11 novembre 2010

Passaggi di tempo


Pieter Bruegel Il Vecchio - La caduta degli angeli ribelli


"…sono state giornate furibonde
senza atti d'amore
senza calma di vento,
solo passaggi e passaggi
passaggi di tempo,
ore infinite come costellazioni e onde
spietate come gli occhi della memoria
altra memoria e non basta ancora
cose svanite facce e poi il futuro…"

Fabrizio de André/Ivano Fossati – Anime salve – dall’omonimo album (1996).

Se gli uomini ancora osservassero il cielo, i suoi segni, non avrebbero bisogno di legger tanto.
Forse, la loro necessità di conoscere il destino, il futuro che li attende – cercandolo negli scritti d’altri – è solo l’incapacità di racchiudersi, d’ascoltare le voci dell’animo, dopo che i sensi hanno percepito e sondato l’Universo.
Anche gli antichi si rivolgevano a “terzi”, quando – troppo confusi da una moltitudine di segni – non riuscivano più a coglierli come un messaggio univoco degli Dei, e correvano all’oracolo. Sì, oggi mancano gli oracoli, e qualche volta se n’avverte la mancanza.
Cosa potrebbe raccontare, l’uomo della strada – quello cresciuto a pane e certezze scientifiche – del momento che stiamo vivendo?

La scienza, la scienza…certo: le tempeste equinoziali…poi il calo stagionale delle temperature che va ad incidere sulla tensione di vapore nell’atmosfera…l’anticiclone che se ne va e lascia campo libero alle irruzioni dal Nord d’aria gelida…
E la politica, la politica…certo: decenni di “galleggiamento” per mantenere al potere una classe politica selezionata in anni lontani[1] come l’unica possibile…certezze che vanno e vengono perché l’unica cosa certa deve essere la remunerazione del capitale…e poi “congiunture”, crisi economiche, “fattori esterni”, tensioni internazionali…”normale! normale!”…

Tutto è nella norma, ma è la norma ad essere fuori posto come un pinguino nella savana, quando s’accasciano al suolo vestigia di un tempo antico ritenute patrimonio dell’umanità, senso del tempo, riflessione sulla nostra caducità. Ed è “normale” che crollino perché così sancisce sempre la norma, quella dell’acqua che scorre e tutto pervade.
Di chi la colpa?

Ecco, la domanda che tutto completa: fornita la risposta, tutto rientra nella norma.
Che sia colpa dell’incuria per mancanza di soldi, che sia l’incapacità di un ministro sedicente poeta, che sia la rigidità di qualche Provveditore (ma chi li doveva nominare?)…poco importa: stabilita la colpa – il vulnus alla norma – la norma stessa è salva. Finalmente, la pace torna a regnare nei codici.
Così è anche per la norma che stabilisce, indica, obbliga qualsiasi governo a salire e scendere dalle posizioni di comando per un voto parlamentare: nulla da eccepire, sarebbe peggio se fosse di competenza dell’Arcivescovo di Costantinopoli.
Ma…la percezione?

Soprattutto nei regni dell’incertezza, la percezione s’affina: lasciati soli nella notte, nelle boscaglie, tornano addirittura alla mente le storie di pantere nere abbandonate e fotografate in sbiadite immagini…è un gatto, no è una pantera, no è un gatto…ma la percezione s’affina ed i sensi s’acuiscono per avvertire l’odore della fiera. Di certo non s’occupano del micio.

