13 settembre 2017

Ucraina: la rivoluzione “arancione” abbandonata a se stessa


La fotografia che osservate è stata scattata da mio figlio nello scorso mese di Agosto in un piccolo villaggio dell’Ucraina occidentale, uno di quegli agglomerati dove sembra di rivedere ancora Peppone e Don Camillo durante la loro divertentissima visita in URSS. Si notano 20 visi, che spaziano dagli adolescenti fino a persone decisamente anziane per andare in guerra: al centro una foto più in vista (forse un ufficiale?) ma la stranezza non è tanto quella di un monumento ai caduti così naif, quanto – a detta di mio figlio – che quel monumento gli era sembrato un’iniziativa locale, popolare, spontanea. Tanto per capire, a Leopoli non ha avuto modo di notare monumenti od altre iniziative di quel genere: probabilmente, quei venti morti erano persone di quei luoghi, generate dal “ventre molle” dell’Ucraina contadina, nati e cresciuti in quel villaggio ed in quelli vicini.

Questo è il miglior affresco che si possa mostrare per una guerra inutile, che già si sa chi la vincerà, ma non la vincerà nemmeno, perché un provvido armistizio metterà fine al macello, quando – finalmente – questa terra martoriata per l’assurda mania di tracciare confini sulla carta (come in Iraq, ad esempio) sarà divisa in quello che è (più realisticamente) l’Ovest europeo e l’Est russo, la cerniera fra lo sconfinato oriente e la ricca Europa, fra un mondo che ragiona ancora in termini di merci da commerciare ed un altro, che invece pensa solo in soldi da investire.

Comprendere le ragioni di una guerra, analizzando le ragioni geopoliche e geostrategiche è senz’altro più agevole che comprendere chi combatte, per qualcosa e contro qualcosa. Le analisi dei cosiddetti “esperti” sono impeccabili: Tizio ha agito così per difendere Caio, perché se Sempronio avesse vinto su Caio io avrei perso tot potere in quello scacchiere, in definitiva tot soldi in meno per la mia industria pesante, per le mie armi, il mio petrolio, ecc.
Sono, spesso, esercizi retorici necessari, perché aggiungendo un pezzo la volta si riesce a comporre il puzzle e, finalmente, terminare quel dannato file nel quale manca sempre un’inezia per sembrare credibile, e soddisfarci per il lavoro svolto.
Ma a cosa serve?
Della guerra ci sfugge sempre di più l’aspetto umano, quello della sofferenza e della morte, della miseria estrema, della fine della speranza. I giornalisti, oramai, sono sempre “aggregati” ai reparti combattenti – per “ragioni di sicurezza” (che non neghiamo affatto) – finendo così per raccontare solo quel che conviene allo Stato Maggiore.

Ho la possibilità di raccontare qualcosa sull’Ucraina perché mio figlio, nell’appena trascorso Agosto, s’è recato lassù per il matrimonio del suo amico ucraino, col quale si sente affratellato sin dai tempi della scuola media. Non pretendo di raccontare la guerra ucraina, ma di capire come è vissuta dalla gente.

Per prima cosa, vorrei ricordare che mio figlio era già stato lassù nel 2011, l’anno della maturità: fu il nostro regalo per la maturità. Quasi due mesi in Ucraina: tornò che masticava un po’ di russo/ucraino e con alcune bottiglie di vodka. I “vuoti”, per fortuna, rimasero là e tornò non troppo avvinazzato.
Il cambio, all’epoca, era di 1 : 10, ossia 100 euro per 1000 revnj, con un costo della vita (esclusa Kiev e le aree centrali delle grandi città) pressappoco uguale al nostro, ossia con un revnj acquistavi ciò che qui compravi con un euro. Vita da nababbo, dunque: colossali bicchierate di birra al costo totale di 5 euro, pranzi luculliani per la medesima cifra.

C’è da dire che il posto dove andò, e dove è recentemente tornato, è nell’estremo Ovest del Paese, nella regione (Oblast) di Ivano Frankisk. Vita di campagna, in villaggi di mille, duemila anime o ancora più piccoli, contenuti fra due curve di strade infinite che non sai mai dove portano e segnalati da tre lampioni stradali. Quindi, nessuna connessione con quanto sta accadendo nell’Est del Paese, dove Putin – lentamente, ma inesorabilmente – si sta “mangiando” quel che gli interessa, un boccone dopo l’altro.

