09 marzo 2020

Tutto sul Coronavirus


Finora non ho voluto affrontare decisamente l’argomento Coronavirus, però adesso è giunto il momento di prendere il toro per le corna ed affrontarlo direttamente, senza articoli che sì lo coinvolgano, ma sempre di striscio. L’argomento ha molti aspetti, perciò svilupperò un argomento alla volta.

La guerra batteriologica
Chi sentenzia con gran sicurezza – comprendo avere un dubbio – la provenienza militare, o simile, del ceppo del Covid-19 sa molto poco d’armi batteriologiche.
Le armi batteriologiche sono le uniche armi di distruzione di massa che mai sono state sperimentate in una guerra, a differenza di quelle atomiche e chimiche (gas). Perché?
Poiché nessuno è in grado di prevedere lo sviluppo della pandemia conseguente oltre le prime fasi.
I virus/batteri usati per le armi batteriologiche hanno una mortalità percentuale altissima, perché il loro scopo è uccidere in modo massivo la popolazione ed i militari avversari, ma dovrebbero avere/avrebbero un tempo massimo di durata per la loro azione.
Ragioniamo: che se ne farebbero i “vincitori” di un pianeta deserto, senza più nessuno in grado di far funzionare niente? Non lasciamoci prendere dalla fantascienza.

Per questa ragione, ciò che chiedono i militari agli scienziati, giacché questa è la richiesta dei politici e dei committenti centri finanziari, è che funzioni, che faccia un sacco di morti, ma che si fermi. Dopo “un po’”.
Immagino che i biologi che lavorano a quei sistemi abbiano già un sacco problemi a stabilire quanto può essere “quel po’”, figuriamoci fornire ai politici la certezza che i microorganismi non muteranno, non si riprodurranno, risponderanno sempre al medesimo modo agli antidoti, ecc. E chi si prende una simile responsabilità?
Steven Spielberg, fra tutti i suoi film, ha costruito un film spacciandolo per ragazzi: in realtà, un grande film sulle “certezze” della Scienza. Per adulti, ovvio: Jurassic Park.
In quel film, tutto era previsto, tutto era catalogato, normalizzato, controllato, analizzato, standardizzato, esaminato…e tutto doveva andare alla perfezione. Tutti avete visto come andò a finire.
Perché la Biologia non è un sistema informatico – il quale si rompe, ma è sempre possibile risalire alla causa – mentre in ambito biologico non ci sono certezze.
Come fanno, i biologi, a fornirvi un microorganismo che funziona come un computer? Ah, certo: i generali sono abituati ai computer “intelligenti”, quelli che controllano i sistemi d’arma. Come in Iraq, in Afghanistan, in Serbia, in Siria. Ma i biologi non possono farlo!

La Scienza – quella seria signori miei, non quella dei film di James Bond – non è mai, soprattutto quando si trova ad affrontare la biologia, una scienza esatta: è un sapere che va per approssimazioni, per limiti tendenti a zero oppure all’infinito, ma mai può affermare “zero” o “tutto”.
In Ecologia, ad esempio, tutti gli studi sugli insetti vanno soltanto per esponenziali (10x) per quantificare le popolazioni, e nessuno è in grado d’accorgersi se per qualche accidente la popolazione delle vespe o dei millepiedi è raddoppiata o quintuplicata. Quanti sono gli uccelli? Si dice 100 miliardi ma nessuno, in realtà, lo sa: fece bene, Hitchcock, a girare il suo capolavoro.
Se vogliamo considerare la Scienza come esatta dovremmo interrogarci sulla necessità d’aver creato i gas ideali per formulare delle teorie appena un po’ più comprensibili per tutti. Oppure, non dovrebbero esistere le cosiddette “malattie rare”, ossia quelle che hai una probabilità su molti milioni di prenderti. Dovremmo sapere tutto di tutto, e con precisione, ma non siamo in grado di farlo.

