Mi sono spesso chiesto se le soluzioni “monetaristiche”, proposte da parecchi “think tank” per uscire dalla crisi (vera, falsa, inventata, ecc, poco importa), siano sufficienti per un Paese come l’Italia.
Chi crede in una nuova moneta, chi nell’allontanamento dall’Europa, chi al “congelamento” del debito pubblico (varie forme ed ipotesi), chi santifica l’euro e chi lo mette all’Inferno…ce n’è per tutte le tasche, le razze e le religioni.
Personalmente, sono rimasto vicino alle tesi di Mimmo de Simone e del prof. Auriti, ma non è nemmeno quel che Bertani crede così importante: vorrei chiedere a tutti – visto che i miei articoli fanno il giro del Web – di leggere questo articolo ed i fatti riportati, poi di stendere i piani per un nuovo governo (o roba del genere, massima libertà) che non comporti soluzioni drastiche. Ossia fucilazioni, impiccagioni, ecc.
Il primo caso è ancora legato al Ponte sullo Stretto, che ci costerà 500 milioni di euro prima di cominciare: invito caldamente a leggere (1) l’articolo con la dettagliata storia del misfatto, del quale farò una sintesi.
Nel 2006 (27 Marzo) viene firmato il contratto con Impregilo & altri che, attenzione, non comporta penali. Ma il diavolo è birbone e la coppia Matteoli-Micciché, subito dopo, introduce una nuova clausola nel contratto, la quale fissa in 540 giorni il pagamento della penale “a meno che il progetto non venga rifiutato dal CIPE” (presidente Micciché).
L’anima nera della vicenda è però Pietro Ciucci il quale, oltre che amministratore delegato della società Stretto di Messina S.p.A., è presidente dell’ANAS. Sì, strade (pubbliche) e ponti (semi-privati) che s’incontrano e festeggiano! Un bel conflitto d’interesse, ma passiamo oltre.
C’è una clausola che renderebbe tutto più facile, visto che la costruzione del ponte non è stata decisa, ossia che il CIPE (presidente Micciché) bocciasse il progetto: tutto tornerebbe da capo, a bocce ferme. Già, ma la società ha già l’acquolina in bocca per quei 500 milioni di penale, che consentono anche robuste tangenti. Ipotizziamo, non ne abbiamo prove.
Fra Inferno e Paradiso (contribuenti che pagano e aziende che intascano) avvengono anche i miracoli: eh sì, miracolo a Messina, tutti si sono scordati dello scorrere del tempo. Che caso.
I 540 giorni sono scaduti lo scorso 3 Novembre (2012) e Ciucci si è presentato all’incasso: strano modo d’incassare, con la destra (pubblica) “qualcuno” pagherà e con la sinistra (privata) “qualcuno” incasserà.
E il Governo? I ministri competenti?
Per quanto ne sappiamo – Passera e Clini, immaginiamo – hanno taciuto, salvo emanare in zona Cesarini un decreto che “ferma tutto per due anni”: un decreto chiaramente illegale, come ha evidenziato Ciucci, un tentativo stupido, giacché una società è straniera, ecc, ecc. Bastava rifiutare il progetto: oh, quale ingenuità da parte dei due ministri!
Il primo ha scaldato una sedia per un anno fotocopiando una serie di decreti “Sviluppo Italia” dei quali nessuno s’è accorto, il secondo ha ancora il relitto della Concordia a bagno. Aspetterà una mareggiata come si deve che la faccia affondare.
Possiamo, dobbiamo veramente credere che le cose siano andate così, oppure – buona la seconda – che fossero tutti d’accordo?
Tanto c’è il pozzo di san Patrizio delle tasse e delle nuove pensioni, che forniscono abbondante moneta: tu, fatti mangiare la tredicesima (se ce l’hai) per pagare l’IMU e lavora fino a 70 anni.
Intanto, 500 milioni per loro signori, senza muovere un dito. E passiamo alla seconda.
Per la seconda storia dobbiamo fare la conoscenza di Francesco Bellavista Calagirone, un nome che è tutto un programma: che sia un parente della contessa Viendalmare di fantozziana memoria?
Difatti, Bellavista Caltagirone è proprio sul mare che opera: è un costruttore di porti turistici, è quello che dovrebbero risolvere l’annoso problema dei posti barca in Italia e, soprattutto, dei prezzi.
