(Nel titolo) Sostantivo plurale, 6
lettere: al singolare è il titolo di una notissima opera di Dostoevskij.
Come altro si potrebbe definire un
certo Massimo Famularo – che, in realtà, si dovrebbe appellare Fabularo, ossia
affabulatore, ma passi se ha scelto un nick come giornalista… – dove scrive?
Sul Fatto Quotidiano: che sia stato
raccomandato dal “grande” Scacciavillani? Non ci sarebbe da stupirsi perché il
Fatto, da qualche tempo, è tutto uno spasso, un giardino dove si nutrono quelle
bufale che il Governo racconta di dover estirpare alla radice, cosicché la mala
pianta scompaia dai nostri pascoli, lasciandovi incontrastate praterie della
Verità.
Il travagliato parto del nostro
affabulatore ha un titolo: “I super ricchi sono sempre esistiti. Con la
differenza che ora possiamo diventarlo tutti” (1).
Detto così, parrebbe uno spassionato elogio verso l’American Way of Life:
purtroppo, non è così, ed il seguito arranca su sponde mai visitate da autori
degni di un minimo di saggezza letteraria. Ed economica.
Chi è Massimo Famularo?
Le scarne notizie che abbiamo di
lui ci narrano che è un “esperto di crediti bancari in sofferenza”. Curioso: un
tizio che vive a contatto con i nuovi poveri, o comunque con gente indebitata
con le banche, ci racconta che la ricchezza è a portata di mano. Sarebbe
arrischiata l’inferenza “sofferenza bancaria = maggior ricchezza dei singoli”?
Non la esploriamo, poiché lui non
cita nulla del genere.
Il buon Massimo fa un temino, un
temino buono per prendere un 6- durante l’anno scolastico ma che – alla maturità
– sarebbe stato un flop completo, soprattutto in Storia.
In sostanza, il buon Massimo c’indottrina
con una teoria semplice e di nessuna utilità: in epoche storiche lontane, la sperequazione
della ricchezza era maggiore di oggi.
Non ho nessun dubbio nel credere
che Alessandro Magno fosse il greco più ricco oltre ogni limite. Che il duca di
Wellington e re Giorgio IV fossero in testa alla “hit parade” dell’epoca, come
gli hidalgo spagnoli, gli aristocratici russi, eccetera, eccetera…
Ma, fra quel tempo e noi, sono
intervenuti due fattori molto importanti:
1) Le rivoluzioni francese e
russa;
2) La fine degli stati
assolutisti, ossia la concessione (forzata) delle Costituzioni.
Per non parlare dell’affermazione
della borghesia sulla nobiltà…poi le organizzazioni sindacali e politiche
dei lavoratori, i fascismi, il
socialismo reale…ma dove ha studiato la Storia il buon Massimo? Alla Scuola Radio Elettra?
E lo fanno scrivere su un giornale?!?
Oggi, un economista che vuole
indagare in tal senso, va a cercare l’indice di Gini (2), poiché dalla
classifica (3) si evince che l’Italia è al 52° posto, però con ultima
rilevazione nell’anno 2000. Già con questo dato, sopra di noi (cioè con meno
disuguaglianze) troviamo Francia, Svizzera, Austria, Danimarca…sotto di noi,
decine di repubbliche delle banane, ma anche Portogallo, Brasile, Uruguay e…Stati
Uniti.
Se desidera ampliare le sue
conoscenze nel campo, caro Massimo, studi: perché l’indice di Gini ha parecchie
peculiarità, che lo rendono sì duttile, ma che richiedono molta attenzione. Soprattutto,
non basarsi su rilevazioni di 18 anni fa ed imparare ad evitare i trucchi
contabili dei governi.
Però, se si trattava solo di
capire che il Re Sole era il più ricco fra i francesi ha ragione lei: non serve
scomodare Gini. Peccato che il suo articolo, parimenti, non serva a nessuno: lo
sapevamo già, tutti. Saluti
Guardo quasi regolarmente il Fatto ma questa me la ero persa. Il motivo è che ormai da lungo tempo non leggo quasi più gli articoli economici del sito di quel giornale perché spesso è spazzatura illeggibile. Almeno evito inutili arrabbiature.
RispondiEliminaTi auguro tutto il vento di cui avrai bisogno per gonfiare le vele.
Ciao
Massimiliano
Grazie per il vento, ciao.
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