04 dicembre 2009

Furbacchioni si nasce, Presidenti si diventa

La Geopolitica – proprio perché è “Geo”, quasi “Pan” – richiede sempre un evento, un bandolo della matassa dal quale partire per l’analisi, altrimenti la confusione è massima.
L’evento che ci ha colpiti, negli ultimi giorni, non è certo stato lo strombazzato invio di 30.000 soldati statunitensi in Afghanistan, cosa del resto presente nel programma politico di Obama. E nemmeno il classico servilismo italiano di “regalare” al Presidente USA mille fantaccini italiani per la fornace afgana: tutto serve – anche le future bare che, purtroppo, certamente giungeranno – per tentare un riavvicinamento a Washington, cercare di far dimenticare la “guerra” degli oleodotti e la grande “amicizia” con Bush e la precedente amministrazione. Per non parlare di Putin e di Bielorussia.

La “stranezza” – a fronte di un rinnovato interventismo USA – è stata l’annuncio, da parte dell’Iran, d’incrementare il proprio programma nucleare con dieci nuovi centri d’arricchimento per l’Uranio, e che il materiale fissile supererà anche la “soglia” del 20%, ossia superiore a quella generalmente utilizzata per le attività di produzione elettro-nucleare[1].
In altre parole, Ahmadinejad ha platealmente distrutto uno dei cardini che difendevano la sua politica nucleare, ossia che il programma iraniano era esclusivamente destinato ad usi civili. Strana coincidenza, proprio mentre gli USA sembrano voler mostrare i muscoli.
A questo punto, non restano che due ipotesi: gli iraniani giocano il tutto per tutto – sapendo che, tanto, la guerra giungerà inevitabilmente nel loro Paese – oppure per l’opposta ragione, ossia che nessuno li disturberà più.

L’evento, fra l’altro, giunge a cavallo della sostituzione della “colomba” El-Baradei in seno all’AIEA – l’ente che dovrebbe sorvegliare le attività nucleari nel Pianeta – con il giapponese Amano, che non è definito un “falco” bensì un “esperto di disarmo, più tecnico che politico”[2]. Vedremo cosa partorirà il nipponico.
L’ultimo “colpo di coda” di El-Baradei è stato una risoluzione contro Israele – la prima! – per il suo acclarato segreto di Pulcinella, ossia il programma e l’armamento nucleare di Tel Aviv[3]. Ovviamente, c’è stata la parallela condanna per il programma iraniano: business is usual.
Perché, allora, in un quadro così altalenante, Ahmadinejad rompe gli indugi e comunica, con una “perifrasi tecnica”, l’intenzione di giungere alla bomba atomica? Vuole accelerare una guerra contro il suo Paese?
Analizzando ciò che è avvenuto in passato – quando i rischi erano più elevati – si scopre che gli iraniani hanno saputo essere tanto levantini quanto pragmatici nella trattativa, evitando sempre lo scontro frontale ma non indietreggiando di un millimetro.
Qual è, allora, la ragione dell’improvvisa “avanzata”?

Riteniamo, e sosterremo questa tesi, che la scelta iraniana sia stata dettata più dalla politica estera statunitense che da risoluzioni dell’AIEA, minacce da parte di Israele od altro. In altre parole, gli iraniani hanno compreso – dalla scelta afgana di Obama – che non correranno nessun rischio per il futuro, anzi.
Dobbiamo allora chiederci cosa ci sia di nuovo nella strategia di Washington, dopo il primo anno del “regno” di Obama: lasciamo sullo sfondo le inutili polemiche e le ingenuità di chi pensava ad Omaba come ad un rivoluzionario, il paladino degli esclusi o roba del genere.

Barack Hussein Obama è un politico del Partito Democratico, lo stesso partito che espresse Kennedy (Baia dei Porci e Vietnam), Carter/Brzezinski (trappola afgana per l’URSS) e Clinton (79 giorni di serrati bombardamenti sulla Serbia), roba che non si vedeva più, in Europa, dal 1945.
Tutte cose che avevamo raccontato molto tempo fa, prima che tanti “osannanti” adepti della nuova religione “obamiana” comparissero[4].
Proprio da Brzezinski dovremmo partire, oggi che l’anziano “analista strategico” sta offrendo nuovamente i suoi servigi ad un altro Presidente del Partito Democratico e, l’ossessione di Brzezinski, è sempre stata l’Afghanistan. Perché?

