08 agosto 2016

Immigrazione e mercato immobiliare







Correva l’anno 2011 quando, come ben sappiamo, l’UE commissionò all’ex presidente Napolitano un colpo di stato parlamentare per insediarvi un suo uomo, tale Mario Monti. La responsabilità di tale atto – che sotto il profilo costituzionale era possibile, seppure fosse una “pulcinellata” di pessimo livello giuridico – ricade sulle spalle di Monti (che se ne frega altamente), dell’UE (idem), di Napolitano (idem) e del partito che approvò quel governo, il PD (dell’allora) entusiasta Pierluigi Bersani. I quali tentano, oggi, anch’essi di fregarsene: per questa ragione è necessario, ogni tanto, rammentarlo: visto che, attualmente, ci propongono addirittura una riforma costituzionale. Poiché, se non ci fossero stati i loro voti favorevoli, quel governo non sarebbe mai nato: chi, ancora oggi, è al lavoro pur essendo un anziano completamente inutile al processo produttivo, oppure non riesce ad avere una pensione e campa come può, se ne rammenti.

Sorvoliamo sugli aspetti tragicomici di quei mesi – “dai, dagli un’altra pompata allo spread, così si mettono calmi e buoni” – oppure sulle lacrimucce della Fornero, sulle “trovate” di un super-indagato come Profumo, e sull’inettitudine di gran parte di quei ministri, resta il fatto che – grazie ad alcune trovate da circo Barnum – il mercato immobiliare italiano cambiò radicalmente.

Bisogna riconoscere che, precedentemente, il governo Berlusconi “galleggiava” solo grazie ai tanti conigli dal cappello di un tributarista di nome Tremonti, espedienti come le inutili cartolarizzazioni, le mille sparate sulla vendita di spiagge e cime montane, insomma, un disastro di diverso segno.

L’unica soluzione, per l’Italia, sarebbe stata (e lo sarebbe tuttora), una generosa inversione sulla tassazione, visto che l’indice di Gini continua a raccontare la medesima cosa: in Italia, sono troppo colpite le fasce medio-basse e troppo poco le medio-alte, al punto che il 10% della popolazione (6 milioni) possiede il 50% della ricchezza, mentre il restante 90% (54 milioni) si divide il restante 50%.
Fatta 100 la ricchezza generale del Paese – da non confondere con il PIL, poiché la ricchezza considera anche i valori immobiliari, non solo le loro rendite – sarebbe come se 10 persone si dividessero 50 denari (5 denari a testa), mentre gli altri 90 ricevessero  0,55 denari a testa. Un rapporto, pressappoco, di 1 a 100 nel reddito.
Senza toccare questo problema non se ne uscirà mai, ma non se ne può uscire perché tutti coloro che possono decidere qualcosa, fanno parte dei 6 milioni di privilegiati. Un problema di classe dirigente che si trascina dall’Unificazione, giacché all’epoca trovavamo Rattazzi, Crispi, Sella e Ricasoli mescolati fra di loro, al governo con maggioranze diverse da quelle votate dagli elettori, e così via, come ai giorni nostri.

Monti dichiara subito guerra al patrimonio immobiliare italiano, con una commistione fra morale ed economia che non ha nesso logico né tradizione storica, poiché i valori immobiliari italiani sono troppo alti. Sarà, ma il valore di un immobile dipende da tanti fattori: lo sviluppo costiero italiano è pari a 7.468, e non è proprio vero che una casa nella Westfalia valga come una in Sardegna, che Essen equivalga a Portofino. Per questa ragione, di semplice bellezza, di un mare tiepido per 8 mesi l’anno, i tedeschi hanno i loro valori immobiliari e si tengono il Baltico, noi abbiamo i nostri e ci teniamo il Mediterraneo.
Ma a Mario Monti non sta bene.

Con la tassazione sulla prima casa, nel 2012, ricava per lo Stato 4 miliardi di euro, ed abbatte il valore immobiliare complessivo italiano di circa 2.000 miliardi (quasi l’intero debito pubblico!) con un abbattimento di valore medio, a famiglia, pari ad 82.000 euro! (1)

Si potrebbe pensare ad un venditore d’acciughe salate prestato all’economia, un bocconiano che vende funghi secchi e castagne nel mercato rionale, ma non è così. L’uomo è probabilmente anche stupido, perché ricava 4 miliardi e ne perde 2.000 per il proprio Paese – una qualità non esclude l’altra – ma è, soprattutto, un venduto. A chi?
Al capitalismo “creativo” delle holding finanziarie del Nord Europa, le quali preferiscono “fissare” – ossia far acquistare ai loro clienti – beni immobili. Stesso discorso per le mafie, che devono “ripulire” soldi: niente di meglio che le abitazioni di pregio italiane, che ai 7.468 Km di coste (i più ambiti) aggiunge l’arco alpino e le città d’arte: un vero tesoro. Non è un mistero che il Lago di Garda è, turisticamente parlando, un feudo tedesco.

