Non ho la minima idea su chi vincerà il referendum di Torino: a naso, mi verrebbe da dire che vincerà il sì, soprattutto perché il polpettone sindacale è stato ben cucinato, con tutti di attributi del caso, politici, economici, di comunicazione.
La vittoria del sì o del no, però, non ha nessuna importanza perché il destino di Torino è già segnato da tempo, dalla constatazione che l'industria automobilistica mondiale ha un surplus di produzione pari a circa un terzo. Un'automobile su tre è di troppo, e la quota di mercato della FIAT diminuisce di anno in anno.
Ciascuno dovrà sacrificare qualche pezzo, affinché il “sistema automobile” possa almeno sopravvivere, ed è sin troppo evidente – dopo la “difesa nazionale” germanica di Opel – che sarà l’Italia a pagare: anche con l’azzeramento di tutti i diritti, la cosa non sta in piedi perché manca totalmente un piano industriale credibile.
Ad ascoltare il fabulatore Marchionne, non s’ha l’impressione d’avere di fronte un manager di levatura internazionale, bensì uno spacciatore rionale d’auto usate: vestito con camicia a quadri azzurri, cravatta gialla, calzini cremisi e mocassini di pelle marrone, sarebbe perfetto per illustrare le “meraviglie dell’usato” presenti da Autocannata, concessionaria FIAT di Corso Orbassano o di Corso Allamano. Finanziamenti, leasing, ritiro dell’usato e garanzia sul venduto. Auto aziendali, chilometri zero, vi offriamo anche un caffè ed un viaggio in pullman a Borghetto Santo Spirito, con pasta allo scoglio compresa.
Il nostro bravo pusher di scatole di sardine sa benissimo che, nemmeno pagando la gente 800 euro il mese e facendola lavorare in turni di 10 ore, potrà mai compensare il “gap” con la Serbia o con il Brasile.
Tutto il teatrino, messo in scena a Torino, è dunque solo una farsa: sono altri i termini della contesa.
Ciò che deve andare in porto è l’ennesimo salasso, questa volta ai danni dei lavoratori dipendenti privati: la prossima sarà di nuovo per quelli pubblici, e via a giro, oggi a me e domani a te.
Il nuovo “metodo FIAT” sarà esportato rapidamente in tutte le fabbriche italiane, soprattutto in quelle che ancora reggono sul mercato: la robotica, le macchine di processo, ecc. Il compito dell’accordo FIAT è solo quello di fare da apripista: poi, Mirafiori finirà nel cesso ugualmente.
“Puoi raggiungere risultati altamente superiori con un team molto motivato, che dispone di macchinari vecchi e fatiscenti dislocati in un vecchio capannone, rispetto a quello che riuscirai a raggiungere con un team demotivato e privo di stimoli, che ha accesso alle migliori attrezzature e infrastrutture.”
Questo lo raccontava Reinhold Würth, imprenditore tedesco che costruì, partendo da una ferramenta dopo la 2° G.M., un’azienda di levatura internazionale, che attualmente occupa 51.000 dipendenti e che spazia dai sistemi di fissaggio ai pannelli solari. Uno che d’aziende che funzionano se n’intende.
I tedeschi, pur con qualche aggiustamento – la possibilità di rimandare le ferie se il momento è favorevole per produrre, ed altro – non sono venuti meno al loro stile, ossia non hanno permesso al modello statunitense d’approdare sulle loro coste: ricordiamo che il “modello tedesco” ha alla sua base ben altri salari ed un ben diverso stato sociale.
Hanno subito riconosciuto la polpetta avvelenata, che finisce per depotenziare e demotivare tutti: dal manager all’operaio.
Noi, invece, per bocca del Capo del Governo, accettiamo qualsiasi boccone avvelenato che ci venga proposto, basta accontentare chiunque sia il padrone del momento.
Per questa ragione, non ha nessun senso ragionare sui termini dell’accordo di Mirafiori, perché alle spalle manca totalmente una visione d’insieme: cosa produrre? perché? quando? come?
Solo fuffa, spacciata ai quattro venti dai parvenu del sindacato che anela a qualche posto nel sottogoverno berlusconiano e – purtroppo – mal compreso dal sindacato che spera sempre in qualche posticino nel minuscolo apparatino del poterino bersanianino.
Oramai, le lotte si vincono e si perdono soltanto sul modello greco o tunisino, non con l’aria fritta sindacale.
Articolo liberamente riproducibile nella sua interezza, ovvia la citazione della fonte.
La vittoria del sì o del no, però, non ha nessuna importanza perché il destino di Torino è già segnato da tempo, dalla constatazione che l'industria automobilistica mondiale ha un surplus di produzione pari a circa un terzo. Un'automobile su tre è di troppo, e la quota di mercato della FIAT diminuisce di anno in anno.
Ciascuno dovrà sacrificare qualche pezzo, affinché il “sistema automobile” possa almeno sopravvivere, ed è sin troppo evidente – dopo la “difesa nazionale” germanica di Opel – che sarà l’Italia a pagare: anche con l’azzeramento di tutti i diritti, la cosa non sta in piedi perché manca totalmente un piano industriale credibile.
Ad ascoltare il fabulatore Marchionne, non s’ha l’impressione d’avere di fronte un manager di levatura internazionale, bensì uno spacciatore rionale d’auto usate: vestito con camicia a quadri azzurri, cravatta gialla, calzini cremisi e mocassini di pelle marrone, sarebbe perfetto per illustrare le “meraviglie dell’usato” presenti da Autocannata, concessionaria FIAT di Corso Orbassano o di Corso Allamano. Finanziamenti, leasing, ritiro dell’usato e garanzia sul venduto. Auto aziendali, chilometri zero, vi offriamo anche un caffè ed un viaggio in pullman a Borghetto Santo Spirito, con pasta allo scoglio compresa.
