L’occasione fa
l’uomo ladro, recita il proverbio: questo è quel che è capitato a Formigoni,
perché le “occasioni” le creano gli im-prenditori del sistema pubblico/privato,
a bizzeffe. L’uomo ex Pirellone è stato un ingenuo, si comprende bene da come
si è comportato: esaltato dal suo ruolo di “Celeste”, non ha meditato che tutto
quel ben di Dio non gli era dato perché – ragionando da Luterani o da Ebrei –
era il “prediletto del Signore”, bensì perché qualcuno guadagnava soldi a
palate da quel sistema ed aveva tutto l’interesse che le cose durassero così
com’erano.
Tutto l’andazzo
nasce dallo “strano” fenomeno al quale stiamo assistendo, ossia la migrazione
del sistema sanitario nazionale verso il privato, che non è sempre un vero
“privato”, perché le strutture rimangono (per ora) gratuite per la popolazione.
A parte che alcune strutture private già forniscono, oggi, prestazioni
ambulatoriali e diagnostiche allo stesso prezzo del ticket sanitario nazionale,
il “passaggio” avviene a monte, ossia nei costi che lo Stato si accolla per le
prestazioni del singolo paziente.
In sostanza, io
(Stato) pago una cifra per ogni giornata ospedaliera di un paziente medio, e
poi il privato se la vede lui. Detto così, potrebbe anche funzionare, ma
bisogna anzitutto comprendere quanto pago e cosa mi viene dato in cambio. E
cosa costa al contribuente.
Per mia fortuna
sono riuscito ad avvalermi per questa analisi della consulenza di una persona
esperta: un’infermiera che, per molti anni, ha lavorato sia nel pubblico che
nel privato, prevalentemente nel settore psichiatrico.
Il settore
psichiatrico è un po’ “speciale”, perché è nato – così com’è oggi – negli anni
’70 del Novecento, soprattutto per merito di Franco Basaglia, psichiatra che
ebbe il merito di andare “oltre” il mero manicomio, come fino a quell’epoca era
considerato l’unica struttura in grado d’accogliere i “matti”. Chi vorrà
approfondire la cosa (che è solo il corollario e non la nota dominante di
questo articolo) potrà trovare sul Web tutto quel che cerca.
In buona sostanza,
la questione fu risolta con l’abolizione dei manicomi – a buona ragione
considerati dei veri e propri lager per malati – verso l’esternalizzazione,
all’interno della società, del malato psichiatrico.
“Esternalizzazione”,
però, non è sinonimo di “privatizzazione”: è bene ricordarlo. Invece, lo Stato
si ritirò in parte dal settore – vuoi per incapacità di gestirlo, vuoi per
convenienza, vuoi per lucro “combinato” fra gli imprenditori del settore e la
politica/burocrazia pubblica – e rimasero solo i presidi ospedalieri (i reparti
ospedalieri di Psichiatria (SPDC) o i Centri d’Igiene Mentale (CIM) sul
territorio.
Dove finì la
stragrande maggioranza dei malati psichiatrici?
Prima di
continuare, vorrei chiarire un concetto: se il nostro pancreas non secerne
insulina, siamo diabetici e non perdiamo rispettabilità sociale, mentre se il
nostro cervello ha problemi con la serotonina o la dopamina, abbiamo problemi
psichiatrici e ci mettono il cappello da Napoleone in testa.
Questo non
significa che con il malato psichiatrico non si debbano prendere delle
precauzioni – ad esempio non dargli una 357 Magnum in mano – però riflettiamo
anche che larga parte della popolazione fa uso di psicofarmaci, per disturbi
più o meno gravi: siamo una società malata nei gangli vitali del vivere
sociale, e queste sono le conseguenze.
Il malato
psichiatrico grave – ossia colui che deve essere tenuto sotto controllo – non
vive o vive parzialmente nella società (secondo la gravità del suo male e
secondo ciò che gli psichiatri ritengono più utile per la sua esistenza) ed è
ospitato nelle apposite strutture, che – con il tempo – sono diventate sempre
di più private. Ma pagate dalla mano pubblica.
Grazie alla mia
amica infermiera, sono riuscito a ricostruire abbastanza fedelmente il conto
economico di una di esse: non pretendo che sia oro colato, però i dati sono
stati verificati come validi in più di una struttura, ed evidenziano un’enorme
discrepanza fra le spese realmente sostenute e gli introiti incamerati. Di più:
siccome gli “imprenditori” di questo settore sono noti (psichiatri e non), il
loro tenore di vita è stato notato, con grande evidenza. Capito?
