Non ho mai compreso perché, quando avvengono disastri naturali, non si possano discutere le modalità degli interventi: pare quasi il vecchio “non parlare con il manovratore” dei tram.
Ora, se è ovvio che non si debbano trascinare in polemiche coloro i quali sono in quel momento “operativi” – i vari Corpi dello Stato, le figure istituzionali, ecc – la classe politica, per quel che mi consta, non sta scavando in Abruzzo.
Quel “non parlare con il manovratore” sembra quasi sovrapporsi ad un proverbio popolare: “Passata la festa, gabbato lo Santo”.
Il problema è che di queste “feste” – nel Belpaese – ne sono state “gabbate” sin troppe: ancora ricordo, ero ragazzo, la tragedia del Belice (terremoto) e, parecchie persone che nel 1968 persero la casa, ancora oggi vivono nelle baracche.
Se durante l’emergenza non si può parlare – e dopo scatta il dimenticatoio – quando si decide? E cosa?
Oggi contiamo i danni al patrimonio artistico, ma riflettiamo che le antiche costruzioni hanno retto meglio di quelle costruite una manciata d’anni or sono: la “Casa dello Studente” de L’Aquila era recentissima.
Quindi, a forza di non parlare con il manovratore quando “manovra” – e di trovarlo fuori sede quando l’emergenza è finita – si finisce per non parlare mai con nessuno: un concetto perfettamente coerente con una classe politica auto-referenziale, che ha sancito de iure – con la legge elettorale “porcata” di Calderoli – che gli italiani possono votare soltanto quelli che loro decidono esser degni d’essere eletti. Anche alle elezioni, è vietato “parlare” con il manovratore.
Se decidessimo d’infrangere la regola – e di rischiare la multa per chi parla al manovratore – cosa potremmo raccontare?
Per prima cosa, vorremmo che Giampaolo Giuliani fosse ascoltato dai vertici delle istituzioni e del mondo scientifico, per capire la portata e le possibilità che si potrebbero ricavare dal suo lavoro.
Non è possibile individuare con certezza il luogo e l’ora del sisma, ma solo quella di uno “sciame sismico” in una determinata area?
Bene: stabilita l’area ed un intervallo temporale, sarebbe possibile posizionare anzitempo i soccorsi. Una cosa è far partire da Roma un’autocolonna di soccorsi a sisma avvenuto, un’altra avere in loco i soccorsi, le tende, le cucine da campo, ecc. Dove dormono, oggi, gli abruzzesi colpiti dal terremoto? Nelle auto: ecco la prova.
Iniziare a scavare con mezzi idonei subito, non dopo molte ore, aumenterebbe senz’altro la possibilità di successo nella ricerca dei sopravvissuti. Ci rendiamo conto di quale sofferenza sia rimanere sotto le macerie, soli, angosciati, col timore d’essere schiacciati da un istante all’altro? Non dobbiamo discutere di niente? Nemmeno sul “come” cercare d’abbreviare le sofferenze altrui? Non meritiamo nemmeno il gasolio (eventualmente sprecato) per spostare le autocolonne? I soldi così “risparmiati”, saranno fruiti dalle banche per coprire i “buchi” da loro stesse creati con le truffe?
Da quel che si capisce dalla stampa, inoltre, la tecnologia usata da Giuliani non sembra roba da fantascienza: rilevatori di Radon collegati in rete ed un programma di gestione. La “Grande Italia” non può permettersi qualche milione di euro per capire se è possibile proteggere meglio gli italiani? Perché, allora, i miliardi (non milioni) di euro per il ponte sullo Stretto di Messina sono considerati irrinunciabili?
Cemento e voti, voti e cemento: ecco perché i terremoti non devono essere prevedibili. Con una bella ricostruzione (ricordiamo la pioggia di soldi in Irpinia!), il ceto politico e l’imprenditoria corrotta al seguito mettono i “piedi al caldo” per decenni. Per avere più voti ci vogliono più soldi, e bisogna quindi risparmiare sul cemento: meglio! La prossima volta, cadrà di nuovo e ricostruiremo! Il PIL crescerà!
Ecco la risposta ai tanti “perché?” sui condomini costruiti pochi anni or sono ed afflosciati come castelli di carte! Non lo possiamo dire ora perché è “fare polemica”? E quando dovremmo dirlo, di grazia, quando ci risponderete con un’alzata di spalle dandoci pure delle Cassandre?
Non tiriamo in ballo il “contributo” delle Mafie perché è un argomento desueto: queste cose, gli italiani le sanno già alle Elementari.
Stupisce, poi, che il Governo abbia risposto “no, grazie, dopo” alle offerte d’aiuto giunte dall’estero: quel “dopo” cosa prelude, la proprietà privata di chi restaurerà le opere?
Personalmente, mi stupisce che si ponga addirittura il quesito.
Se l’Europa fosse quella “cosa” rivolta ai bisogni dei cittadini – e non un’accozzaglia di burocrati privilegiati, succubi e complici del sistema bancario – ogni nazione dovrebbe mettere in campo – pronta all’intervento in pochissimo tempo – un settore di una forza multinazionale di pronto intervento per le emergenze: chissà perché, per andare in giro per il mondo a fare “Operazioni di Polizia internazionale”, ci riescono benissimo?
