Scoprire l’acqua calda, anche se la si scopre qualche giorno prima degli altri, è pur sempre una scoperta. Ci riferiamo a quanto ipotizzavamo per il “federalismo fiscale” nei precedenti articoli, quella roba marcia che la Lega Nord spaccia per la panacea contro ogni male italiano.
Oggi, la UIL[1] – mica il Partito Kumunista Kattivone – scopre che si risolverà in una “tosa” per gli italiani, ma che quella “tosa” sarà attenta, per non far troppo male alle bestie che devono votare.
Una prima considerazione è che del “federalismo fiscale” non si parla per definire cos’è e quali vantaggi potrà eventualmente portare, ma soltanto per capire chi pagherà e basta.
E, attenzione, dagli aumenti delle aliquote IRPEF a favore delle Regioni, saranno scorporati gli eventuali aumenti per chi ha “sforato” la spesa sanitaria.
Della serie: ci mangiamo a quattro palmenti sulla farmaceutica, riempiamo le strutture sanitarie di personaggi che non devono rispondere per meritocrazia od efficienza, bensì soltanto per fedeltà elettorale o, più semplicemente, per nepotismo. Mettiamo nel conto anche le escort (vedi chi pagava la D’Addario), poi…quando la spesa “sfora”? Che paghino!
Ovvio che, il “federalismo fiscale”, è a parte: è una tassa diversa, solo che non si deve chiamarla tassa perché noi del centro destra non tassiamo nessuno, realizziamo senza tassare, siamo già oltre i miracoli.
E andiamo a vedere cos’hanno in testa Berlusconi, Bossi, Calderoli e tutta la Banda Bassotti.
Per mesi ci hanno raccontato che il “federalismo fiscale” sarebbe stato l’architrave di una nuova società più “giusta e responsabile”, ed in questo anche una serie d’allocchi di centro sinistra li ha seguiti senza fiatare: ricordiamo che Di Pietro non si astenne per il cosiddetto “federalismo demaniale”, bensì votò a favore.
Se poniamo attenzione agli scaglioni di reddito che saranno tassati per finanziare Sua Regalità Calderoliana il “federalismo fiscale”, scopriamo che c’è una “soglia” di 28.000 euro lordi annui. Prima di quella soglia, si pagherà poco, dopo quella soglia saranno bastonate.
A quanto ammontano, in termini netti, 28.000 euro lordi annui?
Siamo intorno ai 1500/1600 euro mensili, euro più euro meno.
Chi guadagna cifre del genere e, soprattutto, le dichiara?
I lavoratori dipendenti, in special modo quelli del settore pubblico, perché i dipendenti privati delle grandi imprese guadagnano oramai un pezzo di pane, mentre quelli delle piccole imprese il resto lo prendono in nero.
E i lavoratori autonomi?
Viene da ridere, se pensiamo ad un lavoratore autonomo che – tolto qui, tolto là, defalcate le spese, tolto il computer nuovo acquistato per il figlio (ma fatturato all’azienda), più macchina, benzina e quant’altro… – dichiari 28.000 euro l’anno!
E lo posso dire senza temere d’essere smentito, giacché per anni sono stato in Consiglio d’Istituto e, nostro compito, era quello di formare le graduatorie per chi aveva diritto ad un contributo per i libri gratis. Io, che ero anche il Segretario (conservo copia dei verbali), mi trovavo a dover compilare le graduatorie con accanto le cifre dichiarate nei modelli 740.
E, il giorno dopo, tutti potevamo osservare che i nostri soldi – nostri in senso della collettività – s’erano trasformati in libri che salivano su dei brillantissimi SUV da (allora) 50 milioni. Mentre, la “beneficiaria” – se era una ragazzina – non aveva meno di un milione addosso fra scarpe, borsa, gonna e giacca.
Così, nel gran calderone calderoliano, si pescano i soliti noti: a quanto ammonterà il prelievo?
Sono circa 900 euro l’anno i quali, divisi per tredici mensilità, fanno circa 70 euro il mese oppure, se considerati come quota annua, sono una cifra con la quale si paga il riscaldamento o le assicurazioni: mica robetta. Per darli in mano a Bossi ed ai suoi picciotti, più la “trota”, sistemata in Consiglio Regionale a 12.000 euro il mese.
