La normalità è spesso citata come un attributo, minore, della sorella maggiore: la modernità. Entrambe dovrebbero, in simbiosi, significare per tutti la garanzia dei diritti fondamentali primari, quali acqua, cibo, indumenti ed un riparo. In seconda battuta protezione sanitaria ed istruzione.
Dovrebbero.
La modernità, concetto assai spinoso da definire, dovrebbe identificare un compendio di diritti e di doveri garantiti dai cardini dell’accezione moderna della civiltà: la Carta fondante dell’ONU, la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, l’Habeas Corpus.
Nelle singole nazioni, poi, vi sono ulteriori diritti e doveri codificati nelle costituzioni: le nazioni che non intendono garantire nulla, non perdono tempo a scrivere testi costituzionali.
Anche la normalità, dunque, può avere un’accezione positiva, e dunque non è soltanto l’anticamera della noia o del mal di vivere.
Oggi, viene spesso citata l’efficienza come necessario complemento alla moderna normalità: concludendo, la vita moderna si nutre di prassi normali, le quali hanno successo soltanto se sono efficienti.
Bene.
Di questi tempi – come tantissimi italiani – sto correndo fra un ospedale all’altro, per mia madre e per mia suocera.
Nel reparto d’ortopedia e traumatologia del grande ospedale dov’è ricoverata mia suocera, al completo degli effettivi ci sono quattro infermieri/e ed un/una caposala.
Due infermieri/e si occupano della pulizia dei pazienti (molti anziani) mentre gli/le altri/e due sovrintendono alle terapie. Il/la caposala, invece, s’occupa della burocrazia del reparto: accettazioni, dimissioni, cartelle cliniche, ecc. Se ne occupa fra una chiamata e l’altra dei pazienti: chi ha male, chi si lamenta, chi chiede un calmante, chi vorrebbe telefonare, ecc.
L’impressione generale – mutuata dal gergo popolare – è quella di cinque persone che corrono con lo scopino nel sedere.
Nei giorni festivi, invece, il reparto è praticamente dimezzato ed il medico di guardia, se qualcuno ne ha bisogno, è praticamente una chimera.
Questa è la situazione che tutti abbiamo constatato negli ospedali, dove il livello delle prestazioni è calibrato al minimo indispensabile: basta il minimo intoppo – un paziente che sta molto male, ad esempio, che rischia la vita – e tutto s’inceppa.
Il livello della spesa sanitaria, invece, cresce: perché?
Poiché, nonostante le piante organiche non prevedano ampliamenti, vengono messi in cantiere progetti per ospedali faraonici, sui quali sarà facile lucrare altrettanto regali tangenti: business is usual.
La protezione sociale diffusa, invece, è garantita da: Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia Provinciale e Polizia Municipale.
Con un simile spiegamento di forze, dunque, nulla dovrebbe sfuggire nelle nostre vie e nelle nostre piazze: scommetto che, se un giovane magrebino se ne va a zonzo con qualcosa di lungo ed ingombrante in tasca – poniamo uno spazzolino da cesso appena acquistato, oppure un cucchiaio di legno per girare la minestra – sarà, successivamente, fermato e perquisito da Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia Provinciale e Polizia Municipale.
Ci sono, poi, le “ronde” garantite dall’Esercito nelle piazze delle principali città e dovrebbero esistere anche le ronde dei volontari, che hanno tenuto banco per mesi nel dibattito politico – uniformi? armi? simboli politici? – per poi scivolare nel nulla. Ad oggi, pare che l’unica città in Italia ad aver organizzato qualcosa sia Varazze.
Eppure, Devid Berghi è morto.
E’ morto in Piazza Maggiore a Bologna, è morto mentre la sua famiglia bivaccava nell’atrio della Borsa, del simbolo della ricchezza, dell’opulenza, della moltiplicazione della ricchezza e dell’opulenza.
Tanti si chiedono il perché.
La risposta è semplice.
La minaccia è sempre esterna, è sempre fuori da noi, è sempre diversa da noi. Si fa riconoscere con chiarezza come il magrebino con lo scopino da cesso in tasca, che viene scambiato per una bomba atomica. “Sporca”, ovviamente.
Tutti gli assassini italiani vengono difesi a spada tratta da amici, parenti e conoscenti: “è un bravo ragazzo”. Quante volte l’abbiamo sentito?
Eppure, che Devid – un italiano, figlio d’italiani – sia morto per il freddo in Piazza Maggiore a Bologna è una “notizia” perché disturba quel sano, quieto e giusto vivere degli italiani protetti da Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia Provinciale e Polizia Municipale.
