Un anno fa circa, il senatore del PdL Valditara – oggi passato con Fini – proponeva una soluzione per risolvere un problema non molto conosciuto ma grave: l’invecchiamento del corpo decente italiano e, in generale, del personale della scuola.
Il corpo docente italiano – a causa delle continue controriforme delle pensioni – è il più vecchio d’Europa: il 55% dei nostri prof ha più di 50 anni, contro una media europea del 30% circa (dati forniti dal MIUR, ossia con l’imprimatur della Gelmini).
La situazione è facilmente intuibile: in Europa, c’è una situazione “30-30-30”, ossia un terzo giovani, un terzo di mezza età ed un terzo di “veci”. Questa impostazione – anche sotto l’aspetto didattico – presenta dei vantaggi, poiché c’è un naturale evolvere delle generazioni, che corrisponde al mutamento della didattica, relativa ai tempi ed al mutare dei contesti.
La situazione italiana, invece, presenta un evidente squilibrio verso le persone anziane, una sorta di “congelamento”: non è una buona scelta mandare in classe persone che sono già nonni, a meno che queste persone se la sentano e decidano spontaneamente di proseguire. Insomma: un conto è poter scegliere, un altro essere comandati.
La situazione, sul campo, è disperante: pletore di barbe bianche e capelli tinti e ritinti, e l’unica domanda sulla bocca: “Quanto ti manca”?
Per contrappeso, l’infinita querelle dei precari che ogni anno rimbalzano come palline da biliardo da una scuola all’altra, con 6 ore in una scuola e 12 in un’altra a 50 chilometri. Poi, arriva anche la “buca” e per quell’anno non lavori proprio: se hai famiglia, sono tutti cavoli tuoi.
I ragazzi, a loro volta, sono disorientati perché c’è troppa differenza d’età con i loro insegnanti: nati in un’altra epoca, cresciuti in una scuola diversa, obbligati a starci perché le continue “riforme” delle pensioni allontanano la carota dalla bocca del povero asino, obbligato a tirare la carretta anche quando non ce la fa più.
Il corpo docente italiano – a causa delle continue controriforme delle pensioni – è il più vecchio d’Europa: il 55% dei nostri prof ha più di 50 anni, contro una media europea del 30% circa (dati forniti dal MIUR, ossia con l’imprimatur della Gelmini).
La situazione è facilmente intuibile: in Europa, c’è una situazione “30-30-30”, ossia un terzo giovani, un terzo di mezza età ed un terzo di “veci”. Questa impostazione – anche sotto l’aspetto didattico – presenta dei vantaggi, poiché c’è un naturale evolvere delle generazioni, che corrisponde al mutamento della didattica, relativa ai tempi ed al mutare dei contesti.
La situazione italiana, invece, presenta un evidente squilibrio verso le persone anziane, una sorta di “congelamento”: non è una buona scelta mandare in classe persone che sono già nonni, a meno che queste persone se la sentano e decidano spontaneamente di proseguire. Insomma: un conto è poter scegliere, un altro essere comandati.
La situazione, sul campo, è disperante: pletore di barbe bianche e capelli tinti e ritinti, e l’unica domanda sulla bocca: “Quanto ti manca”?
Per contrappeso, l’infinita querelle dei precari che ogni anno rimbalzano come palline da biliardo da una scuola all’altra, con 6 ore in una scuola e 12 in un’altra a 50 chilometri. Poi, arriva anche la “buca” e per quell’anno non lavori proprio: se hai famiglia, sono tutti cavoli tuoi.
I ragazzi, a loro volta, sono disorientati perché c’è troppa differenza d’età con i loro insegnanti: nati in un’altra epoca, cresciuti in una scuola diversa, obbligati a starci perché le continue “riforme” delle pensioni allontanano la carota dalla bocca del povero asino, obbligato a tirare la carretta anche quando non ce la fa più.
Insomma, Valditara meditava d'intervenire, almeno, sulle fasce più vecchie, quelle intorno ed oltre i 60 anni.
Nella vulgata imperante, questi “sacrifici” sono necessari per mantenere in ordine i conti, le esigenze di bilancio, e bla, bla, bla…
Stupisce osservare che, anche dalle parti della cosiddetta opposizione, si spertichino turiboli d’incenso per un tal Tremonti, che sarebbe l’autore di un “miracolo”, quello di non farci precipitare nella “bolgia greca”.
Possiamo dimostrare – conti alla mano – che è tutto falso.
L’emendamento proposto da Valditara fu bocciato in commissione Bilancio, non ritenuto ammissibile perché avrebbe causato chissà quali disastri sul bilancio dello Stato. Sottolineiamo che, se fosse stato attuato, il problema del precariato sarebbe stato più facilmente risolto, con l’immissione in ruolo – almeno! – dei quarantenni. Problema che ha, poi, richiesto comunque dei fondi per dei miserevoli sussidi di disoccupazione…non era meglio seguire la via più semplice? No:
“…la sua proposta…il prepensionamento dei docenti è stata bocciata sul nascere dalla Commissione Bilancio del Senato. Questa ha infatti giudicato “inammissibile” lo sforzo economico derivante dalla manovra (assunzioni e pensionamenti) quantificato in 7 milioni di euro per il 2010, in 21 milioni per l’anno successivo e di 14 per il 2012.”[1]
Ecco i terrificanti costi dell’emendamento Valditara: 42 milioni in tre anni, ossia 14 milioni l’anno per tre anni. Roba che fa rizzare i capelli: Tremonti s’erse sullo scranno e pronunciò “niet!”.
Bravo! – giunsero a dire persino dai banchi del PD – tu sì che sai tenere i conti in ordine, che riesci a non farti rubare i soldi dalla saccoccia, che tieni a bada la masnada di cavallette che tutto vorrebbero ingoiare!
Vediamo, allora, cosa Tremonti ha autorizzato, ossia quali sono gli “sforzi economici ammissibili”:
Il precedente governo aveva deciso di tenere il G8 nell’isola della Maddalena: insomma, dopo Genova…se si trovasse anche un posticino su Marte…e così si spesero 328 milioni di euro[2]. 14 in un anno, per risolvere i problemi della scuola, sono troppi: 328 “a botta” invece no, vanno bene.
Poi, su quei soldi, s’intrufola la “banda” Bertolaso: alberghi, centri congressi…alcuni completati, altri abbandonati…insomma, la solita storia di corruzione e di tangenti, che si concluderà fra 20 anni con la solita prescrizione. Bravo Tremonti, quello che tiene i conti in ordine.