La disponibilità finanziaria del cliente medio britannico, riferita da un sito come Gateaway.com, è di circa 200.000 euro: in altre parole, l’investitore medio inglese, quando si rivolge al mercato immobiliare, dispone di una cifra intorno a quella quota. L’abbattimento del valore, per famiglia, di 82.000 euro vi dice qualcosa?
Il sacco dei soliti Lanzichenecchi.
Oggi, in Liguria e zone limitrofe (per conoscenza personale, ma in tutta Italia funziona così), inglesi, tedeschi, olandesi…acquistano case per poi usarle in multiproprietà, oppure in affitto per le vacanze tramite i soliti portali Web: si noti che, da un paio d’anni a questa parte, gli stessi portali tendono a non mettere più in contatto diretto il locatario con il locatore, bensì appoggiano “con forza” la transazione bancaria, per lo più di banche irlandesi. Con la scusa della “semplificazione” e della “sicurezza” le banche entrano in questo mercato dell’affitto stagionale, che il governo Berlusconi fissò come termine massimo  di durata in un mese.
Monti riceverà una percentuale? Ah, saperlo…

Una parte degli italiani, però, non vende e si rivolge al mercato dell’affitto, aumentato in pochi anni del 15,9% ed un incremento dei canoni del 6,7%. (2)
Come “assorbire” e far fruttare questi milioni di metri cubi passati dall’uso diretto all’affitto?
Anzitutto, chiudendo i rubinetti delle banche: chi concede più un mutuo? In seconda battuta, ci pensano i cosiddetti “contratti atipici” – quella roba da 700 euro il mese senza nessuna garanzia di un futuro previdenziale, oppure il mercato dei Voucher, aumentato nel primo semestre del 2015 del 67% - ossia, oggi, ti danno solo più la pagnotta, senza companatico. Grazie Renzi! Grazie Job Act!
E le banche, ovvio, si trincerano dietro a quei contratti “farfalla” per non concedere soldi – mentre con la classe politica sono sempre prodighe: esattamente come nella seconda metà dell’Ottocento – tanto, le eventuali “sofferenze”, per un guizzo “d’art nouveau” nella prassi bancaria, le pagano i correntisti.
Ma non basta ancora: 15,9% in più di case da affittare!

Ecco, allora, che gli immigrati tornano comodo: che lavorino nei cantieri o nelle stalle oppure raccolgano pomodori o frutta, va tutto bene, basta che paghino l’affitto, in nero, bianco o grigio poco importa, basta che paghino!
Si prostituiscono? Rubano? Fanno gli ambulanti abusivi? Ma pagano!

Da dove vengono?
Dal continente più sfortunato (geologicamente, insieme all’Australia) del pianeta. Come tutti sappiamo, l’agricoltura nacque nella Mezzaluna Fertile per un intreccio unico di eventi causali/casuali, una combinazione fortunata nella storia umana, senza la quale la vita si sarebbe, probabilmente, estinta dopo la fase dei cacciatori/raccoglitori, come spiega bene Jared Diamond in Armi, acciaio e malattie.
Dalla Mesopotamia, l’agricoltura s’espanse verso Est e verso Ovest – e dunque anche in Africa – ma nel continente scarseggiavano le terre coltivabili. Ovviamente, con il mutare delle condizioni climatiche, ci furono periodi più favorevoli ma l’Africa, sostanzialmente, rimane la terra con i più vasti deserti del pianeta e terreno povero, semiroccioso, poco adatto all’agricoltura. Difatti, i cereali che si sono affermati sono i più poveri, come il miglio ed il sorgo.

Le aree equatoriali, se disboscate, vanno incontro ad enormi problemi poiché il substrato sul quale vegetano le grandi foreste è una sottile crosta di humus che poggia su strati rocciosi e, se privato del tasso di umidità naturale, si estingue in fretta. Situazione simile alle aree equatoriali del Brasile, che prima o dopo – se continueranno i disboscamenti – andrà incontro ad identico destino.
La condizione dell’Africa è questa: è persino difficile trovare un’area agricola paragonabile alla Pianura Padana, e questo in un intero continente!