Sorvegliati, qualora ne avessero bisogno, dai loro sind…ah, scusate: Bologna non ha un sindaco perché s’è fatto acchiappare con le mani nel sacco, una vicenda di soldi e sesso, sesso e posti in Comune o nelle controllate…come il suo collega Alemanno a Roma. Anche qui, business is usual.
La Commissaria Prefettizia però ci tiene a dire la sua[1] e racconta che la famiglia era stata contattata per ricevere un aiuto. Messaggio lanciato agli italiani: sono sporchi, scopatori folli ed ingrati, che rifiutano anche l’aiuto – disinteressatooooooo! – del Comune.
Già, salvo che – lo stesso Comune – il giorno dopo avrebbe inviato le prodi assistenti sociali, le quali avrebbero informato il giudice minorile, il quale avrebbe sentenziato che no, che quei bambini non potevano rimanere in custodia a dei genitori scellerati, incapaci di provvedere alla prole.
Ecco perché la famiglia si guardava bene dall’accettare la polpetta avvelenata. Ma, chiediamoci, quale reato ha commesso la famiglia Berghi?
Non ha sufficienti mezzi per provvedere alla prole.
Ma se sprechiamo ogni anno un miliardo e passa di euro per ammazzare la prole altrui – prima in Iraq, oggi in Afghanistan, ieri nei Balcani – sarà proprio vero che non troviamo qualche migliaio di euro per salvare una famiglia? Forse hanno problemi relazionali, addirittura psichici: e allora? Rupe Tarpea?
Non si trovano proprio le poche migliaia di euro per salvare una famiglia?
E si trovano senza problemi 4 miliardi l’anno[2] per mantenere l’esercito delle auto blu, al quale nemmeno il nanerottolo della disfunzione pubblica è riuscito a metter freno?
Le auto non sono molto importanti, così come per quelli che li mandano contano poco le morti dei nostri soldati inviati all’estero in missioni “di pace”, alle quali non credono più nemmeno Cappuccetto Rosso, la nonnina e persino il lupo.
Ciò che contano sono i volani.
Con il volano delle guerre si mette in moto la colossale macchina delle forniture militari – quante inchieste aperte? – mentre con quello delle auto blu s’acchiappano 60.000 voti sicuri, quelli degli autisti, con la monnezza quelli dei camionisti controllati dalla camorra, con i “risparmi” sulla Sanità s’ottengono ottimi “rivoli” di tangenti, utili per rimpinguare le casse dei partiti, comprare voti pagando mutui e quant’altro e fornire, all’occorrenza, ottimo umor di vulva utile ad ingentilire ed ammaliare concupiscenti funzionari, ministri e presidenti.
Poi, i soldi per il welfare mancano – eh, che ci volete fare…colpa della congiuntura economica, della crisi, del petrolio, del dollaro, dello spread… – e noi li stiamo pure a sentire, in quel loro vaneggiare sul sesso degli angeli.
Oggi, di Angelo, n’è rimasto uno solo: si chiama Devid, e tutti voi che sedete su quegli scranni dovreste coprirvi i capelli di sterco.
Articolo liberamente riproducibile nella sua interezza, ovvia la citazione della fonte.
Dovrebbero.
La modernità, concetto assai spinoso da definire, dovrebbe identificare un compendio di diritti e di doveri garantiti dai cardini dell’accezione moderna della civiltà: la Carta fondante dell’ONU, la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, l’Habeas Corpus.
Nelle singole nazioni, poi, vi sono ulteriori diritti e doveri codificati nelle costituzioni: le nazioni che non intendono garantire nulla, non perdono tempo a scrivere testi costituzionali.
Anche la normalità, dunque, può avere un’accezione positiva, e dunque non è soltanto l’anticamera della noia o del mal di vivere.
Oggi, viene spesso citata l’efficienza come necessario complemento alla moderna normalità: concludendo, la vita moderna si nutre di prassi normali, le quali hanno successo soltanto se sono efficienti.
Bene.
Di questi tempi – come tantissimi italiani – sto correndo fra un ospedale all’altro, per mia madre e per mia suocera.
Nel reparto d’ortopedia e traumatologia del grande ospedale dov’è ricoverata mia suocera, al completo degli effettivi ci sono quattro infermieri/e ed un/una caposala.
Due infermieri/e si occupano della pulizia dei pazienti (molti anziani) mentre gli/le altri/e due sovrintendono alle terapie. Il/la caposala, invece, s’occupa della burocrazia del reparto: accettazioni, dimissioni, cartelle cliniche, ecc. Se ne occupa fra una chiamata e l’altra dei pazienti: chi ha male, chi si lamenta, chi chiede un calmante, chi vorrebbe telefonare, ecc.