Ma succede il terremoto a L’Aquila e si deve far qualcosa: ottima idea, trasferiamo il G8 all’Aquila! In quei giorni – ricordo – una buffonesca opposizione plaudeva alla scelta: bene! Così la città sarà sul palcoscenico del mondo! E’ proprio vero che le corti sono oggi tristi: i pagliacci si sono trasferiti tutti in politica!
Gente più semplice – come chi scrive – meditava: ma, non sarebbe meglio ricostruire la città invece d’andarci a fare il G8? Mah…
Così, fra un albergo ed un centro congressi, un aeroporto che non userà mai più nessuno e regali a iosa per i partecipanti, si spendono 514 milioni[3] i quali, uniti ai 328 già spesi per la Maddalena, fanno 852 milioni. E vai col tango. Poi, ci fu il solito teatrino di Berlusconi superstar che “seguiva” i cantieri nella città e gli amichetti che, a Roma, si sfregavano le mani per le bustarelle.
Ma, della Maddalena, che ne facciamo?
Ecco, c’è la Louis Vuitton Cup, una manifestazione per giovani proletari amanti della vela: possiamo fare qualcosa per loro?
Sì, gli yacht dei miliardari (in euro) stanno per salpare, nello scorso Giugno, quando giunge una notizia allarmante.
“Qui Cappellacci da Cagliari, a Palazzo Chigi, Roma: mancano denari per finanziare manifestazione Luois Vuitton Cup alla Maddalena. Chiedo urgentemente istruzioni!”
“Da Palazzo Chigi a maggiordomo Cappellacci: impossibile inviare attualmente denaro. Rifornitevi di denaro necessario presso fondi destinati agli ex minatori del Sulcis, poi provvederemo a coprire spese appena disponibili.”
Così, i soldi necessari per la Louis Vuitton Cup furono “stornati” dal fondo per i disoccupati del Sulcis[4]: tutto sommato ci sembra un provvedimento equilibrato e ricco di profonde motivazioni morali. Prendere ai poveri per dare ai ricchi.
Nella vulgata imperante, centro/destro/sinistra, c’è però un Tremonti che tiene i conti a posto…non preoccupatevi…è il miglior Ministro economico europeo…e dagli…
A Palazzo Chigi[5] non ce la fanno più: con 4 miliardi e 294 milioni l’anno non ce la facciamo a tirare avanti! Dobbiamo affittare un computer a 500 euro il giorno (perché non se lo comprano?) e le nostre segretarie non accettano più d’essere soltanto segretarie, vogliono di più. Così, il Sultano le ha fatte tutte dirigenti di prima fascia a 180.000 euro lordi l’anno. Segretarie, al netto, a 8.000 euro il mese: beh, e poi dicono che fare la segretaria sia un mestiere da poco…
Passino i Carabinieri che scortano le squinzie, le attricette, le ragazzine, le minorenni…saremmo curiosi di sapere con quali fondi il Ministro Brunetta ha pagato la sua “prestazione sessuale” da 300 euro alla escort Nadia Macrì…e poi – siamo un po’ voyeur – è stata una sveltina? I soli 300 euro sembrerebbero indicarlo, se paragonati ai 10.000 pagati dal Sultano. Alla svelta? In piedi? Con sgabello?
Ma dove li prendono i soldi per pagarsi tutto l’ambaradan?
La CGIL – ma non credete loro, sono comunisti – ha pubblicato una notizia allarmante[6], ossia che hanno iniziato a metter meno alle liquidazioni. Come?
Per i dipendenti privati, sempre l’ottimo Tremonti, aveva già provveduto a “tosare” il loro conto di 3,5 miliardi con la precedente finanziaria e, già che c’era, aveva anche tolto di mezzo tutti gli apparati di controllo dell’INPS: solo il Direttore! Semplifichiamo! Cioè…così non avremo nemmeno più bisogno del “palo”…
E i dipendenti pubblici?
Bene, allova, pev lovo, abbiamo pvonta una bella vifovmina…
La circolare dell’INPDAP[7] del 8 Ottobre 2010 – fresca di giornata! – chiarisce che il DL 78 del 31 Maggio 2010, convertito successivamente nella legge 122, ha modificato il “calcolo” della liquidazione.
Insomma, per gli assunti dopo il 2000 ci sarà solo qualche spicciolo mentre, per quelli assunti prima del 2000, ci sarà il “ricalcalo” della parte successiva. In soldini, saranno 5-10.000 euro in meno di liquidazione. Sempre che il TFS non superi i 90.000 euro, altrimenti scatta la penalizzazione più la rateizzazione.
Ottimo Tremonti! Il Robin Hood de no antri, il tizio portato sugli allori da quelli di “Roma Ladrona”…
Ricordiamo che il TFR/TFS è definito “salario differito”, ossia una quota di salario che il lavoratore affida temporaneamente al proprio datore di lavoro e riscuote al termine del rapporto: con quale diritto il commercialista di Sondrio s’appropria di soldi che non sono suoi?
Come si fa a nascondere tutto?
Beh, con Scodinzolini al TG1 ed un po’ di dipendenti Mediaset sulle altre reti, rimane soltanto qualche timido afflato del Tg3…ma ci sono le buste paga!
Fino a qualche anno fa, nella scuola – come in qualsiasi posto di lavoro – alla scadenza mensile venivano consegnate le buste-paga. Poi, si pensò di risparmiare sui costi (carta, spedizione, ecc) inviando le buste paga in formato elettronico alla casella postale che ogni dipendente ha presso il server del Ministero di Viale Trastevere: lì c’era effettivamente un risparmio – difficile stabilire quanto – ma una giustificazione logica c’era.
Vorremmo ricordare che, data l’età di molti dipendenti della scuola, non tutti hanno dimestichezza con la posta elettronica: in ogni modo, era sempre possibile farsi aiutare da qualcuno più esperto, scaricare la mail ed eventualmente stampare la busta paga. Ma arriva un’altra “riforma”.
Le mail con le buste paga non vengono più inviate all’indirizzo di posta – mentre continuano a giungere sulla stessa casella di posta tonnellate di fregnacce para-pubblicitarie dell’universo gelminiano, le cosiddette “News della professione docente” – bensì pubblicate in una pagina del Ministero che il dipendente deve consultare con una procedura un po’ arzigogolata, immettendo codici da copiare dalle vecchie buste paga…
Domanda: dov’è il risparmio, dal sito alle mail?
Un sito come il ministero, dove risparmia, fra inviare le mail (con sistemi automatici) e pubblicarle in una pagina? Se c’è un risparmio, perché non vengono pubblicate e basta le famose “News”, invece d’intasare le caselle di posta con roba che nessuno legge? Delle due l’una: o c’era un risparmio – allora tutte e due sul sito – oppure, oppure…
Per qual poco che conosciamo nella gestione delle banche dati, si tratta di un’operazione del tutto automatica, che un server esegue senza costi aggiuntivi se non quello dell’aggiornamento del database: cosa che, in ogni modo, va fatta. E allora?
