Non è poi molto importante sapere per chi voterò io, ma è
l’occasione per fare quattro chiacchiere e, magari, per chiarirci meglio
qualcosa che ancora non è proprio del tutto ben compreso. Le elezioni saranno
una noia mortale – già lo percepiamo – tutti cercheranno di sputtanare tutti –
già lo vediamo – dopo, tutti avranno vinto, ed anche questo lo sappiamo da
decenni. Fin qui, niente di nuovo.
Queste elezioni, però, qualcosa d’importante lo riservano:
osserviamo, ogni giorno che passa, la disperazione di una classe dirigente che
non riesce più a “bucare” il teleschermo, oppure ad impressionare con le
“veline” delle agenzie. Ogni notizia è già un deja vu, ogni commento è la
solita lagna, ad ogni attacco corrisponde, dall’altra parte, la solita gazzarra
o la battuta pungente. A volte sono addirittura divertenti, nella loro
insulsaggine. Da dove vengono?
Vi stupirà, ma la storia delle classi dirigenti italiane sta
tutta in un trafiletto, senza occultare quasi nulla di veramente importante.
Dapprima vi fu la classe dirigente risorgimentale, che aveva
l’obiettivo di unire il Paese e che s’espresse fino alla Prima Guerra Mondiale
(fine degli obiettivi del Risorgimento). Con gli ultimi aneliti di Giolitti
abdicò, lasciando un Paese vittorioso che, però, non se n’era accorto. Salì al
potere la classe dirigente fascista, nel bene e nel male, e finì molto male:
quella volta gli italiani s’accorsero sulla loro pelle che non avevano vinto.
Si fece avanti la classe politica cattolica, sponsorizzata dal Vaticano, e
ancora oggi, almeno credo, ogni settimana i politici d’ispirazione cattolica
(anche d’opposti schieramenti) s’incontrano per una breve colazione (il
Giovedì?) in un discreto convento di monache, a Roma. L’hanno sempre fatto,
quando c’erano Togliatti e Nenni, Craxi ed Almirante, Prodi e Berlusconi, mentre
imperava il Gauleiter Monti…e penso che continuino anche oggi, è la tradizione.
Come abbiamo letto nella riga sopra, con Monti era iniziata la stagione dei
Gauleiter, ossia dei Governatori coloniali inviati dal grande Nord, che portano
tutti – è d’obbligo! – una faccia italiana. Magari rifatta col bisturi, oppure
imbrattata di cerone. Fine della brevissima storia.
Denominatore comune di tutte le classi dirigenti italiane è
stato di rivolgersi a noi, tutti, zappatori od impiegati, tornitori o medici,
pensandoci un branco di cafoni incapaci di comprendere cosa volesse dire
“governare”: anche i migliori (per esempio le classi dirigenti dell’ultimo
dopoguerra) non abbandonarono mai quella spocchia tipica di chi si crede
“mandato da Dio” per “sopportare” questa massa di rompicoglioni, che bisogna
comunque blandire perché il loro voto ci è necessario. Per farci dopo,
ovviamente, tutti i fatti nostri.
Difatti, dal 5 Marzo 2018 – a sentire loro – sarà abolita la Riforma Fornero, chi non ha
reddito riceverà un bel reddito di cittadinanza, col quale, magari, riprendere
gli studi universitari mai conclusi senza pagare tasse…e via discorrendo. I
cafoni bisogna farli sognare: fanno castelli in aria e continuano a campare,
sgobbando. E, con loro, pure noi. Senza sgobbare, ovvio.
Dobbiamo riconoscere che mentre gli altri, nel 1200,
sancivano i grandi principi del Diritto (Habeas Corpus), noi ci divertivamo a
condannarli all’Inferno in alcuni libelli, poi assunti a Grande Saga Nazionale
dell’Empireo & dintorni. Ben scritta, per carità: a dire le cose siamo
sempre stati bravi. Quando altri davano la caccia all’oro nelle appena scoperte
Americhe, noi riposavamo con Durlindana e le ultime saghe cavalleresche del tempo.
Quando, infine, le cose si fecero serie: della serie che c’era un Parlamento
(Inghilterra), oppure un’Assemblea dei tre stati (Francia), quelli che potevano
andavano a Londra ed a Parigi per respirare le “arie di liberà”, per poi
tornare a fare il solito Marchese del Grillo di tutti i giorni. E, qui, parte
la stagione risorgimentale di cui sopra.