L’impressione generale – mutuata dal gergo popolare – è quella di cinque persone che corrono con lo scopino nel sedere.
Nei giorni festivi, invece, il reparto è praticamente dimezzato ed il medico di guardia, se qualcuno ne ha bisogno, è praticamente una chimera.
Questa è la situazione che tutti abbiamo constatato negli ospedali, dove il livello delle prestazioni è calibrato al minimo indispensabile: basta il minimo intoppo – un paziente che sta molto male, ad esempio, che rischia la vita – e tutto s’inceppa.
Il livello della spesa sanitaria, invece, cresce: perché?
Poiché, nonostante le piante organiche non prevedano ampliamenti, vengono messi in cantiere progetti per ospedali faraonici, sui quali sarà facile lucrare altrettanto regali tangenti: business is usual.
La protezione sociale diffusa, invece, è garantita da: Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia Provinciale e Polizia Municipale.
Con un simile spiegamento di forze, dunque, nulla dovrebbe sfuggire nelle nostre vie e nelle nostre piazze: scommetto che, se un giovane magrebino se ne va a zonzo con qualcosa di lungo ed ingombrante in tasca – poniamo uno spazzolino da cesso appena acquistato, oppure un cucchiaio di legno per girare la minestra – sarà, successivamente, fermato e perquisito da Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia Provinciale e Polizia Municipale.
Ci sono, poi, le “ronde” garantite dall’Esercito nelle piazze delle principali città e dovrebbero esistere anche le ronde dei volontari, che hanno tenuto banco per mesi nel dibattito politico – uniformi? armi? simboli politici? – per poi scivolare nel nulla. Ad oggi, pare che l’unica città in Italia ad aver organizzato qualcosa sia Varazze.
Eppure, Devid Berghi è morto.
E’ morto in Piazza Maggiore a Bologna, è morto mentre la sua famiglia bivaccava nell’atrio della Borsa, del simbolo della ricchezza, dell’opulenza, della moltiplicazione della ricchezza e dell’opulenza.
Tanti si chiedono il perché.
La risposta è semplice.
La minaccia è sempre esterna, è sempre fuori da noi, è sempre diversa da noi. Si fa riconoscere con chiarezza come il magrebino con lo scopino da cesso in tasca, che viene scambiato per una bomba atomica. “Sporca”, ovviamente.
Tutti gli assassini italiani vengono difesi a spada tratta da amici, parenti e conoscenti: “è un bravo ragazzo”. Quante volte l’abbiamo sentito?
Eppure, che Devid – un italiano, figlio d’italiani – sia morto per il freddo in Piazza Maggiore a Bologna è una “notizia” perché disturba quel sano, quieto e giusto vivere degli italiani protetti da Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia Provinciale e Polizia Municipale.
Sorvegliati, qualora ne avessero bisogno, dai loro sind…ah, scusate: Bologna non ha un sindaco perché s’è fatto acchiappare con le mani nel sacco, una vicenda di soldi e sesso, sesso e posti in Comune o nelle controllate…come il suo collega Alemanno a Roma. Anche qui, business is usual.
La Commissaria Prefettizia però ci tiene a dire la sua[1] e racconta che la famiglia era stata contattata per ricevere un aiuto. Messaggio lanciato agli italiani: sono sporchi, scopatori folli ed ingrati, che rifiutano anche l’aiuto – disinteressatooooooo! – del Comune.
Già, salvo che – lo stesso Comune – il giorno dopo avrebbe inviato le prodi assistenti sociali, le quali avrebbero informato il giudice minorile, il quale avrebbe sentenziato che no, che quei bambini non potevano rimanere in custodia a dei genitori scellerati, incapaci di provvedere alla prole.
Ecco perché la famiglia si guardava bene dall’accettare la polpetta avvelenata. Ma, chiediamoci, quale reato ha commesso la famiglia Berghi?
Non ha sufficienti mezzi per provvedere alla prole.
Ma se sprechiamo ogni anno un miliardo e passa di euro per ammazzare la prole altrui – prima in Iraq, oggi in Afghanistan, ieri nei Balcani – sarà proprio vero che non troviamo qualche migliaio di euro per salvare una famiglia? Forse hanno problemi relazionali, addirittura psichici: e allora? Rupe Tarpea?
Non si trovano proprio le poche migliaia di euro per salvare una famiglia?