Forse che, lentamente ma inesorabilmente – anche nei simboli – sia partita l’operazione “nessuno sappia cosa fa la mano sinistra”?
E’ ovvio che, chiunque, sa quanto guadagna dall’estratto conto bancario/postale ma è diverso leggere ad una ad una le voci. Ad esempio, se s’aumentano di qualche euro ogni mese i prelievi delle amministrazioni periferiche, quanti se ne accorgono? “Sì…più o meno è quello che avevo preso il mese scorso…”. Certo, “più o meno” che, moltiplicato per centinaia di migliaia, diventano i cosiddetti “risparmi” con i quali alimentare tutta la corruzione politica.
Da ultimo, volevamo lasciar fuori le banche? Ma, Tremonti, nei libri che scriveva, non riservava loro peste e corna?
Un piccolo regalino, tanto per farle sedere anch’esse a tavola: il giorno di paga, da decenni – nella scuola – è sempre stato il 23 d’ogni mese. Ciò significava che la mattina del 23 quei soldi erano disponibili con la relativa valuta. Talvolta, giungevano già il 22, sempre – però – con valuta al 23.
Un mattino, mia moglie va a fare l’estratto conto – era un 23 – e lo stipendio non c’è. Mah, ci sarà stato un ritardo…e il 24 mattina i soldi ci sono.
Mese seguente: idem.
Vai a vedere che…con i “larghi respiri” della sua politica da “economista”, s’è inventato di giocare sulla valuta…invece no: peggio.
Il buon Tremontino, con la legge del 28 Gennaio 2009 – “Decreto anticrisi” – ha varato una serie di norme che consentono alle banche d’appiopparvi altri balzelli, di una certa consistenza, anche per modesti “sforamenti” sul conto. Collegamento in nota[8].
Cosa succede?
E’ il 23 (ma per altre amministrazioni, industrie, ecc può essere un altro giorno) e vi recate in un supermercato. Sapete che, quel giorno, vi sarà pagato lo stipendio e che la valuta viene conteggiata proprio il 23.
Quello che non sapete – sono le 11 del mattino – è che quei soldi saranno effettivamente versati soltanto in tarda serata: quindi, in quel momento, sul vostro conto non ci sono.
Siete lì perché s’è scassato il frigorifero e dovete cambiarlo: vostra moglie è in ansia per l’arrosto che rischia d’andare a male…beh, se i soldi ci sono…
Comprate il vostro frigorifero nuovo, lo pagate con il Bancomat e la banca lo accetta (ai lavoratori dipendenti con contratto a tempo indeterminato la banca lo concede) ma…se “sforate” anche solo di 10 euro, vi vengono appioppate una serie di tasse e balzelli, diversi da banca a banca.
Le associazioni dei consumatori si sono ribellate ed hanno promesso fuoco e faville, ma Tremonti se ne fa un baffo e passa oltre: c’è la “crisi”, qualcuno deve pur pagare le tonnellate di titoli “tossici” (che, a suo dire, in Italia non esistevano) e quel “qualcuno” siete voi. Sursum corda: state contribuendo ad appianare il bilancio della vostra piccola banca, la quale fa parte di un grande gruppo bancario, il quale è direttamente collegato con quelle belle Bande Bassotti di qua e di là dell’oceano che hanno creato il bel giochetto di creare denaro dal nulla. E voi pagate il conto. E’ come entrare in un ristorante, osservare la lista, stabilire che si spenderanno 25 euro a testa e poi…pane, coperto e via discorrendo…pagarne 40!
Oltre queste considerazioni di bottega – che, però, è necessario fornire se si vuole fare seriamente informazione – c’è un dato sconfortante: il 90% della classe politica (non osiamo proprio il 100%...) è convinto che Tremonti sia il salvatore dei conti pubblici.
In realtà, tutto il lavoro di Tremonti è stato accuratamente preparato per far entrare nella nassa gonzi e allocchi, già da quando – siamo nel 2008, campagna elettorale – pubblica (Mondadori, ovviamente) “La paura e la speranza”, ossia il suo pamphlet di anti-globalizzatore.
Ne riportiamo la presentazione comparsa sul sito di IBS libri, perché è una chicca:
“Abbiamo i cellulari ma non abbiamo più i bambini. In un mondo rovesciato, oggi il superfluo costa meno del necessario. Vai a Londra con 20 euro, ma per fare la spesa al supermercato te ne servono almeno 40. Sale il costo della vita, dal pane alle bollette; stiamo consumando le risorse del pianeta; e dal mondo non vengono segnali di pace. Giulio Tremonti ha compreso ciò che sta emergendo nella consapevolezza comune: la globalizzazione, tanto celebrata, ha un lato oscuro, fatto di disoccupazione e bassi salari, crisi finanziaria, rischi ambientali, pericolose tensioni internazionali. E, per l'Europa in cui viviamo, di un doppio declino: cadono sia i numeri della popolazione, sia i numeri della produzione. Tremonti racconta le cause della situazione attuale, i passi falsi della politica e le spietate dinamiche della finanza internazionale, delineando i contorni della crisi globale di cui ogni giorno vediamo singoli episodi. Ma cerca anche di indicare una strada percorribile per superare questo momento e vincere la paura. La pianta della speranza non può nascere solo sul terreno dell'economia, ma su quello della morale e dei principi. Si tratta di rifondare la politica europea a partire da sette parole d'ordine: valori, famiglia e identità; autorità; ordine; responsabilità; federalismo. E in tutti questi campi bisogna ritornare alle radici dell'identità europea, in un percorso che va nella direzione opposta e contraria rispetto al '68 e ai suoi errori[9].”
A parte quel generico attacco alla “direzione” presa con il ’68, potrebbero essere una serie di principi che tutti potremmo controfirmare, persino Vendola o qualche gruppo extraparlamentare, a destra come a sinistra, cattolici e non, Sud e Nord.
Vorremmo chiedere a Giulio Tremonti cosa ne è stato “del pane e delle bollette”, con salari e pensioni che perdono potere d’acquisto oramai mese dopo mese, migliaia di euro persi in pochi anni[10]. A fronte, manager come Marchionne che guadagnano migliaia di volte quello che intasca un loro dipendente e sputano pure nel piatto.
