11 giugno 2008

Message in a bottle

La domenica delle salme
gli addetti alla nostalgia
accompagnarono tra i flauti
il cadavere di Utopia…

la domenica delle salme
fu una domenica come tante
il giorno dopo c’erano i segni
di una pace terrificante…

Fabrizio de André – La domenica delle salme – dall’album “Le nuvole” – 1990


Cara Unione Europea, cara ONU, caro Dio,
non so se siete in grado d’ascoltarmi né se, in fin dei conti, voi tutti esistiate veramente per noi, poveri italiani.
In un bellissimo articolo, Marco Travaglio analizzava freddamente quelli che potranno essere gli effetti della proibizione delle intercettazioni telefoniche sul funzionamento della giustizia italiana. Praticamente: tolti i mafiosi – che, bontà loro, utilizzano da tempo i “pizzini” – di tutti gli altri reati non si potrà sapere più nulla.
E’ la solita tecnica del Cavaliere, vecchia come il cucco: siccome io ho bisogno di quel provvedimento, lo “allargo” a tutti così non potranno dire che serviva solo a me. Varare la legge sconquasserà quel poco di giustizia che rimane? Perché, a cosa serve la giustizia? Non sarete più sicuri a casa vostra? Sposate mia figlia, così verrete a vivere a Macherio!

Ma non di questo volevo parlare a voi, assisi nell’Empireo, perché avrete già letto l’articolo di Travaglio – voi che tutto sapete – ma per interrogarvi su un dubbio che m’assilla: il titolo.
Travaglio titolava l’articolo “Prove tecniche di fascismo”: certamente non vi sarà sfuggito che il termine “fascismo” non era usato in senso storico – ossia per compiere una mera sovrapposizione con il Ventennio – bensì per indicare un regime autoritario, antidemocratico, autocratico ed oligarchico. L’unico esempio storico vissuto dal popolo italiano: insomma, “stanno facendo le prove per mettercelo nello stoppino”.
Qui, mi verrebbe quasi da dissentire: prove tecniche? Forse il buon Marco era in vena d’ottimismo, quando ammetteva “prove” di fascismo. A mio parere siamo invece almeno alla prova generale, se non alla “prima”. Qualcuno, già afferma che si stia andando in replica.
Ho provato allora a scorrere, come in una moviola, le pagine dei quotidiani per osservare se siamo ancora alle “prove” oppure se vendano già i biglietti al botteghino.

La prima notizia – si parte sempre dal titolo principale – riguarda la vicenda della clinica (adesso, pare che siano una decina) milanese dove si facevano interventi chirurgici “un tanto a botta”, ossia: posto x il numero degli interventi che devo effettuare in un anno per ottenere tot soldi (y), dovrò semplicemente dividere x per il numero dei pazienti z (x/z) ed otterrò y senza faticare.
Se ti tocca un’appendicite vai via contento che t’è andata bene ma, se le esigenze della produttività aziendale richiedono più sacrifici, ti può capitare una serie sfigata, del tipo: due interventi al fegato, l’asportazione di tre unghie incarnite ed una cornea come bonus. D’altro canto, la produttività dell’azienda è il bene primario ed è il solo valore che si deve tenere in conto: il buon Berlusca ha promesso “lacrime e sangue” per rimettere in piedi l’Italia (ma, per una volta, non potrebbero lasciarci seduti?), e non è questo il momento di fare dei piagnistei.
Ci sarebbe da verificare il “Piano Industriale” di quella clinica, per osservare se le scansioni degli interventi erano rigorosamente correlate (una procedura desueta e troppo rigida), oppure se s’interveniva con le moderne tecniche “flessibili” – diremmo “a random” – con l’ausilio dell’informatica d’ultima generazione.
Siamo quasi certi che – nella Lombardia rampante – la seconda scelta era la preferita: ogni mattina, i solerti chirurghi, a turno, schiacciavano un tasto del computer e il programma – magicamente – svolgeva la sequenza degli interventi.

Camera 12: “un 27 al 52, un 24 al 53, ed un 12 al 52”.
Camera 13: “un 21 al 44, un 14 al 43 ed un 22 al 42”.