Lassù, per due diciannovenni con un gruzzolo da spendere, la vecchia Moskvich del nonno a disposizione (l’unica che riusciva a reggere le strade di quei posti, vere e proprie piste zeppe di buchi) non dovette essere una brutta vacanza. C’era un discreto e diffuso orgoglio d’essere ucraini, anche se nessuno si sognava di spendere un revnj – peggio, un’oncia del proprio sangue – per la Patria.
Birra, vodka e ragazze, una patente comprata sul posto per una manciata di euro e tanto tempo per dormire e divertirsi. L’orto dove raccogliere ceste di cetrioli ed il fiume per pescare: cosa vuoi di più dalla vita?

L’idea che mi feci, quando tornò la prima volta, fu quella di un Paese allo “sbando moderato”, dove la vita agreste di un tempo riviveva ad ogni nuovo giorno e, quando dovevi raccogliere le patate, arrivavano un cavallo in affitto ed il vicino ad aiutare. L’inerzia di “nonno Breznev” continua ad aleggiare in quelle terre, dove non è nemmeno arrivata la meccanizzazione agraria diffusa, dove si continuano a saccheggiare ex cattedrali nel deserto di sovietica memoria, comprando, rubando, rivendendo, nascondendo…acciaio e macchinari, mentre altri trafficano vodka e patate e chissà cos’altro.
Una nazione che non ha mai superato la fine dell’impero sovietico ed il suo stalinismo – magari tollerato, in una chiave psicologica da “padre padrone” – ma, inevitabilmente, generatore di certezze. Quale è stato il futuro dell’Ucraina?

L’Ucraina non è la Russia: a Putin bastò (con grande abilità politica, lo riconosciamo) mettere in galera qualche oligarca finché non sputarono il rospo, ossia i soldi. Dopo, tornò a “pescare” dal grande pozzo dove c’è di tutto, dal gas al petrolio, dai metalli (tutti) ai diamanti.
L’Ucraina, invece, rimase quel che era: un posto di contadini, operai metallurgici, minatori ed infermiere grassottelle, che oggi sono tutte in Italia perché, facendo le badanti, inviano ai parenti – risparmiando, ad esempio, 300 euro il mese – l’equivalente (in moneta locale) di 3.000 euro. Questo nel 2011.
Oggi, al cambio, l’euro viene scambiato a quota 33, non più 1 a 10: per 100 euro, mio figlio ha ricevuto 3300 revnj, circa. Un’inflazione tremenda, tre volte in pochi anni.

Lassù, ha sentito dalla radio nazionale ucraina, che quest’anno (2017) sono emigrate in Italia (finora) 150.000 persone. Che vengono, in gran parte, assorbite dal mercato dell’assistenza, ma giungono anche maschi, che lavorano nei cantieri e nelle fabbriche.

La guerra, quella patriottica, non esiste: tutti fanno a gara per trovare amici e parenti che riescano, pagando, ovvio, a far saltare il servizio militare: cosa che, in un Paese con una corruzione forse maggiore che in Italia, riesce spesso.

I soldati che vanno in guerra, sono di due tipologie: gente di mezza età (30-50 anni) che hanno esperienza di guerra perché sono stati addestrati coi metodi dell’ex impero sovietico o negli anni successivi e giovanissimi, sui 20 anni, che ci lasciano semplicemente la pelle.
Quelli un po’ più vecchi sono i più ricercati (e pagati), per questa ragione o tentano la sorte per soldi, oppure scappano: ho conosciuto un camionista ucraino che da tre anni non mette più piede lassù. Dove vive? Sul camion, sempre sul camion salvo, raramente, quando visita parenti (come la sera che lo conobbi) in Italia.
L’immigrazione ucraina non viene avvertita come un pericolo in Italia: sono di religione cristiana (spesso cattolica) ed hanno i medesimi obiettivi di molti italiani: risparmiare per comprarsi una casa, oppure mettere finalmente il sedere sul sedile di un’AUDI alla quale, subito, fanno installare i vetri oscurati. Segno di distinzione e potere, probabilmente.