E si trovano senza problemi 4 miliardi l’anno[2] per mantenere l’esercito delle auto blu, al quale nemmeno il nanerottolo della disfunzione pubblica è riuscito a metter freno?
Le auto non sono molto importanti, così come per quelli che li mandano contano poco le morti dei nostri soldati inviati all’estero in missioni “di pace”, alle quali non credono più nemmeno Cappuccetto Rosso, la nonnina e persino il lupo.
Ciò che contano sono i volani.
Con il volano delle guerre si mette in moto la colossale macchina delle forniture militari – quante inchieste aperte? – mentre con quello delle auto blu s’acchiappano 60.000 voti sicuri, quelli degli autisti, con la monnezza quelli dei camionisti controllati dalla camorra, con i “risparmi” sulla Sanità s’ottengono ottimi “rivoli” di tangenti, utili per rimpinguare le casse dei partiti, comprare voti pagando mutui e quant’altro e fornire, all’occorrenza, ottimo umor di vulva utile ad ingentilire ed ammaliare concupiscenti funzionari, ministri e presidenti.
Poi, i soldi per il welfare mancano – eh, che ci volete fare…colpa della congiuntura economica, della crisi, del petrolio, del dollaro, dello spread… – e noi li stiamo pure a sentire, in quel loro vaneggiare sul sesso degli angeli.
Oggi, di Angelo, n’è rimasto uno solo: si chiama Devid, e tutti voi che sedete su quegli scranni dovreste coprirvi i capelli di sterco.
Articolo liberamente riproducibile nella sua interezza, ovvia la citazione della fonte.
19 commenti:
Non mi pare di aver letto in giro approfondimenti come questo sulla morte del povero bimbo a Bologna, se non commenti di circostanza, sparsi qua e la, magari per rimarcare il fatto che sia successo proprio a Bologna, città civile ed accogliente per definizione. Però anche a me, il fatto che sia successo in una città come Bologna un po’ mi fa pensare; non che non possa accadere, dati i tempi, anche sotto le mura del Vaticano, ma indubbiamente è un fatto sintomatico. Il fatto è che questa è una società che è diventata esasperatamente individualista, non vedere un bimbo che muore sotto le finestre di casa alla fine non è molto diverso da ignorare la tragedia di innumerevoli bimbi in un posto distante come ad esempio Haiti, dopo il terremoto.
Mi ricordo sempre che i miei mi raccontavano che, pure in una grande città come Roma, ancora prima della guerra, si viveva in molti condomini con le porte di casa aperte, e i vicini del piano di sotto potevano entrare ed uscire da casa quando volevano. Confrontare questa realtà con l’incomunicabilità odierna è illuminante. In ogni contesto, se ci pensiamo bene, l’obiettivo primario è dividere, scompaginare, separare, differenziare, senza che resti nulla di quel minimo di comprensione e rispetto per le ragioni dell’altro
Forse sono riflessioni banali, e magari il povero Devid sarebbe morto di stenti anche in altre epoche, ma, appunto come dici tu Carlo, nessuna epoca ha avuto i mezzi per sostenere una reciproca solidarietà come li ha quella odierna. Purtroppo, come ci ha fatto notare il grande Monicelli, nessuno si indigna più di fronte a certe cose, anche se io nonostante tutto sono convinto che basta il gesto di uno solo a ribaltare questa tendenza.
Negli ospedali, e lo posso dire per conoscenza diretta, c’è comunque ancora tanta gente che fa il proprio lavoro cercando di sopperire con la propria umanità alle carenze del sistema. Nonostante tutte le regole che si possono dare, tutte le costituzioni che si possono scrivere, alla fine è l’uomo con i suoi ideali, quello che conta. Le regole cosidette civili diventano una scusa, un paravento, per coprire la insensibilità degli animi; invece di aumentare la complessità del sistema con nuove regole che arrivino a prevedere tutte le possibili manifestazioni di inciviltà, cerchiamo di capire perché siamo diventati così.
Lo sterco sarebbe una protezione per loro, anzi anche una possibile salvezza.
Fino al 2007 spesso mi capitava di viaggiare e altrettanto spesso mi capitava di...perdere il treno.
Quando ciò succedeva era per me come entrare in un vecchio teatro greco ove veniva recitata una tragedia sui diseredati, sugli espulsi che il sociologo di turno classifica come disattati, non-civilizzabili, quindi out!
E mi spiace per quanti si inebriano della civilissima Bologna raccontare che proprio in quella stazione, la notte, complice qualche umanitaria guardia ferroviaria, si recitava la tragedia.