La ragione è la stessa che condusse gli inglesi a tentare d’insediarsi in quel Paese nel lontano 1823 – scelta che portò ad una strisciante guerra fra gli afgani e gli inglesi, la quale durò fino al 1919! – e poi i sovietici: il controllo delle vie commerciali dell’Asia Centrale, siano esse le antiche carovane della seta od i moderni oleodotti. Quindi, l’ostinazione degli USA a rimanere nel Paese, è giustificata dal punto di vista geostrategico ma, proprio per i precedenti, non sembra godere di fausti auspici.
Riflettiamo, soprattutto, sulla sterile ed inconcludente guerra afgana condotta dagli inglesi: quando l’Impero Britannico era all’apice della sua potenza, non come la claudicante URSS. E, lasciateci anticipare, come gli illusi statunitensi & Co.

Le ragioni, per i fallimenti delle varie guerre “afgane”, sono sostanzialmente due: la natura del territorio e la presenza d’altri competitori.
Sulla prima c’è poco da dire: a parte le valli centrali, il Paese è impervio, montuoso e con scarse vie di comunicazione. Vale a dire, l’optimum per qualsiasi forza guerrigliera.
Per contrastare i guerriglieri afgani sarebbe necessario condurre una guerra diversa, con addestrate truppe di montagna (Alpini, Alpenjäger, Chasseurs des Alpes, ecc), e supporto aereo solo in funzione tattica, ossia per appoggiare le truppe a terra (quello che non possedevano, all’epoca, gli inglesi.)
Il tallone d’Achille di questa strategia è lampante: migliaia e migliaia di morti fra le truppe occidentali. Uno scenario politicamente improponibile, per questo l’aviazione viene usata in modo strategico, ossia per colpire i “centri” del nemico dall’alto. Ma, siccome il nemico non è un esercito tradizionale, l’aviazione strategica non ha obiettivi definiti e chiari da colpire: da qui, i tanti “errori” e la mattanza dei civili, che finisce per avvicinare la popolazione ai resistenti.

Ci si chiederà chi sorregge la guerriglia afgana, e qui affrontiamo il secondo punto.
Riteniamo che la Cina, ad esempio, non sia felicissima d’avere alla propria frontiera (un tratto esiguo, ma presente, che conduce al Sinkjang cinese) i Berretti Verdi, tanto meno la Russia, che vede nella (eventuale) penetrazione americana, dalle valli del Panshir, una minaccia al nuovo tentativo egemonico nei confronti delle ex repubbliche sovietiche dell’Asia Centrale. In pratica, la strategia del Cremlino – riportare “a zero” la penetrazione americana in Asia Centrale, i “tossici” (per Mosca) accordi dell’era Yeltsin – percepisce gli USA come una minaccia.
Quindi, riassumendo, la guerriglia viene rifornita da chi (anche altri Paesi del Patto di Shangai) non desidera avere rompiscatole in casa, e le condizioni del teatro bellico sono estremamente favorevoli ai difensori.
In questo contesto, Obama decide (almeno, così parrebbe) di rilanciare per una vittoria finale. Domanda: è fesso?

No, Omaba non è assolutamente fesso: è un’aquila al confronto di Bush, così come Brzezinski – da solo – ne fa venti dei grandi “strateghi” di Bush, i vari Rumsfeld e Cheney. Difatti, Powell – che militare era sul serio – se ne andò discretamente: grazie, sono repubblicano, non fesso.
Obama – da uomo intelligente qual è – ha compreso che la via afgana conduce direttamente alla Saigon del 1975: bandiere arrotolate, elicotteri gettati in mare, fuga. A differenza di Kissinger, però, Brzezinski non ha pronto un “Piano B” – al tempo Timor Est e l’Indonesia – per ricreare una “cintura” di protezione per la strategia USA. E, oltretutto – per stessa ammissione del Presidente – i soldi scarseggiano, non ci sono più le risorse di un tempo.
Che fare, con il poco che rimane?