Ciò che gli italiani stanno oggi percependo – basta leggere i commenti su qualsiasi quotidiano – è il senso dell’abbandono: la nave è ferma, manca l’energia elettrica e fa caldo, perché l’impianto di climatizzazione è anch’esso fuori uso. Si sale in plancia per chiedere conforto e la plancia è vuota: solo mare, infinito, dalle alette e verso prua. La radio gracchia e chiede conferme su conferme, alle quali nessuno risponde.
Allora si scende di un paio di ponti e, nella sala riservata all’equipaggio, una moltitudine di persone sta seduta intorno ad un tavolo infinito, in silenzio.
Ogni tanto, qualcuno affibbia al suo dirimpettaio una colpa. L’altro tace, per lunghi istanti, poi ribalta la colpa su un terzo e il gioco continua. Se non ci fosse un po’ di rollio a movimentare la scena, parrebbe un quadro di Velasquez o del Caravaggio. Quando il rollio, per qualche misterioso volere di Nettuno cessa, addirittura si passa a Bruegel ed a Bosh.

Sale la nausea, viene la voglia d’andarsene da quel posto muffito, di salire sul ponte superiore per farsi accarezzare dal sole ma si riflette: i comandi sono bloccati, la sala macchine sigillata, tutti i principali passaggi vigilati da zombie in tenuta da combattimento.
Per qualche istante, la sala si anima: entrano giullari e baiadere assai poco vestite. I giullari sciorinano i loro repertori – chi una romanza, chi uno jodel, chi una barzelletta – mentre le giovani s’accompagnano ai loro anfitrioni per qualche istante così, nella promiscuità della sala, nella luce del mezzodì solare.
S’ode qualche riso sguaiato, qualche sospiro, qualche lamento di piacere poi la scena termina; se ne vanno giullari e baiadere e la scena riprende: tornano le accuse – subito rimbalzate su altri – ed il gioco ricomincia.

La mente s’annebbia, il caldo opprime, le palpebre s’incoronano di minuscole gocce di sudore e, nel travisamento della realtà che scivola nel sogno e nell’incubo, appare.
Il nobile Fortebraccio ordina[2]:

Quattro miei capitani
mettano il corpo d'Amleto su un palco,
così come s'addice ad un soldato:
perché se fosse stato lui sul trono,
si sarebbe mostrato un buon sovrano.
Diamo il nostro saluto al suo trapasso
con musiche e con riti militari.
Gli altri corpi toglieteli alla vista:
è una vista da campo di battaglia
e s'addice assai male a questo luogo.
E s'ordini alla truppa di sparare
.”

Articolo liberamente riproducibile nella sua interezza, ovvia la citazione della fonte.


[1] Vedi: http://carlobertani.blogspot.com/2008/01/storia-di-lucidatori-di-sedie.html
[2] William Shakespeare – Amleto – Atto V scena II

11 commenti:

  1. E il secondo ventennio in cui il popolo italiano , in una finta pantomina csx-cdx, è in via di auto decomposizione dopo che...

    Ho licenziato Dio
    gettato via un amore
    per costruirmi il vuoto
    nell'anima e nel cuore.
    Le parole che dico
    non han più forma né accento
    si trasformano i suoni
    in un sordo lamento.
    Mentre fra gli altri nudi
    io striscio verso un fuoco
    che illumina i fantasmi
    di questo osceno giuoco.

    Chi mi riparlerà
    di domani luminosi
    dove i muti canteranno
    e taceranno i noiosi.
    Quando riascolterò
    il vento tra le foglie
    sussurrare i silenzi
    che la sera raccoglie.
    Io che non vedo più
    che folletti di vetro
    che mi spiano davanti
    che mi ridono dietro.

    ...potremo sperare ancora???
    Doc

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  3. Molto bello questo articolo. Grazie, Carlo. Parole suggestive per il nostro quotidiano sgomento.

    Più prosaicamente descrivo il mio odierno sconforto.
    Leggo che l'esondazione nella bassa padovana è stata causata da idrovore tenute di proposito spente per ragioni di sicurezza in quanto la linea elettrica che le alimenta è sotterranea (non isolata?!).
    Cerco altre informazioni e trovo che a Pordenone "Cecchini è andata sott’acqua perché il quadro elettrico dell’idrovora, per un difetto di progettazione, è stato posto a una quota troppo bassa. Così si è bloccata e un’opera da 1,5 milioni di euro, quando doveva funzionare, è rimasta ferma".