Adesso, staremo a vedere chi si mostrerà favorevole al provvedimento e chi, invece, avrà almeno il coraggio di votare contro: dopo tutte le manfrine che hanno occupato i giornali per tutta l’Estate, siamo curiosi di sapere cosa voteranno a sinistra ma, soprattutto, cosa faranno i “dissidenti” finiani e Casini.
Perché le chiacchiere, oramai, stanno a zero.
Articolo liberamente riproducibile nella sua interezza, ovvia la citazione della fonte.
Oggi, la UIL[1] – mica il Partito Kumunista Kattivone – scopre che si risolverà in una “tosa” per gli italiani, ma che quella “tosa” sarà attenta, per non far troppo male alle bestie che devono votare.
Una prima considerazione è che del “federalismo fiscale” non si parla per definire cos’è e quali vantaggi potrà eventualmente portare, ma soltanto per capire chi pagherà e basta.
E, attenzione, dagli aumenti delle aliquote IRPEF a favore delle Regioni, saranno scorporati gli eventuali aumenti per chi ha “sforato” la spesa sanitaria.
Della serie: ci mangiamo a quattro palmenti sulla farmaceutica, riempiamo le strutture sanitarie di personaggi che non devono rispondere per meritocrazia od efficienza, bensì soltanto per fedeltà elettorale o, più semplicemente, per nepotismo. Mettiamo nel conto anche le escort (vedi chi pagava la D’Addario), poi…quando la spesa “sfora”? Che paghino!
Ovvio che, il “federalismo fiscale”, è a parte: è una tassa diversa, solo che non si deve chiamarla tassa perché noi del centro destra non tassiamo nessuno, realizziamo senza tassare, siamo già oltre i miracoli.
E andiamo a vedere cos’hanno in testa Berlusconi, Bossi, Calderoli e tutta la Banda Bassotti.
Per mesi ci hanno raccontato che il “federalismo fiscale” sarebbe stato l’architrave di una nuova società più “giusta e responsabile”, ed in questo anche una serie d’allocchi di centro sinistra li ha seguiti senza fiatare: ricordiamo che Di Pietro non si astenne per il cosiddetto “federalismo demaniale”, bensì votò a favore.
Se poniamo attenzione agli scaglioni di reddito che saranno tassati per finanziare Sua Regalità Calderoliana il “federalismo fiscale”, scopriamo che c’è una “soglia” di 28.000 euro lordi annui. Prima di quella soglia, si pagherà poco, dopo quella soglia saranno bastonate.
A quanto ammontano, in termini netti, 28.000 euro lordi annui?
Siamo intorno ai 1500/1600 euro mensili, euro più euro meno.
Chi guadagna cifre del genere e, soprattutto, le dichiara?
I lavoratori dipendenti, in special modo quelli del settore pubblico, perché i dipendenti privati delle grandi imprese guadagnano oramai un pezzo di pane, mentre quelli delle piccole imprese il resto lo prendono in nero.
E i lavoratori autonomi?
Viene da ridere, se pensiamo ad un lavoratore autonomo che – tolto qui, tolto là, defalcate le spese, tolto il computer nuovo acquistato per il figlio (ma fatturato all’azienda), più macchina, benzina e quant’altro… – dichiari 28.000 euro l’anno!
E lo posso dire senza temere d’essere smentito, giacché per anni sono stato in Consiglio d’Istituto e, nostro compito, era quello di formare le graduatorie per chi aveva diritto ad un contributo per i libri gratis. Io, che ero anche il Segretario (conservo copia dei verbali), mi trovavo a dover compilare le graduatorie con accanto le cifre dichiarate nei modelli 740.
E, il giorno dopo, tutti potevamo osservare che i nostri soldi – nostri in senso della collettività – s’erano trasformati in libri che salivano su dei brillantissimi SUV da (allora) 50 milioni. Mentre, la “beneficiaria” – se era una ragazzina – non aveva meno di un milione addosso fra scarpe, borsa, gonna e giacca.
Così, nel gran calderone calderoliano, si pescano i soliti noti: a quanto ammonterà il prelievo?
Sono circa 900 euro l’anno i quali, divisi per tredici mensilità, fanno circa 70 euro il mese oppure, se considerati come quota annua, sono una cifra con la quale si paga il riscaldamento o le assicurazioni: mica robetta. Per darli in mano a Bossi ed ai suoi picciotti, più la “trota”, sistemata in Consiglio Regionale a 12.000 euro il mese.