Il nostro bravo pusher di scatole di sardine sa benissimo che, nemmeno pagando la gente 800 euro il mese e facendola lavorare in turni di 10 ore, potrà mai compensare il “gap” con la Serbia o con il Brasile.
Tutto il teatrino, messo in scena a Torino, è dunque solo una farsa: sono altri i termini della contesa.
Ciò che deve andare in porto è l’ennesimo salasso, questa volta ai danni dei lavoratori dipendenti privati: la prossima sarà di nuovo per quelli pubblici, e via a giro, oggi a me e domani a te.
Il nuovo “metodo FIAT” sarà esportato rapidamente in tutte le fabbriche italiane, soprattutto in quelle che ancora reggono sul mercato: la robotica, le macchine di processo, ecc. Il compito dell’accordo FIAT è solo quello di fare da apripista: poi, Mirafiori finirà nel cesso ugualmente.
“Puoi raggiungere risultati altamente superiori con un team molto motivato, che dispone di macchinari vecchi e fatiscenti dislocati in un vecchio capannone, rispetto a quello che riuscirai a raggiungere con un team demotivato e privo di stimoli, che ha accesso alle migliori attrezzature e infrastrutture.”
Questo lo raccontava Reinhold Würth, imprenditore tedesco che costruì, partendo da una ferramenta dopo la 2° G.M., un’azienda di levatura internazionale, che attualmente occupa 51.000 dipendenti e che spazia dai sistemi di fissaggio ai pannelli solari. Uno che d’aziende che funzionano se n’intende.
I tedeschi, pur con qualche aggiustamento – la possibilità di rimandare le ferie se il momento è favorevole per produrre, ed altro – non sono venuti meno al loro stile, ossia non hanno permesso al modello statunitense d’approdare sulle loro coste: ricordiamo che il “modello tedesco” ha alla sua base ben altri salari ed un ben diverso stato sociale.
Hanno subito riconosciuto la polpetta avvelenata, che finisce per depotenziare e demotivare tutti: dal manager all’operaio.
Noi, invece, per bocca del Capo del Governo, accettiamo qualsiasi boccone avvelenato che ci venga proposto, basta accontentare chiunque sia il padrone del momento.
Per questa ragione, non ha nessun senso ragionare sui termini dell’accordo di Mirafiori, perché alle spalle manca totalmente una visione d’insieme: cosa produrre? perché? quando? come?
Solo fuffa, spacciata ai quattro venti dai parvenu del sindacato che anela a qualche posto nel sottogoverno berlusconiano e – purtroppo – mal compreso dal sindacato che spera sempre in qualche posticino nel minuscolo apparatino del poterino bersanianino.
Oramai, le lotte si vincono e si perdono soltanto sul modello greco o tunisino, non con l’aria fritta sindacale.
Articolo liberamente riproducibile nella sua interezza, ovvia la citazione della fonte.
30 commenti:
Hai ragione Carlo e per di più sottolineiamo che l'operazione Marchionne, voluta dalla famiglia Agnelli, che non si può non menzionare, le sta portando un bel po' di Kruger nelle casseforti svizzere e caymane...vedi analisi borsistiche ultime due settimane.
Torino è un cimitero industriale quanto la "mitica Detroit", della quale si riempie la bocca il Canadese.
La Crysler è tecnicamente fallita e lo sanno anche gli americani che si fanno gli orti di sopravvivenza nella metropoli che produceva i più grossi SUV del pianeta...lo sa pure Michael Moore, figlio di un operaio GM: guardatevi questo bel documentario.
http://www.cineblog01.com/
film/capitalism-a-love-story
-2009-1%C2%B0-tempo-streaming-megavideo
Le azioni Fiat sono sempre aumentate, ma questo vale per qualunque compagnia quotata in borsa, quando avvengono pesanti ristrutturazioni dirette o indirette dei suoi costi di gestione.
Basta una dichiarazione di un AD per far cassa, oltre a intascare quella d'integrazione.
Cosa pensate che faranno gli Agnelli di oltre 2milioni di mq di impianti dismessi, in odore di federalismo fiscale e demaniale?
Marchionne è il paraculo...e Fassino e famiglia avvoltoi pronti a salire sul carro della ricementificazione di quelle aree.
Perchè ChiomaFinta abbraccia il Canadese o la Marcegaglia non si schiera contro?
2 MILIONI DI METRI QUADRATI di terra da sfruttare nel cuore di TORINO!!!
Bello vedere gli operai incazzati che hanno votato LegaStort...
meditate gente, meditate.
blackskull
Interessante l'aspetto "immobiliare" dell'operazione, veramente illuminante Black.
Rimane da capire quanto il "metodo" Marchionne impatterà nelle imprese che ancora lavorano ed hanno fette di mercato importanti nel mercato globale.
Non applicheranno mica tutto: un pezzettino alla volta, oggi ti tolgo una pausa, domani una voce di salario...tanto lo fa la FIAT!
Ciao e grazie
Carlo
Resistere, resistere, resistere
L'operazione MarchionneFiatChrysler è una delle tante operazioni che il mercato di oggi, dominato dalla finanza, "consiglia" di fare a chi può, cioè a chi detiene le azioni.
a.Prendi un'azienda decotta e moribonda (la Fiat) con azioni quasi a zero;
b.nomina un manager (Marchionne) che sa quello che fare per salvare gli interessi della famiglia (Agnelli);
c. ritira su l'azienda in senso soprattutto azionario (cosa non molto difficile perchè tanto peggio di così....) sfruttando più aiuti di stato possibile;
d. quando è ritornata abbastanza su, prima che ricrolli (cosa inevitabile vista la completa mancanza di un reale "piano industriale"), fai una bella unione con qualche altra azienda decotta in giro per il mondo che riceva anch'essa aiuti di stato;
e. importante è condurre l'unione in modo da prevedere di mollare poi il tutto all'altra azienda nel giro di qualche anno, ma camuffando accuratamente il tutto come operazione di straordinario salvataggio dell'industra di patria.
