30 dicembre 2012

Un uomo da marciapiede



Peggio di così… – si dice – già…

Appena un anno or sono un uomo di nome Mario Monti viene nominato senatore a vita: non lo furono Monicelli, Gassman, De André, Bacchelli, Sinopoli, De Filippo, Rubbia, Montanelli, Gigi Riva, Enzo Biagi, Sordi…quali meriti aveva quest’uomo? Non si sa, a parte una mediocre gestione di parecchie aziende, alcuni flop, molto pour parler, la vicinanza con il mondo bancario e la nomina a commissario europeo da parte dell’adesso “nemico” Silvio Berlusconi.



Un grigio Travèt viene nominato prima senatore a vita, poi presidente del consiglio – le minuscole non sono dei refusi – e dà vita al più trasgressivo esperimento politico della Repubblica, dalla sua nascita.

Sono nominati ministri personaggi sconosciuti, con la scusa che erano “professori”: assistiamo oggi alla più misera corsa al seggio da parte delle stesse persone. Non importa con chi: basta esserci, continuare a percepire stipendi da favola, a garantire ai propri figli sicurezza poco “choosy” – come hanno fatto la Fornero e la Cancellieri – a nominare la propria compagna in un posto chiave della CONSIP – l’ente che cura tutti gli acquisti della Pubblica Amministrazione, come ha fatto Grilli – e mille altre miserie di questa gente senza nome e senza onore. Perché?



Poiché l’aveva deciso la BCE alcuni anni or sono: gli Stati non sono più affidabili per la gestione dell’economia, dobbiamo intervenire in prima persona. Esperimento Italia, dopo un esperimento Grecia che – trattandosi di un piccolo Paese – non forniva troppe certezze per l’avvenire.



La cosa ebbe inizio negli ultimi tempi di George W. Bush: non potendo più stampare dollari (anche senza più pubblicare i certificati M3) poiché il valore del dollaro andava erodendosi nei confronti dell’euro, ma anche dello yuan, i think tank statunitensi trovarono il trucco.

S’iniziava a parlare di mercato del petrolio in euro: la molla che ha fatto scattare la fine di Saddam e l’attento “monitoraggio” dell’Iran. Gheddafi meglio morto: non si sa mai.



Vennero stampati i famosi “titoli spazzatura” – storia che conosciamo – basandosi sulla “solidità” del mercato immobiliare USA (!) e sulla certezza che John Smith – conducente di scuolabus e barista a tempo parziale – riuscisse a pagare 200.000 dollari in vent’anni avendo, come paga, il minimo salariale di 6,5 dollari l’ora.

Quindi, li hanno rivenduti a mezzo mondo con sconti “fantasmagorici”: al 50, 30, 20% del titolo originale…basta prendere soldi buoni. In pratica, come fa la n’drangheta per riciclare i soldi della cocaina.

Non contenti, chiesero aiuto all’Europa la quale – fraternamente e generosamente – partecipò al “piano Paulson” fornendo linfa vitale – come Royal Bank of Scotland ed UBS – per poi chiedere aiuto alle finanze pubbliche. Le quali, non hanno altro mezzo per trovare soldi nell’immediato che tassare e tagliare lo stato sociale.



Poi arrivarono i democratici, quelli “buoni”, che rinverdirono i fasti bellici dei Clinton: il marito si limitò alla Jugoslavia, la moglie ha fatto meglio, tutto il Nord Africa. Al prossimo segretario di stato la Siria.



L’ultimo anelito di burattinai nostrani si è consumato di notte, la notte dell’approvazione della “legge di stabilità” (la Finanziaria) con l’incredibile esclusione dei titoli derivati dalla Tobin tax, che metterà a rischio i conti pubblici per una previsione di 1,1 miliardi di euro. Pazienza: taglieranno ancora un po’ la Scuola e la Sanità, tanto per loro ci sono la sanità di Montecitorio e le scuole dei Gesuiti (1).

Il bello è che, per quanto riguarda le pensioni (persone inabili, ecc) la ragioneria dello stato risponde sempre che – anche per questioni come la SLA, gli insegnanti dichiarati inabili, soprannumerari, esodati vari – mettono “a repentaglio la stabilità del bilancio”!



Oggi, tutti i partiti principali di questo circo Barnum si sperticano nell’assicurare “i saldi di bilancio”, ossia che il prossimo governo rispetterà i “numeri” di Monti: solo Berlusconi fa il galletto, ma si dimentica che Tremonti portò il debito pubblico al 120%. Monti, “salvando l’Italia”, l’ha incrementato al 123%: eravamo capaci anche noi di salvare l’Italia distruggendola, ci vuole poco.



Perciò, cari amici del centro e del centro destra, del centro sinistra ovunque voi siate, vendoliani speranzosi, leghisti creduloni e quant’altro, fateci il santo piacere di star zitti. “Rispetterete” l’agenda di Monti, il continuatore di Berlusconi? E allora fotterete noi, non c’è scampo.

Da ultimo, gli italiani non hanno capito una mazza della questione “spread” – che è sì falsa per la sua gestione – ma terribilmente reale nei suoi effetti.



Gli italiani la vedono come un campionato di calcio al contrario: se prima era a 500 ed adesso è a 300, vuol dire che va meglio. Non è vero niente: significa che pagheremo circa il 3,5 al posto del 5,5% sui certificati del debito. Sì è un po’ meglio, ma in anni non lontani – appena 4 anni fa – lo spread era a 24.

Sì, i titoli italiani pagavano lo 0,24% in più dei titoli tedeschi, intorno all’1%: qualcuno mi spiega cosa succederà quando andranno a scadenza centinaia di miliardi di titoli al 5,5%? E quelli che stiamo vendendo al 3,5%? Le Poste pagano, già oggi, il 3,25% (lordo) sui comuni libretti di deposito!



Questa economia non ha futuro, i “Chicago boys” sono la peggior iattura della storia economica mondiale e le prospettate politiche “keynesiane” sono fatte da persone che non hanno mai letto né Marx né John Maynard Keynes.

Come fa uno stato indebitato al limite del collasso ad indebitarsi per sostenere “la crescita”?

Dobbiamo andare verso uno stato socialista ad economia programmata – lo so, per molti è una bestemmia – ma non c’è altra soluzione, anche il rapido esaurimento delle risorse ambientali conforta questa tesi.



Per ora abbiamo Grillo e la neonata formazione di Ingroia: non sarà molto, ma sono gli unici grimaldelli che abbiamo a disposizione.







23 dicembre 2012

Auguri di Buone Feste




Lo so, ci stava meglio un paesaggio imbiancato o una Befana sexy in calze autoreggenti...ma che volete...anche i Tre Re Magi non sfigurano. Dietro, s'intravedono il bue e l'asinello. Sullo sfondo, una mandria di pecore.
Abbiamo appena saputo che l'abolizione delle Province era tutta uno scherzo, che ci sarà una pioggia di miliardi per la TAV, il Mose e la "produttività". In tutto 5-6 miliardi. 10.000 esodati in più saranno salvati: chi? Non si sa: recatevi in tabaccheria e comprate lo speciale "gratta e vinci" per sapere se sarete a bordo della nave di salvataggio (Titanic) oppure se sarete abbandonati ai marosi.
L'obiettivo ha colto i tre mentre stanno applaudendo Domineddio in persona, sceso a rassicurarli: la banche, le aziende e la Casta saranno sempre salvate. Gli altri? Dio ha avuto un attimo d'amnesia. Passerà.
Nonostante questi scherzi di Carnevale anticipati, volevo farvi gli auguri personalmente con una storiella (l'ho mandata per posta, ma forse non a tutti è arrivata):

Prima del combattimento il capitano dice: "Adesso ci lanceremo all'assalto della trincea nemica, uomo contro uomo!"

"Signor capitano..."

"Che cosa vuoi Avramole?"

"Vorrei che lei mi indicasse l'uomo, così posso prima discutere con lui e trovare una soluzione."

Noi, restiamo umani.

21 dicembre 2012

Assalto finale: a colpi di fucili a tappi e monete del Monopoli



Mi sono spesso chiesto se le soluzioni “monetaristiche”, proposte da parecchi “think tank” per uscire dalla crisi (vera, falsa, inventata, ecc, poco importa), siano sufficienti per un Paese come l’Italia.

Chi crede in una nuova moneta, chi nell’allontanamento dall’Europa, chi al “congelamento” del debito pubblico (varie forme ed ipotesi), chi santifica l’euro e chi lo mette all’Inferno…ce n’è per tutte le tasche, le razze e le religioni.

Personalmente, sono rimasto vicino alle tesi di Mimmo de Simone e del prof. Auriti, ma non è nemmeno quel che Bertani crede così importante: vorrei chiedere a tutti – visto che i miei articoli fanno il giro del Web – di leggere questo articolo ed i fatti riportati, poi di stendere i piani per un nuovo governo (o roba del genere, massima libertà) che non comporti soluzioni drastiche. Ossia fucilazioni, impiccagioni, ecc.



