Lo “sport” della “festa di qualcosa” o, se preferite, il turismo “politico” (ah, ah, ah…) delle feste di fine Estate non c’ha mai strufugliato i chirillaccheri.
Perché?
Poiché lo riteniamo un inutile parterre che sorregge i potentati di qualsivoglia colore, ardore, motore, candore o torpore: si va dalle “festosissime” feste del PD alle “apocalittiche” – anzi, verrebbe da dire, apodittiche – feste del Guardarbuono, alias Mirabello. Passando, ovviamente, per quelle più “cult” (o “cool”, o “cul”, mah…) come il Meeting di Comunione e Liberazione o quello di Cernobbio, per finire alla Sagra della Trippa di Cincischiatico Inferiore.
In mezzo a tanto bailamme, trippame e govername, un bel dì – direbbero i Fratelli Grimm – qualcuno si presenta ad una Festa come le altre e si mette ad urlare “basta con ‘ste ca..ate!”. E lo sottolinea con un fumogeno.
A parlare era un sindacaloste, ovvero un personaggio che gestisce un’osteria consortile con ambizioni in divenire di Società di Mutuo Soccorso. Soccorso per chi dovrà soccorrerlo, alla bisogna con un concorso od un ricorso, quando l’osteria iniziasse a far acqua e, dalle sentine, qualcuno iniziasse ad urlare “si salvi chi può”. Gia, dalle sentine, forse troppo tardi.
Ma così va il mondo e, due signorotti – del Senaldacato – s’appressano al medesimo scranno per udir medesimi fischi, conditi con frizzi e motteggi un po’ oltre le righe, come fuor di spartito son le sere d’Estate nelle quali un Governo, un po’ tronfio che perde nei viottoli pezzi e sentenze, lazzi e giacenze, s’appressa nel dire che tutto va oltre che bene: va meglio.
Siam tutti felici, con crisi dapprima sbiadite poi poco annunciate, infine calate con saggia sapienza di video-dipendenza, ma subito annuite per il poco che basta, appena un tratteggio con gaio volteggio, per dire con calma che tutto è passato e anzi, a ben dire… non c’è manco stato!
Lì ad ascoltare – passavan per caso, fra trancio ad un euro di pizza scaldata e birra stantia sol buona pe’ rutti – de’ giovani ignari, che tutte le avean provate per farsi ascoltare da tanto consesso. Lì giunti altre volte, per aprir lo dibattito con Grande Bersano, con Fiero Fassino, Nocchiero D’Alema, ma mai ascoltati.
Sì giunge la sera di tanto Bonanno, col quale si deve sentir raccontare che mai più inimicizia! Neppure mestizia! Mai più contrattacco! Neppure contratto!
Si deve ascoltar, meditare e tacere, sondando nel fondo di tanta sapienza il succo d’estratto che tanto arrovella – se lasci incantar da si tanta novella chi regge il timone in cupa procella… – e poi ritornare, sbattendo lattine di birra già vuote cercando quel centro che mai s’approfitta di piede un po’ brillo, per gioir di giustizia.
Ma ecco che uno, qualcuno o nessuno, s’approssima al palco e stufo di nenie cantate con barboso spartito, ribella lo spirito e giunge con gaudio ad urlar con prontezza: “Ma quale schifezza!”
Oddio, non l’avesse mai fatto!
Neppur fumanti pistole d’anarchico truce scatenan si tanta veemenza!
Dai colli e poi giù, fin al piano, già squillan le trombe che chiaman lo popolo a strippar sulle cotiche…pardon, scribacchiar sulle pagine…di tanti giornali fra tutti diversi che magistralmente, per divino volere, per una giornata canticchiano in coro: giammai lo Bonanno sgrappato allo scranno! Giammai la schifezza di Schifano oltraggiato! Sia fatta giustizia, si muovan gli aedi, che ruttino in faccia a si tanta vergogna d’aver oltraggiato lo signor Senalcato!
Già, ma non si puote chiamar alle armi chi già sta in trincea a difender le buone, rutilanti ragioni di chi sta al potere per regger le schiere che debbon vegliare…e quando la calma sia troppo corrotta…scatenar nella notte le tumide fiere! Neppur più s’ascolta messer Minchiolini, straripante Costante, trombon Lernerone.