Chi ci guadagna? Gli azionisti e Marchionne (grazie alle "stock option" di cui può godere) in modo strepitoso;
Chi ci perde?
I lavoratori (come al solito ultimamente...) ai quali arriva qualche briciola poichè riescono a sopravvivere ancora per qualche anno con sempre meno stipendio e meno diritti, dopo di che il nulla....
A proposito di futuro dell'auto in Italia e nel mondo, che farà ora la Fiat a Mirafiori? I SUV destinati al mercato americano! E come li farà? In questo modo:
1.Motori, carrozzeria e pezzi li costruiscono a Detroit;
2.poi li spediscono (via nave o via aereo?!!) a Torino;
3.a Mirafiori li assemblano;
4.poi spediscono(!!) i SUV a Detroit;
5.li vendono negli Stati Uniti.
Un abbattimento dei costi staordinario, eh.
Spero solo che sia vero tutto ciò, ma temo di no....
Anzi, il prossimo futuro vedrà uno spezzatino della FIAT che si farà da una a trina o "quatrina" o "pentina" in modo che sia più facile da vendere qua e là.
A proposito, è interessante leggere questa "confidenza"
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/01/11/la-pacchiadi-marchionne-c%E2%80%99e-un-amico-che/85167/
per capire meglio di chi sarà un pezzo della FIAT tra un pò.
saluti,
Alex
Acrescere, acrescere, acrescere
L´unica cosa sensata da fare era lo sciopero del voto al referendum.
I sindacati potevano almeno avere la decenza di dire: "Questa volta ci dispiace ma non possiamo fare niente per voi. La partita è truccata e l´arbitro cornuto"
Amici
non fate l'errore di considerare ancora gli Agnelli proprietari della FIAT.
Ora si chiamano Elkann, ed Alain Elkann, paparino di John è un alto grado della più potente loggia massonica di Francia, quella di Parigi.
Leggete l'ultimo articolo di David Icke, è monumentale ma illuminante.
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=7863&mode=&order=0&thold=0
FIAT esce da Confindustria? No. E’ che hanno creato una NUOVA Fiat, accanto alla vecchia, e l’hanno quotata in borsa (cioè hanno scaricato l’enorme debito che hanno sugli azionisti).
Dunque la New Company Fiat non entra in Confindustria, in modo da bypassare il contratto nazionale, ed anche la clausola che prevede, in caso di cessione d’azienda, che i lavoratori mantengano i diritti acquisiti.
Lascia spazio invece alla contrattazione individuale, al contratto ad personam: se mi sei simpatico ti assumo, ed alle condizioni che dico io.
E’ lo stesso giochetto che hanno fatto con la Bad Company di Alitalia (in quel caso hanno scaricato tutti i debiti di Alitalia e di AIRONE, cioè di Toto, amico di Papi, al contribuente italiano, e si sono fatti una New Company priva di debiti e PRIVATA, che però è già in affanno, e che venderanno prima o poi ad Air France, come si sarebbe dovuto fare da subito).
Vedi perché mi fanno incazzare, perché loro giocano a Monopoli con la vita della gente.
E’ il capitalismo da rapina, bellezza!
Si chiama privatizzazione dei profitti e socializzazione delle perdite, anche attraverso la cassa integrazione.
Non dimentichiamo che i dipendenti Mirafiori, costretti ad un referendum illegale con autostrangolamento finale, vengono da tre anni di cassa integrazione, e per il 2011 si prevede un altro anno di C.I., e fino al 2012 non si parla d’investimenti.
Le azioni salgono ogni qualvolta un’azienda annuncia una
ristrutturazione, dei licenziamenti, od il peggioramento delle
condizioni lavorative, perché gli sciacalli e le iene con la bava alla bocca che le hanno comprate sanno che aumenteranno
i loro guadagni, e dunque ne comprano di più.
Quando sale la domanda, le azioni salgono.
Quando cala la domanda, il valore unitario di ogni azione scende.
La borsa è un giochetto assassino, creato per supermiliardari tipo Soros, Murdoch, Goldman-Sachs, che si divertono così, ogni giorno, a spostare qui e la’ i loro capitali, come i ragazzini giocano con le biglie. I piccoli risparmiatori che si azzardano a partecipare al giochetto, fanno la fine di quelli
della Cirio, Parmalat, Alitalia, e compagnia cantando.Il loro scopo reale è quello di azzerare i diritti, ribaltare lo Statuto dei Lavoratori ( che Sacconi ha già annunciato sarà abrogato e sostituito dallo Statuto del Lavoro). Intanto hanno piazzato un cuneo, il resto si farà.
E non è questione di produzione inferiore a quella della fabbrica brasiliana, la produttività non c'entra nulla, è marginale nei loro piani. E' solo la facciata.
Marchionne, Elkann, Papi, Gelmini, Cameron, Merkel, Bush, sono solo i burattini. Chi muove i fili è altrove, al vertice della piramide del potere. Sono mezze tacche, mezze figure che fanno il lavoro sporco, e prendono gl’improperi della plebe.
Il disegno più ampio è quello d’impoverire le classi lavoratrici europee e mondiali, far vivere la gente nel terrore (terrorismo, nuovi virus, malattie reali od inventate), tartassarli continuamente di tasse ed angherie (vedi Equitalia), bombardati di scemenze e pubblicita’ dai media schifosi,
impoverirli anche di cultura e sapere grazie alle riforme della scuola e dell’università, con servizi pubblici (sanità, assistenza) sempre più scadenti.