Nella camera 13 il software aveva “spalmato” bene gli interventi; non starò qui a spiegare dettagliatamente la matrice delle sigle: vi basti sapere che al 44 toglievano un rene, al 43 le tonsille ed al 42 il prepuzio. Il software, assicuriamo, è in grado di distinguere il sesso dei pazienti.
Nella camera 12, invece, al 53 toglievano le tonsille, mentre al povero 52 partivano in una sola “botta” la milza e mezzo polmone. Il 54 riposava: il computer non sbaglia mai.
Vorremmo chiedere all’arzillo Brunetta d’intervenire sul “Piano Industriale” della clinica, per verificare la bontà del sistema informatico: visto che vuole riformare tutta la Pubblica Amministrazione, inizi almeno dall’ABC.

Passiamo quindi all’articolo di terza pagina, quello di cultura.
Oggi, si parla di favole: Fedro? Esopo? Andersen?
No, si commenta un libro appena pubblicato da una giovane e promettente scrittrice – tale Mariastella Gelmini – che avvolge il lettore con un protettivo e caldo languore, narrando la triste saga della scuola italiana. Il finale, come sempre, è a lieto fine.
Si narra d’orchi ed orchesse, che da perfidi manieri lanciarono i loro malefici sulle candide anime, sui teneri virgulti dell’italico vigore, le giovani speranze dell’italica stirpe. Non vogliamo, in questa recensione, privarvi del piacere della scoperta e non andiamo quindi oltre: tanto per mettervi un poco la voglia di leggere, però, possiamo anticiparvi che si parte da una misteriosa formula della scuola detta “delle Quattro I”, laddove una delle quattro “I” è, allo stesso tempo, una e trina. Abbiamo cercato a lungo nella Kabbalah e nella Ghematria, ma non siamo riusciti a squarciare il velo dell’arcano: di vero esoterismo si tratta, altro che di Dan Brown.
Possiamo però anticiparvi che il finale accontenterà tutti: i giovani virgulti saranno amorosamente annaffiati di sapienza, liberati dalle male piante del relativismo ed infine elevati all’onore del vero sapere. I dotti, invece, riceveranno ampia mercede per questa missione: i loro compensi saliranno alle stelle, come avviene nelle terre dei Cimbri, dei Franchi e dei Germani. Dai 25.000 pezzo d’oro che oggi li compensano, saranno elevati a più…a più…30.000…ma che dico…40.000…forse ancora…
La magica fatina che opererà la trasmutazione ha anche un nome – Stella Maris – così è chiamata nel racconto: non sappiamo né riusciamo ad identificare la genesi e, soprattutto, l’originalità di tale scelta. Roba da “Premio Strega”. E vissero a lungo felici e contenti.