Adesso, staremo a vedere chi si mostrerà favorevole al provvedimento e chi, invece, avrà almeno il coraggio di votare contro: dopo tutte le manfrine che hanno occupato i giornali per tutta l’Estate, siamo curiosi di sapere cosa voteranno a sinistra ma, soprattutto, cosa faranno i “dissidenti” finiani e Casini.
Perché le chiacchiere, oramai, stanno a zero.
Articolo liberamente riproducibile nella sua interezza, ovvia la citazione della fonte.
Caro Carlo,
RispondiEliminaIl tema del federalismo all'italiana é la dimostrazione del pressapochismo, dell'insipienza, della mancanza di coraggio e di una visione aperta e democratica della classe politica del nostro paese.
Come giá hai fatto notare, impiantare il federalismo (quello serio, non la barzelletta che ci stanno raccontando da 15 anni a questa parte) in uno Stato a struttura centralizzata alla francese é impossibile. Bisognerebbe ripensare la cosa dalle fondamenta. Io penso che l'Italia avrebbe motivi storici, sociali e culturali per avere una struttura statale di quel tipo. L'Italia non é la Francia alla quale a suo tempo si guardó per dare al nuovo Stato una struttura e a ben guardare i nostri vicini d'oltralpe sono gli unici in Europa fra i Paesi di grande peso demografico a cui la struttura "napoleonica" si confá, per motivi storici e sociali. Germania, Inghilterra e Spagna sono Paesi con vari gradi di federalismo, piú o meno spinto. Io vivo in Spagna, che dopo la dittatura decise per una devoluzione spinta, complice il senso di colpa dell'oppressione storica verso baschi e catalani. Mi sono sempre chiesto perché quelli della Lega non abbiano mai imparato la lezione della Catalunya, che in 30 anni ha di fatto ottenuto uno status di semi indipendenza da Madrid. Poi ho capito che la ragione sta nella loro costituzione, che dá alle minoranze un enorme potere di ricatto e all'intelligenza di certi illuminati politici catalani.
La Lega (nonostante sia presente eccome in Catalunya ed Euskadi con varie teste di ponte di appoggio e osservazione) ha ben capito i limiti propri e quelli in cui si muove, ha ben capito che non avrá mai la forza di convinzione per imporre in Italia riforme cosí profonde e si é adattata a partecipare alla spartizione della torta del potere economico e politico che tanto criticava. Lo dimostra il fatto che non chiede neppure piú l'abolizione delle province, il primo passo per uno stato federalista.
Il teatro a cui assistiamo é pura lotta per la sopravvivenza di un movimento che poteva essere di rottura e di innovazione ma é rimasto nel fango per l'incapacitá dei propri leader e l'impossibilitá di una proposta di cambio politico del nostro Paese, che a mio parere non é mai evoluto dai tempi di Catilina, con la differenza che la caduta dell'Impero duró due secoli, ora la Storia va molto piú in fretta, poveri noi.
Carlo
RispondiEliminale tue osservazioni sono tutte giuste.
Ma il problema è che il federalismo fiscale costerà moltissimo, miliardi pare. E dunque chi lo deve pagare, per la gloria del
Magister Elegantiarum Bossi, del
raffinato Calderoli, del Borghezio Obelix in salsa truculenta etriviale?
E' fin troppo ovvio: i soliti noti,
i "ricchi" da 28.000 euro lordi all'anno.
Un paio di volte in questi giorni
ho stretto i denti e mi sono turata
il naso, in modo da riuscire ad ascoltare alcuni politicanti destri-sinistri e qualche rampollo confindustriale,
oltre ad alcuni parassiti sedicenti
giornalisti economici, nell'esposizione della loro ricetta
per uscire dalla crisi.
E non ho ascoltato nulla di nuovo, solo slogan triti e ritriti, sbattuti lì da circa venti anni:
aumento della produttività, della
competitività, della ricerca (che,
a parte quella tecnologica, ricordiamo si svolge a prezzo della sofferenza e della vita di innocenti
animali sacrificati all'ambizione ed all'avidità umana), creazione di infrastrutture, investimenti...
Non hanno capito che queste sono
fra le cause della crisi, e non possono costituirne il rimedio.
Nessuno dice che le aziende che delocalizzano all'estero ricevono bei contributi dalla CE, per mettere in mezzo alla strada lavoratori italiani, oltre alle
agevolazioni fiscali di paesi come la Romania, la Tunisia, la Serbia.
