Strane e molto
interessanti elezioni: nonostante le molteplici e diversificate tiritere, tutti
hanno perso. Erano elezioni di sindaci, d’accordo, ma non crederete mica che,
chi è andato a votare, lo abbia fatto meditando sul fatto che De Magistris era
meglio della Raggi oppure Fassino di Mastella?
La gente si è
espressa sulle questioni che interessano: chiami a votare il popolo? Il popolo
risponde secondo quello che la sua pancia gli indica, mica una faccia o un
partito…per fare il sindaco poi…ed ha pensato ai contratti sempre più a
termine, ai voucher, al lavoro che non c’è, alla corruzione che fa incazzare di
brutto, quando hai dei figli che non trovano lavoro, e cominci ad aver paura
che non lo trovino proprio più, perché è il lavoro ad essersi estinto. Macchine
a controllo numerico, computer, catene di montaggio automatizzate…ma se ci
fermassimo qui diremmo solo delle banalità.
Due sono le
entità che hanno gettato l’occhio sulle elezioni italiane, e che lavoreranno su
quei risultati: l’UE e la diplomazia USA, sotto varie forme e con più attori. Sarà
piaciuto lo spettacolo? Soddisfatti per il costo del biglietto?
Partiamo
dall’UE.
In Europa le
elezioni non s’indicono per creare classi dirigenti, bensì si celebrano per
osservare chi sa offrire meglio la solita merce avariata, ossia prelievi,
tasse, leggi di coercizione europee, nuove tagliole, vecchie gabelle
rimodernate, soluzioni “avveniristiche” che fanno ridere. E sempre maggior
sudditanza a Bruxelles, sia chiaro: questo è l’unico obiettivo, che tutto
comprende.
Ne sono chiari
esempi la “regolarizzazione” delle elezioni austriache, laddove il risultato
non era soddisfacente, oppure la “trovata” di vendere a pezzi la Grecia, visto che tutta
intera dà più problemi che proventi.
Saranno rimasti
soddisfatti a Bruxelles, a Francoforte, a Strasburgo? Ne dubitiamo.
E’ vero che
“tutto s’aggiusta” sempre, ma c’è sempre un prezzo da pagare ed il prezzo,
verosimilmente, deve essere il più basso possibile (in termini politici) e ben
organizzato e venduto (in termini mediatici). E’ vero che hanno la forza per
imporlo, ma schierare a difesa dell’UE i Lancieri di Montebello con i loro
blindati in una Roma assediata è una prospettiva che fa rizzare i capelli anche
a lor signori.
Vediamo alcuni
dati statistici.
Nel 2000, prima
dell’introduzione dell’euro, la fiducia degli italiani nell’impianto europeo
era del 57%, un dato piuttosto alto e “rassicurante”. Nel Marzo del 2014 era
crollato al 29%: una bella débacle, oggi sarà ancora sceso, non ci sono elementi
per affermare che sia migliorato.
La “popolarità”
dell’UE in Italia si può riassumere in questo modo: 29% di fiducia, 27% di
sfiducia e, nel mezzo, un 44% di “sfiducia da depressione”, ossia gente che non
ci crede più, ma che ha paura che staccare la spina dell’euro sia ancora
peggio.
Se l’obiettivo
europeo è la rassicurazione, queste elezioni non hanno fornito un buon viatico:
il PD, il più compatto partito europeista, ci ha mollato di brutto. Non è
catastroficamente crollato, ma il trend conduce, se non proprio all’estinzione,
ad un ruolo negletto e marginale.
Forza Italia e la Lega sono partiti,
sull’europeismo, “a geometria variabile”: negli anni sono stati su entrambe le
sponde, con un’altalena di posizioni entusiaste e dissacranti. Il loro
elettorato è ancor più variabile sul tema, e meno controllabile di quello del
“fido” PD. Gli altri, i “minori”, son lì solo per figura e danno ancor minore
affidamento.
Rimane
l’incognita 5 Stelle.
