Abbiamo letto, ovunque (1), propalate ai quattro venti, le
storielle per incantare gli allocchi che Franco Prodi, paludato “scienziato”
italiano ha strombazzato nei media, certamente aiutato da un fratello, da un
altro fratello e poi…anche Nomisma non lo avrà certo trascurato. Tutto per dire
che Greta Thunberg è soltanto una scolaretta un po’ svogliata che si diletta a
parlare all’ONU invece che a mandare foto e barzellette su Wathsapp.
Non ho mai seguito Greta perché occupato, da almeno
trent’anni, a spiegare con parole e libri che stiamo combinando qualcosa di
rischioso. Non ho mai lanciato allarmi catastrofici sullo scioglimento dei
ghiacciai – che pure avviene! – né sull’aumento del livello dei mari perché non
mi parevano queste le dinamiche interne al discorso, salvo una sola volta,
quando mi sono trovato coinvolto – con mio grande dispiacere – nel primo
(almeno, credo) Ciclone che si sia abbattuto nell’alto Mar Mediterraneo.
Venti ad oltre 180 Km orari ed onde alte 10 metri, che fu
catalogato come Uragano, Ciclone o Tempesta Tropicale (sono tutti sinonimi) di
forza 3, il 30 Ottobre del 2018. Al quale, è stata creata un’apposita pagina su
Wikipedia per spiegare il perché della differenza di quell’evento dalle tante
mareggiate che hanno colpito, colpiscono e colpiranno la costa ligure.(2)
Detto in parole povere, caro prof. Prodi, non si può
rammentare con paludamenti accademici che le condizioni climatiche della Terra
sono cambiate e cambiano continuamente: è un’ovvietà, che anche i bambini
imparano quando guardano i cartoni animati sull’Era Glaciale. Quando diventano
un po’ più grandi, imparano che l’Europa è stata sotto i ghiacci per circa
40.000 anni durante la glaciazione di Wurm, terminata appena 10.000 anni fa.
Se studiano ancora di più, capiscono che queste sono
soltanto le macro variazioni del clima, perché all’interno ci sono quelle più
modeste, come l’epoca “calda” dei Romani, poi più fredda verso il 500 d C.,
nuovamente più caldo intorno all’anno 1000, poi si scese nuovamente…e, già nel
1300 circa, in Gran Bretagna non si poteva più coltivare la vite e gli inglesi
decisero di difendere i loro feudi in Francia per continuare a bere vino: era
nata la guerra dei Cent’anni. Poi giù, per la cosiddetta “piccola glaciazione”
di metà millennio ed oggi di nuovo su: ma sono cose ovvie, che tutti sanno. Lei
vuole spacciarle per il Verbo climatico planetario?
La seconda chicca che regala ai suoi lettori è il dubbio.
Già, il dubbio. Siamo soltanto come un corpo di vetro che fluttua nel buio
cosmico nelle vicinanze di una stella, che ci regala, quindi, la sua
radiazione. Nient’altro. No, scusate, c’è dell’altro.
I cambiamenti climatici potrebbero essere determinati
(secondo Prodi) da mutamenti dell’orbita (che, però, nessuno scienziato ha mai
notato) e solo Jacques Laskar s’è lanciato a dire che sì, forse, ci potrebbero
essere nei cambiamenti, ma se ne parlerà fra 100 milioni di anni.
Ci potrebbero essere anche cambiamenti nell’asse terrestre,
ma nessuno – sono pochi decenni che abbiamo dati certi e provati – ha notato
niente del genere.
Quindi, le sarei grato se potesse chiarire un po’ le sue
fonti perché così, a naso, mi paiono molto “ballerine”.
Grazie a queste misteriose “fonti” però – che non vorrei
fossero la fantasia sfrenata che si può notare nel suo sguardo “furbetto” – lei
esclude categoricamente che l’uomo sia stato in grado di modificare il clima
terrestre.
Tot fotoni arrivano, tot se ne vanno: alla salute! Cin-cin.