Quella che Obama si prefigge non è una “vittoria” afgana – sa benissimo che è fuori della sua portata – ma una strategia di “stabilizzazione” del Paese sul modello iracheno.
Parentesi: la situazione irachena, però, è strettamente legata agli equilibri in Afghanistan, dunque si tratta pur sempre di tentativi con moltissimi punti interrogativi. Anche perché, nei fatti, l’Iraq non è “stabilizzato” per un cacchio.
La via, però, è quella e non ne esistono altre: lasciamo agli allocchi le farneticazioni sul Pakistan, la cattura di Al-Zawahiri (la vera “mente” di Al-Qaeda) ed altre fanfaluche. Ciò che conta per Obama è giungere al prossimo appuntamento elettorale del 2012 con una situazione non troppo deteriorata, almeno presentabile dal punto di vista mediatico. Chissà, se si sarà fatto dare qualche consiglio da un tizio il quale, in Italia, non sa fare altro?

Chi dovrebbe avvertire un po’ di bruciore al sederino è il “sindaco di Kabul” – Ahmid Karzai – il quale (provvidenzialmente?) ha già comprato casa ad Abu-Dhabi. La “nuova” strategia di Obama prevede, in pratica, di riportare al potere – sotto mentite spoglie – i Taliban e l’etnia pashtun. Addirittura, “contatti con il Mullah Omar”.
Karzai corre seri rischi, perché in Afghanistan non usa deporre un Presidente con l’applauso finale e tanti ringraziamenti, bensì appenderlo al gancio di un carro-attrezzi, dopo avergli infilato i testicoli in bocca[5]. Consiglieremmo, al più presto, un trasferimento nei dorati esili del Golfo Persico.

Perciò, non confondiamo le mire strategiche USA con quello che raccontano: oramai, la politica internazionale si fa più con gli annunci che con i fatti. I veri “fatti” sono altri a compierli, come le numerose collaborazioni militari ed industriali interne al Patto di Shangai, oppure l’aggressiva politica estera cinese nei confronti dei Paesi produttori di materie prime. Solo che, i cinesi, non mandano nemmeno uno schioppo: preferiscono comprare (per ora) con i dollari. Ne hanno forzieri colmi: questa è la vera “penetrazione” a livello internazionale, quella che nel tempo genera frutti, non le bombe.
Ahmadinejad, altro furbacchione, ha subito compreso che gli USA saranno terribilmente affaccendati nel cercare di giungere almeno ad una soluzione onorevole, per evitare una seconda Saigon: logicamente, ne approfitta. Oltretutto, sa benissimo che, in cambio di un placido “disinteresse” iraniano per l’Afghanistan, Obama sarà costretto a chiudere entrambi gli occhi, le porte della Casa Bianca e le chiappe.

Catapultato sulla scena internazionale, il giovane avvocato dell’Illinois – persona di grande intelligenza – ha compreso che deve mediare, all’interno, con le mille lobbies degli apparati industriali e militari, mentre all’estero può fare poco o nulla. Perciò, s’è attrezzato per fornire un’immagine convincente per il Pentagono, ed una soluzione pragmatica e gestibile per il volgo, così da assicurarsi – almeno, così spera – un secondo mandato.
Gestire la discesa lentamente, meno che mai dare l’impressione che sia una caduta: si naviga a vista. E noi, perdiamo del tempo a lambiccarci?

Articolo liberamente riproducibile nella sua integrità, ovvia la citazione della fonte.

23 commenti:

Orazio ha detto...

Obama è un intelligentissimo uomo politico e certamente ricopre un posto difficile, ma in Afghanistan farà la fine del suo predecessore Lindon Johnson, l'escalation militare lo rovinò e come allora dei wise men lo costringeranno a ritirarsi, come fecero con Johnson, sarà la fine della sua carriera politica. Un altro problema mi sorge spontaneo. Nelle scuole ogni qualvolta avremo perdite italiane, e non mancheranno, dovremo celebrarle in classe pena un procedimento disciplinare? Quindi sarà chiaro che il diritto di dissentire è morto e sepolto, come la verità in guerra.

Ciao
Orazio

p. s.
Hai visto come il cavaliere con coppola sta superando agevolmente la deposizione di spatuzza.

Carlo Bertani ha detto...

