20 aprile 2017

Che ne facciamo di Schettino?


Fra pochi giorni, sarà celebrato l’ultimo atto della vicenda Costa Concordia e per Francesco Schettino sarà veramente l’ultima spiaggia: se verrà confermata la sentenza d’Appello saranno 16 anni di carcere, ma il P.G. della Cassazione ha già anticipato che chiederà 27 anni. Una pena troppo pesante per un omicidio colposo, seppure plurimo? La pena per l’omicidio volontario è di 22 anni. Tutta la vicenda ha un sapore assai strano: a Schettino non è stato ritirato il passaporto, e l’interdizione al comando – guarda a caso – è stata comminata per soli 5 anni.
Recentemente, Schettino ha pubblicato su Youtube un breve filmato intitolato “L’onore del marinaio” (1) e non ci sentiamo di dargli completamente torto.

Sarà perché tante volte ho visto la Concordia entrare in porto, a Savona, proprio mentre mi recavo a scuola, magari proprio al Nautico e ricordo l’imponente massa che, talvolta, suonava i rituali 5 colpi di sirena rivolta a barche, pescherecci e quant’altro: 5 colpi significano “non capisco cosa cazzo vuoi fare”. Ricordo che sorridevo, pensando al pilota occupato a seguire magari 3 o 4 bersagli mentre conduceva in porto un albergo galleggiante con 5.000 anime sopra.
Voglio precisare subito: per come sono andate le cose, Schettino doveva essere degradato a mozzo senza ripensamenti. Mai più doveva salire in plancia in comando: questo mi stupisce della sentenza di primo grado, sostanzialmente confermata in appello, perché girando attorno alle vicende processuali ci sono troppe cose che non tornano: gente che ha ricevuto medaglie e, poi, s’è trovata a dover patteggiare le pene, altri che hanno fatto la parte del leone e poi sono stati trasferiti, ma andiamo con ordine.

Nel 1974 mi trovavo al Giglio, accampato “sotto le stelle” proprio sulla punta delle Scole, che separa Giglio Porto dalla baia delle Cannelle. Nella baia, era ancorata una pilotina del New England di proprietà della contessa Agusta (quella che sposò un calciatore nero, ricordate?). Non fatevi fuorviare da quel “pilotina”: la “barca” in questione era un tre alberi di 100 piedi di lunghezza, equipaggio in divisa, ottoni lucidi e tutto il resto…se ne stavano lì, a fare i bagni.
Un giorno, probabilmente per rifornirsi di carburante, si recarono a Giglio Porto (a motore, ovvio) e fui stupito perché la rotta, vista da lassù, puntava dritta sull’Argentario (pressappoco per 90°): fecero un lungo bordo – circa un miglio – prima di virare di 180° circa ed entrare a Giglio Porto. Perché?
Poiché dal mio punto di osservazione, in alto, si notava chiaramente il “campo minato” di scogli che, dalla battigia, continuavano per centinaia di metri: manco con un gommone – pensai – sarei andato a cacciarmi lì dentro! Saggio, il comandate della pilotina – perché cercarsi grane? – mentre Schettino fu proprio tutto meno che avveduto.

E’ vero che lo spettacolo del Giglio con poche luci, nel buio invernale era atteso dai passeggeri, ma c’è modo e modo di farlo!



Osservate, nella cartina, l’angolo fra la rotta della Concordia e la costa Est dell’isola: troppo ampio. Pare quasi una rotta per entrare in porto al Giglio (se mai fosse possibile, con un simile “bestione”!) Chi tracciò quella rotta? Non lo sappiamo. Chi doveva approvarla? Il comandante. Per questa ragione affermo che Schettino non dovrebbe più comandare nulla, manco un pattino. Toglietegli anche la patente nautica.
Con una rotta più verso Nord, una correzione di rotta sarebbe stata più agevole: ma dove ha imparato, Schettino, a condurre una nave? E la velocità? Oltre 16 nodi! Non facciamoci proprio mancare niente per combinare un bel disastro!
Come è avvenuto? Colpa della globalizzazione, anche in quel caso.

