Ciò che osservate nella fotografia sorge a circa 5 km da casa mia: non molto ben nascosti, ci sono da 2 a 4 milioni di tonnellate di rifiuti altamente tossici, generati nei decenni durante i quali l'ACNA era in funzione, ed un fiume che spesso deborda la circonda.
Ho avuto un'idea - coerente con i dettami della "nuova ecologia" - ossia generare energia e mettere in sicurezza il territorio, cercando di spendere il meno possibile e, grazie all'energia, mettere anche qualche soldo da parte. L'ho inviata ai diretti interessati: ditemi cosa ne pensate. Grazie
Al Ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani
SEDE
Al Sindaco di Cengio, Francesco Dotta
SEDE
Al Sindaco di Saliceto, Luciano Grignolo
SEDE
Buongiorno: mi chiamo Carlo Bertani e sono uno scrittore ambientalista, potrete trovare sul Web le mie referenze, i miei articoli ed i libri che ho pubblicato.
Vi scrivo per un’idea che potrebbe prender forma anche grazie alla copiosa parte di finanziamenti per l’energia e l’ambiente che giungeranno con il Next Generation UE nei prossimi anni e che riguarda il fiume Bormida, la produzione idroelettrica ed il risanamento ambientale del ex sito ACNA.
La Bormida di Millesimo esaurisce il suo tratto torrentizio proprio a Millesimo ed inizia il suo tratto fluviale: c’è un solo tratto di quello fluviale che presenta interesse all’uso idroelettrico, ossia il “salto” fra Cengio e Saliceto.
La Bormida ha una portata parecchio mutevole: raggiunge apici di circa 80 m3 nei mesi primaverili ed autunnali, mentre scende ad un rigagnolo nel mese di Agosto.
Ho eseguito qualche calcolo (da controllare) che, con una caduta di circa 20 metri, permetterebbe di ricavare qualche centinaio (ho stimato circa 300) Chilowattora in generazione costante, che rappresentano un valore economico annuo valutabile intorno ai 200.000 euro.
La presa d’acqua dovrebbe situarsi presso la “diga” (in realtà un modesto scivolo) situato poche centinaia di metri a monte del sito ACNA nel comune di Cengio: da lì, una condotta tubolare in materiale plastico (ma robusto) del diametro di due metri potrebbe lasciare il corso naturale del fiume ed essere posizionata sulla riva destra del fiume, passando all’interno dell’ex stabilimento ACNA appena sotto la strada statale che porta a Saliceto. Passato lo stabilimento, inizierebbe la corsa in caduta per esaurirsi nella turbina, da posizionarsi al raggiungimento della zona piana nel comune di Saliceto, in un luogo disabitato che corrisponde al termine del tratto in discesa della statale.
Il dimensionamento dell’impianto dovrebbe essere attentamente valutato già in sede di progetto, giacché la grande varianza di portata del fiume potrebbe essere sfruttata in modo più elastico, magari con più di una turbina in uscita: in questo modo, l’energia elettrica sarebbe maggiore e maggiori gli introiti, ma non voglio andare troppo oltre poiché so che in sede di progettazione ci sono persone ben più capaci di chi scrive per attuare questi progetti.
Questa è la sezione energetica, e la salvaguardia ambientale?
Nell’ex stabilimento ACNA sono stivati circa 2 milioni di metri cubi di sostanze tossiche (c’è chi sostiene il doppio, ma non è questo il problema), le quali – anche recentemente – hanno suscitato proteste da parte delle associazioni ambientali, con l’intervento della UE, la minaccia di multare l’Italia, l’ENI, ecc. Le rilevazioni di Syndial (l’azienda che opera i campionamenti) ha accertato che, ancora oggi, nella zona di “confine” fra l’ex stabilimento ACNA ed il fiume Bormida la quantità di cloro-benzene (sostanza tossica e, purtroppo, ancora reattiva) è pari a 400 volte la quantità massima consentita dalla legge. Non vado oltre.
Gutta cavat lapidem, narravano i Latini ed è impossibile che il transito di così tanta acqua intorno all’ex stabilimento non porti – oggi o in futuro – allo scioglimento e/o, comunque, al dilavamento di quella “bomba” ambientale, giacché il corso del fiume lambisce proprio i depositi di rifiuti tossici.
Una volta completata la sezione idroelettrica, vi sarebbero almeno due mesi estivi di tempo nel quale il vecchio corso della Bormida rimarrebbe asciutto. A questo punto, sarebbe possibile pianeggiare ed asfaltare il tratto del fiume che corre all’interno dell’ex stabilimento fino a by-passarlo completamente.
Dando al fiume una sezione curva (una sorta di canale) con sponde piuttosto alte, si eviterebbe che l’acqua del fiume venisse a contatto con la parte inquinata o con acque reflue che rimarrebbero così contenute nel sito, senza più lasciarlo: a questo punto, anche il recupero e la depurazione di questi “cuscinetti” esterni alla massa inquinata sarebbe più semplice e meno costoso. Una buona copertura dei siti interessati – con materiali plastico e/o pannelli, ecc – eviterebbe il contatto fra l’acqua piovana ed il materiale inquinante.
Non dimentichiamo che oggi, negli usi stradali, si tende ad usare asfalto con qualità di assorbimento per evitare le strade allagate ma l’asfalto, come materiale in sé, è un tipo di sostanza fra le più impermeabili che esistano. E, se l’asfaltatura venisse eseguita con alti spessori ed un lavoro attento e ben controllato, si otterrebbe il passaggio dell’acqua “di piena” – in surplus rispetto alla condotta idroelettrica – senza più entrare in contatto con le sostanze inquinanti.