Ci vuole del nuovo, un Parsifal domo, che tante ne disse per esser ammesso a desco perenne, laddove l’asceta si fonde nel grasso di manzo che cola a bizzeffe…che sia una Canossa, urlaron dai quattro cantoni che reggono il moccolo al sior dé ladroni!
Trovarono un giovine…a dire pel vero un poco azzimato, ma tanto passava il convento assetato di furor di vendetta…scovaron così messer De La Sierra, de nome Michaele[1].
Di focosa baldanza, con buon pedigree di lupo ammansito a costate di manzo, lo fecero scrivere su buon canovaccio, creato con straccio intriso di lacrime di buon sindacato, signorile Senato, condito con sangue di buon comunista sbattuto con vin di sapiente sacrista.
E il giovane prono si mise al lavoro, sentenziando con forza che mai si dovrebbe scatenar la procella nell’Agora bella, laddove con tanti chinanti contanti si mutan le idee e si forgian le schiere! Qualcun ha canzon da cantare? Diversa nel ruolo, nel tempo e sonata con semplice ardore in un bel Mi minore?
Che vada – perdio! – a dirlo per bene, con tanto di schiene che urlan sudore, prostrato con garbo, attendendo lo tempo che tutto acconsente. Col tempo occorrente.
Se poi saran anni…o lustri o decenni…che volete che sia: il tempo è un’arpia! Non fateci dunque colpa o misfatto, se tutte le buone che avete tentato mai furon congiunte a timido afflato! Provato con il…sindacato?
Ma il tempo è memoria, e nulla cancella.
Così ci ritorna, alla mente ed al Cuore, un tempo lontano, nel quale messer De La Sierra urlava lontano – ancor più potente di stazion di Coltano! – che tutte ignominie, arrovelli e dolori che provan le genti sottengon un sale che sa di mestizia: la colpa è di chi non conosce giustizia, avvelena le piazze con sudor di menzogna, commina ingiustizie con sapor di rettezza!
Già, ma di tempi lontani parliamo, quando un giovin Michele scriveva da Cuori a Dolori, da Speranza a Mestizia. Passati lo sono quei tempi – sappiamo – e mai torneranno come rondine al nido.
Così, senza Cuori né Mali che traggano almeno l’umor di risata, quei giovini (arguti?) han tentato sortita, coronata da effetto. Di sera d’Estate.
Che dici Michele: si torna a far Cuori…o sono dolori?
Articolo liberamente riproducibile nella sua interezza, ovvia la citazione della fonte.
Perché?
Poiché lo riteniamo un inutile parterre che sorregge i potentati di qualsivoglia colore, ardore, motore, candore o torpore: si va dalle “festosissime” feste del PD alle “apocalittiche” – anzi, verrebbe da dire, apodittiche – feste del Guardarbuono, alias Mirabello. Passando, ovviamente, per quelle più “cult” (o “cool”, o “cul”, mah…) come il Meeting di Comunione e Liberazione o quello di Cernobbio, per finire alla Sagra della Trippa di Cincischiatico Inferiore.
In mezzo a tanto bailamme, trippame e govername, un bel dì – direbbero i Fratelli Grimm – qualcuno si presenta ad una Festa come le altre e si mette ad urlare “basta con ‘ste ca..ate!”. E lo sottolinea con un fumogeno.
A parlare era un sindacaloste, ovvero un personaggio che gestisce un’osteria consortile con ambizioni in divenire di Società di Mutuo Soccorso. Soccorso per chi dovrà soccorrerlo, alla bisogna con un concorso od un ricorso, quando l’osteria iniziasse a far acqua e, dalle sentine, qualcuno iniziasse ad urlare “si salvi chi può”. Gia, dalle sentine, forse troppo tardi.
Ma così va il mondo e, due signorotti – del Senaldacato – s’appressano al medesimo scranno per udir medesimi fischi, conditi con frizzi e motteggi un po’ oltre le righe, come fuor di spartito son le sere d’Estate nelle quali un Governo, un po’ tronfio che perde nei viottoli pezzi e sentenze, lazzi e giacenze, s’appressa nel dire che tutto va oltre che bene: va meglio.
