Tutti sappiamo che l’Europa ci frega, ma non immaginiamo
fino a che punto la truffa è raffinata. Oh, certo, sì…paghiamo con un euro di
debito una banca, per la quale, se quella moneta vale 10 centesimi è già tutto
grasso che cola. Anche una banconota da 500 euro costa pressappoco qualche
centesimo, ma il guadagno è maggiore: se, poi, è denaro elettronico…puf! Non
costa niente. E ti sei indebitato per il valore nominale.
Un sistema come questo, però, richiede che la gente ci
creda, che non possa farne a meno, che abbia paura se taglia i legami con la
banca strozzina. Per fare questo, ci vogliono fior di politici e di
giornalisti: e chi paga? Sempre noi, paghiamo anche le fruste dei nostri
aguzzini. Mai dato uno sguardo ai bilanci dell’UE?
L’UE è “prodiga e trasparente”, quando si tratta mostrare
quanto sono buoni ed onesti con noi, salvo che – come in ogni gioco di un
prestigiatore – il trucco c’è, ma non si vede. E non parlo d’ingegneria
finanziaria: è più semplice, ma efficientissimo.
Vediamo, anzitutto, quanto versano e ricevono i vari Paesi,
annualmente, all/dall’UE, considerando che una parte viene restituita sotto
forma di finanziamenti:
Ogni anno (dati 2015) la “tassa” che l’Italia paga per
rimanere nell’UE è di circa 14-15 miliardi di euro (1) mentre quelli che ci
ritornano sono circa 12-13. Così, adesso
abbiamo ben cinque livelli di tassazione: Europa, Stato italiano, Regioni,
Province (ora “Enti di vasta area”) e Comuni: una bella zuppa, non c’è che
dire.
Perché, se l’Italia è un Paese in “gravi difficoltà” per
quanto riguarda il debito pubblico, non riceve più di quanto dà? La Grecia, difatti, e nel
novero dei “riceventi” come, del resto, l’Estonia che non ha – praticamente –
debito pubblico. Mistero. Chissà, poi, perché la Spagna riceve parecchio di
più rispetto a quanto versa…insomma, è un guazzabuglio senza senso, dove sembra
che più dei dati oggettivi – di bilancio o di bisogno – contino di più appoggi
ed alleanze con Paesi potenti.
Un altro aspetto è che – con un paio di eccezioni – tutti i
Paesi dell’area euro sono a saldo negativo, mentre i Paesi fuori dall’euro sono
a saldo positivo: la Polonia,
ad esempio, riceve 9 miliardi in più di quanto versa, (l’ammontare del RdC
tanto contestato all’Italia), che insieme alla Grecia non ha mai avuto un serio
assegno di disoccupazione, quale il RdC è. Si vede che il detto “se lo conosci
lo eviti”, riferito all’euro, si è fatto strada e…devono far vedere che sono
prodighi!
Ci piacerebbe anche sapere come mai il signor Juncker
s’arrabbia così tanto per l’Italia quando il suo Paese – che è un paradiso
fiscale nel bel mezzo dell’Europa – versa pochissimo: eh già…i lussemburghesi
sono pochi ed il PIL è scarso…in compenso, i bilanci delle banche sono
astronomici…
Tutti i Paesi a forte penetrazione economica tedesca
(soprattutto industriale) sono a saldo positivo: così è anche per la Spagna, dove i capitali
germanici hanno investito in lungo ed in largo.
Ma…ciò che riceviamo? Sono pur sempre una dozzina di
miliarduzzi…
Vediamo come l’UE li ripartisce per aree economiche (2):
L’UE riceve, complessivamente, circa 155 miliardi l’anno
dagli Stati membri però i bilanci sono settennali. Perché? Forse un “ricordo”
dei piani quinquennali sovietici? Mistero.
Ciò che più è importante è notare la ripartizione del bilancio
di previsione 2014-2020, che supera la fantasmagorica cifra di 1.000 miliardi
di euro e che aumenta ogni anno di 4 miliardi. Beati loro: lo sanciscono per
editto, come gli imperatori del Sacro Romano Impero.
Curiosità (ma non troppo) l’UE spende – ogni anno – circa 4
miliardi in compensi, cioè stipendi. Riteniamo che, nella cifra, ci siano sia i
politici che i burocrati…oppure i secondi sono pagati con i 10 miliardi annui
dell’amministrazione? E Global Europe, cos’è? Sono più di 9 miliardi annui
spesi per l’immagine dell’UE nel mondo e per le spese conseguenti: un bel
mistero, visto che l’UE non ha un’unica politica estera e non è nemmeno
un’entità statuale, federale o confederale. E allora?
Rimangono pochi spiccioli – circa 2,5 miliardi l’anno – per
sicurezza e cittadinanza e ben 20 miliardi l’anno per crescita e lavoro.
Ma veniamo alle due ripartizioni principali, che sono,
rispettivamente, la prima più legata agli aspetti industriali (Coesione…ecc) e
la seconda all’agricoltura, che si “beccano” la prima circa 50 miliardi l’anno
e la seconda addirittura circa 60 miliardi tondi tondi l’anno.
Cosa ci fanno?
Beh, se notate (3) la sfilza di finanziamenti a fondo
perduto capite subito che si tratta di soldi dati a soggetti pubblici od altri
grandi investitori privati. L’Europa, ai piccoli imprenditori o, comunque, a
qualcuno che non abbia dietro “consistenti” appoggi politici, non dà una mazza.