Per contro, l’Africa è un vero campo minerario a cielo aperto: non vi è metallo o elemento chimico che non si trovi in abbondanza: dall’Oro al Ferro, dal petrolio al gas, dall’Uranio al Cadmio, al Cromo, al Vanadio, al Tungsteno… la metallurgia mondiale, senza l’apporto africano, sarebbe in grave difficoltà.
Ma, la “stagione storica” nella quale gli africani avrebbero dovuto attrezzarsi per diventare minatori “in proprio”, fu funestata dalla schiavitù, poi dal colonialismo, infine dal neo-colonialismo. Quattro secoli di disgrazie: oggi, nessun manufatto di pregio tecnologico esce dall’Africa,
In questa situazione di degrado umano – non trovo altro termine – si è innestato il cinismo, bieco, delle holding tecnologiche. Attraverso i loro alfieri, i soliti portavoce del capitalismo, soprattutto nordamericano (Kissinger, Luttwak, ecc), hanno sentenziato che 50 milioni d’africani bastano per far funzionare l’apparato estrattivo, a prezzi “concorrenziali”. E gli altri? Li mantiene la FAO?
Tanto per capirci – cifre fornitemi da un ex capocantiere italiano in Africa – la paga di un operaio italiano nella posa delle pipeline petrolifere era di 20 dinari il giorno, quello di un operaio locale (in genere, nigerini) di 1 dinaro.

All’opposto, ancora ricordo il racconto di un compagno di scuola giunto dall’Africa, fuggito dai tetti di una Elizabethville in fiamme (oggi Kinshasa, ex Congo Belga) nel 1960, scappato sui tetti con la famiglia per sfuggire ai guerriglieri rivoluzionari, nell’impeto della liberazione dai belgi. I tempi di Patrick Lumumba.
La madre, però, aveva nella borsa una sacca zeppa di diamanti, che – giunti in Europa – fruttò una fortuna: il capitale per un’azienda della Pianura Padana, rubato all’Africa.
Poche le eccezioni: la Libia, messa al sacco appena possibile dalle soldataglie franco-italo- angloamericane – ovvio, senza farsi notare, basta fornire “assistenza”, armi e soldi – ed il Sudafrica, il feudo della De Beer, la monopolista dei diamanti e dell’oro, dove tutto deve rimanere tranquillo. Il Camerun pareva avercela fatta con l’industria tessile, ma chissà quale minerale attirò la cupidigia della solita multinazionale, e fu la medesima guerra mascherata da evento tribale.
Cosa possono fare?
Scappano.

E, oggi, finiscono nella trappola peggiore che si possa immaginare: il Canale di Sicilia. Nel canale – debitamente sorvegliato dai droni – basta che il mare s’incazzi un po’ ed il “lavoro” è fatto: “87 morti”, “barcone che si rovescia, 56 dispersi”…e così via…si dimentica e s’infrange una delle più antiche regole della marineria: il soccorso in mare.

Perché non possono venire mica tutti qui! Ed è vero.
L’Italia è un Paese deindustrializzato, con un’agricoltura allo sbando grazie a decenni di disinteresse politico, dove pochissimi giovani intendono praticare il mestiere dei padri. Eppure, siamo la prima economia agricola europea per produzione di alimenti biologici: ma la banda larga, per accedere ai mercati internazionali? Gli olandesi ce l’hanno, e vendono i loro pomodori, che non sanno di niente, ovunque. Noi, fuori dalle grandi città, aspettiamo sempre che ci sia la linea.
I migranti salgono, gli Stati del Nord chiudono le frontiere, botte sulle spiagge accanto ai bagnanti. E gli americani ridono: taglia qui, taglia là…alla fine resteranno solo i 50 milioni richiesti!

Se non basta ancora, rendiamo loro le condizioni di lavoro impossibili, al punto che la loro vita si consumi il più presto possibile: 40 gradi, sole, poca acqua, orari da far paura, la sorveglianza a volte addirittura armata, cosa ricordano?
Ci rammentano il rapporto dell’Ispettore per le Colonie Portoghese del 1949, il quale si lamentava che i proprietari terrieri del Mozambico non tenevano da conto abbastanza gli schiavi, sfruttandoli senza pietà: quando uno schiavo moriva, chiedevano semplicemente il rimpiazzo. E suggeriva d’intervenire nella “catena” della fornitura di schiavi, per cercare di rallentare il processo.

