Non riesco proprio
a comprendere che senso abbiano le zuffe sulle “grandi vittorie” dell’Unione
Europea o sulle “rovinose cadute” del governo italiano: secondo me, se si vuole
ragionare in tal senso, bisogna tenere d’occhio sia il passato (ossia la Storia
che ha condotto all’oggi) e sia la diplomazia, ossia i grandi e lenti movimenti
delle grandi potenze. Sento parlare dell’Europa come di un consesso invincibile
di finanzieri agguerriti e onnipotenti: a mio avviso, non è questa la realtà.
In questi giorni
stiamo assistendo allo stato comatoso che precede l’agonia dell’Unione Europea:
il disfacimento è evidente, sin dall’incedere claudicante e assente del suo
presidente, quel Jean-Claude Juncker che resse, sin dalla sua nascita, l’Eurogruppo, ossia la “associazione”
dei Paesi dell’euro all’interno dell’UE. Qui è il nodo dell’involuzione
terminale europea.
Osservando lo
scenario dall’esterno, la vicenda italiana – se, da un lato, perde senso –
dall’altro lo acquista, giacché può essere proprio il detonatore per la sua
fine politica, anche se il governo, saggiamente, per adesso lo nega.
Juncker sarà
l’ultimo Presidente? Può essere, perché è sotto la sua visione che è maturata
la fine, sin da quando blaterava del primato dell’Economia sulla Politica per
finire, malato e sconfitto, a governare un’EVA: una Entità di Vuoto Assoluto.
C’è da chiedersi il
perché l’UE abbia affidato lo scettro nelle mani di un uomo evidentemente
malato, e da molto tempo: Beppe Grillo (1) ha un po’ scherzato sul suo stato di
salute, ma un’amica infermiera (proprio nel settore geriatrico) ha
sostanzialmente confermato le ipotesi di Grillo. Un mix di farmaci ed alcol in
dosi massicce, ingeriti (contemporaneamente, perché alcolizzato) poiché sofferente
di qualche malattia ai nervi spinali. Una malattia non da poco – non una
sciatica, tanto per capirci – ma qualcosa di più grave, una malattia
probabilmente degenerativa che i medici tengono a bada con massicce dosi
d’antidolorifici.
Il pover’uomo
sembra Eltsin, quando – sceso dall’aereo in Germania – ballò l’inno nazionale
tedesco, di fronte ad una platea di politici, militari ed autorità varie
esterrefatti. Eltsin, almeno, aveva l’aria più allegra.
Da dove inizia
questa storia?
In realtà, la
storia dell’UE è un film in due tempi, od episodi: dapprima la fase
preparatoria – che vide ben tre presidenze di Jacques Delors – fino a quella di
Prodi: fu il periodo nel quale un progetto sballato fu mandato avanti
ugualmente, anche se non s’era mai vista la nascita di una entità
sovranazionale con poteri politici cementata soltanto da una moneta comune e,
dopo l’ingresso dei Paesi dell’Est, nemmeno da quella. Pareva d’associarsi
all’ARCI, oppure alla Lega Calcio dilettantistica.
Soltanto dopo,
nella fase due, ci s’accorse d’aver consegnato nelle mani di “qualcuno” le
proprie vite.
Cos’era successo?
Il progetto
politico – per semplicità potremmo definirlo Delors/Prodi – giunse a
conclusione con la presidenza Prodi: nel 2002, l’euro divenne la moneta comune.
E la politica?
Quella non si era
riusciti a rabberciarla in nessun modo: il Parlamento viene tuttora eletto a
suffragio universale, ma non decide nulla, non si sa cosa e perché vota, in
compenso i ministri sono nominati dai singoli Stati e la Banca Europea gode di
ampia autonomia. A quale Nazione è correlata? Non si sa. Vi sembra che una roba
del genere possa reggere a fronte degli USA, della Russia e della Cina?
