11 aprile 2019

Una grande occasione per la musica

L’11 Giugno 1988, in un clima euforico ma fermo, deciso sulle motivazioni di quel gesto, i migliori artisti dell’epoca si diedero convegno, allo stadio di Wembley, a Londra, per chiedere la fine dell’ingiusta ed iniqua detenzione del leader che lottava da decenni contro l’apartheid sudafricana, Nelson Mandela.

Oggi, in un momento tristissimo per la democrazia dei popoli, che hanno avuto accesso ad informazioni vere ed allucinanti sotto il profilo dell’immagine internazionale degli Stati Uniti e dei loro lacchè britannici, Julian Assange, reo d’aver mostrato la vera faccia dell’imperialismo a stelle e strisce, viene condotto ad un giudizio dal quale difficilmente uscirà vivo. Come Milosevic.

Le accuse sono risibili – come quella di stupro, già ritirata, oggi subito rimessa in circolo – ed anche l’altra, quella pesante, di rivelazione di segreti di stato: fu proprio un Presidente USA – Woodrow Wilson – a dichiarare di fronte al mondo, nel 1920, che il segreto di Stato non doveva più esistere.

Anche la Gran Bretagna, oggi, dovrebbe ricordare d’essere stata lei stessa ad aver inventato ed emanato l’Habeas Corpus – nato come elemento primordiale del Diritto già nel 1275, poi riproposto in una forma più moderna nel 1679 – dove, in entrambe le forme, si dichiarava che nessuno poteva essere avviato verso una ingiusta detenzione senza che, prima, non vi fossero comprovati elementi d’accusa.

Sperando che il mondo dell’Arte e della Musica si dia al più presto una scossa, noi non possiamo che ringraziare Julian Assange: senza di lui, non avremmo mai saputo di cose indicibili ed incredibili, come quando Hillary Clinton brindò a champagne appena ebbe la certezza che Gheddafi giaceva morto in un fosso, con una baionetta conficcata nell’ano.

Non so se il Governo Italiano avrà la forza di una vera dimostrazione d’orgoglio nazionale di fronte ad una simile ignominia, ma sappiamo che il Web non tacerà, non lascerà passare questo crimine. Personalmente, sarò molto soddisfatto di non essere più definito “europeo” se nella compagine ci saranno ancora i britannici, che dovrebbero chiedere scusa per secoli di imperialismo e colonialismo sfacciato e senza remore.

Però aspetto: attendo che si rinnovi la magia di Wembley del 1988, attendo un “Assange Day”, e saremo nuovamente 600 milioni di telespettatori di fronte alla Tv, contro la protervia, l’ingiustizia e la prevaricazione mascherata da democrazia.

2 commenti:

  1. davanti alla tv è poco. Occorre vere un altro tipo di reazione. Ateismo, Veganesimo, Rifiuto della competizione, Autarchia. Lo possiamo fare ognuno nel suo piccolo. Come la goccia che compone l'oceano.

    RispondiElimina
  2. Beh, il concerto per Mandela scosse molti ambienti, catalizzò molte decisioni...fu un momento di ribellione collettiva che fu sentito. Oggi? Chi lo sa...

    RispondiElimina