    Incuria e cialtroneria criminale sono a tutti i livelli. Quel che conta è l'apparenza.

    Alluvione: le immagini dal satellite del lago nella bassa padovana
    Idrovore in panne e canali senza manutenzione
    L’alluvione di Padova e Vicenza: catastrofi annunciate e colpevole inerzia

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  4. Carlo non posso che ringraziarti e risponderti da scrittore a scrittore.


    LA SEQUENZA DI FIBONACCI

    1,2,3,5,8,13,21...volte amare, sequenza romantica, acqua del cuore solvente della tristezza.
    Parlami di te, portami con te, studiamo insieme le leggi che governano l’ oblio della foglia staccata dal ramo, l’ odore della terra sbriciolata dagli esseri striscianti e dai passi cadenzati della morte metallica e tecnologica che robotizza ogni nostro libero istante, ogni nostro divenire schiavi della noia, ogni nostro deviare dal sentiero che conduce al mattino per il crepuscolo dei nuovi demoni appostati sotto le unghie, nei graffi e nelle profonde ferite dei nostri pallidi ego.
    Salviamoci almeno noi che ci siamo baciati fuori dai templi dove si officiava in onore del cosmo algido e del sangue raffermo dopo il sacrificio della bestia sublime, forte e dura a morire come noi non siamo mai stati, avvizziti frutti dei ventri di donne psicologicamente fragili, donne abbandonate al loro ultimo urlo gravido di risentimento per la condizione umana, per il nefasto mondo dei bipedi osceni, tremanti di fronte al destino del ferro e del fuoco che presto o tardi cadrà come semi ardenti sulle ceneri del prossimo olocausto.
    Costruiamo insieme l’ indefinibile, l’ inconquistabile babele, la difesa di argilla cotta al sole, di polvere nera ed esplosiva, gli intarsi chiaro scuri del ponte sull’ ignoto dopo di noi, che non conduce alla nuova città o al nuovo regno, ma alla desolazione che qualcuno chiamerà terra promessa.
    Crediamoci finiti, finalmente mortali, gettiamo la maschera dell’ onnipotenza fanciulla e isterica, stracciamoci la pelle, corriamo via da noi senza riflettere, per i sentieri vaghi e indefiniti della follia animale che molto tempo prima della civiltà delle parole era gesto, urlo e danza rituale.
    Sdraiamoci in pieno giorno sotto il segno dell’ aquila, sopra l’ erba che affiora sulla roccia, specchiamoci nell’ aria, respiriamo uno stato d’ essere ubiquo ora in noi ora in una nuvola gonfia di sfida e di vento.
    Saziamoci senza fretta imboccandoci come la terra ingurgita acqua senza sosta e rigetta germogli solo dove l’ umano non costruisce.
    Invochiamoci dopo aver staccato la corrente, liberiamoci dai cavi che iniettano elettroni nei nostri neuroni, innestati da mani esperte nella manipolazione dei pensieri e dei desideri.
    Liberiamoci tutti, noi che siamo schiavi dei numeri, della razionalità, dell’ ingegneria delle coscienze e ritorniamo a saltellare allegri dopo aver lanciato il sasso sull’ asfalto a contare i giorni della settimana, senza più potere, senza più scaltrezza.

    -----> segue

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  5. E poi senza più cavie che ne sarà degli aguzzini? e senza carne dei macellai? e senza uomini degli uomini? e senza mani dei volti? e senza volti degli specchi? e senza vita della morte?
    Sarà...sarà...ma non conteremo più niente, non conteremo, non avremo più nulla da misurare, niente più economia dei sentimenti, niente più equazioni per risolvere l’ enigma di una carezza spontanea, di una risata e della suo eco sulle pareti di un monte innevato.
    Unità, decine, centinaia, litri, miglia, velocità del suono e della luce che senso avranno sulle nostre ritrovate nudità davanti al cancello del mondo degli spettri vomitati dal conflitto delle anime ansiose di riconciliazione e di fermento stellare nella galassia silenziosa e ruotante intorno al suo centro nero.
    Quanti passi ci separano dal cielo? In che direzione continueremo ad addentrarci con l’ assurda idea di trovare una città sommersa da una foresta di pietra?
    Camminiamo senza sosta verso il confine oltre la follia, là dove le nostre coscienze cadono per terra e si sbriciolano in...1,2,3,5,8,13,21, frammenti di vacuità, in un’ infinita sequenza egocentrica.