Nel 2005, viene
eletto per due mandati Barroso – un uomo insignificante, pronto a qualsiasi
compromesso – ma, parimenti, cresce il potere dell’Eurogruppo che non è più un semplice consesso di economisti,
bensì diventa il vero deus ex-machina dell’UE. L’Unione Europea abbandona i
progetti di sviluppo, quasi nessuno sa che il prossimo anno, in Francia, doveva
partire in via sperimentale il primo reattore a fusione e confinamento
magnetico…ma la data è stata spostata al 2025, poi chissà…
L’importante è il
“passaggio” di Juncker dall’Eurogruppo alla presidenza dell’UE, che ha sancito
la fine del progetto europeo, poiché non s’è mai visto che una pletora di
banchieri riesca a governare un continente.
La politica viene
messa da parte: si distribuiscono ancora fondi per centinaia di miliardi, ma
non c’è nessun progetto politico alle spalle. Solo finanziamenti a pioggia e misere
alchimie finanziarie: il dramma è tutto qui.
Se n’accorge anche
uno tizio che queste cose avrebbe fatto meglio a dirle anni prima, ma
(colpevolmente) non le disse proprio, ossia Prodi:
“È anche ora che i responsabili politici
europei si rendano conto che, senza l'Italia, non vanno da nessuna parte.”
Nello stesso
articolo (2) si cita Prodi: “chiede all'Europa e ai governi tedeschi di fermare
la stampa tedesca e il
commissario europeo al bilancio da commenti che offendono la democrazia
italiana.”
E’ ovvio che
perdere (dopo Brexit…) la terza economia dell’Unione è come perdere un braccio
o una gamba, ma non solo: l’Italia ha una posizione geografica centrale
all’interno dell’UE, è al centro del Mediterraneo, nel quale gode di una
posizione strategica che nessun altro ha. Insomma, senza l’Italia l’UE
porterebbe i libri in Tribunale e chiuderebbe bottega: di questo, sono
arcisicuro.
Passiamo, quindi, a
verificare l’operato del governo. Cosa doveva (poteva) fare?
E’ nato un governo
di coalizione senza un accordo
politico, bensì un contratto scritto
e firmato. Un limite? Certo, ma come si poteva fare altrimenti all’indomani del
4 Marzo 2018?
Mattarella ci provò
pure, e il governo Cottarelli incassò lo 0% degli appoggi parlamentari. Se
qualcuno fece dei calcoli bislacchi a Bruxelles, dovette accorgersi che
l’Italia non è la Grecia – sulla quale si possono anche “sperimentare” le
alchimie finanziarie, tanto il popolo paga e tace: la Grecia, sola, non può che
inchinarsi – mentre l’Italia non rinuncia al piccolo privilegio, se buttata (o
uscita di sua volontà), di trascinarsi dietro tutto l’ambaradan europeo.
Oggi, a otto mesi
dalle elezioni, gli scenari non sono cambiati: vi incanta il “successo” di
Salvini? Se siete degli appassionati di sondaggi, fate un po’ il conto di
quanto valeva e vale (in voti o sondaggi) il vecchio centro destra: grosso modo
la stessa cifra. Nessuno, che abbia un minimo di sale in zucca, può credere
d’andare ad elezioni (e poi governare) con un patrimonio del 40% dei voti. M5S
e Lega sono vicini al 50%.
Questo governo,
quindi, è obbligato a restare: questo non significa che sia il non plus ultra!
Al piccolo
industriale del Nord non sta bene il sussidio di disoccupazione (RdC) del M5S,
come all’elettore di sinistra non sta bene che in finanziaria si facciano
condoni anche per chi ha portato l’azienda all’estero.
Ma – e questa è la
realtà – la maggioranza degli italiani (che per qualcuno sono solo stupidi, ma
ci andrei piano a dare dello stupido a milioni di persone) ha capito che altra
strada non c’è. Alternative?
PD: antifascismo,
accoglienza e un milione di posti di lavoro.
Berlusconi: zero
tasse, ordine, legalità e un milione di posti di lavoro.
PD + Berlusconi:
due milioni di posti di lavoro e un sacco di balle.
Per comprendere la
faccenda, allora, dobbiamo inquadrare l’aspetto internazionale: è vero che
l’Italia, per Trump, è il grimaldello per scassinare la tronfia e grossolana
protervia tedesca (già vista in passato due volte), ma non ricamiamoci sopra
troppo: è una faccenda secondaria nel gran gioco internazionale.
