03 novembre 2010

Il tempo dell’attesa

Sinceramente, speravamo che tanto disgusto ci venisse risparmiato. Non entriamo nel merito delle indagini che la Magistratura di Milano sta effettuando sulla vicenda della minorenne marocchina, così prontamente “soccorsa” dal premier e salvata da una probabile accusa di furto. Anche perché la Questura di Milano dovrà, in primis, salvare se stessa da reati quali l’abuso d’ufficio, l’omissione d’atti d’ufficio et similia.
E non basteranno certo le rassicurazioni di un Ministro dell’Interno che sembra sempre di più quello dell’isola di Bananas: anche se telefonasse Dio sceso in terra, ci sono delle procedure da rispettare, e la Questura di Milano ha oggi il fianco scoperto.
La vicenda segue di poco un’altra storia poco chiara: il tentato (furto?altro?) nella casa di Maurizio Belpietro, il direttore di Libero, della quale rimangono solo una marea di dubbi, una serie di colpi sparati non si sa a chi e a che cosa ed un agente trasferito d’ufficio. Mah.

Ciò che invece interessa la cronaca politica di queste settimane è l’attacco – oramai concentrico e sferrato da più parti – a Silvio Berlusconi ed al suo Governo: attacchi, bisogna riconoscere, che non sono certo basati sul nulla, né sono illazioni e neppure montature giornalistiche.
Una vicenda come quella della giovane marocchina – in arte Ruby – che riceve costosi doni in cambio…di…lascia perplessi, anche perché sono coinvolti i soliti noti: Emilio Fede, Lele Mora, la solita ex show girl, ex igienista dentale, attualmente consigliere regionale Nicole Minetti.
Ma chi è mai, questa consigliere regionale ex “velina” della reti Mediaset, per ricevere l’affidamento di una ragazza a dir poco “difficile”, per non dire altro, e sorpresa a rubare?
Una vicenda tutta “familiare” – nella oramai stralunata concezione di “famiglia allargata” della quale Berlusconi s’è circondato – nella quale tutto si risolve con una telefonata all’amico, oppure lasciando fare a personaggi come Bertolaso o Scajola. Pensiamo un po’: il primo doveva ricostruire L’Aquila, il secondo dotare l’Italia di un sistema di produzione elettro-nucleare (sic!). E la monnezza continua ad avanzare.
Potremmo chiudere qui: se la faccenda fosse capitata in Gran Bretagna, il Primo Ministro avrebbe lasciato Downing Street il mattino dopo. Lo stesso sarebbe accaduto in Francia od in Germania: in Germania, un parlamentare si dimise spontaneamente perché riconosciuto colpevole della morte di un automobilista in un incidente stradale da lui provocato. In Italia, gli avrebbero offerto “solidarietà e conforto”.

Ciò che colpisce è che, tutte le vicende che toccano il premier, hanno sempre a che fare con donne, donnine, ragazze e ragazzine. Persino l’inchiesta su Bertolaso – che lo coinvolge solo di striscio – ha il suo strascico nei famosi “massaggi” del Salaria Sport Village. E poi la D’Addario, Noemi Letizia, la stessa “assistente del cavo orale”. Mah.
Qui – di là della propensione all’amore mercenario della classe politica, fatto assodato già ai tempi di Cesare – ci sono alcuni aspetti che meritano qualche approfondimento.

Il primo riguarda le dichiarazioni della ex moglie, Veronica Lario, la quale affermò chiaramente che l’ex marito era una persona malata. Ora, alcuni suoi comportamenti, alcune sue esternazioni sono veramente strane, soprattutto se si considera che è il Capo del Governo.
Ricordo che mi colpì la sera nella quale scese in strada, sotto Palazzo Grazioli, e s’intrattenne a battute e barzellette con un gruppo di giovani (ovviamente, selezionati e “preconfezionati” dal suo entourage) che – nel suo delirio – dovevano rappresentare l’Italia che lo amava, i giovani che lo osannavano. All’opposto di quelli che lo odiavano e gli tiravano statuette del Duomo in faccia.
Nel secondo caso, l’attentatore fu subito presentato come il classico fallito, la barca senza più ancora né ormeggio che vaga, condotta dalla corrente: nel secondo, invece, quei giovani dovevano rappresentare l’Italia “forte ed ottimista”, la quale incontrava, gioiosa, la sua “Guida” che – come ogni sultano illuminato – concede un giorno l’anno per le suppliche dei sudditi.

Fin qui, saremmo nel classico teatro di posa berlusconiano, una depéndance di Mediaset, una troupe esterna per ogni situazione: business is usual. Il problema è capire chi organizza questi eventi.
Storie che oramai rasentano la follia: qui non si tratta di preferenze sessuali, ma d’accompagnarsi a delle minorenni. Sono reati.
Viene il sospetto che personaggi come Emilio Fede e Lele Mora – ma anche la Santanché (ultimamente “molto intima”: gliel’avrà “data”?) oppure il serissimo Letta senior – siano oramai soltanto degli assistenti sociali che circondano il capezzale di un tizio che dà i numeri.
Un uomo che non sembra gradire la compagnia di persone sue pari, bensì intrattenersi con gli elicotteristi per raccontare barzellette blasfeme, oppure invitare per ben due volte in Italia il circo mediatico della “Quarta Sponda” con tanto di cavalli, soldatesse pettorute, sfoggio d’uniformi da circo Barnum e penose cerimonie “d’iniziazione coranica" rivolte a stuoli di giovani hostess reclutate dalle solite agenzie, le quali suscitano più lo sconforto che l’ilarità. Osservando la visita di Gheddafi e tutto l’ambaradan, mi tornava alla mente “Aladin”, il cartone della Disney: “…sono d’oro i suoi mille cammelli…”

Silvio Berlusconi, poi, ogni tanto vola a Mosca e si rifugia nella dacia del “amico” Putin, dal quale ha ricevuto un giaccone ritenuto “scaramantico”, che indossa nelle occasioni ritenute “difficili”. E, tutto sommato – a parte misteriosi “accordi” internazionali (il Ministro degli Esteri sa qualcosa? Esiste?) – di quel che va a fare Berlusconi in Russia poco si sa. Bisognerà chiedere lumi a Scaroni: se lo sa, anche perché il rais dell’ENI – che guadagna milioni di euro l’anno – ha rilasciato una dichiarazione nella quale si domandava che senso avesse tanto brigare per diventare “il più ricco del cimitero”. Forse, l’analista di Scaroni sta facendo un buon lavoro.

Per certi versi la situazione, di Berlusconi e del suo regime da operetta, parrebbe avvicinarsi a quella di un Mussolini (ed al teatrino fascista) al quale presentavano sempre giovani gagliardi e combattive milizie, con una differenza: Mussolini era tutt’altro che rincoglionito. Anche se, quelle lunghe “ipnosi” alle quali, consenziente, si sottoponeva, lo condussero a sottovalutare l’allarme di Badoglio del 1940 (al tempo, Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate) – “Eccellenza: non siamo assolutamente pronti per affrontare una guerra” – ed i risultati furono quelli che ben sappiamo.
La condizione attuale di Silvio Berlusconi pare sempre di più quella tratteggiata dalla ex moglie: un uomo che teme il confronto nell’universo maschile e si rifugia nelle mogli/madri/sorelle prezzolate. L’uomo che teme il Parlamento, al punto da non metterci quasi mai piede, che vede nel Presidente della Repubblica il nemico (“padre cattivo”?) pronto a limitarlo, a ferirlo, e allora affitta un castello per portarvi a cena le parlamentari del suo partito.
Donne scelte con cura già all’atto della nomina – l’attuale legge elettorale nomina solo “senatori del Re”, è bene ricordarlo – che mai lo contraddiranno: salvo pochissime eccezioni, non ci sono voci femminili critiche all’interno del PdL.
Un harem od una caserma? In entrambi i casi, ci sembra un problema sempre di più psichiatrico piuttosto che politico.