Ma, soprattutto, chiediamo conto a Tremonti – quello che scriveva di “pane e bollette” – perché ha licenziato spese per 2,132 miliardi di euro alla Protezione Civile (non sapeva? Sapeva? A scelta: gonzo o corrotto) oppure le spese pazze del Sultano e della sua corte da operetta.
E lo indichiamo anche a coloro i quali pensano che, comunque, così andava fatto – i Bersani, i Di Pietro, i Casini ma anche i Renzi ed i Fini, che oggi s’atteggiano a censori per una nuova morale della politica – perché quando si parla di “pane e bollette” prima delle elezioni, dopo non si può finire a puttane e marchette.
Articolo liberamente riproducibile nella sua interezza, ovvia la citazione della fonte.
Nella vulgata imperante, questi “sacrifici” sono necessari per mantenere in ordine i conti, le esigenze di bilancio, e bla, bla, bla…
Stupisce osservare che, anche dalle parti della cosiddetta opposizione, si spertichino turiboli d’incenso per un tal Tremonti, che sarebbe l’autore di un “miracolo”, quello di non farci precipitare nella “bolgia greca”.
Possiamo dimostrare – conti alla mano – che è tutto falso.
L’emendamento proposto da Valditara fu bocciato in commissione Bilancio, non ritenuto ammissibile perché avrebbe causato chissà quali disastri sul bilancio dello Stato. Sottolineiamo che, se fosse stato attuato, il problema del precariato sarebbe stato più facilmente risolto, con l’immissione in ruolo – almeno! – dei quarantenni. Problema che ha, poi, richiesto comunque dei fondi per dei miserevoli sussidi di disoccupazione…non era meglio seguire la via più semplice? No:
“…la sua proposta…il prepensionamento dei docenti è stata bocciata sul nascere dalla Commissione Bilancio del Senato. Questa ha infatti giudicato “inammissibile” lo sforzo economico derivante dalla manovra (assunzioni e pensionamenti) quantificato in 7 milioni di euro per il 2010, in 21 milioni per l’anno successivo e di 14 per il 2012.”[1]
Ecco i terrificanti costi dell’emendamento Valditara: 42 milioni in tre anni, ossia 14 milioni l’anno per tre anni. Roba che fa rizzare i capelli: Tremonti s’erse sullo scranno e pronunciò “niet!”.
Bravo! – giunsero a dire persino dai banchi del PD – tu sì che sai tenere i conti in ordine, che riesci a non farti rubare i soldi dalla saccoccia, che tieni a bada la masnada di cavallette che tutto vorrebbero ingoiare!
Vediamo, allora, cosa Tremonti ha autorizzato, ossia quali sono gli “sforzi economici ammissibili”:
Il precedente governo aveva deciso di tenere il G8 nell’isola della Maddalena: insomma, dopo Genova…se si trovasse anche un posticino su Marte…e così si spesero 328 milioni di euro[2]. 14 in un anno, per risolvere i problemi della scuola, sono troppi: 328 “a botta” invece no, vanno bene.
Poi, su quei soldi, s’intrufola la “banda” Bertolaso: alberghi, centri congressi…alcuni completati, altri abbandonati…insomma, la solita storia di corruzione e di tangenti, che si concluderà fra 20 anni con la solita prescrizione. Bravo Tremonti, quello che tiene i conti in ordine.
Ma succede il terremoto a L’Aquila e si deve far qualcosa: ottima idea, trasferiamo il G8 all’Aquila! In quei giorni – ricordo – una buffonesca opposizione plaudeva alla scelta: bene! Così la città sarà sul palcoscenico del mondo! E’ proprio vero che le corti sono oggi tristi: i pagliacci si sono trasferiti tutti in politica!
Gente più semplice – come chi scrive – meditava: ma, non sarebbe meglio ricostruire la città invece d’andarci a fare il G8? Mah…
Così, fra un albergo ed un centro congressi, un aeroporto che non userà mai più nessuno e regali a iosa per i partecipanti, si spendono 514 milioni[3] i quali, uniti ai 328 già spesi per la Maddalena, fanno 852 milioni. E vai col tango. Poi, ci fu il solito teatrino di Berlusconi superstar che “seguiva” i cantieri nella città e gli amichetti che, a Roma, si sfregavano le mani per le bustarelle.
Ma, della Maddalena, che ne facciamo?
Ecco, c’è la Louis Vuitton Cup, una manifestazione per giovani proletari amanti della vela: possiamo fare qualcosa per loro?
Sì, gli yacht dei miliardari (in euro) stanno per salpare, nello scorso Giugno, quando giunge una notizia allarmante.
“Qui Cappellacci da Cagliari, a Palazzo Chigi, Roma: mancano denari per finanziare manifestazione Luois Vuitton Cup alla Maddalena. Chiedo urgentemente istruzioni!”
“Da Palazzo Chigi a maggiordomo Cappellacci: impossibile inviare attualmente denaro. Rifornitevi di denaro necessario presso fondi destinati agli ex minatori del Sulcis, poi provvederemo a coprire spese appena disponibili.”
Così, i soldi necessari per la Louis Vuitton Cup furono “stornati” dal fondo per i disoccupati del Sulcis[4]: tutto sommato ci sembra un provvedimento equilibrato e ricco di profonde motivazioni morali. Prendere ai poveri per dare ai ricchi.
Nella vulgata imperante, centro/destro/sinistra, c’è però un Tremonti che tiene i conti a posto…non preoccupatevi…è il miglior Ministro economico europeo…e dagli…
A Palazzo Chigi[5] non ce la fanno più: con 4 miliardi e 294 milioni l’anno non ce la facciamo a tirare avanti! Dobbiamo affittare un computer a 500 euro il giorno (perché non se lo comprano?) e le nostre segretarie non accettano più d’essere soltanto segretarie, vogliono di più. Così, il Sultano le ha fatte tutte dirigenti di prima fascia a 180.000 euro lordi l’anno. Segretarie, al netto, a 8.000 euro il mese: beh, e poi dicono che fare la segretaria sia un mestiere da poco…
Passino i Carabinieri che scortano le squinzie, le attricette, le ragazzine, le minorenni…saremmo curiosi di sapere con quali fondi il Ministro Brunetta ha pagato la sua “prestazione sessuale” da 300 euro alla escort Nadia Macrì…e poi – siamo un po’ voyeur – è stata una sveltina? I soli 300 euro sembrerebbero indicarlo, se paragonati ai 10.000 pagati dal Sultano. Alla svelta? In piedi? Con sgabello?
Ma dove li prendono i soldi per pagarsi tutto l’ambaradan?
La CGIL – ma non credete loro, sono comunisti – ha pubblicato una notizia allarmante[6], ossia che hanno iniziato a metter meno alle liquidazioni. Come?