Apriamo una breve parentesi: in Italia, se hai una barca, devi essere ricco per forza. Dunque, giù a stramazzarti di tasse e su con i prezzi dei noleggi: tanto, sono ricchi. In questo modo, la nautica italiana sta scomparendo: ai saloni si vedono solo più “barche da sogno” che costano milioni di euro e la classe media, oramai, non ha più possibilità di navigare. Difatti, i porti sono zeppi d’inserzioni di barche in vendita e il mercato delle barche “medie” (7-10 m) sta sparendo, insieme a quello dei gommoni e tutto il resto.
Risultato: i litorali italiani, d’Estate, sono sempre più deserti, mentre Dalmazia, Francia e Spagna ringraziano. Per la Francia bisogna aggiungere una nota: la Costa Azzurra è oramai, per prezzi (anche immobiliari) “diventata Italia” (per l’invasione italiana dei piccoli natanti) e i francesi sono un poco incazzati. Bisogna andare oltre la Camargue per trovare “prezzi francesi”.
Chissà perché, nel resto d’Europa il problema degli ormeggi non esiste: da Lisbona a Lubecca (Gran Bretagna compresa) si trova sempre posto e, per tenere all’ormeggio una barca, non ti devi svenare. E sì che hanno pure un problemino da nulla in aggiunta: la marea!
Se, invece, entriamo in un porto turistico italiano tutto sembra statico, immutabile: le barche sono sempre le stesse – escono raramente – e appassiscono così, di anno in anno, intristite dalla noia. Perché la barca è femmina, e se non vede un po’ di gente per chiacchierare s’avvolga di malinconia.
Quando, poi, chiedete notizie dei proprietari dei “mastodonti” allineati in banchina le risposte sono sempre le solite: “La barca è sequestrata, lui era in galera, ora deve essere uscito ma è ai domiciliari…” “Venivano, ogni tanto, poi più nulla: ho saputo che abitano in Ungheria…” “E’ stato coinvolto in uno scandalo, una storia di tangenti…adesso vive alle Cayman…”. E si potrebbe continuare.
Quelle non sono barche: sono soltanto lo status symbol, ossia la presenza, visibile e palpabile, nel mondo reale dello stuolo di faccendieri che ruotano intorno alla politica.
Oh che bel mestiere, fare il faccendiere…belle ragazze in bikini sul ponte, poi si esce e quelle muoiono dalla voglia di levarselo. Per prendere il sole: cosa avevate capito?
Come sono lontani i tempi nei quali Albert Einstein confessava: “Mi piace andare in vela, perché è lo sport meno faticoso che esista”. E’ vero: è la testa, soprattutto, che deve lavorare.
Come mai è finita così? Andiamo a chiederlo al nostro Francesco Bellavista Caltagirone, andiamo ad ascoltare cosa è successo a Fiumicino e, prima, ad Imperia dove sono (ancora in costruzione, ma bloccati dalle inchieste) porti colossali.
Il nome della società che vinse l’appalto era tutto un programma: Acqua Pia Antica Marcia, di Francesco Bellavista Caltagirone, ovviamente. Acqua (logico), Pia (sa di finanze vaticane o roba del genere), Antica (siamo qui da sempre, siamo solidi) e Marcia (la realtà): che poi corrisponda a qualche toponimo poco importa.
Anche qui, la fonte è in nota (2) ma vedrò di riassumere.
Il sistema è sempre il solito: siccome entrano nel “giro” dei finanziatori le istituzioni (Comune, Regione, ecc) il piatto deve essere ricco, più ricco del necessario. E così è: 400 milioni, lo volete o no il porto?
Poi, inizia il balletto dei subappalti (che vi risparmio): tutto finisce con un’azienda di Reggio nell’Emilia (altre fonti riportano Torino) la quale esegue materialmente i lavori per circa 100 milioni di euro.
E gli altri 300? Mistero.
Evidentemente, ci voleva qualche soldino in più per eseguire dei lavori “veri”, perché i moli galleggianti affondano subito e la diga foranea ci metterà solo un po’ di più a scendere a mare, poiché la base di tetraedri di cemento è stata posata male. La Magistratura sequestra tutto, ossia dei rottami.
Non preoccupatevi per l’azienda che ha materialmente costruito: di norma falliscono ed i veri proprietari finiscono in qualche paradiso fiscale (dove non è prevista l’estradizione).
Ah, un’ultima nota: adesso Fiumicino vuole anche il porto mercantile – e te pareva! dopo un simile “successo” – speriamo che il giro degli appalti, anche questa volta, sia bonario. Come gli Dei.
