17 aprile 2009

Sviste riviste

A dire il vero, appena ho scritto il titolo un dubbio m’ha colto: sarebbe stato meglio “Riviste sviste”?
E’, questo, uno dei molti dubbi che m’han preso quando ho approfondito una notizia passata senza clamore – tra il lusco e il brusco, direbbe qualcuno – mentre tutti erano ipnotizzati, lobotomizzati ed incazzati per le vicende del terremoto, con annessi & connessi editti per il confino nei confronti, per ora, di vignettisti: domani, chissà.
Di certo, nel dopodomani saremo dapprima indirizzati, quindi cartolarizzati, infine sodomizzati per pagare il conto di tanto clamore che, silente, assorda: dalle new town a nuovi pilastri fatti con la plastilina, perché una ricostruzione così veloce – come promette San Silvio dall’Aquila – non la puoi fare nemmeno con il Lego, solo con il Pongo.

Mentre tutti erano attentissimi a sondare anche l’ultima parola, a scandagliare la minima smorfia di San Silvio, un suo confratello – tale Frattini – s’allontanava dal Convento delle Libertà e migrava in Europa, pontificando da tanto pulpito.
Spostandosi di un centinaio di chilometri ad est dalle coste abruzzesi, il buon frat…pardon, Frattini, prendeva, metaforicamente, terra sul litorale dalmata un tempo Illiria, poi Venetia, quindi Slavonia, ancora Titova, infine Hrvatska: insomma, Frattini s’è inventato un bel piano in otto punti per la salvezza (ovviamente, condita in salsa europea) della penisola balcanica. Solo la parte “occidentale”, naturalmente, perché il resto già “lo teniamo”.
Il buon Ministro degli Affari Esteri, probabilmente, ha esordito in questo tono per allietar il suo mentore, dopo che tanto dolor gl’era stato causato in Renania dal turco infedele, traditor d’antiche amicizie per un pugno di lenticchie (americane).
Insomma, non lamentiamoci troppo di questo governo, perché è infarcito di teste pensanti: finiti i tempi nei quali s’appropriavano di testi di legge altrui (Maccanico/Schifani, ecc), oggi partoriscono in proprio. E’ già un bel passo in avanti.

Così, Franco – non le dispiace se la chiamiamo per nome? Avvicina la classe politica alla gente…Grillo lo chiamiamo “Beppe”… – ha varcato il Rubicone ed ha emanato il suo piano in “otto punti” per la salvezza dei poveri Balcani abbandonati, che oramai – a forza di prender solo bombe ed improperi – si sentono vicini alla Somalia. Un giorno o l’altro, dopo secoli, si rimetteranno a fare i pirati come i somali.

Niente paura! Quando ho letto che Franco ci stava pensando, un vortice di calore m’ha traversato il corpo, riaccendendo speranze che ritenevo oramai perdute, da quando gli AMX con la coccarda tricolore sorvolarono il Kosovo. Le mie apprensioni sono nate, più che altro, per il pericolo che rappresentano: si sa che il velivolo italo-brasiliano ha il pessimo vezzo di cadere da solo[1]. Si tratta, in sintesi, del primo velivolo progettato espressamente per le Missioni di Pace: non essendoci il nemico (se è “Pace”…) provvede da solo a farsi la guerra motu proprio, auto-distruggendosi dopo un certo numero di ore/volo. Che abbia il timer, come una lavatrice?

A tutto ciò, Frattini metterà fine! Finalmente: Pace! Fratellanza! Prosperità per tutti! Dobrodošli, Jugoslavia! Grazie, Franco!

La vera e propria Epifania dello spirito che mi stava cullando, ha subito un minuscolo intoppo quando ho letto che era necessaria una road map per i Balcani. No – mi sono detto – sarà caduto in un momento di crisi di fantasia…capita a tutti…ed avrà preso a prestito il “titolo” stranoto per la vicenda israelo/palestinese.
Ho “beccato” pure la Rossi a copiare, che ha nove in tutte le materie, vuoi che non copi Frattini? Tranquilli, balcanici: nessuna pioggia di fosforo bianco v’attende, solo dobloni, soldi, tanti, tantissimi euro nuovi di zecca!

Ed ora, rompiamo gli indugi ed andiamo a leggere il “piano in otto punti”[2]:

1) Una liberalizzazione dei visti soprattutto per i lavoratori stagionali, da introdurre in tempi brevi.

