28 febbraio 2011

A future macerie



Oggi nevica, ed entro alla prima ora: rapido sguardo alla strada, e noto con piacere (sic!) che lo spartineve – come sempre – non s’è visto. Sarà colpa del “federalismo” che non arriva: dopo, ci saranno decine di spartineve in azione, come no.
Da un paio di giorni, ho un fastidioso dolore reumatico alla spalla destra, che quasi m’impedisce di volgere il capo da quella parte: sarebbe un ottimo motivo per stare a casa a curarlo, giacché guidare su una strada innevata, senza poter vedere rapidamente chi c’è alla tua destra, non è il miglior viatico.
Eppure, penso che i ragazzi hanno cominciato il loro viaggio in pullman proprio mentre m’alzavo dal letto: mentre uscivo dal caldo delle coltri, loro erano già appostati alla pensilina dell’autobus, sperando che non fosse in ritardo. E, magari, s’erano già fatti un po’ di strada sotto la neve: sono giovani, non è una tragedia.

C’è, però, in quelle scelte – la mia di prendere la macchina e guidare sotto la neve e la loro, di correre a prendere l’autobus con il gusto del caffelatte in bocca – qualcosa che si chiama, semplicemente, senso del dovere. Non so se sono riuscito a spiegarmi e se lei, signor Presidente del Consiglio, è in grado di capirmi.
Svolgo due ore di lezione, poi ho un’ora a disposizione ed apro un giornale sul Web: c’è la sua dichiarazione – Signor Presidente del Consiglio – nella quale afferma che si deve “essere liberi” di mandare i propri figli in altre scuole, che non siano la scuola di Stato.
Perché?
Poiché nella scuola si Stato ci sono insegnanti che “vogliono inculcare principi che sono contrari a quelli che i genitori vorrebbero inculcare nell’ambito della loro famiglia.” Sono parole sue.

Ma Lei, fra un bunga bunga e l’altro, si rende conto di quel che dice? Ha ancora padronanza del linguaggio? Deve ricorrere alla perpetua correzione da parte dei suoi avvocati, questa volta dell’avvocato Gelmini? Si rende conto d’aver detto una bestialità senza senso?

Premettendo che, da allievo, frequentai entrambe le scuole, quella privata cattolica e poi quella pubblica – e che non metto in dubbio l’esistenza della scuola privata, nell’ambito di quanto previsto dalla Costituzione “…senza oneri per lo Stato” (art. 33) – le confesso che ci furono, per entrambe, pregi e difetti.
Se guardiamo alla preparazione scolastica, forse la scuola privata mi fornì un maggior bagaglio di conoscenze, ma la scuola pubblica m’aprì le porte della vita. Nella scuola privata cattolica si tende a creare un ambiente super-protetto, nel quale l’allievo/a non viene mai a contatto con idee, posizioni ed opinioni diverse da quelle dell’Istituto. Nella scuola pubblica, va come va, secondo chi incontri: e, la vita, è proprio così, una serie d’incontri diversissimi l’uno dall’altro, nei quali bisogna saper scegliere.

La persona che frequenterà un intero percorso – fino all’Università Cattolica – nella scuola privata cattolica, rimarrà sempre all’interno di quel sistema di valori: attenzione, ciò non significa che non si possa essere cattolici al di fuori di quella scuola. Qual è la differenza?
Un cattolico che ha vissuto nella scuola pubblica si troverà, talvolta, a dover confrontare le sue opinioni e lo farà: quante volte ho assistito, da studente e da docente, a confronti e discussioni in tal senso! Dove sarebbe il pericolo?
La persona che, invece, frequenta per tutta la sua vita scolastica solo l’ambiente cattolico, non sarà preparato al confronto, perché gli/le mancherà l’abitudine a farlo: tenderà, inevitabilmente, ad essere dogmatica e ad accusare chi ha opinioni diverse d’essere un miscredente o, come lei ripete spesso, un “comunista”.
Ed è, esattamente, quello che le persone come lei desiderano.

Ancora ricordiamo quell’afflato che le sfuggì di bocca in un confronto televisivo con Romano Prodi – proprio una “voce dal sen sfuggita” – nella quale, candidamente, affermava che il figlio dell’operaio no, non poteva reclamare gli stessi diritti del figlio dell’imprenditore. Salvo che, la Costituzione, all’art. 34 – per quanto riguarda l’istruzione – proprio questo prevede “I capaci ed i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”.
Già, ma la Costituzione è da cambiare, è vecchia, è da rottamare…meglio la “Costituzione materiale”, quella che lei scrive e cancella ogni volta che ne ha voglia. Sentito parlare della differenza fra libertà e licenza?

Noi, insegnanti “comunisti” e miscredenti, che lavoriamo in modo perverso contro le famiglie dei nostri allievi, non abbiamo bisogno di tirar fuori chissà che cosa per mostrare il ludibrio della sua persona e del suo agire: ci pensa lei stesso a farlo.
Basta leggere un quotidiano in classe – attività didattica – e ci s’imbatte nei titoli che riguardano la sua vita privata e pubblica, i suoi infiniti processi, la sua infinita lotta per acchiappare qualche voto in cambio di qualche poltrona. Anche questa esternazione – entrambi lo sappiamo bene – era diretta alla platea di cattolici conservatori che l’ascoltavano, per acchiappare qualche consenso nella frana che la sta travolgendo.
Crede forse che i ragazzi, gli adolescenti, pensino soltanto a vestiti e motorini?
Si sbaglia: lo fanno, ma fanno anche altro.

Di tutta la vicenda, che ha riguardato la “rimessa in opera” di una maggioranza per il suo Governo, sa cos’hanno ricavato? Che il Parlamento è un mercato rionale, nel quale le merci – i parlamentari – sono lì per essere acquistate da chi ha molti soldi a disposizione.
Hanno imparato che, qualora ci s’imbatta in una vicenda giudiziaria, la prima cosa da fare è cambiare la legge per la quale si potrebbe essere condannati.
Colpa degli insegnanti comunisti?