Siam tutti felici, con crisi dapprima sbiadite poi poco annunciate, infine calate con saggia sapienza di video-dipendenza, ma subito annuite per il poco che basta, appena un tratteggio con gaio volteggio, per dire con calma che tutto è passato e anzi, a ben dire… non c’è manco stato!
Lì ad ascoltare – passavan per caso, fra trancio ad un euro di pizza scaldata e birra stantia sol buona pe’ rutti – de’ giovani ignari, che tutte le avean provate per farsi ascoltare da tanto consesso. Lì giunti altre volte, per aprir lo dibattito con Grande Bersano, con Fiero Fassino, Nocchiero D’Alema, ma mai ascoltati.
Sì giunge la sera di tanto Bonanno, col quale si deve sentir raccontare che mai più inimicizia! Neppure mestizia! Mai più contrattacco! Neppure contratto!
Si deve ascoltar, meditare e tacere, sondando nel fondo di tanta sapienza il succo d’estratto che tanto arrovella – se lasci incantar da si tanta novella chi regge il timone in cupa procella… – e poi ritornare, sbattendo lattine di birra già vuote cercando quel centro che mai s’approfitta di piede un po’ brillo, per gioir di giustizia.
Ma ecco che uno, qualcuno o nessuno, s’approssima al palco e stufo di nenie cantate con barboso spartito, ribella lo spirito e giunge con gaudio ad urlar con prontezza: “Ma quale schifezza!”
Oddio, non l’avesse mai fatto!
Neppur fumanti pistole d’anarchico truce scatenan si tanta veemenza!
Dai colli e poi giù, fin al piano, già squillan le trombe che chiaman lo popolo a strippar sulle cotiche…pardon, scribacchiar sulle pagine…di tanti giornali fra tutti diversi che magistralmente, per divino volere, per una giornata canticchiano in coro: giammai lo Bonanno sgrappato allo scranno! Giammai la schifezza di Schifano oltraggiato! Sia fatta giustizia, si muovan gli aedi, che ruttino in faccia a si tanta vergogna d’aver oltraggiato lo signor Senalcato!
Già, ma non si puote chiamar alle armi chi già sta in trincea a difender le buone, rutilanti ragioni di chi sta al potere per regger le schiere che debbon vegliare…e quando la calma sia troppo corrotta…scatenar nella notte le tumide fiere! Neppur più s’ascolta messer Minchiolini, straripante Costante, trombon Lernerone.
Ci vuole del nuovo, un Parsifal domo, che tante ne disse per esser ammesso a desco perenne, laddove l’asceta si fonde nel grasso di manzo che cola a bizzeffe…che sia una Canossa, urlaron dai quattro cantoni che reggono il moccolo al sior dé ladroni!
Trovarono un giovine…a dire pel vero un poco azzimato, ma tanto passava il convento assetato di furor di vendetta…scovaron così messer De La Sierra, de nome Michaele[1].
Di focosa baldanza, con buon pedigree di lupo ammansito a costate di manzo, lo fecero scrivere su buon canovaccio, creato con straccio intriso di lacrime di buon sindacato, signorile Senato, condito con sangue di buon comunista sbattuto con vin di sapiente sacrista.
E il giovane prono si mise al lavoro, sentenziando con forza che mai si dovrebbe scatenar la procella nell’Agora bella, laddove con tanti chinanti contanti si mutan le idee e si forgian le schiere! Qualcun ha canzon da cantare? Diversa nel ruolo, nel tempo e sonata con semplice ardore in un bel Mi minore?
Che vada – perdio! – a dirlo per bene, con tanto di schiene che urlan sudore, prostrato con garbo, attendendo lo tempo che tutto acconsente. Col tempo occorrente.
Se poi saran anni…o lustri o decenni…che volete che sia: il tempo è un’arpia! Non fateci dunque colpa o misfatto, se tutte le buone che avete tentato mai furon congiunte a timido afflato! Provato con il…sindacato?
Ma il tempo è memoria, e nulla cancella.
Così ci ritorna, alla mente ed al Cuore, un tempo lontano, nel quale messer De La Sierra urlava lontano – ancor più potente di stazion di Coltano! – che tutte ignominie, arrovelli e dolori che provan le genti sottengon un sale che sa di mestizia: la colpa è di chi non conosce giustizia, avvelena le piazze con sudor di menzogna, commina ingiustizie con sapor di rettezza!
