Itala era proprio una bella bambina. Chissà perché i genitori – in quei teneri e violenti anni ’70 – decisero di porle quel nome, desueto per l’epoca: forse per celebrare una nonna, oppure per omaggiare un grande scrittore dell’epoca, Italo Calvino. Mai lo sapremo.
E crebbe, venne su alta e bella, perché c’erano oramai a disposizione sufficienti proteine per tutti ed i genotipi, stipati e repressi negli angusti corsetti della guerra, riuscivano finalmente ad esprimersi al meglio nei loro fenotipi: mica come per quelli nati nel primo dopoguerra, che riso castagne e latte, oppure l’onnipresente pancotto, faticavano a modellare seni e glutei.
Per Itala, i genitori – come, d’altro canto, tutti i genitori – immaginavano un futuro tranquillo ma gioioso: erano due genitori “scafati” dalle sirene della felicità e sapevano che, star fuori dalle disgrazie e permettersi ogni tanto una pizza, era già un buon vivere. Qualcosa che si poteva, ed all’occorrenza si doveva, accettare.
Papà e mamma lavoravano entrambi ed avevano delle certezze, che comunicavano alla figlia ogni giorno, a pranzo ed a cena, senza aver la pretesa di comunicare nulla. Così, con la naturalezza di chi spezza il pane e versa il vino.
Si facevano spesso premura di ricordarle che l’educazione e il rispetto sarebbero sempre state un buon viatico, in ogni situazione: dalla scuola al lavoro, ma anche nei rapporti con i coetanei e persino nei sentimenti.
Pariteticamente, le insegnarono che non era assolutamente dignitoso – come donna e come persona – accettare soprusi, dileggi ed ingiustizie senza puntualizzarle, senza protestare e coinvolgere gli altri nella lotta contro l’iniquità. Anche a costo di rinunciare alla pizzeria settimanale con gli amici.
Itala ascoltava ed imparava, mentre fuori andavano in scena rappresentazioni che erano difficili da comprendere: perché uccidere e storpiare le persone avrebbe condotto ad una società più tollerante e più giusta? Qual era il nesso?
Perciò, Itala – un po’ per la giovane età, un po’ per le raccomandazioni dei genitori – trapassò quegli anni senza concedere niente al tumulto che, come un magma, le circolava attorno e decise che avrebbe continuato a seguire i consigli dei suoi genitori, anche se qualche volta le parevano un po’ stagionati…ma ci sarebbe stato tempo per meglio meditarli e generarne altri, magari da comunicare a sua figlia…
Ma la vita non sempre scorre come un tranquillo rigagnolo di pianura, uno di quei fossi ai lati delle stradine campestri che mai s’inquietano, mai s’arruffano e dove solo la tinca – che con un guizzo acchiappa la pulce d’acqua sulla superficie – riesce a tormentarne, per un solo attimo, l’immutabile destino.
A volte la vita s’inerpica per vie ch’appaiono all’improvviso, si fa seguire senza chiedere né un consenso e né un perché: ostinatamente, inesorabilmente, ti lega e ti trascina come ancora strappata al fondale dalla tempesta.
Prima di scoprire, però, i destini ai quali Itala – suo malgrado, oppure seguendo semplicemente la via, senza porsi problemi – fu attratta e, infine, cooptata, dobbiamo descrivere brevemente quella che fu la sua adolescenza, come s’appressò alla vita.
Benché educata in modo tradizionale ma libertario, Itala non viveva fuori del suo tempo: non di rado indossava la minigonna, oppure trascorreva la sera al bar dei giardini, dove la gioventù del quartiere chiacchierava, secondo il sesso d’appartenenza, di ragazze e motorini oppure di ragazzi e vestitini.
Ci fu anche qualche tenero amore adolescenziale, seguito da qualcosa di più serio che papà e mamma osservarono con molta attenzione, quando Itala azzardò d’aver invitato Alberto con una scusa – i suoi genitori erano dovuti partire all’improvviso…una zia in Veneto che stava male…lui era solo a casa… – per una cena. Una cena senza formalità, ovvio, nessun impegno, chiaro, nessun legame da una parte e dall’altra: logico, evidente, senza alcun dubbio. Una “passata” ai raggi X senza referto.
Proprio quella sera, però, la cena iniziò con qualche minuto di ritardo – con gran apprensione di Itala e qualche sguardo interlocutorio ed agitato d’Alberto – perché c’era una partita di calcio in TV. Giocava la squadra del cuore di papà e – anche se non era la stessa d’Alberto – il ragazzo ben comprese: al cuore del calcio non si comanda.
Papà magnificava che – vivaddio! – era finito quel monopolio televisivo, quella prigione dove soltanto la RAI poteva trasmettere le partite di calcio! Finalmente, una sparuta pattuglia d’imprenditori indipendenti avevano preso coraggio e sfidato il colosso statale! Era ora!
Papà non era certo un nemico del potere statale – a volte, quando c’era da pagare la solita una tantum sì…ma non era così fesso da non comprendere che, senza Stato, non ci sarebbe stata la certezza del Diritto, e dunque ordine ed un po’ di giustizia sociale (quella, a suo dire, era ancora poca, ma col tempo…) – ma nel caso del calcio non voleva sentire obiezioni: più calcio per tutti! Democraticamente!
Alberto fu d’accordo, anche se colse il coraggio a quattro mani quando osò insinuare che sì…che era bello poter vedere una partita del Milan, ma che lui avrebbe gradito vedere anche la Juve!
Papà fu d’accordo con Alberto – ovvio, la democrazia fra tifosi non ammette remore né interpretazioni teleologiche dei rispettivi diritti – ma non trascurò di lanciare la frecciatina finale: se quel Berlusconi, Presidente del Milan, aveva impiantato delle televisioni – addirittura gratuite! – per sollazzare i tifosi della sua squadra, perché l’Avvocato Agnelli – ricco come il mare, potente come Nettuno – non faceva altrettanto?
Eh sì, “touché”, pensò Alberto: in fin dei conti, con la potenza della FIAT…un bel canale “Solo Juve”: eh, mica ci sarebbe stato male…
Mentre la mamma si premurava – fra un goal sempre ricordato e mai ammesso come fasullo, ed il futuro acquisto di un rinomato campione – di sapere se sì, insomma, se terminato quel Liceo…quale Liceo? Ah sì, quello Scientifico, insomma, cos’aveva in mente…Itala si sentiva un po’ sola, e quasi finì per tenersi compagnia con la gondola che stava sulla credenza, ricordo del viaggio di nozze dei genitori.
Quando, però, Alberto – con nonchalance, ma calcando con sicurezza le poche parole – affermò “m’iscriverò a Medicina, vorrei fare l’ortopedico” la mamma si sentì protetta e tranquilla, per tutte le future e possibili fratture e persino per i geloni ai piedi, che la facevano così soffrire.
Passarono gli anni, Itala conobbe Marco che lavorava in una fabbrica di serramenti, Alberto divenne ortopedico e lo rividero, tanti anni dopo, quando Marco si ruppe una caviglia sulle piste del Sestrière. Fu quasi una rimpatriata: mamma rifletté che non avevano mai più avuto problemi con le tapparelle, ma che i suoi geloni – soprattutto nei cambi di stagione – continuavano a tormentarla.
Ma al cuore ed al calcio non si comanda e, mentre papà trascorreva sempre più tempo a seguire il Milan – dopo la cassa integrazione era “scivolato” nella mobilità “lunga”, fino al prepensionamento – Itala aveva iniziato a lavorare in banca. A coronare i suoi sogni, aveva sposato Marco.
Tutto a posto, tutto normale, tutto nella regola di un ruscello che aveva continuato a scorrere tranquillo ma – all’insaputa di tutti – quel corso d’acqua aveva iniziato a scorrere in un nuovo percorso, aveva cambiato letto e scenario, e neppure la tinca s’era più vista. Dicevano a causa dei diserbanti.
Finalmente, anche la mamma riuscì ad andare in pensione ma Itala viveva oramai nella nuova casa e, presto, sarebbe nata Valentina: tutti aspettavano che la vita, con un nuovo tassello da incastonare, si perpetrasse.
Nella oramai vuota casa dei genitori, la televisione irrompeva, dettava, invitava, sentenziava. Nel silenzio/assenza della figlia già grande, nel clamore dei 22, poi 26…infine 32 pollici…era diventata la regina della casa.
Tutto ciò che, prima, era oggetto di discussione a tavola, s’era trasformato in un “precotto” del tutto simile a quelli che mamma ogni tanto comprava all’hard discount, perché era più vicino della macelleria e continuavano a farle male i piedi.
Ciò che la televisione trasmetteva non era solo precotto ma pre-digerito: era tutto così semplice da capire! Bastava guardare le immagini, solo quelle!
Era chiaro che, se aveva vinto quel che aveva vinto con il Milan, quel Berlusconi era un uomo in gamba: dunque, lasciatelo fare! Se le cose non vanno, è perché non lo lasciano fare! E poi, è così facile capire! Anche quel Bossi – sarà pure un po’ rincoglionito – ma ha ragione! Quei negri che arrivano tutti i giorni con le barche, cosa vogliono? Non possono stare a casa loro? Perché dobbiamo mantenerli a nostre spese e poi non c’è posto all’asilo nido per Valentina?
Mamma pensava che era, nonostante gli anni, un bell’uomo e che male aveva fatto la moglie a tradirlo. Così aveva raccontato la TV: e poi, avevano anche fatto vedere le immagini di quando lei ballava con le tette al vento…eh, con chi s’era andato a mettere quel pover’uomo, pieno di fastidi e di preoccupazioni…in fondo, se era rimasto solo e qualche volta…che sarà mai una prostituta, sono sempre esistite…
Però, che pensava a Berlusconi come ad un bell’uomo, a papà non l’aveva mai detto, neppure per scherzo: lei non era mai andata in giro mostrar le tette, e papà l’aveva scelto, unico amore, senza ripensamenti.
Itala e Marco avevano invece altri grattacapi per la testa: se la banca “teneva”, la fabbrica di Marco stava andando a rotoli. Chissà perché, alla fine del rotolamento, c’è sempre la Polonia o la Serbia. E, a Marco, quel “rotolamento”, iniziava a dare sui nervi, a stirarglieli, a piallargli la mente, al punto che oramai prendeva quattro pastiglie il giorno per tenerla a freno.
La sera, mentre Itala imboccava Valentina nel seggiolone, lui trangugiava in fretta la minestra e non aspettava nemmeno il secondo: correva al computer, perché era iscritto a diversi forum e non voleva far mancare le sue opinioni.
Da quando aveva visto gli stessi serramenti in un ipermercato – ma proprio uguali! Stessa marca! Stesse condizioni! – pressappoco allo stesso prezzo ma costruiti in Polonia, Marco aveva iniziato ad odiare i polacchi. E dopo i polacchi i lituani, e poi i serbi, e che Dio si porti via per sempre tutta quella schifezza umana.
Così, quelle rune che talvolta aveva visto vergate sui muri, corredate di sigle e scritte incomprensibili, avevano iniziato a raccontargli una storia nuova: erano i simboli della riscossa e dell’onore, per chi voleva i serramenti suoi a casa propria. Anzi, no: non proprio a casa, nella vecchia fabbrica, quella che era chiusa da un paio d’anni e che sembrava dovesse esser ristrutturata per diventare un supermercato.
Nelle sue fantasie notturne – mentre Itala dormiva col sonno leggero, pronta a rispondere alle richieste di Valentina, ai suoi mal di pancia e di denti – Marco si vedeva come il terminator, quello con il mitra dai mille colpi…ammazzava, uccideva, sparava su quei corpi – neri, biondi, gialli, non importa – poi giungeva la pace, finalmente, come un orgasmo.