Hanno una visione miope, di cortissima gittata. Oppure non hanno alcuna visione, e si limitano a ripetere frasi vuote già ascoltate, che ormai fanno parte del triste repertorio per essere
accreditati in TV.
E pensare che solo abolendo i privilegi del vaticAno si potrebbero recuperare 10-12 miliardi all'anno!
" Non possiamo risolvere i problemi usando lo stesso modo di pensare di quando li abbiamo creati".
Albert Einstein
Il tuo commento - Ricky - mi fa tornare alla mente antiche discussioni in Calle Floridablanca a Barcellona, con una cara amica fervente federalista.
RispondiEliminaSiccome in Italia - era appena terminato il Franchismo - già c'erano i primi "segni" dell'incipiente Lega (quella di Miglio) ero un poco scettico nel coniugare la nuova libertà appena conquistata con gli aneliti d'indipendenza catalana.
Anche perché la mia amica era distante anni luce - per formazione culturale - dai leghisti. Ti ringrazio perché adesso capisco meglio: quando andrò a Barcelona con la barca (spero!) avrò qualche argomento in più con i vecchi amici.
La questione di "declinare" il federalismo in Italia la vedo molto grigia, perché non esistono precedenti storici. Il percorso di concedere autonomie alle vecchie entità pre-risorgimentali non è certo una bestemmia, anzi.
Il problema - ed Eli l'ha colto - è la pochezza e la bassezza (anche negli istinti!) della classe politica.
Come fai a meditare un pre-zollverein "al contrario" con una masnada che va sui treni a fare a botte con i "negher"?
Siamo distanti anni luce. Perciò, piuttosto di veder la frittata spiaccicata sul pavimento della cucina, io lascerei proprio perdere.
Chissà, nel tempo che verrà, quando alcun con sensi illuminati sarà, allor forse si potrà...
Grazie a tutti
Carlo
Un fatto vero accaduto nei tempi andati che veniva raccontato negli inverni accanto ad un braciere con un fiasco di vino che girava insieme a mandorle arrostite, fave e ceci cotti alla frizzora.
RispondiEliminaIl primo che raccontà stù cuntu fu z'lavrinz' (zio lorenzo) un sanguigno compagno che pur di farci dire a noi giovinastri che il suo vino era il migliore ci imponeva di berlo da una "porta pasta".
Ma ecco il racconto che altro non e' che la traduzione commediografa del federalismo fiscale all'italiana:
Un contandino non poteva più di litigare con il pastore che non appena ne aveva occasione faceva sconfinare le sue pecore nei terreni del contadino.
Per evitare il peggio volle seguire il consiglio di suo nonno ee messosi l'abito pulito di fustagna si mise a cavallo del suo asino e si incammino verso Bovino ove aveva sede a quei tempi il solo studio di vecchia tradizione
(oh questa famiglia esiste ancora in Bovino e ogni tanto c'e' qualcuno c'e' qualche rampollo che continua la tradizione da avvocato/notaio).
In tempi recenti questa storia l'ho sentita raccontare da quel grandissimo istrione di Gigi Proietti.
La sostanza della storia e' questa:
Caro mio qui sicuramente ce lo mettiamo a quel posto a quello strz di...
E continua a leggere, ad un tratto si blocca e pensoso, quasi gemendo a voce bassa dice:
però qua mi sembra caro mio che te lo prendi tu in quel posto...
E la storia prosegue con alternanze di "qui" e "qua" fino alla fine dell'atto preparato proprio dall'avvocato che doveva difendere i suoi interessi contro il pastore...
Ovviamente la fine dell'incontro si ebbe quando il contadino diede l'anticipo che l'avvocato R. gli aveva sussurrato..."solo per l'anticipo delle spese".
Mentre se ne stava andando il contadino, preso da una improvvisa inquietudine amletica, si volse e chiese: avvocà ma cume iè u fatt' quanno i cose vanne bune ciù m'ttime 'nsiem' e quanne i cose vanne malamante u piglia sule io...là?"
Pasquà vuie proprio sapè u p'cchè, eh? e mò tu dico: io per fare l'avvocato aggiad'vute fà i schola fattizz...tu che schola hai fatt' Pasquà?
Pasquale, spolverando un perfetto italiano rispose: ho capito avvocato R.. la questione comunque la si volti e/o la si giri, sempre in culo a me và a finire.