Il primo caso è ancora legato al Ponte sullo Stretto, che ci costerà 500 milioni di euro prima di cominciare: invito caldamente a leggere (1) l’articolo con la dettagliata storia del misfatto, del quale farò una sintesi.

Nel 2006 (27 Marzo) viene firmato il contratto con Impregilo & altri che, attenzione, non comporta penali. Ma il diavolo è birbone e la coppia Matteoli-Micciché, subito dopo, introduce una nuova clausola nel contratto, la quale fissa in 540 giorni il pagamento della penale “a meno che il progetto non venga rifiutato dal CIPE” (presidente Micciché).

L’anima nera della vicenda è però Pietro Ciucci il quale, oltre che amministratore delegato della società Stretto di Messina S.p.A., è presidente dell’ANAS. Sì, strade (pubbliche) e ponti (semi-privati) che s’incontrano e festeggiano! Un bel conflitto d’interesse, ma passiamo oltre.

C’è una clausola che renderebbe tutto più facile, visto che la costruzione del ponte non è stata decisa, ossia che il CIPE (presidente Micciché) bocciasse il progetto: tutto tornerebbe da capo, a bocce ferme. Già, ma la società ha già l’acquolina in bocca per quei 500 milioni di penale, che consentono anche robuste tangenti. Ipotizziamo, non ne abbiamo prove.

Fra Inferno e Paradiso (contribuenti che pagano e aziende che intascano) avvengono anche i miracoli: eh sì, miracolo a Messina, tutti si sono scordati dello scorrere del tempo. Che caso.

I 540 giorni sono scaduti lo scorso 3 Novembre (2012) e Ciucci si è presentato all’incasso: strano modo d’incassare, con la destra (pubblica) “qualcuno” pagherà e con la sinistra (privata) “qualcuno” incasserà.

E il Governo? I ministri competenti?



Per quanto ne sappiamo – Passera e Clini, immaginiamo – hanno taciuto, salvo emanare in zona Cesarini un decreto che “ferma tutto per due anni”: un decreto chiaramente illegale, come ha evidenziato Ciucci, un tentativo stupido, giacché una società è straniera, ecc, ecc. Bastava rifiutare il progetto: oh, quale ingenuità da parte dei due ministri!

Il primo ha scaldato una sedia per un anno fotocopiando una serie di decreti “Sviluppo Italia” dei quali nessuno s’è accorto, il secondo ha ancora il relitto della Concordia a bagno. Aspetterà una mareggiata come si deve che la faccia affondare.

Possiamo, dobbiamo veramente credere che le cose siano andate così, oppure – buona la seconda – che fossero tutti d’accordo?

Tanto c’è il pozzo di san Patrizio delle tasse e delle nuove pensioni, che forniscono abbondante moneta: tu, fatti mangiare la tredicesima (se ce l’hai) per pagare l’IMU e lavora fino a 70 anni.

Intanto, 500 milioni per loro signori, senza muovere un dito. E passiamo alla seconda.



Per la seconda storia dobbiamo fare la conoscenza di Francesco Bellavista Calagirone, un nome che è tutto un programma: che sia un parente della contessa Viendalmare di fantozziana memoria?

Difatti, Bellavista Caltagirone è proprio sul mare che opera: è un costruttore di porti turistici, è quello che dovrebbero risolvere l’annoso problema dei posti barca in Italia e, soprattutto, dei prezzi.



Apriamo una breve parentesi: in Italia, se hai una barca, devi essere ricco per forza. Dunque, giù a stramazzarti di tasse e su con i prezzi dei noleggi: tanto, sono ricchi. In questo modo, la nautica italiana sta scomparendo: ai saloni si vedono solo più “barche da sogno” che costano milioni di euro e la classe media, oramai, non ha più possibilità di navigare. Difatti, i porti sono zeppi d’inserzioni di barche in vendita e il mercato delle barche “medie” (7-10 m) sta sparendo, insieme a quello dei gommoni e tutto il resto.

Risultato: i litorali italiani, d’Estate, sono sempre più deserti, mentre Dalmazia, Francia e Spagna ringraziano. Per la Francia bisogna aggiungere una nota: la Costa Azzurra è oramai, per prezzi (anche immobiliari) “diventata Italia” (per l’invasione italiana dei piccoli natanti) e i francesi sono un poco incazzati. Bisogna andare oltre la Camargue per trovare “prezzi francesi”.

Chissà perché, nel resto d’Europa il problema degli ormeggi non esiste: da Lisbona a Lubecca (Gran Bretagna compresa) si trova sempre posto e, per tenere all’ormeggio una barca, non ti devi svenare. E sì che hanno pure un problemino da nulla in aggiunta: la marea!



Se, invece, entriamo in un porto turistico italiano tutto sembra statico, immutabile: le barche sono sempre le stesse – escono raramente – e appassiscono così, di anno in anno, intristite dalla noia. Perché la barca è femmina, e se non vede un po’ di gente per chiacchierare s’avvolga di malinconia.

Quando, poi, chiedete notizie dei proprietari dei “mastodonti” allineati in banchina le risposte sono sempre le solite: “La barca è sequestrata, lui era in galera, ora deve essere uscito ma è ai domiciliari…” “Venivano, ogni tanto, poi più nulla: ho saputo che abitano in Ungheria…” “E’ stato coinvolto in uno scandalo, una storia di tangenti…adesso vive alle Cayman…”. E si potrebbe continuare.

Quelle non sono barche: sono soltanto lo status symbol, ossia la presenza, visibile e palpabile, nel mondo reale dello stuolo di faccendieri che ruotano intorno alla politica.

Oh che bel mestiere, fare il faccendiere…belle ragazze in bikini sul ponte, poi si esce e quelle muoiono dalla voglia di levarselo. Per prendere il sole: cosa avevate capito?

Come sono lontani i tempi nei quali Albert Einstein confessava: “Mi piace andare in vela, perché è lo sport meno faticoso che esista”. E’ vero: è la testa, soprattutto, che deve lavorare.

Come mai è finita così? Andiamo a chiederlo al nostro Francesco Bellavista Caltagirone, andiamo ad ascoltare cosa è successo a Fiumicino e, prima, ad Imperia dove sono (ancora in costruzione, ma bloccati dalle inchieste) porti colossali.



Il nome della società che vinse l’appalto era tutto un programma: Acqua Pia Antica Marcia, di Francesco Bellavista Caltagirone, ovviamente. Acqua (logico), Pia (sa di finanze vaticane o roba del genere), Antica (siamo qui da sempre, siamo solidi) e Marcia (la realtà): che poi corrisponda a qualche toponimo poco importa.

Anche qui, la fonte è in nota (2) ma vedrò di riassumere.



Il sistema è sempre il solito: siccome entrano nel “giro” dei finanziatori le istituzioni (Comune, Regione, ecc) il piatto deve essere ricco, più ricco del necessario. E così è: 400 milioni, lo volete o no il porto?

Poi, inizia il balletto dei subappalti (che vi risparmio): tutto finisce con un’azienda di Reggio nell’Emilia (altre fonti riportano Torino) la quale esegue materialmente i lavori per circa 100 milioni di euro.

E gli altri 300? Mistero.

Evidentemente, ci voleva qualche soldino in più per eseguire dei lavori “veri”, perché i moli galleggianti affondano subito e la diga foranea ci metterà solo un po’ di più a scendere a mare, poiché la base di tetraedri di cemento è stata posata male. La Magistratura sequestra tutto, ossia dei rottami.

Non preoccupatevi per l’azienda che ha materialmente costruito: di norma falliscono ed i veri proprietari finiscono in qualche paradiso fiscale (dove non è prevista l’estradizione).

Ah, un’ultima nota: adesso Fiumicino vuole anche il porto mercantile – e te pareva! dopo un simile “successo” – speriamo che il giro degli appalti, anche questa volta, sia bonario. Come gli Dei.



Precedentemente, Bellavista Caltagirone (che, riconosciamo, ha una gran “bella vista” per gli affari) era stato coinvolto e carcerato per quella che doveva essere la “truffa del secolo” nel campo dei porti: Imperia.

Qui, la storia (3) ha anche i connotati del feuilleton d’appendice: c’è la bella “vedova allegra” – Beatrice Cozzi Parodi – che diventa la compagna di Bellavista Caltagirone e, contemporaneamente, presidente della società “Porto di Imperia”.

Non può mancare il ministro (Scajola), che incamera – grazie ai suoi servigi – due posti barca giganteschi: almeno, questa volta, ha la decenza di raccontare che erano “soldi della moglie”; non è avvenuto “a sua insaputa”, come l’appartamento sul Colosseo.