La legge, oggi, impone la lingua inglese nei comandi in plancia. Così, invece di “timone a dritta” bisogna dire “on the starboard” e per timone a sinistra “on the port”. Immaginate…onthestarboard…ontheport…ditelo in fretta: com’è? Confusione? Pensate un po’…con un timoniere indonesiano che mastica poco l’inglese…
Così, con una bella accostata a dritta (invece che a mancina) per allontanare la poppa dagli scogli, si è giocato con la vita di 32 persone: bisognava pensarci prima, con una diversa rotta ed una velocità più bassa.

Un naufragio è una tragedia: anche quando finisci in mare da una piccola deriva a vela…ti viene una paura irrazionale…anche se sai nuotare, se è giorno, piena Estate…ti viene un terrore inconsulto e cerchi d’aggrapparti a qualsiasi cosa, anche se basterebbero poche bracciate per giungere a terra.
Un naufragio di 5000 persone, di notte, d’Inverno, nel volgere di un’ora…è una cosa che non riesco nemmeno ad immaginare: pur comprendendo le procedure, non penso che ci sia essere umano in grado d’affrontarlo. l’Andrea Doria, tanto per essere chiari, rimase a galla ancora per quasi un giorno: per certi versi, il naufragio della Concordia ricorda quello del Titanic: notte, freddo, stesso “taglio” delle lamiere per più compartimenti, inabissamento repentino.

Se non bastassero i prodromi – e qui Schettino ce l’ha messa proprio tutta – quando la nave, già da un’ora, è adagiata sugli scogli del Giglio, si fa vivo un certo De Falco – Capitano di Fregata della Capitaneria di Grosseto – che completa l’opera: dalla tragedia al teatro dei pupi.
Da cento chilometri di distanza, senza aver chiara la situazione, senza sapere niente – in pratica – fa una bella lavata di capo a Schettino, diventando un eroe nazionale. Successivamente, De Falco, sarà trasferito (non dietro sua richiesta) ad un incarico amministrativo (non operativo), proprio per aver aggiunto, per pura insolenza (tipicamente militare), un po’ di pepe sulla ferita: oh, come godono i media di mezzo mondo quando un “vero uomo” sale alla ribalta!

Prima d’andare avanti, bisogna ricordare che una nave, nel momento che viene dato il comando d’abbandonarla, diventa un relitto: da quel momento in poi, il comandante cessa d’esser tale e la competenza passa alla Marina, tramite le Capitanerie di Porto. Schettino, giuridicamente, era un naufrago come tutti gli altri.
Senza ricordarsi che il comandante Calamai (Andrea Doria) si salvò – ma anche l’amm. Nagumo sopravvisse all’affondamento dell’Akagi (Midway, 1942) come il comandante dell’Indianapolis Mac Vay e tanti altri – chiede a Schettino (non può chiedergli perché non è morto da eroe in plancia! Così fanno i veri uomini!) di risalire su un relitto senza corrente elettrica, buio come il fondo dell’inferno per dirigere le operazioni di sbarco. Che, all’ora in cui ci fu la famosa telefonata, erano pressoché concluse: alcune navi, deviate dalla rotta per soccorrere la Concordia, stavano allontanandosi perché oramai erano in troppi.
Schettino dirigeva, a quell’ora, le operazioni dalla scogliera insieme ai suoi ufficiali: s’avverte, nel colloquio, che Schettino non ha tempo né voglia di stare a sentire la ramanzina del solito capitano rompicoglioni, tant’è che ha già chiamato Roma, ossia il superiore di De Falco, per narrargli l’accaduto. Che, ad essere onesti, non ha mai negato: “Ho combinato ‘nu grosso guaio”, esordisce nel primo messaggio con la Costa Crociere, a Genova.

Poco prima aveva abbandonato la nave con l’ultima scialuppa disponibile, disincastrandola dalla gru che, per l’inclinazione della nave, minacciava di portarla a fondo. Nel momento nel quale lasciava la nave con gli ultimi naufraghi, Schettino era fermamente convinto che tutti gli occupanti avessero lasciato il relitto, perché non era lui a doversi occupare della questione. E chi, allora?
Quando si parla di naufragi e di responsabilità, sono sempre storie infinite: per questa ragione, Charles Butler McVay III (comandante dell’Indianapolis) si stufò e, nel 1968 – dopo 23 anni di avanti e indietro, sentenze di colpevolezza seguite da assoluzioni e tante scuse – si stese sul prato di casa e si sparò un colpo con la pistola d’ordinanza.