Se caserma è, non è certo lui il colonnello che riunisce lo stato maggiore: al massimo si “confessa” con i fidi Letta e Bonaiuti, con il servizievole Bondi, col mellifluo Verdini, con il sans papier (poiché oramai senza più ponti alle spalle) La Russa. Oppure s’informa presso i suoi avvocati – Alfano e Ghedini – su come stanno andando le sue infinite vicende processuali.
Il partito, il governo, sono abbandonati a loro stessi: come nel miglior “stile Mediaset", il gran capo non s’interessa a chi acquista le stampanti per gli uffici. L’importante è che, al suo passaggio negli uffici, ogni stampante generi un foglio con la sua immagine sorridente.
E, qui, c’è un secondo punto che merita attenzione.

La querelle che tiene banco in Parlamento riguarda il cosiddetto “lodo Alfano”, ovvero lo “scudo” per proteggere il premier dalle sue mille vicende giudiziarie. Una partita difficile, che in parte lo assorbe ed in parte lo deprime, poiché ogni vicenda dovrebbe essere – nel suo immaginario – fonte di gioia e dovrebbe scaturire naturalmente, come un gentile dono del Cielo per l’Eletto. Siamo alle soglie di un raptus che oscilla, come un pendolo, fra esaltazione e depressione: roba per strizzacervelli, mica per analisti politici.
Ciò che sfugge a Berlusconi – mentre ascolta, annoiato, i resoconti degli avvocati – è che nell’ordinamento italiano non esiste una procedura d’impeachment per il Primo Ministro (esiste qualcosa del genere per il Presidente della Repubblica), poiché la sua destituzione avviene mediate il voto parlamentare. Ma non è detto che, il medesimo risultato, non si possa ottenere per altra via.
Un Berlusconi colpito ogni giorno proprio nella sua sfera privata, risulta un Capo di Governo che non viene più giudicato per il suo operato – lui è bravissimo nel sottrarsi ai giudizi ed a “lasciar parlare” solo l’apparato mediatico – bensì per la sua persona, per quel che rivela d’essere. Dopo anni di tentativi “presidenzialisti”, gli sfugge un particolare: in quei Paesi – visti i loro impianti costituzionale (giusti o sbagliati che siano) – il giudizio sul premier non distingue il politico dalla sfera personale.
Lentamente, giorno dopo giorno, la percezione di Silvio Berlusconi come uomo sta virando dall’imprenditore capace del 1994 verso l’immagine di un vecchio rinfanciullito che racconta favole alle quali, oramai, pochi credono. Il gradimento del suo governo e del suo partito sono in caduta libera, ed il suo partito sta perdendo i pezzi.

Le difficoltà, della situazione interna del PdL, è aggravata da alcuni fattori poco valutati. Da sempre, il partito berlusconiano non ha mai avuto un Delfino: è nel DNA del partito personale, peronista, del sultanato repubblicano che non può essere ereditario.
All’interno del PdL, però, c’erano personaggi influenti, che controllavano consistenti “quote” di voti provenienti dalle precedenti esperienze politiche, la DC in primis. Uno dei “rais” del PdL era proprio Scajola il quale, durante le “turbolenze” interne del 2004-2005, si vantava di controllare circa 80 parlamentari di Forza Italia. L’altra “tegola” si chiama Fini e non è il caso di dilungarsi. Micciché ed i siciliani, Pisanu ed i sardi: l’impressione che si ricava è che i cosiddetti coordinatori – Bondi, Verdini e La Russa – non “coordinino” più nulla, se non lo sfascio.

Ad aggravare la situazione, le liste bloccate dal “Porcellum”: i potenziali, nuovi parlamentari della prossima legislatura del PdL già sanno che non ci sarà più la “vigna” del 2008. Le previsioni indicano una riduzione dei posti disponibili quantificabile in circa 80 unità: una Caporetto.
Va da sé che tutti cerchino accasamenti, senza guardare troppo in faccia a chi li offre ed a che cosa offre: paradossalmente, Berlusconi è quello che – in prospettiva – può offrire di meno.
Anche la “favola” che Berlusconi sia invincibile alle elezioni sta perdendo pezzi: colpo dopo colpo, inchiesta dopo inchiesta – soprattutto le vicende che lo coinvolgono in storie di sesso, festini e minorenni – gli stanno sottraendo quello che da sempre è stato il suo punto di forza: l’elettorato femminile cattolico o, comunque, legato alla tradizione.

Ma le elezioni potrebbero non essere la tappa obbligata, perché i dissapori con il Colle sono oramai la regola e non l’eccezione: chi, per tanto tempo, ha criticato Napolitano (e, in questo, c’è una mia parziale autocritica) dovrebbe rammentare che Napolitano ha saputo ben soppesare le sue forze, senza mai concedere troppo sotto l’aspetto della forma che discende dal ruolo che ricopre.
All’opposto, un Carlo Azeglio Ciampi – che invita, con appelli che sanno proprio d’autocritica, Napolitano a “non firmare” – fu colui che firmò il “Porcellum” quando eminenti costituzionalisti gli indicavano parecchi vulnus di quella legge. Che, oggi, ha mostrato tutti i suoi nefasti frutti sulla democrazia italiana.
L’impressione che si ricava, da questa intricata situazione, è che – mentre l’attacco a Berlusconi è concentrico e continuo – le trattative fervono.

Avevamo già indicato che nell’Autunno non ci sarebbero state sorprese: c’è da “rifinire” la Legge Finanziaria e, soprattutto, ci sono da collocare sui mercati internazionali centinai di miliardi di titoli del debito pubblico. Del Paese con il maggior rapporto debito/PIL europeo. Ma verrà Natale, ed entreremo nel nuovo anno.
Voci di corridoio – che, ovviamente, non possono trovare conferma – narrano che, per varare un governo di transizione (istituzionale, ammucchiata, ecc), il Presidente Napolitano pretenda la firma di tutti i responsabili dei principali partiti su una bozza condivisa di nuova legge elettorale, sia essa un “Mattarellum” originale, modificato od un altro sistema misto proporzionale/maggioritario. Ed ha tutte le ragioni – dalla sua posizione – nel pretenderlo: all’opposto, una crisi politica “al buio” condurrebbe a scenari difficilmente ipotizzabili.
Molto probabilmente, tutto ciò al quale – annoiati – assistiamo non è altro che prender tempo, un periodo nel quale tutti cercano di guadagnare posizioni favorevoli per il futuro, alleanze presentabili ed efficaci per il “dopo” governo istituzionale. Il quale, però, potrebbe durare più del previsto per eleggere il prossimo Presidente della Repubblica, giacché è oramai evidente che, sul piano internazionale, la figura di Berlusconi sarebbe un colpo terribile, per l’Italia, qualora l’uomo salisse al Quirinale o nominasse al Colle un suo dipendente.

Ciò che conforta queste ipotesi non è tanto la querelle di Fini – oramai vecchia di molti mesi – ma le posizioni di “distinguo” (quando non sono d’aperta contrapposizione) d’alcuni veri “notabili” del PdL che prima ricordavamo: Biondi, Pisanu, Micciché ed altri i quali, per ora, mandano avanti le seconde linee, i parlamentari che controllano, i quali o passano con Fini o s’iscrivono al Gruppo Misto. E la fronda inizia ad interessare anche il Senato.

Tutti però sanno che, nei primissimi mesi del prossimo anno, scadranno i termini: lo sa in prima persona Berlusconi, il quale non può continuare ad osservare l’emorragia del suo partito e, parallelamente, il deteriorarsi della sua figura di gran “combattente” politico. Lo sa la Lega Nord, la quale non riesce più a giustificare al suo elettorato come mai, una maggioranza “bulgara”, non sia stata in grado di varare l’unico provvedimento che sta loro a cuore: il tormentone federalista. In cambio della (mancata) approvazione di quel provvedimento, potrebbe montare la rabbia per le molte leggi ad personam che i parlamentari leghisti – molti obtorto collo – sono stati costretti a votare. E potrebbe essere proprio Bossi a ripetere il copione del 1994.