Gli inquirenti, però, scoprono che tutti gli incontri avvenivano in un apposito bunker a prova d’intercettazioni ambientali: sarà per questo che ‘ste intercettazioni si devono levare? In ogni modo, tutto è fermo finché la magistratura non troverà il bandolo del guazzabuglio, subappalti e mazzette, quando lo troverà…beh, ci saranno le prescrizioni…poi le estradizioni…le rogatorie…

Intanto, per mettere a mare una barchetta non c’è posto.



C’è un ultimo aspetto da valutare: la legge danese. E che c’entra, chiederete voi?

C’entra perché alla costruzione del ponte di Øresund (4), che collega Danimarca e Svezia (15,9 km) è stato inaugurato nel 2000, è costato 3,5 miliardi di dollari e sette anni di lavori. Tutto è filato liscio come l’olio e non ci sono stati strascichi di nessun tipo. Vi hanno partecipato, per i subappalti, anche aziende italiane.

Ah, la legislazione danese comporta che, definito il progetto, si stende un contratto con i tempi di costruzione richiesti dal responsabile/i e pattuiti con l’amministrazione. Scaduto il termine, se gli impegni contrattuali non sono stati rispettati, il responsabile (e chi ha firmato il contratto con lui) va in galera. Non mi pare che serva continuare.



Crediamo ce ne sia abbastanza per tornare al punto dal quale eravamo partiti: una soluzione “monetaristica” oppure l’azzeramento di una classe dirigente? Nessuna delle due è proprio a portata di mano, c’è però una corposa idiosincrasia – diffusa in tutti i ceti, soprattutto popolari – per le spese folli di questa classe politica, mentre non sentiamo parimenti voci di dissenso per la moneta. Anzi, l’euro viene visto (a torto od a ragione, per me a torto) come un’ancora di salvezza.

Dunque, le dissertazioni monetarie et similia coinvolgono forse l’1% della popolazione: è un argomento per “addetti ai lavori”, è normale che sia così.

Le folli spese della Casta, invece, sono sotto gli occhi di tutti – ancora oggi, con la legge di “Stabilità” s’è assistito ad un assalto immondo – come ad esempio i 35 milioni di euro stanziati per la ricostruzione del Belice.

Il terremoto avvenne nel 1968: fino ad ora dove hanno vissuto?

Poi ci sono i soliti 2,25 miliardi per la TAV, i maestri di sci che Sacconi aveva raccomandato alla Fornero a Monza (c’è anche il video), centenari verdiani, 3,7 milioni per risarcire il disastro aereo di Monte Serra del 1977…l’elenco è in nota (5), sono le solite regalie elettorali.



La domanda è semplice: quanti italiani sono a conoscenza delle teorie monetaristiche e quanti sanno d’essere presi per il sedere da un branco di rubagalline?

Non sto affermando che il dibattito su una diversa finanza sia inutile, sto soltanto dicendo che non smuoverà mai nessuno di là di un convegno, un seminario: la consapevolezza d’essere a bagno, preda delle sanguisughe montiane, berlusconiane e bersaniane, ce l’hanno quasi tutti.



E veniamo alle soluzioni.

Avete dimestichezza con le armi da fuoco? Conoscete e sapete trattare gli esplosivi? Possedete qualcosa in più di un fucile da caccia e di un vecchio “ferro” lasciato dal nonno? Se la risposta è sì – al punto, diciamo…di mettere insieme un milione d’armati, organizzati militarmente, addestrati e consapevoli dei rischi che corrono – allora sì, si può fare.

Date pure sfogo ai vostri sogni, quando arriva la cartella di Equitalia, di sommosse e rivoluzioni: immaginate i ministri sotto sequestro, giudicati da una giuria popolare e tutto il resto.

Non c’è questa possibilità? Meglio, vi rispondo, perché ricordate che l’avversario e senz’altro più armato ed addestrato di voi ed ha un’organizzazione capillare: vengono alle 3 di notte e vi mettono tutti in un sacco.

Sono le cose che dissi 40 anni fa quando s’iniziò ad avvertire il sapore dell’olio per le armi, che non mi vide partecipe a nulla (nonostante abbia subito due perquisizioni, una della DIGOS ed una del Mossad): il tempo mi diede ragione.



Ora vi chiedo: se, per caso, qualcuno riuscisse a mettere insieme con un miracolo – lavoro duro, anni ed anni passati a costruire un movimento – lo gettereste al vento, vero? Tanto ci sono le rivoluzioni che finiscono nel sangue e le teorie economiche che salvano tutto. I sogni di Lenin e dell’incrociatore Aurora…Sojùz nerušìmyj respùblik svobòdnych…e, per i secondi, la sequenza di Mary Poppins dove tutti rivogliono i loro soldi e la banca va a gambe all’aria.

Non intendo proseguire, perché è evidente che si tratta di elucubrazioni puerili.



Proviamo a dare fiducia, per una volta, ai ragazzi di Grillo: sono inesperti, lo so, sono gente come noi che tenta una grande avventura, forse troppo grande per le loro competenze ma, domineddio, proviamo a credere in qualcosa prima di demolirlo, per una volta! Ma che ci costa? Dopo aver votato dai “Palastilisti a Padri Maristi” – come ricordava De André – ci facciamo spaventare dallo “stalinismo” di Grillo?

Avete sentito cosa ha detto Dario Fo sulla questione delle “epurazioni”? Giuste: lo sapevano prima che la Tv era out, perché c’è un preciso metodo comunicativo dietro, quello di confonderli con la marea d’idioti che frequentano i canali Tv. E Grillo vuole evitarlo.



Almeno, che siano onesti, non ci piove: se avessero trovato solo un’infrazione per pesca sportiva senza permesso i mainstream di regime l’avrebbero ingigantita con frasi roboanti per screditarli, del tipo “i grillini razzolano bene, poi pescano le balene senza permesso”.

In questo sistema di potere il “metodo Boffo” lo usano tutti: ricordate cos’è successo a Di Pietro, basta una “velina” per una Gabanelli qualunque ed il mostro è fatto, anche se Di Pietro è stato ingenuo, pasticcione ed un po’ fesso, per non dir di peggio.

Il problema, che i mainstream avevano sottovalutato, è che lo stesso metodo può essere ribaltato contro di loro: ogni giorno, dal Web, giungono bordate che sfondano le paratie delle loro navi e sono letteralmente terrorizzati da questo “effetto boomerang”. Il media bi-direzionale li sconvolge e non sanno porvi rimedio: ci vuole tempo, e lo hanno sottovalutato.



Io stesso ho ricevuto proposte allettanti: perché? “Perché non abbiamo nessuno che sia in grado di gestire una comunicazione diretta e flessibile, gentile e tagliente come la tua”. Questo mi disse il rappresentante di un grande partito italiano.



Ora che c’è la possibilità di fare entrare in Parlamento una nutrita schiera di “sabotatori” delle istituzioni malate, ci tiriamo indietro? Per correre dietro a rivoluzioni “a venire” ed a magici numeretti contabili che sanno di fate morgane?



Mio padre ricordava sempre un detto, per avere coraggio: “Tu fallo, al massimo, dopo, dì che ti sei sbagliato”.



(1) Fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/12/16/ponte-sullo-stretto-pasticcio-da-500-milioni-governo-adesso-e-nei-guai/447238/

(2) Fonte: http://www.giornalettismo.com/archives/610267/fiumicino-storia-di-un-porto-mai-nato/

(3) Fonte : http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2012/04/10/news/porticciolo-33064703/?inchiesta=%2Fit%2Frepubblica%2Frep%2Dit%2F2012%2F04%2F10%2Fnews%2Fla_nuova_tangentopoli%2D33062089%2F

(4) Vedi : http://it.wikipedia.org/wiki/Ponte_di_%C3%98resund

(5) Vedi: http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/12/19/legge-stabilita-ok-dalla-commissione-oggi-pioggia-di-micronorme/450804/



18 dicembre 2012

Consigli per gli acquisti

Goran Bregovic - Kalashnikov - Poznan - 1997 



Un simpatico gadget elettorale...

16 dicembre 2012

Grazie, pastore tedesco


Se credevate che le sciagure che ci perseguitano fossero le cicliche “stragi di Columbine” – repetita juvant, per giungere a capire il tritolesco compound fra Costituzione Americana, lobby delle armi e delirio mentale – oppure le altrettanto ripetitive “operazione piombo fuso”, “deserto rovente”, “teste di cazzo in azione” o comunque la solita roba che va in scena in Palestina, siete molto distanti.