Questa prudenza, è quella che ci ha salvato finora dal leggere notizie sui quotidiani del tipo: “Nel Balabastan un attacco batteriologico ha sterminato la popolazione dei Cruptiri, pare che il missile sia giunto dal Menamestan”.
Perché, signori miei, se avessero la certezza matematica d’ottenere un danno del 100% a fronte di perdite del 10%, l’avrebbero già fatto: se ci pensate bene, è la stessa logica che ha retto per anni la guerra in Vietnam, l’unica vera guerra moderna che mai sia stata combattuta.
Quella guerra vide ampio uso di napalm e di defolianti, ma nulla di biologico: oggi c’è un ampio dibattito sul fidarsi oppure no dei droni – nel senso d’affidare completamente la guerra ai droni, con notevoli risparmi: pensate ai seggiolini eiettabili o agli impianti d’Ossigeno sugli aerei, ai limiti di G possibili…ma non si riesce a farlo  – perché i militari sanno che per ogni drone ci può essere un hacker. Figuriamoci per una situazione dove la certezza non esiste: c’è solo una vaga percentuale!

La moltiplicazione dei mezzi di comunicazione, poi, è direttamente proporzionale al numero degli stupidi: come si fa ad affibbiare la patente di profeta ad uno scrittore statunitense, Dean Koontz nel libro The Eyes of Darkness, uscito quarant'anni fa? Nel 1981, nel suo libro, aveva immaginato una spy-story dove un cinese scappava con i dati di un virus chiamato “Wuhan-400” – sapeva che presso Wuhan c’erano dei centri di ricerca militare – e quindi così lo chiamò. Poi, tutta la vicenda avviene in Brasile…tutto diverso…eppure, dagli al profeta!
Ricordate sempre, prima di correre dietro al primo che grida, che Carlo Maria Cipolla – uno dei maggiori medievalisti che abbiamo avuto in Italia – affermò che la quantità di stupidi, nelle civiltà storiche, è una costante. Non ha portato prove per la sua tesi, ma quando sento certe persone pontificare…beh…mi torna alla mente.

Un virus creato ad hoc, in un quadro geostrategico
La seconda possibilità è che abbiano creato un virus non-letale per scompaginare le economie avversarie, eccetera, eccetera…come no…peccato che le Borse e gli Investimenti siano tutti sovranazionali…e allora? Vi siete accorti che il prezzo della benzina è calato? Ovvio, perché chi ha comprato un future a 100, oggi s’accontenta di recuperare 95 e salvare il capitale mentre nessuno ha comprato a 90, semplicemente perché nessuno tre mesi fa era così scemo da vendere a 90. E di benzina se ne vende sempre di meno.
In questa fumosa ipotesi, non si capisce cosa c’entri la Corea del Sud: per quale ragione s’è vinta un bel Cov-19? Non fa parte a pieno titolo dell’alleanza occidentale? Passiamo oltre: l’Iran. Eh…l’Iran è stato colpito perché è un nemico degli USA, uno Stato canaglia…ecc…pochi sanno, però, che uno delle poche nazioni a sostenere la forza d’urto delle sanzioni americane è stata la Cina, insieme alla Russia.
Le interazioni fra l’economia cinese e quella iraniana sono strette e vivaci, perciò ha senso che ci siano stati dei contagi, senza scomodare il dottor Stranamore: oltretutto, l’area di Wuhan è proprio quella dell’elettronica militare e, guarda a caso, l’Iran ha migliaia di missili che devono, costantemente, essere aggiornati…

A chi gioverebbe una simile mossa? A Trump? Agli USA? Negli USA – visto che un tampone per il Covid-19 costa dai 1.000 ai 4.000 dollari (1), hai voglia che il numero ufficiale degli infettati è basso! E chi se lo può permettere? Vedremo più avanti, con la campagna elettorale in corso, come se la caverà Trump.
Si arriva così alla scelta tedesca (e parzialmente francese) di non differenziare i casi di Cov-19 dalla comune influenza H1N1: questo perché l’industria tedesca ha appena registrato un calo del 6,8% della sua produzione per l’epocale cambiamento di tecnologie (Italia, -4%) ed Angela Merkel già sa che il suo scranno è perduto, ma non vuole privarsi del diritto di primogenitura, ossia di tentare, almeno, di nominare il suo successore.
Però, alla fine di questa vicenda, i nodi verranno al pettine anche per Angela Merkel.

