempi quelli delle privatizzazioni della mortadella presidente dell'IRI... Hanno anche fatto Gianni Letta Advisor dal 2007. Loro vogliono che l'Italia sia e resti per sempre una colonia angloamericana (tutte le minuscole sono volute).
Opss, mi sa che ho usato troppe maiuscole... Sorry
Parlare di borghesia non ha più molto senso... non che la borghesia non esista più, come l'aristocrazia del resto, ma un conto è esistere, un conto è rappresentare la "classe dirigente".
Come ha ben messo in evidenza Gianfranco La Grassa il sistema economico-finanziario attuale, a dominanza statunitense, è quello che potrebbe chiamarsi "capitalismo dei funzionari": gran commis, top manager, dirigenti di grandi organizzazioni non governative, ecc.
Luca di Montezemolo è stato definito dal medesimo La Grassa come un esponente per eccellenza della GF e ID (Grande Finanza e Industria Decotta).
Io partirei da un prima importantissima considerazione :"La legge si può ancora applicare". Grazie a questi blasonati comunisti della corte costituzionale si potrà processare nuovamente chi si era posto al di sopra della legge scardinandola in modo devastante.Sarà Montezemolo a guidare l'Italia? Saranno i ciellini insieme ai "piddini" e magari anche i leghisti a tessere i fili per una nuova Italia.Caro Carlo e cari amici non sono certo io che posso fare una previsione del genere, ciò che mi sento di dire però che in tutto questo panorama oltre che ad una coscenza civica ben definita manca quel filo conduottore che riesca ad unire quella sana classe intellettuale che io vedo in te e in molti altri come te che a mio modo di vedere ci hanno spesso mostrato strade alternative senza mai orientarci in un progetto comune e soprattutto spesso equiparando ogni forma di opposizione che sia essa politica o informativa sullo stesso piano.Sarò retorico ma formare un grande partito o un grande movimento senza scontrarsi con il lato scuro degli italiani sempre pronti ad accomodarsi sulla poltrona più comoda,mai vogliosi di crescere, di capire, di lottare con le proprie forze per raggiungere un risultato è difficile immaginare che possa nascere una forza politica nuova,limpida e con forti venature socialiste attenta al progresso mirato al miglioramento della qualità della vita, attento a non deturpare l' ambiente e con l' obiettivo di valorizzare l' individuo.Create i vostri bei gruppi, fate le vostre liste civiche e poi andate a rompere i maroni a chi ritenete sia più vicino al vostro pensiero!!! Ciao a tutti!
Passata l´euforia, è il momento dei dubbi. Chi sarebbe l´alternativa? Montezemolo? Un pirla che è riuscito a floppare una Coppa del Mondo di Calcio, per dire, ha fatto meglio il Berlusca col Mundialito. Uno che se non gli davano una mano, due mani, dieci anni di contributi per la rottamazione... a quest'ora il Lingotto era un campo nomadi, e lui gestiva gli zingari ai semafori.
Ma per favore...
Cari amici,
oggi sono schiantato non dalle notizie, ma dalla realtà. Sono andato a funghi: 1,8 chili di porcini, schiena a -18.
Il futuro? E chi sono io? Nosbertanus?
Penso che andremo incontro ad un periodo assai turbolento: già lo aveva detto "baffino", che rimane il più furbo della nidiata. E il più pericoloso.
L'assestamento dopo la sbornia berlusconiana sarà difficile: tutti gli equilibri politici da ricostruire...lo spoil system da riaggregare...le spartizioni...già mi stanca il solo pensarci.
Ma, scusate: noi, che c'entriamo? Saranno un po' cavoli loro...tanto, mica pensano a noi...
Per ora buonanotte (stanchissimo)
Carlo
Oggi mi sono ripreso dalle fatiche silvestri e cerco di risponere ai molti commenti.
Sul fatto che l'Italia sia sgovernata da un paio di decenni non ci piove e siamo tutti d'accordo.
I rimedi non sono dietro l'angolo: tutto quello che possiamo fare, in questi dibattiti politici sul Web, è iniziare a creare un plafond d'opinioni abbastanza condivise, un inizio, delle basi per una nuova politica. E lo stiamo facendo.
