I media mainstream l’hanno un presa sotto gamba, quasi con
fastidio, altri con ironia: vediamo cosa sottende, dove punta la mossa di
Ingroia e Chiesa, a cosa può portare, i suoi punti deboli…insomma…analizziamo un
po’ questa sortita e dove può condurre.
Anzitutto gli attori: Giulietto Chiesa non ha bisogno di
presentazioni, è stato l’uomo di Mosca per molti anni nel panorama politico
italiano. A suo merito, il non averlo mai nascosto, mentre l’uomo di
Washington, nel PCI, era altrettanto legato, ma da un legame sotterraneo che si
vide in anni futuri a cosa doveva condurre: mi riferisco a Giorgio Napolitano.
Le altre persone che appoggiano tale “movimento” sono
altrettanto chiare nei loro intendimenti: il gen. Fabio Mini e Franco Cardini,
entrambe note per le loro prese di posizione molto critiche nei confronti dell’establishment, per aspetti
molto lontani ma identica chiarezza di vedute. Non conosco il gen. Nicolò Gebbia,
perciò mi asterrò dal citarlo nel testo.
Gli aspetti che il gen. Mini ci ha sempre sottoposto – con
scritti lucidi e documentati – si riferiscono al costosissimo malfunzionamento
delle Forze Armate italiane, e dobbiamo rendergli merito per aver fatto tutto
questo, perché non è facile – in quell’ambiente – gettare certi “sassi nello
stagno” come lui ha fatto.
Franco Cardini ci ha messo a conoscenza di molti retroscena
del passato, per quanto riguarda aspetti economici e di confronto con le
istituzioni europee.
Alla base di tutto, i due fondatori puntano l’indice su due
aspetti che sono diventati punti cardinali del nostro tempo: la Costituzione italiana
e la dicotomia – oramai tramontata e solo apparente – fra destra e sinistra.
Partiamo dalla Costituzione.
Molti dicono che è la più bella del mondo e, da come si
scagliano contro di essa i potentati finanziari internazionali, viene da
credere loro.
Nata da un lavoro di politici e
giuristi con gli “attributi” al posto giusto, la sua gestazione durò solo pochi
mesi: fu un lavoro coerente e abbastanza preciso nelle sue indicazioni, quella
era gente che sapeva fare queste cose, avevano le idee chiare e riuscirono a
“limare” in modo soddisfacente i contrasti che, comunque, rimasero sottotraccia. Dobbiamo riflette sui
loro tempi e sulla loro fretta: c’era un Paese distrutto e sconfitto da
rimettere in piedi.
Se avete dei dubbi, riflettete su
quanto ci hanno messo gli attuali politici per imbastire una legge elettorale
che sarà cassata – anch’essa – dalla Corte Costituzionale: tanto tempo per una
ciofeca.
La Costituzione italiana
nacque da due “filoni” palesi ed uno occulto: il mondo cattolico (ed
atlantista) ed il mondo socialista, legato al “sol dell’avvenire”. Non mancò,
però, una importante sezione (soprattutto sul lavoro) che proveniva dalla
Costituzione della RSI, che possiamo definire del “Terzo Fascismo”.
La Costituzione della
RSI era, per alcune parti, estremamente moderna: tutti sapevano, all’epoca, che
era un mero esercizio a “futura memoria”, nulla che si potesse realmente
applicare in quel disastro durato nemmeno due anni. Una sorta di “lascito”,
forse un’autocritica sugli errori commessi nelle due precedenti fasi del
Fascismo: i costituzionalisti se n’accorsero e non vollero tacitare quelle
istanze – molto vicine a quelle socialiste dell’epoca – ma, comunque, prodotte
dal nemico appena sconfitto. Un rimarchevole atto di pacificazione.
Cosicché, la nuova Costituzione
nacque come un buon equilibrio fra le istanze del libero mercato e quelle delle
classi subalterne: non fu mai applicata totalmente, ma sotto il lungo regno
democristiano fu seguita abbastanza alla lettera. Non approfondiamo i motivi
per la quale la classe politica se ne allontanò, altrimenti non finiremmo più.
