13 agosto 2017

Ministro Fedeli: perché vuole istituire le classi differenziali?

Mi ero ripromesso di non parlare più di scuola, giacché sono in pensione da alcuni anni e la scuola rappresenta un passato che non m’appartiene più, dal quale sono lontano e non più coinvolto: anche le cosiddette “amicizie” con i colleghi si stemperano, altre li sostituiscono, così è la vita.
Però, la notizia che saranno istituiti corsi quadriennali per la Secondaria Superiore (Licei, Istituti Tecnici,ecc) mi ha colpito: significa non avere compreso nulla dello stato della scuola italiana e, in fin dei conti, ubbidire agli ordini dall’alto senza fiatare. Cosa più determinante, senza pensare.
Vorrei sfatare una leggenda metropolitana che va per la maggiore – la scuola non serve a niente…ognuno fa per sé…è la vita ad insegnare, ecc – ed altre, simili baggianate: chi fa queste affermazioni non capisce niente d’educazione, dalla quale dipenderà in gran parte la qualità, in termini di cittadinanza attiva e di capacità critica, delle generazioni future. Ricordavo ai miei allievi che s’entrava nella scuola quando da poco avevi mollato il ciuccio e ne uscivi magari col fidanzato/a che ti aspettava in macchina.

Inoltre, per avere una visione “panoramica” della scuola è necessario averla vissuta da studenti e da insegnanti, per capire cosa si prova di là e di qua della cattedra.
Spicca, in questo senso, la pochezza della nostra classe politica che, per quanto ricordi, mai nominò un insegnante all’Istruzione: qualche (rarissimo) docente universitario e poi, stuoli di funzionari, manager, avvocati, politici di carriera…ecc, ecc…

Oggi, tanto per lasciare il segno della sua presenza a viale Trastevere, il ministro Fedeli ha voluto varare la sua “riformina”, cosicché qualcuno la ricorderà negli annali: 100 prime classi del percorso Superiore – per ora a livello sperimentale, una sola sezione per Istituto che lo richiederà – da quest’anno dureranno 4 anni al posto dei rituali 5.
E avranno anche l’insegnamento in lingua (per la grande maggioranza sarà l’inglese) di una materia non linguistica: immaginatevi cosa può voler dire la Chimica, la Fisica, la Storia o la Filosofia in inglese.
“L’Europa lo vuole”: falso, solo Spagna, Francia, Regno Unito, Portogallo, Ungheria e Romania – sono 6 – hanno corsi quadriennali, ma in un quadro generale della scuola diverso dal nostro. Potremmo far notare al ministro che gli altri 22 Paesi hanno impianti quinquennali. Eppure, la novità viene spacciata “per uniformarsi all’impianto europeo”. In realtà, è soltanto uno dei tanti “risparmi”.

Qualcuno riesce a vederne anche aspetti positivi – come Manlio Lillo, che si presenta su Fatto Quotidiano come “archeologo e giornalista” (1) – e, specificatamente, due:

1) L’abbreviazione del percorso di studi;
2) La riduzione dell’abbandono scolastico.

Entrambi questi aspetti positivi – a suo dire raggiungibili mediante la riforma – mi paiono solenni fregnacce.
Il primo è una colossale tautologia, poiché non spiega come, in quattro anni, si possa far meglio che in cinque (quando, oggi, alla maturità ti rispondono che Puskin è un cantante).
Il secondo, invece, denota che Lillo non conosce i problemi della scuola, ma tanto gli basta per pontificare dalle pagine del giornalone “democratico”.
L’abbandono alla quarta classe deriva da problemi ben precisi, alcuni risolvibili, altri no:

1) Gravi problemi psichici e/o fisici, che alterano gravemente la volontà. Spesso, l’accettazione della ripetizione dell’anno scolastico può essere una buona soluzione. Se basta.
2) Presa di coscienza d’aver sbagliato scuola o, comunque, la progettazione della propria vita. Questo dipende, in gran parte, dall’aver ignorato l’errore di orientamento in Terza Media: le scuole ricevono tot soldi per alunno/a dallo Stato e i presidi non vogliono ascoltare chi propone la necessità di re-orientare gli allievi, che mostrano segni d’insofferenza al corso di studi, verso altre scuole. Le famiglie s’impuntano, i ragazzi soffrono: è la situazione più difficile da gestire.