Precedentemente, Bellavista Caltagirone (che, riconosciamo, ha una gran “bella vista” per gli affari) era stato coinvolto e carcerato per quella che doveva essere la “truffa del secolo” nel campo dei porti: Imperia.
Qui, la storia (3) ha anche i connotati del feuilleton d’appendice: c’è la bella “vedova allegra” – Beatrice Cozzi Parodi – che diventa la compagna di Bellavista Caltagirone e, contemporaneamente, presidente della società “Porto di Imperia”.
Non può mancare il ministro (Scajola), che incamera – grazie ai suoi servigi – due posti barca giganteschi: almeno, questa volta, ha la decenza di raccontare che erano “soldi della moglie”; non è avvenuto “a sua insaputa”, come l’appartamento sul Colosseo.
Gli inquirenti, però, scoprono che tutti gli incontri avvenivano in un apposito bunker a prova d’intercettazioni ambientali: sarà per questo che ‘ste intercettazioni si devono levare? In ogni modo, tutto è fermo finché la magistratura non troverà il bandolo del guazzabuglio, subappalti e mazzette, quando lo troverà…beh, ci saranno le prescrizioni…poi le estradizioni…le rogatorie…
Intanto, per mettere a mare una barchetta non c’è posto.
C’è un ultimo aspetto da valutare: la legge danese. E che c’entra, chiederete voi?
C’entra perché alla costruzione del ponte di Øresund (4), che collega Danimarca e Svezia (15,9 km) è stato inaugurato nel 2000, è costato 3,5 miliardi di dollari e sette anni di lavori. Tutto è filato liscio come l’olio e non ci sono stati strascichi di nessun tipo. Vi hanno partecipato, per i subappalti, anche aziende italiane.
Ah, la legislazione danese comporta che, definito il progetto, si stende un contratto con i tempi di costruzione richiesti dal responsabile/i e pattuiti con l’amministrazione. Scaduto il termine, se gli impegni contrattuali non sono stati rispettati, il responsabile (e chi ha firmato il contratto con lui) va in galera. Non mi pare che serva continuare.
Crediamo ce ne sia abbastanza per tornare al punto dal quale eravamo partiti: una soluzione “monetaristica” oppure l’azzeramento di una classe dirigente? Nessuna delle due è proprio a portata di mano, c’è però una corposa idiosincrasia – diffusa in tutti i ceti, soprattutto popolari – per le spese folli di questa classe politica, mentre non sentiamo parimenti voci di dissenso per la moneta. Anzi, l’euro viene visto (a torto od a ragione, per me a torto) come un’ancora di salvezza.
Dunque, le dissertazioni monetarie et similia coinvolgono forse l’1% della popolazione: è un argomento per “addetti ai lavori”, è normale che sia così.
Le folli spese della Casta, invece, sono sotto gli occhi di tutti – ancora oggi, con la legge di “Stabilità” s’è assistito ad un assalto immondo – come ad esempio i 35 milioni di euro stanziati per la ricostruzione del Belice.
Il terremoto avvenne nel 1968: fino ad ora dove hanno vissuto?
Poi ci sono i soliti 2,25 miliardi per la TAV, i maestri di sci che Sacconi aveva raccomandato alla Fornero a Monza (c’è anche il video), centenari verdiani, 3,7 milioni per risarcire il disastro aereo di Monte Serra del 1977…l’elenco è in nota (5), sono le solite regalie elettorali.
La domanda è semplice: quanti italiani sono a conoscenza delle teorie monetaristiche e quanti sanno d’essere presi per il sedere da un branco di rubagalline?
Non sto affermando che il dibattito su una diversa finanza sia inutile, sto soltanto dicendo che non smuoverà mai nessuno di là di un convegno, un seminario: la consapevolezza d’essere a bagno, preda delle sanguisughe montiane, berlusconiane e bersaniane, ce l’hanno quasi tutti.
E veniamo alle soluzioni.
Avete dimestichezza con le armi da fuoco? Conoscete e sapete trattare gli esplosivi? Possedete qualcosa in più di un fucile da caccia e di un vecchio “ferro” lasciato dal nonno? Se la risposta è sì – al punto, diciamo…di mettere insieme un milione d’armati, organizzati militarmente, addestrati e consapevoli dei rischi che corrono – allora sì, si può fare.