Allora, nel buio profondo nel quale precipitava, aspettava Gianni all’angolo prima d’entrare in fabbrica, si scambiavano quattro battute prima d’inserire il pass alla portineria della fabbrica – che era di nuovo tale e quale: anzi no, era più luminosa, moderna, accogliente… – c’erano anche Rosario e la Luisa…che fica la Luisa, ed anche un po’ troia…va beh, adesso sarebbe stato inutile raccontare tutto ad Itala, tanto…
Fra un sogno l’altro, una sera come un’altra, Marco – non si conoscono con precisione i motivi – forse incluse Itala nel suo incubo e la riempì di botte mentre Valentina urlava, disperata, dal seggiolone. I dottori dissero ch’era intervenuto un fattore di “sbilanciamento” nella terapia farmacologica.
Itala guarì in un paio settimane dalle botte e non lo denunciò: pensò a Valentina, alla sua Valentina che era con i nonni e no, non volle immaginare un processo di mamma contro papà. Non era nei suoi ricordi, non era presente nel suo DNA.
Oggi, Itala è tornata a vivere con i suoi genitori e di Marco sa poco: con un po’ di fortuna è riuscita a vendere la casa e ad estinguere il mutuo però Marco – oramai disoccupato cronico – non le passa un soldo ed Itala è stata costretta ad intaccare quel gruzzolo – che, in origine, pensava destinato al futuro di Valentina – per pagare la badante per papà. Già, quel maledetto ictus che l’aveva lasciato come un vegetale: un vegetale che, però, doveva essere innaffiato ed innaffiava a sua volta a tutte l’ore. Meno male che, almeno di giorno, c’era Irina, altrimenti la mamma non ce l’avrebbe fatta.
Marco – lo lesse sul giornale – era stato arrestato e processato con un gruppo di ultrà che avevano mezzo distrutto uno stadio: il giornale raccontava che quegli ultrà facevano parte di una formazione d’estrema destra e il giornalista iniettava il sospetto che qualcuno li pagasse e li rifornisse di droga. Itala, in cuor suo, decise di non voler sapere più nulla di Marco.
Oggi, nessuno pranza e cena più assieme: a pranzo, Itala si ferma in banca mentre Valentina mangia all’asilo. La mamma mangia qualcosa con Irina, che parla un po’ d’italiano, ma ancora faticano a capirsi.
La sera, Itala mette a letto Valentina mentre la mamma ha già cenato e guarda la televisione, con l’orecchio attento alla stanza da letto: non si sa mai, se papà…
Dopo cena, Itala è stanca, tanto stanca, troppo stanca, al punto che nemmeno ha voglia di televisione o di Internet: già gli tocca un monitor tutto il giorno, in banca…
Qualche sera, quando proprio ha bisogno di sentire che qualcosa di diverso accade, ordina una pizza e se la fa portare a casa dal servizio “Pizza Express in 5 minuti”.
Mentre, sola, taglia gli spicchi e li porta alla bocca, le tornano alla mente le sue sere di ragazzina, quando andavano tutti insieme a mangiare la pizza da Zì’ Totonno”, giù all’angolo. E c’era sempre qualcuno da incontrare, qualcuno da salutare, mentre il signor Antonio – il proprietario – portava in omaggio quei vasetti con le olive nere che raccontava “erano del paese suo”. Lontano, soleggiato, rimpianto e mai dimenticato.
Uno scrittore che si rispetti deve saper scrivere un epilogo, ma non è assolutamente detto che chi scrive sia uno scrittore di tal guisa. Oppure, questo potrebbe non essere un racconto breve e potrebbe invece diventare la scarna traccia di un film.
L’unico epilogo che sale alla mente – un poco onirico, un po’ trasfigurato – è quello di una giornata soleggiata, con molte nubi che il vento spariglia in cielo: la stessa nella quale una trepidante Itala aveva invitato a cena un timido Alberto. Mentre le nubi corrono veloci in cielo, a terra una brezza solletica le maniche della camicia, al punto da far accapponare la pelle delle braccia.
Le braccia di un uomo seduto nella pianura infinita delle mille risaie, dove migliaia di rigagnoli s’incrociano, partono e giungono a nuovi gangli, per dipartirsi di nuovo, all’infinito. Ed è un giorno di Primavera, di tanti anni fa.
Ogni rigagnolo ha un nome, ogni fosso una sua storia e la sua tinca. A ben cercarlo, ci sarà anche il rigagnolo di Itala: quello di Valentina ancora doveva esser tracciato.
Qualcuno, quel giorno – un attento viaggiatore sarebbe riuscito a notarlo – manovrava un’antica chiusa, grande, un po’ rugginosa, che irrorava migliaia di rigagnoli da sempre, da generazioni.
Manovrò, s’ingegnò, rimosse, cambiò: poco o tutto sappiamo su quel che successe, e poco o tutto possiamo fare per rimediare. Chissà cosa sarebbe successo, se non ce l’avesse fatta a sollevare la chiusa.
Articolo liberamente riproducibile nella sua interezza, ovvia la citazione della fonte.
E crebbe, venne su alta e bella, perché c’erano oramai a disposizione sufficienti proteine per tutti ed i genotipi, stipati e repressi negli angusti corsetti della guerra, riuscivano finalmente ad esprimersi al meglio nei loro fenotipi: mica come per quelli nati nel primo dopoguerra, che riso castagne e latte, oppure l’onnipresente pancotto, faticavano a modellare seni e glutei.
Per Itala, i genitori – come, d’altro canto, tutti i genitori – immaginavano un futuro tranquillo ma gioioso: erano due genitori “scafati” dalle sirene della felicità e sapevano che, star fuori dalle disgrazie e permettersi ogni tanto una pizza, era già un buon vivere. Qualcosa che si poteva, ed all’occorrenza si doveva, accettare.
Papà e mamma lavoravano entrambi ed avevano delle certezze, che comunicavano alla figlia ogni giorno, a pranzo ed a cena, senza aver la pretesa di comunicare nulla. Così, con la naturalezza di chi spezza il pane e versa il vino.
Si facevano spesso premura di ricordarle che l’educazione e il rispetto sarebbero sempre state un buon viatico, in ogni situazione: dalla scuola al lavoro, ma anche nei rapporti con i coetanei e persino nei sentimenti.
Pariteticamente, le insegnarono che non era assolutamente dignitoso – come donna e come persona – accettare soprusi, dileggi ed ingiustizie senza puntualizzarle, senza protestare e coinvolgere gli altri nella lotta contro l’iniquità. Anche a costo di rinunciare alla pizzeria settimanale con gli amici.
Itala ascoltava ed imparava, mentre fuori andavano in scena rappresentazioni che erano difficili da comprendere: perché uccidere e storpiare le persone avrebbe condotto ad una società più tollerante e più giusta? Qual era il nesso?
Perciò, Itala – un po’ per la giovane età, un po’ per le raccomandazioni dei genitori – trapassò quegli anni senza concedere niente al tumulto che, come un magma, le circolava attorno e decise che avrebbe continuato a seguire i consigli dei suoi genitori, anche se qualche volta le parevano un po’ stagionati…ma ci sarebbe stato tempo per meglio meditarli e generarne altri, magari da comunicare a sua figlia…
Ma la vita non sempre scorre come un tranquillo rigagnolo di pianura, uno di quei fossi ai lati delle stradine campestri che mai s’inquietano, mai s’arruffano e dove solo la tinca – che con un guizzo acchiappa la pulce d’acqua sulla superficie – riesce a tormentarne, per un solo attimo, l’immutabile destino.
A volte la vita s’inerpica per vie ch’appaiono all’improvviso, si fa seguire senza chiedere né un consenso e né un perché: ostinatamente, inesorabilmente, ti lega e ti trascina come ancora strappata al fondale dalla tempesta.
Prima di scoprire, però, i destini ai quali Itala – suo malgrado, oppure seguendo semplicemente la via, senza porsi problemi – fu attratta e, infine, cooptata, dobbiamo descrivere brevemente quella che fu la sua adolescenza, come s’appressò alla vita.
Benché educata in modo tradizionale ma libertario, Itala non viveva fuori del suo tempo: non di rado indossava la minigonna, oppure trascorreva la sera al bar dei giardini, dove la gioventù del quartiere chiacchierava, secondo il sesso d’appartenenza, di ragazze e motorini oppure di ragazzi e vestitini.
Ci fu anche qualche tenero amore adolescenziale, seguito da qualcosa di più serio che papà e mamma osservarono con molta attenzione, quando Itala azzardò d’aver invitato Alberto con una scusa – i suoi genitori erano dovuti partire all’improvviso…una zia in Veneto che stava male…lui era solo a casa… – per una cena. Una cena senza formalità, ovvio, nessun impegno, chiaro, nessun legame da una parte e dall’altra: logico, evidente, senza alcun dubbio. Una “passata” ai raggi X senza referto.
Proprio quella sera, però, la cena iniziò con qualche minuto di ritardo – con gran apprensione di Itala e qualche sguardo interlocutorio ed agitato d’Alberto – perché c’era una partita di calcio in TV. Giocava la squadra del cuore di papà e – anche se non era la stessa d’Alberto – il ragazzo ben comprese: al cuore del calcio non si comanda.
Papà magnificava che – vivaddio! – era finito quel monopolio televisivo, quella prigione dove soltanto la RAI poteva trasmettere le partite di calcio! Finalmente, una sparuta pattuglia d’imprenditori indipendenti avevano preso coraggio e sfidato il colosso statale! Era ora!
Papà non era certo un nemico del potere statale – a volte, quando c’era da pagare la solita una tantum sì…ma non era così fesso da non comprendere che, senza Stato, non ci sarebbe stata la certezza del Diritto, e dunque ordine ed un po’ di giustizia sociale (quella, a suo dire, era ancora poca, ma col tempo…) – ma nel caso del calcio non voleva sentire obiezioni: più calcio per tutti! Democraticamente!
Alberto fu d’accordo, anche se colse il coraggio a quattro mani quando osò insinuare che sì…che era bello poter vedere una partita del Milan, ma che lui avrebbe gradito vedere anche la Juve!
Papà fu d’accordo con Alberto – ovvio, la democrazia fra tifosi non ammette remore né interpretazioni teleologiche dei rispettivi diritti – ma non trascurò di lanciare la frecciatina finale: se quel Berlusconi, Presidente del Milan, aveva impiantato delle televisioni – addirittura gratuite! – per sollazzare i tifosi della sua squadra, perché l’Avvocato Agnelli – ricco come il mare, potente come Nettuno – non faceva altrettanto?
Eh sì, “touché”, pensò Alberto: in fin dei conti, con la potenza della FIAT…un bel canale “Solo Juve”: eh, mica ci sarebbe stato male…
Mentre la mamma si premurava – fra un goal sempre ricordato e mai ammesso come fasullo, ed il futuro acquisto di un rinomato campione – di sapere se sì, insomma, se terminato quel Liceo…quale Liceo? Ah sì, quello Scientifico, insomma, cos’aveva in mente…Itala si sentiva un po’ sola, e quasi finì per tenersi compagnia con la gondola che stava sulla credenza, ricordo del viaggio di nozze dei genitori.
Quando, però, Alberto – con nonchalance, ma calcando con sicurezza le poche parole – affermò “m’iscriverò a Medicina, vorrei fare l’ortopedico” la mamma si sentì protetta e tranquilla, per tutte le future e possibili fratture e persino per i geloni ai piedi, che la facevano così soffrire.
Passarono gli anni, Itala conobbe Marco che lavorava in una fabbrica di serramenti, Alberto divenne ortopedico e lo rividero, tanti anni dopo, quando Marco si ruppe una caviglia sulle piste del Sestrière. Fu quasi una rimpatriata: mamma rifletté che non avevano mai più avuto problemi con le tapparelle, ma che i suoi geloni – soprattutto nei cambi di stagione – continuavano a tormentarla.