Per i dipendenti privati, sempre l’ottimo Tremonti, aveva già provveduto a “tosare” il loro conto di 3,5 miliardi con la precedente finanziaria e, già che c’era, aveva anche tolto di mezzo tutti gli apparati di controllo dell’INPS: solo il Direttore! Semplifichiamo! Cioè…così non avremo nemmeno più bisogno del “palo”…
E i dipendenti pubblici?
Bene, allova, pev lovo, abbiamo pvonta una bella vifovmina…
La circolare dell’INPDAP[7] del 8 Ottobre 2010 – fresca di giornata! – chiarisce che il DL 78 del 31 Maggio 2010, convertito successivamente nella legge 122, ha modificato il “calcolo” della liquidazione.
Insomma, per gli assunti dopo il 2000 ci sarà solo qualche spicciolo mentre, per quelli assunti prima del 2000, ci sarà il “ricalcalo” della parte successiva. In soldini, saranno 5-10.000 euro in meno di liquidazione. Sempre che il TFS non superi i 90.000 euro, altrimenti scatta la penalizzazione più la rateizzazione.
Ottimo Tremonti! Il Robin Hood de no antri, il tizio portato sugli allori da quelli di “Roma Ladrona”…
Ricordiamo che il TFR/TFS è definito “salario differito”, ossia una quota di salario che il lavoratore affida temporaneamente al proprio datore di lavoro e riscuote al termine del rapporto: con quale diritto il commercialista di Sondrio s’appropria di soldi che non sono suoi?
Come si fa a nascondere tutto?
Beh, con Scodinzolini al TG1 ed un po’ di dipendenti Mediaset sulle altre reti, rimane soltanto qualche timido afflato del Tg3…ma ci sono le buste paga!
Fino a qualche anno fa, nella scuola – come in qualsiasi posto di lavoro – alla scadenza mensile venivano consegnate le buste-paga. Poi, si pensò di risparmiare sui costi (carta, spedizione, ecc) inviando le buste paga in formato elettronico alla casella postale che ogni dipendente ha presso il server del Ministero di Viale Trastevere: lì c’era effettivamente un risparmio – difficile stabilire quanto – ma una giustificazione logica c’era.
Vorremmo ricordare che, data l’età di molti dipendenti della scuola, non tutti hanno dimestichezza con la posta elettronica: in ogni modo, era sempre possibile farsi aiutare da qualcuno più esperto, scaricare la mail ed eventualmente stampare la busta paga. Ma arriva un’altra “riforma”.
Le mail con le buste paga non vengono più inviate all’indirizzo di posta – mentre continuano a giungere sulla stessa casella di posta tonnellate di fregnacce para-pubblicitarie dell’universo gelminiano, le cosiddette “News della professione docente” – bensì pubblicate in una pagina del Ministero che il dipendente deve consultare con una procedura un po’ arzigogolata, immettendo codici da copiare dalle vecchie buste paga…
Domanda: dov’è il risparmio, dal sito alle mail?
Un sito come il ministero, dove risparmia, fra inviare le mail (con sistemi automatici) e pubblicarle in una pagina? Se c’è un risparmio, perché non vengono pubblicate e basta le famose “News”, invece d’intasare le caselle di posta con roba che nessuno legge? Delle due l’una: o c’era un risparmio – allora tutte e due sul sito – oppure, oppure…
Per qual poco che conosciamo nella gestione delle banche dati, si tratta di un’operazione del tutto automatica, che un server esegue senza costi aggiuntivi se non quello dell’aggiornamento del database: cosa che, in ogni modo, va fatta. E allora?
Forse che, lentamente ma inesorabilmente – anche nei simboli – sia partita l’operazione “nessuno sappia cosa fa la mano sinistra”?
E’ ovvio che, chiunque, sa quanto guadagna dall’estratto conto bancario/postale ma è diverso leggere ad una ad una le voci. Ad esempio, se s’aumentano di qualche euro ogni mese i prelievi delle amministrazioni periferiche, quanti se ne accorgono? “Sì…più o meno è quello che avevo preso il mese scorso…”. Certo, “più o meno” che, moltiplicato per centinaia di migliaia, diventano i cosiddetti “risparmi” con i quali alimentare tutta la corruzione politica.
Da ultimo, volevamo lasciar fuori le banche? Ma, Tremonti, nei libri che scriveva, non riservava loro peste e corna?
Un piccolo regalino, tanto per farle sedere anch’esse a tavola: il giorno di paga, da decenni – nella scuola – è sempre stato il 23 d’ogni mese. Ciò significava che la mattina del 23 quei soldi erano disponibili con la relativa valuta. Talvolta, giungevano già il 22, sempre – però – con valuta al 23.
Un mattino, mia moglie va a fare l’estratto conto – era un 23 – e lo stipendio non c’è. Mah, ci sarà stato un ritardo…e il 24 mattina i soldi ci sono.
Mese seguente: idem.
Vai a vedere che…con i “larghi respiri” della sua politica da “economista”, s’è inventato di giocare sulla valuta…invece no: peggio.
Il buon Tremontino, con la legge del 28 Gennaio 2009 – “Decreto anticrisi” – ha varato una serie di norme che consentono alle banche d’appiopparvi altri balzelli, di una certa consistenza, anche per modesti “sforamenti” sul conto. Collegamento in nota[8].
Cosa succede?
E’ il 23 (ma per altre amministrazioni, industrie, ecc può essere un altro giorno) e vi recate in un supermercato. Sapete che, quel giorno, vi sarà pagato lo stipendio e che la valuta viene conteggiata proprio il 23.
Quello che non sapete – sono le 11 del mattino – è che quei soldi saranno effettivamente versati soltanto in tarda serata: quindi, in quel momento, sul vostro conto non ci sono.
Siete lì perché s’è scassato il frigorifero e dovete cambiarlo: vostra moglie è in ansia per l’arrosto che rischia d’andare a male…beh, se i soldi ci sono…
Comprate il vostro frigorifero nuovo, lo pagate con il Bancomat e la banca lo accetta (ai lavoratori dipendenti con contratto a tempo indeterminato la banca lo concede) ma…se “sforate” anche solo di 10 euro, vi vengono appioppate una serie di tasse e balzelli, diversi da banca a banca.