Rimane il dubbio su "chi" abbatterà Berlusconi: i "perché" iniziano ad esser chiari, ossia perché come capitalista - curioso, per una persona che si ritiene un grande imprenditore - non vale un gran che.
L'UE fa notare che i problemi strutturali italiani sono troppi e troppo radicati: non possiamo dare torto all'UE, anche se sappiamo di quale pasta sono fatti (Lisbona).
Si tratta, dunque, di una dinamica tutta interna al capitalismo, addirittura ad un certo capitalismo, quello che ancora crede alla crescita senza limiti, cassata dalla scienza per una moltitudine di motivi che non sto nemmeno a ricordare, perché tutti lo abbiamo ben chiaro. L'energia è solo un punto, le materie prime un altro, le implicazioni sociali un altro ancora.
Qui entra in gioco il concetto di decrescita, ma temo che la citiamo senza prima approfondirne il significato, cosicché può dare adito ad incomprensioni: magari scriverò un articolo al riguardo (per avere una base di discussione) e poi ci confronteremo. Serenamente, come sappiamo criticare (anche radicalmente, ma in piena democrazie ed educazione) su questo blog.
Luca pone un problema sulla definizione e sugli attributi della borghesia: pur rispettando le analisi di La Grassa, sarei più prudente nel definire "decotta" la borghesia italiana.
Che il potere finanziario sia nelle mani di holding internazionali gestite da funzionari non ci piove, mentre gli attributi di quel pensiero - a mio avviso - rimangono quelli della borghesia. La quale non è un monolite, bensì s'adatta alle varie fasi del capitalismo.
Si potrà parlare, allora, di borghesie di retroguardia come quella italiana oppure d'avanguardia come quelle nordiche, ma rimane sempre l'assioma di base: scovare il miglior modo per aumentare i profitti a danno d'altre classi. Lo so, è spietatamente marxista, ma così io la penso.
Comunque, si tratta di un tema che richiederebbe spazi ben diversi, e che a trattarlo in questo modo c'è da spellarsi le dita sulla tastiera. Sarebbe meglio un dibattito de visu.
Come cadrà Berlusconi?
Stabilito che per molti fattori - non dimentichiamo la scarsa stima di Obama e le spericolate avventure energetiche con la Russia - Berluska ha i giorni contati, la questione sarà probabilmente risolta con una semplice condanna e con l'interdizione ai pubblici uffici.
A quel punto, i peones della sua parte inizieranno a sentir bruciare il sederino e cominceranno (qualcuno lo ha già fatto) ad interrogare gli oracoli.
Con l'uscita di scena di Berlusconi, sarà possibile avere un governo di centro destra (perché esiste una larga parte della popolazione che sostiene quel pensiero) "depurato" dagli "effluvi" berlusconiani: una sorta d'alleanza fra il centro ex DC e le componenti liberali, con qualche spruzzata socialdemocratica.
Volendo osservare il bicchiere mezzo pieno, sarà pur sempre lo sblocco di una situazione incancrenita: se lo osserviamo per la parte mezza vuota, invece, continueremo ad avere una classe politica di bassissimo livello (dx e sx), fra le peggiori del pianeta.
E, tutto questo, nasce dalla selezione fatta negli anni '70-80 dell'attuale classe politica, che non volle teste pensanti, bensì osannanti. Ecco i risultati.
Ciao a tutti
Carlo
Proviamo a fare una sintesi?
1) QUALE MOMENTO DI CRESCITA CULTURALE DAL DOPOGUERRA?
2) I FIGLI DEL C.D. POPOLINO EMANCIPATI NELL’ISTRUZIONE UNIVERSITARIA (ma solo quella? ) PER REALIZZARE IL SOGNO DI RICCHEZZA DI ANNEBBIATI GENITORI EX-PEZZE AL CULO;
3) LOBBY CHE MANTENGONO E RAFFORZANO LE LORO POSIZIONI IN ECONOMIA E NEL SOCIALE (paese bloccato dicono, adesso);
4) SISTEMA INFORMATIVO DA REPUBBLICA AFRICANA E REALE LIVELLO DI CULTURA IN SPAVENTOSO DECREMENTO (nuovi miti alla fabrizio corona );
5) PROPENSIONE MEDITERRANEO-LATINA-ROMANODECADENTE- A FOTTERCENE SE POSSIBILE ALLA PRIMA OCCASIONE DELLA LEGGE;
6) OBIETTIVO COMUNE MAGGIORITARIO: mangiare, godere, piazzare i figlioli;
7) MAFIA, CLIENTELISMO E CORRUZIONE COME espressione di subcultura diffusissima.
