“La scienza ha promesso la felicità? Non credo. Ha promesso la verità,
e la questione è sapere se con la verità si farà mai la felicità.”
Emile Zola
Tutti la usano, tutti la acclamano oppure la avversano,
tirando per la giacchetta un termine difficile da definire poiché foriero dei
tanti significati che la Storia,
via scorrendo, gli ha assegnato. Non stiamo ad enumerarli – dai Populisti
rurali della Russia zarista a quelli americani del primo Novecento, passando
per Mussolini e, oggi, il M5S… – perché le molte interpretazioni hanno reso il
termine talmente neutro che necessita di una sua ri-definizione semantica. Oltretutto,
tradotto nelle lingue più usate, assume ancor più un “ventaglio” di
significati. La radice è ovviamente “populus”, ossia “ascoltare” il volere del
popolo, ma su come “ascoltarlo” ci sono così tante interpretazioni da impastare
una bella polpetta inzuppata col Diavolo e con l’Acqua Santa. Visto che dovremo
andare a votare (chi vorrà), vediamo di capire meglio a chi si rivolge il
termine. Ossia: “chi” ci ascolta?
Nella Storia, milioni, miliardi di persone sono state
“ascoltate” per meglio comprendere come governarle, come esaltarle, come
fotterle senza che n’accorgano, come adularle, come “lisciare” loro il pelo per
poi, magari, andare contropelo con una bella mobilitazione generale, e
sbatterli a morire in una trincea puzzolente di piscio, di vomito, di merda e
di paura.
In Età Moderna (dal 1500 in avanti) erano i nobili ad “ascoltare”
il popolo, così Carlo V non volle impedire che i luterani, “infiammati” dal
sacro fuoco della nuova fede, calassero su Roma – e facessero prendere una gran
paura al Papa – perché aveva dei conti in sospeso con il Duca di Borgogna, e
voleva “picchiare la pecora per farlo capire alla capra” (proverbio tibetano).
Quando tornò a Roma, per una pacifica visita al nuovo Papa
Paolo III, i romani – il popolo – non capirono bene come stesse la faccenda:
dalla gran paura che s’erano presi dieci anni prima, fuggirono sui colli e
verso l’Abruzzo.
Infine, Federico II Gonzaga fece costruire lo splendido
Palazzo Tè (si racconta per ricevere un’amante) e in una grande sala del
palazzo fu eseguito uno splendido affresco dal tema “La caduta dei Titani”,
destinato proprio a Carlo V (che fu ospitato proprio in quel salone)…per fargli
capire, beh…oggi diremmo che “anche i ricchi piangono”. O possono piangere. Lo
fece dormire in quel salone prima che scendesse a Roma dal Papa.
Dov’era il popolo?
Popolo erano i Lanzichenecchi, popolo erano i romani – che
da 50.000 abitanti si ridussero, dopo il sacco della Città Eterna, a 20.000 – e
popolo erano i poveracci che faticarono per gelidi Inverni e torride Estati per
costruire il sontuoso Palazzo Tè, perché il loro duca s’era incaponito di una squinzia
dell’epoca…e popolo erano anche i contadini padani, che osservarono in silenzio
le stalle devastate e le figlie violentate dal “sacro fuoco” che giungeva dal
Nord.
Così i nobili si comportarono con i loro “popoli” almeno
fine alla metà dell’Ottocento, quando – a gran voce – il “popolo” rispose a
chiare lettere: “Va bene che ci ascolti, va bene che dobbiamo amarti, ma
mettiamo nero su bianco le condizioni da rispettare, firmato e controfirmato”.
Erano nate le costituzioni.
Perché nacquero?
Poiché nei decenni precedenti erano circolate nuove idee,
nuove prospettive: i naturalisti e gli enciclopedisti francesi e poi i
“grandi”, Rousseau, Voltaire, Montesquieu…in Germania era la filosofia a tenere
banco, e da lì giunsero i pre-marxisti, poi Marx ed Engels…
Le idee, le prospettive, tutto ciò che può risolvere dei
problemi s’afferma, a patto che sempre più persone ne vengano a conoscenza.
Appena queste idee consolidate e generalizzate si scontrano con un ostacolo,
col tempo finiscono per travolgerlo, e l’umanità fa un passo avanti.
Questo periodo, la seconda metà dell’Ottocento, fu una delle
stagioni più fertili dell’umanità: nel volgere di una cinquantina d’anni le
condizioni di lavoro migliorarono, le abitazioni finirono d’essere dei tuguri,
il pane quotidiano divenne più certo e, cosa di una certa importanza, nessun
Lanzichenecco passò più a depredare le case perché s’era inventato un Dio un
po’ diverso.
Anche le Arti e le Scienze progredirono e la velocità del
cammino divenne prodigiosa: i treni passarono dai 40 Km/h a superare i 100!
Già, i treni. Proprio i treni. Perché i treni? Poiché i treni furono una delle
pietre miliari di cosa successe dopo, di chi sostituì i nobili.