Le associazioni dei consumatori si sono ribellate ed hanno promesso fuoco e faville, ma Tremonti se ne fa un baffo e passa oltre: c’è la “crisi”, qualcuno deve pur pagare le tonnellate di titoli “tossici” (che, a suo dire, in Italia non esistevano) e quel “qualcuno” siete voi. Sursum corda: state contribuendo ad appianare il bilancio della vostra piccola banca, la quale fa parte di un grande gruppo bancario, il quale è direttamente collegato con quelle belle Bande Bassotti di qua e di là dell’oceano che hanno creato il bel giochetto di creare denaro dal nulla. E voi pagate il conto. E’ come entrare in un ristorante, osservare la lista, stabilire che si spenderanno 25 euro a testa e poi…pane, coperto e via discorrendo…pagarne 40!
Oltre queste considerazioni di bottega – che, però, è necessario fornire se si vuole fare seriamente informazione – c’è un dato sconfortante: il 90% della classe politica (non osiamo proprio il 100%...) è convinto che Tremonti sia il salvatore dei conti pubblici.
In realtà, tutto il lavoro di Tremonti è stato accuratamente preparato per far entrare nella nassa gonzi e allocchi, già da quando – siamo nel 2008, campagna elettorale – pubblica (Mondadori, ovviamente) “La paura e la speranza”, ossia il suo pamphlet di anti-globalizzatore.
Ne riportiamo la presentazione comparsa sul sito di IBS libri, perché è una chicca:
“Abbiamo i cellulari ma non abbiamo più i bambini. In un mondo rovesciato, oggi il superfluo costa meno del necessario. Vai a Londra con 20 euro, ma per fare la spesa al supermercato te ne servono almeno 40. Sale il costo della vita, dal pane alle bollette; stiamo consumando le risorse del pianeta; e dal mondo non vengono segnali di pace. Giulio Tremonti ha compreso ciò che sta emergendo nella consapevolezza comune: la globalizzazione, tanto celebrata, ha un lato oscuro, fatto di disoccupazione e bassi salari, crisi finanziaria, rischi ambientali, pericolose tensioni internazionali. E, per l'Europa in cui viviamo, di un doppio declino: cadono sia i numeri della popolazione, sia i numeri della produzione. Tremonti racconta le cause della situazione attuale, i passi falsi della politica e le spietate dinamiche della finanza internazionale, delineando i contorni della crisi globale di cui ogni giorno vediamo singoli episodi. Ma cerca anche di indicare una strada percorribile per superare questo momento e vincere la paura. La pianta della speranza non può nascere solo sul terreno dell'economia, ma su quello della morale e dei principi. Si tratta di rifondare la politica europea a partire da sette parole d'ordine: valori, famiglia e identità; autorità; ordine; responsabilità; federalismo. E in tutti questi campi bisogna ritornare alle radici dell'identità europea, in un percorso che va nella direzione opposta e contraria rispetto al '68 e ai suoi errori[9].”
A parte quel generico attacco alla “direzione” presa con il ’68, potrebbero essere una serie di principi che tutti potremmo controfirmare, persino Vendola o qualche gruppo extraparlamentare, a destra come a sinistra, cattolici e non, Sud e Nord.
Vorremmo chiedere a Giulio Tremonti cosa ne è stato “del pane e delle bollette”, con salari e pensioni che perdono potere d’acquisto oramai mese dopo mese, migliaia di euro persi in pochi anni[10]. A fronte, manager come Marchionne che guadagnano migliaia di volte quello che intasca un loro dipendente e sputano pure nel piatto.
Ma, soprattutto, chiediamo conto a Tremonti – quello che scriveva di “pane e bollette” – perché ha licenziato spese per 2,132 miliardi di euro alla Protezione Civile (non sapeva? Sapeva? A scelta: gonzo o corrotto) oppure le spese pazze del Sultano e della sua corte da operetta.
E lo indichiamo anche a coloro i quali pensano che, comunque, così andava fatto – i Bersani, i Di Pietro, i Casini ma anche i Renzi ed i Fini, che oggi s’atteggiano a censori per una nuova morale della politica – perché quando si parla di “pane e bollette” prima delle elezioni, dopo non si può finire a puttane e marchette.
Articolo liberamente riproducibile nella sua interezza, ovvia la citazione della fonte.
[1] Fonte: http://www.tecnicadellascuola.it/index.php?id=27182
[2] Fonte: http://tg24.sky.it/tg24/economia/2010/02/01/maddalena_g8.html
[3] Fonte: http://www.dazebao.org/news/index.php?option=com_content&view=article&id=8856:g8-di-berlusconi-una-lista-di-follie-di-sprechi-e-di-appalti-ai-soliti-noti&catid=37:politica-interna&Itemid=154
[4] Vedi: http://www.repubblica.it/politica/2010/05/21/news/soldi_dal_sulcis_alle_barche_vip_insulto_ai_sardi_senza_lavoro-4252723/
[5] Vedi: http://espresso.repubblica.it/dettaglio/silvio-quanto-ci-costi/2119170
[6] Vedi : http://www.flcgil.it/attualita/la-manovra-economica-penalizza-ulteriormente-i-dipendenti-del-pubblico-impiego-cesseranno-il-lavoro-con-una-liquidazione-piu-leggera.flc
[7] Fonte: http://3.flcgil.stgy.it/files/pdf/20101021/circolare-inpdap-17-dell-8-ottobre-2010-interventi-in-materia-di-trattamento-di-fine-servizio-e-di-fine-rapporto_2.pdf
[8] Vedi: http://banca-del-risparmio.blogspot.com/2009/06/commissione-di-massimo-scoperto-si-paga.html
[9] Fonte: http://www.ibs.it/code/9788804580669/tremonti-giulio/paura-speranza-europa.html
[10] Fonte: http://city.corriere.it/2010/09/28/milano/i-fatti/salari-dieci-anni-valore-sceso-oltre-5000-euro-30891568890.shtml
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RispondiEliminaE bravo giuliettino tremontino piccolino,
RispondiEliminama se nel '68 avevi 21 anni e ti affibiavi senza tavnti sfovzi il sei politico.
Sarà per quello che sei diventato un mediocre commercialista e ti sei ricilcato in politica, pevchè certo non avevi il genio di un Sindona e poi la stricnina fa un po' male.
Ma i tuoi amici incappucciati, con le loro Escort scappucciate, li dovrai pure finanziare!
E mi sa che sei pure un fan di Califano, visto che il minuetto con il tuo amico fantasma Licio, te lo sei cantato e suonato al Bildemberg.
I prof precari 800 euro al mese spese incluse? "
Che impavino il sacrificio delle vecchie genevazioni, che andavano a insegnave pev missione"sentenzi.
"I prof di 50/60 anni con 1500 euvo al mese aiutino il mio amico Fegiz ad avivave a fine mese, pevchè lui pev la legge Bacchelli è un glande(allusione voluta) poeta: mica voi che amate quel votto in culoo di P.P.P.( tva paventesi io all'univevsità facevo evadeve il fisco al vettove e mi tvombavo la sua segretavia mentre voi vi facevate di mavjuvana)"scherzi.