C’è un bambino che muore di fame ogni 8 secondi, in Africa l’AIDS fa strage, gli indios amazzonici scappano nonsisadove per sfuggire alle trivelle ed ai taglialegna, il mare è sempre più inquinato da miliardi di schifezze – chi ricorda il “continente” di plastica fra gli USA ed il Giappone? – metteteci anche il mutamento climatico, le calamità nelle zone montuose (Tremonti-Monti-Monte dei Paschi), l’estinzione del falco pellegrino (ci sarà ancora? tanto era solo un povero pellegrino…), Chernobyl e Fukushima, la seconda guerra mondiale, la prima guerra mondiale, tutte la stramaledette guerre da Brenno in poi, una colica di reni, una punta di trapano piantata per sbaglio nel palmo…no, non ci siamo ancora.

La vera emergenza sono i gay. Ohibò: forse è perché non sono gay, ma non me n’ero mai accorto. Eppure è così: lo dice il Papa. Ex cathedra?

Non si sa.



Si sa soltanto che sono “un’offesa contro la verità della persona umana” e “una ferita grave inflitta alla giustizia e alla pace”. (1)

Giuro, non me n’ero proprio accorto. Eppure ne ho conosciuti di gay: qualcuno – siamo onesti – è anche un bel rompicoglioni saccente e superbo (come avviene di norma in tutte le comunità discriminate), ma che attentassero alla giustizia (?) e alla pace (?!?), che fossero un’offesa per il genere umano non lo sapevo proprio. Ma cosa vuol dire???????

Gay che vendono armi e sparano, si fanno la guerra, fanno le guerre in conto proprio ed in conto terzi…la giustizia non è più quella che dovrebbe essere perché c’è qualche gay che la “ferisce” e riscrive le sentenze? Qualcuno, poi, mi dovrebbe spiegare che cos’è la “verità della persona umana” perché io, con i miei modesti mezzi, ancora non ci sono arrivato.

Scendiamo con i piedi per terra, perché anch’io ho un sacco di domande da farle – Herr Ratzinger – e non “twitto”. Mi hanno detto che lei “twitta”, perciò – se c’è qualcuno che twitta – può porgergliele per mio conto? Grazie.



Il mio interesse è tutto centrato sull’Arca di Noè – e come poteva essere diverso… – che mi ha sempre affascinato: avevo persino pensato di costruirmene una. Ma a chi chiedo?

Di salire sull’Ararat, alla mia età, non se ne parla: un postaccio schifoso, zeppo di banchi di nebbia, ghiaccio che si stacca e serpenti d’ogni razza. Non fa per me.



Ma l’Arca, era una barcaccia a fondo piatto, un elegante “chiglia lunga” oppure uno straordinario e futurista battello con deriva “a goccia”? Non si sa mai, Domineddio con i suoi miracoli…

Come dice? Chiedere ad un ingegnere navale? Sì, così – subito dopo – mi mettono la camicia di forza. E’ lei l’autorità in materia: legga, ricerchi, scartabelli, s’informi, trovi…altrimenti, che twitta a fare?



Poi c’è un secondo aspetto, più dottrinale (in senso lato): se – poniamo il caso – l’Arca di Noè si trova a passare nei pressi del Mar Rosso e di Mosè che divide le acque, che succede?

Va in secca? L’Arca di Dio? Mm…

Mosè viene temporaneamente paralizzato? E già: così arrivano i soldati del Faraone.



Noi propendiamo per una terza ipotesi, detta del “miracolo integrato”: mentre Mosè divide le acque, se l’Arca si manifesta con un apposito segnale acustico – in mancanza di un apposito Osculati Integrated Sound System, può bastare anche un “Oè, a terra!” – le acque, proprio a proravia dell’Arca, si richiudono per farla passare quindi, pochi secondi dopo, tornano a separarsi. Le tornano i conti con i tempi necessari a Mosè e la lunghezza dell’Arca? In fondo è solo il concetto di ponte girevole – tipo Taranto – solo che è fatto d’acqua: ma che volete che sia per Domineddio…



Infine, una domanda sulle dotazioni di bordo: a parte la propulsione (la vela) sulla quale torneremo in un prossimo articolo, com’erano sistemate le specie a bordo? Va bene la capretta e il cagnolino, ma come la mettiamo fra il cobra e la mangusta? Il rinoceronte era in uno spazio adatto? No, perché le demoliva l’Arca in pochi secondi, lo tenga a mente. Il leone e la gazzella erano veri oppure di celluloide, creati dalla Disney? L’anaconda era a bordo oppure nuotava a prua, come un pesce pilota?



Poi, ci sono altre piccole cose che richiedono una sua rapida precisazione. Ho un amico gay che vorrebbe donare l’8 per mille alla chiesa cattolica: accettate la donazione? Già che ci siamo: chi ha pagato il conto dell’ultima cena?

Non la tedierò oltre ma capirà bene che ci sono dei problemi logistici e storici mica da nulla: attendiamo le sue puntuali risposte.



Al termine, vorremmo chiederle qualcosa di una certa Rebecca Kadaga: le fa sangue la negretta? Suvvia, sia franco: non sarà mica gay per caso?

E’ una sua fan, indubbiamente, e vuole fare al suo popolo – sue parole – un bel regalo di Natale: mica è come Monti (l’amichetto suo) che ci rapina con l’Imu, no! In Uganda, per Natale, probabilmente giungerà una nuova legge, che prevede la pena di morte per i gay! Evviva!

Non è uno scherzo. (2)



Non è una questione di sharia, non sono i musulmani a chiederlo (immaginiamo, però, che non si lamenteranno troppo) è “un bel regalo agli ugandesi anti-gay” (sic!), ha precisato la Presidente del Parlamento, Rebecca Kadaga, appunto.

Un nuovo ecumenismo, transnazionale e transreligioso, nel nome del “ammazza, ammazza, brucia, brucia, impicca, impicca” : un miracolo! Ah, scusi: la parola “trans” non le piace.



La pena minima è di 14 anni per chi viene sorpreso a convivere con una persona dello stesso sesso (già immaginiamo le difese: è mio fratello! mio cugino! non l’avevo mica duro: guardi!): che, per “l’accoglienza” delle prigioni ugandesi, ipotizziamo che equivalga ad una pena di morte. Poi, però, la legge aumenta le pene per la reiterazione del delitto, la partecipazione di minorenni (lei, per caso, ne sa qualcosa?) e l’AIDS.

Ah, così – en passant – le ricordiamo che il coinvolgimento di minorenni comporta la pena di morte.



Il Presidente americano Obama ha definito la legge “odiosa” e, con lui, molte cancellerie europee stanno meditando di tagliare gli aiuti economici all’Uganda, così da rendere difficile l’acquisto della corda.

Lei, che fa?

Accoglie la signora, parla con lei, le stringe la mano e…la benedice! Lo sa che ha benedetto una potenziale assassina? Già, c’era un precedente: il suo predecessore Giovanni Paolo II, nel 1980, benedisse Videla, quello dei 30.000 morti argentini del “Piano Condor”, in una Roma blindata per le proteste e soffocata dal fumo dei lacrimogeni. Non vi smentite mai.



Non sappiamo perché esiste l’omosessualità, ma sappiamo che è sempre esistita: nel gran cocktail biochimico del corpo umano la natura non dispone gli ormoni seguendo un’enciclica, ma come viene, nella casualità delle leggi evolutive. Ci vada piano a infilarci la natura nel “piano generale” di Dio.



Insomma, a voi le cose normali, tranquille, comuni – del tipo “fatti gli affari tuoi e non rompere” – proprio non piacciono: Alessandro Magno aveva una guardia pretoria di 400 guerrieri gay, perché li riteneva insuperabili (giacché difendevano anche il loro compagno). Nelle isole del Pacifico – prima che andassimo a rompere il cazzo – l’omosessualità era considerata comune, quanto farsi irretire sulla spiaggia dalle belle danzatrici in una notte di luna. Nessuno si poneva problemi: solo voi avevate ed avete sempre qualcosa da dire, una morale (la vostra) da difendere a spada (nomen omen) tratta, un giudizio “divino” da fornire all’occorrenza.



Siete dei poveri segaioli senza morale né umanità: per voi, il principio della difesa dell’adolescenza non vale: da sempre – nei collegi, nei seminari, nelle scuole: lo sappiamo tutti, inutile stendere cortine fumogene – inchiappettate i ragazzini. Per gli altri? La pena di morte.



Chi è stato a fermare i Bersaglieri di Porta Pia, davanti al Vaticano? Chi è quel generale? Fucilatelo!



Vedi: http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/12/14/kill-the-gay/446386/

Vedi: http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/12/14/papa-benedice-promotrice-legge-che-prevede-pena-di-morte-per-gay-in-uganda/446392/




12 dicembre 2012

Buongiorno


Quello che sta succedendo non attiene alla vostra, personale opinione che avete su Beppe Grillo e sul suo Movimento (M5S) né sugli altri, piccoli movimenti nati alla fine di questa drammatica legislatura: è una questione di democrazia.