Ma al cuore ed al calcio non si comanda e, mentre papà trascorreva sempre più tempo a seguire il Milan – dopo la cassa integrazione era “scivolato” nella mobilità “lunga”, fino al prepensionamento – Itala aveva iniziato a lavorare in banca. A coronare i suoi sogni, aveva sposato Marco.
Tutto a posto, tutto normale, tutto nella regola di un ruscello che aveva continuato a scorrere tranquillo ma – all’insaputa di tutti – quel corso d’acqua aveva iniziato a scorrere in un nuovo percorso, aveva cambiato letto e scenario, e neppure la tinca s’era più vista. Dicevano a causa dei diserbanti.
Finalmente, anche la mamma riuscì ad andare in pensione ma Itala viveva oramai nella nuova casa e, presto, sarebbe nata Valentina: tutti aspettavano che la vita, con un nuovo tassello da incastonare, si perpetrasse.
Nella oramai vuota casa dei genitori, la televisione irrompeva, dettava, invitava, sentenziava. Nel silenzio/assenza della figlia già grande, nel clamore dei 22, poi 26…infine 32 pollici…era diventata la regina della casa.
Tutto ciò che, prima, era oggetto di discussione a tavola, s’era trasformato in un “precotto” del tutto simile a quelli che mamma ogni tanto comprava all’hard discount, perché era più vicino della macelleria e continuavano a farle male i piedi.
Ciò che la televisione trasmetteva non era solo precotto ma pre-digerito: era tutto così semplice da capire! Bastava guardare le immagini, solo quelle!
Era chiaro che, se aveva vinto quel che aveva vinto con il Milan, quel Berlusconi era un uomo in gamba: dunque, lasciatelo fare! Se le cose non vanno, è perché non lo lasciano fare! E poi, è così facile capire! Anche quel Bossi – sarà pure un po’ rincoglionito – ma ha ragione! Quei negri che arrivano tutti i giorni con le barche, cosa vogliono? Non possono stare a casa loro? Perché dobbiamo mantenerli a nostre spese e poi non c’è posto all’asilo nido per Valentina?
Mamma pensava che era, nonostante gli anni, un bell’uomo e che male aveva fatto la moglie a tradirlo. Così aveva raccontato la TV: e poi, avevano anche fatto vedere le immagini di quando lei ballava con le tette al vento…eh, con chi s’era andato a mettere quel pover’uomo, pieno di fastidi e di preoccupazioni…in fondo, se era rimasto solo e qualche volta…che sarà mai una prostituta, sono sempre esistite…
Però, che pensava a Berlusconi come ad un bell’uomo, a papà non l’aveva mai detto, neppure per scherzo: lei non era mai andata in giro mostrar le tette, e papà l’aveva scelto, unico amore, senza ripensamenti.
Itala e Marco avevano invece altri grattacapi per la testa: se la banca “teneva”, la fabbrica di Marco stava andando a rotoli. Chissà perché, alla fine del rotolamento, c’è sempre la Polonia o la Serbia. E, a Marco, quel “rotolamento”, iniziava a dare sui nervi, a stirarglieli, a piallargli la mente, al punto che oramai prendeva quattro pastiglie il giorno per tenerla a freno.
La sera, mentre Itala imboccava Valentina nel seggiolone, lui trangugiava in fretta la minestra e non aspettava nemmeno il secondo: correva al computer, perché era iscritto a diversi forum e non voleva far mancare le sue opinioni.
Da quando aveva visto gli stessi serramenti in un ipermercato – ma proprio uguali! Stessa marca! Stesse condizioni! – pressappoco allo stesso prezzo ma costruiti in Polonia, Marco aveva iniziato ad odiare i polacchi. E dopo i polacchi i lituani, e poi i serbi, e che Dio si porti via per sempre tutta quella schifezza umana.
Così, quelle rune che talvolta aveva visto vergate sui muri, corredate di sigle e scritte incomprensibili, avevano iniziato a raccontargli una storia nuova: erano i simboli della riscossa e dell’onore, per chi voleva i serramenti suoi a casa propria. Anzi, no: non proprio a casa, nella vecchia fabbrica, quella che era chiusa da un paio d’anni e che sembrava dovesse esser ristrutturata per diventare un supermercato.
Nelle sue fantasie notturne – mentre Itala dormiva col sonno leggero, pronta a rispondere alle richieste di Valentina, ai suoi mal di pancia e di denti – Marco si vedeva come il terminator, quello con il mitra dai mille colpi…ammazzava, uccideva, sparava su quei corpi – neri, biondi, gialli, non importa – poi giungeva la pace, finalmente, come un orgasmo.
Allora, nel buio profondo nel quale precipitava, aspettava Gianni all’angolo prima d’entrare in fabbrica, si scambiavano quattro battute prima d’inserire il pass alla portineria della fabbrica – che era di nuovo tale e quale: anzi no, era più luminosa, moderna, accogliente… – c’erano anche Rosario e la Luisa…che fica la Luisa, ed anche un po’ troia…va beh, adesso sarebbe stato inutile raccontare tutto ad Itala, tanto…
Fra un sogno l’altro, una sera come un’altra, Marco – non si conoscono con precisione i motivi – forse incluse Itala nel suo incubo e la riempì di botte mentre Valentina urlava, disperata, dal seggiolone. I dottori dissero ch’era intervenuto un fattore di “sbilanciamento” nella terapia farmacologica.
Itala guarì in un paio settimane dalle botte e non lo denunciò: pensò a Valentina, alla sua Valentina che era con i nonni e no, non volle immaginare un processo di mamma contro papà. Non era nei suoi ricordi, non era presente nel suo DNA.
Oggi, Itala è tornata a vivere con i suoi genitori e di Marco sa poco: con un po’ di fortuna è riuscita a vendere la casa e ad estinguere il mutuo però Marco – oramai disoccupato cronico – non le passa un soldo ed Itala è stata costretta ad intaccare quel gruzzolo – che, in origine, pensava destinato al futuro di Valentina – per pagare la badante per papà. Già, quel maledetto ictus che l’aveva lasciato come un vegetale: un vegetale che, però, doveva essere innaffiato ed innaffiava a sua volta a tutte l’ore. Meno male che, almeno di giorno, c’era Irina, altrimenti la mamma non ce l’avrebbe fatta.
Marco – lo lesse sul giornale – era stato arrestato e processato con un gruppo di ultrà che avevano mezzo distrutto uno stadio: il giornale raccontava che quegli ultrà facevano parte di una formazione d’estrema destra e il giornalista iniettava il sospetto che qualcuno li pagasse e li rifornisse di droga. Itala, in cuor suo, decise di non voler sapere più nulla di Marco.
Oggi, nessuno pranza e cena più assieme: a pranzo, Itala si ferma in banca mentre Valentina mangia all’asilo. La mamma mangia qualcosa con Irina, che parla un po’ d’italiano, ma ancora faticano a capirsi.
La sera, Itala mette a letto Valentina mentre la mamma ha già cenato e guarda la televisione, con l’orecchio attento alla stanza da letto: non si sa mai, se papà…
Dopo cena, Itala è stanca, tanto stanca, troppo stanca, al punto che nemmeno ha voglia di televisione o di Internet: già gli tocca un monitor tutto il giorno, in banca…
Qualche sera, quando proprio ha bisogno di sentire che qualcosa di diverso accade, ordina una pizza e se la fa portare a casa dal servizio “Pizza Express in 5 minuti”.
Mentre, sola, taglia gli spicchi e li porta alla bocca, le tornano alla mente le sue sere di ragazzina, quando andavano tutti insieme a mangiare la pizza da Zì’ Totonno”, giù all’angolo. E c’era sempre qualcuno da incontrare, qualcuno da salutare, mentre il signor Antonio – il proprietario – portava in omaggio quei vasetti con le olive nere che raccontava “erano del paese suo”. Lontano, soleggiato, rimpianto e mai dimenticato.
Uno scrittore che si rispetti deve saper scrivere un epilogo, ma non è assolutamente detto che chi scrive sia uno scrittore di tal guisa. Oppure, questo potrebbe non essere un racconto breve e potrebbe invece diventare la scarna traccia di un film.
L’unico epilogo che sale alla mente – un poco onirico, un po’ trasfigurato – è quello di una giornata soleggiata, con molte nubi che il vento spariglia in cielo: la stessa nella quale una trepidante Itala aveva invitato a cena un timido Alberto. Mentre le nubi corrono veloci in cielo, a terra una brezza solletica le maniche della camicia, al punto da far accapponare la pelle delle braccia.
Le braccia di un uomo seduto nella pianura infinita delle mille risaie, dove migliaia di rigagnoli s’incrociano, partono e giungono a nuovi gangli, per dipartirsi di nuovo, all’infinito. Ed è un giorno di Primavera, di tanti anni fa.
Ogni rigagnolo ha un nome, ogni fosso una sua storia e la sua tinca. A ben cercarlo, ci sarà anche il rigagnolo di Itala: quello di Valentina ancora doveva esser tracciato.
Qualcuno, quel giorno – un attento viaggiatore sarebbe riuscito a notarlo – manovrava un’antica chiusa, grande, un po’ rugginosa, che irrorava migliaia di rigagnoli da sempre, da generazioni.
Manovrò, s’ingegnò, rimosse, cambiò: poco o tutto sappiamo su quel che successe, e poco o tutto possiamo fare per rimediare. Chissà cosa sarebbe successo, se non ce l’avesse fatta a sollevare la chiusa.
Articolo liberamente riproducibile nella sua interezza, ovvia la citazione della fonte.
Ohhh, Carlo....
RispondiEliminaNon so se il groppo in gola è per la nostalgia o per il timore che questa bellissima e tragica storia possa solo finire male...
Sicuramente hai saputo, ancora una volta, toccare corde sensibilisssime e sublimi
Grazie.
Carlo
RispondiEliminaè bellissimo!
E'proprio una foto di esistenze, di
una realtà di vita che dolcemente
ed irrefrenabilmente si avvia verso
il...peggio, malgrado la buona
inclinazione dei protagonisti.
Come va a finire?
Itala è ancora giovane e bella, e
si innamora di un uomo meraviglioso.
Perché c'è sempre un uomo
meraviglioso dietro l'angolo!
Grazie!
un racconto senza epilogo lascia un po' di spazio alla creatività di chi lo legge.
RispondiEliminafossimo su facebook cliccherei su "mi piace"
Itala e' la storia dell'italia di oggi, o meglio quella degli ultimi 30 anni: Itala, nonostante una "buona educazione" -anche a non subire sorprusi di qualsiasi tipo - subisce invece la vita come necessità: ha dimenticato di essere lei l'attore principale e che può resistere, reagire alle avversità!!
RispondiEliminaEd è, credo, con enorme pietà che Carlo ne descrive il massimo della sua ribellione con:
"Qualche sera, quando proprio ha bisogno di sentire che qualcosa di diverso accade, ordina una pizza e se la fa portare a casa dal servizio “Pizza Express in 5 minuti”. Ma poi a prescindere...
"Qualcuno, quel giorno – un attento viaggiatore sarebbe riuscito a notarlo – manovrava un’antica chiusa, grande, un po’ rugginosa, che irrorava migliaia di rigagnoli da sempre, da generazioni.
Manovrò, s’ingegnò, rimosse, cambiò: poco o tutto sappiamo su quel che successe, e poco o tutto possiamo fare per rimediare."
In ogni caso tocca a noi scegliere, tentare di fare tutto ..o accontentarci di fare poco o niente ordinando una taxi-pizza..
Doc
Sì, ogni tanto mi ricordo d'essere uno scrittore.