Certo…“poeti, santi e navigatori”, ma oltre a questo…niente…e,
oggi, un vago sapore d’amaro ed incompiuto sale dallo stomaco, dai visceri,
dove riposano le memorie dell’imperfezione mai scalfita.
Qualcuno ritiene che “l’Italia collasserà” anche come forma
statuale. Può darsi, ma ci credo poco: gli Stati Nazionali tirano avanti alla
belle e meglio, un po’ acciaccati ma vivi e vegeti, l’UE è solo una prosecuzione,
con qualche novità, del trattato di Versailles del 1919. L’impianto è sempre il
medesimo. La “nuova” Europa li ha perdonati per secoli di nequizie e li ha
benedetti: su, correte, andate incontro al Mondo 2.0 che avanza…
Noi, ci andiamo con una sorta di manager che, nel 2018,
ritiene che l’auto elettrica sia una panzana colossale, con la quale non
perdere tempo: la residua industria automobilista nazionale s’allega, in
colonna, al seguito di cotanto leader. Certo: ai tempi di Stevenson c’era anche
chi continuava a credere nei cavalli. E’ normale che ci sia un dissidio fra
innovatori e conservatori: noi, però – guarda a caso – scegliamo sempre i
secondi. Quando entrammo in guerra, nel 1915, c’accorgemmo che nessuno, in
Italia, era in grado di costruire un aeroplano: avevamo, però, splendide
anticipazioni, fantasiosi disegni, opera di Leonardo. Arrivammo al frullatore
“Balilla” dell’Ansaldo nel 1916.
Eppure, gli italiani lavoravano, da Torino a Napoli, non
solo nei campi ma nelle officine, nei cantieri, luoghi dove il pensiero
empirico incontrava la tradizione idealista, e qualcosa ne scaturiva, come le
prime navi a vapore del Regno delle Due Sicilie, anticipatrici, anche nel
confronto con le altrui realizzazioni. All’avanguardia, ma senza crederci, come
se la cosa non ci riguardasse.
E’ un andazzo che si perde nella notte dei tempi: ad Augusto
fu condotto un artigiano che aveva inventato un tipo di vetro infrangibile.
Gettò il vetro per terra e non si ruppe. Pensò un attimo, poi disse due parole
all’orecchio di un pretoriano: due minuti dopo era già stato sgozzato. E se
questo vetro “miracoloso” diventa più prezioso dell’oro?
Non importa se il futuro imperatore Tiberio – allora giovane
generale – gli raccontava che era inutile continuare ad avanzare in Germania
verso L’Elba per razziare oro: il sistema non reggeva più, meglio fermarsi sul
Reno e commerciare. Vizio antico, sul quale continuiamo ad interrogarci ed
indugiare.
Dunque, dopo questi esempi – e molti altri che tutti
conoscono – qual è la sentenza che ne scaturisce?
Che la nostra classe politica non riesce a comprendere – e
di conseguenza ad aiutare – le nostra imprese: sono viste come pecore da tosare
dando, in cambio, quattro spiccioli con leggi ad hoc, sempre che ci sia un
preventivo accordo. Ossia, una parte dei soldi che ti do devono tornare nelle
mie tasche: basta sfogliare un giornale per imbattersi in centinaia di queste
notizie.
Di conseguenza, l’unico mezzo che hanno le imprese è spremere
sempre di più i lavoratori, e lo Stato – da Treu in poi – fornisce rapidamente
apposite leggi sul lavoro per taglieggiarli meglio: la competitività! I mercati
ci osservano!
Questa vecchia classe politica – come si arroccarono gli
ultimi epigoni della destra/sinistra storica – s’aggrappa al potere con le unghie
e con i denti: inoltre, l’UE non trova altri che facciano i Gauleiter per lei,
perché l’offerta deve essere fedele e “qualificata”.
Qual è, allora, l’obiettivo da raggiungere con il minimo
impegno della scheda elettorale? Votare contro Berlusconi perché è patetico?
Contro Renzi perché è uno sbruffone? Contro Salvini, Grasso e tutti gli altri?