 Non ho cifre da fornire sulle perdite ucraine, perché lassù – a parte la solita propaganda di tutte le guerre, “noi le diamo e loro le prendono” – non si sa altro: cifre ce ne sono, ma sono talmente distanti, le une dalle altre, da risultare poco credibili. Intanto, le perdite civili vengono assommate a quelle militari, ma di quali “militari” stiamo parlando? Esercito regolare o milizie paramilitari, ossia mercenarie? Dell’altra parte si sa poco o nulla, perché di soldati regolari non si può ufficialmente parlare, ma di certo l’uso di certi sistemi d’arma nelle mani dei “ribelli” testimonia che qualche “istruttore” c’è senz’altro.
Inoltre, non dimentichiamo che i “ribelli” dell’Est hanno a disposizione le informazioni del sistema satellitare russo, preciso e puntuale, mentre all’Ovest non riteniamo che godano di completo appoggio.

In ogni modo, quelle 20 vittime di una guerra lontana 1500 chilometri, vittime ricordate in paesini di 2-3000 abitanti, parrebbero raccontare un salasso mica da poco. Anche la fuga dei maschi in età da servizio militare pare confermare la stessa cosa, catalizzata da una paura strisciante. Mio figlio, nei pochi giorni trascorsi lassù lo scorso Agosto, capì subito che non era il caso di toccare quel tasto: siamo qui per un matrimonio! Che la vodka scorra a fiumi!

Questa guerra ha un andamento lentissimo, propria di tutte le guerre civili: ricorda, per certi passi, il conflitto jugoslavo. Nelle miniere del Donbass – oramai quasi tutte in mano russa – il carbone viene “contrabbandato” verso Marjupol, ancora da “liberare”, affinché i fratelli “russi” non debbano soffrire per il fermo degli altiforni metallurgici. Nell’attesa della “liberazione”.
Così come le nuove autorità “russe” dell’Est emanano nuovi documenti anche per gli abitanti ancora “occupati”, aspettando l’Inverno, la stagione dove il carbone sarà necessario per non congelare e le conquiste, sul terreno, ricominceranno.

Intrighi ce ne sono tantissimi: uomini politici e magnati industriali trattano oramai su due fronti, perché l’Ucraina ha compreso d’essere stata abbandonata da tutti, Germania ed USA in primis. Le vicende di gasdotti superano, per importanza, quel misero conflitto e Putin conviene tenerselo buono, così come Trump non desidera nuove guerre, fredde o calde, con l’inquilino del Cremlino.
Così, Putin può permettersi di sentenziare “Fin quando gli ucraini avranno pazienza…”

I dirigenti di Kiev si rendono conto che sono destinati a regnare su un’Ucraina molto ridotta (perderanno Crimea e Donbass), ma sanno anche che il peso della sconfitta sarà loro addossato subito dopo l’armistizio: prendono tempo, cercando d’arricchirsi il più possibile finche hanno ancora tempo. Domani, si vedrà.
Intanto, altri ragazzini (per obbligo) e quasi vecchietti (per soldi) si preparano a morire nell’Inverno che è alle porte: può darsi che, presto, l’ONU sarà chiamato in causa per delineare un armistizio, poi una futura pace con revisione dei confini.

E’ l’unica soluzione: troppo sbilanciate le forze in campo.
Come i nostri morti della Prima Guerra Mondiale, qualcuno andrà all’assalto, si muoverà nelle trincee scavate nella neve per conquistare un fazzoletto di terra, un ponte, una strada, fino all’ultimo istante.
E’ vero che la guerra accompagna il genere umano dai primordi ma, in casi come questo, quando non c’è più nessuna speranza, l’ONU dovrebbe intervenire per mettere fine ad un disastro annunciato e comprovato sul territorio.

Speriamo che qualcuno si svegli, per quei ragazzi di vent’anni, per quei vecchietti che mai si sarebbero aspettati di ritrovarsi con un fucile in mano. Speriamo.