RispondiEliminaGrazie a tutti voi
Carlo
Il naufrago Black ha ricevuto un bellissimo e tragico affresco del luogo da lui lasciato tanto tempo fà.
RispondiEliminaL'ha trovato dentro la solita bottiglia di rhum sgolata da un coraggioso capitano, forse anch'egli partito dalla sua terra natia alla ricerca di un nuovo posto dove ricominciare a sperare o semplicemente a vivere una vita normale.
Un capitano scrittore che non aggiorna solo il diario di bordo, è il meglio che possa capitare a una ciurma disperata.
con affetto
B.S.
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RispondiEliminaPer Eli e quanti si chiedono chi sono i burattinai, invito a leggere questo saggio di Paolo Barnard.
RispondiEliminahttp://www.scribd.com/
doc/36754304/
Il-Piu-Grande-Crimine-
Paolo-Barnard
Considero il giornalista di cui sopra, con il quale ho avuto scambi di mail sinceri e interessantissimi, in assoluta buona fede.
In genere cita le fonti e non mi sembra strumentalizzato da nessuno.
Forse, le sue, sono solo ipotesi di lavoro, ma vale la pena spenderci due ore di tempo per leggerle e rifletterci sopra.
E' comunque un modo di fare ricerca e giornalismo che dovrebbe spingerci nella stessa direzione.
Penso che in linea di principio Carlo sia d'accordo con quanto affermo.
Il metodo usato da Barnard è un insegnamento, il contenuto può essere discusso o al limite discutibile.
I libri di Carlo sono altrettanti esempi di lectio giornalistica.
Facciamo dei nostri interventi metodo, ricerca, studio e fucina di nuove idee: CDC non ci è riuscita, partiamo da questo blog, faticosamente gestito e impreziosito dal suo Primo Autore.
Prima di criticare ottimi giornalisti proviamo a far di meglio se ci riusciamo, altrimenti, le dita e la lingua è meglio trattenerle per scopi di base quali mangiare e bere.
con profonda stima nei riguardi di tutti
B.S.
Carlo al solito sei riuscito a scuotere i nostri animi. Itala è la storia di un paese che naufraga nella solitudine. I sentimenti scompaiono lentamente dietro le false immagini di una tv di stato.Itala conoscerà un altro uomo ma difficilmente troverà l' amore, Marco finirà i suoi giorni tra rimorsi e cercherà respiro in un bicchiere di vino o in un goal mancato. Valentina..... bè per lei difficilmente ci sarà un futuro a meno che lei incontrerà e imparerà ad ascoltare parole come le tue che la porteranno a riflettere e a cercare un' altra via.Il più grande dramma dei nostri giorni è la solitudine figlia di questa società nella quella più nessuno ha voglia di confrontarsi e dove si è amici e conoscenti solo per un giorno.
RispondiEliminaSe tu fossi mio amico ascolterei le tue preghiere,
se tu fossi mio amico avrei sempre voglia di ascoltarti,
se tu fossi mio amico risponderei sempre al telefono anche e soprattutto, quando sei triste,
se tu fossi mio amico sarei sempre qui ad aspettarti e se tu fossi mio amico non ti chiederei nulla in cambio. Ciao amici io vi ascolto sempre.
PS: Caro Black beato a te che hai impiegato due ore per leggere il saggio di Barnard comunque concordo che è un testo che andrebbe approfondito e discusso, non lo credo fantasioso ma opinabile specie per quanto concerne la parte riguardante il signoraggio che credo esista e che lui interpreta in modo differente dando maggior peso alla sovranità monetaria e alla possibilità di far debito che al valore strumentale della moneta.
Sarebbe bello ascoltare Carlo cosa ne pensa che comunque in una mia segnalazione precedente su questo saggio mi aveva rimandato alla lettura di Domenico De Simone il quale invito a mia volta a leggere ( e ringrazio Carlo per avermelo suggerito) il quale spiega molto bene quanto incida il Signoraggio e come sarebbe possibile aggirarlo istituendo istituti economici alternativi come le FAZ (zone di autonomia finanziaria).
Cari amici,
RispondiEliminariprendere la vita, dopo aver trascorso qualche sera con Itala, non è cosa di tutti i giorni. E' come tornare ad Itaca e scoprire che i Proci tutto hanno divorato, e ritrovarsi al fianco solo un vecchio amico, definito servo soltanto per una questione storica, null'altro.
Più trascorre il tempo, e più mi distanzio dall'approccio analitico "che tutto spiega".
Sono contento che altri accettino quella fatica - perché sangue e lacrime è - ma ho lasciato quei lidi per cercare soltanto la trafigurazione dell'esistente ed avvicinarmi ai miei Maestri.
Sapete chi sono.
Vi ragguaglierò, a breve, sui motivi che mi hanno condotto a non essere a Bologna il prossimo fine settimana: non perché sia così importante, quanto perché è fucina di riflessioni.
Grazie a tutti voi ed alvostro affetto, che riesce a "bucare" il monitor.
Buonanotte
Carlo
Caro Carlo e cari amici del Blog penso che si debba ricorrere allo psichiatra per gli italiani. Infatti il popolo italiano mostra di essere affetto da masochismo e mi riferisco a quello fisico non a quello morale. Si ritengo che gli italiani siano divenuti dei masochisti con l'ardente desiderio di essere picchiati e manganellati. Non ci credete guardate a Terzigno il popolo le prende e le dà di brutto, quello stesso popolo che ha votato Berlusca in massa alle ultime regionali e ora come premio cosa riceve? Monnezza e botte, cosa fa? Continua nei sondaggi a dare la maggioranza al nano di Arcore. Stessa cosa in Sardegna dove i pastori sardi le prendono e vanno anche in prigione, come reagiscono? Anche loro continuano a dare fiducia al nano. E' sconcertante il popolo italiano rivela oggi la sua più intima natura psichica, quella di essere masochista da far invidia ai personaggi descritti un secolo fa da Kraft-Ebing. Ogni popolo ha un suo carattere distintivo, quello del popolo italiano è il masochismo fisico che bacia la mano che lo percuote. Temo di essere ripetitivo, ma la realtà mi ci costringe. Fra tre anni avremo Silvio I presidente a vita della repubblica dei masochisti d'Italia.
RispondiEliminaCarlo lo so non sei d'accordo, ma credimi finirà così.
Ciao a tutti.
blackskull
RispondiEliminaesiste anche la sequenza della
conferenza di Barnard su you-tube,
qui:
http://www.youtube.com/watch?v=Rj0WGIwMGaw&feature=related
Di lui penso che sia un grande
giornalista investigativo, purché
non si occupi di sesso o di donne,
perché in quel campo non capisce molto, e se gli si fanno delle
osservazioni, insulta a ruota libera, nella modalità tipica di chi non ha argomenti.
A me ha dato dell'imbecille, in fondo è stato carino!
Ma senza nessun rancore, penso che sia un valido giornalista.
Ricambio l'apprezzamento e la stima! :-D
Per Eli
RispondiEliminaConsiderato il fatto che sei una delle poco donne che si esprimono su questo blog e ciò, credimi, è fonte per me di grande felicità, sono d'accordissimo con te sulle derive maschiliste del P.B., che poco si attagliano ad un ricercatore della verità come lui.
Anche perchè, le donne e i bambini, in questo preciso istante, Itala ne è un esempio, sono la vera forza trainante dell'economia neoliberista canaglia che si è impossessata del mondo.
Sono i primi schiavi alla base della piramide dello sfruttamento, solo dopo, vengono gli uomini, che se possono, in ogni linea produttiva massacrante del 1°,2° o 3° mondo che sia, sodalizzano contro il sesso opposto.
Stessa cosa dicasi per il "fantastico terziario".
Per tutti gli altri "sessi", altre modalità di sfruttamento, dalla cultura dello spettacolo alla cul(tura) della prostituzione.
Penso che il mondo sia diventato solamente una planetaria Spoon River che avrà i suoi cantori, vedrete, i vati delle tombe che come epitaffi avranno il nulla.
Per Marco03
Le mie due ore si chiamano insonnia.
E l'insonnia si chiama casualmente Valentina la figlia di Itala, la mia vera figlia di 14 anni che cerco, ma credimi è complicatissimo, di condurre su di una strada di saggezza.
Se io non credo al sistema e il sistema martella i neuroni dei nostri figli con chimere mostruose e spende miliardi per renderli insensibili e docili consumatori o bovi masochisti come Orazio ben ci rammenta( anche se sulle statistiche del consenso al Dittatore andrei più cauto), il mestiere di genitori a tempo indeterminato e senza aiuto da parte di nessuno è arduo.
Mi sto affidando anche io ai miei Maestri sulla strada del risveglio e forse il coraggio di tutti noi è quello di continuare a scriverci per non abbandonarci completamente a un destino senza prospettive.
con affetto
B.S.
L'alternativa è la strada di Marco di cui nessuno, ad ora, ha mostrato nè pietas ne interesse alcuno.
RispondiEliminaEppure la sua tragedia la teniamo dietro l'angolo, i suoi ingredienti stanno a portata di mano...pronti all'uso, rabbiosamente contro tutto e tutti, compreso se stessi.
La quotidianetà e' continuamente pervasa da istigazioni alla rabbiosità: le analisi sociologiche, gli appelli all'etica e alla morale ..degli altri, stanno a zero. E come quando ti tremano le gambe di fronte alla malattia del figlio/a e la tua razionalità và a farsi fottere, ma ti imponi, ti eserciti a rimanere calmo, lucido, perche' sai che devi esserlo o almeno sembrare di esserlo altrimenti il sentimento dell'amore che ti muove diventa inefficace, anzi controproducente per il figlio/a.
E cerchi di sorridere, dare forza, e sicurezza, e fiducia, anche quando c'è la condanna senza appello. Ed il sorriso strappato a fatica è la tua gratifica; che deve riuscire a riempire di nuovo, rinnovato senso la tua speranza di tornare a vivere. E' molto difficile: anche il solo respirare ti diventa fatica.. e penso al Marco, questo sfortunato ragazzo (perchè non gli sono stati dati elementi culturali sufficienti a scegliere con consapevolezza, responsabilità ed autonomia) personaggio centrale delle crisi, tipico delle società del rifiuto connesso alla teologia del consumo.
Doc
P.S. l'intento iniziale era di parlarvi di un caso connesso con un altro post di Carlo "enasarco..." con una variante: la prescrizione (sia dei contributi se nn si raggiunge il minimo, sia della liquidazione nel caso uno , come me , si sia dimenticato di chiederla a suo tempo).
Caro Black è impossibile non essere d' accordo con te e ciò accresce la mia malinconia di non poter incontrare te Carlo o chiunque si affacci in questo Blog lasciando in me l' amarezza di non poter percepire i vostri neuroni e di non potervi guardare negli occhi.Non capisco a cosa alludi esattamente sulla tua Valentina ma sono certo che la tua sensibilità te l' ha già fatta incontrare tante volte e lei ne ha gioito,é un pò come in questo blog dove per dirla alla Wenders siamo " Cosi vicini e cosi lontani". Lancio un appello a Carlo se vuole mi faccio promotore di organizzare un incontro qui a Roma ( dove potreste apprifittare per vedere anche la città) occupandomi dell' affitto di una sala per un convegno e di eventuale alloggio per chi volesse.Ciao a tutti!
RispondiEliminaI vostri commenti mostrano che i messaggi inviati by-passando la razionalità sono compresi ed introiettati meglio di quelli che giungono per via analitico/sintetica, laddove i due aspetti sono, pur minimamente, separati.
RispondiEliminaE, quando mi riferivo ai "miei Maestri" non è difficile capire chi, nel panorama della letteratura italiana del '900, usò quello stile.
Altra cosa è pensare di partire da qui per "rifondare" qualcosa laddove CDC ha fallito.