Come nascono e vivono i virus?
La Cina è sempre stata la “fabbrica” dei virus nel dopoguerra: avevo una decina d’anni quando mi presi l’influenza dell’anno – solito virus H1N1 – definita “asiatica”, poi ne sono arrivate a decine. Nessuno sa con precisione perché esista questo fenomeno: c’è però da considerare la grande differenza nell’alimentazione fra l’Occidente e la Cina. In Cina (salvo verso la Mongolia) non ci sono bovini: tutta l’alimentazione, sul fronte delle proteine animali, è indirizzata su maiali e pollame vario. Ma non basta ancora.
Difatti, i cinesi mangiano una serie d’animali che noi non pensiamo minimamente d’assaggiare: dai piccoli mammiferi fino ai rettili e, infine, agli insetti. La cucina cinese che mangiamo qui, in Europa, è soltanto la cucina di mare cinese, e ci dimentichiamo che la Cina è, in gran parte, un Paese continentale. L’altra cucina, non la immaginiamo nemmeno.
Questa differenza comporta la naturale tendenza dei cinesi ad essere immuni e/o meno coinvolti da molte malattie dovute al passaggio – sia per l’allevamento, sia per la nutrizione – da specie molto lontane, sul versante evolutivo, dal nostro genoma.

Se avete un po’ studiato l’evoluzione della biologia dall’Alto Neozoico in avanti, saprete che nelle Americhe ed in Oceania, come anche in Estremo Oriente, le popolazioni di erbivori furono decimate dalla caccia dei nostri antenati, fino all’estinzione di molte specie. Nell’area Nord Africana, Europea e Medio Orientale, invece, si passò all’allevamento degli erbivori, che ci consentì di “assorbire” in un lasso di tempo più lungo le inevitabili malattie contratte dagli animali allevati.
Ne abbiamo la prova perché, quando andammo in America, le popolazioni indigene scomparvero quasi senza lo sterminio dei conquistatori. La famosa epopea delle Guerre Indiane fu soltanto l’ultimo capitolo della vicenda – le popolazioni Oglala da secoli avevano il cavallo (portato dagli spagnoli) e da sempre il bisonte – e questo consentì loro di non soccombere a molte delle malattie che portarono gli europei, perché il contatto era stato diluito nel tempo. Ci pensarono Vaiolo (in minima parte), Alcool e Winchester.
La “Cultura del Mississippi” – che abitava l’areale del grande fiume, e gli storici valutano in circa 20 milioni d’abitanti – semplicemente sparì, al contatto con i nuovi venuti, così com’erano spariti – ossia morti – Inca ed Atzechi. Per malattie.
Dunque, le teorie cospirazioniste giungono a scontrarsi con delle evidenze storiche le quali non possono convincere che il complotto non sia avvenuto – se avete questo in testa, nessuno ve lo toglierà dalla mente, ne sono certo – però potrete capire che il “ventaglio” di ragioni è più ampio, fa parte della Storia dell’Umanità e ci consegna un puzzle non privo di dubbi.

Inoltre, la nostra civiltà tecnologica ci presenta uno scenario nel quale la tecnologia, e solo essa, è in grado di mutare gli scenari: il che, non è vero. Siamo iper-tecnologizzati, costruiamo apparecchiature mediche impensabili solo mezzo secolo fa ma le nostre “risposte” agli stimoli, talvolta, affondano nelle ere pre-storiche: la paura improvvisa, che ti “ghiaccia” in un istante e ti lascia immobile, fu il modo inconscio che la nostra specie usò in tempi antichissimi per difendersi dalle fiere predatrici perché l’animale percepisce due eventi principali nella caccia: l’odore ed il movimento.
Infine, il nostro genoma è vecchio di milioni di anni e si è evoluto insieme a quello degli animali: nulla di strano, il Covid-19 è solo un’interazione capitata nel 2020, che supereremo: la tecnologia, l’esperienza, le precauzioni ed il sapere serviranno, ma solo a decidere l’esponente dei morti, se migliaia o milioni.

Inoltre, il virus Covid-19 non è solo: ci siamo dimenticati del “ceppo” relativo alla SARS e alla MERS? Difatti, il nome scientifico del virus è SARS-CoV19, ossia una mutazione del virus SARS.
Invece, per alimentare le teorie del complotto, c’inventiamo che da qualche parte, qualcuno, s’è appropriato di un virus modificato e l’ha sparso in giro per il mondo, come se la SARS e la MERS non fossero mai esistite. Anche le malattie che distrussero le popolazioni americane furono sparse deliberatamente?