Certo, il M5S è un caso eclatante rispetto agli altri, poiché rischia d’attrarre circa il 20% dei votanti: un quinto dell’elettorato, milioni d’elettori che saranno gabbati da un mix ben studiato, ossia le farraginose regole per presentare nuove liste (se hai già un solo parlamentare non serve niente, ti è abbuonato tutto: la Casta sa scrivere bene le sue regole) e la “fretta” delle elezioni anticipate.

Passiamo alla serie di faccende delle quali non mi frega un accidente: che Grillo sia un despota, che sia antidemocratico, che sia un framassone, che Casaleggio sia un pazzo, che le sue primarie siano poco convincenti, che siano dei ragazzi allo sbaraglio preda dei marpioni parlamentari, che tutto sia già orchestrato per acchiappare i voti dissidenti, che Grillo sia anche lui un compagno di merende.

Oddio, se lo fosse non farebbero tutto questo ambaradan per fermare la sua lista, ma passiamo oltre anche a questa obiezione.

Ricordiamo che, nell’odiata Germania dello spread, bastano 50 (cinquanta) firme di fronte ad un notaio per presentarsi alle elezioni: poi, se non hai seguito, ti ferma lo sbarramento al 4% ma questo non è il caso di Grillo, che va anche oltre la soglia (8%) per entrare in Senato, mentre partiti storici come l’UDC non sanno nemmeno se entreranno alla Camera (4%). Quella tedesca è una discreta legge elettorale: se il governo va per farfalle – ed il popolo si raggruppa copiosamente in nuove formazioni – la legge lo consente, checché ne dicano gli impotenti complottisti.

Vorremmo chiedere a questi azzimati saltimbanchi della politica, a quelle signore figlie di buona donna e del bisturi che siedono in Parlamento: vi rendete conto che per salvare voi stessi state affossando quel che rimane della democrazia in Italia?

Avete idea di cosa succederà? Credete di passarla liscia?

Anche chi non sostiene Grillo, chi crede alle balle che sia un despota (e non che quelli che ha sbattuto fuori stavano già facendo lingua in bocca con l’apparato della Casta), oppure un sognatore, un massone o quant’altro dovrà riconoscere che un diritto enorme come l’Universo gli è stato negato.

La Casta andrà al potere sorreggendosi sul 40% dei consensi: contro la maggioranza degli italiani. Di più: al suo interno non tutti sono d’accordo su un “Monti forever”, come la Lega, Vendola, settori del PD. Attenzione: stiamo parlando degli elettori, non dei vertici. Per pura pietà non prendiamo nemmeno in considerazione Berlusconi, che blatera le verità lette su Internet e poi non saprebbe cosa fare.

In queste condizioni, quale governo può reggere?

D’accordo che gli italiani non siano dei rivoluzionari, ma questa volta la misura sarebbe veramente colma: presidente Napolitano, non si governa proteggendosi dietro ai mitra dei Carabinieri – lo ricordi – e se la “piazza” viene repressa con quei mezzi, Dio solo sa cosa potrà succedere.

“Ci vedremo in Parlamento, dentro o fuori, e sarà comunque un piacere” dice oggi Grillo: credetemi – se ancora credete nella democrazia, che oramai è solo un dentifricio col quale vi sciacquate la bocca – non fate questo errore madornale. I morti non tornano indietro, e chiedono altro sangue per vendetta.

Quel “dentro o fuori” è un avvertimento, sa di V per vendetta. Pensateci.



11 dicembre 2012

Sulle ridenti colline toscane


Castiglion Fibocchi, provincia di Arezzo, Toscana centrale: là – verrebbe da dire “cui vennero i Guidi e i Malatesta”, ma quella è Romagna, appena oltre l’Appennino – sorridono i vigneti “doc” al sole di un Autunno che già sa d’Inverno, con le ultime foglie rosse ai tralci, pronte per il loro alito di vento che le porterà in cielo a volteggiare.

Terra di buon vino e sapori forti, ma anche d’oro, da quando Fanfani pretese una “deviazione” dell’Autosole per giungere almeno nei pressi dell’amata Arezzo, e vi fondò – con chissà quali soldi, e di chi – la fabbrica dell’oro toscano. E Siena l’odiata, da Firenze e da Arezzo, restò senza collegamento autostradale.



Oggi ho il privilegio d’essere un gabbiano che s’è allontanato un po’ dal mare e volteggio, maestoso, sopra colline ed abitati: da lassù nulla sfugge, nemmeno quei due vecchietti che parlano – ciascuno dalla sua parte della recinzione – nel sole del primo pomeriggio.

Atterro silenzioso in una macchia di lecci lì presso e, i due, non s’accorgono della mia presenza.



A. «Allora, com’è andata la vendemmia?»

L. «Meravigliosa, stupenda: con ‘sto mutamento climatico, fra un po’, faremo dei vini che non sfigureranno coi grandi piemontesi. Se avessimo dei bianchi…ci sarebbe da pensare ai francesi…»

A. «E dai, non t’allargare troppo! gli Champagne…piuttosto, che mi dici delle novità della politica?»

L’uomo si lasciò andare in un riso che pareva più un sogghigno, di quelli che maturano quando il fiato è poco:

L. «Hai visto che roba? Noi glielo avevamo detto…lascia perdere…non serve…tanto anche Bersani è della banda ed è subito corso a farsi intervistare dal Wall Street Journal…siamo tranquilli, sotto questo aspetto…eppure lui, fuori tempo massimo, vuole correre. Sarà che crede ancora di premere sulla Magistratura, ma è un disperato…si vede…finirà contro un muro: ha sottovalutato i poteri che ha conto, quelli che un tempo lo osannavano – basta che i comunisti non andassero al potere, i “comunisti”…» i due risero «e che adesso hanno decretato la sua fine. D’altro canto, non può mettersi contro l’Europa, tempo perso, accontentiamoci…»

A. «Accontentarsi, beh…»

L. «Ma tu ricordi che casino era l’Italia degli anni ’70, quando decidemmo di fondare la Loggia? Chi ci avrebbe mai creduto di riuscire a realizzare il piano? Qualcosa sì – ci credevamo – ma così…adesso c’è da preoccuparsi per l’altro piatto della bilancia…un terzo degli italiani che rasentano la soglia della povertà…rischiamo d’avere dei problemi di bilancio per mantenere degli affamati: questo non doveva accadere!»

A. «Ma scusa: il piano era preciso, prevedeva d’eliminare tutti i sindacati, i partiti della sinistra…»

L. «Certo: ma non gli italiani! Loro, dovevano essere felici in un Paese dove “i treni arrivavano in orario” e accontentarsi. Non c’era libertà? E cosa se ne fanno della libertà? Ci riempiono la pancia, ci allevano i figli?»

A. «Beh, lasciatelo dire: adesso esageri. Io appartengo, per censo, alla casata che questo Paese l’ha creato: non posso credere che, per far felici i tuoi desideri di “ordine”, si dovesse sacrificare la libertà!»

L. «Ti capisco, ma non è mica per sempre: osserva il Cile. Vent’anni di dittatura li hanno domati: adesso, vivono tranquilli e sottomessi. Perché quel dannato, che ha avuto quasi un ventennio di tempo – più tutte le televisioni – non è riuscito a domarli?»

A. «Perché quel modello, in Italia, era improponibile: dai, il Cile…mica poteva ammazzarli tutti…»

L. «Beh, i tuoi antenati lo fecero…ricordi cosa successe al forte di Fenestrelle? Comunque hai ragione, non era questo il metodo. Il potere gli ha dato alla testa…che colpo magnifico fu la legge elettorale! Pensa: il gotha degli eletti che elegge i peones, i quali sono votati forzatamente dalla gente…poi votano un Presidente-Re» il vecchio sogghignò nuovamente, questa volta diretto proprio al suo vicino di casa, accompagnando il ghigno con un sollevare del mento nella sua direzione «poi nominano i due Presidenti delle Camere e il Presidente del Consiglio, il quale nomina tutto il gotha della finanza e dell’industria e, per finire, tutti insieme: Presidente della Repubblica, Presidente del Consiglio e tutto l’ambaradan nominano i giudici della Consulta. Un gioco ad incastro perfetto, nel quale si ha l’apparenza del rispetto della Costituzione mentre invece, la vecchia baldracca di Nenni e Togliatti è diventata carta da cesso!»

A. «Dopo, però, è andato: è diventato una specie di Nerone, un Napoleone in miniatura…»

L. «Certo, e non avrà nemmeno i Cento Giorni…al massimo un posto da deputato: guarda che fa tutto questo can-can per l’immunità parlamentare, o come la chiamano adesso…»

A. «Davvero fu un colpo geniale la legge elettorale: come immunizzare la democrazia con il mezzo principe, la legge elettorale…geniale…»

L. «E pensa: tutti credono che quel maialetto vestito di verde sia stato l’estensore…come si chiama…Calderaio, Calafato…no…Calderina…»

A. «Calderoli.»

L. «Ah già, Calderoli» e rise «ma dimmi: quando hai pronunciato “mezzo principe”…chissà perché mi sei venuto in mente…» i due risero.