Concordo con lei quando esprime il suo dolore per le mille
ferite d’origine chimica che inferiamo al Pianeta: ha ragione, però non è
facile vivere in 7 miliardi (essendo pure un po’ stupidelli) in questo
territorio finito dei cinque continenti, senza – peraltro – cercare di capire
come si possa fare a meno della Chimica nell’ambiente: non abbiamo una
mentalità ciclica, lo ammetta, e la prima cosa che ci viene in mente è:
influenza? Antibiotico. Peste suina? Antibiotico. Malaria? Clorochina. Ecc,
ecc.
Quindi, lei, passa a verificare qual è la posizione della
(sua) Scienza nei confronti del problema: non le passa nemmeno per la mente
che, oggi, circa il 90% degli scienziati se non è convinta, ha forti sospetti
che buttare nell’atmosfera per un secolo un mare di CO2 qualche
effetto può averlo. Gli altri? Non so, faccia lei: però i 16 milioni di dollari
che la Exxon-Mobil
destinò come “finanziamento” per “alcuni” scienziati, cos’erano?
E passiamo ai dati, che lei sciorina così, facilmente, come
se fossero oro colato.
Il primo, ovviamente, è quello sull’aumento della
temperatura media globale: 0,2 gradi negli ultimi due secoli. La fonte, prego?
Mi sono un po’ documentato prima di risponderle, ed ho
trovato questo grafico, il quale è contenuto in un articolo de “L’Inkiesta” (3) – noto format
giornalistico, con tanto di fonti – dal quale si evince che l’aumento delle
temperature medie, dal 1960 ad oggi, è di circa 0,7 gradi centigradi.
Riportando, quindi, le lancette della Storia all’inizio
dell’era industriale – circa due secoli – non è una bestemmia affermare che
l’aumento della temperatura media è stato di circa 1,5 gradi, come sostengono
quel 90% di scienziati “creduloni” non perché sono corsi appresso a Greta,
bensì soltanto perché hanno studiato il problema e sono giunti a deduzioni
logiche. La fonte del grafico? La compagnia petrolifera Exxon-Mobil, che pagò
un sacco di soldi poiché non fosse divulgato: per fortuna ci sono alcuni eroi
come Julian Assange anche nel mondo scientifico, per rivelare ciò che si cerca
d’insabbiare.
E veniamo al tormentone della “prova scientifica” che non
c’è, ossia non è dimostrato che l’aumento delle temperature sia dovuto alle
attività umane: il noto principio dell’epistemologia scientifica che prevede la
riproducibilità dell’evento. Non posso che darle ragione, poiché una simile
“prova” – trattandosi, nel contesto interessato, niente di meno che dell’intera
Biosfera! – quando la prova ci fosse, l’intera umanità non si saprebbe dove
andrebbe a finire.
Oddio, qualche prova c’è: è scientificamente dimostrato in
laboratorio che l’aumento dei gas serra (principalmente CO2 ed
altri) provoca una riflessione verso la superficie del Pianeta della radiazione
infrarossa, proporzionale alla quantità di gas serra immessa.
E’ una sperimentazione facilissima, per la quale bastano due
identici recipienti di vetro – alla medesima temperatura – attraversati dalla
medesima radiazione fotonica, e due termometri per la rilevazione immersi in
due, uguali, strati d’acqua sottostanti. In uno aria, nell’altro aria + CO2:
è stato fatto ed i risultati scientifici sono incontrovertibili.
Non è proprio come dice lei: “i fotoni arrivano e se ne
vanno”, i fotoni arrivano, si trasformano in radiazione infrarossa (rifrazione)
e poi, invece di prendere la strada degli infiniti spazi cosmici (riflessione)
in parte ritornano a terra aumentando l’energia che ristagna. La quale, a
volte, si “consuma” trasformandosi in energia cinetica che mette in moto
l’atmosfera sotto forma di venti, mari e
tempeste varie. Oppure ristagna, regalandoci sì Inverni quasi inesistenti, ma
Estati da caldo africano.
