“Per essere veramente grande, devi stare con la gente, non sopra di
essa.”
Charles-Louis
de Secondat, barone di La Brède e di Montesquieu, giurista, filosofo
illuminista e pensatore liberale
Caro Presidente,
ho appena letto il suo accorato appello all’unità d’intenti,
vergato nell’occasione dell’anniversario dell’uccisione di Giorgio Ambrosoli,
il liquidatore del Banco Ambrosiano di Michele Sindona. Vorrei ricordarle che,
Ambrosoli, si laureò in Giurisprudenza, a Milano, nel 1958, con una tesi di
Diritto Costituzionale sul Consiglio
Superiore della Magistratura.
Proprio oggi, mi sono recato dal mio avvocato per le mille
miserie di una qualsiasi vita italiana – nel Paese che lei definisce “pieno
di energie e presenze positive” – e, scendendo le scale insieme a lui, mi
ha narrato d’aver incontrato un vecchio magistrato di Cassazione in pensione
(proprio del “Palazzaccio”, non ad
honorem) e di aver fatto quattro chiacchiere sulle recenti, tristissime
ambasce nelle quali è precipitata la Magistratura.
La sentenza è stata brevissima ed amara: “Ci siamo giocati l’indipendenza della Magistratura”. A mio avviso,
molto di più: è proprio il principio generale di “Giustizia” ad essere andato in
fumo.
Lei sa benissimo che, la maggior parte del Paese, non ha
compreso od ha capito ben poco dello psicodramma che si è giocato fra il
Quirinale e il Palazzo dei Marescialli. Al più, con un’alzata di spalle, 99
italiani su 100 avranno pensato: “Sono cose loro…hanno il loro “marcio” da
insabbiare…sono gente dalla quale star lontana…”
Già, “lontana”, come dicono i galeotti.
Eppure, ciò che è successo è di una gravità inaudita, che
sfugge ai più, i quali non credono più a niente o non comprendono – miserere
nobis – che si è infranto un cardine della vita democratica di questo dannato
Paese, così “pieno di energie e presenze positive”. Non è una buona notizia, anche se qualcuno
avrà pensato: “Viene l’Estate, andranno al mare, dimenticheranno…” Già, meglio
dimenticare?
Dimenticare che uno dei
cardini dell’ordinamento democratico – che affidava alla Magistratura il
governo di se stessa, in contrapposizione (dialettica?) con il Legislativo e
l’Esecutivo – è andato in pezzi? Qui non si tratta di dialettica, non si prende
in esame la turris eburnea, ma è stato evidenziato, denudato di fronte agli
italiani che il potere Giudiziario faceva pappa e ciccia con l’Esecutivo, ossia
col Governo. E non da oggi, e nemmeno da ieri, come vedremo in seguito.
Lei è intervenuto, bloccando alcune nomine a dir poco
“sospette” – ne prendiamo atto – ma si doveva giungere a tanto? Si dovevano
smascherare i più alti gradi della Magistratura grazie a delle semplici intercettazioni,
come per i mariuoli e per i mafiosi?
Sappiamo, anche se formalmente lei è il Presidente del
Consiglio Superiore della Magistratura, che questa presidenza è sempre stata
vissuta nei decenni con forse troppo garbo, un po’ d’indulgenza, e tanta
fiducia che i magistrati sarebbero stati in grado di bastare a se stessi. Ma è
così?
Vogliamo tornare indietro di 10 anni? Al 2009, alla famosa
“cena” (1) fra Berlusconi, Alfano, Gianni Letta, Carlo Vizzini e le due “toghe”
del CSM, Luigi Mazzella e Paolo Maria Napolitano? Una “cena” tenutasi a Roma
nel Giugno del 2009, nella quale il “piatto forte” fu un progetto di riforma
costituzionale, che prevedeva anche mutamenti pesanti nell’ordinamento, per
rendere i giudici costituzionali ancora più succubi – mi perdoni, ma le recenti
vicende lasciano aperta la porta ai più oscuri sospetti – del potere Esecutivo.
E oggi? Non conosciamo ancora lo “spessore” dei progetti
intercorsi fra l’ex ministro Lotti ed il giudice Palamara, ma sono “vicinanze”
che fanno accapponare la pelle.
Ciò che sconcerta è che dibattiti, opinioni ed (eventualmente) decisioni
sono prese completamente al di fuori dell’agone democratico, delle istituzioni
preposte: una ferita, sull’ordinamento repubblicano.
Domani è un altro giorno, già: si dice sempre così.
Uno di questi giorni, già so che dovrò incontrare un magistrato,
ovviamente per faccende che riguardano il Diritto, anche se, “miseramente”,
civile.
Come potrò essere sereno, come potrò fissarlo negli occhi e
sapere che quel giudice potrà anche sbagliare – per carità: nessuno è
infallibile! – ma chi mi garantirà che, oscure trame, non lo conducano ad una
“vicinanza” con la parte avversa? Si renda conto, signor presidente, che va in
pezzi uno dei cardini dello Stato di diritto!