Nella seconda metà dell’Ottocento in qualche caso sì – oramai si sapeva di più sui microorganismi, grazie a Pasteur – ma quelle del Seicento? All’epoca si riteneva che le malattie fossero dovute a “miasmi” od accidenti del genere, non c’era la minima nozione scientifica di trasmissione del contagio. Si intuiva qualcosa, qui e là, ma niente di più: empiristicamente, avevano notato che la peste si trasmetteva e dilagava, ma non avevano la minima conoscenza del fenomeno. Michel de Notredame – medico, in arte Nostradamus – qualcosa intuì nel Cinquecento e consigliò di tenere lontani i topi, ma erano intuizioni senza seguito.
Gli spagnoli, invece, conobbero il chinino per caso: una pattuglia spagnola, mentre risaliva la costa del Perù – affaticati, in preda alle febbri, senz’acqua – si lasciarono andare e bevvero l’acqua di una pozza. La febbre sparì: qualcuno, pensò che proprio i rami di quell’insignificante albero, che s’annegavano nella pozza, li avesse salvati. Così conoscemmo la Chincona, ossia l’Albero della China.

Perché l’Italia?
Il contagio europeo è partito dall’Italia, o forse la Germania è riuscita a tenere nascosto il cosiddetto “paziente zero” per alcune settimane? Ha scarsa importanza.
Oggi, sappiamo di più sul Cov-19: sappiamo che è un virus che si presenta, in molti casi, in modo assolutamente non-sintomatico, ossia molte persone infette non hanno nessun sintomo. Altre ne hanno di più lievi: un po’ di febbre e nulla più. Si comporta, in effetti, come qualsiasi virus “naturale” (e dunque non militare) che segue per la sua espansione la Campana di Gauss, ben nota nella statistica.
E’ chiaro che, in simili condizioni d’infettività, il virus ha vita comoda: può darsi che un cinese (più probabilmente un gruppo di cinesi, fra i quali c’era qualche persona infetta ed asintomatica) sia arrivato in Italia quando l’infezione iniziava appena a presentarsi in Cina.
Oltretutto, ha un periodo d’incubazione piuttosto lungo: ben 14 giorni! 14 giorni nei quali questa persona ha potuto girare tranquillamente perché non avvertiva nulla, magari qualche linea di febbre ma non ci ha dato peso perché è passata da sola.
In un recente articolo ho parlato dell’immigrazione clandestina cinese sul confine giuliano, che è una via possibile, ma poco probabile. Perché?
Poiché una decina di giorni prima che scoppiasse il pandemonio di Wuhan, quella (o quelle) persona poteva essere già qui, senza essere cosciente di nulla. Come le persone che si sono tranquillamente imbarcate sulle navi da crociera, che solo dopo hanno manifestato la malattia.
Si potrà dire che il “percorso” dell’infezione è il medesimo dell’immigrazione clandestina da Trieste: il Veneto (uno dei primi casi) poi la bassa padana, fra Milano e Piacenza. Può essere, ma può essere anche una coincidenza.

Sulla zona di Piacenza, però, c’è da dire una cosa: è, in qualche modo, il “centro” d’Italia per la distribuzione delle merci: lì ha sede, ad esempio, il magazzino generale di Amazon, ma anche altre catene hanno le loro strutture in quell’area perché è “centrale” per raggiungere tutto il Nord oppure prendere la via del Sud, lungo l’autostrada del Sole o la ferrovia ad alta velocità. Non è l’unica zona: anche l’area veronese è in buona posizione: la sede centrale di Lidl, ad esempio, è lì.
C’è la possibilità che il virus sia giunto mediante una merce?
Il Cov-19 ha scarsa resistenza al contatto dell’aria, però qui entra in gioco la statistica: se il denominatore è un numero consistente, tutto dipenderà dal valore del numeratore. Se il valore è 1/25.000 non c’è quasi nessuna possibilità che un evento si generi, ma se la frazione è 5.000/25.000 c’è una probabilità su cinque che l’evento si generi. Per questa ragione, potrebbe essere importante l’area di concentramento, magazzinaggio e poi distribuzione delle merci estere (che aumentano il numeratore): ma, ci tengo a sottolinearlo, sono soltanto ipotesi, senza la minima certezza.

Economia e virus
Bel binomio, prodromo di mille speculazioni giornalistiche alle quali abbiamo assistito. Favorevole per chi deve vendere un vaccino (quando ci sarà) oppure dei mezzi di contrasto, gamma-globuline specifiche od antivirali mirati. Anche chi vende mascherine od impianti sanitari ne riceverà un vantaggio, ma il gioco varrebbe la candela?
Tutto il resto precipita, almeno per qualche tempo, e non è detto che i mancati acquisti di oggi si trasformino in acquisti di domani: nonostante tutti gli arzigogoli, le simulazioni e gli scenari informatici, nessuno lo sa. Si sa per certo, però, che una parte di Pil se la porterà via il Cov-19: meno automobili, meno elettronica, meno concerti, meno cultura, meno balli…meno su tutta la linea.