C’è poi l’aspetto economico, per il quale molti – che
credono d’essere i polli più furbi del pollaio – lanciano impietosi strali:
ecco! Vogliono l’economia “verde” perché ci sono enormi interessi economici
attorno! Sono finanziati dalle lobby “verdi”! Eccetera, eccetera.
In un sistema economico globale (quasi) totalmente
capitalista è inevitabile che qualsiasi nuova realizzazione coinvolga le
banche, le finanziarie, i fondi sovrani ed i fondi d’investimento privati. Che
si costruisca un generatore a vento oppure una piattaforma petrolifera, un
pannello solare od una centrale nucleare, i soldi da lì devono arrivare. Sono
scelte di natura politica, che poi devono rivolgersi al sistema finanziario.
I governi, dopo Chernobyl e Fukushima, non gradiscono più il
dover installare una tecnologia la quale, al minimo errore – e mi dica lei se
possiamo eliminare l’errore dal calcolo delle probabilità! – consegna intere
regioni al disastro, all’inabitabilità, a costi astronomici per almeno sopperire
un poco al problema, già sapendo di non poterlo risolvere.
Se desidera, dia un’occhiata (4) ai terrificanti problemi
che ha incontrato Areva nella costruzione della centrale nucleare di Oikiluoto
in Finlandia per renderla almeno “accettabile” per l’aspetto sicurezza, dal
quale si ricava che la sicurezza assoluta, in campo nucleare, non esiste.
La fusione nucleare? Per ora non c’è nulla di serio, a parte
i ritardi che la Francia
accampa anno dopo anno per la prima sperimentazione: sono vent’anni che il
balletto va avanti.
La realtà, invece, qual è?
La Gran Bretagna
ha recentemente stanziato 41 miliardi di sterline per installare nuovi “campi”
di generatori eolici nei mari che la circondano: 41 miliardi, mica bazzecole, battendo la Germania che ha fermato
il suo investimento a 23 miliardi di euro.
La Gran Bretagna
– non so se lei è a conoscenza di questa vicenda – già in anni lontani fu
incaricata dai consessi internazionali d’interessarsi alla Corrente del Golfo.
Responsabile è l’università di Southampton, che svolge periodiche rilevazioni
usando un sommergibile della Royal Navy.
Le rilevazioni iniziarono intorno al 1970, quando gli
inglesi individuarono 12 enormi “camini” d’approfondimento delle acque
“esauste” della Corrente, ossia dove le acque scendevano verso il fondo e
tornavano verso il Golfo del Messico: una sorta di circolazione “a
termosifone”. Oggi, ne hanno ritrovati solo due ed a latitudini più basse,
perché le acque calde e salate della Corrente incontrano prima le acque dolci
di scioglimento dei ghiacci polari (più leggere) e scivolano sotto.
Insomma, la
Corrente del Golfo ha perso consistenza, ed anche il fenomeno
meteorologico definito “Anticiclone delle Azzorre” (dipendente dalla Corrente)
è sostanzialmente diminuito: un tempo, d’Estate, in Europa s’espandeva
l’anticiclone delle Azzorre. Oggi è molto ridotto e nel Mediterraneo s’espande
l’anticiclone Africano, più torrido e meno temperato.
E la Gran Bretagna
– che caso! – finanzia con ben 41 miliardi di sterline un piano epocale di generatori
a vento!
C’è poi il tormentone dello scioglimento dei ghiacci Artici
ed Antartici.
Nessuno ha mai detto che il Mar Glaciale Artico si
scioglierà totalmente, giacché se questa – finalmente! – fosse la“prova
scientifica” caparbiamente ricercata, a New York abiterebbero solo più dal
secondo piano in su e Central Park sarebbe un grazioso laghetto dove
incrocerebbero i vaporetti al posto degli autobus.