A. «Sì, di un regno che non esiste più da quasi 70 anni…meno male che regno almeno qui, sui miei vigneti…quello stupido di mio cugino…lui corre a leccar piedi dappertutto, dal Presidente al magistrato che lo ha acchiappato e si fa pure scappare, in cella, che ha gabbato i giudici di Parigi dopo aver ammazzato quel ragazzo…guarda, basta perché m’incazzo…altrimenti ti chiedo cosa facevi a Fortezza subito dopo la liberazione…»

L. «Ok, ok…se ci metti sopra un “carico pesante” come Fortezza non si parla più delle tue spettanze dinastiche…piuttosto, che ne dici dell’ultimo servitore, quel Bersani?»

A. «Ma che ne so…uno vale l’altro…D’Alema ha fatto la guerra in Kosovo per conto degli americani, questo dovrà fare il servo dei tedeschi…guarda che io i tedeschi li conosco, brutta razza, quasi quanto tu conosci gli americani…piuttosto, e quel Monti? Che ne facciamo?»

L. «Quello rimane in pista, ci mancherebbe: ce lo chiedono tutti! Quando sarà l’ora, sarà nominato Ministro dell’Economia e saremo a posto.»

A. «Basterà, un solo Ministro, a tenere a bada i vari Vendola e Co.?»

L. «Ma figurati: ricorda che quel Ministero nasce dalla fusione di ben tre ministeri, Tesoro, Finanze e Bilancio, in più ha la golden share sull’Eni, oltre alla partecipazione azionaria, e poi Enel e tutto il resto…»

A. «Si parlava di un altro ministero, magari per la Fornero…»

L. «Quella? Ma figurati…Mater Lacrimarum…è servita quando era l’ora – detto fra noi, si tirerà addosso accidenti finché campa, quando non avrà più la scorta anche entrare in un negozio di scarpe sarà scomodo – adesso si può tranquillamente buttare. Al massimo, ci vorranno un tizio tosto per la Funzione Pubblica – per tenere a bada gli statali – ed un altro alle Attività Produttive per essere tranquilli che si continui a svendere le industrie…ma, per quel posto, è sufficiente uno di loro: tanto lo compri…»

A. «Oh, accidenti se s’è fatto tardi…quasi mezzogiorno…»

L. «Che mangi, oggi?»

A. «Ho preso una lepre proprio lassù, sull’altro versante del Poggetto: il cuoco me la prepara con le erbe…è bravo…e tu?»

L. «Eh, alla mia età si deve stare più tranquilli…non so…la solita brodaglia…»

A. «Se non t’offendi ti mando una coscia: io sono solo. Dai…»

L. «Sì…va beh…ma proprio solo una coscia eh? Piccola ma ben cotta: ci mettete il rosmarino ed il timo selvatico, vero?»

A. «Sì, credo…»

L. «Sì, se è un buon cuoco la prepara così…va beh, torno a casa. E grazie della lepre!»

A. «Ma figurati…»

L. «Ciao Amedeo.»

A. «Ciao Licio.»



Dopo che i due se ne sono andati, riprendo il volo verso il mare – che da qui è distante – chissà che storie avevano alle spalle quei due…tutti quei nomi che non ho capito…Fenestrelle, Fortezza, Parigi…mah, meglio tornare e cercare un branco d’acciughe per fare colazione. In fondo, il mare a me dà tutto quel che mi serve.



05 dicembre 2012

E brava Liana



Sapevamo di liane sulle quali volava Tarzan, con Jane che lo aspettava e cucinava lo stufato di rinoceronte mentre Cita schiamazzava per avvertire di nuovi pericoli, sempre fra una liana e l’altra. Questa era la legge della jungla: mille pericoli in agguato.



La nostra Liana, invece, è una persona ed è una giornalista di Repubblica: Liana Milella, cronista giudiziario del quotidiano di De Benedetti, la quale quando avverte pericoli non schiamazza come Cita, bensì scrive.

E, appena emanata la sentenza della Consulta che ordina di distruggere le intercettazioni telefoniche Mancino-Napolitano, non schiamazza, starnazza un telegrafico post che riportiamo integralmente dal titolo – più che esplicativo – “E adesso distruggere subito” – che ci fa venire in mente solo Torquemada:



"Sarebbe sbagliato se la procura di Palermo, dopo la decisione della Consulta, attendesse ancora. Il passo obbligato adesso è uno solo, nel rispetto dovuto tra istituzioni. Chiedere al gip, nel giro di poche ore, di distruggere le telefonate di Napolitano con Mancino. Sarebbe un errore, un atto di arroganza, attendere le motivazioni della sentenza. Nelle poche righe del comunicato della Corte c’è già tutto quello che i pm dell’inchiesta Stato-mafia devono sapere." (1)



Finito: tutto qui. Manca solo, al termine, il classico “capito mi hai”? per farlo diventare un avvertimento in stile mafioso. Da parte di Liana Milella.

Ora, che i magistrati di Palermo non conoscano la legge mi sembra un’accusa un poco eccessiva: sanno benissimo – a parte ricorsi in sede europea – che le sentenze della Corte Costituzionale si rispettano.



Il problema, allora, si sposta dalle parti della Corte Costituzionale, la quale – col trascorrere degli anni – s’è trasformata sempre di più in una Corte “Presidenziale” e “Governativa”.

Ci viene in soccorso, per introdurre il dubbio, un articolo (2) comparso sul Fatto Quotidiano e passato subito nel dimenticatoio, nel tritacarne della carta stampata per il quale la notizia dell’uomo che morde un cane scaccia quella del cane che morde l’uomo.



La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo si lagna per l’alto numero dei casi presentati dall’Italia (quasi il 10%!) sul totale dell’area OCSE: siamo in testa, seguiti da Turchia e Russia le quali, però, ci sopravanzano per il cumulo delle multe.

Si tenga presente che il ricorso in sede europea è possibile solo quando sono stati esauriti tutti i ricorsi in sede nazionale: in pratica, sono tutti ricorsi contro sentenze della Consulta e, in minor numero (giacché il ricorso alla Consulta è spesso promosso da avvocati e magistrati, per opposte ragioni) dalla Cassazione.

Note sono le sentenze su Rete4 e su Europa7 – che l’Italia non applica, continuando a pagare sanzioni – meno note altre, come la “sentenza Agrati” (personale scolastico) nella quale, in un paio di paginette, i magistrati europei quasi irridono ben due (!) chilometriche sentenze della nostra Corte Costituzionale, affermando che il “re è nudo”: le sentenze – spiegano i giudici europei senza mezzi termini – sono state redatte in quel modo ampolloso e confuso per una sola ragione, ossia per dare ragione ai vari governi ed impedire i giusti rimborsi.



Ma torniamo all’attuale sentenza: a meno che Mancino telefonasse per dare a Napolitano la ricetta degli arancini siciliani, lì si parlava di mafia, di trattativa stato-mafia la quale, non dimentichiamo, ha lasciato sul terreno due eroici magistrati, Falcone e Borsellino. Più Livatino e tutti gli altri.

I magistrati italiani sono “usa e getta”? Se non lo sono li “gettiamo” in un pilastro di cemento oppure li disintegriamo con l’esplosivo?



Vede, Milella, se lo Stato italiano fosse prodigo di risposte sulla lotta alla mafia, sui suoi contatti (il cosiddetto “terzo livello”), sulle modalità d’esecuzione dei suoi affari, su chi è “a servizio” e chi, invece, rischia la pelle, potremmo concludere che bene ha fatto la Consulta ad impedire un conflitto istituzionale.

Così non è, siamo chiari. Al punto che – per evitare le “talpe” – Falcone e Borsellino si rinchiusero per mesi alla fortezza dell’Asinara, lontani da tutto e da tutti per preparare l’istruttoria di un importante processo di mafia. Senza essere “sparati” prima: sapevano che sarebbe successo dopo.



Per gli italiani, questa sentenza ha il sapore della “sabbia”, ossia di quella sabbia che fu gettata (e continua ad esserlo) su mille inchieste: ricorda come veniva chiamata la Procura romana? “Il porto delle nebbie”.

In tempi nei quali le cosche stanno impadronendosi sempre di più degli appalti, entrano nelle amministrazioni, controllano il territorio al Nord quasi come al Sud e infarciscono le amministrazioni di loro uomini, non sarebbe stato più produttivo mostrare le carte?