La soluzione che Lillo appoggia, seppur anacronistica, è: smetti in quarta? E noi t’accorciamo il percorso! E’ una scelta senza motivazioni né implicazioni pedagogiche: se si “fa tutto” in soli quattro anni, chi garantisce che non cedano prima?

Su quel “fare tutto” in soli 4 anni, poi, io ho grossi dubbi. Già per “far prima” è stata abolita dal corso di studi la Geografia: non ci meravigliamo se i nostri figli piazzano Macerata dal Friuli alla Sicilia. La soluzione? Appiccichiamo loro un bel GPS sulla schiena? Oppure devono consultare l’onnipresente cellulare per spostarsi di 30 chilometri? Quando incontro un TIR che procede, smarrito, con un codazzo di automobili dietro a passo d’uomo, su una strada di montagna che è sì una scorciatoia, però…mi viene da pensare.
Ma anche nelle altre materie la differenza si vede, si nota chiaramente: a conti fatti – ossia, ad esempio, la capacità d’affrontare versioni di autori latini – le abilità di un allievo del 5° Liceo Scientifico sono pressappoco quelle che la mia generazione aveva in terza media. Provato sul campo.

La nostra generazione ha ancora “preso” il bene ed il male della Riforma Gentile, ed i mali li ha interiorizzati al punto di ribellarsi – giustamente – a delle impostazioni anacronistiche e velleitarie, solo buone per farti capire l’obbedienza. Ma c’era anche il “buono”.

Quando la campanella d’inizio lezioni terminava di squillare da mezzo secondo, e tu aprivi la porta della classe, l’insegnante ti riceveva con un bel “Buongiorno Bertani, ci rivediamo domattina”. E vai dal preside a spiegare, spiega a casa dopo…il mattino dopo, le gambe affrettavano da sole il passo.
Nel triennio superiore, era uso dare del lei all’insegnante ed essere corrisposti con egual appellativo: ciò ti dava la misura che stavi crescendo, e che le tue responsabilità aumentavano. A sedici anni, non c’era solo la patente per la motocicletta: dovevi iniziare a pensarti uomo, e gli insegnanti te lo mostravano.
Pochi anni fa, ho riammesso due fratelli alle 9,30 del mattino con una semplice R sul registro. Per curiosità chiesi loro dove fossero stati. La risposta fu avvilente: “Dal barbiere”. Poi, senza ritegno: “Le piace come me li ha fatti, prof?”

Il “buono” della riforma Gentile era che puntava molto sull’educazione e, volente o nolente, eri obbligato ad uscire – da qualsiasi corso di studi – con una mente ordinata e conoscendo il pregio del rispetto, verso gli altri e verso te stesso.
Il male della Riforma Gentile (riedizione della Riforma Casati, dell’800) era il classismo: per Gentile esistevano solo gli studi classici, gli altri erano solo dei parvenu. Curiosità: il Ministero dell’Istruzione è coordinato in “Divisioni”. C’è la Divisione per l’Istruzione Classica e Magistrale, poi quella per l’istruzione Scientifica e Tecnica: i due Licei, che parrebbero fratelli, nella mente di Gentile erano soltanto lontani cugini.

Cosa mi fa pensare che il liceo quadriennale non sarà quella meraviglia come raccontano? Alcuni ricordi lo impediscono.

Il primo è stampato nella mia mente come se fosse successo oggi: scrutinio finale di una Terza Scientifico. Si sta discutendo sulla promozione a Settembre o sulla bocciatura di un allievo: si tarda a votare perché l’orientamento è per la bocciatura. La preside interviene: “Ma di chi è figlio questo?” Promosso con tre materie a Settembre.
Scrutinio di una Quarta Scientifico. Un collega si alza, pallido, ed afferma: “Devo comunicare al Consiglio che mi è stata fatta un’offerta in denaro per non bocciare Tizio”. Cala un silenzio gelido, come se dal soffitto dell’aula pendessero i ghiaccioli. Tanto per rompere il gelo, la butto lì: “Beh, hai fatto male a dircelo: adesso ti toccherà dividere!”
Il gelo rimane, appena appannato da sorrisi forzati: tutti comprendono la gravità della situazione. La preside si riprende, inizia a proporre una meditazione sul percorso delle vacanze estive: chiamata dal giudice, deposizione, magari rimanere a disposizione…poi l’eventuale processo, andare a testimoniare – e come fa a dimostrarlo? Non lo dice, ma la sostanza è tutta lì! – insomma, finisce con quatto materie a Settembre.