Ma lo sanno anche i Bersani – che vedono il loro partito afflosciarsi lentamente ma costantemente – i Fini, per i quali la novità della sorpresa potrebbe rapidamente degenerare, come un panetto di burro rancido, ed i Casini, per i quali la classica tattica attendista potrebbe non bastare più, a fronte di un elettorato che domanda decisione e coraggio. Altri, come Di Pietro o Vendola, poco potranno contrattare, di là di qualche sparata verbale.
Dopo le molte (alcune fantasiose) congetture su chi guiderà il governo di transizione, la scelta sembrerebbe cadere su Beppe Pisanu – un’ipotesi quasi “istituzionale” – per come seppe, come Ministro dell’Interno, rimediare ai pasticci di Scajola, fino alla (probabile) decisione di non concedere la vittoria a Berlusconi nella famosa notte elettorale, da “hard discount”, del 2006. Altrimenti, è difficile spiegare come mai Pisanu, dopo, non abbia più ricevuto incarichi di Governo.

La Casta, dunque, riuscirà ancora una volta a gabbare per bene gli italiani: la diafana ed oramai ridicola figura di Berlusconi è perfetta, per fornire l’impressione di un nuovo “CLN” che libera lo Stivale dalle brutture di una sorta di regime da operetta.
C’è, in questo percorso, l’impronta – sia chiaro, stiamo analizzando la questione sotto il solo profilo mediatico dell’apparenza – di un “sussulto” della “vera politica” contro i fantasmi di una fumosa “antipolitica”. Tutto serve.
Ciò significa – di là del “punto” che ogni tanto è utile fare sull’incedere del teatrino politico italiano – che la Casta avrà un lasso di tempo (1-2 anni) nei quali tenterà di fornire un’immagine “depurata” dai miasmi del berlusconismo, e per qualche tempo l’italiano medio ci cascherà come un grullo.
Bisogna chiarire che l’allontanamento del Cavaliere è pur sempre un fatto positivo – anche perché, con la sua ingombrante ombra, sempre ha nascosto la pochezza altrui – ma crederlo un risultato politico, quasi una vittoria, sarebbe ingannevole.

La realtà, che condurrà ad un nuovo deterioramento del quadro politico, sarà constatare che la situazione economica non migliorerà di un’unghia, sempre che non peggiori: ciò è inevitabile, date le “basi” liberiste comuni a tutte le forze politiche oggi presenti in Parlamento. E, il liberismo, non concede altro che nuovi salassi e sempre maggior accentramento della ricchezza verso l’oligarchia dominante.
Il compito di chi, oggi, intende distinguersi dalla vulgata liberista per proporre, domani, un diverso modo di prospettare soluzioni politiche, economiche e sociali, è quello di partire da ciò che in anni di lavoro – in modo confuso, disarticolato, da più fonti – è stato dibattuto sul Web, quasi unica fonte di nuovo “sapere” politico.

Per poterlo fare, serve del tempo (e, quello, sarà proprio l’ennesimo tentativo di riciclo della Casta a concederlo), la volontà di farlo che nasca da una meditata analisi dell’ineluttabilità del passo e qualche strumento per attuarlo.
La rivista, proposta a suo tempo da “Faremondo”, è lo strumento perfetto, giacché non potrebbe essere confusa con uno dei tanti siti d’informazione Web: un conto è – giustamente – informare, un altro chiarire da subito che lo scopo non è soltanto informare, bensì promuovere aggregazione ed organizzazione sulla base di contenuti politici condivisi.
I contenuti?

Mettere il carro davanti ai buoi non è mai buona abitudine: a cosa servirebbe, allora, una rivista?
Si può ipotizzare che il nostro Paese dovrà ri-meditare – al minimo – il percorso degli ultimi 35 anni, grosso modo dagli anni ’70 ad oggi.
In questi anni, ci sono state parecchie cosiddette “riforme”: ordinamentali (la legge che istituì le Regioni nel 1970), salariali (l’abolizione della “Scala Mobile” del 1975), del lavoro (tutta la deriva del precariato, da Treu in poi), dell’istruzione (da Bassanini in poi), previdenziali (Dini-Damiano-Sacconi/Tremonti), macroeconomiche (passaggio all’euro), politiche (leggi elettorali), geopolitiche (Unione Europea), finanziarie (sistema bancario, da Enti ad S.p.A.).
Si vive meglio? Non dimentichiamo che la produttività del sistema industriale è aumentata meno che in altri Paesi, ma è pur sempre aumentata di circa l’1% l’anno: dove sono finiti quei frutti?

Per contrappasso, ci sono state molte omissioni: la più evidente è che l’Italia, ancora oggi, non riesce a pianificare il proprio futuro energetico e nemmeno riesce a copiare da altri per la gestione dei rifiuti. Ma ce ne sono altre, meno conosciute: l’abbandono totale del sistema agricolo, dell’allevamento e forestale, il quale ha condotto ad avere un solo agricoltore giovane contro 12,5 agricoltori anziani, mentre in Francia e Germania il rapporto è prossimo ad 1 : 1. Un sistema di trasporto abbandonato a se stesso, con il mezzo meno economico (il camion) a farla da padrone. Nessuna legge (come quella che impose a suo tempo, quando era Ministro dell’Ambiente, l’attuale premier tedesco Angela Merkel) che impone un “tetto” alla cementificazione del territorio: cementifichiamo, ogni anno, quattro volte rispetto a ciò che viene concesso in Germania, che ha un territorio ben più ampio rispetto al nostro.
Gli spunti, come si può notare, non mancano e ne avrò certamente dimenticati altri. In questi anni, pur con il lodevole lavoro svolto da tanti scrittori, analisti, tecnici…non siamo andati oltre la denuncia, l’esposizione, qualche timida proposta.

In altre parole, come dei ruminanti, abbiamo riempito lo stomaco di materiale parzialmente elaborato e pochissimo coerentemente organizzato: per questa ragione è necessario riproporre, in un apposito contenitore (rivista), gli stessi contenuti affinché siano raffinati ed organizzati. Solo a quel punto potranno diventare proposta politica.
Qualcuno potrà affermare che un simile percorso, in un solo Paese, potrebbe risultare inutile, giacché la transnazionalità del potere delle Caste è ovunque opprimente. Si può ribattere a questa obiezione con due riflessioni: la prima è che, con l’aumentare della repressione in tutte le nazioni europee, probabilmente soluzioni “parallele” sorgeranno anche altrove. La seconda è più semplice: abbiamo altre possibilità? Qualcosa da perdere?
Questo, per la seconda volta, è un messaggio lanciato nella corrente a chi si ritiene un intellettuale.

Essere un intellettuale non significa conoscere i classici o l’analisi matematica: vuol dire, partendo da un quadro avvincente ma confuso, saper elaborare una prospettiva coerente, comprensibile, efficacie e credibile per il maggior numero di persone. Possibilmente – questo sarebbe il massimo – saperla esporre con eleganza. Non cadiamo, ancora una volta, nella trappola che ci tesero Croce e, soprattutto, Gentile.
La ricostruzione del nostro Paese ha bisogno, in primis, proprio di un quadro di proposte coerenti, saggiamente meditate e discusse: c’è veramente bisogno di cultura, che nella vulgata imperante sembra quasi diventata un peso. Tutto passa per la Tv, tutto è già sul Web, tutto va su Facebook…non è vero: in quei luoghi passa soltanto un frullato di notizie e di nozioni, perché le persone in grado di razionalizzare, rendere fruibile quel quadro, sono drasticamente allontanate. Altrimenti, le armi di distrazione di massa verrebbero meno.

La Casta avrà modo d’impegnare gli italiani nella “demolizione controllata” del berlusconismo, ed avremo tempo: chi ritiene di saperlo fare e d’esser utile, faccia un passo avanti.

Articolo liberamente riproducibile nella sua interezza, ovvia la citazione della fonte.

30 commenti:

  1. "La ricostruzione del nostro Paese ha bisogno, in primis, proprio di un quadro di proposte coerenti, saggiamente meditate e discusse: c’è veramente bisogno di cultura, che nella vulgata imperante sembra quasi diventata un peso."