Due brevi esempi:
Due ragazze avevano deciso d’avviare un’attività legata al
loro territorio (Langa), ossia una stalla dove allevare capre per fare formaggi
caprini: ci sono riuscite – e adesso vendono le loro formaggette – ma le hanno
aiutate le loro famiglie. Pur bussando più volte a molte porte, non hanno
ottenuto nulla dalla “grande” Europa.
Nella seconda fui coinvolto personalmente.
L’idea, partita da una parrocchia, era quella di creare una
cooperativa fra ex carcerati che si occupasse di restauro ligneo: fui
interpellato come esperto del settore (provengo da una famiglia d’antiquari)
insieme ad un amico restauratore. Credevamo, essendo le uniche persone esperte,
di dirigere la struttura ma non era così: la direzione generale della struttura
era affidata ad un “diacono” che nessuno conosceva. Incontrai questo “diacono”,
m’offrì una grappa e mi disse “tanto è inutile che voi pretendiate la
direzione, perché “noi” riceveremo i fondi europei, voi mai.” Bevvi d’un sorso
la grappa e lo salutai. A mai più.
Quella enorme massa di denaro (4) che viene elargita per
vari “progetti” non è altro che una colossale regalia al potere politico di una
nazione, allo scopo di garantirsi la fedeltà assoluta ai dettami europei.
I mille capannoni abbandonati, cosa furono? Altrettante
tangenti o, comunque, “provvigioni” ottenute da “progetti” che erano
inconsistenti, privi d’utilità economico-sociale, buoni solo per finanziare
questo o quello, europeisti convinti, ovvio.
Infine, c’è la bella favola del Fondo Sociale Europeo – il
quale, per sua definizione, potrebbe essere usato anche per il RdC – ma no, non
s’ha da fare. Perché? Perché la gestione del FSE era delle Regioni, poi delle
Province…e adesso? Sono i famigerati “centri per l’impiego”, ossia posti dove
una miriade di burocrati s’affannano per farti credere che il lavoro si
troverà…a patto di fare quel certo corso d’aggiornamento, tenuto dal luminare
universitario, pagato profumatamente…mediante il quale magari ti daranno anche
un punteggio. E, tu, mangiaci col punteggio. Mentre loro sono i veri
destinatari del FSE: erano la base elettorale dei partiti che prima erano al
governo e che temono un’affermazione dei sovranisti alle prossime elezioni
europee. Finisce la pacchia? Vedremo.
Un bilancio europeo siffatto serve soltanto ad un
trasferimento di denaro, che passa dai fondi pubblici alle tasche private:
difatti, l’Europa è il continente che più esporta capitali nei paradisi fiscali
(Isole Cayman, ecc), come dimostra il grafico (5):
Ben 2600 miliardi di dollari! Pronti, all’evenienza, ad
acquistare stock di debito pubblico di un certo Paese, oppure a venderli: così
si ottiene il controllo di un continente, mediante lo spread ed il tipico
atteggiamento dei cravattari.
Del resto, cosa ci si può aspettare da un uomo (Juncker) che
ha promosso l’elusione fiscale per le grandi aziende, nel suo Paese e nel resto
d’Europa, documentata da un’inchiesta di ben 80 giornalisti di 26 Paesi, ed un
processo nel quale i giudici (lussemburghesi) hanno condannato…i giornalisti
che avevano indagato!
Ora, torniamo a noi ed a quel famoso 2,4% che ha fatto infuriare
Juncker: una nazione, pesantemente indebitata (come quasi tutti i grandi Paesi
Europei), decide – dopo anni d’inconcludenti restrizioni economiche – di
provare la via keynesiana, ossia di fornire risorse alle fasce più deboli della
popolazione affinché, visto che quei soldi finiranno spesi per necessità (e non
alle Cayman!), si possa innalzare la crescita e, in questo modo, ridurre il
rapporto debito/PIL.
E’ un tentativo plausibile? L’alternativa? Continuare in ristrettezze con il debito che
sempre aumenta?
Crediamo che Juncker sia arrabbiato, perché loro campano
proprio sul debito altrui, come gli usurai: se qual debito non ci fosse, si
dovrebbe inventarlo!
Però, c’è un però. Per la prima volta sono giunti al potere
partiti anti-europeisti: non tanto per principio, quanto per la miseria che è
diventata questa Europa, che va sempre peggio, nella quale l’Indice di Gini (la
disuguaglianza sociale) è sempre in aumento, nella quale in ogni Paese
s’avvertono solo “necessità di tagliare”, via welfare, via scuole, via
ospedali…
Il guaio è che è capitato in un grande Paese: l’Italia. Al
punto che, se si dovesse giungere ad uno scontro veramente duro, quel Paese
potrebbe sottoporre ai suoi elettori un referendum consultivo (come per il
referendum consultivo per l’adesione, nel 1989) e decidere, vista
l’impossibilità di rimanere insieme, d’andarsene. E sarebbe la fine dell’Unione
Europea.
Alcuni burocrati Europei l’hanno capito (Moscovici, ad
esempio, più “morbido”) mentre Juncker – che non è un gran politico, la sua
formazione è prevalentemente economica – sembra non volerlo capire. Alle
prossime elezioni europee lo capirà: coraggio, Juncker, non è mai troppo tardi!
Praticamente la UE è una finanziaria con una banca
RispondiEliminaJunker - e' il rampollo dei Junker nazisti che costruivano aerei - o sbaglio ?
RispondiEliminaNon credo, è un nome molto comune in area germanica. Significa "signorotto di campagna", proprietario terriero
RispondiEliminaEvviva ce sempre qlc. Che ci mostra l'altro lato della medaglia...purtroppo bisogno di qlc., Che ci fa vedere la realtà, c'è sempre.
RispondiEliminaC'è
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