La notizia che per l’assassino di Roma – Mariu Hahaianu, il rumeno che ha brutalmente ucciso l’infermiera romana Alessia Burtone, sposata e madre di un bimbo di tre anni – è stata chiesta la detenzione in stato di completo isolamento fino al giorno del processo, non ha stupito nessuno.
E’ stata invece respinta dai magistrati di sorveglianza la richiesta d’applicare al carcerato il regime restrittivo dell’articolo 41 bis, giacché l’omicida non sembra far parte della criminalità organizzata: qualora, nel prosieguo dell’indagine, venissero alla luce eventuali affiliazioni del Hahaianu ai clan della mafia rumena, la sua condizione carceraria sarà immediatamente ripresa in esame.
Nel frattempo, a casa della povera Alessia Burtone – nel popolare quartiere romano di Cinecittà – continuano le manifestazioni di solidarietà nei confronti della famiglia: mentre i familiari sono stretti nel dolore e nel riserbo, parlano le amiche, gli amici, i conoscenti della povera infermiera assassinata.
“Era una brava ragazza” – dicono di sfuggita – scuotono la testa e si nota che stentano a trattenere le lacrime: un giovane, ripensando a quando fu ricoverato per un incidente stradale, la ricorda come un “angelo della corsia”.
La Polizia sorveglia, ma non interviene, nei confronti di un gruppo legato ad ambienti dell’estrema destra romana che ha eretto un gazebo non lontano dall’abitazione della sfortunata ragazza: raccolgono firme a favore della pena di morte.
Intervistati da un cronista di una testata giornalistica romana, hanno riferito che le persone “quasi arrivano a frotte”, chiedendo d’apporre la propria firma per una legge d’iniziativa popolare che operi una revisione del Codice Penale. In sintesi, nei casi d’omicidi efferati – proprio com’è avvenuto per la povera Alessia – si chiede il procedimento per direttissima e la conclusione dell’intero iter, i tre gradi di giudizio, entro un anno.
Al pronunciamento della Cassazione, la sentenza diverrebbe immediatamente operativa e l’esecuzione – mediante fucilazione – seguirebbe di poche ore. Secondo la bozza presentata dal gruppo, non sarebbe da prevedere la possibilità della grazia per i cittadini stranieri, trattandosi – per loro – del Capo di uno Stato estero.
Le forze politiche tacciono e nessuno esprime giudizi, salvo un generico: “la giustizia faccia il suo corso”.
A microfono spento, però, alcuni esponenti della destra parlamentare ed extraparlamentare – compresi alcuni esponenti della Lega Nord – si sono dichiarati d’accordo per l’iniziativa a favore della pena di morte, soprattutto se il crimine – come nel caso della povera Alessia – sia stato commesso da uno straniero.
Gli unici atti ufficiali sono stati le decisioni di presentarsi come parti civili da parte del Comune, della Provincia di Roma e della regione Lazio. Uno scarno comunicato congiunto, afferma: “Di più, non è possibile fare.”
Sul fronte delle indagini, non ci sono novità: il filmato ripreso dalla telecamera della metropolitana ha evidenziato non solo il violento pugno sferrato alla povera Alessia dal Hahaianu, ma la sua fuga senza il minimo tentativo di soccorrere la povera infermiera.
Il GIP, commentando quelle immagini, ha affermato che l’immediato arresto – vista l’imputazione d’omicidio volontario – era quasi “un atto dovuto”: a microfono spento, ha dichiarato che spera per l’assassino il massimo della pena, ossia l’ergastolo.
L’assassino, rinchiuso in una cella d’isolamento a Regina Coeli, viene definito “in stato confusionale”: piange, si dispera e chiede continuamente scusa per l’accaduto.
Dalla Romania partirà probabilmente una richiesta d’estradizione ma il GIP, interrogato al riguardo, ha solo risposto con una smorfia del viso. Più che eloquente.
Possiamo dunque prevedere il processo in tempi brevi – vista la linearità della vicenda e le scarse prove documentali necessarie – che tutti sperano conduca ad una condanna esemplare.