    A mio modo di vedere (non solo mio a dire il vero, ma di molti comunicologi e sociologi) il problema nelle societá occidentali non é affatto la mancanza di una cultura media né la mancanza di informazioni a nostra disposizione.
    Specialmente in Italia abbiamo un patrimonio culturale medio alto, non abbiamo bisogno di intellettuali che elaborino proposte al nostro posto, un cittadino della strada avrá bisogno magari di piú tempo per farlo ma é perfettamente in grado, se messo davanti ai problemi, di elaborare soluzioni. Non é che ci manchino i mezzi per essere consapevoli dei problemi che viviamo ed esprimerlo, il problema é che non sappiamo cosa farcene di questa consapevolezza. Ci sentiamo inutili, e lo siamo. Sappiamo ora, anche se magari non riusciamo ad esprimerlo, che abbiamo vissuto per decenni con una doppia morale pubblica e privata.
    Lavorare sull'educazione alla cittadinanza, a quella di genere, alla partecipazione, alla democrazia é il compito dell'intellettuale: ridare al cittadino la possibilitá di partecipare e decidere della sua vita e la societá dove vive.
    E' un compito lunghissimo? Certo, ma lo vedo prioritario rispetto al compito che prefigura Carlo, pena delusioni tremende e se non si riesce ad incidere nei luoghi della conoscenza (universitá) bisognerá ritornare nelle strade, al porta a porta, ai centri sociali.
    Una rivista puó essere utile se rende centrali questi temi, altrimenti diventerá un nuovo manifesto, che sopravvive a stento parlando solo ai suoi 15000 lettori chiedendosi continuamente il perché é nella situazione in cui si trova da 20 anni.
    Chi parla piú in Italia di Dolci (i suoi libri neanche vengono ristampati) o Calamandrei?
    Dove sono nelle Universitá corsi di etica, comunicazione sociale, educazione di genere?
    Chi conosce gli enormi avanzamenti in termini di partecipazione democratica di alcune realtá in latino america o anche solo dell'imperfetta democrazia diretta svizzera?
    Carlo, non abbiamo bisogno di intellettuali che elaborino una proposta sulla questione energetica, ma che gettino una base di una nuova convivenza.
    Pur con tutti i suoi difetti ed il suo leaderismo, é probabilmente questo che intende Vendola quando parla di "nuova narrazione".
    Con stima,
    Ricky

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  2. Pur condividendo in parte quanto affermi - Ricky - secondo me sei un poco ottimista. Ricordati dei milioni d'italiani che seguono soltanto i reality, dell'analfabetismo di ritorno, dei dati sconcertanti su una quota consistente di laureati che non riescono ad interpretare un grafico.
    La mia concezione d'intellettuale è distante da quella classica (novecentesca): vedo di più gruppi di persone (proprio perché nella società esistono oramai livelli di conoscenza più elevati, ma pur sempre patrimonio di una minoranza, non scordarlo) i quali, mediante degli strumenti come la rivista, riescano ad elaborare non più generici percorsi d'attuazione, bensì piani precisi, indicazioni applicabili.
    In questo, non c'è una sostanziale differenza dal sistema delle "Fabbriche" di Vendola.
    Può darsi che il futuro italiano saranno alcuni gruppi che inizieranno a confrontarsi per poi dare vita a nuovi aggregati politici, ma prima ci vuole la discussione dei problemi, dei confini, delle prassi per attuare le soluzioni.
    Questo intendo per "cultura": "cultura dell'attuazione", "cultura di governo".
    La fase di partecipazione consapevole, da parte di più larghi strati della popolazione, avverrà naturalmente, perché la serietà paga.
    L'esempio è questo blog: nato nel 2005, dopo nemmeno 5 anni raccoglie un buon numero di persone, lo leggono in tanti. Perché? Poiché qui si lavora bene.
    Ovviamente la rivista avrebbe un altro obiettivo: quello d'iniziare a stendere quasi un programma di governo, e lo farebbe con il contributo di chi, man mano, s'aggregherebbe.
    Spero ci siamo intesi.
    Ciao
    Carlo

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  3. Carlo questo tuo articolo descrive esattamente la situazione del nostro disgraziato paese. Però sottovaluta le capacità di reazione del Nano (eroticus alla pompetta), infatti io sono più che mai convinto che Fini non gli staccherà la spina, troppo pusillanime per farlo e andremo avanti ancora per due anni e mezzo senza che cambi nulla, nemmeno la legge elettorale, fatta apposta per il nano (alla pompetta sottocutanea) che con solo il 30% dei voti prenderà il 55% dei seggi alla camera. Dopo di che per lui si prospetterà un duplice mandato di 7+7 anni come presidente della repubblica italiana, anzi della repubblica centro-meridionale italica, dato che il nord di fatto o di diritto se lo sarà preso la lega con la famiglia Bossi al potere a vita.
    Non mi credete? Vedrete che avrò ragione. Intanto niente elezioni a marzo, solo due anni di litigi mediatici in un'Italia sempre più impoverita e inebetita dalle TV del nano alla pompetta sottocutanea, usata fino allo sfinimento suo e delle escort. Con il solo diversivo di qualche velina che cercherà di sput....arlo ma prontamente tacitata come la Macrì. Gli italiani non devono sapere i dettagli di come il nano pratichi il bunga bunga a loro e alle veline, ma deve solo adorarlo e invidiarlo.

    Ciao a te e a tutti gli amici del blog

    p.s.

    nessuno ha il coraggio di scommettere un caffè

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  4. Ti ringrazio per la risposta, Carlo.
    Si, forse sono un tantino ottimista ma ho girato un po' l'Europa e credo che ci piangiamo un po' troppo addosso quando guardiamo noi stessi. Dal punto di vista della consapevolezza e della cultura media non abbiamo niente da invidiare a nessuno e siamo un largo gradino sopra ad inglesi e spagnoli. La capacitá di interpretazione di un grafico non puó rendere la misura del patrimonio storico e culturale di una societá.
    Vorrei peró uscire dal discorso sul ruolo degli intellettuali.
    Dagli ultimi tuoi interventi, mi par di sentire il desiderio che certi temi che tratti trovino ascolto ed accoglienza a livello politico, nei centri decisionali e di potere, in particolare il problema energetico sul quale sei senza dubbio un crack. Credo di capire che l'idea della rivista e di gruppi di lavoro che elaborino piani e proposte di applicazione vanno in due direzioni:
    fare leva sul teatro politico e movimentistico attuale perché raccolga le vostre istanze e
    ampliare la consapevolezza della cittadinanza su questi temi.
    Non é la mia idea di attivismo ma hai comunque tutta la mia stima ed il mio appoggio.
    Se la vostra idea é che la partecipazione democratica sia la conseguenza del "buon governo" e non il contrario, niente mi impedisce di incoraggiarvi.
    Io credo che le basi da cui partire siano altre, ma se rivista o movimento deve essere, mi offro per dare il mio contributo a sviluppare queste basi, ma soprattutto se rivista deve essere (web o cartacea) che non pubblichi valanghe di commenti sull'ennesima berlusconata o bossianata. Per questo ho giá decine di altre pubblicazioni che me lo confermano.
    Con stima,
    Riccardo

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  5. Orazio, francamente mi sembri un po' fuori della realtà: l'estromissione del nano è oggi un obiettivo della Casta. Lui, non potrà farci niente e l'ha anche capito, per questo lascia che le cose vadano.
    La rivista della quale abbiamo parlato - Riccardo - con Faremondo sarebbe Web, ma senza commenti e tematica, suddivisa per argomenti.
    I forum sarebbero previsti, ma non collegati agli articoli.
    Altrimenti, si finirebbe nuovamente nel tormentone senza fine di CDC.
    Ciao a tutti
    Carlo

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  6. Personalmente al posto della rivista vedrei una WebSchool:
    Materie omogenee trattate da diversi bloggers, scrittori, esperti unificate in un unico settore.
    Mi pare banale che serve una direzione super partes di controllo e con dei poteri per esercitarlo.
    La rivista implica troppi costi iniziali, la WebSchool, in linea con l'obbligo morale di "far conoscere" attraverso l'elaborazione critica sui diversi temi, creerà una biblioteca di schede tecniche accessibile a tutti previo, perchè no?, di un obolo per ovviare ai costi strutturali e funzionali che ci saranno.
    Se poi dà fastidio l'accostamento alla parola "Leninista" usata dal Capitano, beh, allora vuol dire che dobbiamo "ripulirci" anche noi da stranezze del genere.