Il vero gioco è
limitare l’ascesa cinese e controllare la crescita della potenza militare russa
la quale, per giunta, è al centro di un’alleanza che conta più tre miliardi di
persone: lo SCO, o Patto di Shangai. Le economie dello SCO, seppur meno ricche
pro capite, superano già oggi in valore economico quelle occidentali. Non è
certo una sfida facile per Trump, come non lo è per russi e cinesi: questa è la
realtà.
Ora, di fronte a
questi grandi numeri, cosa volete che contino le intemperanze dittatoriali di
qualche capetto periferico del Lussemburgo, olandese o tedesco? L’importante è
che l’Europa segua senza smagliature la Nato, che rimane il cane da guardia USA
nel mondo (per ora).
Cosa volete che
conti la grande industria automobilistica tedesca, quando è in Cina che si
vendono più auto elettriche che in ogni altro posto della Terra! Nell’ultimo
anno, la Cina ha investito 21,7
miliardi di euro nella produzione di veicoli elettrici. L’Europa solo 3,2. La
vendita di auto elettriche (il futuro) è oramai in Cina al 50% sul totale delle
vendite: nel solo 2018, ne sono state vendute (o prenotate) 294.000! (3) (4)
Il futuro è in
Oriente e, oggi, non servono nemmeno più tanto i capitali occidentali che,
all’inizio della “lunga marcia capitalista” cinese, piovvero a Pechino: oggi,
ne hanno in abbondanza.
La “vecchia Europa”
è invecchiata non solo sotto l’aspetto demografico: non ha fatto tesoro delle,
seppur ingenue, proposte che fece il presidente Wilson alla conferenza di Pace
di Versailles nel 1919, un secolo fa!
Smettetela di
litigare per quattro linee di confine, per le sponde di un fiume…oggi, si
potrebbe parafrasare: smettetela di litigare per un 1,6 o un 2,4%! Ci perderete
tutti!
Ma la vecchia
Europa ha preferito vestire i panni di un’Entità di Vuoto Assoluto, piuttosto
che accettare che uno dei suoi più importanti Stati membri provasse la via
keynesiana, all’opposto della solita austerità “targata” Friedman & scuola
di Chicago, che non ha dato risultati.
Sono d’accordo con
chi sostiene che entrambe le vie sono interne al sistema capitalista e che, di
conseguenza, non potranno portare a grandi novità sotto l’aspetto delle
maggiori risposte ai mille dubbi dei nostri tempi: energia, ambiente,
produzione, robotica, informazione, socialità…
Certo: è vero.
Rispondetemi, però,
con franchezza: preso atto del livello medio dell’elettore italiano (o europeo,
americano, ecc) ve la sentireste di proporgli la sequela di dubbi sopra esposti
sul cosiddetto “sviluppo”?
Sono maturi i tempi
per affrontare temi come la decrescita, l’economia circolare, il rapporto
uomo/robot…ecc? Sono temi che possono affrontare le persone abituate al
confronto, alla critica, ad dibattito: la gran maggioranza, s’accomoda di
fronte al Tg1.
Ma, almeno,
smetterla di litigare per decimali di bilancio a fronte di qualche
miglioramento – considerando l’evidente incapacità di gestire modeste beghe fra
piccole tribù che occupano questa o quella penisola europea – ci pare un
obiettivo minimo, che si può raggiungere senza strapparsi i capelli. E che può
essere compreso da una platea più ampia.
Sarebbe un
obiettivo raggiungibile, se a livello europeo si discutesse in termini politici – come sempre è stato nelle
trattative diplomatiche – invece che dissertare non di economia (l’economia politica è già scienza
accettabile), bensì di bilanci, di previsioni, di “outlook” generati da
soggetti privati terzi che nessuno ha nominato e che non si sa a quale titolo
decidano le nostre vite.
Qualcuno ha detto
che l’Europa ci ha “salvati” dal rischio di una nuova guerra europea o
mondiale: non è vero.
Molto probabilmente
non ci sarà nessuna guerra sul campo di battaglia, ma ciò che resterà di questa
Entità di Vuoto Assoluto avvelenerà le menti ed i cuori per generazioni. Sia
maledetto chi ha voluto tutto questo.
(2) http://www.ilgiornale.it/news/ritorno-prodi-prossime-elezioni-referendum-sulleuropa-1534408.html