Macchi-Castoldi MC 72 (1935) |
La noia della politica italiana è giunta al parossismo:
Oliviero Toscani che, con un sotterfugio, invita alcune “Sardine” a visitare un
centro culturale e di comunicazione che il “grande artista” presiede a Fabrica
(Tv). Le Sardine, giacché sono geneticamente imparentate con i Tonni, ci vanno.
All’improvviso, salta fuori da un angolo (del ring) un pugile suonato – tale
Luciano Benetton – che ha qualche piccolo guaio con il Governo e la Giustizia…per la
questione di un ponte crollato e di una società (Atlantia) la quale, senza più
la “benevolenza” di governi amici, rischia di finire a bagno. Il giochetto è
semplice: siccome il “centro culturale” è finanziato da Benetton, li invitiamo,
poi li fotografiamo e spandiamo urbi et orbi l’immagine della bella scampagnata
con le Sardine, così le sputtaniamo per bene.
L’altro psicodramma va in onda a Roma, caput cloacarum, dove
il Senato si ribella all’imposizione del non-vitalizio e lo ripristina –
complice la dama di corte Casellati – mentre, ovunque, si levano urla di
disperazione per la scomparsa di Santa Prescrizione, Nostra Signora di Venduti,
Corrotti, Mammasantissima ed amici dei Mammasantissima. Dimenticando una cosa:
seppur Bonafede abbia compiuto un lavoro più approfondito e serio, in fin dei
conti bastava abrogare alcune leggi ad personam di Berlusconi, in primis la
famosissima “Ex Cirielli”, giacché era tanto fetida che il suo estensore non
volle essere ricordato nei secoli per quella porcata. E così fu presentata da
anonimi: una porcata anonima.
Siccome queste due vicende sono il trallallero che concentra
l’attenzione ed il dibattito della nazione italiota, voglio presentarvi due
fatti storici che diedero effetti ben più gravi di queste facezie, e passarono
indenni senza un rammento, un dubbio, una riflessione. Al termine, faremo
insieme qualche riflessione.
L’aereo che giunse,
volò, batté ogni record e sparì
Negli anni ’30 del Novecento, più che la Formula 1 (che non
esisteva) il mondo dei motori era centrato sulla Coppa Schneider, che era il
vero evento che faceva girare le rotative, di qua e di là del mare.
Era una competizione fra idrovolanti, i quali gareggiavano
in velocità su circuiti ben definiti: gli attori, in pratica erano solo due, la Supermarine inglese e la Macchi italiana. Con
l’ausilio, rispettivamente, per gli aspetti motoristici della Rolls-Royce e
della FIAT.
Fu vinta – dopo tre prove – dagli inglesi ma, gli italiani,
si presero la rivincita del record di velocità per idrovolanti con motore a
pistoni che è tuttora imbattuto: 711 Km/h.
Non stiamo a raccontarvi tutte le vicende, i ritardi, le
scommesse…perché potrete trovarli sul Web dove vorrete. L’unico dato era che
due nazioni s’erano sfidate, una aveva vinto (ma solo per un intoppo nella
preparazione italiana) in circuito ma perso il record di velocità assoluto.
Ciò che conta, fu ciò che rimase di tanto ardire, ossia le
macchine che vennero costruite perché, nel 1935, chi aveva fra le mani un
“gioiellino” come l’idrovolante da corsa, poteva ben sperare di tirarci fuori
qualcosa di veramente eccezionale per gli aerei da caccia.
I dati, stringi stringi, erano questi:
Inglesi
Supermarine S.6B, potenza motore 2350 hp, velocità 665,8 km/h
Italiani
Macchi-Castoldi
M.C.72, potenza 3100 hp, velocità 711 km/h.
La prova finale (ossia
perché vinsero gli inglesi) fu dovuta ad un ritardo nella preparazione del
velivolo italiano il quale non riuscì a partecipare: comunque, si aggiudicò
successivamente il primato di velocità.
Facciamo un breve
salto indietro, per osservare cosa producevano le rispettive case aeronautiche
per i velivoli da caccia dell’epoca:
Inglesi
Gloster Gladiator, potenza
830 hp, velocità 407 km/h.
Hawker Hurricane,
potenza 1185 hp, velocità 547
km/h.
Italiani
Fiat CR-42, potenza
840 hp, velocità 430 km/h.