    Non sono d'accordo che questo periodo- caduta di alzoditacco, che non coincide necessariamente con le elezioni subito, tout court-
    sia " di attesa": se cosi fosse credo che potrebbe essere il periodo più proficuo per costruire "cultura politica".
    Doc

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  7. La Casta contro il padrone delle televisioni nulla può. Non vedi che si è asserragliato nel fortino di Palazzo Chigi e ora legalmente nessuno può detronizzarlo. Il governo è paralizzato. A lui non importa nulla gli basta far creder agli italidioti che sta lavorando malgrado i comunisti lo ostacolino.
    Fini è terrorizzato dalla paura di perdere le elezioni. Vedi stamane. Uno sicuro di se non gli avrebbe neanche rivolto lo sguardo, invece ha raccolto le sue lamentazioni. Possibile che solo io in Italia mi renda conto della sua inavomibilità?

    Ciao

    RispondiElimina
  8. Non vedo grandi differenze fra una WebSchool ed una rivista Web suddivisa per aree tematiche. In fin dei conti, chi si assume il compito di scrivere assume in qualche modo un "ruolo docente".
    Se non ho capito bene, doc, correggimi.
    Per quanto riguarda il periodo d'attesa, lo ritengo proprio necessario per far crescere un po' di vera cultura politica.
    Anche qui, se ho capito male...
    Orazio, mi sa che sei messo male. La caduta di B. non è il 25 Aprile, è solo un una ristrutturazione della Casta.
    Ciao a tutti (torno alla mia cima alla genovese, devo cucirla)
    Carlo

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  9. La WebSchool è oltre la rivista Web: conserva le stesse funzionalità della scuola e quindi le stesse potenzialità di interscambio sugli argomenti.
    Insomma, almeno da come la vedo io, la rivista e' un po' statica, mentre la WebSchool e per sua struttura dinamica, una specie di Agorà centralizzata ma flessibile e permeabile.

    Il tuo periodo d'attesa (io dico anche per le nuove elezioni) credo che coincida con il tempo occorrente per la nascita di un movimento politico dal basso capace di interpretare e portare avanti le istanze della società, mentre per me questo tempo è già la costruzione di una nuova cultura politica le cui fondamenta sia l'etica prioritaria anche prima delle regole, ed in questo diventa fondamentale la crescita di collaborazione tra i bloggers e/o scrittori che diventi a brevissimo WebRivista o WebSchool
    Buon Cammino a Tutti
    Doc

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  10. Anonimo8:44 PM

    La rivista web va bene'.ma non risolve il problema più grande di arrivare alla gente, a quella gran parte di persone che si nasconde dietro l' analfabetismo puro e di ritorno.Lo zoccolo duro dell' elettorato Berlusconiano come ben dici è costituito da chi si nutre di tv spazzatura ora non credo che sarà una rivista(per giunta Web) a raggiungere e stimolare queste persone alle quali a mio modo di vedere l' unico modo ( e a costo di grande fatica) di smuoverle è rendersi visibile o tramite i mezzi di comunicazione o meglio ancora con l' unico mezzo alternativo a quello delle TV ovvero dal vivo.Il problema della scarsa preparazione esiste eccome in questo paese, l' ocse ci ha messo agli ultimi posti in Europa per preparazione e capacità di analisi, secondo me il confronto con gli altri paesi europei non regge caro Ricky, vedranno anche il grande fratello ma in Spagna,Germania, Francia però la gente si laurea e ama molto più di noi leggere un libro.Anche se non mi sento preparato come voi io sarei pronto ad una collaborazione che però non può prescindere dal conoscersi fisicamente. Un saluto a tutti!!

    RispondiElimina
  11. Gli intellettuali occorrono, eccome!!
    E se per questo anche gli artisti.
    Pure la satira non va relegata in soffitta.

    Ci vuole una linea avanzata sul fronte rivoluzionario.

    Ogni rivoluzione, per innescarsi, ha bisogno di un'avanguardia.

    Chi rappresenta oggi questa avanguardia?

    Quali i suoi numeri?

    Che potenzialità d'impatto ha sul sitema costituito?

    Noi,sostenitori di questo blog, come ci sentiamo? potenziali rivoluzionari o semplici commentatori, affetti da narcisismo telematico?

    Liberare un popolo dai suoi gioghi è contro ogni individualismo, e purtroppo, sappiamo quanto la divisione sociale e del lavoro, abbiano contribuito allo sfaldamento dei valori del secolo breve.

    Ci sentiamo appartenenti a un movimento?

    Pensiamo di proporne uno?

    Agiamo o siamo agiti a causa di innumerevoli ore passate a sorbirci i salotti politici della casta?

    L'intellettuale si pone questo genere di domande e molte altre ancora.

    Sono d'accordo con Carlo: i blog sono aggregazioni, non suscitano appartenenza, quindi vanno riuniti sotto un'unica bandiera, sono tanti IO che dovranno diventare un NOI.

    La WEB RIVISTA correlata da un video-manifesto d'impatto, mi sembra interessante.

    Propongo, per cominciare, di scrivere un Manifesto dei blog e lanciarlo in rete per vedere quante adesioni suscita.

    ciao
    B.S.

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  12. Quando c'è un po' di maretta, è compito del nostromo parlare all'equipaggio ed il nostro Black ha capito: è salito in coperta ed ha arringato l'equipaggio.
    Più chiaro di così, ragazzi...
    Sarebbe bello, meraviglioso avere a disposizione una rete televisiva per giungere in tutte le case e tentare di spiegare gli inganni della Casta. Guardate cosa non fanno a Rai3 che tenta, almeno, d'indicarne il 20%.
    Oppure un quotidiano in ogni casa.
    Nostromo, quante reti televisive abbiamo nella stiva?
    Nessuna, capitano!
    Quanti quotidiani?
    Nessuno, capitano!
    Possiamo creare una rivista Web?
    Il nostromo si gratta la pelata (tutti i nostromi sono pelati e fumano la pipa):
    Con un po' d'impegno, forse...(quando il nostromo dice "forse", è fatta)...se mettiamo insieme la squadra di prua, quella addetta al trinchetto, con quelli delle pompe in stiva...se, poi, ci daranno una mano anche quelli della "Gertrud", che è alla fonda a Kiel...beh...
    Come la facciamo, nostromo?
    Beh, comandante: prima sentiamo tutti, poi decidiamo. Non vorrà mica fare la fine del capitano Blight, vero?
    No, e qui non c'è nessuno nella parte di Flechter Christian.
    Se desideriamo partecipare, questo è il primo passo. Il secondo sarà "come" farlo.
    Insomma, io la vedo così: intanto, sentiamo anche da Faremondo cosa dicono. Oh, della nave di Bologna! Dove siete? Devo stanarvi sul canale 16?
    Carlo

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  13. Per Marco03

    Tu che hai più di noi il polso della società e che ogni giorno passi tra i tavoli affollati di avventori, immagino ti siano arrivati all'orecchio, frasi spezzati, commenti, brusii, un po'di tutto.
    L'analfabetismo durante la rivoluzione francese era tale che se paragonato a quello di ritorno di oggi...

    Eppure quella massa di ignoranti si è mossa, bene o male le masse, prima dell'era dell'informazione di massa e della nano-tecnologia, si muovevano.

    Ora non ci sono scuse, nè ragionamenti che tengano la diga dell'ipocrisia: siamo coraggiosi o codardi?

    Tu mi sembri coraggioso, al punto che mi porteresti a spalle fin da te...non dimentico preziose frasi come quella.

    Allora, carichiamoci il basto e scriviamo i nostri "Quaderni dal Paese che non c'è" e finiamola con le analisi sganciate dall'azione.