Durante la conferenza stampa, ironia della sorte, dedicata alla riforma della Giustizia, il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, non ha voluto parlare del caso.
Sollecitato, però, da una giornalista ad esprimere un parere del tutto personale, ha affermato: «Questa vicenda c’insegna che la Giustizia deve essere rapida ed inesorabile, soprattutto nei confronti di chi viene nel nostro grande Paese non per lavorare onestamente, bensì per delinquere ed attentare alla vita d’inermi cittadini italiani. Spero, e voglio credere, che i giudici saranno all’altezza dei compiti loro assegnati.»
Esegesi
E’ sin troppo facile ribaltare una vicenda, per come sarebbe probabilmente andata a parti invertite: bisogna fornire una spiegazione.
La disparità di giudizi, nei due casi, non attiene – superficialmente così potrebbe apparire – allo scontro fra due culture, due etnie o due civiltà, poiché le culture, le etnie e le civiltà posseggono tutte un codice d’onore che si applica erga omnes, proprio perché viene universalmente riconosciuto all’interno di quella cultura, civiltà od etnia.
Le uniche affiliazioni, che possono spiegare una simile disparità di giudizi, sono quelle che attengono alle organizzazioni mafiose le quali, pronte a difendere alla morte un loro affiliato, non sprecano un centesimo per quello del clan vicino.
Come potrebbe essere altrimenti, per un Paese nato da genuini sussulti risorgimentali, che furono dapprima tutti annegati nel sangue – affinché anche la minima goccia di sangue giacobino fosse distrutta – per poi ripresentarli in forma riveduta e corretta con la conquista, da parte di un reuccio indebitato, dell’intero malloppo? Crediamo bene che stentino a trovare valori, veri intellettuali e più di qualche comparsa per festeggiare i 150 anni dell’Unificazione.
Così fu anche per le nostre avventure coloniali.
Mentre la Gran Bretagna lasciava in India uno dei migliori sistemi scolastici del pianeta – ed oggi se ne vedono i frutti – e la Francia lasciava, almeno, l’impronta di una cultura (benché più volte calpestata nei fatti), l’Italia ha lasciato a Mogadiscio l’incapacità totale d’esprimere una classe dirigente. E’ lì da vedere.
Ha lasciato nei Balcani conati di vomito nei nostri confronti, peggiori persino di quelli dei nazisti, perché gli italiani erano sempre pronti a vendersi al miglior offerente. I tedeschi, almeno – crudeli fin che si vuole – erano (e sono) percepiti come persone con una parola sola.
Abbiamo ricevuto in pompa magna un capataz come Gheddafi, ma nessuno ha raccontato agli italiani quali furono le terribili nequizie commesse ai danni di quel popolo: Gheddafi, da buon italiano “adottivo”, ha svenduto la dignità del suo popolo in cambio di qualche fetta di ENI e di banche lombarde.
In compenso, possiamo andare orgogliosi d’aver esportato negli USA il miglior (!) sistema mafioso che esista e che nessuno, finora, è riuscito ad eguagliare.
Per questa serie di ragioni d’ordine storico (è solo un breve sunto), non possiamo reagire in base a principi quali il Diritto, la Cultura e la Civiltà: afferriamo come ancora di salvezza una lontana civiltà latina, ma i più poco sanno – di là della retorica imperante – cosa fu veramente.
Andiamone fieri: siamo i gran detentori dei valori mafiosi del Pianeta. Nessuno può starci accanto: siamo forti.
Articolo liberamente riproducibile nella sua interezza, ovvia la citazione della fonte.
E’ stata invece respinta dai magistrati di sorveglianza la richiesta d’applicare al carcerato il regime restrittivo dell’articolo 41 bis, giacché l’omicida non sembra far parte della criminalità organizzata: qualora, nel prosieguo dell’indagine, venissero alla luce eventuali affiliazioni del Hahaianu ai clan della mafia rumena, la sua condizione carceraria sarà immediatamente ripresa in esame.
