Ci sono persone che credono negli UFO, altri nello spiritismo, altri ancora ritengono Silvio Berlusconi un grande statista: il bello della vita è proprio questo, ovvero la speranza che ci sia sempre qualcuno che riesca a divertirci con le sue trovate.
Potrete leggere ciò che scrive il signor "sereupi80" un commento relativo ad un mio post sulla TAV, che troverete più sotto: è stupefacente come i nostri simili riescano a meravigliarci.
Anzitutto s’inizia mescolando la TAV, gli islamici, Cuba, le bestemmie ed altro ancora: io ci avrei aggiunto anche la salsa Tartara e la letteratura norvegese, cosicché il melange era completo.
Secondo quel tizio sarei un “islamofilo” (e che cosa vuol dire?) che difende a spada tratta i barbuti ayatollah e se la prende con un povero Calderoli, colpevole solo d’aver confuso il ruolo di un ministro con quello di un pecoraio che ha lasciato le pecore a Bergamo: sinceramente, non sono nemmeno riuscito a capire cosa vuole quel signore, figuriamoci se è possibile rispondergli.
Su una cosa, però, è stato chiaro: lancia in resta, si è messo ad irridere coloro i quali ritengono che Milano potrebbe diventare un porto fluviale.
Il problema, talvolta, è spiegare non ciò che potrebbe essere, bensì ciò che in realtà era.
Milano divenne un porto fluviale intorno al 1.200, quando fu completato il collegamento fra il Lago Maggiore, il Ticino, l’Adda ed i Navigli. I Navigli nacquero come fossati per la difesa e furono affidati a metà del XII secolo a mastro Guglielmo da Guintellino per le prime realizzazioni, ma ben presto furono sfruttati come vie di trasporto. In una barca, a quei tempi, si potevano trasportare tonnellate, in un carro quintali. A metà del XV secolo fu completato il Naviglio Pavese e, nel 1819, l’arciduca Ranieri d’Austria inaugurava il collegamento fra il lago Maggiore e Venezia.
Dopo l’unificazione iniziò la grande epopea della ferrovia, ma in altri paesi (Francia, Germania, Belgio, Olanda, Austria, ecc) non fu trascurata la rete fluviale ed oggi la sola Germania ha circa 7.500 Km di canali per la navigazione interna, la Francia 7.000, la Russia ben 105.000. Non dimentichiamo che l’UE ha attribuito alla navigazione sul Danubio la stessa importanza che hanno le reti ferroviarie ed autostradali.
Il Po era e potrebbe tornare navigabile da Casale Monferrato al mare, con diramazioni verso Milano ed il Lago di Garda, e potrebbe così supplire alla drammatica carenza d’infrastrutture della regione padana, nella quale è concentrato il 50% della domanda di trasporto.
Il risultato? In Germania, l’incremento dei costi dalla produzione al grossista è del 3%, in Italia del 5%: proprio il punto della “filiera” nella quale sono importanti i trasporti. L’Italia, una penisola, ha dimenticato la sua rete fluviale e la navigazione di cabotaggio costiero, si è riempita di TIR ed autostrade e non ha risolto nessun problema di trasporto, giacché i costi sono sempre più alti che nel resto d’Europa.
Per risistemare la rete padana di trasporto fluviale basterebbero 500 milioni di euro (non miliardi), e sarebbero probabilmente risparmiati da altri interventi infrastrutturali (raddoppi autostradali, ecc).Le risposte, se vogliamo vederle, ci sono: basta non arroccarsi su posizioni assurde. Comunque, visto che sarei un “islamofilo”, voglio ricordare che il califfo Al-Rashid (Baghdad, 900 d. C. circa) mantenne sotto il controllo dello stato solo due settori: l’esercito e la gestione dei canali. Lo stesso fecero e fanno la maggior parte dei paesi europei, ma noi italiani siamo così furbi che – quando ascoltiamo queste argomentazioni – le irridiamo. Sic stantibus rebus.
Potrete leggere ciò che scrive il signor "sereupi80" un commento relativo ad un mio post sulla TAV, che troverete più sotto: è stupefacente come i nostri simili riescano a meravigliarci.
Anzitutto s’inizia mescolando la TAV, gli islamici, Cuba, le bestemmie ed altro ancora: io ci avrei aggiunto anche la salsa Tartara e la letteratura norvegese, cosicché il melange era completo.
Secondo quel tizio sarei un “islamofilo” (e che cosa vuol dire?) che difende a spada tratta i barbuti ayatollah e se la prende con un povero Calderoli, colpevole solo d’aver confuso il ruolo di un ministro con quello di un pecoraio che ha lasciato le pecore a Bergamo: sinceramente, non sono nemmeno riuscito a capire cosa vuole quel signore, figuriamoci se è possibile rispondergli.
Su una cosa, però, è stato chiaro: lancia in resta, si è messo ad irridere coloro i quali ritengono che Milano potrebbe diventare un porto fluviale.
Il problema, talvolta, è spiegare non ciò che potrebbe essere, bensì ciò che in realtà era.
Milano divenne un porto fluviale intorno al 1.200, quando fu completato il collegamento fra il Lago Maggiore, il Ticino, l’Adda ed i Navigli. I Navigli nacquero come fossati per la difesa e furono affidati a metà del XII secolo a mastro Guglielmo da Guintellino per le prime realizzazioni, ma ben presto furono sfruttati come vie di trasporto. In una barca, a quei tempi, si potevano trasportare tonnellate, in un carro quintali. A metà del XV secolo fu completato il Naviglio Pavese e, nel 1819, l’arciduca Ranieri d’Austria inaugurava il collegamento fra il lago Maggiore e Venezia.
Dopo l’unificazione iniziò la grande epopea della ferrovia, ma in altri paesi (Francia, Germania, Belgio, Olanda, Austria, ecc) non fu trascurata la rete fluviale ed oggi la sola Germania ha circa 7.500 Km di canali per la navigazione interna, la Francia 7.000, la Russia ben 105.000. Non dimentichiamo che l’UE ha attribuito alla navigazione sul Danubio la stessa importanza che hanno le reti ferroviarie ed autostradali.
Il Po era e potrebbe tornare navigabile da Casale Monferrato al mare, con diramazioni verso Milano ed il Lago di Garda, e potrebbe così supplire alla drammatica carenza d’infrastrutture della regione padana, nella quale è concentrato il 50% della domanda di trasporto.
Il risultato? In Germania, l’incremento dei costi dalla produzione al grossista è del 3%, in Italia del 5%: proprio il punto della “filiera” nella quale sono importanti i trasporti. L’Italia, una penisola, ha dimenticato la sua rete fluviale e la navigazione di cabotaggio costiero, si è riempita di TIR ed autostrade e non ha risolto nessun problema di trasporto, giacché i costi sono sempre più alti che nel resto d’Europa.
Per risistemare la rete padana di trasporto fluviale basterebbero 500 milioni di euro (non miliardi), e sarebbero probabilmente risparmiati da altri interventi infrastrutturali (raddoppi autostradali, ecc).Le risposte, se vogliamo vederle, ci sono: basta non arroccarsi su posizioni assurde. Comunque, visto che sarei un “islamofilo”, voglio ricordare che il califfo Al-Rashid (Baghdad, 900 d. C. circa) mantenne sotto il controllo dello stato solo due settori: l’esercito e la gestione dei canali. Lo stesso fecero e fanno la maggior parte dei paesi europei, ma noi italiani siamo così furbi che – quando ascoltiamo queste argomentazioni – le irridiamo. Sic stantibus rebus.
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