Beh, cari balcanici, l’Europa si presenta con al primo punto una delle vostre priorità: potrete, finalmente, venire a lavorare in Italia! Con il visto! Non prestate attenzione alle notizie di quelli che “remano contro”, ossia che la cassa integrazione, in Italia, sale più velocemente della gonna della Pairetti, che il lavoro manca: sono tutte balle!
In Italia, grazie ad una “rottamazione” sopravvenuta recentemente per cause naturali in Abruzzo, ci sarà un mare di posti di lavoro nella modernissima edilizia italiana! Potrete costruire di tutto…che so…costruirete Spalato 2 sulla costa marchigiana e Milano 8 presso Termoli…ma anche di più, la fantasia non ha limiti…
Ah, purtroppo la voce che il numero degli incidenti sul lavoro, in Italia, è fra i più alti in Europa è vera: ma a voi, che importa? Avete avuto 93.837[3] morti nelle vostre guerre, lo vogliamo fare un piccolo sacrificio per il Paese che v’accoglierà?

2) L'inizio di un tavolo tecnico per l'ingresso del Montenegro, che ha già come propria moneta l'euro, nell'Unione Europea.

Vedi, Franco, se fossimo riusciti ad inviarti una semplice mail prima di stendere questo punto, t’avremmo rassicurato: l’euro non è moneta ufficiale in gran parte della Jugoslavia, ma lo è di fatto. Se paghi con corone, dinari o marchi (in Bosnia) ti ringraziano, ma se paghi in euro lo fanno due volte.
Che sia il Montenegro a fare questo passo “ufficiale” non ci stupisce: perché non affidate la transizione ufficiale all’euro a Frantisek Lipka, lo slovacco che organizzò il referendum per l’indipendenza[4]? Lo avevate suggerito voi: “una faccia una razza” – come dicono i greci – e con lui il risultato sarebbe garantito. Come per il referendum.

3) La rapida conclusione del processo di adesione per la Croazia, in modo che Zagabria diventi entro il 2010 il 28˚ membro dell'Unione.

Nulla da eccepire su questo punto…ma…hai parlato con il sindaco di Roma Alemanno, che organizza gite scolastiche nelle terre “redente” dell’Istria? Che fa distribuire nelle scuole opuscoli esplicativi sulla questione giuliana, e deve poi farli ritirare per il condensato di retorica e falsità che contenevano[5]? Sai se a Zagabria ne sanno qualcosa? Anch’io ho avuto fra le mani uno di quei libretti (non quello di Roma, da noi era un altro e lo distribuivano solo alle ultime classi) ed ho avuto un moto di soprassalto nel leggere così tante fesserie. Per fortuna, uno dei ragazzi mi rassicurò: «E chi le legge, ‘ste robe?». Saggezza adolescenziale.

4) Il rafforzamento dei poteri per l'Alto Commissario ONU in Bosnia, per esercitare una forte azione di supervisione tra le due entità, i serbo-bosniaci e i croato-musulmani, che attualmente compongono la Repubblica di Bosnia ed Erzegovina.

Qui, Franco, mi sa che sei stato mal consigliato. Ci spieghiamo.
In Italia possiamo citare senza problemi degli universali come “serbo-bosniaci” oppure “croato-musulmani”, e nessuno solleva obiezioni. Se saltiamo l’Adriatico, diventano praticamente degli ossimori.
Un “serbo-bosniaco” non è un serbo con la targa della Bosnia, è un serbo tale e quale ad un abitante di Belgrado, solo che vive a Banja Luka. E vede come fumo negli occhi chiunque gli parli d’altre identificazioni. Un “croato-musulmano”, poi…verrebbe quasi da ridere se non fossero cose serie…vai a vedere cos’hanno costruito, a Mostar, i croati per essere “vicini” ai musulmani: un campanile più alto di quello di S. Marco (oltretutto, piuttosto bruttino) che ha il compito di svettare sui minareti e di chiarire chi comanda (o vorrebbe comandare). I soldi, chi li ha cacciati? L’Ordine Francescano Croato, una potenza economica.
Oppure, vai a cercare i “croato-musulmani” fra le rovine di Pocitelj o sui monti verso Jablanica. Vai: dimmi se li trovi.
Mi sa che questo punto, se non prevede gli “attributi” della road map israeliana – fosforo bianco compreso – è meglio se lo cancelli proprio. A meno che…
A meno che tutto questo frullar di parole non sia rinverdire la soluzione del 1878, che concesse all’Austria-Ungheria il protettorato sulla Bosnia, sulla piccola “Turchia europea”. Come andò a finire? Beh…leggi le “Cronache di Travnik” di Ivo Andric, e se hai tempo anche “Il ponte sulla Drina” e qualcos’altro del Nobel balcanico, poi ne riparliamo.

5) L'entrata in vigore dell'Association and stabilization agreement (Asa) con la Serbia, per rafforzare la cooperazione tra Bruxelles e Belgrado ed evitare il risveglio di pericolose spinte scioviniste e nazionaliste nel paese.