Ma nonsolo a Bologna succedeva che la civiltà fuggiva dalla stazione e dai dintorni a partire dalle 21 ma anche in altre: roma, caserta, milano, foggia.Ma quella piu' miserevole , ma nello stesso tempo compassionevole, era la stazione di caserta, ove altre persone deseredate dalla civiltà nostrana soccorrevano i nuovi poveri espulsi: erano molto spesso le prostitute a fare il welfare.
E questo succedeva già qualche lustro fà.
Spesso ho augurato a chi volesse fare il politico, a qualsiasi livello, di passare almeno un giorno in un reparto riabilitativo ed almeno un giorno in un reparto chemio-radioterapico come esame propedeutico alla candidabilità, oltre a quello (da rendere obbligatorio per tutti) sulla conoscenza della Costituzione.
Buon cammino anche a te Devid.
Doc
Uhm, uhm...le assistenti sociali.
Quando al brefotrofio di via Lanza nella Torino degli anni '70, i figli dei terroni venivano "allevati", dopo essere stati strappati dalle grinfie delle loro madri "inette", per lo più ragazze minorenni (la maggiore età era a 21), povere e semianalfabete, le assistenti sociali prendevano il pizzo per piazzare i pargoli nelle belle case dei ricchi piemontesi.
Tutto ciò si chiamava ADOZIONE...e non era a distanza.
Nel brefotrofio si mangiava poco, ci si vestiva di niente, con le mutande vecchie delle suore, ci si lavava in gruppi di dieci come in un lager nazista, e le madri che "Affidavano" alle nobili assistenti i loro "figli del peccato" o di NN, andavano a trovarli, sotto stretta sorveglianza, sperando, dimostrando di mettersi sulla retta via, di riaverli.
Qualcuna ce la faceva, qualcun'altra no, molte erano ingannate e costrette a firmare la rinuncia totale alla maternità.
I padri? A volte c'erano, ed era meglio che non ci fossero, altre volte non potevano far nulla perchè non lavoravano e non potevano garantire il sostegno necessario alla prole...manco a se stessi.
I ricchi si prendevano i figli dei poveri e non passavano per le forche caudine dei test psicologici odierni, per una trafila che li rivolta come calzini.
Era tutto molto più facile, a Torino, come a Milano, Bologna, Firenze,Roma...e non era detto che i figli non cadessero dalla padella nella brace: per caso i soldi sono tutto?
Quanti genitori naturali avrebbero amato i loro figli anche senza una lira e quanti della società bene, al contrario, hanno fatto dei loro eredi, degli infelici o degli insensibili o dei viziati senza midollo?
Sulla "Sacra Famiglia Italiana", ci sarebbe ancora molto da dire e se i risultati sono i Lapo, i Filiberto, i Corona, i Berlusconi, i Belpietro, c'è poco da stare allegri.
10,100,1000 Devid, avrebbero dato di più,se non fossero morti o soffocati nelle spire dell'ingiustizia sociale e istituzionale,perchè conoscendo la fame, il freddo, forse non l'avrebbero fatta patire a un intero popolo, come presto succederà a tutti noi.
P.S.
L'11 febbraio del 1975 sono uscito dal brefotrofio per entrare nel Grande Allevamento Italiano...sto ancora cercando la mia vera casa.
con tristezza e mai sopita speranza
il vostro BlackSkull
lA TUA ESISTENZA CI CONSOLA, CARO AMICO BlachSkull.
Racconto una mia esperienza che è in linea con quanto hai narrato della tua sofferenza simbolo delle altre tante sofferenze.
Nel Novembre del '62, svanito il sogno di andare a studiare ingegneria a Napoli ove avevo superato l'esame integrativo, con 5 mila lire (meno 2500 di biglietto) in tasca, forte dell'appoggio di amici già emigrati a Roma e accompagnata dalla solita valigia con lo spago - ma piena anzi ricolma di una pagnotta di pane da 5kg, 2 fiaschi di vino, e salsicce paesane da consegnare ad un amico e qualche indumento (1 pantalone +2 ricambi totali...)- sono arrivato alla stazione termine in fase ancora di rifinitura.
Eravamo in 5 quella sera seduti sulla panchina (era di marmo!) e tutti ansiosi di aprire quella valigia. Beh alla fine finimmo tutto, anche le salsicce che la madre aveva mandato a sciuscicchio (soprannome). Quando poi alla domanda specifica sulla provenienza delle salsicce dissi la verità...dovetti inventarmi velocista di razza.
Cmq poi, fu grazie alle capacità affabulatorie ( alla toto', de sica per intenderci) che fui assunto come istitutore vicino a s.paolo in un istituto di figli di NN e/o di prostitute a cui la solita mano misericordiosa..
