Ciao Fernanda,
quando ho aperto la pagina Web, m’è cascato un sasso nel cuore. Eri anziana – lo sapevo, prima o dopo doveva succedere – però non cambia niente: da domani, mi mancherai e basta.
Perché, con te, si chiude definitivamente un periodo, quel bel periodo che vide l’incontro fra l’America scanzonata e ribelle, depressa e cupa con l’Europa che tergiversava fra un verso, un poeta ed una guerra.
Oggi, quel legame è definitivamente reciso: non serve se qualche anziano beatnik ancora sopravvive, osserva il mondo, prova a descriverlo. Perché, oramai, tutto tace.
Peccato che il tuo figlio in arte, Fabrizio, se ne sia andato prima di te: forse, solo lui sarebbe stato in grado di ricucire i fili di quella poetica, di quel perdersi per arpionare il vero.
I sentimenti da raccogliere sono ancora tanti – come lumini sparsi nel vasto mare di Genova – ma non ci sarà più nessuno a raccoglierli: non so se avrò la forza di tornare, ancora una volta, lassù in Carignano, per salutarti. A che serve?
A ricordarci la nostra solitudine di bimbi sperduti, abbandonati sull’Isola che c’è, quella delle certezze vuote come zucche seccate al sole che solo voi, con la poesia, sapevate riempire.
Un bacio, Fernanda
quando ho aperto la pagina Web, m’è cascato un sasso nel cuore. Eri anziana – lo sapevo, prima o dopo doveva succedere – però non cambia niente: da domani, mi mancherai e basta.
Perché, con te, si chiude definitivamente un periodo, quel bel periodo che vide l’incontro fra l’America scanzonata e ribelle, depressa e cupa con l’Europa che tergiversava fra un verso, un poeta ed una guerra.
Oggi, quel legame è definitivamente reciso: non serve se qualche anziano beatnik ancora sopravvive, osserva il mondo, prova a descriverlo. Perché, oramai, tutto tace.
Peccato che il tuo figlio in arte, Fabrizio, se ne sia andato prima di te: forse, solo lui sarebbe stato in grado di ricucire i fili di quella poetica, di quel perdersi per arpionare il vero.
I sentimenti da raccogliere sono ancora tanti – come lumini sparsi nel vasto mare di Genova – ma non ci sarà più nessuno a raccoglierli: non so se avrò la forza di tornare, ancora una volta, lassù in Carignano, per salutarti. A che serve?
A ricordarci la nostra solitudine di bimbi sperduti, abbandonati sull’Isola che c’è, quella delle certezze vuote come zucche seccate al sole che solo voi, con la poesia, sapevate riempire.
Un bacio, Fernanda
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