Non serve, sono la corazzata Potemkin del malaffare, aggravata da una
considerevole dose d’ignoranza.
Gli unici ad essere ancora “votabili” sono i 5Stelle, c’è poco
da cincischiare.
Sono gli unici ad avere una parvenza – con tutte le loro
ingenuità e gli errori commessi – di buona volontà, di voler interpretare (e
correggere) questo mondo difficile da capire, dove si scommette sulla salute
dell’azienda di Tizio fra cinque anni. Chi dice scende, chi dice sale. Non c’è
nulla di male a scommettere però, che le banche conteggino queste scommesse nei
loro bilanci, è pura follia. Non è nulla di economico: è solo una follia.
Comprendo tutte le prudenze ed i sospetti di tanti. Se
avessero voluto creare un “contenitore” per gli scontenti, per chi si ribella,
per chi è schifato da questo modo d’interpretare la politica, avrebbero
inventato qualcosa di molto simile al partito di Grillo. Ma non ne abbiamo le
prove.
Se, all’opposto, il fenomeno è genuino, ecco che sarebbe
stato una pletora di ragazzotti un po’ sperduti e, fra di loro, i soliti
approfittatori e venduti o, ancora, disposti a vendersi per i rituali trenta
denari. I 5Stelle, però – faccio notare – non vogliono massoni nelle loro
liste: scegliere, fra le stelle e il grembiule.
Non andare a votare? Possibile, ma a loro non frega un
accidente, a meno che l’astensione non raggiunga l’80%, ma anche in quel caso
s’inventerebbero qualcosa di strabiliante: la Commissione Parlamentare
per Sondare le Tendenze Astensioniste dell’Elettorato.
Cosa potranno fare i giovani parlamentari grillini?
Non potranno fare molto – il sistema è ancora blindato, e
faranno muro contro di loro: ci aspetta l’ennesima copia di Renzusconi, o qualcosa
di simile (personalmente, prevedo Maroni a capo del governo) – nel senso di
varare nuove leggi o cambiare l’andazzo imperante, però una cosa potranno
farla.
Con la loro presenza, dovranno testimoniare, ogni giorno che
passa, che i cittadini italiani non sono più cafoni, villici, zotici, bifolchi,
villani…ma cittadini di uno Stato, dove hanno doveri (da esigere) e diritti (da
rispettare).
E’ un passo che sembra scontato, ma così non è: il Conte di
Macerata Paolo Gentiloni non è molto diverso dal suo avo Vincenzo Ottorino, che
operò nel Regno d’Italia e convinse i cattolici ad entrare in politica.
Nulla è cambiato in questa landa italica, dove il diritto
del censo (imprenditoriale, politico, finanziario) opprime come un tempo.
Mancano i cannoni di Bava Beccaris, ma l’aria che si respira è la stessa, ci
pensa mamma Tv a spruzzare il deodorante. Sì, quell’odore di m…che ben
conoscete.
Prima di lasciarvi, vi voglio raccontare un fatterello che,
spesso, mi ha fatto riflettere sulle umane, italiche sventure.
Primi anni ’90, mi trovavo a Roma per un matrimonio e non
mancai d’andare a salutare il mio editore, il compianto Angelo Quattrocchi, di
Malatempora.
La serata era fresca e, dalle finestre, s’udivano appena le
mille voci di una Trastevere d’altri tempi: seduti al buio, bevevamo qualcosa.
All’improvviso, parlò.
“La vedi quella panca?” mi disse, indicando di fronte a
sé.
“Molti anni fa, proprio su quella panca, era seduto tutto lo
“stato maggiore” del Partito Radicale…c’erano Spadaccia, Pannella, la Faccio…e c’era anche un
giovane di belle speranze, che rispondeva al nome di Francesco Rutelli. Visto
che era belloccio ed educato, decidemmo che sarebbe stato lui ad essere il
capolista…cercammo, anche noi, di sfruttare un po’ i voti delle sempre “tanto
buone” mamme italiane…e passò, fu eletto…”
Già, passò. Quanta acqua è passata, e quanti ne sono passati
senza che cambiasse niente.