Voltiamo pagina e siamo in Economia…no…forse è la pagina storica…no, forse parlano di viaggi…
L’immagine è chiara, quel giovane col berretto verde e la penna è Robin Hood: che uno storico sia riuscito a squarciare l’alone della leggenda? Forse, si tratta solo di una pubblicità di viaggi…
No, non è il popolare Robin – leggiamo nella didascalia – si tratta di un misterioso eroe senza tempo – una specie di Highlander formato Cesano Maderno – che da poco è salito alla ribalta.
Julius Dreiberg, questo è il suo nome, ed è signore di Sondriekssen…ma, l’altro, chi è?
Trafitto da un nugolo di frecce, giace un povero San Sebastiano…no, non è il Santo della leggenda…dicono che è un certo Paul Mc Scarron, signore di ENIan, abbattuto dal potente immortale.
Sullo sfondo, si notano appena moltitudini d’esseri bruti – non gentili come i due attori della vicenda – che acclamano il loro eroe per la vittoria.
“Nobile Julius” – mi par d’avvertire, salire dalla bella riproduzione d’autore – “siamo ai tuoi piedi, baciamo le tue ginocchia in segno di riconoscenza e di sottomissione…sia sempre lode a te…”. Non capisco…meglio leggere…
Vengo così a sapere che il trafitto, signore di ENIan, dominava l’italico stivale grazie a migliaia di castelli gialli, ed aveva come insegna un cane con sei zampe e la lingua di fuoco. Qual nobile insegna, per scudi e stendardi.
Ogni volta che un cocchio, carrozza o vil carro di bruti s’avvicinava a un castello, gli armigeri del signore pretendevano gabelle. Anche il grano era tassato e sempre più caro, tanto che vecchi ed infanti li ghermiva la fame.
Per questo viene ricordato il nobile Julius – adesso lo so anch’io, che mi pensavo sapiente – e la storia non finisce qui. Senza soppesare titoli e blasoni, il nobile Julius aveva altresì abbattuto i due perfidi fratelli Mc Morralt’, signori di Maitland: milady Mc Morralt’ s’era dapprima adirata contro il nobile Julius, poi l’aveva scongiurato di risparmiare la vita allo sposo, ma a nulla era valso.
Incurante dei pianti e delle minacce di vendetta della potente nobildonna di Maitland, Julius aveva continuato la sua battaglia: troppo dolore gli recava ascoltare i pianti dei miseri, che chiedevano pane per i figli e biada per i loro striminziti ronzini.
Fino in fondo, aveva compiuto il suo dovere: restituire ai poveri il maltolto, asciugare le lacrime dello sconforto, placare i morsi della fame.
Oggi, lo ricordano in tante piazze italiane: ritto, con la mano tesa verso Oriente, indica alle moltitudini di diseredati la via maestra per riconquistare dignità e serenità d’animo. Lottare sempre, per togliere il maltolto dalle tasche dei potenti: sia gloria a te, nobile Julius!

Basta, per oggi non leggerò più: la vista si stanca.
Socchiudo le palpebre e ricordo i racconti di mia madre, delle nonne, attorno al fuoco del camino.
In un tempo lontano, gli italiani si rallegravano perché erano diventati padroni di un Impero: le moltitudini acclamavano il loro Capo, che li ammansiva con favole dal sapore austero ed accattivante.
Legioni d’italici scudieri erano pronti a difendere ogni lembo del grande impero, potenti navi corazzate col tricolore solcavano i mari, sciami d’aeroplani s’alzavano dai loro alveari di cemento per proteggere la nazione.
Poi, un brutto giorno, videro tornare quei poveri scudieri ridotti in cenci, con le bende ai piedi morsicati dal gelo. Le navi non le vide più nessuno: di latta erano, e non d’acciaio, e le loro maestose torri non erano in grado di colpire nulla, perché i colpi erano fatiscenti. Gli sciami sublimarono nelle sabbie, sui mari, disgregati da un male oscuro.
Provarono, i miseri, a ricostruire la loro terra – e con gran fatica ci riuscirono – ma non s’accorsero che c’era chi li attendeva al varco.

Appena ebbero accumulato qualche sacco di grano ed un po’ di legna, le ombre s’inventarono mille gabelle per sanare – raccontavano – un grande debito che loro stessi avevano creato, svendendo il tesoro dello stato a dei malfattori.
Furono così abili in quel furto, attuato con gran destrezza, che nessuno si rese conto di cosa stesse accadendo.
Per rabbonire i pochi che chiedevano giustizia ed innalzavano lamentazioni, s’impadronirono di tutti i banditori – dal misero imbonitore al gran maestro d’occultismo – per essere certi di scacciare nel clamore anche il più flebile sussulto.
Infine, privarono anche il popolo dei più semplici diritti: privati del battere moneta, del diritto di replica e di critica, finirono anche per negar loro il diritto d’assemblea.
Con una legge, una sola legge, consentirono soltanto alle ombre di salire al potere: da lì, emanavano decreti e non discutevano più leggi. Tanto, non cambiava nulla: erano sempre le ombre a scrivere le vite degli altri.
Infine, per non farli cadere in sempre più profonde depressioni, li affabulavano con canti sapienti, raccontavano saghe accattivanti, inventavano ogni giorno nuovi eroi.
Gran parte della popolazione li seguì nelle fredde terre delle Riserve, e pochi rimasero sulle colline, ma solo per praticare la Danza degli Spettri.
Altro che “prove tecniche”.