    buonanotte
    B.S.

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  6. Eh sì, cari amici, lo sgomento scivola e si trasforma quasi in versi...
    D'altro canto, ogni sussulto razionale viene snobbato e deriso. Basta comprare ed installare le idrovore per acchiappare tangenti, mica pensare alla gestione dei bacini idrici.
    Quello è un pensiero troppo elevato per i nani politici.
    I versi e la prosa ci possono confortare, ma solo la lotta ci potrà redimere.
    Questa è l'amara constatazione.
    Grazie a tutti
    Carlo

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  7. Per capire un po' di più vale la pena di leggere il Fatto quotidiano del 9 novembre 2010:
    "Piogge, cemento e segretarie: l’eredità di Galan pesa sul Veneto
    di Ferruccio Sansa
    Una ricostruzione dei fatti e misfatti, e del sistema di potere, che hanno provocato la “straordinaria” alluvione.
    Un governatore, Galan, che ha ricoperto il Veneto di cemento ed è stato promosso ministro dell’Agricoltura. La sua ex-segretaria che in pochi anni diventa uno dei più grandi imprenditori del mattone, maneggiando somme a nove zeri con società in Italia e a San Marino. E poi esponenti di spicco del Pdl che la fanno da padroni nel settore delle grandi opere. Succede nel Veneto, regno del centrodestra. ..."
    L'articolo completo qui [1a] o qui [1b]

    L'articolo di Sansa dà la chiave per capire la madre di tutte le speculazioni, che proprio in questi giorni si sta tentando di portare a compimento dopo anni di incredibili intrighi, nel silenzio quasi generale dell'informazione.

    Ecco la speculazione: si vede bene qui [2].

    Consiste nella distruzione della chimica italiana immolata agli dèi dei containers made in China e ai miraggi della speculazione edilizia finalizzata alla costruzione di alberghi di lusso su terreno paludoso.

    Chi ha in mano la possibilità di far questo? L'Eni!
    L'Eni può tagliare la fornitura delle materie prime alle altre aziende del settore e farle scappare o farle fallire.
    L'azionista di maggioranza dell'Eni è il governo: il Tesoro con la Cassa Depositi e Prestiti detiene più del 30% di Eni e con la golden share.
    Nel 2005 il duo Brlusconi-Trmonti ha sostituito l'amministratore delegato di Eni (molto efficiente ma poco sensibile ai desideri dei politici) con Scaroni, tangentaro confesso, che "ha buoni rapporti con Giancarlo Galan, ex venditore di pubblicità per Publitalia e presidente della Regione Veneto" [3].

    (segue)--->

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  9. L'Eni di Scaroni ha fatto e sta facendo di tutto per smantellare la chimica impedendo ad altri di acquisire gli impianti.
    E questo contro ogni accordo di programma, ogni tavolo della chimica, ogni dichiarazione dei tanti politici e dei portavoce dell'Eni.
    L'obiettivo è liberare la zona industriale di Porto Marghera.
    Certo, si chiude un'industria che ha un mercato sicuro, con tutto il suo indotto, integrata con Porto Torres e Ravenna. Si toglie il lavoro a migliaia di famiglie.
    Poiché non si rinuncerà a infissi e tubi in pvc, né alle sacche per il sangue, si comprerà il pvc prodotto all'estero. L'importante è liberare le aree di Porto Marghera.