Schettino non rischia questi “avanti e indietro” – è responsabile e colpevole dell’affondamento – però ci sono altri che non hanno eseguito i loro compiti: primo fra tutti, il capo commissario di bordo Manrico Giampedroni, rimasto ferito (una gamba rotta) durante le operazioni di evacuazione e dimenticato sul relitto per un giorno e mezzo – per questa ragione ha ricevuto una medaglia al valore dal Senato – ma…quali erano i suoi compiti? Quella sera, dove si trovava?
Era sull’aletta di plancia, a sinistra, e si godeva lo “spettacolo” del “inchino” al Giglio, mai eseguito (sic!) così vicino alla costa dell’isola.
Così, ha patteggiato una pena a 2 anni, perché:

“…non avrebbe fatto evacuare i passeggeri dalle cabine della Costa Concordia e non li avrebbe fatti radunare nei punti di raccolta per avviarli alle lance di salvataggio, e non avrebbe coordinato l'emergenza in base ai prescritti protocolli.”

Insomma, l’uomo che aveva la responsabilità “alberghiera” della nave, in quel momento, stava in plancia (dove non doveva essere) e si trastullava. Disse anche: “Oh, ma quegli scogli li prendiamo in pieno!”. E scomparve, rimanendo poi ferito in un ponte inferiore, da qui la medaglia del Senato. Concessa con troppa fretta? Beh…similis similia solvitur…sappiamo bene che i senatori non perdono tempo per unirsi al coro dei media ed apparire in Tv…
Anche a Schettino è stato dato un riconoscimento – insieme a tutto l’equipaggio – nientedimeno che dai Lloyd's di Londra, per il comportamento tenuto durante il naufragio e per il salvataggio dei passeggeri.
Perché?

Poiché tutto il naufragio, dall’impatto a “nave ferma” semiaffondata, è durato circa 63 minuti e, in quei 63 minuti, il mondo si è capovolto per le persone sulla Concordia: dai brindisi al sapore, amaro, dell’acqua salsa.
La manovra tentata e riuscita, eseguita dagli ufficiali della nave – senza poter contare sulle macchine! – è stata da manuale (il plauso dei Lloyd's non giunge a casaccio): filando le ancore in sequenza, a tempo debito, sono riusciti ad accostare la nave alla costa. Cosa sarebbe successo se la Concordia fosse affondata – in 63 minuti! – nel canale? Quante centinaia di morti?

Insomma, tutta la faccenda è stata vissuta su due piani, quello reale (terribile) e quello mediatico, che deve essere spettacolare e che ha i suoi ruoli – il mattatore, il vile, l’eroe, l’amante, ecc – come recitano i canoni della commedia dell’arte. E servono, ancora una volta, ad acchiappare ed a condizionare il pubblico, a portarlo dove si vuole. Quante persone, nei giorni successivi alla tragedia – anche fra le gente di mare! – avrebbero voluto impiccare Schettino all’albero di maestra!

Il giudizio sul governo della nave, da parte del comandante Francesco Schettino, deve essere completo e la pena pesante, non c’è dubbio. Una manovra pericolosissima, senza tener conto che la cartografia GPS contiene un errore di 25-50 metri (per ragioni di terrorismo), ma 50 metri non sono niente in mare, difatti, la gomena, che è la misura corrente per le piccole distanze, è di 80 metri, e non vengono usate altre unità minori. Una gerarchia di comando e controllo molto approssimativa – quando mai un comandante non approva la rotta anzitempo? – l’assenza in plancia (sappiamo perché…) in un momento cruciale, la diffidenza con i suoi più diretti sottoposti, denotano un temperamento sbruffone ed orgoglioso, un comportamento superficiale e guascone. La compagnia è responsabile, per aver conferito il comando ad un uomo simile.

Per le vicende successive all’impatto, però, non ci sono elementi che aggravino la sua posizione nella vicenda: ha fatto quel che doveva fare, da bordo o da terra, la cosa non cambiava.
I giudici giudicheranno: vedremo se la sentenza sarà mediatica o basata sui fatti. Schettino è libero d’andare dove vuole: lo farà? Andrà in carcere?