Poi ogni tanto si butta nell’aria qualche virus che ne porta via un po’, tipo l’influenza suina in Messico, l’aviaria in Cina,
l’AIDS in Africa, ecc.
E’ il disegno del NWO, e del sionismo Rothschild,
bellezza!
Chi vive nella preoccupazione costante, nel marasma d’insicurezze lavorative, sulla casa, condannato a lavorare per più di quarant’anni in maniera precaria, senza sicurezze, non pensa, non studia, non si evolve.
Ed è più facilmente dominabile, manipolabile e corruttibile, rendendo possibili tutti i loro scopi criminali e criminogeni.Non perdiamoci nei dettagli, per favore!!!
Occorre sempre tenere presente la visione d’insieme, il quadro completo del loro sistema criminale.
Come dice Grillo, loro non si arrenderanno mai.
Noi neppure!
Per iniziare una nostra esplorazione in merito all'aspetto demaniale/immobiliare della proprietà industriale di Mirafiori leggasi questo documento.
http://webthesis.biblio.
polito.it/1025/
attendo vostri commenti o altre informazioni originali.
grazie a tutti
blackskull
Lasciatemi esultare per una volta, questa volta ha vinto il no! La gente finalmente ha detto basta. Come hai fatto ben notare Carlo si o no non avrebbe cambiato nulla tra qualche anno la fiat è destinata a scomparire ma quel nugolo di coraggiosi ( più del 45%) che hanno votato no malgrado il loro profondo disagio e la loro condizione sociale significa molto di più.Io partirei proprio da qui per progettare qualunque discussione o lotta e per riportare l' equilibrio tra il potere occulto della finanza e delle banche e quello democratico del popolo. Io lo interpreto come un grande segnale,, aiutiamoli a proseguire la loro strada negli ambienti che frequentiamo (scuole,ospedali,posti di lavoro) facendo cosi il loro no, si rafforzerà e allora, forse, un' altro mondo è possibile. Ciao!!
Concordo, direi al 99%, con tutti i commenti, da quelli "panoramici" di Eli a quelli di approfondimento di Black.
Tutto ciò serve almeno ad essere consapevoli...
Tempo fa ho letto di come The Manager ha risanato la società ai tempi della sua venuta: si parlava di una grossa manovra finanziaria consistente nel creare una società estera che compra grandi quantità di azioni facendone salire il prezzo, di conseguenza il titolo diventa appetibile per i piccoiazionisti che comprano ed il titolo continua a salire, e a quel punto la società estera inizia a vendere conn immaginabile plusvalore.
Chissà a chi faceva capo quella società estera... Chissa chi ci ha messo i soldi del risanamento della Fabbrica Italiana etc. ...
Purtroppo non sono riuscito a ritrovare l'articolo che spiega in dettaglio la faccenda, se qualcuno può fare luce...
Un saluto
Come potrete leggere sui giornali, alla prima esultanza per un "sì" strappato solo con i voti degli impiegati, sta seguendo la consapevolezza che è un "sì" che garantisce poco.
Se voi foste un azionista FIAT, vi sentireste sicuri per mettere i vostri soldi in una ricapitalizzazione?
Questo è il termine della questione.
Le maggioranze "evanescenti", comprate, aggiustate...vanno bene per il teatrino della politica romana, un po' meno quando ci sono di mezzo dei soldi.
Paradossalmente, la famiglia Agnelli avrebbe da guadagnarci dalle aree di Mirafiori. Gli Elkann, fino a che punto sono Agnelli? O sono Elkann?
Esistono due, diverse posizioni all'interno della famiglia? Non dimentichiamo che a risistemare le cose fu chimato un Agnelli in pectore, Montezemolo. E Margherita Agnelli è già in causa con i figli.
Mah, comunque la si veda, una brutta storia: forse, le vecchie idee di Edoardo - una FIAT che produceva al servizio del Paese - erano quelle che garantivano meglio proprio la sopravvivenza del gruppo.
Sì o no, io lo vedo fritto.
Grazie a tutti
Carlo
Buongiorno Tunisia!
“Sono i giorni della gioia,
i giorni della vittoria.
Gente di colore,
la Tunisia vive la liberazione.
Si preparano anni di miseria,
di lavoro e di errore.
Si prepara un mutamento della storia
che porterà forse regresso e corruzione.”
Pier Paolo Pasolini, La rabbia, 1963.
Il sangue tunisino che ha battezzato la rivolta di ieri non è stato versato invano. Grazie, “Verde” Tunisia, per la lezione che stai dando alle popolazioni del Sahara. Grazie per la coerenza della tua Intifada ... per il tuo popolo che non ha smentito il suo grande poeta, Abu al Qasim al-Shabi (1904-1934) quando disse, ancora giovane:
Se il popolo un giorno opta per la vita,
Il destino gliela deve regalare.
Chi non ama salire le montagne,
vivrà tutta la vita tra le buche ...
Due settimane di manifestazioni pacifiche, cari lettori del blog, sono bastate per girare una lunga pagina storica, durata ben 23 anni, durante i quali, il regime tunisino ha esercitato ogni tipo di oppressione. Come tutti i Paesi del terzo mondo, la Tunisia ha vissuto le principali problematiche post-coloniali: miseria, fame e dittatura. L’elite che governa, dettata da Parigi, da Londra e successivamente dalla Casa Bianca ha un obiettivo unico: opprimere la massa per rimanere al potere.
