13 gennaio 2015

La sindrome di Babbo Natale







Com’è piacevole affrontare un argomento quando le acque si sono chetate, quando l’ansia di cercare risposte uniche e risolutive, definitivamente risolutive, s’è diluita, sciolta, perduta come si stempera nel deserto infinito, fino a scomparire, l’acqua di uno uadi.

Nella piana fra Ilo e il mare tutto s’è acquietato: ora la polvere torna a ricoprire i volti degli eroi e dei meno eroici, dei guerrieri comuni, degli inconsapevoli che la storia invita ad un pranzo di gala al sangue. “Inconsapevoli” definiti innocenti: chi mai può dirsi completamente innocente dal karma che ci regola e, puntualmente, scade inevitabilmente come il latte dimenticato in frigorifero?
Domani ci sarà un altro evento definito “epocale”, che “cambierà il mondo”, dove “nulla sarà più come prima”...eccetera, eccetera...mentre, invece, il “mondo” – inteso come somma delle pulsioni ataviche dell’Uomo – rimane tale e quale. Chi ricorda “l’apocalittico” attentato di Madrid, la Somalia, il Ruanda...? Niente, tutto tritato, sbriciolato nel frantoio dal quale non esce olio, bensì merda, fregnacce.

A dipingerlo a tinte forti ci pensano i giornalisti: d’altro canto, questo è un mestiere di puttane, abituati/e a sorprendere il cliente/lettore suscitando da un’inezia le emozioni più forti ed importanti, per i loro padroni, ovvio. D’altro canto, cosa c’è di meglio – dopo una notte in redazione, a scervellarsi se sia meglio scrivere del cane che morde l’uomo o dell’uomo che morsica il cane – che affogare tutto fra i seni di una puttana vera, le grazie di una “collega” che sa come fare, che conosce così bene il mestiere da distillare tutto quel coacervo di pulsioni, emozioni, nervosismo, ansie, dicerie, cattiverie...in un orgasmo liberatorio, senza complicazioni sentimentali?
In fondo – pensa il giornalista – è quello che faccio anch’io: emozioni! emozioni! emozioni! Tutto al prezzo di una copia signore e signori! Al costo di un’alba dal sapore di profumo da poco prezzo che t’impregna l’automobile, proprio mentre il giornale va in edicola. Perfetto, sincronicamente assoluto.

E sono morti dei giornalisti/sberleffari, uccisi dai terroristi/giustiziatori. I primi (dicevano) di difendere la sacralità del diritto di satira, i secondi (raccontavano) di difendere la sacralità dell’Islam. I primi dipingevano Maometto in mutande (anche di più), i secondi riempivano caricatori mentre sognavano di conquistare tutta l’Europa.
Ah, a proposito: chiediamo ai primi quanto è stata compresa la filosofia illuminista ad Est di Berlino e di Istanbul, ed ai secondi com’è finita a Poitiers con Carlo Martello, oppure come s’è trovato Maometto Scirocco a Lepanto.

Se vogliamo dare una tinteggiata di storiucola da scuola elementare, allora meditiamo che i caccia francesi, americani & Co. stanno suonando una brutta sinfonia sui cieli dell’Iraq del Nord, una sinfonia che per i Nuovi Califfi è insopportabile, perché mostra l’antica supremazia del Nord sul Sud del mondo, che è vecchia millenni.
In altre parole: se ti metti contro il Nord del pianeta – con armi tradizionali – le puoi solo prendere. Allora, si procede con il terrorismo, dove il Nord mostra come si vincono le battaglie e poi si perdono le guerre.
Che storia è questa? Questa non è più Storia da scuola elementare.

Premesso che l’Europa – ai tempi dei grandi Califfati – interessava ben poco agli arabi: per loro, già Fez era un avamposto dimenticato che portava solo a luoghi inospitali e barbari. La cultura – e dunque anche l’economia dell’epoca (comunque la pensi Tremonti) – era ad Est: Persia, India ed oltre.
Poi, l’equilibrio cambiò e – per giungere all’Evo Moderno – si stabilì un nuovo rapporto con gli Arabi (sottolineo: gli arabi, non gli ottomani né i persiani): la fonte della ricchezza era per tutti (nonostante quanto pensasse Montesquieu) la schiavitù, le piantagioni, il cosiddetto “Triangolo degli schiavi”.

Brevemente: gli schiavi producono materie prime, in Europa si raffinano e si rivendono prodotti finiti. A chi? Al terzo vertice del triangolo, gli arabi, che erano i grandi schiavisti dell’epoca. Insomma: il ventre delle donne africane (nere) è stato la cassaforte dell’Europa.
Abbandonati i neri al loro destino, col petrolio si creò un nuovo equilibrio (che tutti conosciamo) che rendeva ricche le borghesie arabe, al punto che (Israele a parte) non esistevano motivi di frizione.