Non fosse già avvenuto.
Da parecchio tempo la Magistratura dà una pessima immagine di
se stessa: vogliamo ricordare l’inchiesta sull’incidente ferroviario in Puglia
del 2017, con un PM sollevato dall’incarico nella “turbolenta” (a dir poco…)
procura di Trani? Oppure l’allucinante vicenda dei corsi propedeutici per
l’ingresso in Magistratura, viziati da abusi sessuali che vennero, giustamente,
puniti dal CSM? In tutte queste (e tante altre) vicende è sempre la commistione
fra indagante ed indagato a spaventare, a segnare il passo di comportamenti che
paiono seguire la medesima traccia, come se il principio di separazione dei
poteri fosse un inutile e fastidioso orpello, da ovviare facendo spallucce?
E quando proprio l’organo interno di Giustizia della
magistratura deflagra, in una miriade di comportamenti da censurare, con forza
e determinazione? Basta l’affermazione d’aver “fatto pulizia” per acquietarci?
Se possiamo comprendere le difficoltà della Magistratura nella
lotta contro le mafie – Falcone e Borsellino ancora vivono fra noi, i loro
filmati ci accompagnano nella nostra (e loro) speranza di giungere a vivere in
un Paese normale – non si riesce a capire come la Magistratura assista,
comodamente seduta nella sua turris eburnea, allo scempio di centinaia di vite
umane, derise e violate senza che, dalla parte dei giudici, si sia giunti ad un
modus operandi che ponga fine allo strazio. Quando potremo sfogliare un
quotidiano senza imbatterci nell’ennesima donna uccisa, sfigurata, oppure
sfuggita – solo grazie alle sue forze, oppure per pura fortuna – alla mano
massacratrice, dopo aver denunciato per molte volte ai giudici ed alle forze di
Polizia il suo calvario?
Cosa sono diventati, i giudici, una nuova casta di potere?
Tollerata e “compresa” nel potere politico, basta che non dia “fastidi” al
manovratore?
Siamo un Paese cattolico, che vive – a mio modesto parere – con
troppo indulgenza le vicende di giustizia: siamo il Paese dove, al peccato, si
associa immediatamente il perdono, relegando alla coscienza personale il
richiesto pentimento, senza indagare se è avvenuto, senza intrometterci. Sono cose
“private”, “personali”.
Sarà, signor presidente, ma nei paesi luterani il concetto di
giustizia, associata al dolo ed al pentimento, viene vissuto con diversa
serietà ed attenzione: non si è oberati né schiacciati dal controllo sociale –
non so se, ancora oggi, in Gran Bretagna non siano previsti documenti
d’identità personale com’era un tempo, ritenuti “invasivi” della libertà
personale – ma, se si sbaglia, la punizione è certa e severissima. E,
soprattutto, veloce.
Oggi, solo per farle un esempio, sono impegolato (insieme a molti altri) in una
vicenda (2) giudiziaria infinita, che ha visto – fino ad ora – ben cinque gradi
di giudizio: primo grado, Corte d’Appello, Cassazione, ritorno alla corte
d’Appello, nuovamente Cassazione. Oggi, si prospetta un ricorso alla Corte
europea dei diritti dell’Uomo. Spiegata al bar, ad un amico avvocato, mi ha
confessato: “Ci saranno certo dei validi
principi giuridici ma, detta così, non riesco a capire il garbuglio.”
Durato, per ora, vent’anni.
E, il bello della vicenda, è che l’attuale vicenda è soltanto
il secondo “round” di una precedente causa giudiziaria – che, se ben ricordo,
terminò nel 1978 – mentre le basi filosofiche del contendere sono da ricercare
nel carteggio fra Giovanni Gentile, all’epoca Ministro della Pubblica
Istruzione, ed Antonio Gramsci, all’epoca detenuto politico a Ventotene.
Ciò non impediva, ai due, di difendere oppure criticare la
riforma Gentile dell’Istruzione del 1923: correttamente, l’uno da viale
Trastevere, l’altro dalla sua cella, si confrontavano sulla base degli assiomi
kantiani ed hegeliani della filosofia sette-ottocentesca, sull’eterno problema
del rapporto fra teoria e pratica, idealismo ed empirismo nell’educazione dei
ragazzi.
Com’è possibile, signor presidente, che una vicenda iniziata –
seppur nei suoi aspetti “teoretici” – nel 1923 debba tornare in vita, nel 2019,
in una corte di Giustizia italiana?
Tornando a noi, la Magistratura si difende, affermando che – in
fin dei conti – il potere Legislativo ha nelle sue mani le Leggi, ossia le basi
sulle quali la Magistratura deve poi sentenziare. Salvo, poi, gridare “al
lupo!” se ritiene che siano intaccati i suoi principi d’indipendenza, sanciti
dalla Costituzione. Ma, sulla correttezza costituzionale delle leggi, debbono
vegliare lei e, soprattutto, la Corte Costituzionale. Che ha mostrato un
inquietante “tasso” di marciume e sordida connivenza con ambienti poco “puliti”
di poteri con i quali non doveva e non poteva avere quei rapporti.