Già, ma di tempi lontani parliamo, quando un giovin Michele scriveva da Cuori a Dolori, da Speranza a Mestizia. Passati lo sono quei tempi – sappiamo – e mai torneranno come rondine al nido.
Così, senza Cuori né Mali che traggano almeno l’umor di risata, quei giovini (arguti?) han tentato sortita, coronata da effetto. Di sera d’Estate.
Che dici Michele: si torna a far Cuori…o sono dolori?
Articolo liberamente riproducibile nella sua interezza, ovvia la citazione della fonte.
Sai, Carlo, che la “prosa ritmica” veniva usata nella letteratura del periodo abbaside (750-1250)? Tale “forma decorativa” rischia, però, di prevalere sulla parte contenutistica. Ciò succedeva spesso nella cosiddetta “maqamat”, mentre nel tuo articolo il contenuto emerge eccome, complimenti! Scusate, ma rientrando nel mio ruolo di “corrispondente dal medio oriente”, non mi dovrei far scappare una data come quella di ieri.
RispondiEliminaA Carlo: ti avevo mandato qualche giorno fa il pezzo per e-mail visto che era fuori tema. Ma ho pensato di inserirlo qui dato che è ormai il 12 settembre.
Parametri doppi
Ieri era l’11 settembre e il Corano, a quanto pare, non verrà bruciato, ma l’intento del “gesto” è sicuramente riuscito alla grande: questo ha confermato che questa data va ricordata in quanto anniversario dello “scontro tra Occidente ed Islam”. Ricevuto il messaggio. Del resto, quando Silvio Berlusconi, con la sua triste uscita, asserì, dopo Nine Eleven, la superiorità dell’Occidente sull’Islam, dicendo “noi abbiamo Michelangelo e Mozart, loro no!” aveva lo stesso obiettivo. Quel che preoccupa è che quelle parole non erano farina del suo sacco, bensì erano apparse in un famoso e pericoloso testo dello stratega neoconservatore statunitense, Samuel Huntington, “Scontro di civiltà”.
Non era tanto sorprendente la reazioni di Obama, il quale ha vinto le elezioni con le parole magiche “hope and change” e con l’aiutino del crollo economico mondiale. Egli ha avvertito che il gesto avrebbe fatto un regalo ad al-Qaeda.
Non era meno sorprendente il commento dell’inviato de “La Rapubblic”a, Federico Rampini, che scrive: “Obama condanna il reverendo Jones che in Florida vuole celebrare l’11 settembre bruciando il Corano, ma non può vietare quel gesto. Il resto del mondo, e soprattutto i paesi islamici, non capiscono “l’impotenza” del presidente americano di fronte a un pastore estremista che ha un seguito (dichiarato) di 50 anime.”
No, caro Rampini, i musulmani (sono, purtroppo, costretto ad usare tale etichetta impropria) ormai capiscono molto bene le “azioni politiche” di chi alloggia nella Casa Bianca. Innanzittutto, Obama non ha condannato. Secondo, non è la prima volta che l’afroamericano (da presidente e non) “pondera in maniera minuziosa” quando intervenire per condannare e quando tacere. In occasione degli attentati a Bombay del 26 novembre 2008, egli ha condannato con forza l’atto terroristico. Il mese dopo Israele rovescia su Gaza migliaia di tonnellate di bombe, missili e fosforo bianco uccidendo più di mille tra civili, bambini ecc. e Obama, col pretesto di non essere ancora al potere, tace. Ma il motto non cambiò: “Hope and Change”.
Tanti musulmani capiscono che la democrazia negli Stati Uniti tutela il Primo Emendamento della Costituzione riguardo la libertà di espressione, ma ciò che non capiscono, caro Rampini, è il seguente:
quando l’occidente utilizza tutti a mezzi (mediatici in primis poi diplomatici) per fare pressione sul governo iraniano, inducendolo a cancellare la sentenza nei confronti di Sakineh in quanto rappresenta una “barbarie indicibile” (parole di Barroso).
Quando non interviene per impedire o almeno per condannare un oltraggio altrettanto grave rappresentato dal mandare duecento copie del Corano al rogo.
Quando l’Occidente chiama la sentenza “barbarie”, quando uccidere centinaia di migliaia di iracheni e afgani non lo è, anche quando la cosiddetta “comunità internazionale” afferma l’illigittimità di queste guerre, non essendovi motivi validi dell’invasione.