"Nel Paese entra la guerra, ed esce la verità" (proverbio tedesco).
Che dire, Orazio: già siamo obbligati a celebrare il giorno della memoria mentre massacrano i palestinesi, e quello del ricordo senza mai ricordare quello che combinammo in Jugoslavia nel 41-43.
Personalmente, per non avere guai e non dover scendere a compromessi con la mia coscienza, in quel minuto faccio ascoltare musica klezmer e slava. Almeno, la musica, unisce più che dividere.
Ciao
Carlo

doc ha detto...

Certamente la lucida pazzia del presidente iraniano e' supportata dalla debolezza oggettiva di Obama: i suoi sostenitori in campagna elettorale , sebbene in misura minore dei suoi precedessori,premono per riscuotere la propria cambialetta.
D'altronde alla storica voglia imperiale degli stati uniti, spesso - meglio sempre- mistificata con l'auto-assunzione della figura di guardiano dei diritti umani, difensore degli oppressi etc.. Obama deve dare -seppur controvoglia- continuita'.
Ma..ma i rischi di un'altra clamorosa debacle sono grandi, ingigantiti dalla morfologia del terreno afgano e dal sostanziale assenso della popolazione indigena alla lotta contro il nemico esterno.

Anonimo ha detto...

Scusa Carlo e scusate amici se tolgo un pò di spazio ai commenti del tuo post per fare un mio sfogo. Sono circa due ora che sono tornato dalla manifestazione e sinceramente ho il voltastomaco.Sono tesserato con l' idv come tu sai Carlo e spesso ho difeso difetti di gestione di questo partito confidando comunque sulla voglia di giustizia e rinnovamento che tramite un codice etico stava cercando di portare. Bè sinceramente oggi sono rimasto schifato dalla scenografia messa in onda, doveva essere la manifestazione della rete doveva preponderare il colore viola e invece il palco era invisibile coperto dai vessilli, manifesti e quant' altro dell' idv (magistralmente orchestrato dallo scenografo Pedica) e di rifondazione comunista.Amo la politica e mi piacerebbe farla ma quando vedo questo simposio dell' apparire sono veramente amareggiato, stavolta, convengo con la Bindi che si è presentata senza bandiere lasciando spazio alla gente.Per quanto mi riguarda la rivoluzione viola della rete ha fallito lasciandosi oscurare ancora una volta dalle bandiere dei partiti.Rimarrò ancora all' interno di questo partito continuando a portare la mia critica e sperando che la coscenza dei più giovani si smuova vogliosa finalmente di essere protagonista e non nascosta dietro una bandiera.Di pietro parla di democrazia partecipativa io vedo solo uno sventolare di bandiere imploro aiuto che qualcuno mi faccia partecipare altrimenti torno allo stadio la domenica!!!

Carlo Bertani ha detto...

Vedo - doc - che siamo giunti alle stesse conclusioni: spero di non esser stato troppo banale. Ma, tant'è, chi ha capito la questione imperiale USA e l'Afghanistan non ha bisogno di questi articoli. Spero, visto che lo copiano molti siti e blog in rete, che lo legga qualcuno che ancora crede alla favola della libertà, democrazia ed altre balle che raccontano.
Sapevo già - Marco - della brutta figura rimediata da Di Pietro: la rete è oggi più rapida dei passi.
Che dire...se ti senti di continuare dall'interno fallo pure ma - permettimi - l'alternativa non è per forza lo stadio.
Anzitutto, abbiamo tanto da imparare da altra gente, tutti quelli che collaborano per creare le basi di una nuova democrazia, di una nuova socialità.
Oggi è stato il giorno dell'evidenza, ma più importanti sono stati i mille giorni di lavoro, di letture, di dibattito che ci sono stati in rete, e che hanno reso possibile l'evento.
Nessuna rivoluzione è mai stata innescata da libri e giornali. Nessuna rivoluzione ha mai potuto fare a meno di libri e giornali. E, oggi, del Web.
Sursum corda: sta andando tutto bene. Di Pietro? Chi era costui?
Ciao
Carlo

Orazio ha detto...