16 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Carlo,
Brutta gente. Non meriterebbe neppure post così evocativi e ben scritti come il tuo.
Se prove tecniche sono, sarà un po'come per il colore televisivo, ci vorranno anni. Credo. Anche perché certi italiani (non tutti...)ricordano le spugne.
Un caro saluto,
Carlo G.

Carlo Bertani ha detto...

Certo Carlo, gran brutta gente. Il problema è che abitano in casa nostra, ospiti indesiderati, e non c'è modo di sloggiarli.
Continuiamo così, altro non possiamo fare.
Ciao e grazie
Carlo Bertani

aurelianuse ha detto...

Scritto condivisibile,come sempre.
Peccato che la gente come lei sia poca.
Comunque grazie per i suoi post di "resistenza umana" come li avrebbe definiti Michele Serra prima di bersi (o vendersi ) il cervello.

Luca C. ha detto...

A mio modesto avviso il fascismo non c'entra proprio niente. Il fascismo teneva la legge in gran conto, tanto da redigere nuovi codici. Ha riformato la scuola, che è rimasta più o meno quella fino a quando non l'ha nuovamente riformata Luigi Berlinguer (e sappiamo come...).
Il fascismo aveva certamente aspetti che possono non piacere, e che a me non piacciono: la megalomania, un indubbio compiacimento della violenza... ma paragonare Berlusconi e i suoi scagnozzi al Fascismo significa solo fargli un complimento immeritato, solo per il tentativo (a mio avviso del tutto inutile) di rianimare la pubblica opinione di sinistra con un vecchio spaventapasseri.
Peccato, perché Travaglio ha ben evidenziato quanto avverrebbe con la legge sulle intercettazioni, che mi sembra più che altro "anomia".
Il tutto, nell'accondiscendenza imbelle della cosiddetta opposizione, e a opera di un governo che va riempiendosi la bocca con la "legalità" e la "sicurezza".
In altri tempi, per un'operazione simile un colpo di stato ci sarebbe stato tutto.
Ciao
Luca

Luca C. ha detto...

P.s.in quanto a Tremonti, a me sembra che sia l'unico che si distingua dal conformismo generale del pensiero unico "euromassonico".
Tuttavia, nel passato governo come ministro dell'economia si limitò a barcamenarsi a forza di condoni, e stavolta le premesse non sembrano molto migliori. "Chiacchiere e distintivo!".

Lorenzo ha detto...

Un post scritto con la penna della mente eloquente che la pensa. Mi è piaciuto anche se lo trovo un po' lunghetto e un tantino romanzato, ma del tutto vero. Come dici tu Forse le prove Tecniche le hanno finite già da un pezzo. Io la mia versione integrale lo pubblicata Sul mi blog http://gliscontentati.blogspot.com a riguardo del post sul sogno Berlusconiano.Asta magnano hermanos. Stay Alive. Pupoelmachico

Carlo Bertani ha detto...

Ringrazio tutti per i commenti: veramente, io stesso avevo messo in guardia dal sovrappore meccanicamente le "prove di fascismo" con il Fascismo. Maiuscole non casuali.
E' anche vero che oggi si propende troppo nel revisionismo del regime fascista: vorrei ricordare che il Fascismo non fu solo quello di Gentile e di Ciano (padre).
Mia madre, giovanetta, fu gettata su una strada con tutta la famiglia perché socialisti: la loro casa divenne la "Casa del Fascio" locale.
Io sono cresciuto nella scuola di Gentile in pieno: un impianto razionale, ma per una società gerarchica. E la pedagogia?
Insomma, luci ed ombre: quando, nel 1998, Berlinguer cerca di metterci mano riesce a non compiere un completo "flop", ma arriva la Moratti e gli taglia la seconda parte della riforma, ossia l'organico funzionale, senza il quale l'autonomia è monca.
Non sto difendendo Berlinguer: sto solo affermando che chi è venuto dopo è ancora peggio.
Non parliamo poi degli aspetti razziali del Fascismo: non tanto per la questione ebraica (dolorosi, ma numericamente non tanti) bensì per le vere "mattanze" eseguite sulle popolazioni slave. Jasenovac, un nome per tutto.
Altra cosa è il patrimonio del Fascismo "sociale", che mi sembra gli attuali epigoni abbiano perso per strada.
Insomma, qui ci si schiera più sul crinale della globalizzazione/comunitarismo che sulle contrapposizioni storiche del '900.
Infine, Tremonti: fa parte del gran "circo" berlusconiano. Gli hanno assegnato la parte del "giullare no-global", che esegue a comando. Arrivederci alla prossima Finanziaria: torneremo a vederne delle belle!
Ciao a tutti
Carlo Bertani