Nei primi anni della Seconda
Repubblica, soprattutto Romano Prodi cercò di non violentarla troppo – laddove
c’erano degli evidenti contrasti – con le nuove normative europee: un lavoro
più di cesello che di spada, al punto che il dibattito costituzionale, in
quegli anni, fu quasi assente. Cardini ha messo all’indice, spesso, quelle
“dimenticanze”.
Silvio Berlusconi coniò un
neologismo che fu un ossimoro di cattivo gusto, la “costituzione materiale”: un
non sense, poiché una Costituzione afferma, perlopiù, concetti ideali: se la si
“materializza” perde ogni significato. A dire il vero, riesce anche difficile
capire cosa possa essere una “costituzione materiale”.
L’unica riforma costituzionale
approvata dagli italiani fu quella del 2001, la riforma del Titolo V che creò
quel “mostro” dei 21 sistemi sanitari regionali: dopo quella fregatura, gli
italiani – che sono meno scemi di quel che si pensi – respinsero al mittente i
due, successivi tentativi, 2006 e 2016.
Qui s’innesta il secondo problema
posto da Ingroia e Chiesa: dopo che, per ben due volte, gli italiani hanno
mostrato di non fidarsi di destra e sinistra, ha ancora senso definirle così?
Se si passano al setaccio,
chiacchiere al vento elettorale a parte, entrambe le posizioni dei due
schieramenti si nota una convergenza più che sospetta: entrambi dichiaratamente
atlantisti (che significa un appoggio alla NATO come “gendarme
internazionale”), entrambi europeisti e favorevoli a rimanere nel sistema
dell’euro senza condizioni, entrambi favorevoli ad una riduzione dello stato
sociale in tutte le sue forme – sanità, scuola, salari, pensioni, trasporti
pubblici, ecc. – ed una spocchiosa tendenza a salvaguardare loro stessi a
scapito degli italiani.
Chi rimane fuori?
Poco o nulla.
A destra qualche minuscola
formazione – pensiamo a Forza Nuova ed a Casa Pound – cercano visibilità da molto
tempo, con risultati pressoché nulli. La troppa caratterizzazione di “destra
estrema” li rende inaffidabili per la gran parte dell’elettorato, soprattutto
riflettendo che “destra estrema” richiama ad una storia lontana: il gollismo, i
colonnelli greci…senza andare al Franchismo od a Hitler o Mussolini.
Soprattutto, per una questione di valori che sono fumosi o difficilmente
applicabili oggi: riflettiamo che, chi ha letto De Benoist – ad esempio – è una
sparuta minoranza.
A sinistra ancora peggio, perché lì
qualche probabilità d’entrare in Parlamento ce l’hanno: solo, c’è una tale
confusione che non si distingue più che vorrebbe ritornare ai valori di una
vera sinistra da chi, il giorno dopo le elezioni, è pronto a presentarsi a
Renzi per chiedere il tornaconto in favori e poltrone.
In mezzo, c’è il primo partito
italiano, quel M5S che è cresciuto non tanto senza schierarsi di qui o di là,
quanto nel non avere posizioni chiare: fideismo, e basta.
Poi, un certo Di Maio va a
Washington e rassicura che l’Italia rimarrà legata al carro NATO, ma viene
ricevuto da personalità di secondo e terzo piano: chi ce lo fa fare – sembrano
dire gli americani – di fidarci di questo signore se avremo a disposizione la
grande armata brancaleone di Renzi e Berlusconi?
In altre parole, il M5S paga tutta
la sua fulgida crescita ottenuta con le non scelte, col rimandare a tempi
futuri qualsiasi programma politico, confidando nel fideismo degli italiani –
di una parte degli italiani – sul nulla.
Se l’astensionismo verrà
confermato intorno al 50%, significa che 14 italiani su 100 sono grillini, e
non il 28%, così come 12 sono PD, altrettanti dell’alleanza tenuta insieme (a
fatica) da Berlusconi…e così via. In sostanza, se contiamo i voti veri, sono
circa la metà delle percentuali che indicano i sondaggi.