"Sursum corda: sta andando tutto bene"

Tutto bene Carlo? Ma non vedi che il cavaliere coppoluto se la ride e fa arrestare due tagliagole per far credere che lui la combatte la mafia. E il popolo bue sta sotto di lui felice di poter piazzare i propri figli nel salotto di Maria De Filippi. Gli italiani non aspettano altro che plebiscitarlo. Mala tempora currunt e curreranno. Il suo potere assoluto si consoliderà dopole regionali.

Ciao

Orazio

Carlo Bertani ha detto...

Sì, Orazio, ma la manifestazione di ieri è il de profundiis, perché ha marcato un limite ed un confine, quello della pazienza degli italiani.
Ricorda che il 24 Luglio 43 tutti erano fascisti, il giorno dopo...
Ciao
Carlo

Anonimo ha detto...

Carlo la rete corre ma io non ho letto considerazioni controverse all' uso plateale delle bandiere in piazza.Dove è la vittoria della rete se ha permesso che il palco fosse invisibile oscurato dai vessilli? Tutti parlano di vittoria possibile che solo io che ero a 10 metri dal palco abbia visto questo scempio.Inviami qualche link critico se lo hai sono curioso ciao!

Carlo Bertani ha detto...

Essendo presente, Marco, capisco la tua indignazione. Però, per quel che vale e varrà questa imponente richiesta di democrazia, quei vessilli non contano niente. Come se bastasse sventolare delle bandiere per carpire il pensiero della gente...è un modo vecchio di far politica, che non incanta più nessuno.
Il No B day è stato qualcosa di più: un colpo di reni della società civile. Vedremo come si proseguirà.
Ciao
Carlo

Alex ha detto...

Che l'Afganistan sia un problema spinoso per gli USA ed Obama è incontestabile, ma che lì possa avvenire una seconda Saigon, non credo proprio.
L'impegno militare statunitense in Vietnam aveva avuto origine da una guerra post-coloniale che aveva portato alla creazione del Vietnam diviso dal 17° parallelo. Poi la Guerra Fredda aveva fatto tutto il resto e gli americani si ritrovarono impelagati per più di due lustri in una terribile guerra che comportò un impegno militare senza confronto con quello che attualmente gli Stati Uniti hanno in Afganistan, sia in termini di perdite umane sia in termini di risorse belliche impiegate.

Oggi lo scenario è completamente cambiato. Non c'è più una guerra fredda. Ormai i conflitti sono "puramente" regionali e palesemente legati a problematiche di tipo economico. Si prova comunque a "coprirli" con la storiella dell'esportazione della democrazia ad uso e consumo dei media, ma di storiella, appunto si tratta.
L'impegno americano in Afganistan è a scarto ridotto; sembra solo che vogliano tenere un piede in quella regione. Della serie "ormai siamo qui, e non ce ne andremo tanto presto" anche perchè qui, prima ci passava la via della seta ed ora ci passano gli oleodotti. Non pare che mirino alla pacificazione di quei territori. Anzi. Ho la netta impressione che loro, gli USA, di una guerra in piedi ne abbiamo bisogno. E' la loro economia che ne ha bisogno. E già che sono lì a combattere, tanto vale restarci senza andare ad aprire altri fronti chissà dove, chissà quando e chissà con quali conseguenze. La guerra in Afganistan è la guerra ideale, di questi tempi. Ormai sembra che la comunità internazionale si sia assuefatta al fatto che in Afganistan ci sia un conflitto e che gli americani e qualche suo alleato (magari a rotazione) ne siano coinvolti.....il numero di soldati che muore si mantiene su di un numero che è comunque accettato dall'opinione pubblica.....in più gli abitanti del luogo non si fanno pregare molto per darci dentro anche loro.....siamo a due passi dalla Russia, a un tiro di schioppo dalla Cina e dall'India....
Insomma, una guerra lì è una buona vecchia consuetudine a cui lo zio Sam non vuole proprio rinunciare.
Come andrà avanti la storia di questa occupazione militare occidentale dell'Afganistan è molto difficile prevederlo. L'unica cosa che si può prevedere con una certa sicurezza è che non finirà tanto presto.