    Non stiamo sempre in riunione: parliamo alla gente, confrontiamoci con i nostri vicini, il nostro prossimo, invitiamoli alle nostre discussioni sul blog e iniziamo a dir loro, che ci stiamo organizzando.

    Diciamolo a chiunque ci capiti a tiro appena cogliamo dalle sue parole, incazzatura, sconforto, critica.

    Elaboriamo e riportiamo sul blog i nostri dialoghi con il Paese che annaspa.

    Questa è inchiesta e lavoro da intellettuali e di gruppo:per caso qualcuno credeva che lo studio della fisica quantistica fosse alla base dei movimenti di massa?



    Caro Marco03, tu la gente ce l'hai sotto mano, anzi sotto il vassoio e il mondo visto dalla tua prospettiva è molto vivo e interessante.

    Raccogliamo tutte le lamentele e chiediamoci costantemente CHE FARE?

    Questo è oggi il nostro compito...parlare alla gente senza distinzione, anche ai "nemici politici", perchè è proprio da loro che si ottengono le informazioni più preziose.

    Il popolo non è buono o cattivo, sensibile o insensible: non ha consapevolezza perchè non vede oltre il presente.

    Ricordiamo i numeri...35% di astenuti: CHE PLATEA!!!

    Lasciamo la fonda e Facciamo prua con le nostre Polene in direzione del popolo: controvento, alla fine, non si va da nessuna parte.

    una buona giornata a tutti
    B.S.

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  14. BERLUSCONI ARAB(escoRT)

    Oh gran bontà de' cavallieri antiqui!
    Eran rivali, eran di fé diversi

    (Ariosto, Orlando furioso, I canto)

    La figura “arabesca” è quella che il nostro autore attribuisce al Presidente del Consiglio. È chiaro. L’uso dei termini come “harem”, “sultanato”, “Aladino e i suoi cammelli”, “sultano” per descrivere il mondo berlusconiano, ricordano da vicino l’atmosfera esotica delle Mille e una notte, che ha affascinato il lettore europeo sin dall’Ottocento e che ha condannato, ahimé, la civilità arabo-islamica a scontare un “infinto medioevo”. Rimane diversa ed unica, tuttavia, quella brillante lettura e riscrittura delle Arabian Nights fatta da P.P. Pasolini nel 1974. Si tratta d’un’interpretazione antropologica che mette sullo stesso piano la sessualità di culture diverse, inglese, italiana e araba, dando luogo ad una Trilogia che unisce il pensiero umano.

    Shahrazad, cari lettori del blog, è la figura femminile che mette in crisi il “potere maschile” ogni notte. Ella utilizzava l’astuzia, l’intelligenza, l’elevata cultura e l’abilità narrativa per salvare l’onore femminile e la vita di un “genere”. Non è affatto compito facile trovare una figura analoga nel canone letterario occidentale. Altro che la D’addario e Ruby.

    Non dimentichiamo che oltre al harem, nei palazzi califfali, vi erano le sale in cui si traducevano libri di filosofia, matematica, musica, ecc. dal sanscrito, greco, cinese e farsi. Altro che Bondi, Gelmini, Fede e Mike Bongiorno.

    È vero, Carlo, Berlusconi non è berlinese e non abita a Downing Street, ma, soprattutto, non è neanche Harun al-Raschid.

    Non commento invece un’altra parola araba che è “Rais”, comparsa due volte nell’articolo, perché ritengo, semplicemente, che tale termine sia più una voce tratta dal vocabolario della guerra fredda che non dal dizionario arabo. Pensate a Sukarno, Pinochet, Sadat, Pahlavi, ecc. i quali, guarda caso, non possono essere citatati senza ricordare i loro “amici” occidentali come Nixon (sarebbe più opportuno dire Kissinger) ed altri a cui conveniva mantenere lo staus quo in alcune parte del pianeta.

    Sembra strano, ma i termini di matrice arabo-islamica vengono sempre adpoerati in modo dispregiativo nella realtà giornalistico-politica occidentale: Fini descrive le accuse alla propria famiglia da parte dei giornali vicini a Berlusconi come “lapidazione di tipo islamico”. Vendola afferma che le istituzioni parlamentari sono ridotte ad una specie di “Souk arabo”. Evito di citare la Santanché, Sgarbi o Borghezio per ovvi motivi.
    Ma secondo voi, è questo il modo di trattare un “nemico” (ammesso che il mondo arabo-islamico lo sia)? Dare una risposta a questa domanda può essere considerato un passo per superare il discorso nazionalista ottuso di Giovanni Gentile.
    L’aveva capito Pasolini trentasei anni fa. Ma addirittura lo aveva capito Ludovico Ariosto cinquecento anni fa (494 per la precisione).

    Shukran. Mahmoud, Giordania.

    P.s. Se proprio dovessi suggerire una parola araba da prendere in prestito in questo momento e di cui l’Italia avrebbe bisogno è l’ “Intifada” culturale :) Grazie Carlo per l’articolo.

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  15. Caro Mahmoud,

    non posso che essere d'accordo con te che le espressioni lessicali relative agli usi e costumi arabi siano prevalentemente usate in senso dispregiativo.

    Fra l'altro, ma penso che non ti sia sfuggito, ogni qualvolta un film occidentale mostra un nemico, un bruto, un delinquente incallito, non necessariamente arabo, la musica di sottofondo è invece tale.

    Però, c'è sempre un però.
    La cultura araba che tu ci ricordi grande, da noi, a parte studi universitari legati alla facoltà di lettere, non vengono insegnati con dovizia, vuoi per un retaggio Gentiliano, vuoi per scarsezza di informazioni antologiche, vuoi per nazi-eurocentrismo.

    E ti dirò di più: al di là di una conoscenza più o meno profonda del Corano, il mondo arabo che entra in contatto con l'occidente è forza lavoro che già in patria non è stato suffcientemente istruito sulla sua storia nè tanto meno sulla nostra.

    Considerando che tu sei una rarità, è più che normale che la statistica finisca per penalizzare il mondo che ben rappresenti e ci aiuti con i tuoi illuminanti brevi saggi, a metabolizzare con le sinapsi più che con le viscere.

    Certo che un contatto epidermico profondo con il mondo arabo, che passi attraverso i sensi di una mitica Sharazade (più sensuale di certo di una Madame de Stael) è diverso dallo sfruttamento di una Ruby o di una qualunque sfortunata minorenne che sopravvive nei recessi bui e orribili del mondo disumano ovunque esso si manifesti.

    Io continuo a vedere nelle Escort un abbrutimento dell'uomo e non della donna.

    La prostituzione non è un mestiere, non è una risorsa: è e rimarrà sempre SCHIAVITU'.

    con profonda stima
    B.S.

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  16. Sarò anche fuori dal mondo ma Berlusconi è ancora la e Fini non lo fa cadere. Questo è un fatto e pare essere destinato a durare indefinitivamente.

    Ciao

    RispondiElimina
  17. Ciao Carlo,
    io sono molto pessimista.
    Al tempo della rivoluzione francese la gente sara' stata anche analfabeta, ma sicuramente non era assopita.
    oggi abbiamo una maggioranza di persone che oltre all'analfabetismo di ritorno e tutte le cose che citate voi vive un'altra realta':
    30 anni di interruzioni pubblicitarie a frequenza progressivamente maggiore.
    questo ha portato a un disabituamento dei cervelli a seguire un discorso, una logica.

    la tv berlusconiana prima (e pubblica poi, e cmq seguendo un corso comune in tutto il mondo) ha abituato a messaggi "comodi" da apprendere.
    al di la' della qualita' (scadente e progtressivamente peggiore) dei programmi.

    La maggior parte delle persone si annoia in tv dopo 15 minuti. ha BISOGNO di una interruzione del flusso logico.

    e' abituata alla "non necessita' " di tenere memoria di un discorso in atto da piu' di 15 minuti.

    Come si puo' pretendere che gente regredita cosi tanto a livello di "qualita' neuronale" possa sollevarsi ?