Ennio Remondino è un bravo giornalista e seppe indicare il punto di viraggio degli equilibri, il mutare di una situazione che era stabile da circa mezzo millennio. Nella Primavera del 1991, da Amman – seguiva gli eventi della Prima Guerra del Golfo dalla capitale giordana – notò: “Il dialogo con le borghesie arabe sta venendo meno, c’è sempre più chiusura, i due mondi s’allontanano” (ricordo a braccio).
Era la prima volta che lo strapotere degli arsenali euro-americani s’abbatteva su una nazione araba e il tutto era amplificato dai media planetari (la CNN, poi venne Al-Jazeera): la sofferenza della popolazione irachena giungeva in tutti i salotti. Seduti sui divan, gli arabi potevano osservare la distruzione di un popolo, eseguita senza che un solo euro-americano fosse presente sui loro territori. Poi giunsero, ma solo per i saluti finali.

La ferita successiva fu Sarajevo – città cosmopolita, ma con preponderanza islamica – abbandonata per anni al suo destino di morte: lì, nacquero i primi gruppi di guerriglieri “in conto proprio”, gli stessi che avevano combattuto i sovietici in Afghanistan, ma in conto terzi.
In quegli anni, gli arabi pensarono che il loro rapporto privilegiato con gli europei era terminato, ed essi finirono nel gran calderone dei popoli senza storia e senza dignità: difatti, iniziarono i copiosi flussi migratori verso la “terra dei padroni”, l’Europa.
Quando la miseria imperversa (anche per la struttura classista di molte nazioni arabe), si mette da parte la dignità e s’emigra. Insieme ai neri, agli indiani, ai mille popoli medio-orientali ed orientali, divenuti carne da cannone per l’economia europea: stavolta – nell’immaginario collettivo – non c’era più differenza fra un marocchino povero ed il suo corrispettivo senegalese.

Avevamo fatto notare una differenza: gli arabi dagli ottomani e dai persiani. Gli ottomani hanno sempre goduto di una “immigrazione controllata” da parte della Germania, ed oggi i “turco-tedeschi” sono milioni, mentre i persiani – dopo la rivoluzione del 1979 – non sentono la necessità d’emigrare, perché la struttura sociale iraniana è più complessa e (in un certo modo, non vorrei essere frainteso, “moderna”) più simile a quelle europee, oppure all’India.
In mezzo a questo panorama sociale, il problema israeliano, ossia di quei territori conquistati con le guerre del ’66 e del ’73 – parzialmente restituiti – ma non come indicavano due precise risoluzioni dell’ONU. Il detonatore di mille sofferenze.

La Francia – gravata da 7 milioni d’immigrati algerini, di prima, seconda, terza...generazione – non è riuscita a mantenere l’equilibrio: nelle sue banlieu crescono generazioni di nordafricani che non godono più di quel welfare così omnicomprensivo per la quale Parigi era famosa: la crisi economica morde anche là.
Dalla loro parte, queste generazioni nate dopo il 1990 tendono sempre meno all’integrazione francese (dipende dalle famiglie, dalle situazioni, ecc) e s’arroccano in nirvana fuori della Storia, credendo più nella favola che nella realtà. Ma è proprio la realtà ad essere indigesta, il campionario di beni che li circonda ed ai quali non hanno accesso: di conseguenza, s’affidano sempre di più al Corano (riletto in un modo strumentale) che al Metano, paradosso della modernità algerina.

In mezzo a questa umanità derelitta – poiché priva di un retroterra culturale autoctono, che sia immagine fiorente di una cultura e non edulcorato succedaneo – pescano i vari gruppi terroristici (che sappiamo benissimo essere al servizio d’altri potentati, per altri fini, altri scopi, altri giochi geopolitici) per trovare i loro martiri, i loro guerrieri assassini, pronti a morire in una Gestalt che sa più di romanticismo tedesco che di modernità (?) islamica.

Il tutto ha un aspetto geografico curioso: tutti anelano sempre a chi sta un pochino più a Nord, come se il “Nord” fosse sinonimo di pace e di tranquillità di spirito, d’equilibrio sociale, d’anelata giustizia.
I nostri altoatesini si rifiutano – penoso stratagemma, che si ripete in ogni bar alla richiesta di un cappuccino, per banalissimi motivi – di parlare italiano come se si trattasse di una caduta di principi, di razza, di valore. Nel mentre, i veri austriaci – gli abitanti dell’Inn – li snobbano con un’alzata di spalle e giudicano gli italiani per quel che sono, ossia se sono educati, rispettosi delle regole e delle leggi...e meno che mai importa loro che non parlino tedesco. Più della razza – potremmo dire – poté il turismo.
A loro volta, i bavaresi sono considerati i terroni di Germania, i francesi del Sud – più che altro per i loro frequenti “soggiorni” algerini in anni lontani – sono sdegnosamente definiti pied noir dai parigini, i gallesi considerati rozzi e bifolchi dagli inglesi delle Midlands...gli italiani del Sud sono terroni, mafiosi...