La stessa cosa si può dire del berlusconismo: non finirà tanto presto. Anche perchè una volta finito il Berlusconi, e lì che secondo me si apriranno le incognite maggiori, visto lo sconquasso sociale, civile ed istituzionale provocato da quindici anni di nanogoverni.
Il dopo S.B. è da tener d'occhio con maggior attenzione del S.B. stesso, perchè chi lo sostituirà, le forze politiche che seguiranno, si troveranno di fronte uno Stato indebolito, lacerato, stanco, che potrà essere più facilmente "finito definitivamente".
E' ora che dobbiamo vigilare al massimo con l'impegno civile e politico a tutti i livelli.
E' ora, fratelli d'Italia che dobbiamo stringerci a coorte!(scusate l'impeto).
Marco03! E' ora più che mai il momento di agire! Altro che sconforto per qualche cacchio di banderia portatrice di simboli vecchi e rappresentanti di un'epoca ormai sul viale del tramonto. Dobbiamo stare attenti, vigilare e portare le idee innovative ovunque specie all'interno dei partiti che (ancora) non sono in mano alla criminalità organizzata.
La società civile si stà muovendo. Speriamo che le vacanze di Natale non rintuzzino questo risveglio.

Hasta (siempre) la vista
Alex

doc ha detto...

Alcune osservazioni en passant.

I due contesti non sono assolutamente paragonabili, specie dal punto strettamente tecnico-strategico:
al napalm oggi si fa ricorso solo in casi rarissimi e sempre in situazioni non visibili; si fa invece ricorso al fosforo, alle bombe intelligenti, arricchite-impoverite (allucinante, vero?) etc..etc.

Hanno in comune, pero', lo scopo, l'utilita' finale: ovvero gli interessi economici e/o strategici del guardiano del..."faro".

Oggi c'e'una aggravante economica e non una diminuizione per obama: gli aiuti economici palesi e o occulti che siano ad alleati non-figuranti e/o alle fazioni interne non trovano riscontro nei bilanci ufficiali, fino alle prossime de-secretazioni.

Inoltre, data la crisi occupazionale, la questione della "spesa militare" per esportare la democrazia diventa sempre più meno giustificabile al buon amerikano..

Tornando in Italia mi permetto, mi pikko di affermare che a partire dal dopo-guerra, tutti: partiti, sindacati, movimenti etc..hanno sempre (come oggi, daltronde) dimenticato la questione centrale, -la sola che puo' impedire l'instaurarsi delle oligarchie del potere e di quant'altro di similare possa esistere-, ovvero quella culturale/scolastica, ovvero il solo sistema generale di produzione di utilità sociali congruente con i valori della Nostra Costituzione.

Per il berlusconismo: esso esiste in quanto la sfera culturale del complemento politico alla maggioranza, e' vuota.

Ma ci sono delle speranze.
la loro nullita' culturale -e lo spazio che i media, non il popolo, gli dedicano ne e' la loro sustanziazione a complementare necessario e sufficiente del berlusconismo- viene riempita oggi da due novità importanti: l'onda e il popolo viola.

Buona speranza a tutti
DoC

Carlo Bertani ha detto...

Vedi - Alex - ho portato l'esempio del Vietnam conscio che non si possono sovrapporre le due situazioni. la Storia si ripete, ma mai come semplice sovrapposizione.
Già il mantenere 14 basi (aeree e di terra) in Iraq è qualcosa che sta dissanguando gli USA, i quali sono sempre di più soggetti al ricatto cinese, ovvero di chi finanzia il loro debito.
Poi, come si manifesteranno gli eventi...nessuno lo sa, ma una cosa è certa (la ammette Obama stesso): agli USA resta ben poca "benzina" nel serbatoio.
Hai ragione - doc - che sulla scuola sta maturando un mostro (lo ricordava anche Orazio) e bisognerebbe avere il tempo per scrivere un articolo, ma è un periodo che il tempo lo strappo con i denti alla notte.
E sto rinunciando a fare la cosa che più mi piace, ossia scrivere libri di narrativa, il solo luogo dove riesco a trovare uno spazio di libertà. Al punto che sto chiedendomo se valga ancora la pena scrivere articoli.
Difficile momento.
Ciao a tutti
Carlo

doc ha detto...

Per Carlo Bertani.


Anche se spesso ho perso...
Vale sempre la pena: sempre!

E' grazie a Carlo Bertani, i cui primi articoli ho cominciato ad apprezzare su disinformazione.it, che -dopo oltre due anni- ho ripreso a scrivere (ri-iniziando da questo piccolo-luminoso blog) di me attraverso gli altri...