Nel frattempo, a casa della povera Alessia Burtone – nel popolare quartiere romano di Cinecittà – continuano le manifestazioni di solidarietà nei confronti della famiglia: mentre i familiari sono stretti nel dolore e nel riserbo, parlano le amiche, gli amici, i conoscenti della povera infermiera assassinata.
“Era una brava ragazza” – dicono di sfuggita – scuotono la testa e si nota che stentano a trattenere le lacrime: un giovane, ripensando a quando fu ricoverato per un incidente stradale, la ricorda come un “angelo della corsia”.
La Polizia sorveglia, ma non interviene, nei confronti di un gruppo legato ad ambienti dell’estrema destra romana che ha eretto un gazebo non lontano dall’abitazione della sfortunata ragazza: raccolgono firme a favore della pena di morte.
Intervistati da un cronista di una testata giornalistica romana, hanno riferito che le persone “quasi arrivano a frotte”, chiedendo d’apporre la propria firma per una legge d’iniziativa popolare che operi una revisione del Codice Penale. In sintesi, nei casi d’omicidi efferati – proprio com’è avvenuto per la povera Alessia – si chiede il procedimento per direttissima e la conclusione dell’intero iter, i tre gradi di giudizio, entro un anno.
Al pronunciamento della Cassazione, la sentenza diverrebbe immediatamente operativa e l’esecuzione – mediante fucilazione – seguirebbe di poche ore. Secondo la bozza presentata dal gruppo, non sarebbe da prevedere la possibilità della grazia per i cittadini stranieri, trattandosi – per loro – del Capo di uno Stato estero.
Le forze politiche tacciono e nessuno esprime giudizi, salvo un generico: “la giustizia faccia il suo corso”.
A microfono spento, però, alcuni esponenti della destra parlamentare ed extraparlamentare – compresi alcuni esponenti della Lega Nord – si sono dichiarati d’accordo per l’iniziativa a favore della pena di morte, soprattutto se il crimine – come nel caso della povera Alessia – sia stato commesso da uno straniero.
Gli unici atti ufficiali sono stati le decisioni di presentarsi come parti civili da parte del Comune, della Provincia di Roma e della regione Lazio. Uno scarno comunicato congiunto, afferma: “Di più, non è possibile fare.”
Sul fronte delle indagini, non ci sono novità: il filmato ripreso dalla telecamera della metropolitana ha evidenziato non solo il violento pugno sferrato alla povera Alessia dal Hahaianu, ma la sua fuga senza il minimo tentativo di soccorrere la povera infermiera.
Il GIP, commentando quelle immagini, ha affermato che l’immediato arresto – vista l’imputazione d’omicidio volontario – era quasi “un atto dovuto”: a microfono spento, ha dichiarato che spera per l’assassino il massimo della pena, ossia l’ergastolo.
L’assassino, rinchiuso in una cella d’isolamento a Regina Coeli, viene definito “in stato confusionale”: piange, si dispera e chiede continuamente scusa per l’accaduto.
Dalla Romania partirà probabilmente una richiesta d’estradizione ma il GIP, interrogato al riguardo, ha solo risposto con una smorfia del viso. Più che eloquente.
Possiamo dunque prevedere il processo in tempi brevi – vista la linearità della vicenda e le scarse prove documentali necessarie – che tutti sperano conduca ad una condanna esemplare.
Durante la conferenza stampa, ironia della sorte, dedicata alla riforma della Giustizia, il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, non ha voluto parlare del caso.
Sollecitato, però, da una giornalista ad esprimere un parere del tutto personale, ha affermato: «Questa vicenda c’insegna che la Giustizia deve essere rapida ed inesorabile, soprattutto nei confronti di chi viene nel nostro grande Paese non per lavorare onestamente, bensì per delinquere ed attentare alla vita d’inermi cittadini italiani. Spero, e voglio credere, che i giudici saranno all’altezza dei compiti loro assegnati.»
Esegesi
E’ sin troppo facile ribaltare una vicenda, per come sarebbe probabilmente andata a parti invertite: bisogna fornire una spiegazione.