Voglio puntualizzare che non ricordo a quale carica fu
eletto Rutelli: la riunione avvenne intorno alla fine degli anni ’70. Il Partito
Radicale, all’epoca, lottava su temi d’importanza culturale e sociale – il
divorzio, l’aborto (che già esisteva, ma era sempre clandestino e rischioso per
le donne), la carcerazione preventiva (ricordate il film di Sordi?) e tanti
altri. Per chi era “asfissiato” dal perbenismo comunista e dall’edonismo
socialista, pareva una buona causa: soprattutto, si sottolineava sempre
l’importanza d’essere considerati cittadini.
Lo votai parecchie volte: smisi quando m’accorsi che s’allontanavano
troppo dai temi sociali – che erano, invece, parte dei vecchi programmi del
Partito Radicale storico (quello fondato da Felice Cavallotti ed Agostino
Bertani) – e che, con la ri-fondazione del 1989, divenne una quinta colonna del
potere europeo. Guardate, proprio in questi mesi, cosa fa la Bonino.
Oggi, alcune di quelle antiche istanze compaiono nei 5
Stelle: si pensi al reddito di cittadinanza, alla specchiata onestà, insomma, a
come dovrebbe comportarsi un vero governo. Così, li voterò.
Provare?
E cosa costa?
Basta non crederci del tutto, beninteso, non gridare “al
lupo” prima del tempo, ma nemmeno avere un approccio fideista senza la minima
critica.
In questi giorni, sarà capitato anche a voi, con le elezioni che si avvicinano che qualche amico, qualche parente con fare furtivo, quasi a non voler farsi accorgere, tra un discorso di donne (tra maschietti va ancora di moda), calcio o auto, infila una domanda con fare indifferente e innocente: MA TU PER CHI VOTI?
RispondiEliminaE’ più forte il desiderio di non voler ferire nessuno, quindi spesso glisso, cambio discorso, faccio finta di non aver sentito. Però dentro di me mi viene un’altra domanda: Ma è possibile che vogliano caderci ancora? Tutto quello che c’è intorno non ci ha insegnato nulla?
Ognuno ha le sue idee, ma voglio provare un’ultima volta con parole semplici ma geniali che scrisse un giorno Tolstoj. Ognuno ne faccia quello che vuole e ne tragga le sue conclusioni, qualunque esse siano, sperando che queste vi facciano vivere bene.
(in realtà il racconto è tratto da una narrazione del saggio di Tolstoj fatta durante un seminario...):
"C’è un bel saggio di Tolstoj – il Tolstoj vecchio, quello più pericoloso – che in Italia è stato tradotto solo nel 1989, pensate: un terzo della produzione di Tolstoj non tradotta in Italia fino all’89 perché troppo pericolosa. ... … i suoi saggi terribili, popolarissimi prima della Prima Guerra Mondiale, che hanno determinato un sacco di guai, per i regimi del tempo. ….
Il saggio “Di chi è la colpa” dice: le cose in Russia vanno male. Di chi è la colpa? Tutti quanti dicono: dello Zar. Ma lo Zar – dice Tolstoj, che era un nobile russo dell’alta società – è un ometto piccolo così, che gioca a tennis e a cricket tutto il tempo. Lui scrive diari, la Zarina segue Rasputin. Come fa, uno così, a dominare 180 milioni di russi? Non può essere tutta colpa sua, la colpa sarà della corte. Ci sono tremila persone, a corte, che fanno i loro maneggi – allora non c’erano le multinazionali, c’erano le corti. Colpa loro, quindi? Ma io, dice Tolstoj, sono vissuto in mezzo a questi fin da bambino: è gente che si fa gli affari suoi, che cerca vantaggi personali anche piccoli; sono tutti indebitati, si sono rovinati con il gioco tutti quanti, bevono come spugne. Come volete che facciano, queste duemilacinquecento persone, a dominare 180 milioni di russi? Allora la colpa è del governo, della Duma, del Parlamento. Inclusi sottosegretari e uscieri, sono settemila persone. Può darsi che sia colpa loro, dice Tolstoj. Lo Zar Nicola II di Russia Però, aggiunge, sono settemila, mentre i russi sono 180 milioni. Come fanno, ’sti settemila, a imporre il loro dominio su 180 milioni di persone?