No, è soltanto il suo sistema di governo/comunicazione, che le torna indietro come un boomerang: è stato lei, per decenni, a propalare ai quattro venti la teoria che due mezze bugie, se ripetute, finiscono per diventare una mezza verità.
Oggi, proprio questo sta accadendo: tutte le sue vicende giudiziarie e la compravendita dei parlamentari – propagati ai quattro venti dai mille canali d’informazione, dai giornali alle tv al Web – hanno finito per creare intorno alla sua persona un alone…non trovo altri aggettivi che ripugnante, da rifuggire, da evitare: di conseguenza, anche gli istituti di rilevazione del consenso più vicini a lei – anche la Ghisleri! – devono ammettere il crollo.

Perciò – questo è il modesto consiglio di un insegnante della povera scuola pubblica – se vuole risalire nei consensi, provi a governare seriamente, provi ad essere uno statista che non fa le corna nelle occasioni ufficiali e che non racconta barzellette stupide e blasfeme in giro per il mondo. Perché – vede – per un insegnante è difficile, a fronte delle domande degli allievi, giustificare chi sta ancora più in alto del Ministro che sta sopra a tutti noi.
Oppure, se vuole tentare la carta estrema, quella della spettacolarizzazione oltre ogni limite del suo pensiero, la prossima volta che deve comperare un parlamentare od una velina minorenne lo faccia pubblicamente, con Jerry Scotti – suo dipendente – come regista dell’operazione.

Così, con un Razzi, uno Scilipoti od un Calearo che dovrà guadagnarsi 150.000 euro a fronte della domanda “Quando si può costruire una casa?” – (R: 1) Solo dopo aver ricevuto i necessari permessi. 2) Solo dopo aver pagato la tangente. 3) Solo dopo aver fatto una visita ad Arcore. 4) Solo dopo aver portato una ragazzina al Presidente del Consiglio) – la popolazione potrà capire ed imparare quali sono le leggi che lei fa approvare e desidera.

In questo modo, almeno, la lenta discesa all’Inferno del Paese, che Lei indegnamente guida, sarebbe almeno accompagnata da qualche risata: meglio dello sconforto che ci assale, al pensiero delle macerie che ci lascerà.

Articolo liberamente riproducibile nella sua interezza, ovvia la citazione della fonte.

Questa pubblicazione non può essere considerata alla stregua della pubblicazione a stampa, giacché ha carattere saltuario e si configura, dunque, come un libera espressione, così come riferito dall'art. 21 della Costituzione. Per le immagini eventualmente presenti, si fa riferimento al comma 3 della Legge 22 Maggio 2004 n. 128, trattandosi di citazione o di riproduzione per fini culturali e senza scopo di lucro.

27 commenti:

  1. avendo avuto anch'io l'esperienza della scuola cattolica e della scuola pubblica posso solo essere d'accordo con te.

    Di Berlusconi ai miei figli non so più cosa dire ma c'è una cosa che mi fece riflettere tempo fa e che vorrei sottoporre al tuo giudizio:
    c'era l'ultimo governo Prodi e De Magistris va ad inquisire la moglie di Mastella e si sussurra qualcosa anche su Prodi stesso nell'inchiesta la quale "viene prontamente tolta" al magistrato e trasferita ad altri uffici. Il governo poco dopo cadde comunque per le dimissioni di Mastella. Lo so, sono cose vecchie, ma Prodi o chi per lui non ha fatto gran fatica a sistemare le cose (seppur inutilmente) mentre Berlusconi deve sempre "inventarsi qualcosa" per difendersi.
    Magari non ho le idee chiarissime su questi fatti....

    RispondiElimina
  2. Come sapete, io non vivo in Italia da anni e qualche cambiamento l' ho notato.

    20 anni fa all´estero quando incontravano un italiano :
    -"...e tu di dove sei?"
    -"Sono italiano"
    -"Ah, bella l' Italia! Roma, Venezia...E tu..."
    -"Sono veneto ma i miei bisnonni erano siciliani"
    -"Ohh, mafia..."
    -" Eh, sì..."
    -"Però è bello lì da voi..."

    Mercoledì passato:
    -"...e tu di dove sei?"
    -"Sono ita..."
    -"Berlusconi! (risata)".

    Se vi sembra la stessa cosa...

    RispondiElimina
  3. la questione di Prodi riguarda più che altro il "colosso" Nomisma e Prodi non è certo un passerottino spaventato. E', però, un uomo che ha presente il rispetto per l'istituzione, cosa sconosciuta a Berlusconi.
    Qui c'è la differenza.
    Non so se Prodi avesse responsabilità personali in quelle vicende - francamente, oggi non ha più grande importanza - però non dobbiamo scordare che una sinistra lobbista e trafficona, o cambia o muore. Questa è la vicenda del PD.
    Per quanto riguarda Berlusconi c'è un'aggravante: è privo di senso autocritico, non si rende conto dei suoi errori! Per questa ragione è sempre sotto tiro: perché è la sua vita stessa ad essere un Far West, poiché quella è la sua concezione della vita. E' un uomo asincrono con i valori istituzionali, il peggior danno.
    Al punto, come riporta Mozart, che oramai non siamo più italiani, ma abitanti di Berlusconia.
    Grazie a tutti
    Carlo

    RispondiElimina
  4. Berlusconi colpisce come una lama nel burro del corpo insegnante che sanno da tempo che anche il csx li ha mollati da tempo nei fatti, anche sa fa molta retorica per loro, vedi le dichiarazioni della Bastico. Egli sa che gli insegnanti non sono in maggioranza per lui, ma sa che serpeggia in loro uno scoramento sentendosi abbandonati da tutti. Berlusconi strapazza gli insegnanti per additarli al pubblico ludibrio delle classi sociali a lui sottomesse, inoltre sa anche che la Chiesa vuole, per rievangelizzare, il controllo dell'educazione delle giovani generazioni e quindi è pronto a darglielo senza esitazioni e li martella senza scrupoli o esitazioni. Gli insegnanti nelle parti più sensibili di essi intuiscono di essere oggetto di scambio tra lui e il Vaticano, ma sanno che poco possono sperare dal PD infarcito di ex-democristiani ligi al volere d'oltre Tevere. Mi aspetto presto un fiume di denaro per le scuole private, leggasi cattoliche per il 70%.