Non possiamo, quindi, che fare un caloroso applauso al sindaco di Nardò (4) – Pippi Melone – per aver sancito un regolamento comunale che deriva da un principio semplicissimo, che non attuarlo significa fare sberleffi a tutte le leggi sul lavoro. Altro che Job Act.
Semplicemente – visto che a Nardò i braccianti sono tantissimi – ha sancito che, nei campi, è proibito lavorare dalle 12 alle 16, data l’alta temperatura ed il sole allo zenit. Apriti cielo!
Subito c’è stata la rivolta dei notabili di destra e di sinistra, che sono ricorsi addirittura alla Magistratura ma il Giudice (maiuscolo) non ha fatto altro che confermare il provvedimento, ricordando il buon senso che ispirava una simile decisione e la sua correttezza dal punto di vista giuridico.
Bisogna ricordare che, proprio nelle campagne pugliesi, un paio d’anni fa morì per il caldo una donna italiana, e lo scorso anno un lavoratore immigrato: la morte non guarda in faccia a razze e colore della pelle.

E bisogna pure ricordare cosa vuol dire morire di caldo in un campo di pomodori: significa sfruttare il proprio corpo ben oltre le proprie possibilità fisiologiche – a questo ci pensano i “caporali” – con la disidratazione che avanza – non basta più bere – e la pressione sanguigna scende, allora il cuore pompa sempre di più, fino a schiantare. Una morte da schiavi, da campi di cotone dell’Alabama. E’ mai possibile che, nell’anno 2016, qualcuno debba morire di lavoro in questo modo?!? (5)
Hanno dipinto Melone con colori variopinti, definendolo “fasciocomunista” o “rosso-bruno”, tutti non sense, per definire una persona che si rifà a tradizioni della destra sociale ma che vota e sostiene il M5S, uno dei tanti (per fortuna) ad aver capito che le divisioni destra/sinistra non hanno più senso. Speriamo che sia un esempio, e che altri seguano la sua strada, poiché si cade da un’impalcatura o ci si schianta contro il guard-rail, ma il denominatore comune di queste morti sul lavoro è uno solo: la fatica.

Vorremmo dare un consiglio a Melone, perché non ci sfuggono i rischi che corre: portati sempre appresso un amico fidato come guardaspalle ed una giacca. Sotto la giacca, una Beretta bifilare. Hai deciso di vivere da uomo con la schiena diritta in una terra pericolosa per gli uomini “giusti”: se qualcuno cercherà di piegarti, “seccane” almeno più che puoi. E che Dio ti benedica e ti protegga.

Altro che schiantare la gente perché paghi un affitto.





(5) http://tv.ilfattoquotidiano.it/2016/08/02/nardo-ordinanze-e-processi-non-fermano-lo-sfruttamento-dei-migranti-procura-di-lecce-ddl-contro-il-caporalato-una-schifezza/549010/

9 commenti:

Eli ha detto...

Monti ripristinò la tassa sulla casa perché gli servivano quei 4 miliardi e 8oo milioni (tanto ricavò dall'IMU) per darli, puliti puliti, a Monte dei Pacchi di Siena in grosso affanno. Sai, fra grembiulini si aiutano. Dicono che il Monte dei Pacchi li abbia restituiti con gli interessi, mi riservo di non crederci. Chissà perché non riesco a crederci!
Inoltre estinse una posizione con la Morgan Stanley per due miliardi e mezzo di euro, una roba pari al debito pubblico, di cui non si sa nulla. Anche gli esperti ne ignorano il perché, si sono limitati a definire "inusuale" l'operazione.
Alcune delucidazioni sono in questo articolo:

http://espresso.repubblica.it/affari/2012/02/03/news/super-regalo-a-morgan-stanley-1.40043

Carlo Bertani ha detto...

Per tua conoscenza, ti dico che fai bene a non crederci: il Monte dei Paschi non ha ancora reso nulla!
Cioè, ha reso, ma solo dietro un nuovo finanziamento statale: una semplicissima partita di giro. A costo zero: per loro, ovvio.
Ciao
Carlo

alsalto ha detto...

OT, ciao!

Il canone coi primi 70euri in bolletta nonostante abbia presentato domanda d'esenzione e' arrivato. L'artificio usato per eludere l'esenzione, anzi gli artifici hanno del surreale. Non so se ne siate al corrente...dubito nel caso che abbiate difficolta' ad informarvi.