Dicono che esiste il potere, ragiona Tolstoj, che ha sempre odiato questa parola. Cos’è il potere? Nessuno l’ha mai definito. Napoleone sposta cinquecentomila uomini, dalla Francia alla Russia, e ne muoiono 480.000. Napoleone, si dice, aveva un grande potere. Ma era un turacciolo, spinto da una marea di francesi che – chissà perché – volevano andare in Russia e sono morti tutti lì. Il potere? Io non ci credo, dice Tolstoj. E poi questi parlamentari, fisicamente, cosa fanno? Vanno dal russo e gli dicono “tu mi obbedisci”? Se vanno dal Mugik, quello li uccide: li mangia, se non c’è nessuno che guarda. Quindi il problema non sono quei tremila. Chi può essere, allora? L’esercito. Qui ragioniamo, dice: sono quattro milioni di persone. E quello russo era l’esercito più potente del mondo. Ma cos’è un esercito? E’ un insieme di soldati. Va bene, e cos’è un soldato? Questa era il modo di ragionare di Tolstoj, affascinante: sembra un bambino, che fa domande su domande. Dunque, che differenza c’è tra un soldato e un normale cittadino? Le armi: il soldato ha le armi. Le ha comprate lui? No. Gliele ha pagate lo Zar? No. Il governo? No. La corte? Nemmeno. Le armi gliele hanno pagate le tasse. E quindi: chi ha pagato le armi, che fanno diventare un uomo un soldato? E’ CHIARO CHE SEI STATO TU, PERCHÉ LE TASSE LE HAI PAGATE TU. E ALLORA: TU PERCHÉ LE PAGHI, LE TASSE?....."
Io aggiungerei, ha ancora un senso votare per come oggi ci viene proposto?
Io non ho affermato che il M5S sia la salvezza: ho solo scritto che sono persone senz'altro migliori dei tanti ladroni che ingombrano gli scranni del Parlamento. Poi, come andrà a finire, non lo so: mica ho la sfera di cristallo! Ciao
RispondiElimina@Augusto,Borghi e Bagnai sono preparatissimi e ottimi, ma credi che la lega, se vincesse, ne farebbe almeno uno ministro?
RispondiEliminaQuel partito fa ministri personaggi come Borghezio, forse è più probabile che lo diventino in un governo 5 stelle.
Carlo, ti seguo da tantissimo tempo, silente,
sei come il brunello, ottimo ma col tempo diventi ancora meglio.
Carlo,
RispondiEliminaabbi pazienza, ho un po' di cose da dirti.
Il mio percorso politico è stato simile al tuo, solo che io raccoglievo firme ai banchetti del Partito Radicale per la legge sul divorzio e quella sull'aborto. L'abbandonai quando mi accorsi che Pannella, che ho incontrato in aereo e con cui ho scambiato alcuni concetti, era uno dei pilastri della casta. Erano i tempi di Craxi, a cui lui reggeva il moccolo. Poi si è rincoglionito, è diventato sionista, la storia la sai. Rutelli divenne Segretario del Partito perché aveva una liaison con Pannella, mica perché aveva un bel faccino. Oggi la Bonino è favorevole agli OGM, ai vaccini, alla chemioterapia: auguri! E' una povera vecchia inacidita, e dovrebbe avere la dignità di ritirarsi a vita privata. Io invece farei santa Greta Garbo, perché all'età di quarant'anni lasciò le scene, la vita pubblica, e non si fece fotografare mai più. Chapeau!
Ho votato un paio di volte per Bertinotti, poi ho capito che "qualcuno" deve avergli commissionato la distruzione del centrosinistra, e che il suo intento non era puro ma "sotterraneo". Lo sai che frequenta con la moglie il più esclusivo club di Roma, dotato di campo da golf, da tennis, ristoranti, piscine, e la cui iscrizione costa € 1500.00 all'anno a persona? Forse lo fa per dare uno stipendio ai raccattapalle.
Oggi non me la racconta più nessuno, oltretutto le elezioni sono una presa in giro ultracosmica, servono solo a legittimare chi perseguita il popolo con vessazioni ed inganni, fingono di litigare in campagna elettorale, poi vanno a cena insieme al Ristorante I Due Ladroni. Puah!