Ma quel che abbiamo visto ieri ci dimostra che:
- la visione pessimistica e scettica sul ruolo dei popoli del sud del Mediterraneo è sconfessata;
- l’oppressione sociale esercitata attreverso la mancanza di libertà di stampa, l’imposizione di propagande retoriche nazionalistiche ed i vari strumenti repressivi arrivano ad un culmine esplosivo;
- le politiche neoliberiste e l’economismo basato sugli investimenti stranieri, ovvero l’apertura al “libero mercato”, non portano buoni frutti per il Paese. L’occidente, infatti, era soddisfatto dell’“modello economico tunisino” in quanto “aperto e libero”. Aperto e libero, però, rispetto ai loro comodi. Tale apertura, tuttavia, ha condotto alla corruzione, alla disoccupazione, alla malavita, alla miseria del popolo ed al benessere della classe dirigente. Per questo, probabilmente, l’Algeria, ancora socialista, non vivrà il ripetersi al cento per cento dell’episodio dei vicini di casa;
- giungere al potere con il favore del popolo, come ci ricorda Machiavelli, è più legittimo e sicuro che arrivarci per mezzo dell’aiuto dei grandi. Lo stesso Ben Ali, tre giorni prima della sua uscita, disse di essere ingannato dai suoi uomini. Quella sua dichiarazione non mi ha fatto solo ridere (dal momento che scopre ciò solo dopo 23 anni), ma mi ha anche richiamato alla mente il seguente passo de Il principe:
“Quando uno privato cittadino, non per scelleratezza o altra intollerabile violenzia, ma con il favore degli altri suoi cittadini diventa principe della sua patria [...], dico che si ascende a questo principato o con il favore del populo o con il favore de' grandi.[...] Quando [i grandi] non si obbligano ad arte e per cagione ambiziosa, è segno come pensano più a sé che a te; e da quelli si debbe el principe guardare, e temerli come se fussino scoperti inimici, perché sempre, nelle avversità, aiuteranno ruinarlo”. (IX Capitolo, “Il Principe”).
Il regime algerino, meno rigido, probabilmente si salverà da analoghi episodi proprio perchè è stato scelto con il 74% dei suffragi;
- si è verificata, inoltre, l’ennesima tattica triste e meschina degli Stati Uniti, i quali, cambiando improvvisamente bandiera, si sono schierati (solo ieri) dalla parte del popolo, chiamandolo “coraggioso” (parole di Obama). Ben Ali, che ha sempre giocato la partita degli Usa e dei loro alleati, basti pensare alla sua guerra al terrorismo, viene adesso abbandonato da tutto l’occidente. Anche perché ora si deve pensare al prossimo “Principe”. Ben Ali avrebbe dovuto ascoltare i tunisini, non gli americani, non l’UE! I movimenti islamici, considerati da sempre pericolosi e suoi unici nemici, rappresentavano nelle manifestazioni solo una piccola parte degli oppositori. Avrebbe dovuto capire che il sostegno di zio Sam non è garanzia per rimanere al potere;
- A chi pensava in occidente che i popoli arabi non potessero guadagnarsi da soli la loro libertà e che questa e la democrazia dovessero per forza essere importate con le armi, i tunisini forniscono adesso un esempio concreto e la dimostrazione che la distruzione dell’Iraq era tutta una menzogna storica. I disordini continui a Bagdad che devastano questo Paese da otto anni provano che il popolo non era probabilmente pronto ad uno sconvolgimento politico, poiché una favola popolare è più autentica di mille film western!
Mahmoud, Giordania.
D'accordissimo con Emilio,
indagherò e cercherò quell'articolo che non trovi.
E' probabile, anzi sicuro, che i grossi gruppi imprenditoriali, per aggirare le regole del gioco di borsa, utilizzino finanziarie per piazzare capitali sui propri listini e far lievitare il valore azionario.
Se vi interessa, con iscrizione gratuita, loggatevi su ADVFN.it e alla voce FIAT industrial, guardatevi l'andamento del valore azionario dal 2007 a oggi...illuminante se lo correlate alle dichiarazioni che il Canadese rilasciò ai giornali in merito al fantomatico piano industriale, che iniziarono proprio in quell'anno.( le azioni schizzarono sopra i 10 euro)
Ieri sera a "Ultimaparola", tra interviste ai sindacalisti gialli di fiat Tychi, le buffonate di Oscar Giannino e la benedizione del Formigoni, (il cui cognome fa ben pensare a un infaticabile lavoratore per conto expo 2015) il Cota, palliduccio, sosteneva che grazie al suo lavoro politico-diplomatico, in Piemonte sono stati elargiti migliaia di posti di lavoro...chissà allora perchè era così emaciato...
lo conferma questo articolo
http://www.ecoditorino.org/
cassa-integrazione-2010-oltre-
100-milioni-di-ore-a-torino-e-provincia.htm
Il nostro Carlo potrà ulteriormente confermare quanto da Saliceto a Savona,passando per Genova fino a La Spezia, le cose stiano davvero così.
Dopo questo schifoso referendum, che in realtà doveva essere Nazionale, i lavoratori Fiat, gli addetti alla catena di montaggio, non i capi reparto che le mani di certo non se le sporcano,nè tanto meno i colletti bianchi che davanti ai cancelli non c'erano (e quando mai!) saranno eletti presto "prodotti dell'anno", quando saranno ridotti della metà e non solo in senso numerico.
Magari, chi non je la fà e schiatterà sulla catena, potrà essere usato per i crash test, migliorando in tal senso l'uso che i francesi della Renault facevano dei morti algerini combattenti per la liberazione del colonialismo, perchè sarà usato vivo, previo accordo con fim e uilm, sull'indennità da elargire ai famigliari della defunta tuta blu.
E siccome la classe operaia si dice non esista più, l'Ad del Paradiso ha predisposto per un altro sito di stoccaggio delle loro anime.