Della serie: i francesi tengono pronta una struttura da campo per la diagnostica, i tedeschi le attrezzature per le demolizioni controllate, gli italiani le unità cinofile, gli spagnoli le corsie ospedaliere, gli olandesi le cucine da campo, ecc.
Con accordi in sede europea – e meno tempo perso a correre dietro ai banchieri – ci sarebbe una forza di rapido intervento completa per ogni aspetto di una possibile emergenza.
Le comunità sul territorio dovrebbero, a loro volta, redigere precisi piani per l’accoglienza – in tempi brevissimi – degli aerei cargo provenienti dai vari Paesi ed itinerari e mezzi per i trasferimenti: con un po’ d’organizzazione, la mattina dopo il sisma sarebbero potuti essere operativi in zona migliaia di tecnici specializzati con attrezzature idonee. Questa è vera politica, signori miei, non chiacchiere.
Invece, il Governo ha risposo con un “no, grazie, al massimo dopo” che non ci è piaciuto per niente, perché giustificato soltanto da un “ce la caviamo da soli” che è tutto da verificare. Questo atteggiamento puzza d’orgoglio – quando non ce ne dovrebbe essere per niente, poiché è normale ricevere aiuto quando serve – e ci sovvengono lontane reminescenze, qualcosa che valica i decenni per approdare nel Ventennio. Sapore d’orgogliosa autarchia.
Invece, bisognerebbe spiattellare ai quattro venti che la Difesa non è ancora riuscita, a parecchi giorni dal sisma, a mettere insieme 1.000 soldati da inviare nelle zone sinistrate: sarà perché si stanno preparando per andare a “proteggere” le elezioni afgane?
E, le testimonianze dei sopravvissuti, narrano che nelle prime ore dopo il sisma si scavava con le mani: sarà pure “eroico”, ma ci chiediamo come viene percepito tale “eroismo” da chi è sotto le macerie.
Insomma, ancora una volta la politica – nazionale ed europea – si scontra con le esigenze delle popolazioni: da un lato si chiede intervento sociale (emergenze, disoccupazione, stato sociale, assistenza) e dall’altro si risponde con le parole d’ordine desuete della globalizzazione: efficienza, salvataggio delle banche, lavorare di più, guadagnare di meno, essere precari. Anche i terremotati d’Abruzzo proveranno sulla loro pelle la “precarietà”, poiché – spente le telecamere – il gran circo mediatico li ignorerà.
Le elezioni? Le vincerà questo o quello, tanto i nomi non li scegliamo di certo noi – con in mano le televisioni si fa tutto – e se non basterà le truccheranno pure.
Questa non è solo un’emergenza sociale, la vera emergenza sociale è la rotta di collisione fra le necessità reali delle popolazioni – più diritti, meno arbitrio – ed il diktat delle caste: più schiavi, meno cittadini.
Ora, se è ovvio che non si debbano trascinare in polemiche coloro i quali sono in quel momento “operativi” – i vari Corpi dello Stato, le figure istituzionali, ecc – la classe politica, per quel che mi consta, non sta scavando in Abruzzo.
Quel “non parlare con il manovratore” sembra quasi sovrapporsi ad un proverbio popolare: “Passata la festa, gabbato lo Santo”.
Il problema è che di queste “feste” – nel Belpaese – ne sono state “gabbate” sin troppe: ancora ricordo, ero ragazzo, la tragedia del Belice (terremoto) e, parecchie persone che nel 1968 persero la casa, ancora oggi vivono nelle baracche.
Se durante l’emergenza non si può parlare – e dopo scatta il dimenticatoio – quando si decide? E cosa?
Oggi contiamo i danni al patrimonio artistico, ma riflettiamo che le antiche costruzioni hanno retto meglio di quelle costruite una manciata d’anni or sono: la “Casa dello Studente” de L’Aquila era recentissima.
Quindi, a forza di non parlare con il manovratore quando “manovra” – e di trovarlo fuori sede quando l’emergenza è finita – si finisce per non parlare mai con nessuno: un concetto perfettamente coerente con una classe politica auto-referenziale, che ha sancito de iure – con la legge elettorale “porcata” di Calderoli – che gli italiani possono votare soltanto quelli che loro decidono esser degni d’essere eletti. Anche alle elezioni, è vietato “parlare” con il manovratore.
Se decidessimo d’infrangere la regola – e di rischiare la multa per chi parla al manovratore – cosa potremmo raccontare?
Per prima cosa, vorremmo che Giampaolo Giuliani fosse ascoltato dai vertici delle istituzioni e del mondo scientifico, per capire la portata e le possibilità che si potrebbero ricavare dal suo lavoro.
Non è possibile individuare con certezza il luogo e l’ora del sisma, ma solo quella di uno “sciame sismico” in una determinata area?
Bene: stabilita l’area ed un intervallo temporale, sarebbe possibile posizionare anzitempo i soccorsi. Una cosa è far partire da Roma un’autocolonna di soccorsi a sisma avvenuto, un’altra avere in loco i soccorsi, le tende, le cucine da campo, ecc. Dove dormono, oggi, gli abruzzesi colpiti dal terremoto? Nelle auto: ecco la prova.