Tornato al paese raccontò come erano andate a suo nonno che, informatosi sull'anticipo versato da Pasquale, battendogli una mano sulla spalla gli disse: in fondo non ti è andata male. E pò io a quill' cocciu tusto di patr'te c'iavevo ditto: mannalo e schola fattizze, fallo diventà avvocato
a figli'te.
Liberi di adattarlo come vi pare alla situazione raccontata da Carlo.
Doc
E' chiaro che per la Lega federalismo è uguale a secessione. Io credo che se Berlusconi rimarrà a lungo al potere (come temo) appalterà il nord alla lega e lo lascerà andare per la sua strada, quella di uno Stato del nord-Italia egemonizzato dalla Germania. Se invece Berlusconi cadesse, cosa poco probabile, la Lega non riuscirà nel suo intento, ormai palese, di staccare il nord dal resto d'Italia.
RispondiEliminaInsomma il federalismo costerà alle classi medie e basse d'Italia molto in termini di tasse. Ma si sa i piccoli cummenda del nord darannoi la colpa i rom e ai comunisti. Carlo ti saluto e ancora cerco chi è disposto a scommettere con me che Berlusconi non cadrà in primavera e arriverà alla fine della legislatura.
Orazio
RispondiEliminapenso che stiano aspettando di maturare i due anni e mezzo, per far
ottenere ai deputati di prima nomina la pensione.
Ma il governo è ormai bollito.
Si regge sul ricatto della lega per
ottenere il federalismo fiscale, e
quello di Papi per scucire un
lodo Alfano costituzionale.
Non hanno altri obiettivi o motivazioni. Non sono più d'accordo su nulla, e la serie d'indagini sulla corruzione li sta travolgendo. Speriamo presto!
Anche se il dopo-Papi m'inquieta.
Vi immaginate il partito in mano a
Gasparri? Od a Cicchitto? Oppure
a Stracquadanio e Lupi? BRRRRRRR!!!
E il nucleare in mano a Veronesi cosa' e' un dolcetto finale?
RispondiEliminaok di romani e prestigiacomo
Veronesi: "Agenzia nucleare?
Sarò io il presidente, grazie"
Sclerosi multipla?
Doc
A mio parere, stanno crollando perché non c'è più convergenza d'intenti nel blocco sociale che li ha espressi.
RispondiEliminaLa manovra Finanziaria di Luglio è stato il discrimine, che ha fatto nascere FLI ed allontanato l'MPA.
Sarà questione di settimane, di pochi mesi, dopo Natale.
Ciao a tutti
Carlo
La veritá é che stiamo facendo elucubrazioni sul futuro politico di un Paese che ha in buona parte perduto la sovranitá sulle decisioni piú importanti che riguardano i suoi cittadini.
RispondiEliminaAnche noi ci perdiamo a discutere inutilmente di Lega, di federalismo, di elezioni quando
per varie ragioni, tra cui l'adozione di una moneta che non ci appartiene e l'adesione al trattato di Lisbona, la politica monetaria, economica, industriale ed in parte energetica non sono piú controllate dal governo e dal parlamento italiano ma dalla Commissione Europea, il FMI (cioé USA-UK), le banche d'investimento franco-tedesche e la BCE. Tutte entitá che nessun cittadino europeo e nessun politico eletto in sua rappresentanza possono controllare. E' il nuovo ordine mondiale ed é una realtá ORA, dato che giá dal 2011 le finanziarie degli Stati dell'area Euro dovranno essere discussi ed approvati a Bruxelles e che lo sforamento del debito si dovra' pagare salato. Si prospetta un futuro di miseria e noi ci danniamo l'anima per capire se cadrá mister B., se Vendola riuscirá a vincere le primarie ed essere premier, se Grillo prenderá il 5 o 10%, le alleanze con l'UDC..
Baggianate.
Mi piacerebbe essere presente quando davanti al futuro Primo Ministro comparirá l'emissario della BCE dicendo: "Se il vostro Paese vuole piú Euro per finanziare il proprio sviluppo, prima dovremo avere garanzie che i Titoli di Stato saranno pagati alla scadenza che fissiamo NOI e all'interesse che fissano i 'mercati' (solo su quello che sta dietro a questa parola non basterebbe una tesi) quindi per rimanere entro i NOSTRI parametri devi TAGLIARE sanitá, educazione, welfare, ecc.. e (s)venderli a pezzettini a chi? Ma ai 'mercati' perbacco!".