12 commenti:


  1. Qua ci sono esperti notevoli, e non mi azzardo ad aprire bocca.
    Però posso dire che a Roma c'è un bravissimo pasticciere, che fa dolci spettacolari, e che non campa più! Perché si chiama Schettino ed ha una bella insegna sulla pasticceria.
    Da quando capitò il fattaccio, si becca battutine a ripetizione, scritte sui muri di fianco al negozio, sarcasmo ed ironia a pioggia. Povero!

    Quanto al comandante pasticcione, i suoi occhioni azzurri spalancati dichiarano la sua sorpresa al mondo. Forse è stato il primo ad essere tramortito da quanto accaduto.
    Non vivrei bene con trenta morti sulla coscienza, e certo neanche lui.
    Karma pesante!

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  2. Sinceramente, non riesco a comprendere come si possa inanellare una serie d'errori come quelli di Schettino, Eppure, Augusto, penso che avesse competenze nautiche ben superiori delle mie, che più di qualche barca a vela o a motore non ho condotto.
    A margine, noto una cosa. Proprio sotto la torre dedicata a Leon Pancaldo, a Savona, è ormeggiato un keth di 18 metri, omonimo. Era la nave scuola del Nautico: oggi versa in abbandono, perché nessuna assicurazione vuole assicurarla: è valutata sì e no 30.000 euro. A galla sta, ma necessiterebbe d'interventi su tutta la strumentazione, le cime, le vele, il motore, ecc.
    Così, gli allievi del Nautico che si esercitano a "saltare" sullo scalandrone delle navi in rada (come devono fare i piloti) rinunciano, si rifiutano e non prendono la certificazione!
    Concludo: credo che non ci sia niente come la vela per imparare le manovre, i tempi, le distanze...insomma, l'andar per mare. E non si fa più. Nel contempo, a Varazze, decine di yacht "ferri da stiro" ormeggiati, fermi in banchina, iscritti alle Cayman od a Guernesey. Sono il corrispettivo di tangenti: tutti lo sanno.
    E centinaia di barche che non si muovono mai: status symbol? Mah...
    Qualche ufficiale italiano, qualche greco o croato (gli altri sono poco affidabili: bevono) equipaggi coreani, malesi...ogni volta che incroci una nave incrocia pure le dita e fai gli scongiuri...
    Ciao ad entrambi.
    Carlo

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  3. Ciao Augusto!

    I vostri discorsi mi mettono un certo fremito cutaneo.
    Perché nella mia adolescenza volevo fare il Nautico e diventare Capitano di Lungo Corso.
    Ma si era negli anni sessanta, epoca ibrida, a metà strada fra la mentalità ottocentesca, quella post-fascista, ed in pieno borghesismo bigotto.
    Mia madre mi disse, con tono accorato: - Ma sei una donna! Non puoi stare su una nave con tutti quei marinai -. Le risposi che sarei stata il Comandante, e questo bastava.
    Così un tempo ci tarpavano le ali.
    Il fatto è che non ho mai pensato di avere dei limiti, ben prima che arrivasse il tempo del femminismo e delle conquiste sociali. I limiti ce li davano gli altri all'epoca.
    Così feci contenti i genitori ed andai al Liceo Classico, cosa molto più acconcia per una signorina, e di cui in seguito fui ben contenta, perché mi piaceva studiare le materie letterarie, in cui mi tuffai.
    Più tardi mi sono rifatta con l'Aeronautica, però, perché la spinta di girare il mondo in lungo e in largo era un bisogno insopprimibile.
    E fece bene mia madre, perché in seguito, una traversata da Barcellona a Genova in una notte buia e tempestosa, passata a percorrere tutti e tre i ponti del traghetto a turno, data l'impossibilità di dormire, mi fece capire che era bene per me stare lontana dalle navi. Anche i venti minuti di vaporetto dal Lido a Venezia mi scaraventavano nel Palazzo Ducale affetta da giramenti di testa e nausea allo stomaco.

    Oggi le donne pilotano aerei, sono Capitani di Lungo Corso, vanno nello spazio.
    Qualcosa è cambiato, e qualche passo avanti si è fatto anche in questo paese.
    La nostra generazione ha lottato per il cambiamento, e dunque qualcosa abbiamo realizzato.

    Saludos amigos!