Quindi, se qualcuno ancora ritiene che il virus sia – in qualsiasi modo – una trovata “finanziaria” lo invito a riflettere. Ovunque, si rischia d’avere i magazzini delle merci saturi e che le merci ristagnino sugli scaffali: vi sembra che un simile scenario faccia andare in brodo di giuggiole gli investitori? I quali, badate bene, investono anche nelle aziende farmaceutiche, ma il farmaco, per essere l’optimum per loro, deve sì farti sentir meglio, ma mai guarirti, poiché verrebbe meno una parte dei loro profitti.
Quindi, molti malanni, ma nessuna pandemia che spaventa al punto che si decide (o si è in obbligo) di consumare meno, su tutta la filiera dei prodotti e servizi in vendita.
I primi a voler far sparire il Covid-19 dall’umanità sono proprio i banchieri e la finanza, di tutte le razze e le religioni, perché nessuno di loro ci guadagna: pregheranno tutti, con la kippà od il velo islamico, cattolici e protestanti, buddisti e confuciani. Tutti con un occhio ai portafogli e l’altro ai listini di Borsa.

L’altra bufala riguarda un pensiero che a molti è passato per la mente: gli istituti previdenziali sono beneficiati da questa “moria” d’anziani.
Anche se, al termine del percorso, i morti per il Cov-19 fossero compresi in una “forbice” fra i 5.000 e i 10.000  – siccome i decessi italiani nel 2019 sono stati circa 647.000 – sarebbe una incremento intorno all’1%: niente che cambi l’equilibrio previdenziale dell’INPS. Senza dimenticare che, trattandosi di soggetti molto anziani, parecchi malati sarebbero morti dopo breve tempo per altre patologie. Ma c’è di più.

L’INPS, oramai da anni, non ha più una vera autonomia dallo Stato: già ai tempi di Tremonti l’autonomia dell’INPS venne seriamente ridotta: dopo Monti, poi, è risultato evidente che era oramai soltanto una voce, apparentemente separata, del bilancio statale.
Fra i compiti dell’INPS, però, non c’è solo la previdenza, bensì anche l’assistenza, ossia il sostegno per i lavoratori in difficoltà: a dirla tutta, la cassa integrazione.
Non sappiamo come andrà a finire, economicamente, questa epidemia: ci saranno dei danni economici, senz’altro, ci saranno concessi alcuni benefici dall’UE, e passi, ma il conteggio degli ulteriori esborsi si farà alla fine, e non saranno certo quei poveri morti nelle corsie ospedaliere a sanificare i bilanci!

Quello che andava fatto meglio
Il primo errore è una falsa imputazione: fatale, immaginifica di una realtà impossibile.
Il responsabile nazionale della Protezione Civile, Angelo Borrelli, ha ieri dichiarato: “Vinciamo la nostra guerra se i nostri cittadini adottano comportamenti responsabili”.
Potremmo rispondere a Borrelli che l’Italia entrò in guerra contro la Francia e l’Impero Britannico con 150 carri armati, già obsoleti appena usciti di fabbrica e completamente inutili: la corazza degli M-13 veniva sbucazzata dalle comuni mitragliatrici. Che comportamento responsabile!
Ma torniamo all’oggi – ricordando che un virus non è una guerra – e chiediamo a Borrelli cosa ne pensa delle migliaia di milanesi che ieri, Sabato 7 Marzo, sono scesi come Unni con i loro camper ed hanno invaso la costiera ligure: capiremmo se fosse stato il 7 Giugno, con la voglia di bagni, ma il 7 Marzo: perché?!?
Poiché la voglia di trasgredire, di farla in barba a tutti, di scappellare le leggi, di mostrare quanto il “singolo” tenga presente la sua appartenenza ad una “comunità” è profondamente insito negli italiani. Come la pietà per i cuccioli di foca in uno Squalo Bianco.
Oppure le “fughe” in treno verso il Meridione, ancora intonso dalle virali intemperanze, non ancora corrotto dalle imposizioni che la legge, in stato di emergenza, deve poter imporre?
Borrelli, ma lei ci crede? Davvero? Ma dov’è vissuto in tutti questi anni, mentre gli italiani erano educati al sollazzo, senza curarsi dei danni che avrebbero procurato? Quando evadevano le tasse, compravano – famelici – i programmi per scovare gli autovelox, pagavano per inquinare i terreni con i loro scarti industriali, oppure più in alto, si facevano fare da un parlamento comprato le leggi sulla Giustizia per evadere la legge?
Borrelli: lei non è in grado di proteggere nulla e nessuno, perché le manca la dote basilare per svolgere quel compito, ossia che chiunque governi deve, per prima cosa, conoscere bene chi sono i suoi governati.
Non servono appelli, richiami al decoro, spinte verso l’altrui bisogno: bisognava, semplicemente, dire che chiunque esce – senza permesso o comprovato motivo – dalla zona rossa è multato con una sanzione che va da un minimo di 1.000 euro ad un massimo di 5.000. Questa, ne sono certo, la capirebbero.