E poi c'e' Gandhi: siate voi il meglio...

Saluti
Donato Curcio

doc ha detto...

Ah, visto che nessuno me lo ha fatto notare, lo faccio io stesso.

Gandhi ha detto:
"Siate voi il cambiamento che volete vedere nel monto"

Mentre e' stato Martin Luther King a dire:
"Siate il meglio...."

SIATE IL MEGLIO

Se non potete essere un pino

sulla vetta del monte

siate un cespuglio nella valle,

ma siate il miglior piccolo cespuglio

sulla sponda del ruscello.

Siate un cespuglio

se non potete essere un albero.

Se non potete essere una via maestra,

siate un sentiero.

Se non potete essere il sole

siate una stella,

non con la mole vincete o fallite.

Siate il meglio di qualunque cosa siate.

Cercate ardentemente di scoprire

a che cosa siete chiamati,

e poi mettetevi a farlo appasionatamente.

Inconsciamente sentivo che occorreva unire, sintetizzare l'insegnamento di due Grandi Uomini.

Doc

Carlo Bertani ha detto...

Uomini che oggi ci mancano, come Heisenberg, Einstein, Russell...ma in che cavolo di era siamo finiti?!?
Carlo

Orazio ha detto...

Carlo urge un tuo commento sulle ultime dichiarazioni di Silvio a Bonn. Come vedi si prepara a fracassare la costituzione e instaurare il potere personale a vita. La scommessa si può dire l'ho vinta io. Sono molto addolorato, quel simulacro di democrazia che abbiamo sta per fare una brutta fine. Gli italiani sempre più proni a lui.

Ciao
Orazio

Carlo Bertani ha detto...

L'articolo - Orazio - è quasi pronto, ma si tratta di un articolo lungo, che richiede ancora molto lavoro di "limatura".
Comprendo che quel caffé - oramai - tu lo stia pregustando, ma aspetta Orazio, aspetta le Idi di Marzo...
Ciao
Carlo

doc ha detto...

Scusatemi ma non ce la faccio proprio a non sottolineare l'ultimo allucinante stratosferico galattico sillogismo di "Alzo di Tacco" che puo' essere concisamente espresso con

"Spatuzza mi ha assolto perche'uno dei fratelli Graviano non ha confermato le sue infamita'"

Doc

Carlo Bertani ha detto...

Cosa vuoi - doc - lo "spessore" culturale dello Zoccoluto ben lo conosciamo.
Mi chiedo cosa scriverebbe Pasolini se dovesse rivivere un solo giorno dei nostri tempi.
Ciao
Carlo

doc ha detto...

Lui scriverebbe:

"Io so, Io so chi sono, conosco nome e cognomi, ma non ho le prove"

Ma per dare un giudizio Etico il popolo non puo', non deve avere bisogno di "prove giudizialmente valide" per spazzarlo via insieme alla sua corte di nani, ballerine e di complementi della scena..

Doc

Orazio ha detto...

Giudizi etici il popolo su B. non riesce a darne; rincitrullito com'è dal dosi cavalline di TV spazzatura che lo osannano. Anno zero e poche altre trasmissioni sono un'esile flottiglia che flottiglia che deve combattere contro le corazzate del nano. Il popolo italiani viene annichilito e lo osanna come un dio. Non riuscendo a vedere a quale rovina lo sta conducendo.

ladnag ha detto...

cacchio non vedo l'ora dell'arrivo delle idi per vedere chi beve sto caffè.

do orazio 2 a 1 eh! auhuhauhauha

carlo, posso farti un paio di domande: cos'è la guerra? perchè gli uomini si combattono anche se non l'hanno deciso loro di combattersi?

PS
ti sembrerà stupida come domanda lo so ma è la voglia di sentirmi dire che non esistono guerre giuste.

Carlo Bertani ha detto...

La guerra serve a ridefinire gli equilibri quando la politica non riesce più a mediare. Inoltre, serve ai banchieri per arricchirsi prestando denaro agli stati per gli armamenti. Quindi, rappresenta una bella iniezione di PIL. La gente crepa: embé?
Aspettate per il caffé, aspettate...
Carlo