...così almeno pensano gli ultimi comunisti, in assenza di una beatificazione di qualche morto sul lavoro il 1 maggio da parte del Vaticano che, per adesso, ci mette Wojtyla, per non scontentare nessuno, nemmeno Solidarnosc, la FIM-CISL dei Polacchi.
in ricordo di tutti gli operai metalmeccanici morti sul lavoro.
un saluto
blackskull
Beh, complimenti alla FIOM per il risultato, il 46% di no, visto l’uno contro tutti, certifica perlomeno l’ ottimo lavoro degli iscritti.
Ma se tutti gli altri assommati hanno appena il 54%, con che coraggio vanno a trattare con la proprietà?
E soprattutto, prima di cercare di fare più macchine rompendo il cazzo sulle pause, non sarebbe meglio riuscire a venderle?
E' una vecchia storia, dal tempo della marcia dei 40.000 del 1980 che la FIAT usa gli impiegati, (schiavetti piccolo borghesi), contro gli operai. Senza contare i sindacati gialli sempre al servizio del potere, nel pubblico come nel privato.
Ciao Carlo
I lavoratori Polacchi, in occasione del referendum a Pomigliano, avevano avvertito i colleghi Italiani con una lettera...
"La FIAT gioca molto sporco coi lavoratori. Quando trasferirono la produzione qui in Polonia ci dissero che se avessimo lavorato durissimo e superato tutti i limiti di produzione avremmo mantenuto il nostro posto di lavoro e ne avrebbero creati degli alti. E a Tychy lo abbiamo fatto. La fabbrica oggi è la più grande e produttiva d’Europa e non sono ammesse rimostranze all’amministrazione (fatta eccezione per quando i sindacati chiedono qualche bonus per i lavoratori più produttivi, o contrattano i turni del weekend)
A un certo punto verso la fine dell’anno scorso è iniziata a girare la voce che la FIAT aveva intenzione di spostare la produzione di nuovo in Italia. Da quel momento su Tychy è calato il terrore. Fiat Polonia pensa di poter fare di noi quello che vuole. L’anno scorso per esempio ha pagato solo il 40% dei bonus, benché noi avessimo superato ogni record di produzione.
Loro pensano che la gente non lotterà per la paura di perdere il lavoro. Ma noi siamo davvero arrabbiati. Il terzo “Giorno di Protesta” dei lavoratori di Tychy in programma per il 17 giugno non sarà educato come l’anno scorso. Che cosa abbiamo ormai da perdere?
Adesso stanno chiedendo ai lavoratori italiani di accettare condizioni peggiori, come fanno ogni volta. A chi lavora per loro fanno capire che se non accettano di lavorare come schiavi qualcun altro è disposto a farlo al posto loro. Danno per scontate le schiene spezzate dei nostri colleghi italiani, proprio come facevano con le nostre.
In questi giorni noi abbiamo sperato che i sindacati in Italia lottassero. Non per mantenere noi il nostro lavoro a Tychy, ma per mostrare alla FIAT che ci sono lavoratori disposti a resistere alle loro condizioni. I nostri sindacati, i nostri lavoratori, sono stati deboli. Avevamo la sensazione di non essere in condizione di lottare, di essere troppo poveri. Abbiamo implorato per ogni posto di lavoro. Abbiamo lasciato soli i lavoratori italiani prendendoci i loro posti di lavoro, e adesso ci troviamo nella loro stessa situazione.
E’ chiaro però che tutto questo non può durare a lungo. Non possiamo continuare a contenderci tra di noi i posti di lavoro. Dobbiamo unirci e lottare per i nostri interessi internazionalmente.
Per noi non c’è altro da fare a Tychy che smettere di inginocchiarci e iniziare a combattere. Noi chiediamo ai nostri colleghi di resistere e sabotare l’azienda che ci ha dissanguati per anni e ora ci sputa addosso.
Lavoratori, è ora di cambiare."
(Originale http://libcom.org/news/letter-fiat-14062010)
Chissà se il sindaco di Torino ne ha avuto sentore.
Pia illusione visto come efficacemente si relaziona con la globalizzazione ormai totemizzata -non solo da lui ma anche da una sx accattona delle parole della dx, e ormai mentecatta di etica-.
Infine un pensiero solidale per l'amico Mahmoud e le sue speranze di consolidamento...
Buon Cammino
Doc
L’altra sera vedevo annozero e riflettevo sul fatto che l’unico che ha avuto il coraggio di dire la verità, ad un certo punto, è stato uno studente fra il pubblico, quando ha detto che è inutile fare programmi industriali che sono condizionati dalla globalizzazione, e quindi basati sul confronto con i cinesi e il loro costo del lavoro, perché il confronto è improponibile, i cinesi ci faranno comunque alla fine sempre il mazzo. Già oggi i dipendenti fiat in Italia sono molti di meno di qualche anno fa e gli stessi stabilimenti hanno già un livello potenziale di automazione notevole. Gli operai sono destinati a diventare al massimo i controllori delle macchine. Poi vorrei dire che persino nel pubblico, in qualche università ad esempio, cominciano a farsi strada accordi integrativi interni peggiorativi, sul genere di quelli che propone Marchionne, il quale evidentemente è una testa d’ariete del sistema. A questo punto probabilmente questa gente sa che il sistema capitalista non può crescere all’infinito e poiché il sistema produttivo attuale ormai più di tanto non si può ingrandire, i casi sono due: 1) o sopravvivono ridimensionando il sistema produttivo attuale ad un livello stabile comunque molto inferiore a quello che potenzialmente è in grado di esprimere, facendo utili con la finanza o altri mezzi speculativi; 2) o si inventano un sistema produttivo completamente nuovo che sostituisca quello attuale e consenta di creare un mercato totalmente nuovo e non di sostituzione come è ora, che garantisca sviluppo costante per un po’ di tempo.