L’emisfero australe s’è stranamente salvato da questa curiosa nemesi geografica, ma solo per una ragione: sono state terre di conquista, completamente alienate dalla loro substanzia originale.
Perciò, non ci rimane che interrogare l’unica persona che può fornirci una risposta: Babbo Natale, che è senz’altro più “in alto”, ossia più a Nord, di tutti quanti.

Quando glielo abbiamo chiesto, ha sorriso mentre grattava la testa ad una delle sue renne, che lo osservava con occhi mansueti, pienamente ricambiato da Babbo il quale – ovvia ovvietà – ha fatto finta di non aver compreso la domanda. Sarà stato il mio pessimo lappone, ne sono certo: ai posteri l’ardua sentenza.

5 commenti:

Eli ha detto...


Fa decisamente bene, ogni tanto,

alzare il proprio angolo di visuale ed osservare le cose terrene dall'alto, a volo d'angelo. O di renna!

Merci.

E.

Roberto ha detto...

Ciao!

Ho letto d'un fiato e scrivo di getto...

Analisi interessante, come al solito che, anche se fatta con l'aiuto di un "emigrante" -San Nicola- che dal profondo Sud si è stabilito nella cima del mondo, ha un certo sapore di cose ben lievitate...

Onestamente conosco poco la Francia ed i Francesi anche se nel mio paesello ci siamo "gemellati" con un paesello francese del massiccio centrale ed io stesso ho ospitato due francesi non più tardi di qualche mese fa... In 40 anni di gemellaggio alcuni dei due paeselli (il mio ed il gemello francese) si sono sposati altri alimentano intime amicizie che stanno passando fra le generazioni.

Conosco però un po' di più la situazione dei cattolici francesi che, oserei dire, stanno messi male... Il cattolicesimo francese ha sempre rischiato di essere d'élite, forse troppo "raffinato" forse troppo "intellettuale"... con la tendenza alla "grandeur" tipica francese (come il mandolino e gli spaghetti per gli italiani :-) )...

So che nel Sud della Francia ci sono molte chiese trasformate in moschee così come le conversioni che sono sempre più rare verso il cristianesimo ma non verso l'Islam...

L'Islam si presenta come una religione basata su basi e su concetti semplici dove l'obbedienza è una delle basi della formazione e della vita sociale e sopratutto religiosa, anzi, società e religione sono la stessa cosa!

Ecco quindi un altro punto saliente!

Nell'Europa degli atei, ma dovrei dire degli individualisti, degli "scienziati" e degli evoluzionisti, nell'Europa della libera "scelta" anche di morire ecco che molti giovani cercano l'obbedienza... !!!

E dove vanno? Verso la religione cristiana e cattolica? No troppo dèmodè... troppo criticata, troppo "buonista" troppo ricca (di soldi) o almeno qeste sono le cose che sentono dai loro genitori...

In questo modo i francesi si sono spaccati in due i "Le Pen" integralisti di destra e razzisti ed i giovani che non vogliono essere razzisti (e/o fascisti)... che però non possono più essere semplicemente laici e nemmeno "umilmente" cattolici...

Oggi in Francia si sta facendo un gioco, il gioco della rivoluzione culturale che però sta passando momenti terribili come fu per la "rivoluzione francese"... prima o poi arriverà Napoleone... e sappiamo bene che per i cattolici ed anche per Nostradamus, Napo era l'anticristo...

saluti

RA

Eli ha detto...


«Sono circondato da preti che mi ripetono che il loro regno non è di questo mondo, e s’impadroniscono di tutto ciò che hanno a tiro. Il papa è capo di questa religione celeste, ma si occupa soltanto di questa terra.»

«La decadenza dell’Italia data dal punto in cui i preti vollero governare le finanze, la polizia e l’esercito.»

«Nulla rende vile una nazione quanto il dispotismo religioso.»

Napoleone Bonaparte.

Carlo Bertani ha detto...