10 commenti:


  1. Augusto,

    forse dall'altra parte del mondo in cui ti trovi ti è sfuggito che l'attuale governo ucraino è di stampo nazi-fascista, pompato e foraggiato dagli USA, che gli addestra i miliziani.
    Dai un'occhiata, io non ce l'ho fatta a guardarlo fino in fondo:

    https://www.youtube.com/watch?v=b_R_HWpMmLA

    Qui sparano ad un ragazzo disarmato in mezzo alla strada:

    https://www.youtube.com/watch?v=z5CEIqspdPg

    Qui ci sono bambini ucraini che imparano ad usare le armi a sei, dico SEI anni, e poi parlano dell'ISIS! Io non vedo differenze.

    http://vocidallestero.it/2015/10/02/dailymail-il-campo-di-addestramento-neo-nazista-in-ucraina-dove-bambini-dai-6-anni-imparano-a-usare-le-armi/

    La guerra in Ucraina è un trappolone ordito dagli USA per i loro loschi fini.

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  2. Date uno sguardo, senza pregiudizi, su cosa è successo per questo articolo su CDC. Mi rendo conto che CDC sia sempre di più un luogo di fascisti, ma non mi aspettavo che fosse anche un ricettacolo di stalinisti che scambiao la Russia di Putin con l'URSS di Stalin. A volte mi do i pizzicotti e mi chiedo per chi valga la pena di scrivere. Perché, se non sono in grado di comprendere la differenza fra un'analisi geo-strategica ed un semplice articolo di "pietas" per le vittime ignare ed incolpevoli di una simile tragedia. ma dove siamo finiti? Nel cosignificare i popoli con i loro governanti? Nessuno ricorda Mao, quando diceva di non avercela con il popolo americano, ma solo con i suoi governanti. Sono rimasto basito per tanta insipienza.
    Carlo

    PS: verso il 15 di Ottobre varerò la Gretel, sta prendendo forma sotto i miei occhi. Da uno scafo vuoto sono stato capace di creare l'interno di una barca da crociera. Da uno scafo d'acciaio rugginoso una shilouette in grado di battere l'onda oceanica. Perché continuo a scivrere, sperando che la gente comprenda?
    Chiedo il vostro, siamo pochi, lo so, conforto in questo dramma dell'animo. Devo fare come il comandante Slocum, ed abbandonare il mondo?
    Grazie

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  3. Carlo,

    tutti i blog sono pieni di fascio-leghisti, sono molto attivi o forse ben pagati.
    Stanno ritrovando aggressività e sicumera, i loro finanziatori sono molto generosi, e sappiamo chi sono. Sono i rigurgiti del passato, occorreranno generazioni per liberarsene, come è avvenuto per la peste, la malaria ed il vaiolo.
    Ma basta lasciarli fare, implodono da soli.
    L'altro giorno a Roma quattro giovanotti tatuati e muscolosi sono andati davanti ad un Municipio di Roma per contrastare una riunione sull'argomento migranti, ed hanno finito per menarsi fra di loro, perché manco si riconoscevano. Ha dovuto difenderli la polizia dal "fuoco amico".

    Lascia stare Slocum ed i sogni romantici di funerali del vichingo. C'è chi ha bisogno della "Vox clamans in deserto", soprattutto in questo brutto momento di confusione massima, in cui la nostra Fisica, Matematica, Chimica e Medicina sono vecchie ed obsolete, non più rispondenti ai reali bisogni dell'Essere Umano.
    Occorre una rivoluzione totale di tutto il pensiero, scientifico e filosofico, cominciando dalla Consapevolezza per giungere al passo successivo, la Coscienza.
    I bambini ci salveranno.

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  4. Augusto,

    ecco, io sono come il colibrì: faccio il mio, ogni giorno, con i pensieri e con le azioni, nel mio ambito, poiché solo delle mie azioni e dei miei pensieri sono responsabile. Senza chiedermi se ciò abbia un effetto sui mali del mondo, ma poiché risponde ad un mio bisogno interiore.
    Le persone non vogliono essere libere, perché essere liberi comporta responsabilità. Preferiscono intrupparsi nelle varie greggi, religioni, partiti, associazioni, alla ricerca di una sicurezza irraggiungibile, poiché l'unica sicurezza è interiore, e deriva dalla fiducia in se stessi, detta anche autostima, dalla Consapevolezza, e dalla conoscenza di cosa è un Essere Umano, che nessuno fornisce, ma è la risultante di un profondo lavoro interiore.
    La maggior parte degli esseri umani vuole la sicurezza di essere eterni, perché hanno paura della morte, e per questo divengono schiavi dei dogmi e dei rituali.
    Vogliono la sicurezza nelle città, e la chiedono allo stato ed alle forze dell'ordine (sic!).
    Vogliono scansare il problema dei più miseri del pianeta, e plaudono se qualcuno li ricaccia in mano ai tagliagole e trafficanti di uomini a suon di miliardi di euro.
    Vogliono tutto senza pagare alcun prezzo, e questo, penso, non è concesso.
    E' sempre un piacere leggerti!