Comprendiamo che l’avvocato Conte, non avendo dirette competenze scientifiche, sia dovuto ricorrere a mille consiglieri scientifici, a mille medici sapienti, a mille microbiologi di provata temperanza. Ma, alla fine, avrebbe dovuto ricordare che la sua carica era super partes, non stiracchiata come una giacchetta da due soldi da un capo all’altro.
Tutto lo svolgimento di questa misurata, anzi sofferta: no, stitica azione di contrasto nei confronti del Cov-19 è stata lenta e zeppa d’incongruenze.
Dov’è avvenuto il fattaccio? In Cina. Bene, quando arriva un aereo dalla Cina avvertitemi, eh? Ah, già che ci siete, misurate loro la febbre. Un ottimo provvedimento: per un ministro della Destra o della Sinistra. Storiche.
Come ha fatto a non saltarle in mente che una persona che vuole entrare in Italia, prende un volo (o un autobus) in Cina e scende ad Hong-Kong, poi riparte e sbarca ad Heathrow, dove non ci sono controlli per le provenienze da Hong-Kong: è un possedimento ex imperiale! Oh, sir…
Da lì, con pochi aggiustamenti, un volo per Roma proveniente da Heathrow (od altri mezzi): passi pure. Lo ha fatto un italiano, che poi l’ha raccontato alla stampa.
E un cinese di Hong-Kong, è tanto diverso – nell’aspetto – da un cinese di Canton? O di Shangai?
Ricorda l’allenatore della Nazionale italiana, Fabbri, contro la Corea del Nord nel 1966? “Per me, fra il primo e il secondo tempo, li hanno cambiati tutti: e come facevi a distinguerli tutti ‘sti Kim?”

E poi, quando ha capito che il focolaio dell’infezione si stava diffondendo prima nelle province di Cremona e Piacenza, poi vero Milano…quanto tempo c’è voluto per capire che l’infezione andava più veloce dell’azione di governo?
Senta, Conte: fra i suoi collaboratori, c’è per caso un Generale? Immagino di sì. Un Generale di Fanteria qualsiasi, non ha importanza se è stato al Pentagono o se ha fatto la guerra di Cric e Croc…no…lo prenda da parte un attimo, e gli faccia una domanda.
Generale, mi racconti: come si fa un accerchiamento? La devo prendere “larga” oppure stringere tutto in un sacco piccolo?” Se ha ancora dei dubbi, vada a leggere cos’hanno fatto i russi a Stalingrado. Capirà subito che, se devi accerchiare qualcuno, devi circoscrivere un cerchio più largo, oltre le sua punte avanzate, in modo che non se ne accorga: solo così sei sicuro che le rane siano tutte in fondo al sacco!
Adesso la Lombardia, più qualche provincia, un po’ nel Veneto, un po’ in Emilia – no, Bologna no… – un po’ di Piemonte – eh, ma a Torino come fanno? – e vedrà che, in men che non si dica, le avanguardie arriveranno a Napoli. Spero di sbagliarmi, che il nemico non abbia colonne motorizzate veloci: se mai, chieda consiglio a Borrelli, lui ha parlato di guerra…