Grazie per aver compreso - Eli - che mi voglio divertire con un tocco "leggero" sulla tastiera e non m'interessa "spiegare" (lo stanno facendo già in tanti...) perché il gioco è complesso e nessuno conosce chi ha schiacciato il bottone chiamato "Isis" con tutto il resto. O meno, sappiamo a grandi linee chi sono, ma solo con l'aiuto del cui prodest. Il resto, non lo sapremo mai: inutile perdere tempo.
Caro Roberto, a differenza tua, conosco molto bene la Francia e parlo il francese come l'italiano, al punto che - annoiato dall'Italia - meditavo d'aprire un blog in Francia.
Ti confesso che c'è qualche imprecisione in quanto affermi, perfettamente comprensibile giacché tu stesso dici che conosci poco Parigi & dintorni, perché questo è sempre stata ed è la France.
Tu affermi che i cattolici francesi sono "mal messi"? Bah...non saprei chi è "ben messo" in faccende religiose, in un Paese che è sostanzialmente ateo.
La religione è uno degli argomenti meno "gettonati" che ci siano, al punto che non so nemmeno come la pensino i miei parenti che vivono là e gli amici. Non gliel'ho mai chiesto, e nessuno me lo ha chiesto: sono considerate faccende personali, nelle quali ciascuno si regola con se stesso. Miterrand fece scalpore perché, in odor di morte, chiamò a sé un filosofo e lo raccontò alla stampa.
Diverso il caso dell'Islam.
Fatto salvo che i francesi veri (i "Dupont", i "De la " qualcosa, ecc) non si convertono, e quelli che si convertono sono un fenomeno marginale, sono gli algerini di terza o quarta generazione che hanno un "moto di ritorno".
E' un rifiuto del vivre francais da un lato, dell'Europa in genere come struttura ed esempio. D'altro canto, la situazione economica non consente più "grandeur" effettive, ma solo "renzate" all'italiana.
Così, si rifugiano nella loro cultura, che non prevede divisioni fra cultura laica e religiosa, perché non è mai esistito un Islam laico, tanto meno illuminista. I saggi islamici di mill'anni fa si posero il problema, ma furono poco ascoltati (al contrario degli europei, però, non bruciarono nessuno, il massimo fu un esilio in altre città islamiche) e quel movimento, quel pensiero che anticipava l'Illuminismo di sette secoli, si spense da solo.
Oggi non c'è una "conversione": chi ha letto il Corano può affermare che sparare nel mucchio sia parola del Profeta?
Dall'altro lato, però, c'è l'eterno problema israeliano: tutto questo, per dirti che in Francia - come in Italia - non c'è "conversione" bensì "appartenenza", che per loro non può esistere senza l'aspetto religioso.
Ciao
Carlo

Roberto ha detto...

Ciao a tutti!

Il Corano in italiano è in genere pessimamente tradotto...
Non lo dico io -che ne ho un paio di traduzioni diverse- ma lo dicono alcuni monaci di una comunità che vive a Gerusalemme e che frequentano, come docenti esterni, le scuole arabe
insegnando l'ebraico antico agli arabi delle scuole musulmane.

Forse hai ragione ad usare la parola "appartenenza" al posto di "conversione"

Ad ogni modo le conversioni ci sono e se sono pochissime fra i francesi e molte fra gli ex-algerini così come avviene anche in Italia dove ci sono pochissime conversioni di italiani all'Islam, se anche sono pochissime dicevo... sono conversioni o appartenenze dettate da una scelta che può avere i motivi che dici tu ma che, sia nella forma della conversione che della appartenenza, obbliga all'obbedienza.

Questo intendevo riferito alle persone che in modo pacifico si convertono o decidono di appartenere all'Islam piuttosto che all'ateismo imperante o al cristianesimo che in Francia, lo ripeto, ha tendenze (negative) elitarie.

Queste persone, questi giovani, perché in massima parte di giovani si tratta che hanno 20 anni circa, si convertono o decidono di appartenere ad una religione/società/nazione -cioè l'Islam- che chiede molto: obbedienza e fede semplice ed un po' “cieca”...

Tu dici che è un rifiuto del vivere francese ma è quello che volevo intendere io, anche se lo ammetto, mi sono espresso male, infatti la mia domanda era più o meno:
Come mai molti giovani europei (o che vivono in Europa) decidono -in una società dove tutto gli è permesso e dove il permissivismo è Re- di “appartenere” ad una religione che -invece- impone molti obblighi e si dedicano -in pratica- ad una vita di “ristrettezze”?

Nel mio primo intervento, come in questo, io non mi riferivo tanto a quelli che impugnano una religione per avere la scusa per impugnare anche un'arma ed usarla... Lo sai bene tu come lo so io che isis o altri simili in passato o nel futuro sono destinati a finire alla svelta e per il cambiamento della società “contano come il pulviscolo sulla bilancia” (Isaia 40)

Io invece mi riferivo proprio ai giovani europei e volevo sottolineare questa inversione di tendenza dei giovani ventenni verso un mondo meno “permissivo” di stampo ateo ma più impegnato e “direzionato” verso la ricerca di una verità che evidentemente non trovano né nell' Europa né in particolare nella Francia...

saluti

RA