18 maggio 2021

I cantori del disastro

 

Un altro se n’è andato, era già un po’ che taceva ma non fa nulla: quello che aveva da dire già l’aveva detto, nel suo trionfo romantico di Prospettiva Nevskij o nel suo grido disperato di Povera Patria.

Già tanti se ne sono andati.

Dall’istrione con intelligenza a mille come Lucio Dalla, alla certosina ricerca di “pennellate” storiche di Fabrizio che hanno dipinto un’epoca: con diverse tecniche, ma uguale risultato di Michelangelo o di Leonardo.

Hanno raccontato tutto: dall’ironia di Don Raffaé, minuta sarcastica sulla camorra napoletana, all’urlo disperato di Seveso di Venditti.

Non hanno più potuto cantare l’amore poiché altro di terribile lo subissava: il potere oggi li acclama e li ricorda ma, a suo tempo, non poté far altro che cancellarli, pena il mostrare la sua impotente realtà su tutte le piazze italiane.

L’intellettuale, questa figura diafana che dovrebbe redigere cronache veritiere – nei libri, nel canto, nella pittura – non si sa più chi sia, chi possa essere, chi possa diventare.

Un intero Paese acclama ciò che ha serenamente cancellato con un tratto di penna: e i posteri, cosa potranno ancora ricordare?

2 commenti:

spes ha detto...

Pochi riescono ad uscire dalle banalità del quotidiano per donare la magia di un qualcosa di più profondo nella sua originalità .
Battiato nelle sue opere c’e riuscito per questo sarà ricordato insieme ad altri grandi della nostra epoca, De Andrè,Dalla

alsalto ha detto...

Buongiorno Carlo.
Comprendo come la perdita di artisti di tale levatura crei nelle persone che li hanno saputi apprezzare dello sconforto ma a questi trovano e troveranno posto nuove figure di paragonabile bravura e raffinatezza come rare stelle nel polverone delle banalita'.
Cio' che piu' ho sempre amato in Battiato e' stata la grande raffinatezza compositiva, ancor piu' dell'aspetto legato alla critica sociale presente solo in alcuni dei suoi brani. Viceversa nel caso di Fabrizio, fatto salvo (anime salve:-)) l'ultimo periodo con la pfm dove anche musicalmente ha iniziato ad essere, finalmente, interessante.
Mi permetto quindi di essere ottimista nel merito: il problema non sta nell'avere figure capaci di raccontare l'epoca di cui fanno parte con l'arte ma piuttosto il fatto che avranno sempre tanto materiale sul quale far critica ed analisi. Che e' poi forse una fortuna, senno' sai che noia?