Che CDC abbia fallito è nei numeri delle letture degli articoli, fateci caso. Ed è anche nel silenzio che è seguito alla proposta di pubblicare "Itala" (senza possibilità di commento) perché lo ritenevo molto importante.
Questi erano gli accordi presi con Truman, ed ancora attendo una sua risposta: mi spiace per loro, non per me.
Ciascuno pensa al suo orticello, che altro non è che un "incrocio" dei tanti rigagnoli e nessuno riesce a pensare in grande, al fiume che li ha generati.
Partire da questo piccolo blog? Impossibile.
Anche se, bisogna riconoscerlo, per la capacità di sondare, capire, avvicinare, criticare, questa è una vera e propria avanguardia.
Può, un'avanguardia, trasformarsi in massa? No, la storia non lo concede.
Mi fermo qui, attendo le vostre opinioni.
Carlo
Per favore date un'occhiata a questa
RispondiEliminaproposta di Jacopo Fo.
Ogni tanto varrebbe la pena "contarsi".
Ho riserve su Beppe Grillo, di cui
apprezzo la buona fede, ma non i suoi legami economici con quei
massoni della Casaleggio.
Quanto a CDC, Carlo, ormai leggo solo
gli articoli e non commento più.
Il livello dei commentatori era veramente sceso agl'Inferi.
Perdona la mia ignoranza, ma non
ravviso il Maestro cui fai riferimento per lo stile.
Se volessi rivelarlo te ne sarei
grata.
Scusate, questo è il link cui mi riferisco:
RispondiEliminahttp://www.ilfattoquotidiano.it/2010/10/20/si-va-a-votare/72665/
Ho aderito, con le tue stesse riserve, all'appello: da qualche parte, ho pensato Eli, bisognerà pur cominciare.
RispondiEliminaLa "deriva" di CDC è solo parzialmente quella dello scarso livello e della poca educazione dei commentatori.
Anni d'articoli che promettevano chissà quali rivelazioni nel nome del complotto all'ennesima potenza, hanno portato la gente a volere "sempre di più" rivelazioni e la "ragione" d'ogni male.
Siccome le cause sono tante e sfaccettate - e la pazienza poca per affrontarle con dovizia - tutto finisce come in una partita di calcio. Si è tifosi di questo e di quello, si soppesano poco le parole, c'è l'ansia di giungere finalmente "a".
Che non arriva mai.
Ritengo Pasolini il miglior scrittore italiano del '900, ma non dimentico Bacchelli, Pavese, Calvino ed i due Levi. Sono le mie fonti d'ispirazione.
Conosco poco la letteratura straniera, ma ritengo Andric una stella del firmamento.
Orazio: siamo all'epilogo di una vicenda durata fin troppo. Il problema non è più lui, ma il seguito che lascerà.
Sarei d'accordo per vederci una volta, non sarebbe male una gita a Roma, ma Roma è bella d'Aprile e di Maggio, credetemi. Ci si può pensare.
Ciao a tutti
Carlo
Per Marco03
RispondiEliminaValentina è mia figlia in senso reale nata l'11 febbraio del 1997, sangue del mio sangue, ma non mia nel migliore senso poetico (leggi Tagore).
Per mia figlia io dovrei essere l'arco e lei la freccia...
Lascio a te immaginare la difficoltà non tanto nel centrare il bersaglio, quanto nel tendere la corda.
Comunque i nostri neuroni li hai già incontrati e noi abbiamo felicemente incontrato i tuoi: questa è la nostra umanità, nulla di più.
Anche se non ci incontreremo mai fisicamente, in qualunque momento, sulla strada, ricordiamo...ricordiamo...ricordiamo.
con rinnovato affetto
B.S.
Non ti preoccupare troppo, Black: io ho quattro figli, 76-80-89-92. Se non ci fosse Emiliano, l'ultimo, che ancora vive con noi (l'unico) potrei giocarmeli al lotto.
RispondiEliminaIn qualche modo crescono e, credimi, puoi fare tutto quello che vuoi, tanto loro seguono la loro strada.
Che, in fondo, non è quello che desideriamo?
Buonanotte
Carlo
Un modestissimo omaggio a un maestro della letteratura contemporanea italiana...Carlo Bertani.
RispondiEliminaE un grazie a tutti i miei amici del blog, il sale di questa piccola isola di felicità virtuale.
B.S.
LA METAMORFOSI DI LOLA
C’era ancora la guerra fredda quando ci baciavamo; i russi e gli americani si odiavano attraverso la cortina di ferro e il muro di Berlino segnava il confine tra l’amore narcisistico per l’ individuo e l’abnegazione per una instupidita collettività: così almeno si diceva o ci veniva raccontato.
Era in fondo ancora l’ epoca delle grandi narrazioni e degli infiniti creduloni ai quali raccontarle.
Ma andava bene così: si lottava per un credo, per la liberazione o per l’avvenire.
Nessuno alla lunga aveva ragione, come fu dimostrato un ventennio più tardi: la gente impazzì del tutto e le teorie socio-psicologiche più moderne avvanzavano ipotesi sul futuro delle masse, senza nessuna certezza sulla loro bontà.
Ma tu ed io di questo non avevamo sentore e facevamo quello che i ragazzi fanno quando si specchiano addosso il mondo: cercano di nutrirsene con la vana speranza di non saziarsi mai.
Indossavamo jeans, indossavamo t-shirt, stavamo dalla parte di chi era contro, contro le centrali nucleari, contro gli armamenti, armati di pace e contestazione.
Eravamo convinti, presuntuosi, usavamo espressioni che si chiudevano con un mai o un per sempre: ci amavamo di un amore tutto verde ed ecologico. Tu eri semplicemente Lola, Lola da guardare, Lola sulla spiaggia, Lola all’ università, Lola alle riunioni sindacali, Lola l’ impegnata con i libri sotto il seno e la fronte alta. Alle feste si ballava “I will survive”, si muovevano i piedi e le spalle, ad un ritmo che nel tempo sarebbe divenuto irrefrenabile, mentre da qualche parte nel mondo si continuava a morire per infiniti motivi.
--------> segue
Poi arrivò uno strano tiranno che si pubblicizzava come buono e giusto e ci proponeva la fine di un’ era: il consumo di massa.
RispondiEliminaIo e te opponemmo resistenza per un anno, due, tre ma poi iniziammo a cedere e ci ritrovammo ben presto a canticchiare i Led Zeppelin solo in occasioni ormai neanche più speciali: eravamo noi due a non essere più originali, a non essere più individui, disciolti tra gente che non credeva più nel radicale cambiamento, ma si attrezzava a divenire una schiatta di volgari mammiferi d’adattamento.
Ci portavamo dentro gli slogan che non rappresentavano più nulla se non vecchi graffiti metropolitani, graffi policromi su nuovi muri, su nuove difese, su di una terra sempre più fredda, incapace di nutrire sogni e aspettative.
Il tiranno si faceva forte a dismisura e ci sottraeva il tempo della pace, il tempo della contestazione, il tempo per l’ incontro, il tempo per parlare, il tempo per pensare.
Imparasti come me un nuovo linguaggio, diventavi più donna, ma un tipo di donna più affine alla cibernetica, una donna che pensava pensieri spezzettati, che soffriva e gioiva solo in determinate occasioni, anche quelle per niente speciali.
Il tiranno ci offriva la finzione, ci offriva il sacro veleno che ci toglieva la vista, che ci rendeva sordi.
Eppure il mondo era dominio dei nostri sensi: com’ era possibile?
E il muro crollò e la tecno imperversava nelle nostre macchine, l’ alcolismo pure, e nel mondo si continuava a morire per i soliti motivi.
Noi non ci amavamo più di un amore ecologico, ma di un surrogato sentimento economico perchè non ci mancasse nulla di quello che il tiranno ci proponeva.
A mano mano la tua metamorfosi si fece come incandescente al punto che tu brillasti di luce riflessa ogni volta che ti specchiavi nelle vetrine del centro e ne coglievi il perfetto taglio dei tuoi nuovi abiti di direttrice di banca.
Il telefono che squillava tra noi divenne un prodotto portatile e miniaturizzato, scomparve l’ ansia di sentirci; il nostro interrogarci si limitava all’ elenco di numeri sempre più lunghi e difficili da memorizzare:” Amore dettami il codice Iban perchè ho i minuti contati e devo firmare un contratto”.
IT...........25 cifre….Stairway to Heaven.
A Terzigno i manifestanti le hanno prese di brutto e se continueranno a stare li gliele hanno promesse di santa ragione. Bene è quello che ci vuole per il popolo italiano. Intervistata da rai news una donna delle madri vulcaniche (ma il vulcano è una cosa seria)ha detto che loro erano delusi dal comportamento di Berlusconi dopo che lo avevano votato in massa. Vedrete che da oggi chi anche per caso si dovesse fermare nei pressi di una discarica che botte che prenderà. E' chiaro Berlusconi o sottometterà gli italiani con una dittatura a vita oppure fuggirà ad Antigua. Delle due è molto più probabile la prima ipotesi. Ancora aspetto chi scommette con me che Berlusconi non cadrà mai, ma sottometterà il nostro paese sadomasochista. Sadico perchè gli italiani amano far soffrire le classi sociali a loro inferiori, masochista perchè poi a soffrirte tolta la classe politico-finanziario-mafiosa soffrono tutti, in ispecie chi si è fidato di Berlusconi.
RispondiEliminaCiao Carlo
Caro Carlo, “Itala” l’ho letto con il magone: Bello.
RispondiEliminaCari amici,
mi scuso per l'assenza, anche se vi seguo quotidianamente.
è stato un periodo di stanca e di sconforto.
Ho sempre saputo di non essere un lottatore, ho provato a rendere partecipi alcuni amici nella creazione di un progetto di solidarietà, ma accecato dall’idea non mi ero reso conto che si deve fare i conti anche con le necessita degli altri di guadagnarci sopra, vanificando l’idea originale. Mollato.
Meglio prendermi cura della mia famiglia e cercare di educare al meglio mio figlio, 3 anni, sperando che un giorno saprà distinguere ciò che è bene da ciò che è male. Spero di esserne capace, e se riuscirò ad essere un buon padre, dovrò ritenermi soddisfatto.
Di una cosa ne sono sicuro: anche se ci son voluti 36 anni a capirlo, so che gli insegnamenti dei miei genitori non li ho mai dimenticati, quindi non scoraggiarti caro BS, so che farai un ottimo lavoro.
Purtroppo devo ammettere che durante la mia infanzia ho ricevuto meno condizionamenti rispetto ai bambini di oggi, meno tv, genitori meno impegnati e più presenti, e non meno importante, la necessità di apparire non aveva contagiato il mondo dei bambini, come nel caso di oggi.
Se dovessi rappresentare la società di oggi sarebbe una torre di babele dove l’egoismo prende il posto della superbia.
Saluti
Caro Carlo e cari amici vada per aprile o maggio sarei onorato di potervi incontrare, Carlo se vuoi contattami se hai ancora il mio telefono altrimenti te lo riscrivo per posta, nel mio quartiere nella prima periferia romana vicino la tiburtina c'è una ACT dove potrei affittare la sale per uno o più incontri e nelle vicinanze ci sono parecchi bed and breakfast dove ma gari informandomi potrei ottenere un buon prezzo. Il tema lo scegli tu per il resto sapendolo con ampio margine al resto penso io ciao!
RispondiEliminaPs: Black a te ti porto io a spalle da casa tua fin qui ciao!!