Luca C. ha detto...

Per vederne delle belle basterà probabilmente già il Dpef.
In quanto al Fascismo, la mia estrazione politica la conosci, e sai che è all'opposto. Ho avuto un bisnonno materno licenziato per attività antifascista, e mio nonno ha dovuto interrompere gli studi per mettersi a lavorare a 14 anni.
D'altra parte la mattanza di Genova 2001 non è opera del Fascismo, o nemmeno (e potrei fare altri esempi), l'omicidio volontario del giovane Federico Aldrovandi a Ferrara.
In quanto a Berlinguer, a mio modestissimo avviso il flop, al contrario, è stato completo.
Non è la Moratti, ma Berlinguer, che insieme a una teppa assortita di pedagogisti, burocrati ed ex sindacalisti ha distrutto il sistema scolastico basato su licei e istituti tecnici per sostituirlo con quell'arruffata e inconcludente sperimentazione che da un ventennio covava nei meandri della scuola italiana. Da allora la scuola è stata solo un confuso tentativo di instillare capacità di performances.
La Moratti è una signora dell'alta società milanese, moglie di un petroliere e grande amica, insieme al marito, del noto energumeno Vincenzo Muccioli. Ha messo solo qualche ciliegina su quella torta avvelenata che già Berlinguer e la sua cricca avevano imbandito.
Infine, e se permetti, con la decisione di far venire i supplenti solo dopo dieci giorni e con la cancellazione dei concorsi e l'istituzione delle SSIS, Berlinguer ha agito in maniera determinante per tagliare fuori dalla scuola il sottoscritto, all'epoca fresco di laurea in lettere e legittimamente aspirante a guadagnarsi il pane e un posto nel mondo della scuola.
E comunque, al di là dei fatti personali, mi ricordo che già allora era proprio questo concetto dell'autonomia che per me applicato alla scuola costituiva un'aberrazione e un'ipocrisia, con tutta quella terminologia aziendalese di "dirigenti scolastici", "dirigenti amministrativi", PEI, POF, e altri ammennicoli che danno un senso di infinita inutilità e di nozze coi fichi secchi.
Ciao
Luca

Carlo Bertani ha detto...

Mah, Luca, il vero estensore della strategia aziendale non è stato Berlinguer. L'autonomia scolastica è contenuta nel cosiddetto "Decreto Bassanini" del 1997. E' a quell'energumeno (oggi volato alla corte di Sarkozy) che dovremmo chiedere conto di tutto questo.
Capisco la tua incazzatura, ed hai perfettamente ragione: niente ha più senso di quello che facciamo a scuola.
Nemmeno la vecchia scuola, però, aveva più senso: a meno di pensare ad un impianto rigido e gerarchico per il 20% della popolazione.
Gentile, per i tempi, fece una riforma avveniristica, ma oggi non c'è un Gentile sulla piazza per farne un'altra, ugualmente convincente, che consideri il mutare dei tempi.
Inutile arroccarsi nelle torri d'avorio, tanto sono gli eventi stessi ad abbatterle od a ricoprirle di edera.
Oramai, siamo abbandonati a noi stessi: quel che conta è che alla fine i conti economici tornino (ovviamente, con la solita riduzione dell'1% annuo, come va avanti da almeno 15 anni).
I presidi firmano giornalmente mucchi di permessi "entrano alla seconda", "escono alla quinta", perché hanno raschiato il raschiabile ed ora non c'è più nessuno.
Avevi due ore a disposizione? Bene, vai a fare Geografia in una prima. E dopo? Quando arriva l'influenza? Si riduce il servizio.
Un caro collega, oggi in pensione, durante un Collegio affermò: "Giungeremo a fare 50 minuti di lezione e 10 di pubblicità."
Ci siamo vicini.
Credimi, Luca: non hai perso proprio niente. Ieri è finito l'anno scolastico e già penso con orrore alla mole di cacchiate che mi toccherà ascoltare all'inizio del prossimo.
Se vuoi saperne di più, scrivimi, perché certe cose non si possono raccontare sui blog.
Ciao
Carlo Bertani