Non possiamo sorprenderci di nulla se viviamo nell’unico Paese al mondo in cui mafia+camorra fatturano più di una finanziaria…
In cui a nessuno frega di avere un governante che grazie al contractor dell’Utri è lì;
RIFLESSIONE: ma la Veronica Lario? Dove era quando Mangano accudiva le stalle? Le donne d’Italia non sono madonne e tanto quanto gli uomini sono peccatrici, ipocrite, avide, ignoranti, mafiose.
INDOVINELLO: Da non cristiano vi chiedo: quali sarebbero secondo voi i caratteri manifesti, le sembianze dei demonii sulla terra oggi nel 2009 d.c. ???
Corruttore morale in sembianze di Benefattore? Ammaliatore?
I genitori di N. e non solo loro portavano la figliola-ancella dal dio incantarore per la benefica iniziazione sessuale.
Non lo avevate capito?
Non c’è peggior male che quello assoluto che riesce a farsi apparire come il bene del mondo…
La Grassa non definisce decotta la borghesia italiana. La borghesia per lui è già morta, e non solo in Italia, ma in tutto il mondo. E penso abbia ragione. Se leggiamo I Buddenbrok di Thomas Mann abbiamo il racconto di questa caduta.
A meno che, certo, per borghesia non intendiamo un indefinita classe dominante, che per semplicità chiamiamo borghesia.
Ma allora dobbiamo tener presente che i riferimenti culturali, etici, morali di questa classe dominante sono comunque del tutto diversi e opposti da quelli della borghesia ottocentesca o protonovecentesca.
Decotta è, nell'analisi di La Grassa e dei suoi allievi, una vasta parte dell'industria italiana, a cominciare da quella da ricondursi alla metalmeccanica e alla produzione d'auto.
Per le auto è iniziata la parabola discendente, e questo sembra abbastanza evidente.
Le "spericolate avventure energetiche" in Russia, come le chiami tu, sono l'unico elemento positivo dell'azione di governo di Berlusconi, ad avviso di molti, tra cui me, e tra cui La Grassa.
Perché rappresentano quel pochissimo di iniziativa autonoma in campo geopolitico che il Governo italiano ha saputo prendere (si tratterebbe di bypassare l'infida Ucraina, totalmente asservita agli USA).
Il problema è che quando si hanno ambizioni molto grandi bisogna avere anche la capacità di supportarle. Berlusconi per i suoi limiti caratteriali, culturali e intellettuali non ha la stoffa dell'uomo di Stato. E se non hai la stoffa dell'uomo di stato allora limitati a fare il lacchè degli americani, oppure vattene a casa.
Anche perché per essere un uomo di stato ci vuole alle spalle un partito vero, non quella ridicolaggine del "Popolo delle Libertà", accozzaglia di ex del vecchio pentapartito ed ex missini informatori degli USA.
Trovo il quadretto di Mozart2006 deprimente, ma estremamente reale. Il problema è che anche noi, solo comparse sullo sfondo, ci siamo dipinti.
Sull'analisi della borghesia non sono assolutamente d'accordo con La Grassa. E' un'idea che veleggia in certi ambienti vetero-comunisti e poco marxiani. La borghesia è tale perché detentrice dei mezzi di produzioni, in primis i capitali. L'idea che la borghesia sia tale solo se in grado d'esprimere un progetto che sia anche culturale, ossia omnicomprensivo di tutti gli aspetti sociali (modello: impero britannico)è fuorviante: essa rimane tale sia quando, nell'800, era forza propulsiva della società europea sia oggi, che non è più trainante ma solo dominante. Il che, non è certo una quisquilia.