Non capiscono, inoltre, quando la democrazia fa salire al potere un certo Tony Blair per il numero di voti ottenuti, e non lo fa cadere quando un numero di gran lunga maggiore di Englishmen si oppone alla guerra in Iraq.
continuia ...
L’amministrazione statunitense si è limitata a persuadere il pastore protestante a non bruciare il Corano, altrimenti “farebbe il gioco di al-Qaeda” e lancerebbe un allarme attentati terroristici. Il Generale David Petraeus ha detto che “un solo morto americano in più al fronte, è un costo troppo elevato per quel gesto”. Non sono, quindi, il rispetto dell’altro, il dialogo, la sensibilità di uno stato “civile” al punto da esportare la democrazia, che si perita di ferire il sentimento di un miliardo e mezzo di persone, a guidare l’atteggiamento “persuasivo” della classe dirigente USA, bensì l’eventuale reazione barbarica degli altri ... la morte di un soldato, ecc.
RispondiEliminaLe popolazioni dei paesi musulmani (qui sottolineo, popolazioni) non sono contro la democrazia occidentale, ma sono contro l’uso di parametri doppi da parte dell’Occidente che condanna la lapidazione della donna iraniana, ma quando si tratta di insultare un quarto del pianeta, bruciando il loro Libro Sacro, questa azione viene protetta dalla legge.
Non vorrei con questo commento, cari lettori del blog, approvare la maledetta dicotomia Occidente/Islam, nata all’indomani della caduta del muro di Berlino e confermata nell’11 settembre, tutt’altro. “Occidentale”, “musulmano”, “indiano”, “italiano”, ecc. sono, per me, etichette, anzi, “punti di partenza” che si applicano nell’esperienza vissuta, ma poi vengono presto abbandonati. Tutti noi apparteniamo all’Umanità. Qualcuno lì, però, che dimora in una casa bianca, non la pensa certamente così, ma continua a farci credere che l’era Bush è finita, cantichiando: “Hope and Change”.
Ciao a tutti e grazie, Carlo, per lo spazio!
RispondiEliminaMahmoud, Giordania
Le pennellate su Mikele ormai totalmente in-Serrato nel palazzo, sono gratificanti per tutte le pantomine subite - condite con i vari, squadristi, fascisti, antidemocratici etc...- dai politi del nulla e dai loro corifei della stampa e della tv.
RispondiEliminala scesa in campo pro-adultera ed omicida- di Barroso e company chiarisce dove stiamo andando.
E fa il paio con la dichiarazione dell'amerikano Obama:
"Non è l'Islam che ci ha attaccati, è stata al Qaeda. Dobbiamo restare fedeli alla nostra tradizione di tolleranza, sostenendo i diritti di tutte le persone, compreso quello a professare liberamente la propria religione. Barack Obama, 11 settembre" dimenticando alcune cosucce tipo che gli americani non credono piu' alla versione ufficiale sull 9/11.
Il suo "we can" puo' essere assimilato al tutto cambia per nulla cambiare , dimostrato dai suoi finanziatori della sua campagna elettorale.
E le cambiali si pagano..
Doc
Credo che sull'articolo proposto si possa dire tanto o nulla, secondo se ci si fermi alla situazione dei poveri di spirito (ad esser generosi...) che occupano, oramai non si sa a quale titolo, il palco.
RispondiEliminaMichele Serra ha scritto quello che i francesi chiamano "une faute merveilleusement bien executé", ossia una roba perfetta per un altro pianeta.
Sarebbe giusto se le varie "feste" fossero spazi di vera democrazia e confronto, se i lavoratori fossero attori dei processi produttivi, gli immigrati cittadini stranieri che vivono e lavorano in Italia...insomma, se l'Italia fosse un Paese normale.
Scrivere quella roboante difesa della democrazia - senza rendersi conto che la democrazia italiana è oramai azzannata a morte - significa, in fieri, dare ragione ai ragazzi del centro sociale.
Se, invece, volessimo discutere dei probabili futuri, si dovrebbe partire da capo, con un altro articolo.
Adesso che mi sento più libero dalla "morsa" di CDC mi prendo anche qualche divertissement domenicale: le cose sappiamo tutti come stanno, almeno ridiamoci un poco sopra.