Intanto, l’informazione divenne capillare: nelle grandi
città, le edizioni del mattino non erano ancora state diffuse che già giungevano
quelle del pomeriggio e poi la sera, al caffè, potevi comprare l’ultima
edizione!
E che fior di giornalisti c’erano!
Un certo Emile Zola, con i suoi articoli sull’affaire
Dreyfus, fece tremare governi e Stati Maggiori…e in tutti i Paesi del mondo s’attendeva
un articolo, una firma per discutere, per gettare una nuova tesi nel fiume
delle parole…oggi si Travaglia, si travaglia tanto e non succede mai niente!
Dove avevamo lasciato i treni? Sul binario morto, certo. Riprendiamoli.
Con la grande diffusione dei treni, dicevamo, tutto fu
sospinto a velocità iperboliche…già…ma con il grande affare ferroviario
iniziarono a moltiplicarsi anche gli investimenti, e dagli investimenti
giunsero enormi profitti, ma per ottenere quei profitti bisognava pagare gli
interessi sui capitali…
Una famiglia ebrea tedesca – gente della zona di Amburgo,
tali Meyer o Mayer – quattro o cinque generazioni prima aveva iniziato a prestar
soldi ai nobili dissoluti, quelli che
perdevano fortune in una notte giocando a carte e che avrete visto in scena in
“Barry Lyndon”… e, forti dei capitali ammassati sulle spalle dei debosciati
conti e marchesi, s’inventarono – un certo giorno – d’affiggere sulla porta
della loro abitazione uno scudo rosso. Come si dice “scudo rosso” in tedesco?
Rothschild. Già.
I Rothschild prestarono soldi a tutte le nazioni europee per
costruire l’enorme rete ferroviaria, poi finanziarono lo “sforzo” bellico
britannico per due guerre mondiali: da una parte loro, dall’altra i Krupp, dall’altra
ancora i Rockfeller…voilà! Erano nati i nuovi nobili. Non più il borghese o il
mercante, con le sue organizzazioni e la sua cultura, bensì la nuova
aristocrazia del denaro. Priva d’ogni connotazione di pensiero sociologico:
ammassare denaro, basta. Dobbiamo osservare che questa cultura fu una liaison
fra la cultura ebraica askenazita e quella luterana: non ci stupiamo troppo se
chiamano PIIGS i Paesi latini, intrisi di cultura cattolica.
Oggi qualcuno si meraviglia che esista una organizzazione
come il Bilderberg…ma, signori miei, un tempo le aristocrazie di tutta Europa
andavano, in Estate, a “passar le acque” a Baden Baden, in Germania. Credete
che parlassero solo delle loro vesciche?
Oggi, fanno le medesime cose, senza più impicci chiamati
“costituzioni”, “accordi sul lavoro”, od altre, simili facezie…quelle sono cose
delle quali si devono impicciare quegli stupidi dei nostri politici, i nostri
giornalisti…se proprio serve i nostri militari…noi lavoriamo solo col
denaro…mica ci occupiamo di come si governano le nazioni! Se la sbrighino loro!
Fine del romanzo o, se volete, della Storia buttata un po’
in caciara.
Non tutto il male viene per nuocere, dobbiamo ammetterlo.
Con il crollo dell’URSS, il capitalismo internazionale ha
moltiplicato le sue possibilità di crescere: i soliti nomi, alla guida di
enormi trust finanziari, decidono dove, quanto e come investire. In questo
marasma, dall’anarchia capitalista – dobbiamo riconoscerlo – è stato possibile
per molti Paesi sottrarsi alla schiavitù della fame: l’India, il Brasile, la Cina…e così via. D’altro
canto, come ha spiegato Deng Xiao Ping, “non tutto il capitalismo è anarchia, e
non tutte le economie centralizzate sono il rigore”.
I denari per investire in quei posti – lo disse a chiare lettere
Rocco Buttiglione ad una serata RAI per “celebrare” il crollo dell’URSS nel
1992 – sarebbero volati in nuovi luoghi che “nemmeno immaginate”. Dove li hanno
presi? Tagliando i salari, non rispettando gli accordi, falciando il
welfare…tanto…mica ci sono più 160 divisioni sovietiche ammassate alla
frontiera orientale!
Non che i sovietici volessero difendere i nostri salari,
bensì i nostri (alti) salari erano causati da una concentrazione di capitali in
metà Pianeta, perché nessuno andava a creare fabbriche dove c’era il rischio
che una mezza rivoluzione od un capetto da niente ti nazionalizzasse tutto!
La ricchezza complessiva del Pianeta è senz’altro aumentata,
ma Gaia soffre e non credo che potrà sopravvivere quando 2 o 3 miliardi di
persone si metteranno a consumare come uno statunitense. Già oggi ci sono vaste
aree di oceani dove non c’è plancton. La ragione? Nessuno la conosce, anche se
il dibattito è apertissimo e concitato. Si dà la colpa alle “trash-island”,
all’aumento della temperatura, alle correnti marine che sembrano
impazzite…nessuno lo sa per certo…dove non c’è plancton, la vita scompare.