Che le emozioni siano il principale veicolo per fissare i concetti nella mente altrui, molto più che le spiegazioni razionali, purtroppo lo ha ben capito anche B., da vero esperto di tecniche di marketing. E’ questo alla fine il vero segreto del suo successo, molta emotività e razionalità quanto basta, lo stretto necessario; ecco perché come qualcuno diceva, l’italiano è masochista, visto che, nonostante tutte le controindicazioni razionali, continua a votare B. E’ una questione di scelte emotive, un acquisto fatto con l’emozione, anche contro ogni convenienza razionale, difficilmente verrà rinnegato.
RispondiEliminaSulla deriva di CDC mi limito a fare una riflessione, un’idea buona è un’idea buona, da chiunque provenga, l’importante è saperla distinguere; così è per l’informazione, se veramente utile, non starei tanto a guardare chi è che me l’ha fornita.
Sono inoltre d’accordissimo con chi dice che il metodo e la ricerca personali, tramite i propri ragionamenti, come nel caso di P. Barnard, sono la via maestra per acquisire consapevolezza e migliorare la propria conoscenza. Uno potrebbe stare qui a discutere riportando idee di altri, facile fare copia e incolla, su internet ne girano tante di idee preconfezionate, e fare comunque una bella figura; molto più impegnativo ragionare con la propria testa, oltre ad essere una cosa che richiede anche del coraggio.
Ecco lo sforzo da fare, riappropriarsi della propria capacità di ragionamento, usufruendo di tutto ciò che è utile per farlo.
La peculiarità e l'originalità di questo blog consiste in quella che io definirei una ipotesi di vita da realizzare: porsi in relazione, vivere usando il cuore e la mente.
RispondiEliminaNoi abbiamo - nn credo di essere presuntuoso- l'emozione che da la speranza plausibile; dobbiamo farla diventare un virus.
Doc
Onore al Grande Black, d'altronde non si è mica "grandi" così, a caso. Potremmo raccogliere il tutto in una collezione di novelle.
RispondiEliminaForse la storia di Lola è quella della generazione di mio fratello (1960) che ho vissuto "di striscio": per questo sono importanti punti di vista "storici" differenti.
Credo che, più che a Terzigno - dove, alla fine, inevitabilmente e dolorosamente le prenderanno - è più importante osservare la Francia, dove va in scena un confronto più importante. Se perdono in Francia, la BCE ha vinto. E saranno cavoli amarissimi, più di quelli del Cav. e dei suoi sodali mascherati come Fini, ecc.
Il discorso sul "comprendere" oppure "consapevolizzare" è più importante: io ho scelto la seconda opzione, anche se ogni tanto utilizzo la prima.
Per chi utilizza la prima, possono andar bene anche siti come CDC e bravi giornalisti come Barnard: il limite di questi siti è che non s'arriverà mai ad una comunità d'intenti. Rimarranno sempre dei "quotidiani del web": il giorno dopo, buoni solo per incartare le uova. Anzi, in elettronico, manco quelle.
La difficoltà è riuscire a creare gruppi coesi, che abbiano un comune "sentire": qui si fa questo, non altro.
Buonanotte a tutti da un Carlo stanchissimo (carteggiatura delle sentine della Gretel, provare per credere...)
Caro Carlo in Francia alla fine vincerà Sarkozi cioè la BCE è certo che sarà per noi e tutta l'Europa la campana a morto dello stato sociale. Se riflettiamo in Grecia e Spagna i lavoratori lottano da almeno due anni senza risultati. Ciò mi angoscia e non so dare risposte o previsioni. L'Europa diverrà la fortezza della destra più liberista e xenofoba del mondo. Tu Carlo hai una visione più chiara del futuro? Io vedo solo violenza contro i ceti meno abbienti che protestano e corsa verso un'economia da far invidia a Milton Friedman e Hayek, che dalla tomba brindano alla fine del Wellfare europeo.
RispondiEliminaCiao
Sinceramente, Orazio, non ho più "pozioni" per il tuo pessimismo. Ricordo, a braccio, le parole di S. Ambrogio e di un anonimo dell'epoca - siamo alla calata dei barbari - "semirutarum urbium cadavera" e "omnia, in finem, precipitata ruunt".
RispondiEliminaCerto, non dovevano avere una gran speranza per il futuro. Erano un po' "depressi", diremmo oggi, eppure erano sinceri ed erano cronache inappuntabili.
Dopo i due secoli nei quali c'è stata lotta per la conquista dello stato sociale, con la caduta dell'URSS il capitalismo internazionale ha avuto mano libera in tutto il pianeta. Può comprare schiavi in Cina ed in Italia per arricchire, contemporaneamente, patrizi italiani e cinesi. Questa è la (sintetica) sintesi della globalizzazione.
Può darsi che perderemo anche quel poco che ancora abbiamo, ma anche loro sono in una posizione abbastanza scomoda.
La potenzialità del mercato interno cinese (et similia) è ancora troppo bassa: inoltre, l'apparato industrial/commerciale planetario è "tarato" per consumi molto alti. E non può che incrementare.
Lo stesso capitalismo, quindi, o troverà il modo d'aumentare la domanda interna in UE ed USA, oppure andrà in necrosi.
Sono anni cruciali, nei quali dobbiamo smettere di credere che potranno tornare gli anni, i tempi ed i modi della nostra gioventù, ossia i redditi fissi, ecc.
La velocità impressa al sistema, però, indica che gli eventi saranno anche traumatici, ma non avranno i tempi della caduta dell'Impero Romano!
Sursum corda
Carlo
Orazio
RispondiEliminanon cerco minimamente di scalfire
il tuo pessimismo cosmico, posizione
comprensibile e rispettabile.
Ma ti faccio un'anticipazione: tutto
questo sistema di falsità e prevaricazione sta per implodere,
travolgendo con le stesse sue premesse i sinistri burattini incoscienti che lo alimentano.
Non sono né maga né astrologa, ma
so qualcosina sulla legge di causa-effetto, e ti assicuro che i tempi sono maturi perché ciò avvenga.
Poi non so se io vedrò la conseguente mutazione dell'Umanità,
o se la godrà mio figlio od il figlio di mio figlio.
Ma credo che quando si è toccato il fondo del barile non si possa che risalire.
E noi questo fondo lo abbiamo toccato da tempo.
Perciò abbi fiducia, soprattutto in
te stesso, e stai a guardare, perché voleranno botte da orbi, ma
ci sarà anche da divertirsi.
Pensa come sarebbe bello veder sparire il faraone di Arcore in una nube di zolfo...E con lui tutti i
paranoidi compari della sua appartenenza masso-mafiosa-internazionalista e criminale.
Il mondo come lo conosciamo ha i giorni contati, il mondo nuovo è tutto da costruire...
Caro blackskull
RispondiEliminaabbiamo un paio di cose in comune.
Il film "Primavera, Estate, Autunno,
Inverno", che pochi hanno visto in
Italia oltre a noi, e "Foglie d'Erba"
di Walt Whitman, che secondo me è
stato il più grande Poeta del '900,
insieme a Fabrizio De Andrè.
Mi hai fatto amare la tua Lola,
e da donna ti dico una cosa.
Si può mantenere la propria integrità anche sotto un tailleur Chanel e facendo la direttrice di banca! :-D
Forse la tua è nostalgia della
dimensione adolescenziale...?
I Maestri sulla strada del Risveglio sono efficaci, così come è efficace la Luce.
Il racconto è bello, "l'epilogo" ancor meglio.
RispondiEliminaUna mia amica psicologa (e mamma e moglie) mi ha detto che le mamme cercano nel figlio maschio il "marito perfetto".
Io ne ho dedotto un personalissimo (quindi sicuramente errato) collegamento con le giovani donne che cercano il principe azzurro.
Ecco, secondo me il centro del tuo racconto è questa visione del mondo dagli occhi di una donna (non una femmina, una donna).
Per questo è bello, semplicemente.
Leggendolo mi sono venuti in mente molti racconti che ho letto e films che ho visto (sopratutto made in usa) sempre incentrati e illuminati dallo stesso punto di vista.
Ovvio che la tua sensibilità ed il tuo senso della vita abbiano fatto meglio, devo dire molto meglio, degli statunitensi (lo so che è fin troppo facile, non fraintendermi la mia intenzione è complimentarmi con te e non "prenderti in giro") ed hai sparso, nel racconto ma anche nell'anima di chi lo legge, qua e là, parole di infinita tenerezza e 'saudagi'...cosa che agli statunitensi è geneticamente impossibile da fare... insomma hai un modo di scrivere eccelso.
Forse (e lo spero per te) non ti rendi pienamente conto di cosa hai scritto e sopratutto dell'effetto che puoi fare in chi ti legge...ingenuo ha sintetizzato bene il mio pensiero in questo...
Non voglio farti una critica, tutt'altro, ed in ogni caso non ne sarei in grado nel modo più assoluto (se fossimo a quattrocchi mi potrei senz'altro spiegare meglio e potremmo entrare in sintonia subito) ma penso che con questo racconto avresti potuto "sfondare" ancora di più se fossi entrato anche un po', o meglio se avessi "girato" un po' con la telecamera dell'uomo...
E' una mia personale mania, ma nel bello, quando è bello, cerco e "pretendo" (molte virgolette) il magnifico, il supremo...
Ho partecipato ad una conferenza dibattito di un noto psicologo e pedagogo ec ecc (un lunga sfilza di titoli) un alter ego di Crepet per intenderci... Lui parlava del rapporto moglie marito, mamma figlio, ha parlto per 3 ore ad una platea composta quasi completamente da donne, della visione del mondo delle donne... Poi una ragazza gli ha fatto una domanda (penso su uno scapellotto ricevuto da un uomo o dato ad un figlio dallo stesso) ed il relatore ha cambiato marcia ha detto: "sto preparando (da anni) un libro sull'amore dei maschi , sul modo di amare, sulle capacità di esprimerlo, i miei colleghi sono anni che non ne parlano, non ne parla nessuno, è un grande vuoto della psicologia...per questo argomento ci vorrebbe una serie di conferenze...è un concetto di amore molto diverso da quello del mondo femminile è amore nella sofferenza..." e poi ha chiuso.
Ecco per salire sull'olimpo (almeno il mio) vorrei (avrei voluto) che nel tuo racconto fosse espresso anche un poco di questo grande vuoto, di sofferenza silenziosa di assoluta assenza, se non per le manifestazioni violente e cattive, dell'amore maschile, nel moderno mondo della comunicazione planetaria...
So che sei in grado di salire anche più in su dell'Olimpo e che mi stupirai ancora ed in modi migliori e più coinvolgenti e d anche sicuramente non seguendo il mio misero consiglio...(ti ricordo che nella Bibbia solo Dio è supefacente...ergo, se dico se sei in grado di stupire... ... ...)
ti saluto con il più grande e sincero affetto che posso esprimerti
RA
Cara Eli,
RispondiEliminae chi non ha nostalgia dell'adolescenza?
No, in realtà la mia Lola è un momento squisitamente letterario che mi sono concesso ricordando una donna che ho conosciuto.
Anzi, devo ammettere che amo le mille anime delle donne che sopperiscono alle carenze dell'uomo, un esercito di entità che erroneamente porta l'uomo a definirle sbrigativamente, complicate.
Il resto sono quisquiglie di poco conto e personalissimo dilettantismo del sottoscritto che, grazie al grandissimo Carlo, è stimolato a far vibrare la propria fantasia sul foglio elettronico.
Per mio accostamento al buddhismo mahayana (monaco Nichiren incluso), mi sono esplorato certi film(Kitano è un mio maestro quanto K.K.D), ma Edgar Lee Master, nella poesia, lo trovo rivoluzionario, una vera stella anarchica nell'algido universo della poesia di stampo ruffiano che ha sempre inquinato la vita (le antologie di letteratura sono il peggior risultato di tale ruffianismo).
Mi mancano: "Perchè Bodhidharma è partito per l'oriente" e "Morte di un maestro del tè", film introvabili.
