“Ecco, la musica è finita
gli amici se ne vanno,
che inutile serata...”
Califano – Bindi – Nisa, La musica è finita, 1967
In tre soli mesi, la parabola del M5S ha percorso un’inarrestabile ascesa: il gongolare per il trionfo elettorale, poi “piccoli politici crescono”, quindi “siamo i più belli della nidiata” e, infine, “non avevamo capito un cazzo”.
Credo che chi ha sdoganato il “vaffa” nella lingua italiana mi perdonerà se – invece di usare “cavolo”, “mazza”...o qualsiasi altro sinonimo – ho usato il termine principe, adoperato ogni giorno in mille piazze italiane.
La parabola del M5S è conclusa: dalla speranza di molti italiani che si riuscisse a voltare pagina, si è finiti nel miglior stile democristiano, ossia...c’è differenza fra elezioni politiche ed amministrative...è stata solo un’impasse temporanea...il crollo del PD-PdL ci aprirà le porte di sconfinati orizzonti...aspettate, gente, aspettate e vedrete...
Abbiamo già visto.
Gli errori del duo Grillo-Casaleggio sono immensi, incredibili, pazzeschi: a meno che non fossero la solita false flag, allora tutto si spiega. Personalmente avevo questo dubbio, ma non mi piace fare il complottista per poi gongolare affermando “io l’avevo detto”, perché alla maggior parte dei complottisti non viene mai chiesto il conto quando sparano minchiate. Vedi la guerra all’Iran, che doveva scoppiare duecento volte negli ultimi 10 anni.
Come si possono definire “troll” il popolo che li ha votati, soltanto perché chiedono conto della politica del movimento, delle scelte, delle mancate scelte, delle esternazioni, delle mancate esternazioni...insomma, della mancanza della politica che non sia un tristo conteggiar di scontrini?
Uno dei due fa il veggente e prevede disgrazie a iosa, copiando (e male) i peggiori esegeti di Nostradamus, l’altro un giorno distrugge computer e quello dopo li santifica, beve l’acqua dell’auto ad Idrogeno e poi sparisce dal programma del movimento ogni accenno all’Idrogeno come vettore energetico.
Quando chiedi conto delle scelte, ti rispondono “che hai sbagliato a votarlo”: va bene, grazie, non lo farò più. Scusate.
La politica – che ti piaccia o no, Grillo – è l’arte del compromesso per ottenere il massimo con il minimo delle concessioni: non ti chiediamo di conoscere Sun-Tzu e la sua “Arte della guerra” ma – per Dio – se costruisci un movimento così importante fino al punto d’occupare quasi un terzo del Parlamento, qualche risposta – dopo – la devi dare? O pensi che sia tutto uno show, calato il sipario tutto finisce e passi a ritirare l’assegno?
Grillo, maledizione, cerca di rinsavire!
Quando i “101” ribelli del PD non votarono Prodi, ti rendesti conto che era una minoranza che cercava di schiacciare una maggioranza perché tu – sì, proprio tu – avevi bruciato tutti i ponti alle spalle? Una volta che i tuoi fantaccini risposero picche a Bersani, questi si fregarono le mani, fecero fuori il tuo “Gargamella” e corsero da Berlusconi per continuare tutto come prima, affari compresi, ovvio.
La Finocchiaro esternò che “non c’erano mai state intenzioni serie di fare un governo PD-M5S”. Non t’è mai passato per la testa che la Finocchiaro fa parte della “carica dei 101”?
Ah certo...la tua strategia era: se questi fanno il grande inciucio, la volta seguente noi prenderemo il 100%. Permettimi di ridere: leggi i risultati di oggi. Qualcosa non va? Eh, certo...
Gli italiani che t’avevano votato non desideravano che le tue povere ed impreparate truppe perdessero i giorni e le notti a fare i conti degli scontrini. Fatto un prelievo sullo stipendio base (come faceva il PCI un tempo), credevano che potessero in seguito essere liberi di mangiare una pizza dove e come volevano. Magari non sempre la solita margherita, e magari occuparsi di politica vera, che ce ne sarebbe un gran bisogno.
Gli italiani non hanno reagito come ti aspettavi: evidente, lampante, chiarissimo.
Hanno semplicemente riflettuto: se nemmeno questi fanno una mazza, non serve scaldarsi per andare a votare. Ed a voltarli. Non ti sbagliare a dire “sono gli elettori che sbagliano”: è la peggiore idea che ti può passare per la testa.
Non hai capito che avresti avuto l’occasione di fare una trattativa seria – detto in soldoni, avevi Bersani per le palle – e che l’Europa doveva stare a guardare, non aveva scelta. L’Italia che esce dall’euro? Fine dell’UE.
Addirittura, la Merkel si sbilanciò: l’occupazione? Si crea col turn over, ossia mandando in pensione i vecchi e mettendoci dei giovani. Mario Draghi propose addirittura di mettere un interesse negativo sui conti che le banche avevano nella BCE – obbligandoli, in questo modo, a tornare a fare le banche, invece di godersi gli interessi dei soldi che la BCE stessa dava loro – e di “cartolarizzare” i 40 miliardi dei debiti dello Stato verso le imprese, che sarebbero stati “girati” agli Stati. A ben vedere, per una volta, le Nazioni sarebbero tornate a godere del diritto di signoraggio (1).
Già, ma ci voleva un po’ di muso duro, la certezza che in Italia le cose erano cambiate e che si dovesse, per forza, presentare il conto alla Germania.
Intanto, tu chiedevi ai tedeschi “d’invaderci”: ma ti rendi conto di quanto sei infantile, di come tratti la politica internazionale come un banco di frutta e verdura al mercato rionale? Ti rendi conto di non capire una mazza di politica?
Adesso non c’è più nulla da fare: raschierai il fondo del barile con i voti dei leghisti delusi, magari con qualche transfuga della destra, ma col tuo vero serbatoio di voti – quell’accozzaglia di gente che ancora pensa “a sinistra” – hai chiuso, queste elezioni lo hanno sancito, gli “share” a due cifre sono passati ad una cifra sola, fine di un sogno.
Ti do un consiglio, anche se non lo meriteresti: fai come fanno i partiti seri. Riconosci la sconfitta – invece d’atteggiarti a democristo d’antan – e metti all’ordine del giorno un congresso. Sì, un vero congresso.
Un posto dove tutti gli aderenti ed i simpatizzanti del tuo movimento possano parlarsi senza timori d’anatemi e scomuniche: hai sognato una “Città del Sole”, ed al risveglio c’era Machiavelli ad attenderti.
Fai un atto d’umiltà, e dai libertà di parola (e di voto) ai nostri “cittadini” rappresentanti.
(1) http://www.economiaweb.it/pmi-una-speranza-chiamata-draghi/