Iniziare a scavare con mezzi idonei subito, non dopo molte ore, aumenterebbe senz’altro la possibilità di successo nella ricerca dei sopravvissuti. Ci rendiamo conto di quale sofferenza sia rimanere sotto le macerie, soli, angosciati, col timore d’essere schiacciati da un istante all’altro? Non dobbiamo discutere di niente? Nemmeno sul “come” cercare d’abbreviare le sofferenze altrui? Non meritiamo nemmeno il gasolio (eventualmente sprecato) per spostare le autocolonne? I soldi così “risparmiati”, saranno fruiti dalle banche per coprire i “buchi” da loro stesse creati con le truffe?
Da quel che si capisce dalla stampa, inoltre, la tecnologia usata da Giuliani non sembra roba da fantascienza: rilevatori di Radon collegati in rete ed un programma di gestione. La “Grande Italia” non può permettersi qualche milione di euro per capire se è possibile proteggere meglio gli italiani? Perché, allora, i miliardi (non milioni) di euro per il ponte sullo Stretto di Messina sono considerati irrinunciabili?
Cemento e voti, voti e cemento: ecco perché i terremoti non devono essere prevedibili. Con una bella ricostruzione (ricordiamo la pioggia di soldi in Irpinia!), il ceto politico e l’imprenditoria corrotta al seguito mettono i “piedi al caldo” per decenni. Per avere più voti ci vogliono più soldi, e bisogna quindi risparmiare sul cemento: meglio! La prossima volta, cadrà di nuovo e ricostruiremo! Il PIL crescerà!
Ecco la risposta ai tanti “perché?” sui condomini costruiti pochi anni or sono ed afflosciati come castelli di carte! Non lo possiamo dire ora perché è “fare polemica”? E quando dovremmo dirlo, di grazia, quando ci risponderete con un’alzata di spalle dandoci pure delle Cassandre?
Non tiriamo in ballo il “contributo” delle Mafie perché è un argomento desueto: queste cose, gli italiani le sanno già alle Elementari.
Stupisce, poi, che il Governo abbia risposto “no, grazie, dopo” alle offerte d’aiuto giunte dall’estero: quel “dopo” cosa prelude, la proprietà privata di chi restaurerà le opere?
Personalmente, mi stupisce che si ponga addirittura il quesito.
Se l’Europa fosse quella “cosa” rivolta ai bisogni dei cittadini – e non un’accozzaglia di burocrati privilegiati, succubi e complici del sistema bancario – ogni nazione dovrebbe mettere in campo – pronta all’intervento in pochissimo tempo – un settore di una forza multinazionale di pronto intervento per le emergenze: chissà perché, per andare in giro per il mondo a fare “Operazioni di Polizia internazionale”, ci riescono benissimo?
Della serie: i francesi tengono pronta una struttura da campo per la diagnostica, i tedeschi le attrezzature per le demolizioni controllate, gli italiani le unità cinofile, gli spagnoli le corsie ospedaliere, gli olandesi le cucine da campo, ecc.
Con accordi in sede europea – e meno tempo perso a correre dietro ai banchieri – ci sarebbe una forza di rapido intervento completa per ogni aspetto di una possibile emergenza.
Le comunità sul territorio dovrebbero, a loro volta, redigere precisi piani per l’accoglienza – in tempi brevissimi – degli aerei cargo provenienti dai vari Paesi ed itinerari e mezzi per i trasferimenti: con un po’ d’organizzazione, la mattina dopo il sisma sarebbero potuti essere operativi in zona migliaia di tecnici specializzati con attrezzature idonee. Questa è vera politica, signori miei, non chiacchiere.
Invece, il Governo ha risposo con un “no, grazie, al massimo dopo” che non ci è piaciuto per niente, perché giustificato soltanto da un “ce la caviamo da soli” che è tutto da verificare. Questo atteggiamento puzza d’orgoglio – quando non ce ne dovrebbe essere per niente, poiché è normale ricevere aiuto quando serve – e ci sovvengono lontane reminescenze, qualcosa che valica i decenni per approdare nel Ventennio. Sapore d’orgogliosa autarchia.
Invece, bisognerebbe spiattellare ai quattro venti che la Difesa non è ancora riuscita, a parecchi giorni dal sisma, a mettere insieme 1.000 soldati da inviare nelle zone sinistrate: sarà perché si stanno preparando per andare a “proteggere” le elezioni afgane?
E, le testimonianze dei sopravvissuti, narrano che nelle prime ore dopo il sisma si scavava con le mani: sarà pure “eroico”, ma ci chiediamo come viene percepito tale “eroismo” da chi è sotto le macerie.
Insomma, ancora una volta la politica – nazionale ed europea – si scontra con le esigenze delle popolazioni: da un lato si chiede intervento sociale (emergenze, disoccupazione, stato sociale, assistenza) e dall’altro si risponde con le parole d’ordine desuete della globalizzazione: efficienza, salvataggio delle banche, lavorare di più, guadagnare di meno, essere precari. Anche i terremotati d’Abruzzo proveranno sulla loro pelle la “precarietà”, poiché – spente le telecamere – il gran circo mediatico li ignorerà.
Le elezioni? Le vincerà questo o quello, tanto i nomi non li scegliamo di certo noi – con in mano le televisioni si fa tutto – e se non basterà le truccheranno pure.
Questa non è solo un’emergenza sociale, la vera emergenza sociale è la rotta di collisione fra le necessità reali delle popolazioni – più diritti, meno arbitrio – ed il diktat delle caste: più schiavi, meno cittadini.