Se in un istante di vita ci sono migliaia di mondi, sono felice di dividerne almeno uno con te attraverso queste scarne righe.
grazie
B.S.
L'amore ed il dolore di un padre non sono accessibili alle parole.
RispondiEliminaNell'amore per i figli il padre parte da una posizione di svantaggio: il suo legame lo deve costruire giorno dopo giorno, fotto normalmente di piccoli atti razionalmente normali,una serie di tante piccole cose la cui somma distrugge la loro finitezza... Lentamente l'emozione prende il comando della ragione..Fino a farti mancare il respiro quando chiama..
Per la donna, l'amore per i figli è in fondo "naturale", perchè è in primis un atto biologico, auto-conservativo istintuale.
Certo serve dire che un enorme aiuto il padre lo riceve dall'effetto induttivo esercitato dalla madre/compagna.
La perdita di un figlio/a è dis-umano. Per entrambi.
E' la massima ingiustizia che un padre ed una madre possano subire.
Doc
Bossi incita Berlusconi a menare duro sui campani che non vogliono la monnezza, la secessione avanza a grandi passi. A me il nord a te il resto d'Italia e fanne ciò che vuoi basta che ti tieni la monnezza dice il senatur. Come finirà? Male dato che nessun deputato dell'opposizione si è visto da quelle parti presto la guerriglia della monnezza sarà archiviata a suon di sganassoni alle mamme vulcaniche che spero quando saranno bastonate si ricordino che avevano votato Berlusca e sperato che la monnezza prendesse la via del nord. In Italia si lotta per la monnezza, in Francia per le pensioni. Avessi visto nel 1995 quando Dini "riformava" le pensioni italiane tanta tenacia a resistere!!??!!
RispondiEliminaCarlo eravamo un paese unito a presto torneremo l'Italia degli antichi stati regionali.
Ciao a te a agli amici del blog
Caro blackskull
RispondiElimina"Perché Bodhidarma è partito per l'Oriente" ce l'ho, è una delicatissima poesia su un Maestro Zen, un discepolo e d un bambino.
"Morte di un maestro del tè" non lo conosco.
Comunque anche un paio di film di
Akira Kurosawa contengono suggestioni zen, quelli della sua maturità e terza età: "Kagemusha" e
"Ran".
Purtroppo anche questi sono introvabili.
Recentemente hanno pubblicato una rassegna in DVD, ma Ran non era presente, e ti assicuro, è un vero capolavoro ed una metafora contro la guerra, come il Maestro amava
esprimersi nell'ultima parte della sua vita, pur utilizzando gli stilemi del Giappone bellicoso..
Una specie di cura omeopatica, ti curo dalla mania della guerra attraverso la visione degli orrori della guerra.
blackskull
RispondiEliminatu chiedi "Chi non ha nostalgia dell'adolescenza?".
Io! E' stato il periodo peggiore della mia vita, in realtà.
Fortuna che è nel passato, e non ci penso mai. Ero completamente estraniata dal mondo che avevo intorno, famiglia compresa, mi sentivo una marziana cascata per caso in un mondo alieno, e l'insicurezza tipicamente adolescenziale non mi aiutava di certo.
Mi piace anche Edgar Lee Masters, ma Whitman è poeta cosmico, trovo
la sua poesia così esageratamente
carnale, viva, sincera e spontanea,
oltreché rivoluzionaria ed anarchica.
E la sento anche molto maschia, pur essendo lui un omosessuale.
Forse dipende dal fatto che a vent'anni ho letto le sue poesie, e solo successivamente ho scoperto della sua omosessualità, il che vuol dire che il mio pensiero non era viziato da alcun pregiudizio!
Un solo verso è sufficiente:
"Io sono la somma delle cose compiute, ed il ricettacolo delle cose a venire".
Da "Il Canto di me stesso",
Foglie d'erba.
Ciao! :-D
Certe notti chiudi gli occhi e il rigagnolo di cui parli, il corpo, la vita sembrano espandersi lungo infiniti assi nel buio del momento. Altro che rigagnolo, secondo me vedi il tutto come tanti rigagnoli perché l’età, l’esperienza nonché la saggezza ti permettono di scindere e di vedere le cose passate con più chiarezza, io no. io manco di chiarezza , di esperienza. A me sembra tutto più un .. mare di liquami che si mischiano. Ha ha :) non voglio sembrare pessimista o cose del genere, .. trattasi catarsi di memoria aristotelica! tu dici che i tuoi articoli di analisi hanno meno successo, potrebbe anche essere, l’analisi del presente, le proiezioni sul futuro sono noiose in confronto alla sensazione del riaprire gli occhi e vedere che alla fine non c’è nessun rigagnolo nessun mare, solo normali guai e scelte da fare.
RispondiEliminaPs. Mi sono di nuovo dimenticato password e username, per cui potrebbe essere che vengano di nuovo pubblicati 2 o 3 commenti uguali. Speriamo di no!
ops dimenticavo di salutare tutti nel sito. vi leggo con molto piacere!
RispondiEliminaC'è una frase di Roberto che mi ha colpito, questa:
RispondiElimina"Forse (e lo spero per te) non ti rendi pienamente conto di cosa hai scritto e sopratutto dell'effetto che puoi fare in chi ti legge..."
In effetti, non ci avevo mai pensato né penso mai a cosa proveranno gli altri. C'è un po' di violenza in questo, me ne rendo conto, ma non sarei più io.
A volte qualcuno chiede d'incontrarci: credo che sarei una grossa delusione. Sono così schivo che il massimo della condivisione che desidererei sarebbe una bella partita a scopone (a 9 carte o all'asso, è lo stesso): silenzio, carte che scivolano sul tavolo, sigarette che s'accendono, pochissime parole. Poi si contano i punti e si chiede: chi è di mazzo?
Grazie a tutti
Carlo
Cara Eli,
RispondiEliminal'adolescenza è uno strano momento, un piccolo mondo antico conchiuso in sè.
Se dovessi ricordare la mia, oh!, preferirei non essermi mai incarnato in questo corpo e non spigherò qui le mie ragioni.
Ma di quel momento ricordo le mie foglie d'erba, e come i miei sensi agivano sulla materia e la subivano con violenza, con dolcezza, con foga: che io lo volessi o meno, la vita scorreva impetuosa dalle mie gonadi al mio cervello passando inevitabilmente per le mie valvole cardiache.
Da allora non smetto mai di coltivare i miei sogni e pur considerandomi un disilluso e in continua collisione con il mondo degli "uomini bambini" (splendida metafora di Hesse in Siddharta), credo nel riscatto dell'umanità, e nella sua purificazione, anche se ci vorranno milioni di kalpa.
Ran è l'essenza stessa del mondo fluttuante...ma Shakespeare che lo ha ispirato...
Continua così Carlo a non preoccuparti delle reazioni dei tuoi fedeli lettori: questa è l'unica libertà che permette a uno scrittore di trasfondere la sua vita in parole.
Uno dei miei maestri moderni è Michel Houellebecq, ma neanche lui non può, come dice egli stesso, non considerare l' influenza dei grandi che lo hanno preceduto.
Degli italiani penso a Ramperti, Prezzolini, Arbasino, Buzzati, Silone uhm...ma quanti sono?
buonanotte a tutti voi
B.S.
Anno 2020,
RispondiEliminauna lezione in classe.
Sù bambini, ripetete con me: Rosso. Arancione.. Giallo... Verde.... Blu..... Indaco...... Violetto!
Ordunque, se mescolate bene questi colori, potrete ottenere... il Bianco!
Mmm..., se penso ai primi quattro colori dell’arcobaleno, mi viene in mente... il semaforo!
Già, perché la lampadina che s’illumina tra il Rosso ed il Verde è ancora fonte di diverse interpretazioni.
C’è, infatti, chi passa con il Giallo e chi si ferma quando scatta l’Arancione.
Oggi, miei bellissimi pargoletti, vi racconto quanto tempo tedioso trascorreva la gente in auto davanti ai semafori con la lampadina rossa accesa. Io stesso, sappiate, ero uno di quelli che malsopportava con fastidio dover rimanere fermo al Rosso, magari alle due di notte, senza veder nessun altro veicolo in circolazione. In tali occasioni pensavo sempre che sarebbe bastato inserire dei sensori sotto l’asfalto (come quelli degli autovelox, assai diffusi all’epoca) per comunicare al semaforo il flusso veicolare in arrivo verso l’incrocio. Certo! Si sarebbe dato così, all’antiquato marchingegno tricolore, una parvenza d’intelligenza interattiva: eri l’unico a percorrere l’incrocio? Allora trovavi il Verde! Semplice. Come le vostre testoline!
Dovete sapere che, mentre dedicavo energie su come realizzare quest’applicazione tecnologica intelligente, seppi da alcuni ingegneri che essa già esisteva da decenni in Svizzera (sì, loro erano l’avanguardia tecnologica europea e noi, invece, eravamo solamente la massa critica). Contemporaneamente a questi studi, presenziavo anche in molti convegni. Oh, a quante discussioni dovetti partecipare, con illustri colleghi scienziati ambientalisti, per stabilire se fosse più conveniente stare fermi al semaforo con il motore acceso o spento.
Prima di stabilire un assioma valido per tutte le categorie dei veicoli, ci riunimmo per anni. Intanto il tempo che scorreva davanti ai Rossi di città non era più recuperabile, come d’altronde il carburante inutilmente consumato. Era una condanna esistenziale, un destino ineluttabile, prima o poi il fatidico Rosso si sarebbe acceso ed io sarei rimasto lì, fermo, come un emulo devoto del cristianesimo medioevale, combattuto tra il cieco rispetto del dogma (senza offesa, miei piccoli genietti) ed il trasgressivo apporto del buon senso.
In alternativa ai sensori sotto l’asfalto, gli amministratori di quell’epoca fecero installare sui semafori dei timer luminosi che conteggiavano il tempo mancante all’accensione del Verde: “Tra cinquantacinque secondi scatta il Verde” indicava il display, 54,53,52, ... – intanto, a motore spento, io mi rollavo una siga - 18,17,16, ... - me l’accendevo - 8,7,6, ... - avviavo il motore - 3,2,1, e partivo!
Ricordo ancora quel nottambulo con l’Audi quattro, non ho mai saputo il suo nome... ebbene, cari figlioli, anni prima dell’avvento dei timer, egli gironzolava durante la notte a caccia di sfide. Spesso rallentava la sua marcia prima dell’incrocio e, appena scattava il Verde... vvvrrraammm, vedevo quel tipo sorpassarmi con uno sghignazzo stampato sul volto, fiero di non aver toccato il pedale del freno durante l’avvicinamento al semaforo. Quel furbacchione metteva la marcia in folle anche cento metri prima. Sapete perché? Per non farsi sentire!
Al tempo delle Olimpiadi invernali nominammo questa tecnica di guida sopraffina: “MonteCarling Street”. Bei tempi, quelli. Non si vinceva niente. Solo la soddisfazione personale di non rimanere fermi al Rosso come degli ebeti allucinati ad aspettare. Anni dopo, quando installarono i timer luminosi, le sfide diventarono patrimonio di massa. Persino un celenterato con la Mercedes poteva rallentare vedendo quanto tempo mancava all’arrivo del Verde. (- continua -)
...Il fastidio più insopportabile, però, miei piccoli ascoltatori, lo provavo quando incontravo un semaforo con luce rossa in prossimità di una rotonda urbana. Oh! Avevamo copiato le rotonde dai Francesi ma eravamo ancora troppo assuefatti all’utilizzo dei semafori. Così inventammo uno sconfortante ibrido tutto italiano: la rotonda semaforizzata. E di notte non erano mica spenti quei semafori! Di solito io m’infilavo nella rotatoria con la dovuta cautela e, se non vedevo arrivare altri veicoli, via... passavo anche con il Rosso. L’istinto per il rispetto dell’ambiente mi guidava verso il non riconoscimento di uno stupido concetto urbanistico pensato da incapaci amministratori...