La disparità di giudizi, nei due casi, non attiene – superficialmente così potrebbe apparire – allo scontro fra due culture, due etnie o due civiltà, poiché le culture, le etnie e le civiltà posseggono tutte un codice d’onore che si applica erga omnes, proprio perché viene universalmente riconosciuto all’interno di quella cultura, civiltà od etnia.
Le uniche affiliazioni, che possono spiegare una simile disparità di giudizi, sono quelle che attengono alle organizzazioni mafiose le quali, pronte a difendere alla morte un loro affiliato, non sprecano un centesimo per quello del clan vicino.
Come potrebbe essere altrimenti, per un Paese nato da genuini sussulti risorgimentali, che furono dapprima tutti annegati nel sangue – affinché anche la minima goccia di sangue giacobino fosse distrutta – per poi ripresentarli in forma riveduta e corretta con la conquista, da parte di un reuccio indebitato, dell’intero malloppo? Crediamo bene che stentino a trovare valori, veri intellettuali e più di qualche comparsa per festeggiare i 150 anni dell’Unificazione.
Così fu anche per le nostre avventure coloniali.
Mentre la Gran Bretagna lasciava in India uno dei migliori sistemi scolastici del pianeta – ed oggi se ne vedono i frutti – e la Francia lasciava, almeno, l’impronta di una cultura (benché più volte calpestata nei fatti), l’Italia ha lasciato a Mogadiscio l’incapacità totale d’esprimere una classe dirigente. E’ lì da vedere.
Ha lasciato nei Balcani conati di vomito nei nostri confronti, peggiori persino di quelli dei nazisti, perché gli italiani erano sempre pronti a vendersi al miglior offerente. I tedeschi, almeno – crudeli fin che si vuole – erano (e sono) percepiti come persone con una parola sola.
Abbiamo ricevuto in pompa magna un capataz come Gheddafi, ma nessuno ha raccontato agli italiani quali furono le terribili nequizie commesse ai danni di quel popolo: Gheddafi, da buon italiano “adottivo”, ha svenduto la dignità del suo popolo in cambio di qualche fetta di ENI e di banche lombarde.
In compenso, possiamo andare orgogliosi d’aver esportato negli USA il miglior (!) sistema mafioso che esista e che nessuno, finora, è riuscito ad eguagliare.
Per questa serie di ragioni d’ordine storico (è solo un breve sunto), non possiamo reagire in base a principi quali il Diritto, la Cultura e la Civiltà: afferriamo come ancora di salvezza una lontana civiltà latina, ma i più poco sanno – di là della retorica imperante – cosa fu veramente.
Andiamone fieri: siamo i gran detentori dei valori mafiosi del Pianeta. Nessuno può starci accanto: siamo forti.
Articolo liberamente riproducibile nella sua interezza, ovvia la citazione della fonte.
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RispondiEliminaNon vorrei essere fuori tema, ma Carlo, comprenderai che, il declino morale del quale ci parli con i tuoi interessantissimi e documentati articoli, è in definitiva "Il Tramonto dell'Occidente", direi post-Spengleriano nei limiti e nelle forme del XXI° secolo.
RispondiEliminaRiporto un commento tratto da una tesi sul pensatore organicista tedesco.
I cesarismi di cui si argomenta, potrebbero alla fine riportarci anche alla reintroduzione legale della pena di morte.
La sovrapposizione del paradigma ciclico alla teoria delle istituzioni politiche
(ispirata a letture platoniche ed aristoteliche), saldandosi coll’influsso
esercitato dagli esponenti della “teoria delle élites” (Mosca, Pareto…), motiva
la percezione della democrazia in termini di espressione della decadenza:
governo dei pochi al pari di ogni altro, ma inefficiente ed irresponsabile, perché
espressione di “potestà indirette” (C. Schmitt) interessate a governare tramite
la velina della “volontà popolare” senza identificare le proprie sorti con
quelle della comunità. Ogni democrazia è demagogia: la “massa”, scrive, è
“mancanza assoluta di forma”26, e la sua polemica, carica di spunti di estrema
attualità, precorre tutta la critica francofortese dei media: “la stampa […] non
serve a diffondere la ‘libera opinione’, sì a fabbricarla”.