    RispondiElimina
  5. Rienvagelizzazione da parte del Vaticano?

    Forse, Orazio, intendevi immobiliarizzazione del demanio ecclesiale per pagarsi le cause di pedofilia in tutto il mondo.

    E' una solenne balla quella che il Papa voglia investire nelle scuole cattoliche.

    I numeri?
    Pensa a Torino, agli istituti salesiani dove io sono stato allievo.
    Hanno perso il 60% degli iscritti in 20 anni, chiudendo scuole, classi e trasformandole in appartamenti e box auto - esempio su tutti la Curia in Via dell'Arcivescovado - proprio perchè devono far cassa.

    E' dal giubileo 2000 che devono tenere i conti in regola, dai Papaboys, che avrebbero dovuto fare da contraltare morale ai Chicago-boys.

    Oggi la scuola salesiana Richelmy di Torino, che ha istruito metà degli imprenditori e dei giornalisti miei coetanei, è un immobile fatiscente lasciato in pasto al degrado.

    Si salvano pochi oratori e il San Luigi di via Ormea, perchè frequentato quasi esclusivamente dai figli e dai genitori dei sudamericani.

    Le chiese si svuotano di giovani in tutta Italia, i seminari sono inutili, senza vocazioni.

    I figli delle badanti non prendono i voti.

    Altro che rievangelizzazione, è una disfatta!!

    In famiglia ho un insegnante dell'Istituo Sociale Gesuita, prossima alla pensione, che mi ha assicurato che ogni anno calano gli iscritti e entro dieci anni, la scuola dei figli dei dirigenti, chiuderà.

    Perchè?

    Non sarà che i soldi iniziano a scarseggiare anche per chi pensava di essere al riparo dalla frana economico-sociale di Berluscopoli?

    ora pro nobis
    blackskull

    RispondiElimina
  6. Non sarà che i soldi iniziano a scarseggiare anche per chi pensava di essere al riparo dalla frana economico-sociale di Berluscopoli?

    Forse hai ragione, ma la falsa coscienza li spingerà a negare ciò e ad avventarsi contro i magrebini e i comunisti e a continuare a votare Berlusconi.

    RispondiElimina
  7. La variante di Tripoli

    1972. Reykjavik. Tutto il mondo, o meglio, i primi “due mondi” avevano gli occhi puntati su quella tavola bianconera. La guerra fredda bolliva. “Quale altro sport meglio di questo potrebbe essere più emblematico?” un reporter francese si chiedeva. Il sovietico, Boris Spasskij vinceva 1 a 0. L’avversario statunitense doveva ancora arrivare. Non voleva in effetti giocare. Aveva posto tante richieste agli organizzatori e non tutte, purtroppo, vennero soddisfatte. La partita stava per essere vinta a tavolino da Spasskij. Aveva già prenotato il volo di ritorno per New York, quando lo scacchista più grande della storia, Fischer, ricevette la storica telefonata dall’allora segretario di Stato, Henry Kissinger:
    - Pronto?
    - Sì Bobby. Così ti chiamano a New York?
    - Sì.
    - Senti ragazzo. Devi proseguire! Devi farlo per l’onore del tuo Paese.
    - Ma se devo giocare, lo farò per me.
    - Tu fai il tuo gioco, e noi facciamo il nostro … per la cifra ….

    Bobby giocò e vinse 12.5 – 8.5. La sfida era interessante sia sotto il profilo tecnico, sia sotto quello politico: sia Fischer che Spasskij, destinati a ricoprire loro stessi il ruolo di “pedoni” nelle mani di ideologie propagandistiche, vissero per sempre all’estero. Il loro “dolce stil” di gioco fu inquinato non poco dalle pretese di potere politico rivendicate dalle politiche della Casa Bianca e del Cremlino.

    Dopo un dominio sovietico durato decenni, la vittoria americana, sportiva ma soprattutto simbolica, rese globalmente popolare il gioco da tavolo di strategia, chiamato ‘scacchi’. Alcuni giovani scolari di Boston, New York, Madrid, Tel Aviv erano sempre più interessati a studiare le aperture con le loro varianti. Il Bianco imposta il gioco nella Partita Spagnola; ma il Nero lo potrebbe mettere in difficoltà nella difesa Siciliana o Francese; uno dei due potrebbe optare per un sacrificio immediato di un pedone: in tal caso, si tratta di un “Gambetto”, come, ad esempio, il Gambetto di Budapest.

    Come vedete, cari lettori del blog, le aperture vengono solitamente etichettate da toponimi. Gli esempi possono includere oltre a quelli succitati: Partita Inglese; Difesa Est-Indiana; Difesa Olandese; Difesa Slava; Partita Italiana; Partita Catalana e così via. Perché questi luoghi e non altri? Semplice. Sono i luoghi dove queste aperture sono state studiate fino in fondo per la prima volta.

    RispondiElimina
  8. Una delle fasi storiche più importanti dello sviluppo teorico degli scacchi ebbe luogo nella civiltà araba attorno al XI secolo: Il primo trattato scacchistico di cui si ha conoscenza, opera di un medico di Baghdad, fu composto nell’892. Dalla regione araba, gli scacchi si diffusero nell’Europa medievale seguendo due direzioni: attraverso l’oriente bizantino e tramite la Spagna omayyade e la Sicilia araba. Viene dunque da domandarsi: perché la regione estesa dall’Oceano Atlantico fino al Golfo Persico, conosciuta come Mondo Arabo, è priva di aperture? Sarà per il fatto che il “maledetto” 1492 vide un mondo arabo “sotto scacco” e con una cultura in “stallo” fino a oggi? Può essere. Probabile. Una cosa certa, però, è che la mancanza di “apertura araba” trasforma la particolare situazione umile e quotidiana della regione in questione in simbolo universale: ciò che manca, in effetti, una vera strategia che ricolloca tale civiltà nel suo posto giusto. Altrimenti, continueremo, noi arabi, a cantare fino alla noia quella vecchia canzone, i cui versi testimoniano l’importanza del nostro fiorente passato e di quel ruolo che ebbe la nostra civiltà nel fungere da ponte tra culture diverse: indiani e persiani seminano, gli arabi crescono le piante, gli europei raccolgono i frutti. Si va dallo “zero”, passando per i racconti di Kalila wa Dumna ed altri ancora, finendo con gli scacchi.