Rimane una platea di (circa) 20
milioni d’italiani, fra i quali c’è di tutto: da chi non va a votare per
scelta, a chi è rimasto fregato troppe volte, a chi è malinconicamente convinto
che il declino dell’Italia è segnato da almeno un ventennio.
Questa è l’analisi che,
probabilmente, hanno fatto Chiesa ed Ingroia, che non ci sembra proprio campata
in aria: in fin dei conti, convincere a votarli il 3% degli italiani potrebbe
essere alla loro portata. Una seconda opzione potrebbe essere, all’indomani
delle elezioni, cercare un’alleanza con il M5S: in fin dei conti, chiedono
principalmente le medesime cose, ossia il rispetto della Costituzione (per la
quale, lo scorso anno, il M5S si è battuto) e la revisione dei Trattati europei
che mortificano la nostra economia (come Cardini ha ampiamente dimostrato).
Dove i due “cavalli” ci sembrano un
poco “azzoppati” è sul fronte della comunicazione: strano, visto che Chiesa
collabora con Sputnik Italia, e dunque dovrebbe essere esperto in questo campo.
Sull’altro versante, il M5S ha evidenziato una enorme carenza sul fronte
dell’esperienza politica (e come sarebbe potuto essere diverso?), laddove le
personalità che si sono unite ai due “cavalli” sono tutte di larga esperienza
politica.
Se questo scenario si realizzasse,
all’indomani delle prossime elezioni – lo sappiamo già: in varie salse, dovremo
sorbirci altri 5 anni di Renzusconi, con o senza Verdini, con o senza
Alfano…non importa…troveranno il modo di mettere insieme maggioranze per la
“governabilità”, ossia per continuare a schiaffeggiarci – il M5S potrebbe
provare a compiere un’alleanza, perché se aspetta d’avere il 51% non ci
arriverà mai e farà la fine che fu del PCI, il “bestione metaforico”, come lo
definì Costanzo Preve. “Bestione” perché grande, ma “metaforico” perché solo
capace di creare metafore politiche, utili alla sua sopravvivenza.
Non ho – ovviamente – la sfera di
cristallo per scrutare il futuro, e dunque rilancio ai lettori questi dubbi,
però voglio ricordare una cosa: o noi, da soli, riusciremo a cambiare la classe
politica al governo, oppure non c’è da sperare che questi rubagalline
rinsaviscano. Il fin dei conti, rubar galline è più comodo che allevarle: chi
glielo fa fare?
4 commenti:
troppo tardi. Rischiano di sembrare vergini ricucite. I demoNIOcristiani RonziMerdel sono stati mandati a cag.re. Il piano kalergi è fallito. L'UE è fallita. Liberi Tutti! Viva nostra Madre Grecia, la Vera Pacifica Antica Atomica. Costoro, anche se non vorrebbero mollare la poltrona del poDere, dovranno farlo. Come in Italia, così in germania i demognaccia hanno scongiurato guerre civili colorate o in bianco e nero, aggregando sinistre vere e destre, estreme e non, per l'interesse della Gente "Comune", detta "Popolo". Mena ! O se preferite, aMen !
E' vero che possono sembrare vergini ricucite. Pazienza: ci godremo Renzusconi per altri 5 anni. Ciao
Analisi molto interessante, il problema rimane l'agire politico concreto e il fatto che le ipotesi sono confinate ad un puro ambito elettorale. Le elezioni sono importanti, ma non comprendono tutto il momento politico. E' vero che in questa fase di assoluta crisi le possibilità di incidere di movimenti sociali o politici è debole. Ma anche questa ipotesi va tenuto in conto, oltre all'implosione possibile della zona Euro.
saluti
La sua osservazione sarebbe corretta se...esistesse, attualmente, un "agire" politico!
In realtà, sono soltanto contenitori vuoti: "Job act", "APE" eccetera...sono soltanto i voleri dei Gauleiter che ci comandano. Niente di reale. Saluti
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