E poi ti stupisci che qualcuno spera che tu cada dalle Dolomiti, quando vai a meditare la prossima finanziaria per salvare i tuoi amici banchieri.
Non te la dovresti prendere: pensa che sono in tanti in coda che hanno preso il biglietto e sperano pure che mentre scendi a precipizio ruzzoli fino a Trento,e un po' più il là, diritto nella mota padovana, così, immaginano, si conterà un porco in più annegato e ne sarà data notizia da Fede.
A Napoli sanno benissimo che l'88 equivale al porco con gli occhiali e non vedono l'ora di giocarselo sulla ruota Nazionale.
Quando lo stomaco è vuoto e il portafoglio con esso, il popolo inizia a fare brutti pensieri prendendo, guarda caso, la stessa direzione che il'68 indicava.
Bell' ambo 68-88: sta' a vedere che esce.
sempre dalla parte del popolo che soffre e annaspa
ciao
B.S.
Tremonti e il suo IIT
RispondiEliminaCosa ha pensato Tremonti per il suo IIT?
Con tutti i tagli e le amputazioni a scuola università ricerca, non ho sentito nulla a proposito
dell'Istituto Italiano di Tecnologia (IIT)
creato da Tremonti con la Legge 326 del 24 novembre 2003, fondazione di ricerca cofinanziata in quantità ignota da privati, ma abbondantemente dallo Stato: 100 milioni all’anno per dieci anni secondo la L.326, un investimento enorme!
Cosa ha pensato Tremonti per il suo IIT?
Non è quantomeno singolare che la stessa persona, Vittorio Grilli, sia presidente della fondazione IIT e direttore generale del Tesoro, al Ministero dell'Economia e delle Finanze?
Che fa? Dà i fondi a se stesso?
http://italiadallestero.info/archives/6980
http://www.iit.it/it/chi-siamo/organizzazione/comitato-esecutivo/vittorio-grilli-presidente.html
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/6/64/IIT.jpg/250px-IIT.jpg
Tremorti ha dato duecento milioni in più per il 2011 alle scuole private
RispondiEliminaTremorti è l'inventore dell'8 per mille alla chiesa cattolica
Nel governo attuale chi governa veramente è tremorti non brlusconi
Vari ambienti cattolici attaccano pubblicamente brlusconi
Orazio, scommettiamo che brlusconi cade e si fa il governo tremorti?
Beh, ragazzi, come giornalisti mica ce la caviamo male, sia in termini espositivi che d'indagine.
RispondiEliminaNon sapevo che l'IIT fosse quella roba creata a Genova per fare da contraltare a Sophia Antipolis. E per dare un po' di soldi all'allora governatore del centro destra Biasotti. Pensate un po': sapevo che era stata creata, ma non ne sapevo più nulla!
Dunque esiste, ed ha un bellissimo sito Web.
Ma che fanno?
Sono loro che hanno fatto l'Atlante Eolico italiano, oppure l'Università di Genova?
Mah, i miracoli di Tremonti non finiscono mai, come gli esami di Eduardo e i miracoli di San Gennaro.
Chissà se, fra qualche secolo, nella cattedrale di Sondrio, ogni anno ci sarà il miracolo della liquefazione del sangue trmontino?
Eh, con tutti gli otto per mille che hanno preso...
Ciao a tutti
Carlo
Vecchi articoli http://www.fainotizia.it/video/tremonti-e-tangentopoli
RispondiEliminahttp://temis.blog.tiscali.it/2008/11/03/gli_affari_segreti_di_tremonti___inchiesta_dell_espresso_sullo_studio_fondato_dal_ministro_1941493-shtml/
Io ho 53 anni e insegno in un liceo e quello che più sento pesarmi non è la differenza d'età, sempre maggiore, con i miei alunni, ma il fatto che in molti di loro ancora vedo speranze e sogni di una vita migliore dell'attuale e non so se disilluderli o lasciargli credere quello che vogliono. Certo il loro futuro sarà meno roseo di come se lo aspettano, molto meno, se riamane al potere questa casta politica. Di cdx e di csx, guardate cosa hanno detto Sacconi, Giovanardi e Carfagna. C'è da rabbrividire a sentire i primi due, o da ridere amaramente quanto la terza sbandiera la lotta che il governo di Berlusconi ha svolto e svolgerà contro la prostituzione.
RispondiEliminaCiao Carlo
A proposito di sfinteri, il censore Barbareschi, quello che, si dice, vorrebbe stroncare la libera informazione sul web, quello che altre indiscrezioni rivelano, ha tentato di bannare certi video di Borsellino e Dalla Chiesa - scomodi per il suo datore di lavoro - quello che in un colpo solo e con il pollice verso, si mormora, voleva eliminare la parola blogger dalla rete, ha letto il Manifesto per l'Italia di Futuro e lIbertà a Perugia.
RispondiEliminaFini era talmente goduto che il fido lancillotto di "Informazione e Libertà" - super allineato alla Mediaset-ta- fosse passato dalla sua parte, che a stento è riuscito a controllare gli angoli della sua bocca.
Chissà che cosa gli avrà promesso il delfino missino, ormai, orca assassina di David Gnomo.
A Gianfrà, ti brucia che gli anni passano e non ti sei ancora arpionato alla portrona di Presidente del Consiglio.
Occhio all'uomo in verde, chè corri il rischio di trovarti suo figlio davanti e la sua "pupa" al ministero delle pari opportunità, dietro.(la fine di un sandwich)
Ma Celodur, piuttosto che averti in mezzo a quei due, in mezzo a loro ci ficca i suoi ops! il suo "Maroni".
Mejo che te dai una ritoccatina anche tu...il tuo amico Sarkozy se li porta mejo e c'ha la moje 'bbona.
Secondo alcune recenti indiscrezioni, visti i picchi al ribasso della popolarità del Luca-reschi( la barba l'ha fatta venire pure ai pensionati paga-canone-rai) il divo tenterà la fortune a Montecarlo , per il fatto straordinario che non gli sarà difficile prendere la residenza.
Se poi non ce la fai a diventare PdC, vi consolerete entrambi, tu e il Brabagianni, con gli Skypass di Casini, magari sulle piste di Saint Moritz, non lontano da certi conti cifrati...
parole...parole...parole...
buonanotte
B.S.
Anch'io insegno in un Liceo - Orazio - ed ho i tuoi stessi dubbi, con l'aggravante che di anni ne ho quasi 60.