Fiat G-50, potenza
840 hp, velocità 470 km/h.
Grosso modo, non
c’erano grandi differenze e molto dipendeva dal disegno aeronautico dei
velivoli, per i quali avevamo ottimi progettisti aeronautici. L’industria
italiana, però – e non c’è spiegazione, dato che aveva prodotto un vero
“mostro” con l’idrovolante Macchi-Castoldi M.C. 72 – continuava a costruire
solo motori radiali, adatti per i lenti bombardieri, ma decisamente superati
dai motori in linea (più stretti, e quindi più adatti ai profili aerodinamici)
che oramai equipaggiavano i caccia come, ad esempio, il noto Messerschmitt
BF-109 tedesco.
La novità, comparve
già nel 1939 e durò (con successive modifiche) fino al 1945: si chiamava
Supermarine Spitfire.
Questi erano i dati:
Supermarine
Spitfire, potenza 1660 hp, velocità 656 km/h.
Come si può notare, una differenza abissale rispetto ai
caccia precedenti: quasi 200
km orari in più! Come avevano fatto gli inglesi?
Avevano, semplicemente, preso il motore dell’idrovolante da
competizione che aveva vinto la Coppa
Schneider, lo avevano rifinito ed irrobustito per i nuovi
compiti ed ecco la novità, che costò la vita a migliaia di piloti, marinai,
fanti e civili italiani, in cinque anni di guerra.
Per curiosità, l’idrovolante Macchi-Castoldi M.C.72 fu ritrovato in un hangar della Macchi a Venegono
(Va) dagli americani, che lo osservarono stupiti. Oggi, è esposto al Museo
Aeronautico di Vigna di Valle.
C’è una spiegazione?
Per quanto si
cerchi, non c’è una spiegazione logica. Forse sarebbe costato di più? Può essere,
ma che senso ebbe produrre il biplano CR-42 fino al 1944 per far morire,
inutilmente, migliaia di piloti ed ottenere poco o niente in termini di difesa
aerea? I colpevoli? Dovremmo chiederlo ai grandi “volatori futuristi” come
Mussolini, agli intrepidi trasvolatori come Balbo fin giù, ai generali
dell’Aeronautica i quali, oggi, già sanno di comprare un aereo, l’F-35, che non
vale una cicca rispetto al Su-57 russo, eppure tacciono, spendono cifre
iperboliche per un aereo che non serve nello scenario italiano e mediterraneo,
soprattutto osservando cosa producono gli altri.
Il Nobel adulato,
onorato, poi gettato nel cesso dei senatori a vita
E’ il 12 Maggio del 2007 quando l’allora ministro
dell’Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, dichiara urbi et orbi che il suo
ministero ha chiamato come consulente il prof. Carlo Rubbia, premio Nobel per la Fisica, per creare le basi
di un nuovo sistema d’approvvigionamento energetico per l’Italia.
Il prof. Rubbia ritiene che l futuro degli impianti solari
non riposi soltanto nel fotovoltaico o negli impianti di riscaldamento
dell’acqua a basse temperature, bensì che si possano riscaldare speciali
fluidi, che circolano in appositi circuiti pressurizzati, nel “fuoco” di
speciali specchi parabolici, e quindi raccolti in caldaie dove cedono le
calorie catturate (sono in grado di riscaldarsi oltre i 500 gradi centigradi)
ad una comune turbina ad acqua per produrre energia elettrica: è nato il
sistema solare termodinamico.
Carlo Rubbia si lancia in previsioni ottimistiche: dichiara
che un quadrilatero con il lato di 40 Km, in pratica 1.600 Km quadrati di
centrale (o centrali), sono in grado di risolvere tutti i problemi energetici
italiani. Se lo dice lui…
In effetti, Rubbia ci crede: sa che a Priolo Gargallo, in
Sicilia, c’è già una centrale sperimentale di soli 5 MW di potenza massima,
affidata all’Enel, la quale sorge accanto ad impianti petrolchimici dell’ENI.
Si tratta di farla funzionare come centrale pilota, per poi passare ad impianti
di maggior taglia: 5 MW sono poca cosa, un solo generatore a vento, tanto per
citare un paragone.