    RispondiElimina
  18. Mike:Come si puo' pretendere che gente regredita cosi tanto a livello di "qualita' neuronale" possa sollevarsi ?

    Infatti non si risolleverà e cadrà alle prossime elezioni sotto l'ipnosi televisiva berlusconiana votandolo in massa come sempre. Finalmente qualcuno su questo blog che capisce il pericolo di una dittatura berlusconiana.

    Ciao Carlo

    RispondiElimina
  19. Ah Ah Ah Berlusconi che fa la legge contro la prostituzione di strada. Nessuno che lo spernacchia. Pensate i suoi elettori sono i più grandi consumatori di prostituzione da strada e lui li bastona. Questa è la prova che gli italiani sono indementiti dalle sue TV e lo osannano anche quando punisce i suoi elettori. Carlo ammettilo non te lo apprettavi, ammetti anche che regnerà per almeno altri vent'anni. Nessuno che vuole scommettere?? In un altro paese lo avrebbero già mandato via a furor di popolo e invece da noi i suoi disprezzabili elettori continuano ad amarlo.

    Ciao Carlo

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  20. @mike a proposito di gente assopita

    Hai notato come ormai in tutti i negozi ci sia musica o radio di sottofondo a un volume sempre più alto?
    E che dire dei messaggi subliminali?
    Cito da un articolo di Boncinelli su LeScienze di novembre:
    "Oggi non si dubita più che parti diverse del cervello decidano per noi in anticipo rispetto alla nostra impressione di aver preso coscientemente una decisione.
    ... dati sperimentali ... consapevolezza tutta moderna che la mente sia fatta per l'azione e non per l'inazione, e che elabori in continuazione processi largamente inconsci finalizzati a comunicare alla coscienza del soggetto ciò che desidera e che cosa si deve fare di più appropriato nelle diverse circostanze della vita. Questo non impedisce alla nostra volontà cosciente di intervenire, ma solo in casi particolari e in presenza di indizi e conoscenze contrarie al corso spontaneo delle diverse azioni."
    Sintetizzo.
    Due gruppi di volontari sono impegnati nel risolvere due diversi compiti verbali, in uno solo dei quali compaiono spesso parole chiave legate a competizione/cooperazione/guadagno: questi volontari adottano un comportamento coerente con le parole sentite.
    Chi entra in un ufficio dove sia in bella mostra una cartellina di pelle si comporta in modo più competitivo.
    Chi parla in presenza della fotografia di una biblioteca lo fa a voce più bassa.
    Chi sente odore di detersivo si mostra più incline a riordinare la scrivania.

    Con stimolazioni subliminali totalmente inconsce il risultato è lo stesso. Parole che appaiono su uno schermo troppo velocemente per essere percepite distintamente o parole pronunciare con un'intensità troppo bassa per essere udite, sono in grado di attivare i soggetti verso la competizione, di acuire la sete, di spingere a comportamenti cooperativi.
    "Siamo responsabili di molte nostre decisioni, soprattutto di natura culturale e intellettuale, ma non di tutte, né delle più importanti per la vita di ogni giorno."

    RispondiElimina
  21. Credo - Mahmoud - che tu abbia ragione, ma sei in una condizione privilegiata per riuscire a penetrare quelle sottigliezze della semantica che a noi, immersi nel "calderone" italiota, sfuggono.
    Nessuno di noi, anche quelli istruiti che cita Black, sono in grado di sfuggire all'evidenza del parallelismo fra un Gheddafi-buffonesco ed un cartone della Disney.
    Il vero problema è che Gheddafi non c'enntra nulla con Harun El-Rashid, anche se - forse - vorrebbe tanto assomigliargli.
    E così con i Saddam-Saladino, e via discorrendo.
    Casualmente (ma non troppo) iri ricorda il grave problema della consapevolezza mancata, delle mille Gestalt pronte a rapirci, come Orchi nelle favole dei Grimm.
    E riusciamo a farci poco: qui, mentre di fronte alla tastiera cerchiamo di fornire il meglio di noi stessi, siamo consapevoli.
    Poi, entriamo in un negozio che vende pantofole e ne scorgiamo un paio con la punta arcuata verso l'alto.
    E ci ricaschiamo: sembrano le babbucce del Sultano.
    Bisognerebbe viaggiare di più e stare più tempo a contatto con gli altri, per capirli. Difficilmente mi capita di commettere delle leggerezze nei confronti di popolazioni delle quali ho calcato il suolo. Perché restare giorni, settimane, mesi ti penetra e ti regala qualcosa di quelle terre, che porterai con te.
    Al contrario, continueremo a dire "una Siberia!" oppure "un Sahara!" dimenticando che nelle sabbie, la notte, si battono i denti e sul permafrost, d'Estate, aleggiano più zanzare e caldo opprimente che a Modena.
    Buonanotte a tutti
    Carlo
    PS. Non ho più voglia di parlare di Berlusconi

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  22. Blackskull ha detto "Allora, carichiamoci il basto e scriviamo i nostri 'Quaderni dal Paese che non c'è' e finiamola con le analisi sganciate dall'azione.
    Non stiamo sempre in riunione: parliamo alla gente, confrontiamoci con i nostri vicini, il nostro prossimo, invitiamoli alle nostre discussioni sul blog e iniziamo a dir loro, che ci stiamo organizzando.
    Diciamolo a chiunque ci capiti a tiro appena cogliamo dalle sue parole, incazzatura, sconforto, critica.
    Elaboriamo e riportiamo sul blog i nostri dialoghi con il Paese che annaspa."

    Ottimo.
    Riporto i miei dialoghi con persone del Paese che annaspano in tutti i sensi: i paesi della bassa padovana sono andati sott'acqua perché le chiuse sono state azionate badando solo a tenere al sicuro la città di Padova. Naturalmente dopo tutti questi giorni sono ancora sott'acqua: questa gente ha perso tutto e deve arrangiarsi senza l'aiuto di nessuno.

    Carlo, hai fatto notare più volte l'abbandono dell'agricoltura da parte dei giovani. Ma non è solo una scelta dettata da ragioni culturali, è proprio una questione di sopravvivenza: tanti giovani vorrebbero ma non si può rischiare tutto così.

    Saluti a tutti

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  23. P.S. Riporto un altro dialogo interessante, questa volta a proposito dell'energia.
    I tetti delle case si stanno riempendo di pannelli fotovoltaici: ma non si sa ancora come smaltirli, hanno la pericolosità e creeranno gli stessi problemi dei tetti di eternit. Certo fanno girare l'economia ma non si vede più in là del proprio naso. Come sempre.
    Sono d'accordo con Carlo: il tema dell'energia è fondamentale. Ci sono cento volt al metro in aria da sfruttare e la gravitazione che porta giù l'acqua.
    Ciao a tutti.

    RispondiElimina
  24. Da molti anni continuo a ripetere che per l'ambiente e l'energia è necessario un nuovo modo di pensarli, potrei affermare "olistico".
    Ci sono troppe interdipendenze fra i due, e cicli, mentre la mala politica divide ed individua percorsi lineari.
    Se solo la smettessimo di dar retta ai nostri pessimi ambientalisti, scavassimo finalmente un canale navigabile nel Po, risistemassimo il sistema delle chiuse ed affidassimo - come un tempo - i poteri al magistrato del Po (oggi, 28 diverse amministrazioni), la gente non andrebbe sott'acqua, l'agricoltura avrebbe sempre acqua per l'irrigazione, trarremmo energia dalle cadute ed useremmo le navi fluviali per i trasporti.
    Lo dico da anni, ma chi comanda ha solo in testa i metri cubi di cemento da realizzare e le corrispondenti tangenti.
    Se non riusciamo a mandare a casa questi incompetenti venduti, prigionieri del loro modo d'intendere come "male minore" la corruzione, non ci muoveremo di un metro.
    Ciao a tutti
    Carlo
    PS: mi contraddico. Ho notato che, sul caso B., s'è mossa la stampa tedesca. Nei precedenti casi (D'Addario, ecc) aveva sempre assunto un atteggiamento defilato. Oggi, con la Sueddeutsche Zeitung (che non è certo un giornale bolscevico) che va all'attacco diretto contro Berlusconi, vuol dire che qualcosa è cambiato. Senza l'appoggio dei grandi potentati centro-europei, B. è spacciato.