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  4. Augusto carissimo,

    mi sembri persona intelligente e sensibile, perciò ti invito a non sottometterti al pensiero dominante, che vede nell'altro, nell'islamico, un tempo era nell'ebreo, il nostro nemico.
    I nostri nemici sono i mostri della nostra mente: egoismo, paura, bisogno di essere rassicurati dall'esterno, superstizione, crudeltà, razzismo, e molti, molti altri.
    L'altro funge da specchio delle nostre paure, allora occorre osservarle per liberarsene. Il lavoro va fatto su di sé, anche perché possiamo fare ben poco per modificare l'esterno.
    Invece , col lavoro su se stessi, si può fare molto, e se noi siamo migliori, anche il mondo cambia e diverrà migliore.

    Anche io ho un figlio e due nipoti, ma ciò che temo di più è la progressione del nucleare, l'ottundimento delle coscienze, lo strapotere delle multinazionali, l'economia di rapina, le menzogne ripetute all'infinito che diventano verità, come disse Goebbels, non i poveri della terra che cercano un posto al sole dopo essere stati colonizzati e depredati di tutto.

    La Terra è abitata dagli uomini, e gli uomini hanno tutto il diritto di spostarsi sui sentieri del mondo.
    Restiamo Umani!

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  5. Il problema delle tre religioni monoteiste si chiama elusione dell'Illuminismo. E' vero che l'Illuminismo ha relativizzato il potere religioso, ma il non farlo suscita fantasmi che pensavamo dimenticati. Se non si accettano i principi contenuti nelle grandi "Dichiarazioni" del Settecento, si apre la strada alle persecuzioni, come recitano le antiche pergamene. Anche i buddisti, nei loro testi sacri, raccontavano una terra piatta ma, appena viste le foto dai satelliti, subito dichiararono che erano errori, dovuti all'ignoranza dei tempi. Nel IX secolo, a Baghdad, un esegeta del Corano disse che il libro sacro andava letto "alla luce della ragione": gli diedero 5 anni di esilio al Cairo, un buffetto.
    Sono le religioni a chiudersi, a pretendere la verità assoluta delle scritture: poi, dal sonno della ragione escono i mostri.
    Ciao a tutti
    Carlo

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  6. Carlo,

    sulle foto dei satelliti e quelle dallo spazio potrebbe esserci la manina della NASA.
    Preferisco la mia esperienza diretta; è sufficiente prendere un aereo et voilà, da diecimila metri già si ha un'idea abbastanza coerente del geode. Eh sì, perché la Terra non è né piatta né rotonda, ma è un'ellissoide.
    Attualmente alcuni umani si dilettano nel diffondere l'idea di una Terra piatta, una studentessa tunisina ci ha fatto una tesi per un master su questa storia, per cercare di dimostrare quanto scritto nel Corano.
    Ah, se tutti costoro leggessero le ipotesi di David Icke al riguardo. Ne sentirebbero delle belle!
    Ciao.

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  7. Augusto,

    devo rammentarti quando gli sterminatori erano i cristiani, in nome del cattolicissimo re di Spagna? Invasero il Sud America e passarono a fil di spada o di archibugio milioni di Incas, Maya ed indios in generale.
    Altrettanto fecero i bravi coloni inglesi in Nord America: almeno tre milioni, forse quattro, di Nativi Americani furono sterminati per poter erigere città e grattacieli per gli avidi conquistatori, che sottrassero loro territori, acqua, risorse naturali.
    Andando un po' più indietro nel tempo, i valenti crociati ossequienti al papa, quando attraversavano i territori dell'Asia Minore sulla strada di Gerusalemme, praticavano la rapina, stupravano donne, e rosolavano su grossi spiedi i bambini per mangiarseli.
    E sorvolo sulle lotte e gli stermini delle varie fazioni di cristiani fra loro, che hanno costellato la storia d'Europa per secoli.