Chi controlla le via d’accesso alle zone rosse, Presidente Conte? Chi sorveglia i movimenti sui treni? Chi sugli autobus a lunga percorrenza? Chi i traghetti?
Dove troverà migliaia di agenti da inviare nelle stazioni dei treni e degli autobus, nei porti e, soprattutto, chi sorveglierà le vie secondarie? L’italiano non è responsabile, non è consapevole, non ha coscienza civica anche perché l’educazione civica, nelle scuole, non è mai stata studiata. Perché? Forse perché studiandola i ragazzi imparerebbero i loro diritti? Andiamo oltre.
Noi vorremmo sapere, visto che sulle strade non c’è mai nessuno che controlla nulla, salvo in vicinanza delle discoteche e nei centri cittadini: dove troverà decine di migliaia di persone da inviare sul territorio?
Perché, presidente Conte, dalla Lombardia si può uscire da mille strade diverse, magari secondarie, ma agibili, asfaltate, solo meno conosciute.
Le do un consiglio gratis, tanto dovrà arrivarci ugualmente.

L’Esercito italiano ha circa 171.000 effettivi, senza conteggiare i Carabinieri: e se, invece di inviarli sempre dove la NATO ha bisogno di metterci una pezza, le usassimo per un’emergenza nazionale?
Pur mantenendo la custodia di navi, aerei, caserme ed armamenti, riteniamo che almeno 50-60.000 persone sarebbero disponibili per questi scopi. E’ o non è un’emergenza nazionale?
Per carità, niente carri armati o mitragliatrici in giro: non si tratta di terrorismo. Diamogli, al massimo, una pistola da tenere in tasca e qualcuno con la mitraglietta (non sai mai chi incontri), magari con un poliziotto o un carabiniere nelle squadre di sorveglianza (per la maggiore esperienza) però, per controllare i flussi ed i documenti di chi vuole passare, non sarebbero utilissimi? Perché la Cina lo ha fatto, noi siamo il secondo Paese al mondo per decessi e non dobbiamo farlo?

Conclusioni
Passerà, certamente, passerà: il problema è, sin da oggi, capire cosa ci lascerà. Le scelte che faremo oggi saranno importanti per il nostro futuro e, di tutta la questione, la meno importante è l’economia, che poi riprenderà, magari con tutte le sue magagne, ma riprenderà.
Anzitutto, trovo sbagliato seguire i “consigli” d’alcuni anestesisti e rianimatori che chiedono una regolamentazione – de lege – per decidere chi si salva e chi no. I medici, talvolta, operano già queste scelte per non finire in inutili accanimenti terapeutici: c’è la morfina, e fortuna che in molti casi esiste, ma lo fanno sotto la propria responsabilità.
Un provvedimento di legge in tal senso sarebbe deflagrante nella società italiana: finirebbe che “quello si è salvato perché conosceva qualcuno”, oppure “ha telefonato il primario di…”, “s’è interessato l’onorevole K…” eccetera.
Non possiamo certificare in alcun modo questi comportamenti: i medici proseguano con le loro metodologie, con la loro deontologia professionale, ma non chiedano alla legge un supporto per giustificare le loro scelte. Sarebbe non solo deontologicamente scorretto, bensì deflagrante per la società italiana, così abituata alla “raccomandazione”. La legge non può certificare nessuna raccomandazione, ed i medici sappiano che nessuna raccomandazione sarà tenuta, in futuro, in conto.

Questa vicenda ha sì toccato la globalizzazione, ma non è figlia della globalizzazione: a meno di sostenere che i confini dovrebbero essere sbarrati ed i viaggi consentiti soltanto dopo i visti delle ambasciate, com’era con alcuni Paesi un tempo, durante la Guerra Fredda. L’URSS, ma anche gli USA.
Il virus non ha autonomia di vita dall’organismo che lo ospita: perciò, non possiamo di certo accusare le merci d’essere un veicolo di contagio.
Un tempo, le verdure crescevano nei dintorni delle città e venivano vendute nei mercati rionali, mentre oggi arrivano dalla Spagna sui camion: confesso che preferirei un’agricoltura più “nostrana” (e di servirmi soprattutto da chi la pratica, orto a parte) ma non trovo collegamenti con questa vicenda.
Molti italiani si recano in Cina per lavoro: la Cina vende molti prodotti di largo consumo in Italia, ma l’Italia vende alla Cina beni di alto contenuto tecnologico, e dunque questo interscambio è positivo, e non riesco a vedere la necessità di “chiudere i rubinetti” perché è arrivato mister Cov-19. L’influenza comune, giungeva dall’Oriente tutti gli anni.