Cos’è la verità? Per la massa è ciò che sente ripetere continuamente […]. Chi controlla
la stampa crea, trasforma, cambia le verità. Bastano tre settimane di lavoro
giornalistico e tutto il mondo conosce la “verità”. Gli argomenti così propalati rimarranno
inconfutabili finché vi sarà denaro per ripeterli senza posa […]. Ma verranno
ripudiati nel momento in cui una più cospicua potenza finanziaria si schieri a favore
di argomenti opposti, facendoli circolare in maniera più insistente.
Ogni comunità ed ogni “cultura”, nel pensiero spengleriano, sono rette da
un’“idea”, da un nucleo metafisico che non può essere chiamato a rispondere
dinanzi al tribunale della ragione. Il principio democratico e quello liberale, in
questo contesto, non promuovono la ricerca del vero né incoraggiano il temperamento
degl’interessi in conflitto, ma semplicemente accelerano il balletto
delle riformulazioni interessate dell’“idea” dominante, minando la presa ch’essa
è in grado di esercitare sulle masse e precipitando, per questa via, un’epoca
di cesarismi prelusivi alla dissoluzione finale.
buona notte
B.S.
Bell'articolo Carlo. Il razzismo degli italiani è dato dall'unione di quello delle classi popolari con quello strumentale dei leaders politici che lo coccolano e stimolano a dovere. Mi aspetto a presto la rinascita, del mai sopito, razzismo nord-sud come prodromo leghista alla secessione. Una lisa bandiera posta al di fuori della scuola PRC stimola la minestra a mandare gli ispettori, mentre per Adro si è atteso settimane e niente ispettori.
RispondiEliminaMi aspetto a presto un tuo articolo sulla secessione imminente. Mentre rimango convinto che Berlusconi ne approfitterà per proclamarsi presidente a vita del centro-sud.
Ciao Carlo
Mi è capitato più di una volta di assistere a scene simili a quella
RispondiEliminache ha determinato l'omicidio in questione, all'ufficio postale od al bar. Tali scene avvenivano nell'indifferenza generale,
nessuno,tranne me, metteva a tacere
il lanciatore dell'aggressione verbale, pretestuosa ed abnorme.
La caratteristica comune era che la
giustificazione addotta si ripeteva
con monotonia: "Non sono razzista (sic!), ma questi vogliono fare i
padroni a casa nostra!".
Ho chiesto asilo politico su Marte,
per incompatibilità con l'umanità
circostante.
Attendo risposta dalla Federazione
Galattica...
La classe politica ha grosse responsabilità in questa marea montante di razzismo e xenofobia.
Una classe politica avrebbe il compito di essere migliore del popolo che amministra, e di mostrare la linea di comportamento
più alta e conciliante.
Ma cosa ci si può aspettare da
questi magliari, grassatori, corrotti, ignoranti, violenti e nella migliore delle ipotesi, servili uomini politici al potere?
Sono tornati Nerone e Caligola.
L'uomo che ha inventato Colpo Grosso per Merdaset siede sullo
scranno di ministro per lo Sviluppo Economico...
Per mille anni questo paese è stato governato col pugnale ed il veleno.
Oggi si utilizzano metodi più soft:
diffusione dell'ignoranza e killeraggio mediatico, sbobbina televisiva e mazzette sottobanco.
Ma il risultato è lo stesso.
Senza però l'esistenza dei Leonardo, Michelangelo e Galilei che potrebbero riequilibrare la
bilancia.
Passerà, come tutto passa nella vita umana. Triste per noi che dobbiamo attraversare il guano.
Il nostro agire - Black - sempre oscilla fra macrocosmo e microcosmo, fra tendenze planetarie e particolarismi italiani.
RispondiEliminaNulla da eccepire al pensiero dei sociologi tedeschi, ma ricordo che l'aspetto economico è la base sulla quale il pensiero s'organizza. Perché il pensiero è organico al potere, solo talvolta giunge alla rottura: vedi Giordano Bruno, subito "compreso" da Galileo.