Degno di nota e' l'approccio con il padre superiore , un gesuita, di origini patavine che aveva in bella mostra un bottiglione in una specie di credenza/libreria, ovvero un mobile tipo libreria che aveva i pannelli di vetro.
Sciuscicchio partì da lì, dalle origine del priore supponendo che nonostante l'abito avesse conservato alcune debolezze tipiche della sua terra.
E ci azzeccò! era grappa.
E tutto il resto passò in secondo ordine: l'obiettivo primario era di sciogliere "l'atmosfera" visto che ero minorenne (allora era a 21 la maggiore età).
Fui assunto ma la piacevolezza della vicenda fini' li quella sera stessa.
Nei pochi mesi che sono durato lì ho toccato con mano la carognitudine del lato oscuro dell'animo umano: sempre sui più deboli, sia dei preti che dei loro scherani chiamati istruttori che sfogavano la loro voglia di rivalsa contro i ragazzi..
Il tutto veniva offertomi a 8mila al mese, vitto e alloggio e 1 giorno libero alla settimana..
Finii ad Andria, via oberdan, all'ente meridionale di cultura popolare.....
Buon Cammino a tutti
Doc
Siamo in tanti a non sentirci al nostro posto, perché non abbiamo più appartenenza, l'Heimat che ricordavo in un vecchio articolo.
Cosa sono diventati gli insegnanti, se non dei Travèt della carta stampata da infliggere a generazioni destinate all'ammasso?
Per questa ragione, per aver smarrito la propria appartenenza a qualcosa che era vero, vivido nella vecchia Italietta, oggi ci sentiamo apolidi, stranieri in una terra che non riconosciamo più.
Onore a chi ha il coraggio di raccontare i propri drammi esistenziali, poiché mette il dito nella piaga, mostra, indica senza dubbi o fraintendimenti.
Oggi, gridare al mondo "io ho sofferto per quell'ingiustizia!" equivale ad essere tanti Jan Palach.
Grazie a tutti
Carlo
Cari amici la "normalità" ci sta uccidendo, tutto sembra avere lo stesso colore.Tempo fa a Via Veneto proprio di fronte all' entrata dell' albergo dove lavoro un senzatetto è caduto in terra ( probabilmente ubriaco) io stavo lavorando e avevo persone seduto nel ristorante e vedendo questa persona cadere a peso morto sui San Pie trini romani mi sono spaventato. Intorno tutti fingevano indifferenza mentre una velina della tv Italiana prendeva un taxi proprio accanto al barbone steso in terra e lo guardava pensando : Perché nessuno fa qualcosa? Mi sono avvicinato a lui, ho capito che era ubriaco (pensate la prima cosa che voleva fare era baciarmi era chiaramente omosessuale) mi sono imposto per far chiamare un' ambulanza la quale quando è arrivata si sono terribilmente arrabbiati per la chiamata in quanto sapevano che queste persone ( i barboni) non si sarebbero fatti curare e quindi pretendevano che in certi casi andasse specificato che l' intervento era nei loro confronti in modo di poter decidere se venire.Mi sono sentito frustrato e in colpa quando il barbone è fuggito, ma soprattutto mi sono sentito amareggiato dall' indifferenza.Il caso del piccolo Devid è l'esempio più lampante di una società che non sa più cosa sia la solidarietà, che oramai pensa che i problemi degli altri, anche i più gravi non siano i suoi e credono soprattutto che sfuggendo ad essi si possa sopravvivere mentre al contrario pian piano ci stanno portando alla disgregazione sociale e quindi alla fine.Questo blog è l' isola dei sogni dove si incontrano persone come Black che dalla sua sofferenza ha tratto la sua forza e la sua umanità e dove tanti altri come Doc indicano un cammino dove tutti si possono incontrare senza insultarsi e creando quel confronto dal quale ci si può finalmente capire e tornare a quello spirito comunitario senza il quale non si possono combattere le grandi ingiustizie di questo mondo.Quello che mi preoccupa è il dopo. Dopo di voi chi ci sarà ancora a combattere il grande fratello, è come in 1984 dove alla fine il dissidente, l' unico che era riuscito a rimanere ai margini del sistema viene chiuso nella gabbia e colpito nel suo io da quello che credeva fosse un suo amico, il quale riusci a capire dalla sua conoscenza il modo per impaurirlo e renderlo inattivo.Un bambino muore tra l' indifferenza della civilissima Bologna,gli operai di Mirafiori si affrontano fuori dei cancelli per un si o un no che non farà altro che prorogare la loro agonia,la gente schiva un barbone sulla strada pensando che non sia roba sua, Saremo in grado di continuare questa battaglia contro la schiavizzazione delle masse? Riusciremo a tamponare le falle del nostro io ?