Ora debbo dedurne che viste le recenti epurazioni in rai pre o pro referendum possa ritenermi complice e sostenitore attivo del pupazzo dell'arno?

Eli ha detto...

alsalto

ti conviene pagare solo la cifra dovuta per l'energia, altrimenti il rimborso lo vedrai nel 2033!
Era scontato che non avrebbero tenuto affatto in conto le autodichiarazioni: c'era poco tempo e pochi addetti a svolgere il lavoro. L'importante era dare a Papi Bunga i 400 milioni di compensazione per tenere in piedi il governo e la truffaldina riforma costituzionale!
Sappiamo come funzionano queste cose.
Abbracci.
E.

Eli ha detto...

P.S.: Per pagare solo l'energia fai un bollettino al gestore con la sola cifra dovuta per il consumo.

alsalto ha detto...

Eli. Infatti ho bloccato il rid bancario mesi fa appositamente solo che poi e' venuto fuori, parlando con un conoscente impiegato enel, che in caso di pagamento parziale della bolletta procedono con lo slaccio, insomma ti bombano il contatore a distanza facile facile, non potendo loro stabilire quale quota in bolletta non e' stata corrisposta. Così se non paghi rimani al buio e ti paghi pure le spese di riallaccio.
Mica so scemi...
Mettiamola così: lo pago il canone pur di non vederla. Che sarà un pochino dadaista ma tant'e'.
Comunque vada comunque dada!

Salutoni.

Ps. Che poi non e' ammettere la sconfitta, è cagarci sopra proprio . A loro ed ai 100 euri.

Eli ha detto...

alsalto

non credo che possano staccare la luce! E neppure l'acqua, se è per questo.
Comunque pensare di recuperare i soldi con le procedure farraginose che inventano, mi sembra improbo.
Figurati che non hanno neppure ancora enucleato le modalità di ricorso!

Qualche anno fa, per recuperare una cifra da Acea, partecipata romana ma in realtà di proprietà di Caltagirone, ho impiegato un anno di tempo, due raccomandate ignorate del tutto, ed un fax. A quel punto mi hanno rimandato una cifra inferiore al dovuto, ma ho lasciato perdere. Loro contano sulla stanchezza del cittadino, sulla sua resa totale.

Buon Ferragosto! Anche a Carlo, ovviamente!
E.

Lanzo ha detto...

Azz ! Quando emigrai in Australia anni tardi 60 -ed erano temperature superiori a quelle italiche - si lavorava dall'alba al tramonto. La squadra (raccolto dell'uva, Mildura, Victoria un posto bellissimo) era composta da australiani bianchissimi et moi. Certo c'erano pause, nessuno si lamentava eravamo diventati amici e vivevamo in una baracca le cui pareti erano costituite da sacchi di yuta, fossimo stati negri o abbronzati... ricadi nella retorica del povero negro sfruttato. Noi non eravamo sfruttati, la paga era decente e poi il "padrone" ti dava pure il cedolino per le tasse che serve per la pensione. - certo lo puoi fare solo se sei dai 16 ai 30 anni. Uno dei piu' bei ricordi della mia vita - raindrops keep falling on my head, alla radio, pane in cassetta, cheddar cheese e tonno in scatola come cibo di base, the con il latte condensato - lontani da tutto, per muoverti dovevi fare l'autostop per Mildura. No problem, erano tutti bianchi, eravamo tutti bianchi ed il passaggio te lo dava chiunque. Ossia era normale. Sempre un salutone affettuoso, visto che ti seguo da anni, ma cerco di non intromettermi, anche perche' solitamente siamo sulla stessa lunghezza d'onda.

Lanzo ha detto...

Da quel belin che sono, a Roma diremmo stronzone,ho dimenticato di precisare:
Quando emigrai in Australia, vigeva la cosidetta "white Australia policy" immigrati arabi o africani o asiatici - proprio non era concepibile.

Mi ricollego alla baracca dove vivevamo con i miei compagni australiani doc che a differenza degli italiani non schifavano il lavoro a cottimo in campagna , oggi come oggi, ma anche ieri, SE fossimo stati negri o abbronzati, si sarebbe movimentato tutto il mondo dei media per mostrare lo squallore in cui vivevamo. Mi rendo conto che c'e' una differenza tra i "raccoglitori" al sud nostrano, che raccolgono i famigerati pomodori, che non sono proprio graditi in quanto la gente - essendo ignorante e non hanno tante idee strane in testa - percepisce che sono un corpo estraneo.