La vicenda è dunque quella di un pensiero planetario che si pone come egemone prima in chiave economica, poi in sede politica.
Qualche giustificazione, per l'enorme sperequazione della ricchezza, devono pur trovarla.
Le vicende come quella che ho narrato, sono semplici armi di distrazione di massa per allontanare la percezione dell'ingiustizia che viene consumata quotidianamente.
La quale, in Italia, giunge all'apoteosi poiché il Paese è privo di un plafond di valori civili che lo qualifichino. Per questa ragione i razzismi avanzano e ci fanno sentire, come afferma Eli, degli extraterrestri, oppure provocano una sorta di "disperazione ciclica" ad Orazio, che pensa a B. come al peggiore dei mali.
la realtà è ancor più terribile e foriera di tempeste, B o non B, poiché è il tessuto sociale ad essere marcio.
Grazie a tutti
Carlo
La costruzione del fatto:
RispondiElimina1-lo si definisce "l'aggressore" , a priori. Lo diventa per definizione! come un ente primitivo.
2-lo si identifica con colui che ha aggredito nel metrò e mandato in coma "volontariamente" la povera infermiera senza difesa.
3-dopo la morte della donna diventa
il vile assassino del metrò
4- passaggio generalizzato, con descrizione quasi identica, su tutti i media.
E la verità è...serva!
Doc
Provo una grande compassione per
RispondiEliminaquesto giovane incosciente e scriteriato, incapace di comprendere la gravità del suo gesto, dedito alla
violenza bruta come sistema di vita,
che mentre viene portato via dai carabinieri, ed i suoi "amici" del branco inscenano un'orrenda gazzarra, alzando le braccia in saluti parafascisti, sotto il cappuccio della sua felpa, RIDE!
http://www.ilmessaggero.it/
http://www.ilmessaggero.it/articolo_app.php?id=33452&sez=HOME_ROMA&npl=&desc_sez=
Chissà se gli abitanti di Terzigno mentre le danno e le prendono e affondano nella spazzatura si ricordano che alle ultime regionali hanno votato in massa per il Berlusca, sperando che gli tolgiesse la spazzatura da casa. Forse speravano che se la portasse ad Antigua. Chi è causa del suo mal pianga se stesso.
RispondiEliminaCiao Carlo il SUD, lo dico da meridionale, mi sembra il luogo degli allocchi.
Premesso che non ho idea del come è cominciata la discussione. Premesso che non giustifico assolutamente la reazione del ragazzo, perchè colpire in pieno viso una persona è una cosa terribile. Premesso che il fatto si tratti di un italiano e di una romena non lo prendo neanche in considerazione: per me sono due persone. Premesso che odio la violenza e che sono un'antifascista da sempre. Premesso tutto questo, nella speranza di non essere fraintesa, voglio solo dire che non sono d'accordo sulla politicizzazione di questo terribile episodio e non sono d'accordo su come viene presentato dai media (come giustamente ha detto DOC). Il filmato originale dello scontro, perchè di scontro si tratta, comincia da qualche secondo prima di quello che ora passa in tutti i tg. Nel filmato originale si vede chiaramente la ragazza attraversare tutto il corridoio per andare a prendere di petto il ragazzo. Una volta arrivata vicino, è lei che lo spintona per prima ricevendone in cambio il colpo che la fa stramazzare per terra, battendo violentemente la nuca. Non sto dicendo che non sia grave, anzi gravissimo, quello che è successo. Sto dicendo semplicemente che NON è andata come tutti dicono che sia andata. Non credo che il ragazzo si sia reso minimamente reso conto di quello che sarebbe potuto succedere e sono assolutamente inorridita dal fatto che una giovane sia morta in un modo così stupido ma da quando è cominciata qauesta polemica non posso fare a meno di pensare a quello che è successo a mio figlio. Mio figlio ha solo 13 anni e l'anno scorso, durante una gita scolastica, ha tolto la sedia da sotto ad una sua compagna di classe mentre questa si sedeva. Era solo uno scherzo, uno stupido, infantile, irresponsabile scherzo ma la ragazza è atterrata sul pavimento di peso e si è fratturata una vertebra. Non so neanche io perchè sto scrivendo tutto questo ma vorrei solo dire che spesso è troppo facile giudicare e sparare sentenze e che la verità non è mai così assoluta. Due persone hanno litigato. Le risse, tutte le risse, sono condannabili. L'uso delle mani, da parte di tutti, è condannabile. La violenza, tutta, è condannabile. Ma questa NON è stata un'aggressione e non c'entra niente il razzismo. Forse il razzismo è più negli occhi di chi guarda ed ha visto una romena in terra piuttosto che uan persona.