Cari amici la "normalità" ci sta uccidendo, tutto sembra avere lo stesso colore.Tempo fa a Via Veneto proprio di fronte all' entrata dell' albergo dove lavoro un senzatetto è caduto in terra ( probabilmente ubriaco) io stavo lavorando e avevo persone seduto nel ristorante e vedendo questa persona cadere a peso morto sui San Pie trini romani mi sono spaventato. Intorno tutti fingevano indifferenza mentre una velina della tv Italiana prendeva un taxi proprio accanto al barbone steso in terra e lo guardava pensando : Perché nessuno fa qualcosa? Mi sono avvicinato a lui, ho capito che era ubriaco (pensate la prima cosa che voleva fare era baciarmi era chiaramente omosessuale) mi sono imposto per far chiamare un' ambulanza la quale quando è arrivata si sono terribilmente arrabbiati per la chiamata in quanto sapevano che queste persone ( i barboni) non si sarebbero fatti curare e quindi pretendevano che in certi casi andasse specificato che l' intervento era nei loro confronti in modo di poter decidere se venire.Mi sono sentito frustrato e in colpa quando il barbone è fuggito, ma soprattutto mi sono sentito amareggiato dall' indifferenza.Il caso del piccolo Devid è l'esempio più lampante di una società che non sa più cosa sia la solidarietà, che oramai pensa che i problemi degli altri, anche i più gravi non siano i suoi e credono soprattutto che sfuggendo ad essi si possa sopravvivere mentre al contrario pian piano ci stanno portando alla disgregazione sociale e quindi alla fine.Questo blog è l' isola dei sogni dove si incontrano persone come Black che dalla sua sofferenza ha tratto la sua forza e la sua umanità e dove tanti altri come Doc indicano un cammino dove tutti si possono incontrare senza insultarsi e creando quel confronto dal quale ci si può finalmente capire e tornare a quello spirito comunitario senza il quale non si possono combattere le grandi ingiustizie di questo mondo.Quello che mi preoccupa è il dopo. Dopo di voi chi ci sarà ancora a combattere il grande fratello, è come in 1984 dove alla fine il dissidente, l' unico che era riuscito a rimanere ai margini del sistema viene chiuso nella gabbia e colpito nel suo io da quello che credeva fosse un suo amico, il quale riusci a capire dalla sua conoscenza il modo per impaurirlo e renderlo inattivo.Un bambino muore tra l' indifferenza della civilissima Bologna,gli operai di Mirafiori si affrontano fuori dei cancelli per un si o un no che non farà altro che prorogare la loro agonia,la gente schiva un barbone sulla strada pensando che non sia roba sua, Saremo in grado di continuare questa battaglia contro la schiavizzazione delle masse? Riusciremo a tamponare le falle del nostro io ?
Quando Ernesto Guevara si trovò davanti al suo sicario in Colombia, gli disse:"Avanti spara, ucciderai solo un uomo."
Caro Marco, il tuo è stato un atto nobile, tu hai cercato di salvare soltanto un uomo.
Caro Doc, il tuo racconto ricorda certe narrazioni pasoliniane, a conferma della verità che egli scopriva del nostro provincialissimo Paese, verità ricche di una umanità, la sua, la tua e quella dei protagonisti delle storie che ci stiamo a nostra volta raccontando.
Grazie Carlo, per la tua puntuale disamina e per il coraggio che ci sai infondere continuando a tenere aperto questo blog.
Chissà se Mahmoud dalla Giordania ha qualcosa da dire in merito ai tumulti tunisini e alla frattura tra Egitto e Vaticano?
La carenza di pane nel mediterraneo è roba da Italia invasa dai Lanzichenecchi di Manzoniana memoria o di Borbonica storia.
con il cuore e con la mente...
blackskull
Ciao Black,
ho scritto qualche giorno fa un commento sull'Egitto - Vaticano e l'ho inserito sotto l'aricolo di Carlo, "Impossibile? No. Probabile". leggilo e fammi sapere!
Sono d'accordo con DOC: la tua esistenza, Black, ci consola!
Ciao a tutti
p.s. Se disposto a fornire maggiori informazioni qualora siate interessati!
nel p.s. volevo scrivere "sono disposto ... ecc" scusate!
I mali della nostra società dell'opulenza si notano ancor più oggi, che il tempo dell'opulenza sta finendo.