La realtà è, invece, che le regioni periferiche della
calotta artica stanno degenerando e si sciolgono sempre per più tempo, mentre
si ricostituiscono, in Inverno, con spessori sempre più sottili.
D’altro canto, perché Putin ha ordinato la costruzione di
ben 21 nuovi rompighiaccio a propulsione nucleare – con quello che costano!
Noti che la US Navy ha
solo 12 porterei nucleari! – per navigare nel Mar Artico?
A meno di pensare che Putin sia un idiota, non c’è altra
spiegazione che il Mar Artico – sul quale la Russia ha numerosi porti commerciali – è libero
da ghiacci, nella parte periferica, per quasi otto mesi l’anno e, per i
restanti quattro, i rompighiaccio guideranno le navi fino agli oceani.
Perché questa soluzione? Poiché il trasporto marittimo è il
meno costoso e perché il Mar Artico consente di raggiungere moltissimi,
importanti porti in Europa, Asia e in America mediante rotte parecchio più brevi
rispetto ad una rotta a latitudini più basse.
Insomma, prof. Prodi, forse un briciolo d’umiltà non
guasterebbe, sciolga un cucchiaino di dubbi nel suo sapere scientifico così
certo e cristallizzato: ha sentito parlare del cardinal Bellarmino? Eh, finisce
un po’ per assomigliargli…
Greta non c’entra niente, è soltanto una testimonial
arrivata a caso o creata…ma è il problema che sottende il dato importante: ci
sono migliaia di giovani, anche italiani, che lavorano – ben pagati – nei nuovi
campi della ricerca energetica. Non capisco perché, un semplice cambiamento nel
sistema d’approvvigionamento energetico, debba scandalizzare fino a questi
punti!
Arrivò la ferrovia? I cavalli tornarono nelle stalle e
furono sostituiti da allevamenti bovini…quale fu il problema?
Oggi, i generatori a vento hanno raggiunto una potenza
unitaria di quasi 10 Megawatt, il suo collega Carlo Rubbia ha inventato un
sistema eccezionale per la captazione solare…di cosa dobbiamo preoccuparci?
D’altro canto, il ministro del Petrolio saudita, molti anni
fa, fu profetico quando disse: “L’Età
della Pietra non terminò di certo per l’esaurimento delle pietre, e così l’Età
del Petrolio potrebbe terminare prima dell’esaurimento del Petrolio.”
Se ne faccia una ragione: su, coraggio.
Io, di fronte a questi problemi, mi pongo sempre due domande:
RispondiElimina1. Per chi predica questo tizio?
2. Costui, non ha figli, nipoti e/o altri discendenti?
Non credo affatto che Franco Prodi sia impreparato, ma sono sicuro che sia in malafede.
Ciao
Non penso sia in malafede, penso soltanto che sia...un benestante,moooolto benestante. Ciao
RispondiElimina90%??? gli ha contati o crede a ciò che scrive certa stampa? se anche lei cade in questa trappola, siamo rovinati...
RispondiEliminaLa realtà ed i numeri sono molti diversi. Prodi non è certo l'unico e non è certo solo (certo, la sua parentela non aiuta, ma sarebbe un pregiudizio), anzi... direi che i più autorevoli sono certi che il Co2 prodotto dall'attività umana ha una influenza del tutto trascurabile.
Fare ricerca per trovare fonti alternative energetiche efficienti è giusto e doveroso. Cercare di spingere con argomentazioni poco oneste, no.
Se vuole le faccio la lista e le fornisco una bibliografica chilometrica... ma diciamocelo... non servirebbe, è tutto pubblico, basta cercare e non imitarsi quelli che altri ci sbattono in faccia (poi sull'auto elettrica lasciamo perdere, più inquinante delle batterie al litio, fra costi ed energia di estrazione, uso di sostanze altamente tossiche ed inquinanti per la purificazione del litio, enormi problemi di smaltimento con miliardi di batterie la cui vita media è risible...)