    RispondiElimina
  25. Grazie IRI,
    hai colto lo spirito delle mie parole.
    A Torino stesso problema per quanto attiene l'innalzamento del Po.
    La pulizia degli argini, dei tombini, delle fogne non viene più fatta regolarmente.

    Le ultime due alluvioni hanno portato sul banco degli imputati l'Amm.Pub. e nulla è cambiato.

    Degli LSU( lavori socialmente utili), nemmeno l'ombra.

    Bastano quattro giorni di pioggia intensa per essere in stato di calamità naturale.

    IL costo di questa voluta disattenzione amministrativa è superiore di cifre a quattro zeri rispetto all'idea di dare lavoro a cittadini in stato di bisogno.

    Vorrei che in questo blog si parlasse dei luoghi in cui si vive, delle strade, dei quartieri, riportando notizie , anche di cronaca spicciola.

    I giornali non parlano "di noi", parlano "a noi", SENZA CHIEDERCI SE SIAMO D'ACCORDO.

    Continuiamo così.

    Ognuno di noi diventi corrispondente da...

    con rinnovata stima
    B.S.

    RispondiElimina
  26. Spesso siamo passivi, senza immaginazione, fermi al palo del nostro virtuale quotidiano.

    Nei colloqui con la "gente", invece bisogna andare al di là delle solite risposte "tanto non c'e' niente da fare", "tanto sono tutti ladri" "ormai fan tutti così" che sono una specie di mimetizzazione per cercare invece contatto, confronto, aiuto , invito ad unirsi.Che spesso non raccogliamo.

    Certo, c'e' tutto quello che si dice, e diciamo: analfabetismo strutturale, funzionale, di ritorno e quanti altri analfabetismi esistono; da tv, da stress per lavori massacranti che non lasciano respiro, figurarsi il tempo per..discutere di problemi diversi dal..sopra-vivere; immoralità, illegalità diffuse che sembrano ormai pervasive del tutto, dimenticandoci comodamente di tutta quell'altra "gente" che invece ha un'etica, rispetta le regole e..cerca agganci culturali. E che in fondo respingiamo per mancanza di...fantasia.

    Il punto di inizio, come sempre, e' in noi stessi; nel modo come ci approcciamo alle questioni, alle relazioni che , insieme, definiscono la qualità che decidiamo di dare alla nostra vita: per darle un senso e lasciare un segno del nostro passaggio.

    A volte nelle parole scritte dal Capitano scorgo sconforto, ed incredulità per la continua reiterata stupidità del potere a non capire quelle cose così semplici - quasi da comune banalità-, della pochezza di tanti della sua sponda - sia di scuola che di letteratura-. E poi risorgere alla speranza , che e' quella plausibile non utopica, a chè qualcosa si può e si deve fare, partendo dalla necessita'- logica e storica- che bisogna si deve fare gruppo, il più omogeneo possibile: perchè senza un gruppo (anche per le proprietà che la topologia conferisce alla parola) che faccia da seminatore ma anche da raccoglitore resteremo sempre e comunque solo dei buoni... battitori della tastiera.
    Doc
    P.S.Orazio, per favore, "su la testa"!, alza lo sguardo oltre TESTA D'ASFALTO: è ormai out.

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  27. Ricordo a tutti, che noi acquistando, un qualunque prodotto, ne diventiamo esclusivi proprietari.

    Siamo proprietari anche del materiale di "scarto", recuperabile e non recuperabile.

    Consideriamo il valore di un bene in questi termini: valore di ultilizzo+valore del materiale recuperabile - valore materiale irrecuperabile.

    Es pratico:

    Compro un pannello fotovoltaico da € 1500 e so che dopo 25 anni il suo VU(valore utilizzo) non è più conveniente: a quel punto deve diventare conveniente lo smaltimento del VR(valore recuperabile).

    Il VU, cmq, mi ha fatto risparmiare e/o guadagnare immettendo energia nella rete: sono in credito.

    Il VR mi farà gudagnare dallo smaltimento del materiale trovando i canali che acquistano il buono del materiale che non posso più utilizzare come privato, ma riutilizzabile dall' industria.

    Il VI(valore irrecuperabile)è la mia reale perdita in tutta la storia del mio pannello.

    Insegnanti di economia che leggete il blog, fatevi avanti e discutete con noi su come creare valore economico nelle cose pratiche della nostra quotidianità.

    Siamo tutti pronti ad apprendere e ad applicare.

    grazie per la vostra preziosa attenzione.
    B.S.

    p.s
    Scommetto un caffè con Orazio che Berlusconi è un rettiliano,e se non lo fosse, ne scommetto un altro che tu ci rimarrai male, perchè se il Cav. fosse stato il rapitore e tu il suo ostaggio, ti saresti certamente beccato la Sindrome di Stoccolma.

    con affetto e tutta la stima che mi lega a te in questo fantastico blog
    -blackskull-

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  28. Blackskull,
    a proposito dei pannelli fotovoltaici parli di un investimento della durata di 25 anni. Presumo che questo sia quel che dicono i venditori. Non viene detto che l'inverter dopo 4-5 anni è andato e sono varie migliaia di euro. Altri problemini di sicurezza del personale che opera direttamente sulle reti, in cui viene immessa corrente fotovoltaica non prevedibile, diventeranno evidenti dopo qualche morto...

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  29. da qualche tempo, lo zucchero che acquisto (l'ho notato in tre diversi supermercati) è Made in Germany. Mistero.
    Poi, una reporter d'eccezione - mia madre! - m'ha raccontato che nell'area ad est di Venezia (ampie aree coltivate a barbabietola da zucchero) piantano granturco e tabacco, perché non si può più trasportare le barbabietole via fiume/mare fino alla raffineria a Portogruaro. Il camion è improponibile per costi e traffico.
    Ho interpellato, allora, un "vecio" di quelle parti e m'ha raccontato che, per rendere navigabile i fiumi, "passava" la draga della Regione Veneto. Che non "passa" più: taglio nel bilancio? Appaltata a privati? Non so. So soltanto che il Sile ed il Piave sono interrati. E che ci tocca comprare lo zucchero dai tedeschi.
    Robb de matt, dicono a Milano.
    Grazie a tutti
    Carlo

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  30. Alcune brevi considerazioni per non tediarvi:
    1. probabilmente al partito del nord non conviene il federalismo, almeno allo stato maggiore del partito, perchè gli sottrarrebe potere
    2. gli italiani sono una massa di ignoranti al 90%, nel senso che sapranno leggere e scrivere, ma non son in grado di mettere insieme un pensiero logico coerente che vada oltre un videogame o la serata da qualche parte
    3. il nostro presidente del consiglio sta subendo attacchi ripetuti da molti fronti ormai, ed è segno che c'è un cambiamento di rotta (per Orazio: questi sono processi lenti che non si esauriscono nel giro di qualche settimana e tantomeno di giorni: se Fini facesse una mossa affrettata potrebbe bruciarsi; del resto la rivoluzione francese non l'hanno fatta in un mese, o sbaglio?)
    3. a proposito: l'ignoranza del popolo sta nel non rendersi conto di quello che accade intorno ad esso
    4. la società italiana non cambierà perchè per il momento tutti hanno un cellulare nuovo e un po' di sballo
    5. il patrimonio culturale medio-alto degli italiani è una fantasia propagandata proprio da chi è consapevole del contrario o fa parte della massa degli ignoranti, questo perchè è rassicurante sentirsi dire che "sei bravo"
    6. per cultura araba dei nostri giorni non so cosa si intenda: da qui, dall'occidente, si vedono solo repubbliche integraliste o giù di lì, fermo restando l'idiozia di molti aspetti occidentali
    7. perchè non promuoviamo l'abolizione delle regioni? enti inutili e costosi, altro che provincie, veri enti che rappresentrebbero le autonomie locali

    saluti a tutti

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