Il M5S ha dato
sì alcune indicazioni anti-europeiste, ma non ha mai preso posizioni chiare
sull’euro e, soprattutto, su cosa fare se l’Italia decidesse d’uscirne. Questo
lascia uno spazio di manovra alle burocrazie europee: in ogni modo, a meno di
giocarsi il M5S in pochissimi anni, l’UE dovrebbe – almeno formalmente – dare
qualche indirizzo politico/economico difforme dall’attuale, e quel
“formalmente”, per molti, sembra già troppo. E’ un problema, a ben vedere, che
tocca metà dell’UE, quella meridionale, e l’obiettivo delle economie del Nord è
proprio quello di non concedere nulla agli odiati PIIGS.
Di conseguenza,
tutto ciò che possiamo aspettarci è che premeranno ancor più sul PD – se ci
sarà qualche spicciolo da investire, meglio in mano al PD che al M5S – ma
chiederanno al PD qualcosa in cambio, la testa di Renzi ad esempio, e la
restaurazione della “vecchia guardia” dei D’Alema, Bersani & Co. Il fondo
del barile non contiene altro: dovranno accontentarsi.
E gli USA?
La questione USA
presenta delle differenze: agli americani interessa di più la geopolitica,
soprattutto Africa ed Asia, ed usano mezzi più spregiudicati per raggiungere i
loro obiettivi. Anche per gli americani Renzi è a un bivio: o s’adatta a
gestire in prima persona la guerra in conto terzi per la Libia, oppure torna a
Firenze a gestire la fondazione per la Vera Bistecca Fiorentina. Maremma impallinata.
La simpatia
della diplomazia USA per il M5S non è un mistero: gli americani guardano con
favore verso chi parla di rinnovamento, d’innovazione, questo sì…però…per prima
cosa gli USA sono in un anno elettorale, di conseguenza fino al 2017 non si
muoverà foglia che Washington non voglia.
Sempre che la
questione libica non s’aggravi (ossia scendano i quantitativi di greggio) e,
proprio per questa ragione, potrebbero puntare anch’essi su un ribaltone
interno al PD, onde portare al potere gente più fidata ed affidabile. Sarebbe
un’operazione di scarso rilievo, che si può fare anche sotto elezioni: e poi, a
Renzi non dispiacerebbe la fondazione per la Bistecca, la gestirebbe
insieme alla Boschi in santa pace. Maremma copulata.
Gli scenari
futuri potrebbero ancora cambiare – un M5S al potere, per gli USA, lo si
addomestica con un attentato…e che ci vuole? – ma, per ora, non vedrei altro.
Certo, Renzi
pensa ad un commissariamento, ad una “strigliatina” nel partito…ma, caro,
piccolo Renzino, non ti sei accorto che i giochi sono più grandi, e non hai
fatto bella figura con ‘ste elezioni…molti non hanno gradito il risultato,
vogliono la restituzione del biglietto…che devi fare?
Ma nulla!
Faranno tutto loro, tranquillo. A te…resterà da urlare Maremma inchiappettata!
Eh, Renzino, oneri ed onori…by, by…
RispondiEliminaMatteo,
stai sereno! Hai perso tutto quello che potevi perdere, ma ancora non è abbastanza.
Vedrai cosa ti combiniamo a ottobre col referendum costituzionale!
Qualcuno aveva provato ad avvisarti che non ti conveniva fare la brutta copia di Papi, ma tu non hai voluto ascoltare. Lui sì che sapeva giocare con gli sconti fiscali, i condoni e l'abolizione dell'ICI, un vero Maestro (Muratore).
"Lassù", nei Piani che Contano, qualcuno sta già pensando di sostituirti, lo sai?
Ma tu non preoccuparti, stai s e r e n o, ovvia! Che ti trovano un posticino migliore, uno per te ed uno per Maria Etruria. Dopo la sguattera del Guatemala, la badante di qualche banchiere, Maremma maiala.
Ciaone!
Adinolfi allo 0,6.
RispondiEliminaAll'ultimo comizio e' inciampato cadendo sui sostenitori.
Pare vi fossero i suoi e quelli di casa pound.
:-)
Saluti.
RispondiEliminaalsalto,
Adinolfi a Roma lo chiamano "Er prefisso"!
Per via dei suoi voti...
Ciao bello! :-)
E.