    Oggi, come ci rammenta Carlo, grazie alle teorie degli Illuministi, noi abbiamo una sensibilità diversa. E credo che queste persone che arrivano da tanti paesi, convivendo con noi il nostro modo di vivere, piano piano evolveranno anche loro. Ma soltanto se sapremo offrire esempi della nostra tanto decantata civiltà, che tale non è fino in fondo, visti i rigurgiti di nazionalismo e nazi-fascismo che attraversano l'Europa.
    Penso che occorra essere pragmatici: se vogliamo che i nostri nipoti vivano in una società ordinata e giusta, dobbiamo prepararli a rifuggire dal razzismo, dal pregiudizio e dall'egoismo. Altrimenti torneranno le espulsioni di massa, i campi di detenzione, i pogrom, le stelle sulla manica, che stavolta saranno verdi, non più gialle.
    Penso che le religioni, tutte le religioni, siano un veleno per l'umanità, perché dividono, e perché sono il più formidabile strumento di controllo delle menti, delle coscienze e delle vite umane.
    Quanto prima gli esseri umani se ne liberano, tanto meglio sarà.

    Saluti.

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  8. Augusto, siamo circa coetanei, quindi...non starò a farla lunga, anche Eli è "dei nostri", ma non si scherza sull'età delle signore -))
    Per i ricordi che ho io, l'Algeria era una terra che s'era liberata dei francesi grazie ad una lotta di liberazione che era costata tanto, idem l'Egitto che s'era levato il gioco ottomano (e poi anglo-francese, per il canale) e la Libia, nella quale 7 milioni d'abitanti vivevano alla grande, sorretti dal petrolio e da un leader illuminato, che inviava le jeep con i mestri di campagna sin nel deserto.
    La RAU è stata un sogno?
    Sì, ma un sogno che non stava bene alla BP ed alla Exxon Mobil, come anche l'Iran di Mossadeq...a ricacciarli nel (nostro) Medio Evo - per loro quell'poca fu di grande prestigio - siamo stati noi, grazie al sostegno di gente impresentabile come i sauditi, che non lasciano guidare le donne!
    A poco a poco - dalla prima guerra del golfo in poi - le borghesie arabe si sono chiuse in se stesse, hanno tacitato le voci dissonanti, ed è clata la cappa del buio.
    Eli dice che noi potremmo, forse, farli evolvere...sì, ma Eli dimentica che noi siamo una civiltà decadente: L'Euroamerica è, culturalmente, una terra scipita, senza idee, pensatori, nemmeno più velleità.
    Gli arabi, delusi dalla nostra pochezza, tornano alle moschee per ascoltare discorsi triti e ritriti, come se noi andassimo dal prete a farci raccontare la verità.
    Sono disperati, culturalmente disperati, perché - a differenza nostra - non hanno avuto pensatori dotati di freschezza come Rousseau e Voltaire (e tanti altri) ma solo gente che raccontava favole. La loro cultura, è ferma all'anno 1.000, nella mitica Baghdad delle cento librerie e dei grandi poeti e matematici.
    Credo che i cinesi rivolteranno questo pianeta come un calzino, perché sono la più antica cultura e non sono mai stati colonizzati. Loro, quando si saranno arricchiti a sufficienza, si scontreranno con i nostri problemi di oggi. Sarà il pensiero di Buddha e Confucio a salvare i nostri nipoti? Speriamo.
    Un abbraccio ad entrambi (vado al porto a tenere compagnia alle barche dimenticate dai loro padroni)
    Carlo

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  9. Guardate cosa ha combinato il fratello gemello di Schettino a Tenerife:


    https://www.youtube.com/watch?v=G7BLX0aeE_M

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  10. Sì, sì Augusto,

    so bene che aveva un'avaria elettrica.
    Ho fatto una battuta: visto che non ci sono vittime, si può scherzare.
    Buona domenica anche a te!

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  11. Mi ero dimenticato di ringraziarti, Augusto, per la precisa disanima che hai fatto sull'articolo e sugli errori di Schettino. Siamo sostanzialmente d'accordo, ma le tue conferme - perché mi hai detto chi sei e sei stato - mi confortano. Grazie
    Carlo

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  12. Difficile veramente capire cosa è successo, soprattutto l'accostata a sinistra: probabilmente avaria al timone con comandi bloccati. Un tempo gli ordini li dava la plancia col telegrafo di macchina (non è questo il caso), adesso comando diretto dalla plancia...mah...non so...certo, risparmi di personale...pensa che sui "giganti" della Maersk (tipo Emma Maersk) non sono nemmeno in trenta...la riparazione della nave e della diga foranea costerà due quattrini senz'altro. Ciao
    Carlo

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