RispondiEliminaI ragazzi che stanno per affrontare la maturità - mio figlio lo farà quest'anno - più che lanciati sul "trampolino" verso la vita mi sembrano dei naufraghi che cercano posto nelle scialuppe. Barchette che non si sa bene dove porteranno, se troveranno terra, se gli uragani della vita saranno clementi.
Il problema, di là della scuola (che, ovviamente, lo vive di riflesso) è che questo Paese ancora non sa cosa vorrà fare da grande. S'unifica e si divide, s'aggrappa e si lancia nella corrente, ma senza prima avere una direzione, un piano, almeno una speranza.
Questo è il dramma italiano, aggravato dagli attorucoli che cita Black.
Ciao a tutti
Carlo
Sono tra quelli che a suo tempo hanno riposto, come male minore visto che ormai c’era, qualche speranza nel ministro-amministratore-del-debito, proprio sulla base di quelle perle di saggezza e di morale che Bertani ha giustamente qui ricordato, perché è bene ricordare, checché se ne dica, per non sbagliare ancora. Il soggetto per la verità non mi ha mai del tutto convinto, sarà una questione d’istinto o di pelle come si dice, sarà perché appartenente ad una casta anche questa da prendere con le molle, quella dei commercialisti, o forse sarà perché ha sempre avuto una poltrona libera nel Bilderberg o, meglio ancora, un posto all’Aspen Istitute Italia, non lo so. Oltretutto devo ancora capire di che partito è, ammesso che sia una classificazione che ha ancora qualche valore.
RispondiEliminaMa ora quello che più mi colpisce è l’assoluta e pressoché totale disponibilità, nel bene e nel male, da parte del suo ministero, di quelle che sono oggi le priorità di spesa dello Stato Italiano. Vediamo appunto che basta un suo cenno col pollice verso o meno e un ente qualsiasi, anche in un panorama di povertà delle risorse pubbliche, può fare la sua fortuna o cadere nella totale disgrazia. Questo accade nella più totale sottomissione, insipienza ed ignoranza degli altri ministri di questo governo, con l’aggravante del ricatto continuo delle dimissioni che questa specie di Richelieu minaccia. Chiaro che lo stesso tiene in ostaggio l’intero governo e il suo capocchione, e qui sta il punto. Come può un solo personaggio, per quanto potente, tenere bloccati tutti gli altri, per quanto spesso si tratti di colleghi messi lì pro forma? Voglio dire, non mi sembra che il ministro abbia dietro intere divisioni di popolo che lo sostengono, eppure ha di fatto un potere straordinario e nessuno che gli dica, quando viene timidamente contraddetto: vuoi dimetterti? E fallo pure!
Per l’appunto mi sa che è necessario riflettere un attimo su questo, visto che qui l’obiettivo è quello di cercare di organizzarsi in qualche modo per portare avanti il bene comune. Nella politica dei piccoli e concreti passi, forse il primo è proprio quello di individuare bene il proprio nemico.
Si Iri ci sto Berlusconi non cade. Fini è un cane che abbaia alla luna.
RispondiEliminaE' molto semplice, iri: chi avrebbe mai, B., da mettere al suo posto? Uno gradito alla Lega? Vegas? Baldassarri?
RispondiEliminaQuanto tempo ci ha messo per sostituire Scajola? Alla fine ci ha messo un suo dipendente Mediaset.
Rendiamoci conto della povertà intellettuale di questa gente.
Grazie
Carlo
No, non e' solo la pochezza culturale e professionale cche gira da quelle parti: c'e' di più e di molto sotterraneo, nascosto ai piu'.
RispondiEliminaOra se 3Morti nel passato ha "giostrato", attraverso le c.d. giustificazioni di spesa (dipartimento del tesoro), ricorrrendo quando occorreva anche alla manipolazione linguistica e nello stesso tempo - secondo la creduloneria dei tanti- riesca a fare in certi frangenti a trovare "risorse" un motivo pratica ci deve pur essere senza far ricorso alla magia contabile del 3morti che tanti gli attribuiscono.
E lo fanno dimenticando la storia degli ultimi 20 anni, costellata di continue bocciature per le sue continue furbate dette cartolirazzioni (= spostamento in avanti di debiti con la presunzioni di introiti aleatori..)
Infine in tantissimi dimenticano i quasi infiniti ricoli di soldi che gli fanno capo: capitoli d'entrate sconosciuti a tutti fuorche' al suo fedelissimo entourage. Ed e' su questa massa di denaro pubblico nascosto che ha costruito la sua fortuna politica che lui utilizza scientificamente utilizzando spesso la legge 133/1999 che gli permette di creare amicizie durature.
Doc
La pochezza morale ed intellettuale di questa casta al potere è palese e non disturba nessuno. Tanto gran parte degli italiani sono come loro, ne più ne meno. Invece ora si profila la secessione del nord. Dopo la figura indegna che Zaia e i leghisti stanno accumulando in Veneto per manifesta incapacità a gestire il post l'alluvione li porterà ad accelerare il federalismo (leggasi secessione), il nord non darà nulla al sud che si arrangerà nel solito modo politico-mafioso. Il nord se ne sta andando, ma sarà governato da una casta di leghisti immoral-familisti incapaci a tutto e pronti a portare le migliori regioni d'Italia al servizio di una rinascente Germania. Miei cari concittadini, (ancora per poco), del nord Italia scioglietevi dalle sirene della Lega. Se non lo farete diverrete un regno da operetta, non una grande Svizzera come sperate.
RispondiEliminaCiao Carlo
Anzitutto delle scuse: la risposta era per gix, non per iri. Acc...ragazzi...che nick che vi scegliete...
RispondiEliminaCredo - doc - che alla tua lista ci sia da aggiungere la perdita sui salari nel pubblico impiego (il "lavoro" di Brunetta) e l'aumento delle tasse locali sulle buste paga.
Più, il "dirottamento" dei fondi FAS: quell'uomo è gran maestro nel piangere sempre miseria, poi mette da parte dei veri tesori, che gli danno potere.
Infine, Orazio, credo anch'io che la Lega, dopo lo "scorno" del mancato federalismo, giocherà la carta della secessione: l'ha sempre fatto.
Ma, come ci riuscirà?
Non ci sono strumenti legali per ottenerla, i leghisti non sono nemmeno la maggioranza assoluta nelle terre che vorrebbero strappare, e coi fucili a tappi non vai distante.
Staremo a vedere, ma mi sa che faranno un raduno a Pontida la settimana e basta.
Ciao a tutti
Carlo
Tra la Padania e la Cacania di Musil, non veggo differenza alcuna.
RispondiEliminabuona notte
B.S.