RispondiEliminaDDRRRRRRRIIIIIINNN!!!!
...Bene! Bambini, oggi la lezione sulle storie umane è terminata.
Domani continueremo con gli altri tre colori dell’arcobaleno... quelli che, purtroppo, videro per l’ultima volta circa duecento milioni di persone, quando ci fu lo spiacevole incidente durante il primo esperimento applicativo dello Scudo Stellare in Europa...
Piano, piano bimbi, ...tenetevi per mano e uscite piano.
Ah!, Gabriella... il tuo papà ha avvisato di chiamare un taxi perché non può passare a prenderti, aspettami qui...
...Sì, pronto... buongiorno, telefono dall’”Istituto Sperimentale per NonVedenti”... Via Martiri della Libertà, 8.
Arriva tra cinque minuti? Grazie...
A Terzigno Berlusca ha mandato il solito Bertolaso, promettendo che in dieci giorni risolverà la cosa. "Ghe pensino loro" fortunatamente a Terzigno e dintorni nessuno ci crede, ma nel resto d'Italia ancora gli credono, però verrà anche per loro il tempo della disillusione e delle botte. A Messina e Reggio Calabria per il ponte che sa da fare a qualsiasi costo. In tante regioni dove metteranno le nuuove centrali nucleari botte per tutti quelli che si mettono fra Berlusconi e la distruzione dell'Italia. Sono certo che il nano di Arcore non mollerà mai il potere e temo che userà tutto il suo potere senza pietà verso gli italiani che lo hanno osannato e ancora lo osannano.
RispondiEliminaCiao Carlo, ma nessuno vuole scommettere con me un caffè che Berlusca non mollerà mai il potere.
p. s.
Invece in Francia malgrado le proteste e gli scioperi la legge ammazza pensioni è passata. Visto?
p. p. s.
Ma nessun giornale che dica che la legge per le pensioni in Francia è meno dura di quella di Dini del 1995, da noi passata senza colpo ferire???
Ahi Serva Italia vergognati!!!
Ciao Orazio, una domanda che ti volevo fare da tanto:
RispondiEliminase muore Berlusconi oggi, finiscono i problemi della politica italiana?
te lo chiede uno che pensa che l'Italia sia ormai in una fase post-berlusconiana, almeno sul piano politico.
Mahmoud, dalla lontana Amman.
ciao a tutti.
Caro Mahmoud certamente no. Però con Berlusconi il cdx ha una rendita o zoccolo duro che consiste in un 25% almeno per lui qualunque cosa faccia o disfaccia in Italia. Inoltre senza Berlusconi cadrebbe il falso bipolarismo e si avrebbero una miriade di partiti dei quali il più forte non supererebbe il 20%. Senza contare che ponte di Messina e centrali nucleari sotto casa sarebbero di difficile attuazione.
RispondiEliminaMa Berlusca non cadrà mai e temo riuscirà a sottomettere l'Italia al suo volere.
Ciao a tutti e a Carlo
Nessuno che scommette con me che Berlusca non cadrà mai e meno che meno siamo nel post-berlusconismo???
Orazio, la tua scommessa è tecnicamente e giuridicamente perdente. In ogni caso, Con o senza Alzo di Tacco perdi comunque: qualsiasi giudice, nel caso di non accettazione da parte tua della sconfitta ti condannerebbe a pagarla...con l'aggiunta delle spese.
RispondiEliminaNel tuo continuo mantra perdi di vista la Storia: il fracasso assordante della caduta dei simil AlzodiTacco o di peggiori di lui non e' che sia stato prima sottoposto a referendum...
La caduta con relativo oblio, almeno quello politico, avviene quasi come quando il lampo precede il tuono...
La sua caduta è una certezza, è scritta dappertutto.
L'abbandono del Berlusconismo invece, equiparato ormai a costume, sarà una strada in salita.
Doc
Voi siete certi che basso di tacco è alla sua parabola discendente. Io no, anzi più mi convinco che nel 2013 sarà eletto presidente della Repubblica. Lo so nessuno mi crede, ma vorrei tanto essere smentito dai fatti, però non sarà così.
RispondiEliminaCon o senza brlusconi ormai la società è in gran parte fatta a sua immagine e somiglianza.
RispondiEliminaOrazio,
perché non ci dici qualcosa del decreto brunetta che ti sei studiato qualche tempo fa?
Grazie
Altro tema interessante in questo articolo inquietante:
http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/Home/192142_il_prof._allattacco_dopo_la_sentenzavia_alle_denunce_per_le_calunnie/
Citazione:
"gli insegnanti sono granelli di polvere che possono essere spazzati via da chiunque".
Saluti a tutti
p.s. Grazie Carlo per Itala: l'ho segnalato a tutti i miei conoscenti e continuerò a proporne la lettura.
La legge Brunetta se fosse applicata significherebbe il licenziamento senza giusta causa per tutti i pubblici dipendenti che venissero giudicati non inefficienti, ma occupanti le ultime posizioni il 25% in basso. Per capirci all'italiana sarebbe come se le squadre di calcio che in un campionato di S A occupassero una delle ultime 7 posizioni in classifica per almeno tre campionati venissero radiate dallo stesso per sempre.
RispondiEliminaSono stato via due giorni, a raccogliere le olive ad Albisola.
RispondiEliminaBuon raccolto, un po' meno la caduta dalla scala: dolori, ma niente di rotto.
Vedo che continuate a prendervela con il povero B., il quale già sa che a Primavera saranno elezioni e tutto si rimescolerà.
Perché sono così certo? Poiché le reti Mediaset hanno in programma la serie di "Don Camillo": parte sempre qualche mese prima delle elezioni, fa parte della strategia mediatica di B.
Non so se questa volta gli gioverà.
Ciao a tutti
Carlo
Ciao Carlo, anche noi stiamo raccogliendo le olive qui a Jarash (GERASA: una città del nord Giordania d'origine romana. Già, i romani con il Mare Vostrum-Nostrum e con le loro ulive ci hanno uniti). Peccato che non si possono raccogliere quelle nere ancora. Mio padre dice che bisogna aspettare due settimane dopo la prima pioggia autunnale. Ci toccherà, quindi, aspettare il prossimo venerdì (giorno di festa qui). Chissà se il nostro DOC raccoglie le olive anche lui nella sua meravigliosa terra (rossa come qui)!
RispondiEliminaciao a tutti!
Mahmoud
E' vero Mahmoud, la coltura/cultura dell'olivo chissà quanti di noi unisce: al tempo degli Abbassidi ci univa anche quella del vino (il "dazio" dell'epoca enumerava con precisione i barili che entravano a Baghdad). Lo dico per gli amici del blog, non certo per te, che queste cose le sai benissimo.
RispondiEliminaAbbiamo raccolto le olive verdi e nere perché abbiamo solo 3 alberi e non facciamo l'olio: mettiamo le olive in salamoia e le usiamo in cucina. E' impressionante la quantità d'olive che mangiamo in un anno, forse mezzo quintale: secondo me, è un uso ancora troppo praticato qui in Italia, anche se è conosciutissimo. Anche perché è un frutto che ha molte propietà benefiche.
D'altro canto, pane formaggio e olive è stato per millenni il cibo dei pastori dal Portogallo a...a...chissà se in Cina hanno gli olivi? Non sempre la "modernità" conduce al meglio: qualche hot dog in meno e qualche oliva in più...
Voglio darti un consiglio per il prossimo Venerdì: quando ti diranno "lega la scala al ramo", dammi ascolto, non fare come me: fallo.
Ciao
Carlo
Troppo "poco" praticato, errata corrige.
RispondiEliminaCarlo
Na shcanata d' pane, na fasina d'ulive, a cumposta d'maiale, era i simboli del benessere delle società del sub-appenino dauno.
RispondiEliminaNella mia terra d'origine (orsara di puglia, paesino di grandi tradizioni culinarie fatta di prodotti della pasta casarecci, di vini autoctoni eccellenti, di salumi-prosciutti vari artigianali eccellenti, di prodotti della pastorizia, formaggi lane agnelli.. e di grani duri indigeni di alttissima qualità.. )le olive erano fondamentali per l'olio (quasi tutto da vendere ai gentili; il condimento in cucina era quasi esclusivamente il lardo, la sugna e olio per le insalate, poi venna la pubblicità e le big farm che ci disserro che faceva male alla salute e il lardo scomparve quasi del tutto con uno strano effetto benefico pero' solo in tutto il subappenino dauno:ci fu un incremento notevole di piante...della pianura - alberi a cespuglio, così venivano chiamati- contro gli alberi enormi nostrani per i quali veniva e parzialmente ancora viene adottata la tecnica di Fukuoka..) ma anche per una parte fondamentale che hanno avuto nella sussistenza delle popolazioni daune.
Una prerogativa di eccellenza assunsero le olive (in prevalenza nere, quelle bianche e grandi in salamoia erano per l'immediato) conservate in grandi anfore da 1/4 e 1/2 (quelle da 1 quintale erano usate solo dopo ..la lavorazione)
Molte di queste tradizione sono state recuperate, una ottima proloco ha promosso il turismo gastronomico, sono sorti diversi ristoranti tanto che il apesino di circa 3,5mila abitanti e' stato premiato anche quest'anno.
In pianura, per molti anni ho coo-condotto un vigneto misto tendone/spalliera ed un oliveto da oltre 400 piante. Annualmente facevo circa 50 q.li di vino che spesso veniva confuso con il barolo.. 3/4 quintali di olive in salamoia , salate in bottiglie aromatizzate con erbe...altri tempi
Buon cammino a tutti
Doc
E scriviamo anche un panegirico sulle noci, che poco poco, insieme al solo pane nero sono state le uniche fonti di grassi e proteine nobili per quattro secoli, tra peste del trecento e peste del seicento.
RispondiEliminaSta storia del colesterolo, si sa è una bufala...
Pan e nus mangè da spus, nus e pan mangè da can...boh!
Con stò dialetto è meglio non farci prendere la mano, se no ci danno dei leghisti...caspita ma anche loro sono verdi come le olive...starebbero meglio in salamoia che al parlamento,però!
Mi è venuta fame...
ciao a tutti
B.S.
...Che meraviglia tutti questi sapori-saperi che ci sono stati scippati...
RispondiEliminae delle castagne che dire... sono state il pane per generazioni di gente di media montagna.
Mi sono emozionato a raccoglierle, fino a pochi giorni fa ai piedi della pianta che da noi in dialetto i Vecchi chiamano -non a caso- l'Arbo (l'Albero ), nel bosco di quella che diventerà, spero, la mia casa della decrescita, per la quale sto studiando per usare isolamenti ecologici, riscaldamento con stufe a legna in muratura a ipocausto, pannelli termosolari e fotovoltaici e recupero dell'acqua piovana.
con affetto a tutti
ciao.
Carlo,
RispondiEliminaun caro abbraccio per l'emozione che hai saputo regalarci.
OT
Io possiedo una copia del film "Ran" di Akira Kurosawa, nei commenti precedenti qualcuno ha palesato il desiderio di poterlo vedere.
Sono a vostra disposizione
Alessandro
Grazie a tutti, amici: pezzi come "Itala" non nascono tutti i giorni, perché ci vuole ispirazione. In ogni modo, credo che la miglior comunicazione sia quella che passa anche per la mente. ma che tocca il cuore.
RispondiEliminaCarlo
PS: anch'io ho Ran, ho anche Kaghemusha, Dersu Uzala (doppiato così così) e I sette samurai. Oltre a Milarepa della Cavani.