Qualcuno, fra i gruppi industriali italiani si fidò: il
gruppo Angelantoni, che iniziò a produrre a Massa Martana, in Umbria, i tubi
per contenere la miscela e la miscela di sali stessa, fino a creare un modesto
impianto dimostrativo di piccola potenza.
Oggi, il gruppo Angelantoni lavora soltanto per l’estero:
sta attualmente lavorando per l’installazione di una centrale da 55 MW in Cina,
ma nel mondo sono già molte le realizzazioni conseguenti alle idee di Rubbia.
Ad esempio, in Spagna ci sono le tre centrali Andasol, che
complessivamente hanno una potenza di 150 MW, mentre in Marocco ne è stata
costruita una, addirittura, da 580 MW (quanto una centrale nucleare) a Noor
Quarzarate, in pieno deserto.
Le centrali termodinamiche nascono come funghi, dal deserto
saudita alla Cina, dall’Australia ad Israele.
E in Italia?
Carlo Rubbia è stato nominato, nel 2013, senatore a vita. La
centrale Archimede di Priolo Gargallo funziona parzialmente a gas metano, mentre
i gruppi industriali si lamentano: non è possibile dover aspettare sei anni per
avere un’autorizzazione! Ma quale investitore aspetta sei anni per sapere se
potrà costruire una centrale solare! Niente da fare: dobbiamo girare il
rubinetto del metano, anche per far funzionare il climatizzatore se il sole è
troppo caldo.
Fine delle nostre storielle: sapete dirmi perché tenemmo un
gioiello aeronautico per tutta la guerra nascosto in un hangar? Perché la
nazione che ha inventato il solare termodinamico non ha nemmeno una centrale
degna di questo nome?
Un Paese schifoso? Sono stato ancor troppo buono e
corretto…un “di m…” ci stava meglio…
Io non conosco bene il settore industriale ma penso che i problemi italiani nascano da due limiti, ancora oggi presenti: il carattere monopolista ma "straccione" delle grandi corporazioni industriali, e l'incapacità del fascismo di innovare culturalmente il paese. Basta pensare che la FIAT è morta perché non ha mai voluto investire su nuovi modelli e motori, gli Agnelli volevano e vivono ancora di rendite, trasportate pure nei paradisi esteri; mentre al di là di una facciata retorica di modernismo il fascismo era portatore di una cultura parolaia, vanagloriosa e sostanzialmente vecchia. Tutte le vere innovazioni, fatte dal fascismo si devono a "tecnici" che appartenevano a settori distanti dal fascismo: penso a Beneduce per IRI e sistemazione delle banche. Sul piano militare Mussolini aggiunse, poi, una scelta assolutamente deleteria lasciò l'esercito e le forze armate a se stesse per non intaccare il suo ruolo di arbitro!
RispondiEliminaGiuseppe Castronovo
Molto conciso ed interessante il tuo commento. Paradossalmente, però, fin quando ci furono gli Agnelli il centro di ricerca di Cambiano (TO) funzionò. Era un centro a "largo spettro", inventarono il primo, rudimentale generatore a vento (partecipai a quell'avventura, perché venne installato da un mio amico) il quale, però, si affidava per il "dosaggio" del vento ad un sistema meccanico - delle camme e dei bilancieri - che ad ogni sobbalzo del vento andavano in pezzi. Studiarono anche le persiane fotovoltaiche, ed altre cose. Fu con l'avvento di Marchionne che il centro chiuse (non so cosa sia ora) perché era chiaro che la Fiat doveva servire solo come cassa per salvare la Chrysler.
RispondiEliminaSul Fascismo, ancora oggi ci sono persone che lo considerano un movimento modernista, e non c'è nulla di più falso. Era solo ideologia: sotto la veste dell'ideologia, non c'era niente. Basti pensare che negli anni '20 buttarono in un magazzino il primo radar italiano funzionante. Poi c'è la vecchia abitudine italiana di santificare dei finti imprenditori, soltanto capaci di prendere dallo Stato, senza innovare, senza immaginare, senza spina dorsale.
E' un'abitudine che abbiamo dall'Unificazione, e che non siamo mai stati capaci ci rivedere: a ben vedere, tecnologicamente, era più avanzato il Regno delle Due Sicilie di quello Sardo.
Ciao e grazie
Carlo
la solita svendita da parte dei "sgoverni" dell'ingegno Italiano. Loro intascano e Noi crepiamo.
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