Le borghesie decadenti sono le peggiori, poiché non hanno più altro obiettivo che la protezione dei loro privilegi: in questo senso hanno sì abdicato alla funzione di classe trainante, ma continuano a dominare e la civiltà declina.
Sul fatto che Berlusconi sia stato tanto furbo ad intessere quei rapporti con la Russia in chiave energetica, poi, ho molti dubbi.
Visto che la Baviera si renderà completamente indipendente dalle energie fossili e nucleari entro il 2025, mentre - a breve - Bolzano sarà la prima provincia italiana ad esserlo, non mi pare che quei contratti possano essere considerati come un punta di diamante della politica italiana.
Potrebbero essere dei palliativi se, parallelamente, ci fosse la promozione delle tecnologie energetiche del futuro, che in Italia langue.
Come sempre, la borghesia germanica è più lungimirante di quella italiana.
Ciao a tutti
Carlo
Cosa??? A La Grassa tutto si può rinfacciare meno che di essere vetero-marxista... comunque sì, il modello che lui mostra come paradigmatico del "capitalismo borghese" è precisamente quello dell'Impero britannico ottocentesco. Il capitalismo del secondo Novecento, a dominanza nordamericana, non è già più un capitalismo borghese, ma il "capitalismo dei funzionari".
Sono concetti complessi, che del resto si possono verificare molto meglio leggendo i testi di Ripensare Marx che nelle parole di un ignorante come me. Ma a quanto ne so anche Costanzo Preve, che pure con La Grassa ha rotto, su queste faccende la pensa in maniera alquanto simile, se non erro.
E' stato lui a far notare che tutto l'accanimento degli studenti contestatori del '68 contro la "cultura borghese" implicava il convincimento che abbattendo la cultura borghese e le sue istituzioni si pervenisse ad abbattere il dominio di una borghesia e in tal modo a scalzarla dalle posizioni di dominio, laddove le vere classi dominanti avevano tutto l'interesse a che la borghesia fosse messa alla berlina, perché proprio i valori tipicamente borghesi di sobrietà, di autodisciplina, di dominio delle passioni, di risparmio, erano contrari al dispiegamento del dominio della nuova Classe dominante, che per dominare aveva bisogno di un paradigma basato sul consumismo, sull'eudemonismo, sul libertinaggio sessuale e sul mito della felicità e del piacere (in questo rientra molto bene il dilagare degli stupefacenti su scala di massa). Infatti, e non a caso, i contestatori sono divenuti classe dominante (come dimostra la presenza capillare degli esponenti di Lotta Continua nel sistema dei media).
La Classe dominante non traina più? Chissà... quali sono i valori dei tuoi alunni? Non aspirano, per lo più, a diventare calciatore o velina?
Mi sembra, Luca, che tu sia un poco confuso: tutti quelli che citi sono dei borghesi approdati alla alla sponda marxista. Non nego la loro bravura analitica, ma si portano appresso dei miti retrò, come quelli che citi.
In altre parole, la "morale" rivoluzionaria che propagandavano non era altro che la sublimazione della loro essenza borghese, giacché una vera morale rivoluzionaria non può che esistere nel momento stesso che una rivoluzione viene attuata o, comunque, è in marcia.
Gli LC che tu citi (e te ne potrei nominare tanti altri - Mughini, Boato, Viale... - perché io c'ero) non te li avrei raccomandati nemmeno allora. Difatti, io, con LC non ebbi mai niente a che fare.
Purtroppo per me, puoi credermi per età.
Ciao
Carlo
Adesso sono pure confuso... vabbè.
Sembra poi che io ti abbia accusato di essere di LC, ammesso e non concesso che sia in quanto tale un titolo di disonore, io conosco un po' il tuo percorso e so che LC non c'entra proprio niente.
Comunque, a me La Grassa e il gruppo di Ripensare Marx piace, nonostante qualche intemperanza verbale del maestro.
E anche Preve, borghese o meno che sia.