Nonostante i tanti allarmi, ed una guerra infinita sui media, nemmeno uno dei migranti che sono sbarcati sulle nostre coste ci ha portato il virus: acc…Salvini, t’è andata male…
Se ci sono riflessioni da fare su questa vicenda, una è che siamo una delle Nazioni con la popolazione più vecchia del Pianeta, e non è un caso se qui da noi ci sia una mortalità percentuale più elevata rispetto alla Cina, all’Iran od alla Corea del Sud, che sono Nazioni sensibilmente più giovani. Ma questo è un problema che non sappiamo risolvere, perché non siamo in grado d’interpretarne le vere cause.

Perciò, cari amici, riflettete su quanto ho scritto e cercate di non lasciarvi infettare dai media, che così tante brutte figure come durante questa crisi, non ne avevano mai fatte. A ciascuno il suo, titolava Sciascia, ed aveva ragione.

1) https://www.agi.it/estero/news/2020-03-06/coronavirus-usa-costo-tampone-7338462/

7 commenti:

  1. Salve!

    Ho letto il tuo articolo proprio mentre Conte diceva: chiudo tutto!

    L'unica cosa che non ho capito è come devo fare io
    che lavoro a 37 km da casa pochissimo serviti da mezzi
    pubblici... attraverso 3 comuni di due provincie,
    anche se a 120 km/h sulla superstrada...

    vedrò domani...

    saluti

    RA

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  2. Scarica l'autocertificazione dal Web, la compili e vai al lavoro: io, domani, devo andare dal gommista (che è a 5 km, ma in un'altra regione!) e farò così. Ciao
    Carlo

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  3. senza contare che dopo averci ammazzato e resi INUTILI ci dovrebbero seppellire per non crepare di puzza e cadaverina sparsa. E' vero che sono abituati a mangiare cadaveri che loro chiamano carcasse, ma...I virus poi fanno parte del caos che non si lascia ordinare da incapaci quali siamo la maggior parte degli animali umani, ma lo fa di suo. Ecco perché ci sono le mille delle mille influenze ! E' vero che sono degli stranamore mischioni che consigliano di unire alcool e varechina perché la miscela di etanolo ed ipoclorito di sodio genera cloroformio, acido cloridrico, Cloroacetone o Dicloroacetone. Pensa chi non lo sa...testine...

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  4. L'unica cosa che mi sento di dire è: stiamo in casa! Salvo esigenze reali e contingenti.
    Potremo così riscoprire la meditazione, il giardinaggio, la lettura, ascoltare musica, dedicarci a noi stessi, e liberarci di quello stress che affligge la maggior parte di coloro che hanno un'attività.
    Occorre trasformare la calamità in un'opportunità.
    La vita cambia anche se noi non ci accorgiamo, cambiano gli equilibri, cambiamo noi. Continuamente.

    Un abbraccio.
    Eli

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  5. Ho notato che le nazioni più colpite sono tutte a clima intermedio, ossia non ancora sub-tropicale e nemmeno pienamente continentale. Wuhan, ad esempio, ha grosso modo le nostre escursioni di temperatura. Italia, Spagna, Sud Corea, Iran...
    Certo, bisogna anche considerare la densità di popolazione: e tutte e quattro (salvo la Spagna) hanno grandi concentrazioni d'abitanti.
    Qui da me, ad esempio, non ci sono casi, però le distanze sono grandi fra un centro e l'altro, invece nei territori più densamente popolati, con paesini uno attaccato all'altro, grandi concentramenti di fabbriche e supermercati (è il caso della Lombardia)i casi aumentano e le autorità non ce la fanno a sbrogliare la matassa.
    Di òà dal Coronavirus, sono molti anno che segnalo lo spopolamento del territorio a favore dei grandi centri (un residuo dell'epoca industriale) ma tanto...chi mi ascolta?
    Ciao a tutti
    Carlo

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  6. Grazie Carlo, hai scritto un bel report chiaro e sopratutto scevro da quelle paranoie che ormai impazzano nel web. En passant ti confermo che hai fatto bene a mollare certe collaborazioni con siti che ormai lasciano spazio veramente a deliri complottistici e ti risparmio un giudizio sui post dei commenti. Non riesco proprio più a seguire certe discussioni. Ben venga quindi un "ragionamento". Abbi cura di te e a presto.

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  7. Leggo solo adesso il suo post, lungo ma ricco di intelligenza e di cultura.
    Vedere che l'aveva scritto il 9 marzo, quando eravamo solo all'inizio dalla quarantena, è sorprendente. Saluti

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