In tutto questo ciò che non si comprende è che fine faranno i consumatori, ovvero coloro che dovrebbero continuare a comprare tutti questi beni di consumo, vecchi o, eventualmente di nuova generazione, consumatori che poi sono gli stessi lavoratori. Se è vero che la fase che ci aspetta è di brutale repressione dei diritti e degli stipendi soprattutto, chi comprerà alla fine i giocattoli del potere capitalista?
Infine una considerazione. A prescindere dalle conseguenze e dal reale valore della consultazione svoltasi a Torino, il fatto che ci sia un discreto numero di persone che non si sottomette ai ricatti, nella situazione attuale, oltre ad essere una cosa positiva è quasi un miracolo. Certo, poi dire che cosa se ne faranno i poveri operai di mirafiori, del loro NO, è una altra storia, ma tantè.
Marchionne fa il suo mestiere, seppure con una certa dose di cinismo che probabilmente gli deriva dalla cultura americana. Quello che manca, come ha sottolineato da Fazio anche Landini della FIOM, è l’azione del governo che dovrebbe avvicinare le parti facendo la “sua” parte che è quella di creare le condizioni perchè FIAT trovi conveniente continuare ad investire in Italia senza che questo significhi comprimere i diritti di chi le macchine “le fa” fisicamente. Il governo, a corto di idee, ha preferito assumere un profilo alla Brunetta: la colpa è dei fannulloni fancazzisti sindacalizzati ignoranti, fa bene Marchionne a bastonarli.
La realtà è diversa: un operaio Volkswagen guadagna più di un operaio FIAT, eppure il gruppo tedesco guadagna posizioni ed è merito anche di governi che nel tempo hanno pianificato percorsi di sviluppo, favorito la diversificazione, incentivato la ricerca. Anche la Volkswagen ha fatto la sua parte: nella Golf degli anni 70 presentava motori con tecnologie avanzate e la FIAT pretendeva di andare avanti con la “127″ e poi la “UNO” equipaggiata col vetusto motore della “850″ seppure riveduto, fino al “Fire” solo nel 1985. Per molti anni a seguire la FIAT ha smesso di fare ricerca vera arrancando con macchine tecnicamente inferiori alla concorrenza perchè riproponevano tecnologie vecchie, lasciando che la concorrenza divorasse fette di mercato.
Marchionne lo sa, e gli ultimi modelli FIAT hanno finalmente un appeal e contenuti diversi ma non può cambiare trent’anni di storia scellerata e non può contare su un governo eternamente indaffarato a guardare sotto le lenzuola del premier, e picchia nell’unico posto dove può prendere qualcosa.
Sono, ovviamente, d'accordo con le vostre analisi che toccano vari punti della vicenda FIAT, dalla bassa tecnologia all'approfittarsi di uno stato cialtrone, fino al sindacato "giallo" e venduto.
Vedo, però, un filo rosso che congiunge, in questi giorni, due vicende, FIAT e Tunisia, che portano entrambe il marchio della globalizzazione.
Marchionne e Ben Alì sono i soliti attorucoli da quattro soldi che si prestano - in cambio, vite dorate - a mostrare la faccia per i loro padroni banchieri, guerrafondai, lobbisti, massoni, ecc.
Ben Alì è stato sconfitto da una rivolta di popolo che sembrerebbe spontanea: probabilmente, i tunisini non ce la facevano proprio più.
Marchionne ha avuto una vittoria, ma non con i "numeri" che possano soddisfare i gestori dei grandi fondi azionari. E' una vittoria in forse.
Così, come in Tunisia potrebbe arrivare un Alì Ben dal volto un po' più umano, per qualche tempo.
Parliamoci chiaro: non possiamo sconfiggere con mezzi tradizionali questa Banda Bassotti internazionale che ha mezzi, soldi, uomini fedeli dappertutto.
Però, però...in Tunisia i blog e la crescita di coscienza sul Web sono stati importanti, sul Web i mille volti dei "signor nessuno" che s'oppongono al Marchionnino hanno avuto voce. Si capisce che la strategia di Sacconi - far fuori la CGIL/FIOM - è fallita.
Per questa ragione, la miglior scelta che possiamo fare è accelerare sulla rivista, perché una voce in più sarà, domani, maggior consapevolezza per molti.
E' la sola cosa che possiamo (e, a mio parere, dobbiamo) fare.
Magari pensando a qualche forma di traduzione verso l'estero, per renderci internazionali.
La vecchia strategia del movimento oraganizzato, le "piazze", non conduce più a nulla: l'unica "piazza" elettronica sulla quale possiamo contare è questa.
Poi, un giorno, per una scintilla, scoppia l'incendio: il materiale, però, era stato accumulato in precedenza.
Come ho già espresso - pur nelle differenze sociologiche fra i vari Paesi - vedo moltissima affinità fra le lotte dei Paesi come la Tunisia, la Grecia, l'Irlanda, l'Italia. Che vincano o perdano.
Il gioco è la grande battaglia contro questa globalizzazione ovunque: serve ancora molto lavoro, si deve passare alla proposizione, oltre che alla doverosa critica.
perciò, avanti con la rivista.
Grazie a tutti
Carlo
Siccome questo è un blog dove c'è collaborazione ed amicizia, vi chiedo se siete a conoscenza - per esperienze dirette, familiari, ecc - di un reparto d'eccellenza di chirurgia vascolare.
Oggi, mia madre è a Santa Corona a Pietra Ligure - che mi dicono essere un ottimo reparto - ma ho sentito parlare di Padova, S. Raffaele...se qualcuno avesse notizie certe lo ringrazio anticipatamente, può scriverlo qui o per e-mail info@carlobertani.it.