    In questo momento storico che il mondo arabo sta attraversando, spunta, all’orizzonte nordafricano, un lampo di speranza che ci potrebbe condurre a credere nella possibilità che ci venga riconosciuta una nostra apertura “strategica”: la variante di Tripoli.

    Se la Difesa Siciliana è considerata una fenomenale protagonista della “sfida del ventesimo secolo” tra Spasskij e Fischer, la variante di Tripoli potrebbe deviare il corso del nuovo secolo: il Bianco apre con d4. Il Nero risponde magistralmente con d5, optando per un “gioco chiuso” teso a difendere in poco tempo la Regina del greggio. Prosegue un “Giuoco Piano”, tipico della tradizione libica. Il Nero, infatti, è abituato allo scorrere lento della Storia: dal 1911 fino al 2011 il Paese nordafricano ha conosciuto cent’anni di colonialismo straniero e neo-colonialismo locale. Più ambigua e incerta risulta invece un “gioco blitz” all’egiziana, la quale sembrerebbe alludere ad una soddisfazione degli immediati bisogni politico-economici, perpetuando, però, le condizioni pre-rivoluzionari.

    RispondiElimina
  9. Assicurato l’arrocco e tutelate le “grandi” risorse locali in caselle sicure, il Nero dovrebbe muoversi inizialmente nel proprio campo: considerare un vero e sistematico spostamento dal tribalismo al partitismo; assicurare l’unità nazionale e la rappresentanza socio-politica dei vari movimenti, compreso quello islamico; garantire una vita dignitosa per tutti i cittadini; liberare la stampa locale e l’opinione pubblica; rafforzare i legami di parentela con le nuove sorelle arabe: Tunisi ed il Cairo; sostenere altre eventuali rivolte nella regione: Algeri, Marrakech, Khartoum, ecc.

    Il peso energetico libico indirizzerebbe il Nero verso diverse posizioni interessanti in “fase intermedia”. Quella che porta a mettere l’avversario, dopo 500 anni di giuoco, sotto scacco è assolutamente è un avamposto della Regina preferibilmente in fila (a), ossia nell’est della scacchiera. Detto in termini strategici, un avvicinamento alla Turchia ed al BRIC. La partita diventa, così, sempre più affascinante. Immaginate, cari lettori del blog, se il fascino della variante di Tripoli va ad ispirare le future politiche di Sana’a, Cairo, Tunisi, Algeri e Mascate! Immaginate un mondo arabo vicino al BRIC!

    È vero che la variante di Tripoli potrebbe rivelarsi ottimistica ed ambiziosa, ma pare, in questo momento, l’unica speranza di un futuro in cui il mondo arabo potrà tornare a parlare all’umanità. Essa rappresenterebbe, inoltre, il recupero d’un passato perduto, durato cinque secoli: dalla caduta dell’Andalusia fino alla scomparsa tragica di Robert James Fischer. Povero Bobby!

    Mahmoud Jaran, Amman.

    RispondiElimina
  10. Fischer giocava per se stesso e se poi lo aiutarono a terminare il match con Spassky ciò non toglie che non meritasse di vincere. Poi ricordo che Fischer pagò caro la sua ribelline contro il dipartimento di stato americano. Paralleli a parte i giovani nord africani lottano per se stessi e le strumentalizzazioni e gli opportunismi sono sempre esistiti. Vedremo cosa accadrà nei prossimi anni. Per l'attacco di Berlusconi agli insegnanti ripeto lui e i suoi perversi consigliori puntano sul ventre molle della scuola gli insegnanti per distruggerla e gli insegnanti sono orfani di protezioni politiche e sindacali da anni sono stati mollati dai sindacati, tutti!! e dai partiti. Questo Berlusconi lo sa e colpisce con furia disumana.

    RispondiElimina
  11. La scuola italiana vive una strana dicotomia: creiamo dei Nobel e non siamo in grado di formare una "classe" intermedia di sapienti, creativi, in ambito scientifico e tecnologico.
    Paradossalmente, oggi, al termine del percorso professionale, e d'alcuni tecnici, c'è il lavoro. Per gli altri...
    Ciò nasce dall'irrisolta questione che pose Gramsci riguardo la riforma Gentile, ossia la separazione fra teoria e pratica.
    Gli istituti che rilanciano i saperi umanistici e le lingue antiche, oggi - e la scuola cattolica spesso lo fa - non sono destinati ad un gran futuro.
    Questo non significa cancellare quegli insegnamenti, ma saperli bilanciare al meglio con altri.
    La riforma Gelmini ha cancellato la varianza, la ricchezza di percorsi: per questo (oltre ai tagli) è una pessima riforma.
    Avrei una domanda per Mahmoud: è pensabile, per il mondo musulmano, un percorso che conduca alla creazione di strutture democratiche partendo dal sistema tribale (es. la Loya Girga afgana), senza incorrere in un rischio neofeudale?
    Poi, che si avvicinino al BRIC, lo credo probabile: chi non s'avvicinerà alla parte trainante dell'umanità, semplicemente, sparirà. Europa: a buon intenditore, poche parole.
    Grazie a tutti
    Carlo

    RispondiElimina
  12. Finchè se la prendeva con i comunisti andava pure bene. Però mi domando, sforzandomi di entrare nel cervello di un berlusconiano, che credibilità abbia:
    - Uno che dice di voler riformare l’ articolo 41 della Costituzione perchè non favorisce abbastanza l’ attività privata quando con (o malgrado) esso lui è passato da cantare per le navi al megamiliardario intergalattico.
    - Uno che dice che la scuola inculca non si sa bene quali idee (meglio essere vaghi, infatti oggi dice di essere stato frainteso) quando in questi ultimi 17 anni non se n’ è mai curato.
    - Uno che è per la moralizzazione della politica e poi piazza le sue amanti e i suoi pregiudicati in posti pubblici, così noi li paghiamo e lui se le fotte.
    - Uno che giura sulla Costituzione poi non perde occasione di insultarla prendendosela ora con i comunisti che l’ hanno scritta, con la Consulta che gli boccia le leggi, con la Magistratura perché non lo lascia delinquere, con questo o quell’ articolo che non gli permettono l’immunità, ecc..
    - Uno che bacia l’ anello papale ma, con stessa devozione, quello gheddafiano (per fortuna Obama non ha anelli da baciare).
    Cioè, se io fossi berlusconiano un piccolo dubbio, magari minuscolo, che quello parla e straparla solo per pararsi i caxxi suoi mi sovverrebbe...