Però, pur ammettendo che in quello che dici ci può essere del vero a proposito di una certa mitizzazione della borghesia da parte dei signori in questione, a me i più confusi (anzi, i più rincoglioniti, per dirla tutta, nonostante ben più giovani dei suddetti, e di noi due) sembrano quegli studenti che denunciano al megafono dei loro cortei i progetti della "borghesia" contro la scuola pubblica. "Funzionari del capitale" mi sembra molto più efficace, e non è solo un cavillo terminologico.
Caro Luca,
spero ti renderai conto che non possiamo continuare all'infinito.
Ti faccio una proposta: sali nella Gallia Cisalpina, ti prometto porcini con aglio e prezzemolo, Dolcetto 2003 13,5°, Pelinkovic jugoslavo come digestivo. Ci aggiungo degli spaghetti all'amatriciana che schiantano (li fa mia moglie).
Dopodiché, un'intera nottata a dissertare sulla natura ultima della borghesia.
Se accetti, devi reggere lo scontro -)) che ti viene pubblicamente lanciato nell'eternità del Web.
Siano testimoni le moltitudini che lo abitano, sin dai recessi che ancora sussultano per le invettive di Sofri, Piperno e Berlinguer.
Ciò detto, confermato e sottoscritto
Carlo Bertani
mi propongo in qualità di "testimone"... ho letto dello scontro e lo sottoscrivo, vi resta solo da scegliere l'arma adesso.
mmh... credo che discutere sulla vera "classificazione" di borghesia sia una perdita di tempo che potreste risparmiarvi, o no? occorre sempre necessariamente etichettare e ridurre a "classe" tutto e tutti? uff. che scocciatura non trovate?
quando andavo a scuola (riforme o non riforme attuali e recenti il risultato non cambia: la scuola faceva schifo. professori più che incompetenti nel senso che non sanno niente di niente o addirittura non hanno voglia di insegnare, ne ho avuto uno che in due anni ha tenuto solo un paio di lezioni; professori "ideologici" nel senso che una prof di italiano "comunista" non c'ha fatto studiare d'annunzio e quindi può capitare a chiunque di "non studiare" determinati argomenti perchè qualcuno dice di non studiarli; organizzazione pessima di orari e mancanza di qualsiasi attrezzatura; a tutto si aggiunga che la maggioranza dei ragazzi, già ai miei tempi, ovvero quasi e sottolineo quel quasi dieci anni fa, non pensa nemmeno a "curiosare" sul mondo bensì a "figurare" con vestiti e gesti alla moda sognando casting... perdonate la digressione, volevo solo dire che ai ragazzi occorre solo una scusa per scioperare in quanto il 99.9% degli alunni non sa, non capisce, non frega niente di quel che accade dato che la scuola è un parcheggio in attesa del posto non meritato che avranno in seguito grazie alla conoscenza dei genitori e alla capacità che hanno di chiedere piaceri o grazie al fatto che si avvieranno nell'attività lavorativa di famiglia. ripeto, non è meritocratica l'italia quindi a che serve perdere tempo appunto a "curiosare" per gli alunni?) dicevo quando andavo a scuola e lessi della nascita del capitalismo mi venne in mente una cosa semplice semplice: siccome noi umani siamo finiti (nel senso che in tutto siamo unn numero finito) come si possono vendere i beni all'infinito?
non è solo uuna questione "sociale" di alienazioni e discriminazioni e sistemi di etichettature semplici secondo me. cioè sì c'è soprattutto anche quello ma alla spicciola cacchio non è più semplice chiedersi come fare a vendere all'infinito? hanno inventato i prodotti di cacca che si scassano subito per far sì che lo stesso individuo ricompri più volte lo stesso prodotto ma... alla lunga... quando gli acquirenti non ci sono più apriamo mercati su marte?
quindi sono d'accordo con te carlo: il capitalismo non aveva futuro.