O non c’è nulla, e quindi Re Giorgio (l’appellativo non è mio, è del New York Times) potrebbe tranquillamente mostrarlo agli italiani, magari spiegando cosa è successo, oppure c’è qualcosa: allora – in una vera democrazia – Napolitano, Mancino, Martelli e chi altro è coinvolto dovrebbero portare loro stessi quelle intercettazioni ai magistrati, insieme alle dimissioni da qualsiasi carica istituzionale.



Ci sarebbero ancora da dire due parole sul suo giornale e su chi e che cosa rappresenta: basta appoggiare il “salasso-Monti” e si sacrifica anche l’antimafia? Beh, allora vale anche qual che disse l’ex ministro Lunardi: “Con la mafia si deve convivere.” Che pena, per lei e per i bravi giornalisti di “Repubblica”, ridotti a dei pennivendoli schiavi del pensiero dominante e uniformato, urbi et orbis, nel nome del saccheggio della popolazione.



Concludiamo con la nota locuzione di Falcone, che ricordava i troppi “professionisti dell’antimafia”. Capito mi hai, Milella?







02 dicembre 2012

Se siete...


Se siete giovani, perché andare a votare? Il governo, e i partiti che lo sostengono, hanno l’invidiabile risultato di una disoccupazione giovanile ai massimi storici.

Se siete già anziani, dovrete invece lavorare quasi fino a settant’anni. Nella sciagurata Prima Repubblica le donne andavano in pensione a 55 anni, gli uomini a 60 (massimo).

Se siete donne, vedi sopra, oppure riflettete che mai come ultimamente siete “il filo di terra” di tutte le pulsioni malate e le disperazioni maschili. Vi ammazzano? Facciamo un bel convegno, una bella associazione, nominiamo un nuovo ministro.

Se siete magistrati, con il decreto “Ilva” il governo ha mostrato la considerazione che ha di voi: emettete una sentenza in linea con tutta la giurisprudenza italiana ed europea sull’ambiente, affidate ad una persona dell’azienda l’esecuzione. Questo se ne frega: lo arrestate. Quindi, arriva un bel decreto “della salute ce ne fottiamo” e voi tornate ad arrestare ladri di polli. Zitti e mosca.

Se siete operai, è presto detto: al governo non frega niente di voi, più presto vi estinguerete meglio è. C’è un intero pianeta per produrre: dalla Serbia alla Cina.

Se siete artigiani, al governo non frega niente se c’è lavoro, se i committenti pagano: ci sono gli studi di settore, no?

Se siete insegnanti, mancano i soldi anche per il sapone e la carta igienica: poi, fanno bei convegni e si sciacquano la bocca con le parole “educazione, scuola, università, ricerca”. Quindi sputano e si spartiscono i finanziamenti per la ricerca: il ministro chiude gli archivi perché le indagini non possano procedere.

Se siete agricoltori...oh, ma ancora esistete? Quando la smetterete d’arare i campi, cosicché potremo coprire l’Italia di monnezza e poi cementare tutto?

Se siete medici e infermieri preparatevi a sloggiare: il governo ha bisogno dei soldi della Sanità per i suoi affari. La quota delle tangenti è ancora troppo bassa, e le Regioni non campano.

Se siete economisti, vi sarete chiesti perché il tanto osannato “governo di salvezza nazionale” ha incrementato il debito pubblico di 3 punti, oltre l’invidiabile record raggiunto da Tremonti. Con la mannaia di tasse che hanno fatto scattare: domandatevelo un po’.

Se avete una casa, la proprietà è – in definitiva – dello Stato che vi chiede un affitto che si chiama IMU. Se avete una seconda casa, non preoccupatevi: presto non l’avrete più.



Se, invece, siete politici, grandi imprenditori, puttane di Stato, grandi truffatori, mafiosi, camorristi e n’dranghetisti non c’è mai stato periodo più florido: una manna.

Dovremmo perdere il nostro tempo per venire a votare il miglior aguzzino?

28 novembre 2012

Lettera aperta al Ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri



Gentile Ministro Cancellieri,

                                               per fortuna non capita a tutti di dover affrontare il trattamento che ha subito il povero Riccardo Welponer, in autostrada presso Mantova, con l’aggravante che gli autori del pestaggio sono stati due poliziotti. Uno dei quali è ritratto nella foto.

Immedesimiamoci per un istante nella vittima: dallo specchietto giunge un’auto senza insegne di riconoscimento, velocissima e chiede strada. “Eh, un momento…” è la prima reazione di chi guida, soprattutto se stai conducendo un furgone: guarda nello specchietto a destra se la strada è libera, metti la freccia, poi spostati…

Meno che mai t’aspetti, subito dopo, che l’auto ti “chiuda” e ne escano due energumeni i quali ti prendono a botte – fino a farti quasi perdere i sensi – per poi abbandonarti contro il guard-rail.

Fermiamoci un attimo e riflettiamo che, una simile vicenda, frantuma in un secondo le nostre certezze che esista uno stato di diritto: l’habeas corpus, concepito secoli fa dalla giurisprudenza britannica, perde significato, diventa una carta vecchia e scipita. In quel momento, però, pensi ad altro: ma cosa ho fatto? Deve essersi chiesto Riccardo Welponer, perché sono stato trattato in questo modo? Chi erano quei due bastardi che si sentono padroni dell’autostrada e delle vite che vi scorrono? Perché proprio a me? E per quale ragione?

 
La scena non deve aver avuto uno svolgimento così rapido, soprattutto se si riflette che un automobilista di passaggio ha avuto tutto il tempo d’annotare la targa dell’auto “pirata”. Immaginiamo cosa sarebbe successo se i due aggressori fossero stati rumeni o marocchini: no, per fortuna erano poliziotti, quelli che dovrebbero prevenire simili atti.

Subito dopo l’auto riparte a gran velocità ed il povero Welponer (presumiamo) viene soccorso da altri automobilisti: sul posto giunge la Polizia Stradale che raccoglie le prime impressioni dalla vittima la quale viene invitata a denunciare il fatto presso la Squadra Mobile della Questura di Mantova. Proviamo a pensare cosa passa per la testa agli agenti della stradale: “Ma guarda te che delinquenti…”

Welponer si reca in Questura a Mantova e fa denuncia “contro ignoti” perché non sa nulla dei suoi aggressori e, fortunatamente, consegna il numero di targa ricevuto dall’automobilista di passaggio.

Gli uomini della questura di Mantova, appena iniziata la ricerca – immaginiamo – sudano freddo: è un’auto “civetta” della Polizia di Stato. Probabilmente chiamano qualche superiore e chiedono lumi.

Da questo punto in avanti le informazioni si fanno fumose e procederemo più per logica che per conoscenza dei fatti: Riccardo Welponer è il nipote di Nadir Welponer, ex segretario regionale del PD ed è facile credere che Riccardo abbia informato telefonicamente lo zio della vicenda.

Gli uomini della Questura di Mantova si trovano stretti fra la difesa di un collega e quella forma, tutta italiota, del “lei non sa chi sono io”: probabilmente, decidono di comportarsi come Ponzio Pilato (e come la legge prescrive), ossia forniscono al magistrato tutti i dati della vicenda.

A questo si riferisce l’aggressore – Luca Prioli, di Vicenza e segretario regionale del COISP (Sindacato indipendente della Polizia) – quando afferma (1):

Certo è che chi ha fatto il mio nome in relazione a questa vicenda la pagherà cara, perchè nessuno doveva sapere che io mi trovavo in quella macchina...”

Un avvertimento in pieno stile mafioso.

Evidentemente, sperava in una “copertura” istituzionale che non c’è stata ed ora è nei guai, giacché quel rapporto della Questura di Vicenza, oggi, è sul suo tavolo, Ministro Cancellieri.

Che fare?

Se Prioli può giustificare qualcosa – ad esempio la fretta di quella missione – si contraddice, perché i due agenti hanno senz’altro perso più tempo nell’inutile aggressione: se si fossero limitati al classico “vaffa”, nulla di questo sarebbe successo e sarebbero giunti senz’altro prima.

Ma Prioli ha commesso una serie di reati mica da nulla: che ne dice Ministro?

Per prima cosa le lesioni personali (art. 582 C.P.) che comporta una reclusione da tre mesi a tre anni.
Dopo l’aggressione, i due poliziotti se ne sono andati, dimenticandosi che lasciavano una persona ferita (sono medici? potevano giudicare con uno sguardo le condizioni di Welponer?) appoggiata ad un guard-rail.

Perciò, sono colpevoli anche del reato di omissione di soccorso (art. 593 C. P.), che comporta la reclusione fino ad un anno.

 
Stando alle ammissioni dello stesso Prioli, i due stavano trasportando un detenuto: dalle affermazioni di Welponer si evince che gli aggressori erano due, dunque il fantomatico detenuto era solo ed abbandonato a se stesso.