11 commenti:
Caro Carlo forse sei un pò prevenuto, non hai ascoltato la conferenza stampa di nostro signore che assai sobriamente faceva il decalogo di tutte le forze dispiegate e del materiale usato e messo a dispossizione dalla protezione civile?Sarà questo il motivo per cui non si può parlare delle magagne, unicamente perchè è tutto cosi perfetto a detta di Chiodi anche la Gran Bretagna si è complimentata per il tempismo degli interventi.La mia seppur banale domanda è la seguente come è possibile che dopo 48 ore dal sisma con una rete cosi bene pianificata a un computo di vittime parziali di 170 ( se non erro) venivano dati solo 34 dispersi? Ora siamo a 260 vittime e speriamo che chi regoli l' universo ci metta una pietra sopra ma era cosi difficile censire anche se approssimativamente una zona non cosi grande direttamente nei centri di raccolta cosi tempestivamente allestiti per sapere meglio magari dove cercare.Concordo non c' è un tempo per denunciare le cose specie quando puzzano, anzi credo che in questo caso chi lo fa darà beneficio a questa gente martoriata magari mantenedo alta la guardia in modo che le cose vengano fatte bene al di là dei proclami.Piccola questione su Giuliani: Era proprio necessario che desse l'esclusiva a Vespa per rivendicare la sua opera? Ciao a tutti!!
Sai, Marco, è dai tempi del Belice che sento la medesima solfa: non si devono far polemiche per il rispetto di chi soffre od è deceduto. Così, la prossima volta sarà lo stesso.
Lo vogliamo capire che siamo una nazione che corre sempre questi pericoli, come il Giappone?
Vogliamo costruire le case in altro modo?
Sulla scelta di Giuliani non mi esprimo, ma temo che gli metteranno di fronte Boschi, Barberi e Bertolaso - la "3B", del "sisma istituzionale" - e lo faranno a pezzi.
Perché, secondo te, ho già rifiutato d'andare in TV per tre volte per il traffico d'organi?
Ciao e Buona Pasqua
Carlo
Pienamente d' accordo e temo che anche stavolta le cose saranno fatte seguendo non criteri umani ma fittizzi comunque permettimi di ringraziarti per l' attenzione che dai sempre ai miei quesiti e a quella che dai a tutti coloro che vogliono interloquire con te, ti auguro uuna buona pasqua a te e a tutti coloro che frequentano questo blog ma soprattutto a coloro che stanno soffrendo in quelle tende in Abruzzo cercando di immaginare un futuro che al momento è solo cosparso di dolore.Buona Pasqua e che sia veramente la festa della " Resurrezione"
Caro Carlo,
il "caso Giuliani" mi sembra uno di quesi casi, come dire, molto molto italiani, very very italian, che spesso si presentano quando la collettività resta sgomenta di fronte a tragedie alle quali non sa opporsi e porre rimedio.
Chi è Giuliani? Forse un prodotto del tragico terremoto abbruzzese e dell'italica inettidudine alla prevenzione?
Dice di fare ricerca sulla predizione dei terremoti da 15 anni, ma non è un ricercatore e neanche un professore universitario o roba del genere. E' un tecnico di laboratorio (o giù di lì).
Dice che loro (allora non è solo? dove sono gli altri?) hanno inventato un apparato che è in grado di elaborare le informazioni e di dare dei dati che consentono di predire i terremoti, ma questa cosa così straordinaria non risulta in nessuna pubblicazione, articolo, o convegno.
Da dove viene Giuliani?
Se non è un ricercatore coma fa a fare ricerca, visto che in Italia i soldi, quei pochi soldi, dovrebbero essere erogati solo ai ricercatori/professori?
A me il Giuliani sembra uno di quei tanti personaggi un pò eccentrici che popolano le università italiane, tipi "borderline" (accademicamente parlando), che fanno ragionamenti un pò strani, ma poi non così sbagliati, che orbitano intorno ai dipartimenti e tampinano i professori con continue visite nelle quali gli sottopongono certe loro strane teorie, e che uno li ascolta solo per toglierseli di torno il prima possibile, e che però.... qua e là hanno pure qualche intuizione, e se fossero vere? e se avesse ragione? E allora alla fine trovano pure il professore o il ricercatore che gli dice:"Va bè prova, lavoraci pure sopra e poi fammi sapere"
Quindi, quando ho visto il Giuliani mi sono subito chiesto. Chi c'è dietro di lui? Chi è il "mandante"? Chi è il ricercatore o il professore che lo ha appoggato in tutte le sue attività consentendogli di portare avanti una specie di ricerca sperimentale non ufficiale? Chi è che gli ha dato gli accessi ai laboratori compresi quelli del Gran Sasso?
Ho come la sensazione che ci sia qualcuno che in qualche modo crede nel filone della ricerca sulla predizione di terremoti mediante lo studio dei precursori gassosi. Questo qualcuno sa anche che con l'asfittico stanziamento di fondi che lo Stato Italiano da alla ricerca, questo tipo di ricerca di base non verrebbe mai finanziato, e allora trova la soluziohne all'italiana e manda avanti - gratis - un tizio un pò naif ma pieno di fede che finalmente ha trovato qualcuno che lo ascolti.
Se fallirà, nessuno se ne accorgerà, o tuttalpiù sarà stata colpa del tipo naif, se invece ci ha azzeccato, bè, allora ci si potrà prendere il merito, e finalmente avere i fondi....