...
per me non lo ha per una ridicola questione di principio: se compro un bene oggi voglio tenere quel bene per sempre e non cambiarlo ogni tanto. il mio sogno è possedere una casa. e metterci dentro dei mobili che durino per sempre, insieme alla casa, e non rifare intonaci e impianti ogni quindici anni!
berlusconi non cadrà mai. la sua fine sarà naturale non vi preoccupate. la gente lo osanna e lo ama. sono tutti convinti che i media siano comunisti che spacciano menzogne. e sono tutti convinti che lui abbia le soluzioni a tutto. avete mai parlato con un berlusconiano? no? fatelo! i miei parenti lo sono tutti e vi lascio immaginare come mi considerano quando dal mio piccolo critico qualcosina: comunista! e lo dicono con disprezzo pure. mia nonna sostiene berlusconi perchè è già ricco e quindi in politica non "scende" per fare soldi! l'altra mia nonna ha votato monarchia nel 1948! cosa credete?
berlusconi è entrato nell'immaginario collettivo. la sua semplicità, i suoi modi, le sue idiozie sono stati ampliamente recepiti da tutti. e questo è stato reso possibile dall'irraggiamento televisivo oramai trentennale. non perchè la tv trasmette i suoi discorsi politici (ma i suoi sono discorsi politici?) ma perchè ha instillato un modo di essere e di apparire "facile" che lui incarna alla perfezione.
credetemi berlusconi non cade e quelli che gli stanno dietro col cacchio che se ne vanno! sono anni che aspiravano alle poltrone ora se le tengono strette. tanto l'italia dimentica o dorme. le figuracce, le scemenze passano in secondo piano con il tempo. quel che resta sono i soldi e il potere quindi approfittano e come!!!
PS
carlo io mi son perso qualcosa... e non l'ho capita bene... ma, perchè ci siam dati tanto da fare con gheddafi ultimamente?
Attualmente è impossibile, carissimo, devo declinare il tuo gentile invito.
Se proprio vuoi parlarmi a quattr'occhi lascia due giorni i tuoi alunni e vieni nella Città Eterna.
ma come mai vi siete e ci siamo tutti scordati di dire che siamo una repubblica parlamentare e non presidenziale ? quell'uomo non e' stato eletto direttamente dal popolo. affermarlo e' falso, e convincere la gente, o omettere di dirlo e' un GOLPE ... anche lei, carlo, se lo e' scordato ?
Oramai, abbiamo fatto il callo anche alle ovvietà. Non c'è stata nessuna riforma presidenzialista, solo la scelta di scrivere sulle schede il nome del candidato. Qualora berlusconi cadesse, credete forse che s'andrebbe ad elezioni? tirerebbero fuori una copia della Costituzione...e voilà, Fini primo ministro.
Insomma, come ricordava ladnag, sono tanti e tali gli attributi di questa repubblica mediatica che ci si stufa d'enumerarli.
Ciò che fa pena è osservare l'opposizione a congresso, che chiacchiera e si sfida all'interno, senza mai prendere per le corna i veri problemi.
Ciao a tutti
Carlo
Ciao Carlo, qualche giorno fa hai scritto che "Italianova" è praticamente pronta ma non credi di riuscire a caricarti tutto il lavoro da solo. Io ci sono! Non so concretamente di cosa si tratti nè se ho le capacità tecnico-pratiche per dare il mio contributo, ma se ne hai voglia posso salire un giorno da te per parlarne, o sentirci via cavo. Preferirei la prima ipotesi, male che vada mangerò un po' dei funghi porcini che Luca ha rifiutato e tu conoscerai una persona in più. Ti propongo anche 2 date: il fine settimana che va dal 24 ottobre o quello successivo. Un abbraccio a tutti Giorgio
Va bene Giorgio, mandami una mail con il tuo tel (lo so che l'avevi già mandata e una volta ho anche provato a chiamare, ma non c'eri...insomma, acqua passata). Ti chiamerò io subito, giacché questo periodo è stato per me terribile e solo stasera sono fuori "dalle peste".
Stavo meditando di chiudere il "cantiere" Italianova: vediamo che si può fare. D'altro canto, è vero che il lavoro è praticamente pronto.
Ciao
Carlo
info@carlobertani.it
molto sommessamente credo che il vero problema sia quanto tempo occorrerà per il passaggio delle consegne e quanto costerà...inutile dire chi pagherà
Il rischio esiste, Guido, però è anche vero che un sistema come quello italiano, alla lunga, non potrà più reggere proprio per la scarsa domanda interna. E, aumentarla, manderebbe in tilt l'equilibrio. Un bel guaio, niente da dire.
Ciao e grazie
Carlo
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