10 dicembre 2006

Il buco nero delle democrazie

Te ne sei andato finalmente – maledetto – erano 33 anni che lo aspettavamo: da quel 11 settembre del 1973, quando sperammo fino all’ultimo che le forze democratiche del Cile riuscissero ad avere la meglio sui tuoi sgherri nazisti, la tua Gestapo latino-americana.
Aspettavamo e speravamo, acquistavamo “La Stampa”, poi “Stampa Sera” ed infine “La Gazzetta del Popolo” per avere notizie: abbiamo visto con i nostri occhi i caccia bombardare la Moneda, uccidere quel presidente legittimamente eletto dal Cile democratico.
Bell’inganno questa “democrazia” che ci spacciano come sinonimo di libertà: non so quanti oppositori ha ucciso Saddam Hussein, non so se Ceausescu era quel “satrapo” che a quel tempo dipinsero, ma so per certo che tu eri un assassino che ha ucciso 30.000 oppositori politici.
So che Milosevich non fu diverso da Tudjman e da Itzebegovich: il primo è morto nel carcere dell’Aia, gli altri come liberi fringuelli. Il giudice della corte dell’Aia Carla del Ponte dev’essere cieca da un occhio, quello destro, perché a sinistra ci vede fin troppo bene: a parte te, come ha fatto a non acchiappare i tuoi degni compari Videla e Galtieri?
Abbiamo trepidato per giorni sulla sorte degli amici che sapevamo intrappolati nel maledetto stadio di Santiago: sappiamo che a Victor Jara hai fatto tagliare le mani prima d’ucciderlo.
No, non mi sta bene questa tua morte perché avrei desiderato vederti inchiodato in un tribunale come Goering e Keitel, che uccisero la gente a decine di migliaia come te.
Mi resta una sola consolazione: il presidente Allende rimarrà per sempre – nell’immaginario dei latino americani – assiso nel paradiso dei libertadòr, mentre tu bruci all’Inferno – cabròn maldecido – perché se non stai bruciando all’Inferno c’è una sola soluzione: l’Inferno non esiste.

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