    RispondiElimina
  13. Oramai è evidentissimo, al mondo berlusconiano non interessa tanto la scuola privata, cattolica o no...cioè gli interessano le scuole "private" per i figli dei potenti...

    quello che gli interessa veramente è fare in modo che gli italiani -non potenti- mandino i figli ad una scuola di serie C o magari anche meno...

    che poi su questo percorso si incontrano i favori della Chiesa o dei cattolici integralisti (che poco integralisti sono se seguono uno come il mega puttaniere vecchio laido e "maiale") beh! è solo la classica ciliegina "della" torta...

    ho parlato di "mondo" berlusconiano perchè è ogni giorno sempre più chiaro che lui, il mega puttaniere, non è altro che un povero stupidotto che si è prestato a "mani" più grandi di lui, per giocare giochi pericolosi per altri... se fosse solo lui a decidere il suo futuro, sarebbe caduto da un pezzo! (medita, Orazio)...

    nei commenti leggo la constatazione che la scuola pubblica italiana sia ridotta peggio di Cenerentola, e questi commenti sono la conferma più chiara del mio assunto...

    Che i paesi africani in via di sviluppo si avvicinino al BRIC è sicuramente pericoloso (e previsto dagli USA) sia per loro che per il BRIC:
    per loro perchè già si sa di come sanno sfruttare, i Cinesi, i loro feudi, in africa ed in asia...roba che nemmeno noi occidentali...(no forse ancora noi in quanto a sfruttamento siamo in testa ma i Cinesi hanno iniziato bene!?);
    per il BRIC perchè, ad ogni modo, accollarsi il mantenimento di paesi più poveri anche se fornisce materie prime riesce di solito a rallentare e di molto lo sviluppo, almeno in una prima fase...ed è una delle cose che -secondo me- gli Usa hanno già previsto...

    saluti

    RA

    RispondiElimina
  14. Pensa te Carlo che io sono stato in una scuola religiosa eppure sono sempre stato “naturalmente” di sinistra, senza dover peraltro ribellarmi a chissà quali condizionamenti. A onor del vero però devo dire che si trattava di una scuola religiosa molto particolare, diciamo piuttosto blanda rispetto ad altre, e poi sarà che mi sono purificato nella più classica università statale…Si parla tanto della presunta superiorità della sinistra nei confronti della destra, il fatto è che innegabilmente gli stupidi e gli intelligenti stanno dappertutto, ma è proprio la destra che fa da destinazione a chi ha un certo tipo di idee. So che sto affermando qualcosa di scorretto politicamente, ma per la mia esperienza è così, appunto come dici tu nell’articolo: le idee di destra raccolgono proprio chi ha poca voglia di confrontarsi con gli altri e tendenzialmente vuole imporre le proprie con modi sbrigativi, senza impegnarsi più di tanto nella comprensione delle cose. Quindi non è che di per se la gente di sinistra è superiore intellettualmente, ovvio, il fatto è che sono proprio le idee di destra che richiamano un certo tipo di persone. Oggi però questa è una distinzione che vale soprattutto per chi ha conosciuto la vecchia politica, non sono tanto sicuro che i giovani si pongano davanti a questo modo di concepire gli schieramenti politici; lo stesso concetto di destra e sinistra, come vediamo ogni giorno sempre meglio, non ha più tanto senso. Guarda ad esempio il tema delle riforme, oggi tutti parlano di riforme, destra e sinistra, ormai è chiaro che se non sei un riformista, da qualunque parte provieni, sei fottuto. Invece io per esempio non ne vedo alcuna esigenza di riforme, magari aggiustamenti si, ma riforme epocali proprio no. Se volessi appoggiare qualcuno, anche oggi appoggerei chi fosse in grado di concepire una costituzione ed un ordinamento esattamente come quello attuale, con una costituzione tale e quale a quella che abbiamo ora, che in fondo si è rivelata l’unico vero baluardo che ci ha parzialmente protetto finora dagli eccessi di B. Quindi un equilibrio ed un bilanciamento tra poteri, necessario sempre, in ogni epoca, a prescindere; un giusto mix tra stato e privati in ogni settore, libertà in campo economico ma sottoposta a regole, e, soprattutto, sistema elettorale proporzionale fino alla tutela del più piccolo partitino, ebbene sì. Tutto ciò già c’è nella nostra costituzione, che tutti, dico tutti, vogliono riformare (o almeno in gran parte c’è stato). Forse una cosa magari la aggiusterei, diciamo così, la dove si dice, all’articolo 1, che l’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro: fondata si sul lavoro, ma anche su molte altre cose e principi fondamentali di libertà, cultura, solidarietà, rispetto reciproco ecc.

    RispondiElimina
  15. Mahmoud

    gli scacchi sono un gioco persiano, ed i persiani non sono arabi.
    Il termine "Scacco matto" deriva
    direttamente dal persiano antico
    Shah-i-mat, che significa "Il re è
    morto".
    Poi magari il primo trattato lo ha
    scritto un mesopotamico...
    Un tempo i confini non erano così ben delineati, e gli scambi
    culturali frequentissimo.