Vabè, mi sa che sono stato troppo dietrologico, ma quando vedo quanto sia difficile in Italia far passare l'importanza del concetto della prevenzione mi arrabbio e mi rattristo. Anche perchè il non considerare prioritaria la prevenzione spiega come mai noi Italiani non diamo importanza alla ricerca, specie a quella scientifica che, invece, è alle origini della conoscenza. E conoscere significa prevenire.
Finchè si ragionerà così i terremoti continueranno a seminare terrore, morte e desolazione, e nasceranno i casi tipo Giuliani.
Auguro una serena Pasqua a te Carlo e a tutti i frequentatori di questo blog.
Ciao,
Alex
Dietro a Giuliani, probabilmente, più che il mondo accademico c'è una società che sogna utili per commercializzare un prodotto qualora fosse valido.
Vedi, Alex, a mio parere il livello di dietrologie, in Italia, ha raggiunto livelli pazzeschi.
Oramai, ci si chiede persino di chi è la colpa se andiamo al cesso tre volte il giorno.
Per questa ragione le evito (questa ed altre) accuratamente, poiché finiscono per essere dei cul de sac.
Un vero scienziato direbbe semplicemente: mettiamolo alla prova.
Pur non essendo cristiano, ricambio a tutti e in anticipo (parto oggi) gli auguri di Buona Pasqua.
Carlo Bertani
Buona Pasqua a tutti.
Noto con piacere che ci sono un bel numero di nuovi 'volti' che intervengono sul blog di Carlo,
molti probabilmente dopo 'tempi' di solo 'lurking'.
Mi sembra anche di capire che alcuni di questi nuovi volti siano persone molto ben preparate ed alcune anche con le mani in pasta politicamente parlando (nel senso buono si intende!).
Molto bene benissimo!
(nota per me: è il momento che io torni al semplice leggere visto che il livello si è alzato un po' troppo per me)
Per quanto riguarda le costruzioni 'moderne' crollate a causa del terremoto vorrei esprimere il mio modestissimo pensiero:
-quando avevo 16 anni, per non rimanere senza fare niente durante l'estate, andai a lavorare, come manovale, per 3 estati (12 mesi in tutto) presso alcune ditte edili della mia zona;
-partecipai ai lavori per costruire una bella villetta 'di lusso', una serie di muri di sostegno belli robusti, in cemento armato, per contenere una ripida collina dove doveva sorgere una piscina pubblica, lavorai anche alla costruzione di un paio di grandi capannoni per l'allevamento dei polli...
-la cosa che il capomastro temeva di più era la qualità della sabbia;
-il "ferraiolo" usava solo ferro 'zigrinato' e mai liscio;
-il carpentiere si assicurava che le 'botti' di cemento arrivassero per tempo e che il calcestruzzo fosse della qualità desiderata (lui misurava 'ad occhio' ma penso avesse una bella esperienza in merito)...
La 'ditta' era allora (vi parlo degli anni dal 1977 al 1980) piccolina, quasi a conduzione familiare...ora sponsorizza un team di MotoGp.
A parte il 'dolo' e la vera e propria truffa sui materiali che è stata sempre praticata (ed è anche inutile nasconderlo) io ho anche un'altra idea che mi fa preoccupare ancora di più:
"l'incompetenza".
Mi sono trovato a parlare sia con i proprietari della ditta (e non solo di quella) che con il vecchio (oggi ottantenne) capomastro di allora.
Loro mi hanno detto che negli ultimi 20 anni in Italia c'è stato un crollo verticale delle competenze dei 'muratori' ed in genere di molte professionalità in edilizia. Mi hanno detto che faticano a trovare capomastri ovvero artigiani che sappiano fare le cose con la vera 'regola d'arte'. Mi hanno detto che è pur vero che la manovalanza 'straniera' costa poco e le ditte ci 'speculano' ma è altrettanto vero che anche offrendo molto, le ditte non trovano più 'specializzati' o 'artisti' all'altezza. Non ci sono.
Io penso che decine di anni di 'tangenti' abbiano avuto l'effetto diretto dell'aumento abnorme dei prezzi e la totale estinzione delle 'qualità', delle professionalità. Alla saga dell'arraffa arraffa ci si è dimenticati del fare e del come fare bene.
Ora siamo qui a piangere i morti, a compatire i senza tetto.
E' un'angoscia terribile perdere tutto:
casa, lavoro, amici e congiunti, cose care, persino i mobili ed i vestiti.
Trovarsi in strada, di notte, in pigiama ed a piedi nudi, senza più nient'altro, è come nascere di nuovo, si deve ricominciare tutto; ma farlo a 30 o 50 anni è molto più angosciante che farlo a 0 giorni, anche e sopratutto perché non ci sarà il tenero seno materno a consolarci ma solo il 'freddo' stato con l'algida 'protezione civile'...
Ora siamo, sopratutto sono loro, spaventati e straziati, domani, (ed il domani deve essere il più vicino possibile al vero domani al giorno successivo e non al 'lustro' successivo) torneranno a costruire, di nuovo, quello che gli è crollato addosso.
Gli abruzzesi sono un popolo fiero e forte, ce la faranno sicuramente anche se dovranno letteralmente sputare sangue, già vediamo, nei loro occhi, oggi ancora lucidi di lacrime, quello sguardo forte del 'montanaro' abituato alla sfide della vita. Questo mi rasserena non poco.