Ieri, ascoltavo in ospedale il parlottare fra due medici.
Il "succo" era che un paziente era finito in un altro ospedale in rianimazione ed entrambi si "puntellavano" a vicenda per dirsi che il loro operato era inattaccabile.
E' un problema che si vive anche a scuola: più che a far bene il proprio mestiere, si deve stare attenti alle denunce.
C'è un giusto principio nel controllare l'operato dei funzionari pubblici, ma quella discussione mi sembrava comunque surreale, in un Pronto Soccorso zeppo di gente che si lamentava per il dolore.
Quando si fanno le cose più per paura che per altro, poi ci "scappano" i Devid e tutti corrono a mettere una pezza sulle loro responsabilità: "tanto, passato il momento, poi tutto va a posto".
Il che è quasi sempre vero, salvo che nessuno di noi si sente più "a posto".
Grazie a tutti
Carlo
La questione tunisina mi ha sorpreso perché il "teatro" è la Tunisia: posto considerato un luogo secondario rispetto ai "grandi" del Nord Africa, Egitto, Algeria, Libia, Marocco.
C'è un articolo di un blogger tunisino su Repubblica che mi ha fatto pensare non per chissà quali novità, ma per identità con l'Italia.
In fondo, lo studente dice cose che sono "buone" al 90% anche per noi: cambia solo un poco la forma.
Mi è venuto da pensare: se la Tunisia fosse la 21° regione italiana, probabilmente avremmo 4 regioni a forte connotazione mafiosa e morta lì.
Lo dico perché, storicamente, le cose potevano andare quasi così, se la Francia non ci avesse preceduto.
La constatazione è che non abbiamo nulla da insegnare a quel giovane e forse un po' di dignità da imparare.
La globalizzazione, se non altro, da Torino a Tunisi mostra le medesime unghie e produce gli stessi effetti: pletore di diseredati.
Confortiamoci: nella comune disgrazia d'esser rapinati delle nostre vite da questa masnada di briganti, anche le teorie sugli "scontri di civiltà" vanno a farsi fottere.
Al massimo, restano degli scontri fra poveracci: questo, dobbiamo stare molto attenti che non accada.
Se Mahmoud vuole dirci la sua, ovviamente, sarà più incisiva della mia: l'impressione che ho avuto leggendo da qui, però - ripeto - è più di omogeneità che di chissà quali fattori "locali".
Ancora grazie
Carlo
@blackskull
Se leggo ancora il termine "terroni" mi appellerò a lei come figlio di m.ignota...
Mi scusi, Andrea, ma Blakskull ha usato il termine "terroni" in modo non spregiativo verso i meridionali, bensì era inteso come una condanna del razzismo "nordista" dell'epoca, ovvero quelli che chiamavano gli altri "terroni".
Dal tono del commento - fra l'altro, una rara esposizione di se stessi - si capisce.
Saluti
Carlo Bertani
@ Andrea.
E "mò che c'azzecca" 'sta commento?
Ai genitori di David hanno tolto la patria potestà dei figli rimastigli, rendendoli disponibili all'adozione. Ora i poveri sfortunati coniugi potrebbero dire e pensare che avevano una qualche ragione a non accettare l'aiuto degli assistenti sociali. Nell'occidente capitalistico per i poveri avere figli è vietato si possono solo fare e consegnare allo stato perché li renda adottabili.
Sintetico, preciso ed esaustivo.
Grazie Orazio
Carlo
Caro Mahmoud,
ho letto il tuo commento su Tunisia e Egitto e condivido la tua analisi.
Mi scuso per non averla letta precedentemente ma sono rientrato nella normalità post 2010 bypassando qualche post.
Ora mi sono rimesso in carreggiata rischiando anche un incidente diplomatico nella corsia centrale.
Se hai approfondimenti sai dove spedirmeli.
grazie Carlo e Alex
Per l'amico Andrea.
Consiglio di rivedere il film "Mamma Roma"
B.S.
ciao vecci! ;) lo so il cristianesimo è una come tante altre religioni, ma nel mio piccolo e ne seguo molti precetti uno fra tutti quello di aiutare/amare il prossimo. non sono ricco, ma almeno sono contento! vivo in germania, e per quanto sia una società estremamente individualista, come un po' tutte quelle occidentali, però almeno se sei senza soldi lavoro e casa, ti danno casa e soldi per mangiare. per non parlare del volontariato.. non sono tedesco, ma se mio figlio dovesse nascere qui gli do un nome tedesco e lascio il cognome della madre. vi seguo e paradossalmente sebbene vecci siete la speranza in italia.
piero
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