    I numeri sono stati creati in India fra il 400 avanti era volgare ed il 400 dell'era volgare.
    Furono poi ripresi dagli arabi,
    tanto è vero che vengono comunemente definiti indo-arabici.
    Così, tanto per precisare.
    Sostengo da anni che l'Europa deve
    la sua cultura, oltre che alle
    radici filosofiche e democratiche
    elleniche ed ellenistiche, alla
    dominazione araba.
    Furono infatti gli studiosi
    arabi a tradurre e salvare le opere dei filosofi greci, le cui opere sarebbero andate perdute dopo l'incendio della Biblioteca di Alessandria operato dai romani prima e dai cattolici più tardi,
    e ad introdurre i numeri in cifre,
    l'algebra, l'astronomia, l'astrologia, l'architettura,
    l'alchimia...

    RispondiElimina
  16. Vorrei porre l'attenzione del blog dulla questione "Decreto rinnovabili".
    Si sta discutendo il decreto ed entro la settimana dovrebbe essere presa una decisione.
    Non mi dilungo (basta cercare su google "decreto rinnovabili" nelle pagine più recenti), in breve il nostro caro (s)governo vorrebbe abbattare in un sol colpo tutto il settore florido del fotovoltaico, con conseguenze immaginabili sull'occupazione. Indovinate a chi andranno i fondi ora destinati al conto energia? un aiuto? Al nucl...
    Eh già, proprio ad esso...
    Altra notizia che ho raccolto, ma non posso confermare, è che nel milleproroghe sono stati stornati fondi dalla ricerca oncologica a favora del pagamento delle multe per le quote latte.
    Al più presto mi convertirò, contemporaneamente, a 4-5 religioni diverse per poter sperare nell'aituo dele varie provvidenze... che altro si può fare?
    P.S. ci sono diversi appelli sottoscrivibili che circolano in rete con gli indirizzi a cui destinarli (ministeri vari), se qualcuno è interessato e o ritiene utile.
    Saluti

    RispondiElimina
  17. Carlo

    anch'io sono andata dalle suore quando ero bambina, e ne ho ricavato l'impressione che la loro ossessione fosse il sesso.
    A noi chiedevano di fare la spia se qualche bambina "faceva discorsi
    sporchi". Solo che per una bambina di sette-otto anni i discorsi sporchi sono quelli inerenti la coprolalia, ché nel secolo scorso
    nulla si sapeva di sesso a quell'età. E fare la spia non mi era per nulla congeniale.
    Le medie poi e le superiori, le ho fatte in scuole pubbliche, per una precisa presa di posizione di mio padre, che infranse il sogno piccolo- borghese materno di un'istruzione privata.
    E devo a quei miei professori la scoperta del rispetto reciproco, del senso critico, della disciplina civile, della Costituzione.
    A quei professori, e solo a loro
    devo l'onestà intellettuale ed il senso di dignità, manifestato soprattutto con l'esempio.
    Inutile citare la mia riconoscenza sempiterna nei loro confronti!

    Il nano lasciatelo stare, è nella
    fase patetica in cui, per difendersi e riacquistare posizioni ormai irrimediabilmente compromesse, straparla e si sommerge da solo di guano puzzolente. Sta implodendo giorno
    dopo giorno, e tutto il male che ha seminato gli sta tornando indietro,
    con gl'interessi.

    RispondiElimina
  18. Emilio

    in base a quello che dici il governo sta dando prova della sua proverbiale, luminosa preveggenza.
    Se torna il nucleare, infatti, le cure oncologiche a che ti servono? Crepi e basta.
    A primavera abbiamo due referendum, uno sull'acqua pubblica, e l'altro sul nucleare.
    Facciamo vedere che ci siamo!

    RispondiElimina
  19. Chi sono i Cristiano Riformisti?

    Ecco la domanda che dovevamo porci in merito alle buffonate silviesche.

    Già il nome Riformisti suona fondamentalista e non mi pare che il Bagnasco vi si voglia tuffare.

    E' evidente che, a parte i contorsionismi dialettici che i leccapiedi del neo-duce usano per imbonire i mediafruitori di cazzate, le sparate del premier sono servite per raccimolare voti per fronteggiare una imminente tornata elettorale, dopo quello che sarà il più brutto 6 aprile della sua vita.

    I Cristiano Riformisti non sono certo gli evangelisti americani, in grado di muovere 30000000 di voti verso le urne repubblicane.

    Come al solito, il nanismo nazionale si esprime ai suoi massimi livelli esibizionisti e ai minimi termini in senso politico.

    I Cristiano Riformatori sarebbero la risposta destrorsa ad Azione Cattolica? O un ulteriore slittamento laicofobo che volterà le spalle agli astanti per officiare in latino rivolti verso il tabernacolo?

    Questo, signori, è solo l'inizio della rappresentazione del 150° anniversario dell'unità d'Italia.

    -------------------

    Caro Mahmoud,
    come tu ben sai, i veri campioni di scacchi si misurano nella capacità di vincere le partite con i pezzi neri.

    Non è superfluo affermare che nella simbolica partita geopolitica, che dottamente ci hai proposto, schierarsi dalla parte dei neri avrebbe un significato di rovesciamento, già di per sè rivoluzionario.

    Comprendo che il tuo messaggio è diretto alla nostra profonda natura , quella scevra dalle sovrastrutture che inevitabilmente ci sono state tramandate con tutti i mezzi educativi, semiotici e gnoseologici disponibili.

    Sono felice che, almeno la genetica, ci abbia reso realmente tutti fratelli e figli di due progenitori africani.

    Ogni tentativo di sentirci diversi da quelle origini sarà destinato a svanire.

    Come disse il nostro famoso genetista Cavalli-Sforza, nel futuro, un solo colore della pelle si vedrà sotto il sole: il mulatto.

    Per gli appassionati di scacchi come il sottoscritto:

    http://www.asigc.it/Fischer_Spassky/partita_21.htm

    buonanotte
    blackskull

    RispondiElimina
  20. Ti ringrazio, Eli, per il tuo intervento. Non ho detto che gli scacchi sono un gioco arabo. Se rileggi il mio intervento, troverai che ho scritto che la storia degli scacchi vide uno sviluppo teorico fondamentale nella civiltà araba attorno al XI secolo. Poi, per togliere ogni dubbio, ho scritto esplicitamente che gli europei hanno conosciuto questo gioco (indiano e poco probabilmente persiano) grazie agli arabi. Mi autocito:
    “indiani e persiani seminano, gli arabi crescono le piante, gli europei raccolgono i frutti. Si va dallo “zero” passando per i racconti di Kalila wa Dumna ed altri ancora, finendo con gli scacchi.” Tu hai scritto, inoltre, che “i persiani non sono arabi”.
    Oltre alla questione dell’“origine”, le parole sopra distinguono, infatti, tra persiani ed arabi.