Ma, se penso al dopo, alla ricostruzione non posso non pensare alle frodi, al dolo e sopratutto all'incapacità di quelli che materialmente dovranno eseguire i lavori, mattone su mattone, della ricostruzione.
Non vorrei che gran parte della ricostruzione vada sprecata, con grave rischio -di nuovo- per la popolazione se dovesse verificarsi un altro terribile terremoto (senza considerare gli sprechi di danaro), a causa dell'incapacità cronica, che attraversa l'attuale società.
Ecco forse perché ci dicono che tutto va bene, perché le notizie sono filtrate, perché nessuno deve andare a vedere. Perché non vogliono essere giustamente disturbati ed anche perché -forse- sperano che a ricostruire "qualche monumento o chiesa" ci pensi Obama, visto che da noi, di buoni capomastri, ne sono rimasti niente.
ancora auguri di Buona Pasqua.
RA
Ieri -giorno di Pasqua- sono andato a Bergamo, all'aeroporto, a prendere mia sorella che giungeva da Praga in aereo, dopo una disavventura risolta brillantemente, il giorno di Pasqua, dalla nostra Ambasciata Praghese.
Vorrei esprimere i miei ringraziamenti al personale -di emergenza- della nostra Ambasciata di Praga, per la loro cortesia, la loro professionalità e le loro sollecitudine, direi quasi immediatezza con la quale hanno risolto un problema che avrebbe -normalmente- impedito il rientro di mia sorella in tempi brevi ed invece sono riusciti a metterla nell'ultimo volo per l'Italia nella stessa giornata di Pasqua.
Mi sono sciroppato più di 700 km (a\r a Bergamo); vado a metano da ormai 20anni e devo anche ringraziare quei distributori che erano aperti ieri.
Durante il viaggio mi sono accompagnato con la radio e sono riuscito a sentire tante belle notizie dal "fronte" del terremoto ed ho sentito la 'voglia' di lasciare qualche commento in questo blog di cari amici:
-Il Capo del Governo è stato presente 'al fronte' anche nella giornata di ieri;
-Vissani ed altri famosi cuochi, così come qualche star televisiva, hanno preparato un banchetto luculliano direttamente nel campo tenda, a favore degli sfollati;
-grazie al capo del governo una anziana signora 'sdentata' ha avuto al suo servizio i migliori dentisti della capitale (questo mi sembra il sabato) che le hanno fatto una dentiera nuova per poter gustare appieno, il giorno dopo, i meravigliosi piatti propinati dall'equipe Vissani;
-Santoro ha speculato sul disastro, e con lui Di Pietro e la sinistra hanno messo su un teatrino per aumentare l'audience e/o i consensi alla sinistra;
-la destra, tutta compatta, ha recisamente attaccato Santoro per la sua "sciacallaggine";
-sulla zona del terremoto la nottata è stata fredda pioviginosa e fangosa...
"Io voglio essere un terremotato" (cit.) oppure "speriamo che la guerra duri" (cit.) sono stati i miei primi pensieri.
Ma i secondi, (non quelli di Vissani, i miei secondi pensieri) sono stati di ribellione, cavalcare l'onda (breve,lo sappiamo, brevissima) dell'emozione per accaparrarsi 'simpatie' è ormai da decenni un "leit motiv" di diverse classi politiche e direi per onestà intellettuale, non limitata solo all'Italia...anzi...(ma questo è una altro discorso).
Ho avuto anche un terzo pensiero, direi controcorrente ovvero NON politically correct:
-se si stanno prodigando così tanto (il Capo del Governo e soci) per avere -anche- qualche voto in più alle prossime Amministrative/Europee/Referendum, allora sarebbe più conveniente per i terremotati NON votarli perché altrimenti ci sarebbe il rischio di 'saziarli';
-se NON venissero votati in maggioranza dovrebbero continuare nella solerzia di oggi per cercare di aumentare ancora di più il consenso;
-se la maggioranza dei voti -in questo modo- andassero all'altra parte, che quasi sorpresa si potrebbe trovare ad amministrare il dopo terremoto, per i terremotati vi sarebbero solo vantaggi, tipo:
--il Capo del Governo aumenterebbe la solerzia, la presenza e sopratutto il controllo sulla ricostruzione perché non più in sua mano;
--La sinistra diverrebbe tutto ad un tratto 'responsabile' e dovrebbe 'obtorto collo' impegnarsi un pelino di più nella volontà di governare senza continui ribaltoni...
Avrei anche un pensiero per Vissani, oltre che ringraziarlo profondamente sia a lui che alla star che si è portato dietro, per il bellissimo gesto di umana solidarietà, gli vorrei con tutta umiltà, ricordare che i pasti al giorno sono almeno tre, e questo ogni giorno, sopratutto per gente che patisce freddo e scomodità e si deve rimboccare le mani per fare il lavoro 'pesante'.