Beh, qui – se il buongiorno si vede dal mattino – c’è veramente molto “agreement” da fare, ad iniziare dalla protezione vera, non sulla carta, dei serbi che ancora vivono in Kosovo. Oppure li facciamo proteggere dalla polizia di Hashim Tachi? Come affidare le orfanelle a Barbablù: va bene così?

6) Un negoziato tra Grecia e Macedonia per appianare le divergenze sul nome dell'ex Repubblica jugoslava.

Lo sanno tutti che la Macedonia non-greca si dovrà chiamare Fyron, altrimenti la Grecia s’incazza: dai, non farla lunga…

7) Un'azione comune e concordata tra tutte le truppe delle missioni internazionali di pace in Kosovo, in vista di una possibile rimodulazione dei contingenti militari.

Questo è un punto importantissimo! Bravo Franco!
Io manderei un contingente bosniaco musulmano a schierarsi a Pec, ed uno serbo a Mitrovica: chi fornisce loro i lanciarazzi? Gli americani ai bosniaci ed i russi ai serbi? Oppure facciamo l’opposto: inviamo direttamente i serbi dagli albanesi ed i bosniaci dai serbi, così facciamo prima. Che bella idea hai avuto!
Oppure – visto che oramai NATO, USA ed UE sono sinonimi – tutto questo è la necessaria premessa per inviare un po’ di carne da macello in Afghanistan? Li addestriamo tutti a Camp Bondsteel, poi li mandiamo a Kabul e, là, i serbi si metteranno ad abbattere velivoli americani, i croati ad ammazzare i musulmani ed i bosniaci finiranno tutti in Al-Qaeda, che già ben conoscono dai tempi di Itzebegovic. Potreste rinverdire i bei tempi dell’Afghanistan, quello dei russi e del “piano Brezinsky”!
Fantastico, Franco: se il tuo capoccia è un dilettante, tu sei nella categoria “amateur” della politica estera.

8) Un vertice tra l'Unione Europea e gli Stati balcanici, da tenersi entro il giugno 2010, con la partecipazione anche degli Stati Uniti.

Ah, ecco spiegato l’arcano; mister Obama verrà a terminare il lavoro iniziato da Clinton. Sono pur sempre due democratici: diversa pelle, uguale “pelo”. E’ previsto un “ritorno in pista” di D’Alema? Non ci stupiremmo.

Ti comunichiamo che, aggiungendo questi otto punti, hai raggiunto il 328° posto nella classifica per andare all’Isola dei Famosi. Chissà, magari là – con Luxuria e compagnia cantante – potrete organizzare un bel seminario di politica estera. Mi sa che ne hai bisogno.

[1] Se volete saperne di più su questo vero e proprio disastro militar-industriale italiano (12 aerei caduti, altre fonti citano 17, parecchi piloti morti), leggete qui: http://strataereo.interfree.it/AMX.htm e qui http://www.grnet.it/index.php?option=com_content&task=view&id=511&Itemid=39

[3] Fonte: Centro di ricerca e documentazione di Sarajevo, (fino al 2005). Altre fonti citano 108.000.

[4] Per divertirvi un poco su come vengono gestiti questi “appuntamenti di democrazia” nei Balcani, leggete http://carlobertani.blogspot.com/2006/05/burle-di-tutto-il-mondo-unitevi.html

4 commenti:

S. ha detto...

Ciao Carlo,
fantastica quella degli AMX che "movimentano" un po' le placide missioni di pace colando a picco qua e là. Forse l'unica cosa che manca al velivolo è la data di scadenza...
Sulle 8 formule magiche di Frattini per i Balcani, ho come l'impressione che l'aulico Franco sia ancora un apprendista stregone. Il suo è un approccio troppo del tipo: "ragionate come gli europei dell'europa che ci siamo inventati noi e vedrete che non ci saranno problemi."
Il che mi rievoca l'eterno coro sui "limiti della diplomazia europea", che poi sono i limiti dei dipomatici europei, che più che cercare di guardare dentro ai problemi e trovare soluzioni vorrebbero passare alla storia come grandi statisti senza sporcarsi le mani con un po' di storia ed esperienza sul campo (magari parlando un po' con i diretti interessati prima di lanciare proclami salvifici per tutti).
Ma l'Europa deve proprio per forza essere questo gigantesco omogeneizzato di popoli che ha come unico culto ufficiale la sacra legge del libero mercato nel mantenimento delle divine oligarchie?

Carlo Bertani ha detto...