    Arabi invece sono il verbo “mata” (morire in “scacco matto”) ed il primo trattato scacchistico. È vero, Eli: è anche mesopotamico, in quanto Bagdad si trova tra il Tigri e l’Eufrate, ma Bagdad nell’892 era araba. Dire che è persiana sarebbe come dire a Giancarlo Gentilini che Treviso è una città slava:)

    Vorrei scusarmi, Carlo, per il mio precedente commento fuori tema. L’anno scorso chiedevo solitamente un “permesso” speciale prima di “invadere” l’area commenti con i miei interventi fuori tema. Ma il momento storico importante che sta vivendo la mia regione, il momentaneo (spero!) congelato progetto della rivista e la vostra scelta di nominarmi un corrispondente dalla Giordania mi costringono a non attendere articoli pertinenti a ciò che mi piacerebbe raccontarvi.

    La tua domanda sul sistema tribale e la democrazia mi rimanda ad un vecchio articolo di un autore italiano (non ho ancora capito se ligure o piemontese. Spero di scoprirlo quest’estate!), scritto nel 2005 ed intitolato “La democrazia della mezzaluna”, in cui egli mette a confronto con grande perizia il tribalismo nel mondo islamico e l’associazione P2, definita come “un clan che difendeva in modo violentemente autocratico gli interessi d’alcuni settori dell’economia e della politica”. cfr. http://www.carlobertani.it/la_democrazia_della_mezzaluna.htm. Non solo: l’articolo va oltre ed esamina una situazione analoga nella democrazia statunitense, il fenomeno del lobbysmo. La domanda da porsi quindi è: fino a che punto il tribalismo e la democrazia occidentale sono compatibili?

    Dipende. Il tribalismo è una delle tante dimostrazioni dell’eterogeneità del mondo arabo. Yemen, Arabia Saudita, Iraq, Libia sono paesi con forte presenza tribale. Siria e Palestina meno. In Egitto il “problema” non si pone nemmeno. In Giordania, questo fenomeno è abbastanza diffuso tra i giordani di origine contadina e beduina e non tra quelli d’origine palestinese, circassa, ecc. Si può escludere, quindi, realtà urbane come Amman.

    RispondiElimina
  21. La tendenza generale nel medio oriente rimane, comunque, ostile al tribalismo come sistema socio-politico. L’ultima legge elettorale nel mio Paese, basata sul “voto unico”, fu severamente criticata, in quanto incentiva il cittadino ad eleggere “solo” il parente e di conseguenza ad un Parlamento di “capitribù”. Oltre al ritorno alla “prestigiosa” Costituzione del 1952, una delle richieste dei manifestanti giordani riguarda, in effetti, la modifica della legge elettorale. Il pensatore libico, Mahmoud Al-Nakou assicura, in un articolo pubblicato sul Guardian qualche giorno fa, un futuro politico della Libia post-Gheddafi privo di tribalismo ed islamismo: http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2011/feb/27/libya-democracy-freedom-extremists-gaddafi. Anche i regimi dei Paesi del Golfo si stanno muovendo in questa direzione anti-tribale. Perché? I motivi sono da trovarsi sia nell’agenda “laica” dell’elite araba, sia nelle radici della Tradizione Islamica, fonte di fondamentale importanza per i movimenti politici islamici, come, per esempio, la Fratellanza Musulmana.

    Gli ultimi ricordano un Profeta (la Pace e la preghiera di Allah su di lui) contrario al tribalismo, in quanto riduce ogni comunità ad una dimensione etnico-linguistico-culturale. Si racconta che dopo la vittoria musulmana nella Battaglia del Fossato (627), grazie ad un consiglio d’un amico del Profeta, Salman al-Farsi (d’origine persiana convertito all’Islam), nacque un dibattito riguardante le origini dell’ “eroe” e la sua appartenenza ai meccani oppure ai medinesi. Il Profeta (la Pace e la preghiera di Allah su di lui) respinse questo chiaro riferimento al tribalismo, affermando che Salman non era né meccano né medinese, ma che apparteneva direttamente a Ahl al-Bayt (casa del Profeta). Apparteneva, dunque, al Profeta. Di qui nasce la nozione di “Umma”, che ha acquistato con l’Islam il significato di Comunità di Fedeli o Musulmani, senza alcuna connotazione geografica, linguistica o culturale. In termini di rappresentatività, in questa prospettiva, la “democraticità” è compresa, secondo gli Ulema, in quel che questi chiamano “Shura”, ma questa è un’altra storia.

    RispondiElimina
  22. Il conflitto tra democrazia e tribalismo viene invece trasformato dall’elite laica (in Piazza e non ancora nei Parlamenti) in questione di dicotomia tra modernismo istituzionale contro una struttura sociale più antica della storia dell’uomo. Oltre alla contrapposizione identitaria di inclusione ed esclusione, “noi”/“loro”, la pericolosità del tribalismo secondo i laici, di destra o di sinistra, è da trovarsi principalmente in due orientamenti, uno politico, l’altro economico:

    - La lealtà al capotribù ed alla “legge tribale” e non alla costituzione;

    - La proprietà privata ed il rischio di arrivare ad un sistema feudale di cui parla Bertani.

    Ma chi sostiene allora il tribalismo nel mondo arabo? I regimi, senza dubbio: le tribù sono i primari garanti del trono. Poi, alcuni “individui” trovano l’appartenenza ad una tribù “più conveniente” rispetto a quella allo Stato: a questi non importa niente della “cittadinanza” moderna. Più diritti, più dignità sociale e la disoccupazione equivale quasi allo zero.
    In più, è una questione di identità: non dimentichiamolo. E, come tutte le identità, riduce lo spazio di libertà individuale, trasformando il legame di “sangue” in un rapporto gerarchico di egemonia. È, quindi, un aspetto che ci tocca tutti nel mondo: non è stato lo stesso Bertani a scrivere qualche tempo fa: “Si scorge un mondo popolato da individui che riconoscono come unici legami il clan”?