Grazie
Carlo
Mi e' venuto in mente un servizio di tgr Leonardo su una diagnostica ottica cardio vascolare di eccellenza che e' operativa negli ospedali riuniti di Bergamo....
altro nn ricordo (uso la tv, tranne rare volte, come...rilassante di fondo).
Doc
QUI, CARLO, TROVI UN ELENCO ABBASTANZA ESAUSTIVO CON I MEDICI REFERENTI E LE OPINIONI DEI PAZIENTI.
http://www.qsalute.it/recensioni
/tag/reparto/Chirurgia-vascolare/
altro dirti non so,ma mi muoverei in questa direzione.
ciao e auguri
blackskull
Carlo conosci Guido Viale?
Si occupa di energia e riconversioni,
qui
http://www.guidoviale.blogspot.com/
Auguri per tua madre!!!
Cara Eli,
in uno dei tuoi commenti precedenti hai citato David Ike.
La mia domanda è: pensi che le sue informazioni siano attendibili, non di seconda mano e ancor più, quale credibilità dai al personaggio in questione?
Ti faccio queste domande, per esempio, accostando, ma ciò è un mio personalissimo azzardo, la figura di una giornalista come Anna Politkovskaja allo stesso Ike.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi e se tra le due persone noti delle sostanziali differenze oppure no.
Questo mio rivolgerti domande stringenti, non vuol essere una critica, è semplicemente esplorazione e poichè ti reputo una donna molto intelligente, con un certo senso critico, il porti questioni rilevanti, sostanziali e non formali, per me ha un senso.
Siccome non amo parlare senza approfondire, ti dico che ho letto alcuni libri di Ike, che non cito in questa sede e sui quali non voglio pronunciarmi per rispetto ai suoi fan che probabilmente seguono il blog.
con amicizia
blackskull
Caro Blackskull,
apprezzo la tua delicatezza nel trattare l'argomento.
Ho già visto tre volte il filmato di Icke Libertà o Fascismo, una grande carrellata sulle origini dell'attuale
Sinarchia, e senza essere una fan sfegatata, perché non m'innamoro di nessuno, e sono sempre pronta a ricredermi se il soggetto mi delude,
ti posso dire il mio avviso.
Premetto che non ho mai letto libri di Icke, ho solo visto le sue conferenze su You Tube. Egli non è mai stato un giornalista, era il portiere di una squadra di calcio inglese, ed è approdato a questi argomenti per una ricerca personale.
Secondo me è una persona molto evoluta, sincero nel suo approccio,
intellettualmente onesto, e soprattutto possiede la visione d'insieme.
Non parla solo d'economia, come P.Barnard, non parla solo di massoneria, come fanno alcuni complottisti. Non prende in esame solo i satanisti, come fanno alcuni siti cattolici. Ma unisce con una riga tutti i puntini, fa tutti i
collegamenti, e questo è credo, ciò di cui si ha bisogno per non perdere di vista il disegno generale. Perché esaminare solo i dettagli vuol dire perdere il quadro generale. Ed invece bisogna ricostruire tutto il puzzle.
Tu fai una cosa. Non fidarti di quello che ti dico io, anche se hai una buona opinione di me, che ricambio di cuore perché apprezzo i tuoi scritti. Guarda il filmato con mente e cuore aperti. Ognuno di noi ha la possibilità di scoprire dentro di sé se qualcuno è sincero oppure mente.
La verità ha un profumo inconfondibile.
Basta avere fiducia in se stessi e nel proprio intuito, ed accostarsi a persone e cose con mente aperta, senza giudizi o pre-giudizi di sorta.
Non capisco l'accostamento che tu fai con Anna Politkovskaja.
Lei era una giornalista, mi pare che si sia occupata molto delle violenze russe in Cecenia. Non ho letto nulla di suo.
Fulvio Grimaldi afferma che fosse legata alla CIA, cosa non improbabile, e che getta una luce ancora più sinistra, se possibile, sul suo omicidio.
A presto! :-D
Conobbi Guido Viale tanti anni or sono, mentre arringava le folle a Palazzo Nuovo, a Torino, quasi sdraiato sul banco di presidenza dell'aula magna.
I tempi sono cambiati ed anche lui lo è: ho visto che ha scritto molto, ma non ho letto niente di suo.
Non entro nel merito della questione Icke perché non lo conosco proprio: vorrei leggere di più, ma quando?
Grazie a tutti
Carlo
Ike sarà anche molto sincero ed in buona fede, ma, nonostante le origini, nella sua interpretazione della situazione politico economica del mondo sembra venir meno all'etica anglosassone.
In effetti, parla insistentemente di un'organizzazione segreta che vuole dominare il mondo, e snocciola i nomi dei suoi appartenenti nominandoli un ad uno con nome e cognome. E' anche a conoscenza dell'organigramma e dei piani e di detta organizzazione.
A questo punto l'etica anglosassone (e non solo) imporrebbe al così bene informato Ike di portare a conoscenza di tutti noi le fonti che gli hanno permesso di essere così ben informato, questo per poter rendere verificabili le sue affermazioni.
Diversamente anche noi possiamo affermare, senza tema di smentite, che l'odierna globalizzazione non è altro che il realizzarsi concreto di quanto descritto da John Carpenter nel suo film "Essi vivono".
Saluti
Alex
Acrescere, acrescere, acrescere
Un articolo che vale la pena di leggere:
Fiat/ Marchionne, altro che uomo dell'anno. Ecco perché ha fallito tutti gli obiettivi
http://affaritaliani.libero.it/economia/fiat_lettera150111.html
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