Enormi chiazze d’acqua salata biologicamente pure, perché morte. L’epopea di
“capitani coraggiosi” è terminata: non ci sono più merluzzi nei banchi di Terranova.
Il meccanismo, però, sta impazzendo: non c’è manovratore al
comando del treno, sono tutti a bere champagne nel vagone ristorante.
Nessuna valuta ha più una base solida: le valute sono merci
come tutte le altre. Si ammassano, si usano, si distruggono. Ci sono,
addirittura, speciali Paesi dotati di statuti dove tutto si può fare con le
valute. Oppure credete che la presenza dei “paradisi fiscali” sia una scheggia
impazzita?
In mezzo a questo sfasciume, siamo chiamati a votare, con la
speranza di rimettere un po’ d’ordine nel casino che hanno creato.
Qualcuno di loro ci ascolta? Assolutamente no. Mandano solo
un servo, tale Juncker, a comunicarci che una cosa che si chiama UE è “molto
preoccupata” per come andranno le elezioni in Italia. Anch’io sono “molto
preoccupato” quando sento arrivare una scorreggia, perché non sono sicuro al
100% che sia una scorreggia e basta, ma non vado a raccontarlo al mondo intero.
Siccome il mio posto sul treno è su un carro-bestiame
(coperto, poi ci sono quelli scoperti, che è peggio) non me ne frega un cazzo
se loro confessano ad un servo d’essere un po’ preoccupati per come andranno le
cose negli anni a venire. Io dico soltanto che non possono continuare così. Mi
ascoltano? Manco per idea, al massimo m’ascolta il mio vicino di posto sul
carro-bestiame, che è contento perché ha una spider superfiga e trecento rate
da pagare, più il mutuo della casa. Intanto che paga le rate, picchia in testa
il suo vicino che ha solo una 500 ma, soprattutto, perché è nero. E si sfoga.
Faccia pure: alla prossima fermata scendo, a volte mi dico, perché stare fra i
poveracci ci sta, in mezzo ai folli no.
Eppure, quando rinsavisco dalla malinconia, riconosco che
tutto questo lavoro, questo scambiarci informazioni, questo “crescere” insieme
ci porterà, o porterà qualcun altro, chissà quando, a spaccare col martello il
vetro del vagone ristorante, e fare loro andare di traverso tutti i gamberoni
in un nanosecondo.
Oppure, gli eventi scorreranno in modo “soft” perché ci
saranno le condizioni adatte: l’importante è ascoltare le mille voci del popolo
e, soprattutto, non tradirle. E costruire, giorno per giorno, l’ambiente adatto
per le nuove idee che, lentissimamente, maturano.
E’ già successo. Succederà. E’ la Storia, baby, dai, non
frignare e datti una mossa: Sapere è Potere, soprattutto se loro sanno che tu
sai.
Trovo la tua ipotesi sul Sudamerica molto fondata e convincente: il Messico ha avuto Pancho Villa (un guerrigliero alla Bud Spencer), l'Argentina Juan Peron, che ha creato una sorta di movimento populista/destro/sinistro alla fine del mondo. Evidentemente, il DNA qualcosa c'entra, le culture di riferimento ancor più.
RispondiEliminaBuenas Tardas
Carlo
RispondiEliminaUn bacio in fronte
ed un sentito abbraccio per questo tuo bellissimo articolo.
Eli
RispondiEliminaChi infesta CDC regala sempre
inarrivabili momenti esilaranti. Questo uno dei commenti:
"Articolo brillante, un po' cinico e molto conformista."
Comincio la giornata con ilarità!
Grazie Eli. Sai che la pensiamo un po' diversamente sull'opportunità di scrivere su CDC, ma tu hai "fiuto" e riconosci un articolo ispirato anche quando non racconta poi molto di nuovo. Cosa vuoi...bisogna lasciarli dire, perché anche loro hanno bisogno che qualcuno li ascolti, ascolti i loro dolori, le loro velleità, i loro desideri brutalizzati...io non me la prendo più quando diventano caustici. Osservo, e sorrido.
RispondiEliminaPiuttosto, leggiti su CDC come hanno trattato (e con ragione, visto cosa si ritiene il tizio...) un certo Marco Giannini...scusa...Dottor, Professor ed Ispettor Marco Giannini (spero che non s'incazzi ad aver posposto i titoli al nome...). E' proprio uno spasso.
Ciao
Carlo
RispondiEliminaAhhhhhhhhh, Carlo!
Faber cantava:"...dottor, professor, truffatore imbroglione!".
In "Non al denaro né all'amore né al cielo".
Mi piace da morire come gli hai risposto, dritto al sodo, ironico e tagliente al punto giusto.
Comunque, avrei scansato il suo scritto, se tu non ne avessi suggerita la lettura. Non aveva proprio nulla di attraente.
Ti saluto, Grande Ammiraglio della Flotta, Commodoro ed Incaricato per le Indie Orientali di Sua Maestà Britannica, nonché Capitano della Gretel! :)
Eli