    La Grande Rivoluzione Nord-africana, a cui assistiamo in questi giorni, sarà in grado di sciogliere le catene del tribalismo? Le piazze ci dicono di sì. Manca sentire la parola di quelli che, invece di uscire in piazza, preferiscono giocare dietro le quinte.

    Mahmoud Jaran

    p.s: Black, sei grande! Non dico altro.

    p.p.s: I cinesi, caro Roberto, non hanno costretto finora i nostri figli ad imparare la loro lingua.

    RispondiElimina
  23. Non ricordo se ne avevo parlato in un precedente commento, scusatemi se mi ripeto.
    Tempo fa (ormai parecchi mesi fa, forse un paio d'anni)leggevo un'analisi che prefigurava il riassetto mondiale nei prossimi decenni. Da una parte la Cina in crescita vertiginosa (economica, probabilemnte demografica a dispetto del controllo delle nascite, militare e neocoloniale- vedi espansione in Africa-), Cina in crecita anche dal punto di vista dell'alta tecnologia, quindi avversario forte dal punto di vista economico-sociale, tecnologico e militare.
    Dall'altra parte il blocco occidentale, USA e UE: l'articolo sosteneva che la politica USA fosse tesa ad una crescita in campo tecnologico e quindi militare come ambiti di competitività.
    L'UE: organizzazione disomogenea e poco coesa con diverse anime, ma che sostanzialmente, per restare competitiva nel mercato globale, puntava all'abbassamento dei costi di produzione (inseguendo i cinesi) e di conseguenza dei diritti. In questo scenario, l'Italia era descritto come il paese-pilota di questa futura involuzione sociale: progressiva riduzione dei diritti sindacali, instruzione, servizi, ricerca, etc.
    Certo, oggi alla luce delle "rivolta arabe" si potrebbe dire che anche lì adesso si tenderà alla modernizzzazione etc.
    Potrebbe anche essere, però, che le "rivolte" abbiano effetti collaterali: uno potrebbe essere la disponibilità di una nuova grande massa di manodopera a buon mercato, che con il miraggio della democrazia e del benessere, sarebbe disponibile nei paesi in questione, paesi che diverrebbero di fatto protettorati ONU-NATO-USA (altro effetto possibile). Altre conseguenza delle "rivolte" potrebbe che l'UE sia invasa da centinaia di migliaia di migranti, cosa che faciliterebbe in UE stessa il reperimento di manodopera a basso costo, magari in nero.
    Ancora, l'esito dei mutamenti in corso (questo ricordo d'averlo scritto precedentemente) potrebbe essere l'accaparramento del Sahara, o di larghe porzioni di esso, a mio avviso fonte energetica dei decenni a venire (provate a cercare Desertec su internet).
    Virgoletto la parole "rivolte" pochè penso siano tutt'altro che spontanee.
    Saluti

    RispondiElimina
  24. Dimenticavo:
    penso che la struttura sociale denominata clan sia insita nella natura umana, certamente con molteplici sfumature, famiglie, partiti, nazioni, tifoserie. Si possono fare tuute le leggi immaginabili, ma esisterà sempre un legame perticolare con un gruppo di individui piuttosto che con un altro e si tenderà a favorire, magari inconsciamente, i primi più che i secondi.

    RispondiElimina
  25. Madonna mia! Vi lascio un momento soli e...scrivete dei commenti così ricchi ed articolati che si potrebbe imbastire un "numero" di una rivista! -))
    Non entro nel merito degli scacchi perché non mi divertono: fui battuto tre volte di seguito, al mare, da un tedesco in poche mosse.
    Poi, mi disse: lo sai che sono il campione della Renania Palatinato?
    E te la vieni a prendere con me!
    No, non è affar mio.
    Sulla questione della tribalità paventavo i rischi di una sua "evoluzione", ma volevo ricevere conferma da Mahmoud, che li tocca con mano. Un conto è scrivere, come faceva quel "ligure-piemontese" -))
    Sulla questione energetica, è ovvio che - essendo l'ENI la cassaforte di Tremonti - gli investimenti nel solare sono a rischio.
    Anch'io stavo per farlo, ad Albissola, ma mi sono fermato: questi, ti fanno pure le leggi retroattive!
    Credo che B. pensi al nucleare come ad una "torre" da muovere con saggezza nei confronti di Azzurro Caltagirone, qualora scoppiassero dei Casini. In fin dei conti, un po' di miliarduzzi in cemento acquietano tutte le ansie democriste, semidemocriste e paracomuniste. Alla faccia di destra e sinistra.

    Con la ricchezza d'argomenti che esprimete - non ce la faccio a rispondere a tutti in modo analitico, ho appena finito di smontare e riparare un termosifone - perché non decidiamo di scrivere noi, le stesse cose, su una rivista e lasciarle commentare agli altri?
    Faremmo un doppio affare: qualcosa di utile per gli altri e...ci spelleremmo di meno le dita!
    Grazie di cuore a tutti voi
    Carlo

    RispondiElimina
  26. Complimenti!!!

    Siete addirittura fantastici, tutti.
    Tante varietà emozionali accomunate da una finalità di utilità per gli altri.

    E, a dirla tutta, non siete i soli a disegnare arcobaleni di un nuovo umanesimo: in giro vedo,anzi spesso sento,per dirla con Gaber, "un'aria" che arriva più pulita, meno zavorrata che non quella che tira intorno e dentro il palazzo.

    Insomma si sono aperti nuovi sentieri, inimmaginabili fino a poche settimane fà, che vanno verso nuovi orizzonti.

    Sono le stesse parole usate dal berluscaz a dirlo, a prefiguralo.

    Quando, consciamente o meno ed in questo comprendo anche lo staff che gli scrive i testi, nella filippica contro gli insegnanti usa ripetutamente il verbo "inculcare" che di per sè indica costrizione, vuol dire che ormai sono oltre le ...bucce.
    Buon Cammino
    Doc

    RispondiElimina