Per quanto riguarda la progettazione e la realizzazione dell’impianto idroelettrico i fondi sarebbero da attingere, come già detto, dal fondo Next Generation UE mentre per gli aspetti tecnici sarebbe meglio rivolgersi ad aziende con esperienza nella creazione e gestione del mini-idroelettrico, come ABT Group, Meccanica Savio, Energred Idro, ecc.
Per quanto riguarda la messa in sicurezza del tratto del fiume Bormida che circonda l’ex stabilimento ACNA non mi pare che servano chissà quali competenze: qualsiasi azienda di asfaltatura sarebbe in grado di realizzarlo e, i costi, potrebbero essere accollati ad ENI, che ha sempre la spada di Damocle sul collo delle multe UE: in fin dei conti, asfaltare – anche con la massima cura ed attenzione – un tratto di uno o due chilometri di fiume non mi sembra un costo astronomico. Soprattutto se, con questo intervento, il fiume smettesse di essere il trasportatore di pericolosi percolati in aree abitate.
In questo modo, poi, con dieci mesi circa di contatto, nemmeno la fauna acquatica ne soffrirebbe, giacché – ad opera completata – si potrebbe lasciare un minimo rigagnolo d’acqua anche nei mesi estivi.
Non pretendo, ovviamente, di aver steso un “progetto”, poiché qui devono entrare in gioco i tecnici: saranno loro a dover stabilire se la condotta idroelettrica dovrà essere, singola, duplice o triplice…o ancora stabilire i sistemi di ancoraggio della condotta al suolo, l’altezza per prevenire danni da alluvioni, il posizionamento della turbina in un luogo sicuro, ecc. Come, del resto, anche il tratto di by-pass che circonda lo stabilimento ACNA dovrà avere sponde più o meno alte e la natura della struttura, visto che la parte esterna dello strato d’asfalto sarà comunque a contatto con gli inquinanti, ecc. Insomma, serve un minuzioso lavoro di progettazione ma, il risultato, sarebbe grandioso: un problema che si trascina da decenni e che mostra chiaramente di non essere stato risolto, finalmente lo sarebbe. L’ex ACNA, in parole povere, diventerebbe un sito isolato dal territorio, un “monumento” all’ignavia umana che smetterebbe di gettare i suoi malefici effetti sull’intera valle e ben oltre.
Da ultimo, vi confesso che non mi faccio illusioni: l’ENI è una potenza, in cui parte del capitale azionario è nelle mani del Ministero del Tesoro il quale, non a caso, gode dei vantaggi decisionali: la cosiddetta Golden Share. E, anche qui, non vado oltre, ma ci sarebbe tanto da dire.
Per questo non lo farete mai: troverete mille scuse per non attuarlo…era un’idea già pensata e non attuabile…il progetto potrebbe non soddisfare i requisiti richiesti…le cose “si metteranno a posto da sole, con il tempo”…i lavori di ripulitura del sito sono già a buon punto (?)…ed avrete senz’altro altre mille ragioni da aggiungere.
Anche perché questa valle si sta, rapidamente, spopolando: la popolazione scende di circa 1/3 ogni dieci anni e fra venti o trent’anni non ci sarà più nessuno. Rimarrà un colosso, in parte demolito ed in parte ancora lì, ad impaurire come monito chi volesse far tornare queste terre al “prima”, ossia quando erano campagne fertili e succosi vigneti. Ciò che manca non è il denaro o le idee: mancano le persone in grado di realizzarle.
Grazie
Carlo Bertani
In giallo il percorso della condotta idroelettrica, in blu quello dell'asfaltatura del fiume.
Il disegno è, ovviamente, uno schizzo di massima.
A prima vista l'idea ,oltre che realizzabile,è quella del classico "due piccioni con una fava" . Mi sono ricordato che qualcosa del genere è stata realizzata a Bologna con un salto di 15m. per la: Centrale Idroelettrica del Cavaticcio - Canali di Bologna.
RispondiEliminaIn bocca al lupo
Anche a me è parsa una buona idea, non tanto per i 300 kilowattora, quanto per la possibilità di separare le acque del fiume dagli inquinanti. Ma tu credi che qualcuno risponda?
RispondiEliminaCiao
Carlo
Bu0ng0rn0 ex c0llega,
RispondiEliminaSec0nd0 me risp0nd0n0......
Un abbracci0.
René.
Vedremo, René, vedremo...ma nutro poche speranze...Ciao. Carlo
RispondiEliminaSe tengono conto del detto"chiedere è lecito,rispondere è cortesía" e sono cortesi dovranno rispondere.
RispondiEliminaL’idea è più che buona però mi pare di avere letto sul Fatto che Cingolani si sta già trastullando con le trivelle.
RispondiEliminaComunque, nonostante il mio atavico disincanto, spero che questa volta ti diano ascolto.
Ciao
Massimiliano
Difatti: Cingolani ha subito attivato 7 nuovi pozzi per il metano, mentre per il resto ha detto "che bisognerà aumentare il fotovoltaico e l'eolico". per i pozzi la realtà, subito, per le rinnovabili un "vedremo", quando ce ne verrà voglia. Cioè il giorno del poi e l'anno del mai.
RispondiEliminaVedi, spes, si può anche rispondere, come no. Anzi ti scrivo già io la risposta.
"Gentile prof. Bertani,
la sua idea è già stata inviata alle competenti commissioni"
Ciao, nè!
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