aurelianuse ha detto...

anche a me piacerebbe saperne di più.
Per favore scriva qualcosa di più su questa scuola che sta andando a catafascio.
Di solito è il primo passo per ritrovarsi una società incosciente di sè e del mondo e lasciare spazio alle dittature.....come dite? ci stiamo già arrivando? ah,no,ci siamo già arrivati, mi pareva.....

Luca C. ha detto...

Infatti, visto l'andazzo penso anche io che non sia stato un gran male.
Ti risponderò comunque in privato, non è detto che queste cose interessino tutti, e poi penso che non sia bene mettere in pubblico troppe cose private.
Ciao
Luca

Carlo Bertani ha detto...

Purtroppo, e qui rispondo in particolare ad Aurelianuse, il meccanismo d'autoriproduzione del nulla scolastico funziona bene solo per la repressione. Per questa ragione, non se ne può parlare a viso aperto.
Si potrebbe fare con un libro - e non è detto che prima o dopo lo scriva - ma solo dopo essersi messi in una "botte di ferro" per prevenire la valanga d'attacchi che arriverebbero.
Per certi versi, la situazione della scuola è omertosa: per questo nessuno ne parla, perché le forme di ricatto sono tante e "raffinatissime".
Chi compie un passo in avanti da solo, finisce solo per tirarsi addosso una marea di grane.
Allora, meglio le dotte disquisizioni sulla pedagogia o sull'epistemologia: chiacchiere per riempire della carta e lasciare le cose come stanno.
Gattopardo docet.
Carlo Bertani

luigi ha detto...

Salve, sto leggendo il suo libro: Mutamenti climatici. Nel testo si dice che il concetto di PIL viene introdotto - metaforicamente - dopo l'annullamento della convertibilità del dollaro in oro (nel 1971). Non mi è chiaro il nesso. Posso chiederle maggiori spiegazioni? Grazie e a presto
Luigi

aurelianuse ha detto...

Non voglio certo che lei si crei dei problemi nella sua vita privata per darmi una risposta. La ringrazio comunque molto per l'attenzione.Vorrà dire che leggerò il suo libro semmai lo scriverà.
Inoltre,da qui in avanti,penso che per giornalisti e blogger sarà molto dura,viste le leggi votate in questi giorni,e andare contro il comune senso di appiattimento e far notare le magagne (gravissime) della società sarà sempre un po' più rischioso .
La saluto cordialmente.