E la Magistratura italiana si compiace anche con se stessa, per
rendere sempre più illeggibili gli emanati: al tradizionale uso (spesso
superfluo) della citazione latina, oggi si aggiunge l’uso della lingua inglese,
che pare voler “trattenere” nella torre d’avorio le sentenze, gli emanati, le
motivazioni, quasi ci fosse vergogna ad esibirli in pubblico, creando anche
un’artificiosa distanza, che ha olezzo di classismo, fra chi deve amministrare
la Giustizia e chi deve usufruirne. E la distanza fra il Paese reale e le aule
di Giustizia, aumenta: scompaiono gli avvocati, mentre spadroneggiano gli
azzeccagarbugli.
In questa serena Estate italiana – i guai idrogeologici
verranno in Autunno – mentre lei ci comunica la sua profonda convinzione di
vivere in un Paese “pieno di energie e presenze positive”, siamo alle prese con un pasticcio
istituzionale che solo la frescura del mare potrà far dimenticare. Già, ma ciò
che esce dalla porta rientra dalla finestra – recita il proverbio – e,
francamente, non mi sento di cassare questa antica sentenza. Possiamo rispondere:
“non riesco a capire il garbuglio”,
come ha fatto l’amico avvocato?
Veda lei.
tutto è da ricercare in quanto scrive G.G. Ambrosini (storia d'Italia, 5**): l’escamotage tra “precettivo” e “programmatico” inventato dalla Corte di Cassazione fu per tenere inalterata, e a tempo indeterminato, la legislazione fascista su misure di polizia, ammonizione confino (il famigerato art. 113 T.U. delle leggi di p.s. approvato con R.D. 18 giugno 1931, n. 773) … al fine di controllare il dissenso al governo, come fece il Regime che fu (?). Ciò era tema particolarmente sentito perché moltissimi tra i costituenti avevano subito quelle angherie di regime. Tutto fa bella mostra dal 1948 in Costituzione Parte I, Titolo I artt. 13 - 28. Il famigerato art. 113 T.U fu usato contro l’opposizione fino al 1956 della Sentenza n. 1 in Gazzetta Ufficiale n. 146 del 14 giugno 1956. E il governo “repubblicano” con Segni difese le leggi fasciste e le tesi della Corte di Cassazione. Quella sentenza, in 12 pagine ciceroniane da incorniciare, fu Erga Omnes.
RispondiEliminaIl CSM fu duramente contestato da Terracini, durante la discussione del suo regolamento e Ambrosini di suo lo ha motivato, a quel periodo, per la sopravvivenza di poteri del Ministro di Giustizia e la prevalenza numerica di magistrati della Corte di Cassazione.
Ma se consideri l'omicidio Pasolini (che come è noto proprio questo intendeva dire con fascismo democristiano e "scelte politche dei magistrati") si vede che è oltre il periodo storico.
Quello che è successo è il de profundis della democrazia.
se non si reagisce, anche solo con la speranza che il futuro è impredicibile per tutti... il futuro è già scritto
saluti
beppe
Solo DUE cose buone dovevamo copiare dagli USA aniché tutte le altre CATTIVE
RispondiEliminaSpoil system e ti togli dalle OO la burocrazia nemica. E' intelligente non tenersi le serpi in seno.
L'elezione dei giudici come si fa per i politici visto che in Italia la magistratura CONDUCE la politica come e dove vuole. Un Patronaggio di qua, uno di la e ti ritrovi schiava non di usa, nato, ue, francia, germania e sopratutti fernet branca israele, ma di tutti i burattinai dei negher della terra...
Bah...su tutto, da sempre, in questo Paese regano le tre M: Menefreghisti, Massoni e Mafie. Fate voi...
RispondiEliminaCiao
Mi chiamo Christian Hofman. Questo è un giorno molto felice della mia vita grazie all'aiuto che il Dr. .nosakhare mi ha dato per aiutarmi a recuperare la mia ex moglie con il suo incantesimo di amore e magia. Sono stato sposato per 6 anni ed è stato così terribile perché mia moglie tradiva e cercava il divorzio, ma quando mi sono imbattuto in Dr..nosakhare e-mail su Internet su come ha aiutato così tante persone a recuperare il loro ex e aiutare sistemare la relazione e rendere felici le persone nella loro relazione. Ho spiegato la mia situazione e poi ho cercato il suo aiuto, ma con mia grande sorpresa, mi ha detto che mi avrebbe aiutato con il mio caso e che ora sto celebrando perché mia moglie è cambiata totalmente in meglio. Vuole sempre essere al mio fianco e non può fare nulla senza il mio regalo. Mi sto davvero godendo il mio matrimonio, che grande festa. Continuerò a testimoniare su Internet perché Dr..nosakhare è un vero incantatore. HO BISOGNO DI AIUTO? CONTATTO
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