Per cui inviterei tutti (è ovvio che l'invito sia esteso anche a me stesso), domani mattina, a rimboccarsi le maniche. Invito esteso anche a i cameraman, fotografi, microfonisti, 'presenzialisti', che possono senz'altro usare attrezzi più idonei alla ricostruzione rispetto agli apparecchi elettronici che usano di solito.
cari saluti e buon lavoro
RA
Casro Roberto mi dispiace della tua disavventura ma ti invito a riflettere alla fortuna che hai avuto ad assistere a questi eventi tramite le onde radio che hanno la capacità di nascondere i volti ipocriti di questi ministri e presidenti del consiglio grandi cabarettisti della lacrima facile. Ora è pur vero che non bisogna mai speculare sugli eventi e forse anche noi un pochino lo facciamo dibattendo su un dolore che è prevalentemente di altri e sui quali probabilmente gettiamo qualche nostra insicurezza sfogandoci su di esso, ma diversa è la manfrina riprovevole che si sta verificando in quei luoghi dove le varie Giuditte (numero 16,17 ecc..)stanno sfilando in attesa delle elezioni sfruttando l' emotività di questa povera gente.Io non so quale sarebbe la miglior cosa da fare, però credo che il silenzio e una sana rimboccata di maniche sarebbe salutare.Con stima distinti saluti...
Cari amici, penso che Roberto abbia toccato un tasto che nessuno prova mai a premere: e le competenze?
Tralascio il bestiario scolastico al quale assisto ogni giorno, perché spero che, crescendo, i ragazzi e le ragazze riescano a porvi rimedio. Soprattutto spegnendo la TV.
Ho appreso da mio nonno, in anni lontani, il mestiere di restauratore: roba fina, si restauravano mobili dei Borromeo e di Versailles.
Personalmente, dorai un tripode che proveniva dalla reggia francese.
Ho insegnato il mestiere ad un amico ed abbiamo lavorato insieme per dieci anni, ma non sa lavorare bene come me, perché non abbiamo avuto lo stesso maestro.
Poi, decisi di fare lo scrittore ed il mondo del restauro perse una buona mano, che si trasformò in una mediocre penna.
Mio fratello racconta d'autisti che giungono dalla Polonia e che non sanno distinguere una manichetta tedesca per lo scarico dei prodotti chimici (marchio "D") da una francese (marchio "F").
Il problema va oltre, perché noi europei siamo destinati alla deindustrializzazione e ad una vita di pura sopravvivenza - che ci verrà garantita - per il puro caso che possediamo bocca e culo. Siamo, in altre parole, consumatori: basta ed avanza.
Di conseguenza, il lavoro come espressione dell'individuo non esiste più: l'ars aedificanda non è più patrimonio dei nostri sensi.
I buoni muratori di un tempo non esistono più o sono rarissimi, poiché appartenevano ad un'epoca nella quale il tempo stesso aveva altri ritmi.
Oggi, si "tira su" un muro nel più breve tempo possibile, senza curarsi di un particolare - insignificante - ossia se starà in piedi.
Pagata l'opera, tutto è concluso. La nevrosi però avanza inesorabile poiché, di muro in muro, non si sa più perché si lavora, ossia per la soddisfazione d'osservare, da vecchi, un muro costruito quando s'era giovani? Oppure per pagare una rata dell'Audi che fra dieci anni sarà una scatoletta di tonno?
Se non ci fossero stati i 300 morti, quel terremoto non avrebbe causato nessun danno: salva S. Maria di Collemaggio, perché preoccuparsi di decenni di muri costruiti a cottimo? Cosa lasciano, nelle nostre vite, quegli orrori progettati approssimativamente, costruiti male e rifinito peggio?
Proviamo a guardare in faccia la realtà: pagato lo scotto dei morti, torneranno a costruirne degli altri. Ancora peggiori.
Saluti a tutti
Carlo
Un pò di riflessioni in libertà.
La mancanza di competenze. Già. E' un problema molto serio.
Le civiltà più evolute hanno sempre cercato di avere la persona giusta al posto giusto, e questo non come fatto casuale, ma grazie a precisi sistemi di organizzazione sociale.
Tanto per fare un esempio (che si ricollega a quanto da te descritto, Carlo, riguardo alla tua esperienza di restauratore),lo straordinario fiorire di artisti
sublimi nel campo delle arti figurative (e non solo), che ha caratterizzato il territorio italiano nel corso del Rinascimento, non è stato frutto del caso.
Artisti come Michelangelo o Raffaello sono stati la massima espressione di competenze nate all'intenro di una fitta rete di botteghe artigiane (che in realtà erano ben più che botteghe, ed anzi potevano essere considerati come dei veri e propri politecnici dell'epoca nei quali la trasmissione della conoscenza era sistematizzata ed organizzata, oltrechè ,continuamente aggiornata), dove centinaia di ragazzi venivano "iniziati" alle arti figurative ed umanistiche. Questa organizzazione ha permesso non solo di diffondere la conoscenza, ma di selezionare e far emergere le migliori individualità nei vari campi, dalla pittura alla scultura, dalla poesia alla architettura, dalla letteratura alla scienza.
Anche il mastro muratore in grado di giudicare la buona qualità di una sabbia, o la giusta composizione di un cemento con una sola occhiata, è un retaggio di questa antica modalità di tramettere la conoscenza attracerso l'esperienza del
lavoro. Come posso dimenticare la figura del sapiente e canuto mastr'Alfredo, che camminava senza paura su per i tetti ed i cornicioni della Gaeta medievale?
E che era in grado di trovare le soluzioni più efficaci per restaurare quelle case costruite su più strati storici (fondamenta di epoca romana, mura medievali e
tetti rinascimentali)? O il caro Moscone, che ha restaurato con sapiente umiltà tanti edifici danneggiati dai vari terremoti in Atina?