E' proprio questo il nocciolo del problema, S, non sanno ragionare se non in termini di globalizzazione totale dei consumi, della cultura, della produzione, di tutto. Non mettono mai il naso fuori della finestra e pontificano.
Poi, va tutto in malora e si chiedono il perché. E se chiedessero a qualcuno cosa desidera, come vorrebbe l'Europa?
No, sono già "pieni" - ma non li vedete? - come possono ancora apprendere qualcosa?
Ciao
Carlo

Filippo il Buono ha detto...

Carissimo Sig. Bertani,
ho una moglie Serba, di Belgrado precisamente, che partì per l'Italia non appena questa (e altre potenze) cominciarono a bombardare: la sua casa era a pochi passi da una centrale elettrica e ogni giorno la sua casa tremava e le sirene suonavano. Alla fine, mi raccontava, anche se le sirene suonavano si restava nelle case, tanto la morte se doveva arrivare arrivava lo stesso, con o senza rifugio.
Poi mia moglie, che era infermiera, si vide rifiutare il riconoscimento del suo titolo di studio semplicemente perchè Serba: poco importava se riconoscevano a tutti il titolo, anche alle infermiere del Burkina Faso, lei era Serba e no, noi non ti vogliamo.
Andò a lavorare in una fabbrica metalmeccanica ed ogni volta che una sirena suonava sobbalzava ricordando le sensazioni che viveva a casa, quando gli AMX, gli F16 etc.etc. dei buoni colpivano la centrale vicino casa.
Mia moglie non ha mai mostrato astio nè verso gli italiani nè verso gli americani, solo un profondo dolore, ma, attenzione, mai manifestato con le parole: l'orgolio di mia moglie mi ha sempre affascinato. Mi sono chiesto spesso se noi italiani fossimo nel bene o nel male, poi mia moglie mi ha raccontato di che cos'è il Kossovo per loro, i Serbi intendo: è una piccola patria spirituale, un po' come Assisi o Casia per i Cattolici. Per anni suo padre ha versato in busta paga un 10% del suo stipendio per migliorare le condizioni di vita di quel fazzoletto di terra, un po' come la cassa del mezzogiorno da noi Bertani, ricorda? E adesso? Orde di Albanesi spezzano croci e incendiano monasteri vecchi di millenni con l'avvallo di noi stessi italiani , europei, americani...
Doverebbe vedere con quali occhi mia moglie, suo padre, sua madre, guardano le terre del Kossovo alla televisione: sembra quasi che guardino l'agonia di un parente stretto e mi creda, è relmente straziante. Probabilmente MIlosevic avrà le sue colpe, ma non meno dei vari dittatorucoli sparsi per il mondo: per il Tibet ci è spesi in omaggi e petizioni ma gli AMX....no quelli meglio lasciarli a terra /(anche perchè lì sono più a loro agio che in aria...).
Nessuno però ha avuto il coraggio di dire ciò che ha detto Lei, solo un reportage del TG3 di qualche mese fa ha mostrato cosa gli Albanesi sono stati capaci di fare in Kossovo, ma per il resto tutti sono hanno fatto a gara per riconoscere il novello stato.....a quando l'ingresso nell'unione europea??? I Serbi li abbiamo umiliati e sbeffeggiati, con quale faccia ora ci proponiamo come amici prospettando come contentino un ingresso nell'unione europea?
Mi creda Bertani, io a Belgrado ci sono stato, e la gente prova un profondo, atavico, affetto verso gli Italiani; tutti vestono italiano, tutti comprano mobili italiani...tutti quando sentono che sei italiano ti si rivolgono con un sorriso e non di rado ti rivolgono anch'essi qualche parola in italiano. Ho sorriso anch'io a loro, ma dentro di me, provavo la vergogna dei traditori.

Carlo Bertani ha detto...

Caro Filippo, non sono stato in Serbia, ma conosco abbastanza la Bosnia ed il resto della Jugoslavia per sapere che quel che racconta è vero.
Purtroppo è così, e tutto quel che è successo è stato un perfido gioco di disinformazione, per favorire gli interessi soprattutto statunitensi e tedeschi.
Io, nel 2000, scrissi un libro su quelle vicende: nessuno volle pubblicarlo. Chi conosce la storia di quelle genti e prova a raccontare la verità più onesta che conosce, non ha diritto di parola.
Mi consolo al pensiero che non sono solo: se ne ha voglia, legga la bellissima "Storia di Reska" di Miguel Martinez e tanti altri contributi che potrà trovare su Kelebek.
Anch'io, in Bosnia, ho provato senso di vergogna, ma la gente - in Italia - non sa nemmeno di cosa stiamo parlando.
La saluto cordialmente
Carlo Bertani