Dei 5Stelle penso alcune cose mie, e tuttavia devo segnalare che il deputato che ha versato di più nel famoso Fondo per le piccole e medie imprese, più di trecentomila euro, soldi del suo stipendio, è Massimiliano Bernini di Viterbo, un collega di università di mio figlio, e che ho conosciuto in occasione della cerimonia di laurea. E' un bravissimo uomo, una persona per bene ed onesta. Peccato che non sia nella commissione per l'agricoltura, perché è laureato in Scienze Agrarie. Ma credi, è una persona specchiata da tutti i punti di vista.
Poi vorrei dirti che il brevetto per l'auto ad idrogeno, cioè ad acqua, l'ha comprato la FICA, cioè la FIAT, e l'ha seppellito in qualche caveau. Perché così funziona il capitalismo, e l'ambiente, il paese, l'umanità, si fottano!
Grazie per la tua pazienza, caro amico, ricevi i miei pensieri affettuosi.
Eli
RispondiEliminaCaro Augusto,
giorni fa mi sono imbattuta in un colloquio con un giornalista che molti anni fa intervistò Giulio Andreotti. Purtroppo non ricordo chi fosse il giornalista, non ho il link del video, mi è rimasto impresso solo il concetto centrale. Ad un certo punto Andreotti disse:
“Voi pensate che noi politici, il giorno delle elezioni ci mettiamo incollati davanti al televisore, come fate voi, per vedere chi vince e chi perde? A noi, non ce ne frega nulla, tanto il potere è uno solo. A noi interessano solo i dati di quanti non vanno a votare, quante schede bianche e quante annullate. Perché se il non voto arriva al 60%, per noi è finita! Significherebbe che il popolo ha sfiduciato tutto il sistema politico. I giudici non sarebbero più sotto scacco e farebbero immediatamente i processi per davvero. E finiremmo tutti in galera! Ma per fortuna nostra, voi questo non lo sapete e continuate a ripetere le frasette che vi mettiamo in bocca, come: se non vai a votare ti rimetti alla volontà degli altri che ci vanno”.
E rideva di gusto. La persona che conosco gli rispose: “Scusi, ma chi glielo garantisce che, quando esco di qua, non racconto ciò che lei mi ha appena detto”? E Andreotti: “Lo faccia, lo faccia pure! La prenderanno per scemo”!
Ora, non so se la storiella sia vera, ma è ciò che penso.
E soprattutto ho imparato a non credere alle promesse dei politici.
Cari saluti.
Eli
Non sono certo che la risposta di Andreotti sia stata proprio quella. Non era l'uomo da fare simili ammissioni, e poi non c'è una fonte affidabile. Comunque è vero che loro i conti li fanno prima, non dopo, e che anche questa volta li hanno fatti bene.
RispondiEliminaIl governo sarà costituito dal centro destra meno qualcuno della Lega che se ne andrà (pochi, se alla presidenza mettono Maroni), dai vari centristi più il PD (intero) oppure una buona parte del PD che se ne andrà con Berlusconi.
Lo sono tranquillissimi, noi nella merdissima.
Ciao a tutti
Carlo
A baciare l'ampolla a San Gennaro non è mai morto nessuno.
RispondiEliminaSe mai mi facessero martire altro che l'ampolla mi farei coccolare.
“Quando penso alle province del Lazio e ai suoi borghi penso ad accogliere più turismo, che rilancia l’economia locale, e meno migranti, che invece pesano sull’economia locale. Non è questione di destra o di sinistra, ma di buon senso”
RispondiEliminaSecondo me questa la domenica mattina va a prender l'ostia ed il pomeriggio allo stadio a lanciare le banane ai baluba.
Se avessi deciso di partecipare al grande rito del voto avrei scelto M5, che sicuramente è l'unica cosa un minimo presentabile.
RispondiEliminaInteressante anche Bagnai che stimavo ma che mi pare un po' in stato confusionale e che non ho capito come diavolo sia finito nella Lega di Salvini.
Tuttavia questa volta non voterò e il motivo principale, oltre una certa stanchezza verso un sistema che non mi pare più in grado di essere funzionale, è che trovandomi all'estero mi è arrivato per posta ordinaria e senza necessità di firma il plico con le schede elettorali. Ho sempre pensato che il voto dall'estero sia inutile e spesso dannoso, ma nel modo ridicolo con cui viene svolto oggi (ringraziamo Berlusconi anche per questo) non ha proprio motivo di esistere.
Ciao