    Tralascio la lunga storia precedente (Ineos, Sartor, Ramco) per passare all'ultima puntata della vicenda Vinyls.
    Al bando per la vendita della Vinyls scaduto il 22 ottobre un fondo svizzero ha presentato un'ottima offerta per l'acquisto di tutti gli impianti italiani. A sorpresa.
    Adesso il ministero dello sviluppo economico non sa più che pretesto escogitare per scartare l'offerta.
    Il 5 maggio scorso era previsto al MISE l'incontro con la Ramco per la definitiva vendita della Vinyls: quel giorno è apparso l'appartamento di Scajola e il ministro si è dimesso.
    Adesso i nuovi proponenti vogliono una risposta, entro il 30 novembre, altrimenti grazie e addio.
    «Il problema è che l’addio, a quel punto, sarà definitivo anche per la stessa Vinyls, che verrà fatta fallire, e per l’intero ciclo del cloro italiano che scomparirà come sono sparite tante altre industrie dal nostro Paese - commenta Massimo Meneghetti, segretario della Femca-Cisl veneziana -. Noi abbiamo sempre detto che venderemo cara la pelle, ed ora siamo giunti al momento della verità. Abbiamo l’impressione che il Ministero e i commissari la stiano tirando per le lunghe per dirci, alla fine, che non c’è alternativa alla chiusura definitiva.» [4]

    Come finirà?



    Al tavolo della chimica
    Riferimenti
    [1a] http://www.eddyburg.it/article/articleview/16157/0/128/
    [1b] http://www.facebook.com/note.php?note_id=447530506980
    [2] http://maps.google.it/maps?f=q&source=s_q&hl=it&geocode=&q=porto+marghera+&mrt=all&sll=45.521886,12.020394&sspn=0.983332,1.760559&ie=UTF8&hq=&hnear=Porto+Marghera,+Mira,+Veneto&ll=45.445199,12.268639&spn=0.061543,0.175438&t=h&z=13
    [3] http://www.societacivile.it/focus/articoli_focus/scaroni.html
    [4] http://carta.ilgazzettino.it/MostraStoria.php?TokenStoria=1131479&Data=20101112&CodSigla=VE

    Fonti:
    http://www.isoladeicassintegrati.com/
    http://www.facebook.com/group.php?gid=362735135329

    http://eddyburg.it/article/articleview/14811/0/360/
    http://www.blogbiologico.it/wp-content/uploads/2010/04/giancarlo-galan.jpg

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  10. Cavolo, iri, che giornalista d'inchiesta sei!
    Roba del genere è un lavoro di prim'ordine!
    Anch'io ho sempre visto una delle radici del problema nel connubio Scaroni/Tremonti, soprattutto se si pensa che Scaroni è un ex condannato mani Pulite, scappato in GB e tornato, probabilmente chiamato, dagli ex compagni della banda.
    Anche qui abbiamo un caso analogo: la Ferrania. Gli indiani erano didposti a rilevare gli impianti ed a mantenere produzione ed occupazione...invece...niet! Le banche chiudono i crediti, le aree servono per fare il solito deposito di container che arrivano dall'Oriente.
    Hai letto della rivista? Dovremo - se vorremo - fare da soli.
    Fatti sentire
    Carlo

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  11. Grazie Carlo.
    Credo sia importante far girare il più possibile le informazioni.
    L'idea della rivista è ottima: informazioni, riflessioni sui fatti con il contributo di tanti - ciascuno con la sua formazione - possono portare a proposte sensate di soluzione dei problemi, o almeno a qualche idea per una strategia sensata che indirizzi verso un miglioramento. E i problemi sono veramente tanti, il loro numero sembra crescere esponenzialmente di giorno in giorno.
    Grazie Carlo per tutto il lavoro che fai, per come lo fai, e per quello che ti accingi a fare. Se potrò dare il mio piccolo contributo, sarò felice di farlo.
    Ciao

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