In questi giorni i partiti stanno preparando le liste elettorali; con la nuova legge elettorale noi elettori non avremo la possibilità di scegliere i candidati, potremo soltanto indicare un simbolo: chi è nella lista di quel simbolo ce lo dovremo tenere e basta.
Ha suscitato sorpresa la candidatura nelle liste dell’Unione di Franca Rame, attrice, moglie e compagna di vita del premio Nobel per la Letteratura Dario Fo.
Fatto salvo che la presenza di Franca Rame qualifica l’Unione in senso positivo, dobbiamo rilevare che queste persone (o, magari, lo stesso Dario Fo) già da tempo avremmo dovuto chiamarle per occupare quegli scranni.
Il problema di questa classe politica è la paura: anche decisi e combattivi avversari del berlusconismo, della P2, della mafia sono chiamati ad entrare in Parlamento quando hanno oramai un’età veneranda. Pochi italiani di grande livello intellettuale sono chiamati a rappresentare il Paese in Parlamento: Leonardo Sciascia fece una breve comparsa alcuni decenni or sono, d’altri – oggi – non ricordo.
Il paese invecchia e ci sono pochi giovani: grazie alle sapienti riforme previdenziali, una generazione stanca arranca nelle fabbriche, nelle scuole, negli uffici. Stufa perché ha visto colleghi giovanissimi andare in pensione, ed ora sa che per controbilanciare quei lontani privilegi dovranno rimanere attaccati alla macchina, alla scrivania, alla cattedra con un catena per ancora molti anni.
Strano paese il nostro, nel quale se non hai almeno sessant’anni sei ritenuto un giovane senza esperienza, una persona della quale non ci si può fidare. Lo stesso discorso vale per un altro premio Nobel, Carlo Rubbia, cacciato dal governo in carica dalla presidenza dell’ENEA, che oggi vive e lavora in Spagna dove sta portando avanti importanti progetti in campo energetico (dei quali, ahimè, avremmo un disperato bisogno).
Anche la destra cade nel medesimo errore, giacché non si comprende proprio perché una persona come Marcello Veneziani – con il quale si può anche essere in disaccordo su tutto – non entri in Parlamento: a ben vedere, è la “testa pensante” più raffinata che potrebbero presentare. D’altro canto, se hanno “fatto fuori” un costituzionalista del calibro del prof. Fisichella, si può capire perché ritengano Veneziani un potenziale pericolo.
Giovani italiani emigrano all’estero perché sanno che le loro ricerche serviranno solo ad ingrassare il palmares del barone di turno, sanno che in questo paese il giovane è visto più come un pericolo che come un’opportunità: aria nuova, fresca, idee rivoluzionarie. Vade retro Satana.
Auguriamo ogni bene a Franca – per la sua lunga e sincera militanza, sul palcoscenico e nella vita – ma ci piacerebbe vederla seduta accanto ad una giovane – trenta, quarant’anni – per esser certi che quell’esperienza e quella determinazione nel difendere lo stato di diritto delle persone, la dignità dei lavoratori, l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, una equa ripartizione della ricchezza e la laicità dello Stato non diventino il solo bagaglio di una vita, ma siano trasmesse alle nuove generazioni. Altrimenti, ahi noi.
Ha suscitato sorpresa la candidatura nelle liste dell’Unione di Franca Rame, attrice, moglie e compagna di vita del premio Nobel per la Letteratura Dario Fo.
Fatto salvo che la presenza di Franca Rame qualifica l’Unione in senso positivo, dobbiamo rilevare che queste persone (o, magari, lo stesso Dario Fo) già da tempo avremmo dovuto chiamarle per occupare quegli scranni.
Il problema di questa classe politica è la paura: anche decisi e combattivi avversari del berlusconismo, della P2, della mafia sono chiamati ad entrare in Parlamento quando hanno oramai un’età veneranda. Pochi italiani di grande livello intellettuale sono chiamati a rappresentare il Paese in Parlamento: Leonardo Sciascia fece una breve comparsa alcuni decenni or sono, d’altri – oggi – non ricordo.
Il paese invecchia e ci sono pochi giovani: grazie alle sapienti riforme previdenziali, una generazione stanca arranca nelle fabbriche, nelle scuole, negli uffici. Stufa perché ha visto colleghi giovanissimi andare in pensione, ed ora sa che per controbilanciare quei lontani privilegi dovranno rimanere attaccati alla macchina, alla scrivania, alla cattedra con un catena per ancora molti anni.
Strano paese il nostro, nel quale se non hai almeno sessant’anni sei ritenuto un giovane senza esperienza, una persona della quale non ci si può fidare. Lo stesso discorso vale per un altro premio Nobel, Carlo Rubbia, cacciato dal governo in carica dalla presidenza dell’ENEA, che oggi vive e lavora in Spagna dove sta portando avanti importanti progetti in campo energetico (dei quali, ahimè, avremmo un disperato bisogno).
Anche la destra cade nel medesimo errore, giacché non si comprende proprio perché una persona come Marcello Veneziani – con il quale si può anche essere in disaccordo su tutto – non entri in Parlamento: a ben vedere, è la “testa pensante” più raffinata che potrebbero presentare. D’altro canto, se hanno “fatto fuori” un costituzionalista del calibro del prof. Fisichella, si può capire perché ritengano Veneziani un potenziale pericolo.
Giovani italiani emigrano all’estero perché sanno che le loro ricerche serviranno solo ad ingrassare il palmares del barone di turno, sanno che in questo paese il giovane è visto più come un pericolo che come un’opportunità: aria nuova, fresca, idee rivoluzionarie. Vade retro Satana.
Auguriamo ogni bene a Franca – per la sua lunga e sincera militanza, sul palcoscenico e nella vita – ma ci piacerebbe vederla seduta accanto ad una giovane – trenta, quarant’anni – per esser certi che quell’esperienza e quella determinazione nel difendere lo stato di diritto delle persone, la dignità dei lavoratori, l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, una equa ripartizione della ricchezza e la laicità dello Stato non diventino il solo bagaglio di una vita, ma siano trasmesse alle nuove generazioni. Altrimenti, ahi noi.
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