Per questa ragione non credo al piano quadriennale, poiché mi sembra un nuovo liceo degli asini d’oro truccati da cavalli da corsa, mentre i corsi quinquennali saranno, in pratica, delle classi differenziali.
Sarà il liceo dei figli di “qualcuno”, che avranno lezioni private e tutor per ogni materia: promozioni comprate a suon di soldoni…altro che “eccellenze”, altro che “cultura laboratoriale”, “sperimentazione in itinere”…quante cazzate mi toccherà ancora ascoltare, dopo anni che me ne sono andato? Devo immaginare che, quello che con gran fatica si riusciva ad ottenere in cinque anni, s’otterrà in quattro?

Già, dimenticavo che ci vuole magia per ottenere questo bel frutto: ecco la ragione per cui, al Ministero, hanno nominato Maga Magò! E c’è anche chi ci casca, come Lillo che, appannato da imperituro buonismo, cerca “aspetti positivi”!

Scusate il disturbo: prometto che non scriverò più niente di scuola.

5 commenti:

  1. A cosa serve studiare ed imparare, quando il futuro di un giovane è friggere le patate da MacDonalds o frantumarsi le balle in un call center? Mica serve la cultura per fare la commessa al Carrefour!
    Per l'Elite, la razza padrona, la futura classe dirigente, ci sono le scuole private, possibilmente gestite da gesuiti e salesiani, oppure il liceo Steiner. Chi può pagare compra tutto, anche la cultura. O per meglio dire, quel lasciapassare per il potere de' noantri.
    Una massa di giovani ignoranti, istupiditi dai vaccini e dagli antipsicotici è più malleabile...
    Abbiamo sparato ad alzo zero sul diploma di liceo classico di quella fraschetta della DeLorenzin, ma Fedeli non ha nemmeno quello. Ed infatti stava bene dove stava: a fare la sindacalista CGIL.
    Bah.

    RispondiElimina
  2. Con il liceo quadriennale, si mettono a far concorrenza a Gesuiti & Co. Ciao. Carlo

    RispondiElimina
  3. Da tutti i Licei ed i Tecnici: se ti può interessare, hanno anche eliminato Arti Marinaresche al Nautico, ed in quinta, facevano fatica a distinguere un'ortodromia da una lossodromia...non ti dico, poi, quando andavano in visita alle navi in rada...metà aveva paura di saltare sullo scalandrone. La nave scuola? Venduta per 30.000 euro ad un medico che ci porta a spasso i suoi degenti, un poco pazzarielli...Vuoi altre novità? Però ci sentiamo al telefono, perché altrimenti mi spello le dita sulla tastiera.
    Ciao
    Carlo

    RispondiElimina
  4. Conoscenze fluide, soft, interscambiabili, poche e raffazzonate.
    Questo deve bastare agli studenti del presente e del futuro.
    Mentre deve affermarsi la "culture aziendale" fin dai quattordici anni, in nome dell'iperliberismo sfrenato che educa alla passività, allo sfruttamento, all'incertezza di vita che vengono imposte ai cittadini.
    Chi impara a ragionare vuole migliorare la sua vita e quella degli altri, e spesso dà fastidio, sovente si ribella.
    Meglio tanti soldatini in fila per la sbobba del giorno.
    Mai come ora è attuale The Wall, il capolavoro di Roger Waters.
    Non dimentichiamo mai che le Costituzioni europee sono state definite "troppo socialiste" dai banchieri di Goldman Sachs...

    RispondiElimina
  5. In questi giorni di fine agosto, a Roma è andato in onda il razzismo istituzionale.
    Abbiamo visto spazzare via dai giardinetti donne e bambini con gli idranti in una manovra pre-elettorale degna di Putin contro i ceceni.
    E' facile fare i duri coi più deboli e poveri, per lo più esuli dalla Somalia e dall'Eritrea e richiedenti asilo.
    La Sacra Proprietà Privata ha vinto. Bravi.

    Lo so, sono O.T., e chiedo scusa.
    Ma ogni tanto non ce la faccio a trattenermi.

    RispondiElimina