Insomma, lasciamo tutto quanto com'è, il rischio non esiste, state tranquilli, comprate auto diesel che vanno benissimo, se creano un po' di smog non fa niente...c'è sempre stato...
RispondiEliminaFederico: sono stanco di confrontarmi con gente che non vuole capire...andate per la vostra strada, tanto, i governi mostrano un'attenzione sempre maggiore per le nuove tecnologie energetiche verdi. Io, l'auto elettrica non l'ho nemmeno citata, perché è sulle fonti che bisogna lavorare, non al fondo della catena. Tanto, è tutto inutile: ti ricordo che questa querelle non è Roma-Lazio o Inter-Milan...è qualcosa di più serio. 41 miliardi di sterline il piano energetico/eolico inglese...questo è ciò che conta...poi, se volete correre dietro ai miliardi che le compagnie petrolifere immettono nei media per confortare le loro tesi indimostrabili, fate pure...Ciao
Carlo
Scusate la celia. A me certi discorsi fanno venire in mente mia moglie che, quando sbaglia a salare il cibo, si giustifica così: questo sale sala di meno o di più, a seconda del risultato, di quello normale.
RispondiEliminaCiao
Non ho capito la metafora di Ambrogio.
RispondiEliminaLa metafora é: Federico si accorge della bibliografia chilometrica ma non vede quella misurabile in anni luce che dimostra il contrario. Forse è troppo grande per la sua vista!
RispondiEliminaOppure, come mia moglie, gli piace arrampicarsi sui vetri.
Adesso ho capito. Federico, temo di no. Ciao
RispondiEliminaBuonasera a tutti.
RispondiEliminaAnche qualora l'attuale attività umana non sortisse questi grandi effetti sul riscaldamento globale rimarrebbe l'evidenza di come risulti nociva per la salute, ci stiamo avvelenando.
Il più bel nespolo giapponese che abbia mai visto si trova nel giardino di una villa nella prima cintura di Torino segno che tanto CO2 e tepore ai vegetali male non fa. Di così belli e rigogliosi non ne ho visti manco in sicilia. Sul fatto che i frutti di quella pianta siano sani nutro però molti dubbi.
La settimana scorsa sono sceso in frutteto per la potatura, abito a 600mt slm ai piedi del Monviso, i mandorli sono in fiore (?), sui kiwi ho raccolto alcuni frutti dimenticati, in perfetto stato di maturazione. Fin qui tutto bene, anzi prodigioso. Non fosse che da 5 anni non salvo manco il 20% della famiglie d'api che inverno, pur alimentandole col candito, facendo profilassi contro varroa, trappole per vespe vellutine ed ogni sorta di sforzo.
I castagni seccano così: di colpo. Idem dicasi di noci e peggio ancora ciliegi e carpini, qualcosa che non funziona c'è eccome, siamo avvelenati. Hanno tanto rotto il cazzo con la terra dei fuochi ma i posti piu' devastati sono qui, torinese e Brianza, solo che l'economia traina a quindi tutti muti ed andare. Tanto abbiamo uno tra i più importanti istituti di ricerca contro il cancro, guardacaso, qui a due passi, a Candiolo. E che non mi si sciorinino numeri, a me interessa la vita non le statistiche, come Bukowski o prima Trilussa.
Forse, tutti i dati che citi sulla tua zona, indicano semplicemente un mutamento di clima molto veloce ed imprevisto. Io, qui a Saliceto, primo paese del Piemonte oltre la Liguria, ritengo che nelle zone collinari si potrebbe dar inizio alla coltivazione dell'olivo, con le cultivar che recentemente sono state innestate con gli olivi di Casale Monferrato, sopravvissuti in un monastero dall'anno 1000. Le vendono al mercato di Mondovì.
RispondiEliminaCerto, si può ragionare su ciò che sta avvenendo, capire le posizioni delle altre persone, ma quando c'è totale chiusura (vedi Prodi o Federico) purtroppo non c'è discorso che tenga. E' tutto inutile.
Ciao
Carlo