RispondiEliminacaspita! è tremendo tutto. Detta così non cè più speranza per nulla
RispondiEliminaenzapbc
RispondiEliminami auguro che come mamma tu abbia
spiegato al tuo figliolo che le conseguenze di atti anche scherzosi
possono essere tremende, anziché
giustificarlo come fa la triste
madre di questo giovane assassino.
E mi auguro anche che tuo figlio abbia tratto vantaggio da
questa sua esperienza negativa,
imparando ad essere più attento e
responsabile.
Siamo tutti qui per imparare!
Non ho mai visto una rumena nella
donna uccisa, ma solo una donna ed
una mamma di un bambino di tre anni. Se poi altri strumentalizzano
la vicenda, chissenefrega!
Ma pensa cosa sarebbe accaduto, come ha ipotizzato Carlo, se si fosse trattato di un ragazzo rumeno
e di un'infermiera italiana: come
minimo sarebbe partito un pogrom
contro i rumeni in quel quartiere.
La storia è cominciata con il ragazzo che ha apostrofato la donna
dicendole "Ma non la fate la fila
al tuo paese?".
Questa non è una ragazzata, come quella di tuo figlio, per giunta bambino. Qui c'è un giovane uomo
che vede qualcuno diverso da lui
solo perché ha un accento straniero, e che aveva già commesso due episodi di violenza in passato.
Segno che il suo modo per relazionarsi con gli altri è la
violenza.
La donna ha avuto il solo torto di
non subire passivamente l'aggressione, di aver reagito.
Avrei fatto lo stesso, noi donne
siamo arcistufe di subire sempre
in silenzio l'arroganza maschile.
E adesso, se vuoi, ammazzate anche me!
Eli
RispondiEliminaSo bene cosa sarebbe successo se fosse stato il contrario. Si sarebbe scatenata la solita, ripugnante, detestabile lapidazione mediatica dello straniero. Non è un buon motivo per fare ora altrettanto. Io dico semplicemente che non è tutto bianco o tutto nero. Che a volte ci si mette di traverso anche la sfortuna. Certo che ho spiegato a mio figlio le conseguenze gravissime di quello che aveva fatto ma non ti nascondo che mentre glielo spiegavo alla mente mi tornavano le decine di volte che da ragazza ho fatto e subito lo stesso scherzo. La ragazza ha reagito ad un attacco verbale ed ha fatto bene ma ha reagito con uno spintone. NON sto giustificando nessuno. Sto solo cercando di pensare che ogni giorno può succedere a chiunque di noi di fare o dire cose le cui conseguenze non sono assolutamente volute o immaginabili. La mia ora è una provocazione: se fossero stati entrambi italiani, sei proprio sicura che avresti avuto la stessa reazione?
p.s. ho letto con rispetto il tuo commento ma non capisco proprio il senso dell'ultima frase.
Cara enzapbc
RispondiEliminail significato dell'ultima frase è presto detto: è uno scherzo, una
boutade, o bouttanade se preferisci!
E' che proprio non riesco a fare a meno di scherzare od ironizzare,
anche quando si fanno discorsi "seri".
Ed a volte mi piace anche provocare, per gioco.
Ecco, per me è importante il gioco,
non prendersi mai sul serio, ed
ironizzare prima di tutto su se stessi.
Il fatto è che la violenza è in aumento, e va di pari passo con il razzismo e la barbarie.
Occorre resistere, resistere,
resistere, e mantenere saldo il timone.
Per noi e per i nostri figli.
Per un altro mondo possibile.
Ciao!