Però, nonostante questa sapienza, i terremoti che hanno colpito l'Italia hanno semminato disastri e provocato "inenumerabili" vittime. (Messina 1908, Marsica - Avezzano 1915, e poi Belice 1968, Friuli 1975, Irpinia 1980, ecc.). Perchè? Perchè le tecniche costruttive non erano sufficentemente evolute.
Quindi il problema, secondo me, non è quello che non ci sono più "gli esperti di una volta". Infatti questi personaggi, per alcuni versi preziosi, non rappresentano oggi quello che rappresentavano ieri i loro colleghi rinascimentali. Questi ultimi per l'epoca rappresentavano l'innovazione, la ricerca, la scoperta, la sperimentazione, le nuove tecnologie, il progresso.
I "mastri alfredi" di oggi, invece, sono solo quelli che tramandano una loro conoscenza, piuttosto limitata nel tempo e nello spazio.
Dunque, il vero problema è che mancano le competenze adeguate a quanto c'è di nuovo. Perchè il mondo è andato avanti, la conoscenza tecnologica ha camminato molto e le tecniche costruttive si sono evolute. Anche in Italia.
E noi che facciamo? Restiamo ancora legati ai "mastri alfredi" che, sapranno anche riconoscere un buon cemento al solo sguardo, ma costruiscono con tecniche antiquate e non sanno come isolare sismicamente un edificio del quattrocento. E questo vale pure per gli architetti ed i geometri comunali, che dovrebbero vegliare sul nostro patrimonio edilizio, ed invece dormono su materassi di laute mazzette, ignoranti e felici.
L'Italia è un paese ad alto rischio sismico, tra i più alti nel mondo. E perchè allora non si è creata una vasta rete di competenze in questa materia? Perchè non ci sono scuole universitarie all'avanguardia in questo campo? Perchè sono poche le ditte di costruzione italiane in grado di costruire con moderne tecniche antisimsiche? Dovremmo essere i migliori al mondo sull'antisismico. E invece no.
I Giapponesi si e noi no. Come mai? Che differenza c'è tra noi e loro (a parte evidenti tratti somatici)?
L'organizzazione sociale giapponese tende a mettere la persona giusta al posto giusto, e se poi questa si rivela non all'altezza del compito assegnatole, allora, arrivederci e avanti un altro. E sa ha fatto dei danni deve pure pagare, ma non solo per legge, paga proprio socialmente parlando.
L'organizzazione sociale italiana tende a mettere la persona raccomandata nel primo posto disponibile, purchè sia fisso ed inavomibile a prescindere, fino alla pensione ed oltre. E se fa qualche casino, bè, in fondo, non è colpa sua, che ne poteva sapere? Ci sono altre responsabilità, e poi tiene famiglia...
E se non sei raccomandato? Qualcosa prima o poi uscirà, con un pò di fortuna, e se no, alla peggio, si emigra.
Con le case e le scuole (caspita, le scuole un luogo dove mandiamo tutti i giorni i nostri figli!! Pazzesco!!), costruite male che cadono anche senza bisogno di un terremoto, non credo che c'entri il declino dell'Europa e dell'occidente. Credo che c'entri di più il nostro modello di organizzazione sociale. Che è un modello che poco si confà ad una società moderna, molto complessa e competitiva, che per funzionare efficacemente ha bisogno che le persone giuste vadano al posto giusto, e non che ci capitino per caso.
Che fare allora? Forse converrà incominciare a pensare se non sia il caso di ritornare all'Italia delle signorie, in veste moderna ovviamente.
Bon nui a todos
Alex
Oommba alle 2,35, ma esistono? come sono?
Quello che volevo dire io e penso anche Carlo è che se non c'è una scuola non ci sono nemmeno le competenze giuste sia che siano 'nuove' che 'vecchie'.
Per non parlare "degli uomini giusti al posto giusto", cosa che implica la coincidenza di almeno due scuole:quella che forma l'uomo giusto e quella che forma il politico (o il dirigente ecc) che lo sceglie!
Se il 'vecio' capomastro non ha formato (perché non gli è stato dato nè il tempo né l'opportunità) il nuovo e questo il 'futuro', se le scuole della più moderna tecnoligia non sono nate (in Italia almeno) è prorpio perché le 'vecchie' scuole sono state chiuse e non ne sono stata riaperte più.
Che poi la vecchia scuola non sia più valida ti posso anche dare ragione ma i 'formati' alal vecchia scuola avrebbero -se esistenti- potuto creare la nuova scuola.
In ogni caso, parlando di scuole, il ponte romano di Rimini è li da 2000 anni e nella seconda guerra mondiale è stato percorso dai carri armati....e qualche scossetta l'ha subita anche lui.
La casa di mio nonno è trasalta verso valle di circa 30 metri nel 1938 a causa di un movimento franoso che distrusse molte altre case (duò meno di un'ora) e lui l'ha continuata ad abitare fino al 1965 ed ancora oggi è su, tetto compreso anche se ormai pericolante (io ci sono entrato pochi giorni fa). Ha resistito con apertura di una paio di crepe anche ad un terremoto abbastanza intenso di qualche anno fa....ma abitiamo in una zona sismica di grado 3 e di terremoti ne ha subiti parecchi nell'ultimo secolo.
(la casa del mio nonno è stata costruita agli inizi del 1800 mai 'rinforzata o ristrutturata salvo in normali interventi di manutenzione del tetto e delle travi in legno del pavimento).
ciao
RA
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