Il coraggio di qualsiasi politico italiano si rivelerá al momento della risposta che verrá data a questo ricatto, ma tutti i precedenti (Zapatero compreso) mi fanno temere per il peggio.
Lasciamo perdere il cortile di casa nostra, é al resto del mondo che bisogna guardare.
Quando m'indicherai - Ricky - una strategia capace di contrapporsi con successo "al mondo intero", ti seguirò con entusiasmo.
RispondiEliminaGià un altro la pensava così, ma trovò la morte a Città del Messico per mano (si dice) di un sicario di Stalin.
Neppure la guerra di Spagna - vertice del cosiddetto "internazionalismo" - mi pare un gran successo.
E' verissimo che il potere è stato traslato in organismi non elettivi, ma sono stati costretti a lasciare sul campo i loro fantaccini politici. Con loro possiamo prendercela, con gli altri no.
Adesso ti lascio perché devo rompere le balle al sindaco, perché manca troppo spesso la corrente.
Ciao
Carlo
Hai toccato un tasto per me dolente, la guerra di Spagna. In quel caso l'internazionalismo ha funzionato ma la paura dei comunisti portó Francia ed Inghilterra ad abbandonare la povera Spagna, tradita anche dalla Russia. Il contesto storico peró mi sembra diverso: ora siamo tutti sulla stessa barca dell'Euro, le frontiere sono cadute e possiamo informarci e spostarci con una facilitá impensabili allora.
RispondiEliminaE' paradossale che non sappiamo cogliere questa grande forza.
In realtá il Potere non é cosí potente ed intoccabile come si crede.
Basterebbe anche solo dare un'impressione di unitá, uno sciopero forte nei paesi euro, una mossa eclatante tipo chiusura di massa dei conti correnti, uno sciopero del voto europeo, anche solo un paio di ministri di un paese importante che non si pieghino e dicano: "no, ora basta" o che minaccino di far crollare l'euro non pagando (l'Argentina l'ha fatto: si é staccata dal dollaro, ha pagato 1/4 dei suoi debiti ed é rinata).
Sembra semplice, ma presuppone due cose ora lontanissime: una unitá ed una consapevolezza dei cittadini di tutti i Paesi europei, e/o una classe politica locale meno corrotta e meno legata al neoliberismo (questa sí che attualmente é un'utopia).
Per quello mi intristisco quando vedo i NoBDay, Annozero, ecc.. l'Italia ed il suo affanno ad inseguire il problema Berlusconi, che é sicuramente una anomalia durata anche troppo ma é diventato talmente centrale da oscurare qualsiasi altra analisi.
Ti assicuro che, mediamente, un cittadino spagnolo é molto piú consapevole di uno italiano che i suoi problemi attuali derivano da un contesto extra-Spagna.
Prendersela con i fantaccini politici, come dici tu, puó forse risolvere alcuni nostri problemi locali come il conflitto d'interessi, l'eccessiva corruzione e l'infiltrazione mafiosa, tutto bene per caritá ma il problema del controllo dell'informazione, ad esempio, mica crederai che dipenda da Berlusconi?
Ciao e in bocca al lupo per avere la corrente.
In Francia, i lavoratori stanno lottando contro la controriforma delle pensioni, in Italia la CGIL sarà costretta a chiedere lo sciopero generale.
RispondiEliminaAd Atene, però, continuano a lottare ma non ottengono nulla, perché il loro obiettivo smuoverebbe equilibri europei.
Sarebbe meraviglioso - Ricky - lottare tutti insieme ma non ce la facciamo: lo vedi che è anche difficile fare uno sciopero con successo?
La gente è troppo delusa dal nulla della sinistra: questo è il vero problema.
Concordo con te che Berlusconi non è un problema di prima grandezza, ma il piano della P2 che ha portato avanti è una cosa terribilmente seria.
Ciao
Carlo
Noi siamo le bestie sbavanti di un esperimento Pavloviano.
RispondiEliminaDRIIINNN... si apre la gabbia e non entra il rancio...
DRIIINNN... si chiude la gabbia e davanti a noi due bottoni da premere con il tartufo umidiccio, l'uno ci cuoce il cervello con una scarica elettrica, l'altro riapre la porta dove dietro compare miracolosamente la sbobba.
A noi la scelta...
Dimenticavo: non è detto che la pappa non sia avvelenata.
Cosa? Uscire dalla gabbia!!!
E la zuppa?
ciao
B.S.