Il reato corrispondente è quello, probabilmente, di omissione d’atti d’ufficio (art. 328 C. P.) che prevede la reclusione da 6 mesi a due anni, sempre che non sia prevista una diversa punizione da regolamenti interni della Polizia per mancata consegna.

Di là delle mere quantificazioni aritmetiche degli anni di galera, c’è un’aggravante: i reati sono stati commessi proprio da persone delegate alla difesa del cittadino. Se il comportamento del Welponer aveva violato qualche norma del Codice della Strada essi potevano multarlo, ma non è concepibile una simile forma di “legge del Far-West”.


Il Prioli dimostra, poi, scarsi rudimenti nella lingua italiana: si è giustificato definendo l’episodio (2) un “alterco” ma – da che mondo è mondo – un alterco è verbale e non lascia la vittima (di percosse) mezza svenuta contro un guard-rail.

 
Insomma, riteniamo che il Prioli ne abbia fatte più di Carlo in Francia, inanellando una serie di reati mica da ridere: sarà lei a giudicare se è ancora meritevole di portare una divisa.

A latere, notiamo che questi comportamenti squadristi da parte della Polizia di Stato si stanno moltiplicando: dalla “madre” di tutte le nequizie – la Uno Bianca – si passa all’azione squadrista della Diaz (“La più grave sospensione dei diritti umani in Italia dal dopoguerra”, come la definisce Amnesty International e, con toni appena più pacati, “puro esercizio di violenza di gravità inusitata” dalla Corte di Cassazione nella sua sentenza), poi arriva il caso Aldrovandi – un ragazzo che torna a casa dopo un concerto e viene massacrato senza un perché – infine Sandri, oggetto del “tiro a segno” di un agente che credeva d’essere Guglielmo Tell. E chissà quanti ne dimentico: lei, in ogni modo, ha tutti i casi nel suo archivio.
Il che, fa pensare che qualcosa non funzioni: troppo stress? Stipendi bassi? Beh, con i tempi che corrono…ma non è una buona ragione per massacrare la gente senza colpa. Ritengo, invece, che si tratti di pessima formazione: un insegnante sa bene che, se prende a schiaffi un ragazzo, viene licenziato. A volte mugugna, perché pensa “se questo fosse mio figlio…” però sa bene cosa significa “l’inviolabilità della persona umana” e si comporta di conseguenza. Perché un agente non lo sa? Perché nessuno glielo ha spiegato: anzi, probabilmente “qualcuno” lasciato capire che ci sarà sempre una sorta d’immunità. Questo non fa parte di quello che “ci chiede l’Europa”? Già…ma guarda. Un governo è responsabile anche delle azioni dei Pretoriani, lo rammenti.

 
A meno che il Prioli non fosse “in missione per conto di Dio”, ma in questo caso preferiamo tenerci gli originali:




 
Fiduciosi nel suo intervento, restiamo in attesa.

 

 

26 novembre 2012


(1)

Primariopoli

La notizia è rimbalzata immediatamente nei satelliti, da lassù è piovuta su tutto il pianeta fino ai più remoti recessi: 3,1 milioni di votanti, 6,2 milioni di euro d’incasso! Un successo internazionale.

Pare che dopo l’ubriacatura elettorale – uno splendido giochino tipo Risiko, dove contano le alleanze predisposte sul campo e poi c’è un solo tiro ai dadi – Bersani e gli altri candidati si siano sentiti, e il succo della conversazione è stato questo:

«Cari amici, vincenti e perdenti, l’obiettivo è stato raggiunto e superato: avevo previsto 2 milioni per scaramanzia, ma sapevo che potevamo arrivare a tre. Adesso viene il bello, ma anche il difficile: dunque…con Lusi siamo riusciti a distribuire fra di noi circa 12 milioni…lo so…sono tempi di ristrettezze e bisogna adeguarsi. Ora, lo ripeto – non siam mica qui a pettinare le bambole – perciò vi faccio una proposta, come attuale segretario e premier in pectore. La scorsa volta è toccato ad un ex-Margherita – Lusi, appunto – stavolta tocca ad un ex-DS. Dobbiamo trovare un altro fesso come Lusi – ma state tranquilli: l’unica cosa che abbonda nel nostro partito sono i fessi (risata) – da nominare pomposamente “tesoriere” poi, ma fra qualche anno, lo facciamo beccare, così i magistrati lo sbattono in galera e buttano via la chiave.”

Pare che il discorso sia stato gradito e seguito da un brindisi: non con spumante della COOP, no, pare proprio che fosse roba francese.



Il Presidente della Repubblica ha desiderato essere il primo a congratularsi: «L’esercizio di democrazia mostrato nelle primarie del PD è alto e qualificante, in grado di sconfiggere le oscure forze dell’antipolitica.»



Le reazioni non si sono fatte attendere e il premier Monti ha subito telegrafato a Bersani: «Successo primarie mostra senza ombra di dubbio capacità di spesa popolo italiano rimane ancora altissima STOP Governo attento a segnale e predisporrà adeguati interventi prelievo finanziario destinazione bilancio STOP Congratulazioni per l’ottimo lavoro svolto/FINE».



Berlusconi, da Malindi, ha mandato a dire ai suoi «Vediamo cosa fa il PD, poi decidiamo cosa fare: anche se i soldi fossero di meno, non vogliamo mica rinunciare. Con quel che mi costano le Olgettine…»



Ma è dall’estero che sono venute le intuizioni più qualificanti, un vero successo – inaspettato – della politica estera italiana.



Il Presidente Obama è stato il primo, dall’estero, a congratularsi:

«Finalmente avete capito come si fa! My God, ve lo abbiamo ripetuto mille volte! Siamo noi che abbiamo studiato il sistema, abbiamo il copyright, al punto da acchiappare, fra me e Romney, 400.000 dollari (2) di sovvenzioni da aziende italiane ! Certo che anche voi ve la cavate bene…my God…sei milioni e due…very, very, well…»



Angela Merkel è andata in brodo di giuggiole: in Costituzione! Le primarie devono essere obbligatorie ogni anno ed essere inserite a pieno titolo nella Costituzione tedesca, al posto dell’oramai obsoleto principio della partecipazione dei lavoratori alle decisioni dell’azienda. Poi, si passerà a tutta l’Europa, dell’euro e non dell’euro, ed i proventi delle consultazioni saranno incamerati tutti dalla BCE.

Ha ottenuto un plebiscito durante una manifestazione oceanica per questa sua mirabolante idea: solo, s’è un poco accigliata quando le hanno fatto notare che le ultime ovazioni di fronte alla porta di Brandeburgo le aveva ricevute Hitler.



Anche il premier egiziano Messi non s’è fatto attendere:

«Allah è grande e Bersanetto è il suo profeta. Grande successo, grande idea: Allah stesso lo ha certamente illuminato. Noi vogliamo fare lo stesso, però abbiamo qualche problema che, in ogni modo risolveremo. Gli egiziani non hanno due euro da dare: sono poveri in canna, anche 10 centesimi sarebbero già troppi. Però, sono bravi costruttori, come la Storia insegna. Ciascuno di loro porterà una pietra: siccome qui potranno votare tutti, e chi è infante od infermo potrà delegare, saranno circa 77 milioni di pietre. Con quelle pietre costruiremo in gran segreto la piramide nascosta, e mai ritrovata, di Tutanlader (un faraone poco conosciuto, ricordato solo per la rovina economica del suo regno) in arabo: Al-lader, Al-Pharaon-ladron, Al-General-ladron, Al-Minister-ladron, Tuti-ladron…da qui il nome occidentalizzato “Tutanlader”. Dopo, quando “scopriremo” la piramide e se avanzeranno pietre, costruiremo un bel resort per i turisti e acchiapperemo dollari ed euro. Soprattutto, però, il tempo che saranno occupati a costruire la piramide non lo utilizzeranno per andare a Piazza Tahir a fare manifestazioni, per correre dietro a democrazia, libertà, benessere e tutte ‘ste minchiate.»



Israele, per il momento, tace. Dapprima la constatazione che i candidati non sarebbero molti e, per lo più, direbbero le stesse cose: dagli ai palestinesi, colpiamo l’Iran! Interessante la proposta di sancire le primarie nei Territori, con una consultazione fra OLP ed Hamas, che potrebbe essere anche sanguinosa e, dunque, aiutare un poco Tzahal nel suo lavoro.



La Cina è perplessa: da molte parti giungono preghiere di maggior democrazia, e le primarie per eleggere i candidati del Comitato Centrale del Partito sarebbero proprio quel che serve. Insomma, una parvenza che fa fine e non impegna. Poi, due miliardi di yuan…



Insomma, le primarie di un piccolo partito guidato da Bettola, sulle montagne piacentine, stanno facendo parlare tutto il mondo. Eh, che dire del genio italiano…


(1) Fotomontaggio di Paolo Bertani.