Personale
Direttore 1
60.000
Direttore sanitario 1 70.000
Medici 3 3.000 108.000
Psichiatri &
Psicologi 5 2.500 150.000
Infermieri 5 3.000 180.000
Educatori/OS
32 2.500 960.000
Cucina &
Pulizia 3 2.200 79.200
Amministrazione 3 2.500 90.000
Acquisti alimentari 350.400
Farmaci &
materiale sanitario 268.800
Affitto annuo 120.000
Riscaldamento 20.000
Energia elettrica 5.000
Assicurazioni 5.000
Veicoli
6.000
Spese straordinarie 10.000
Manutenzione 10.000
Palestre e
laboratori 50.000
Costi 2.542.400
Ricavi
Pazienti 64
Retta giornaliera 250 5.840.000
Utile 3.297.600
Note: sarebbe stato
meglio incamerare il foglio Excel, ma creava qualche problema sui server e
dunque l’ho solo riportato in Word. In queste strutture, i medici di guardia
sono comuni medici, non psichiatri. Psichiatri e psicologi, generalmente, sono
pagati come consulenti esterni. Ci sono poi le attività ludiche, diverse da una
struttura all’altra, che è difficile quantificare ma, come potete osservare,
non è che un’ora la settima o il giorno di falegnameria o a cavallo sposti
tanto le cose. La situazione esposta si riferisce a circa 5 anni fa.
3 milioni di euro
di utile l’anno sono tanti, d’altro canto, chi foraggiava il “Celeste” – e
tanti in posizioni analoghe o, comunque, degni di essere “convinti” – doveva
avere fondi cospicui per farlo: poi, i sistemi per lasciarsi corrompere sono
tanti, come dimostra il caso Alemanno (fondazioni) o i casi Tiziano Renzi e
Berlusconi (frodi fiscali). Sono reati comuni, per i quali le persona comune,
se viene beccata, fila dritto in galera. Fino a ieri, solo le persone comuni:
oggi?
C’è da
complimentarsi con il ministro Bonafede, che ha fatto un ottimo lavoro: se
avesse potuto, avrebbe anche cancellato l’indegna prescrizione dei reati, ma
Salvini doveva salvare Bossi nel suo processo, e dunque l’opposizione della
Lega, ancora una volta, ha finito per essere forte coi deboli e debole con i
forti.
Inoltre, devo
confessare una cosa. Sapete che sono appassionato di nautica – vela – e mi sono
sempre stupito, quando passo dal porto di Varazze, nell’osservare mega-yacht a
motore – 15, 20 metri, valore 1-2 milioni di euro – che sono lì, all’ormeggio,
appena costruiti dai cantieri ex Baglietto, già iscritti alle Cayman ma in
attesa d’acquirente. Cosa c’è dietro? Perché ai saloni della nautica sono quasi
sparite le barche per le famiglie e sono aumentati enormemente i “ferri da
stiro” (consentitemi un po’ di veleno, da velista) di tutte le dimensioni? Non
è soltanto una questione di classe media alla deriva: alcuni pentiti di mafia
hanno spifferato di tangenti pagate con mega-yacht. Perché la Magistratura non
ci butta un occhio? Anche nell’affaire Formigoni ci sono gli yacht di mezzo.
Se la riforma dei
manicomi non implicò la privatizzazione del sistema, è altrettanto vero che la
sanità regionale ha fallito in pieno i suoi obiettivi: che senso ha, per il
Ministero della Sanità, dover controllare le stesse cose per 20 regioni? Quali
sono i vantaggi? Qualcuno me lo spieghi. Dove vanno a finire i 100 e più
miliardi della sanità?
Terminiamo con un
pensiero per il “Celeste”, la persona alla quale – addirittura – il Pirellone
andava stretto ed ha dovuto costruire l’enorme grattacielo del Palazzo
Lombardia, lasciando il Pirellone al solo consiglio regionale. Uno spreco
immane, un insulto all’intelligenza ed alla miseria, che in Italia non manca.
Tutto, nella sua
vicenda, mostra come quest’uomo si sia elevato “al di là del bene e del male”,
per entrare in un limbo d’intoccabili, ai quali tutto era permesso perché
benedetti da Dio in persona. Un nuovo Re assolutista.
Anche il suo modo
di frodare, intascare tangenti e quant’altro è intessuto non da protervia, ma
da certezza assoluta d’essere – in qualche modo – nel “giusto”: questo non è un
ladro di polli come Alemanno, Tiziano Renzi o i tanti di Tangentopoli. Costui
si ritiene un prediletto da Dio e, dunque, al di sopra delle nostre – ritenute
insignificanti – velleità terrene di giustizia.
Forse, oggi, legge
il libro di Giobbe, per comprendere cosa ha voluto insegnargli Dio con quella
condanna, con la prigione, nella quale – sono quasi sicuro – non si troverà poi
tanto male. “Dio ha voluto che conoscessi gli umili” – penserà – e dovrà
farselo andar bene, poiché la pena differita in arresti domiciliari non è
proprio dietro l’angolo.
Ovviamente, i suoi
avvocati l’hanno subito invocata, però, da cosa leggo – non sono un avvocato e
dunque taccio – pare che Bonafede abbia cucinato la polpetta molto bene, al
punto che sarà probabilmente necessario un pronunciamento della Consulta. E il
tempo passa, fra l’apertura e la chiusura delle celle, fra una visita e l’ora
d’aria.
Si parla delle
tante ingenuità dei 5S, ce ne sono, è vero: però, la soddisfazione di vedere un
ladro che ha rubato sui malati italiani in gabbia, finora, nessuno ce l’aveva
data. Ricordiamo il ministro della Sanità Gava, incarcerato e poi scarcerato
perché “malato”. Così malato che andò subito a festeggiare al ristorante “Ai
due ladroni” (vero!). Speriamo che, stavolta, le cose vadano in altro modo.