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  5. Carlo,

    non devi stupirti né demoralizzarti se non capiscono quello che scrivi.
    Il 70% degli italiani è affetto da analfabetismo di ritorno, cioè non sanno né scrivere un testo compiuto, né interpretare ciò che leggono.
    Il 60% non legge neppure un libro in un anno.
    L'ignoranza impera, e l'ignoranza va sempre a braccetto con la stupidità, diceva il mio Maestro.

    Quando scrivevo per l'Olandese, scrivevo per me. Per esprimere ciò che sentivo e che pensavo.
    Non scrivevo certo per i detrattori interni, né per i lettori che avrebbero commentato poi, più o meno benevoli.
    Quando tu commentavi un mio pezzo, mi faceva un piacere immenso, ma questo suscitava invidie senza fine nella ciurma.
    Ricordi la polemica che fu sollevata ad un certo punto sui commenti reciproci, che secondo
    qualcuno di corte vedute avrebbero dato un "tono familista" al blog?

    Perciò, scrivi per esprimere te stesso, ed infischiatene dei commenti a membro di segugio.
    Su CDC ti avevo messo in guardia...Sento la fuffa a dodici miglia di distanza.
    Un abbraccio.

    E.

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  6. Beh, fra qualche mese non m'interesserà molto la fuffa...però, se avverti aria di tempesta (hai usato, magari senza saperlo, un termine noto ai velisti, le 12 miglia, oltre sono acque internazionali) mi potresti interessare come meteoroga! - ))
    Ho scritto a Truman, ed anche lui mi ha detto di non stare troppo a sentire quelli che agitano burrasche...a volte gli sembra che il livello si alzi un po', altre (come questa) lo lasciano nello sconforto. Mi ha detto, magari, di prendermi una pausa e non ha torto. Ho voglia anche di scrivere d'argomenti ameni, meno impegnati, oppure meno legati ad una politica ed una società puzzolenti ed incapaci di togliersi dal letamaio dove sono finiti.
    E' pronta la cena, vado.
    Ciao ad entrambi

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  7. Urca!

    Non sapevo che le dodici miglia fossero un termine dei velisti, e che oltre ci fossero le acque internazionali.
    E ti suggerivo di continuare per la tua strada infischiandotene dei commentatori.
    Non ti curar di lor, ma guarda e passa.
    Non vorrai mica lasciarmi senza i tuoi magnifici brani, che mi danno molto equilibrio, essendo io notoriamente un'estremista sfegatata.
    Il piccolo Truman non ha consigli da dare manco a se stesso, figuriamoci agli altri.

    Ciau, come dice mio nipote.

    E.

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  8. Ciao Carlo, scusa se commento in ritardo ma ho letto solo adesso il tuo articolo e, incuriosito, sono andato poi a leggere i commenti su CDC.
    C'è da dire che internet ha reso più evidente l'ignoranza e la maleducazione di una parte dell'umanità che però non sembra essere del tutto inconsapevole della propria dabbenaggine visto che si guarda bene dal firmare ciò che scrive e non è capace neanche di trovarsi un soprannome decente.
    Inutile che ti dica che leggo sempre con piacere le tue riflessioni. Capisco anche che il richiamo della Greta è forte, specie quando accadono situazioni come quella su CDC.
    Ti confesso che vorrei avere la tua competenza nautica per poter mandare, di tanto in tanto, "tutto a quel paese".
    Ciao

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  9. Scusa, chissà come ho fatto a scambiare Gretel con Greta.
    Dev'essere il rimbambimento che avanza inesorabile.
    Ciao

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