Date pure sfogo ai vostri sogni, quando arriva la cartella di Equitalia, di sommosse e rivoluzioni: immaginate i ministri sotto sequestro, giudicati da una giuria popolare e tutto il resto.
Non c’è questa possibilità? Meglio, vi rispondo, perché ricordate che l’avversario e senz’altro più armato ed addestrato di voi ed ha un’organizzazione capillare: vengono alle 3 di notte e vi mettono tutti in un sacco.
Sono le cose che dissi 40 anni fa quando s’iniziò ad avvertire il sapore dell’olio per le armi, che non mi vide partecipe a nulla (nonostante abbia subito due perquisizioni, una della DIGOS ed una del Mossad): il tempo mi diede ragione.
Ora vi chiedo: se, per caso, qualcuno riuscisse a mettere insieme con un miracolo – lavoro duro, anni ed anni passati a costruire un movimento – lo gettereste al vento, vero? Tanto ci sono le rivoluzioni che finiscono nel sangue e le teorie economiche che salvano tutto. I sogni di Lenin e dell’incrociatore Aurora…Sojùz nerušìmyj respùblik svobòdnych…e, per i secondi, la sequenza di Mary Poppins dove tutti rivogliono i loro soldi e la banca va a gambe all’aria.
Non intendo proseguire, perché è evidente che si tratta di elucubrazioni puerili.
Proviamo a dare fiducia, per una volta, ai ragazzi di Grillo: sono inesperti, lo so, sono gente come noi che tenta una grande avventura, forse troppo grande per le loro competenze ma, domineddio, proviamo a credere in qualcosa prima di demolirlo, per una volta! Ma che ci costa? Dopo aver votato dai “Palastilisti a Padri Maristi” – come ricordava De André – ci facciamo spaventare dallo “stalinismo” di Grillo?
Avete sentito cosa ha detto Dario Fo sulla questione delle “epurazioni”? Giuste: lo sapevano prima che la Tv era out, perché c’è un preciso metodo comunicativo dietro, quello di confonderli con la marea d’idioti che frequentano i canali Tv. E Grillo vuole evitarlo.
Almeno, che siano onesti, non ci piove: se avessero trovato solo un’infrazione per pesca sportiva senza permesso i mainstream di regime l’avrebbero ingigantita con frasi roboanti per screditarli, del tipo “i grillini razzolano bene, poi pescano le balene senza permesso”.
In questo sistema di potere il “metodo Boffo” lo usano tutti: ricordate cos’è successo a Di Pietro, basta una “velina” per una Gabanelli qualunque ed il mostro è fatto, anche se Di Pietro è stato ingenuo, pasticcione ed un po’ fesso, per non dir di peggio.
Il problema, che i mainstream avevano sottovalutato, è che lo stesso metodo può essere ribaltato contro di loro: ogni giorno, dal Web, giungono bordate che sfondano le paratie delle loro navi e sono letteralmente terrorizzati da questo “effetto boomerang”. Il media bi-direzionale li sconvolge e non sanno porvi rimedio: ci vuole tempo, e lo hanno sottovalutato.
Io stesso ho ricevuto proposte allettanti: perché? “Perché non abbiamo nessuno che sia in grado di gestire una comunicazione diretta e flessibile, gentile e tagliente come la tua”. Questo mi disse il rappresentante di un grande partito italiano.
Ora che c’è la possibilità di fare entrare in Parlamento una nutrita schiera di “sabotatori” delle istituzioni malate, ci tiriamo indietro? Per correre dietro a rivoluzioni “a venire” ed a magici numeretti contabili che sanno di fate morgane?
Mio padre ricordava sempre un detto, per avere coraggio: “Tu fallo, al massimo, dopo, dì che ti sei sbagliato”.
(1) Fonte:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/12/16/ponte-sullo-stretto-pasticcio-da-500-milioni-governo-adesso-e-nei-guai/447238/
(2) Fonte:
http://www.giornalettismo.com/archives/610267/fiumicino-storia-di-un-porto-mai-nato/
(3) Fonte :
http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2012/04/10/news/porticciolo-33064703/?inchiesta=%2Fit%2Frepubblica%2Frep%2Dit%2F2012%2F04%2F10%2Fnews%2Fla_nuova_tangentopoli%2D33062089%2F
(4) Vedi :
http://it.wikipedia.org/wiki/Ponte_di_%C3%98resund
(5) Vedi:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/12/19/legge-stabilita-ok-dalla-commissione-oggi-pioggia-di-micronorme/450804/