S. ha detto...

Salve a tutti,
vorrei riflettere un attimo sull'ottima sintesi di Carlo Gambescia relativa alla nostra attuale cosiddetta "classe dirigente", sulla base di quello che emerge dal post: brutta gente.
Pensavo a questo: se questa brutta gente (o il 70% del paese che questi rappresentano) si trovasse, per qualche strano caso del destino, a leggere il post, come reagirebbe? Cosa penserebbe di un eventuale formazione politica portata avanti su queste basi?
Premetto questo: sono consapevole che questo è un blog personale, e in quanto tale è lecito e auspicabile che l'autore dello stesso esprima la sua opinione liberamente.
Vorrei però aggiungere che se c'è un desiderio di andare oltre la semplice condivisione di idee e impressioni tra amici, magari per cambiare in meglio le cose, questo atteggiamento non fa che ampliare il solco tra la "brava" e la "brutta" gente, creando forti inimicizie.
Dico questo solo perchè c'era l'idea di creare una piattaforma di condivisione, se non ho capito male, che punterebbe a portare avanti proposte concrete per favorire una politica migliore con un sapore di democrazia reale.
La vera democrazia è forse il tipo di governo più difficile da realizzarsi. Se si nutre qualche speranza di far decollare un progetto autenticamente democratico, penso che occorra ricercare il più ampio clima di condivisione e collaborazione (anche tra "bravi" e "brutti") e concentrarsi su idee costruttive piuttosto che sulla critica sterile dello status quo. Il che NON significa che non bisogna guardare in faccia alla realtà, e vedere che alcune situazioni sono assurde e aberranti... solo che piuttosto che impiegare le proprie energie nello scandalizzarsi di questo e di quello, ci si organizza per una proposta concreta di cambiamento.
Se questo discorso è valido in minima parte per te, Carlo (B.), è vero a maggior ragione per il "partitino" che ho votato nelle passate elezioni, "Per il Bene Comune" (e vedrò di farglielo sapere presto). Nonostante le idee e le proposte siano generalmente ottime, ci si concentra troppo sull'etichettare questo e quello come "cattivi": Veltrusconi questo e quello, Di Pietro no perchè...
Perchè non essere aperti ad un discorso di più ampio respiro? Del tipo: Di Pietro porta avanti molte battaglie del tutto condivisibili, ma su certe questioni ci trova in profondo disaccordo. In questo modo hai la possibilità di fare qualcosa di buono con lui, invece di puntare sempre e solo a raggranellare quel voto in più che ti permetta di escluderlo dalla gestione dello Stato (in quanto "cattivo").
Insomma, perchè voler dipingere tutto bianco o nero, o volersi concentrare sempre e solo sul nero?
Se mi sono permesso di rivogere queste critiche, l'ho fatto con l'obiettivo di favorire il possibile sviluppo di un progetto democratico che si serva di Internet come piattaforma (Italianova, nello specifico).
Vorrei anche aggiungere che, a differenza di molti, spesso rivolgo più critiche agli amici che non alla gente con cui non sono in sintonia. Questo perchè, per trarre giovamento da una critica, occorre una buona dose di apertura mentale e condivisione, altrimenti si rischia di ottenere un risultato controproducente.
Spero non sia questo il caso!
Bye bye
S.

Carlo Bertani ha detto...

Per Luigi: il concetto di PIL fu l'unico modo per cercare di quantificare la ricchezza, giacché veniva a mancare il "metro", ossia l'oro.
Senza quel "metro", come si poteva fare? Esprimere la ricchezza prodotta da un Paese in tutte le sue forme di produzione. Ovviamente, se costruisco e poi demolisco una casa, non ho creato nulla, ma il PIL cresce perchè hanno lavorato sia l'impresa di costruzione e sia quella di demolizione. Una ulteriore "tegola" sul concetto di PIL era la sua quantificazione in dollari: e adesso, che il dollaro è in picchiata?
Si tratta di un serio problema, che nasce dall'assenza di una convincente teoria del valore.
Per Aurelianus: vedo che hai capito bene il problema. Prima di scrivere qualcosa di vero, non solo delle fregnacce, bisogna preparare con calma la cosa per non essere attaccati e colpiti. Non è detto che sia impossibile farlo: basta farlo con calma e prevedendo le inevitabili ritorsioni.
Infine, per te, S:
Italianova sta andando avanti alla grande, solo che preferiamo pubblicare il sito quando sarà pronto. E' già molto bello adesso, ma abbiamo deciso di fare le cose bene.
Il problema che poni, per noi, non è di difficile soluzione, giacché noi pubblicheremo un programma politico di massima.
Poi, sulla base della condivisione dei contenuti essenziali, sarà possibile un confronto con tutti.
Ovvio, che riteniamo alcuni punti irrinunciabili, come è nostro diritto: ci faremo vivi a tempo e ora, e sono convinto che faremo una bella "entrata" nel Web.
Noi non abbiamo preclusioni verso nessuno: credo che saranno gli apparatcik dell'estabilishement ad averle!
Ciao a tutti
Carlo Bertani