(continua)
Ho scelto di non parlare dell'11 Settembre perché - scritto da qui - sarebbe stato un vuoto esercizio retorico. Ma chi ci crede più a 'ste cavolate? Dobbiamo pure sorbirci il tormentone di uno sconosciuto "pastore" (e dde che, de pecuri?) che vuole bruciare il Corano. Mi sembra così stupida, la cosa, da fare il paio con quelli che per avere una copertina sul giornale cercano d'aprire la porta dell'aeroplano.
RispondiEliminaDiverso è invece che a parlarne sia Mahmoud, ossia - idealmente - il "destinatario" di tanto coranico rogo.
Senza esserci coordinati in nessun modo, Mahmoud ha fatto quel che doveva fare, ossia parlarci "da là" per raccontarci quel che si pensa di noi.
Mi tornano allora alla mente - proprio un misero ricordo - le parole di un giornalista italiano, corrispondente da Amman durante la prima Guerra del Golfo, s'era al 1991.
In sintesi, il corrispondente affermava: "Qui, in pochi giorni, la borghesia giordana ha mutato pelle. Al posto di un misto di sospetto e d'ammirazione per l'Occidente, oggi c'è solo rabbia".
Quelle parole mi colpirono, perché - anche se non ci sono mai stato - sapevo che la Giordania, storicamente, era stata un "creatura" britannica, il "compenso" dovuto allo Sceriffo Hussein per la collaborazione con Lawrence.
(mi fermo qui, so che Mahmoud potrà aggiungere e precisare).
Ora, mi dicevo, se ci giochiamo la parte "dialogante" dell'Islam, dopo con chi potremo parlare?
La realtà era che non desideravamo parlare, ma solo schiacciare con le bombe: venenro l'Iraq e l'Afghanista, la Somalia e tutto il resto.
A differenza di molti analisti, però, non ho mai creduto ad una guerra contro l'Iran, a meno di un confronto locale guidato non da Israele, ma dai sauditi. Siamo, però, ad un passo dalla fantastrategia.
La risposta a quel giornalista giunse dalla rinascita della Fretellanza Musulmana in Egitto e, oggi, Ayman al Zawahiri sta da qualche parte con un certo Bin Laden.
A questo punto, tutti diranno Bin Laden è con la CIA, è di qui, è di là...
Io non lo so.
So soltanto che era a Sarajevo per organizzare i battaglioni musulmani contro i serbi.
So che Al Zawahiri è tutt'altro che un sognatore: è un politico pragmatico, figlio di un'impostazione che cercava di coniugare la tradizione islamica con qualcosa del nasserismo, pur rimanendo in contrapposizione allo stesso. Una storia complicata. Ma vera, nel senso che c'è pensiero dietro all'uomo, pensiero politico e strategico.
Adesso basta, penso che il buon Mahmoud stia già temperando la matita -)).
(continua)
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RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaStavolta, invece di raddoppiare il commento, lo ha triplicato.
RispondiEliminaIl problema che si pone - cari amici - è quello della gestione di questo blog.
Andandomene da CDC, avevo evidenziato come le crisi di crescita si pagano care. Difatti, stanno cercando di capire come andare avanti, anche se so che è difficile trovare soluzioni.
Ma, qui, abbiamo lo stesso problema.
Si nota che molti hanno tante cose da dire, a volte diverse rispetto al tema proposto, ecc.
Insomma, mi sembra che il blog da un luogo dove c'era un tizio (io) che proponeva ed altri che commentavano stia diventando una struttura policentrica. Ed è un bene che così sia. Già, ma come gestire la cosa?
Si nota "a pelle" che ci sarebbero parecchi che smanierebbero di spaziare e questa impostazione li blocca.
Apro dunque una sessione di discussione su alcuni argomenti:
1) passare ad un blog collettivo?
2) cambiare piattaforma (detto fra noi, questa non m'è mai piaciuta troppo)?
3) Mantenere questo blog come mia espressione personale e fondarne un altro collettivo politematico?
Vediamo cosa esce.
Ciao a tutti
Carlo
Ciao Carlo e ciao a tutti,
RispondiEliminasono contento che tu abbia apprezzato il mio intervento anche se è fuori tema. Rigaurdo alla struttura policentrica del blogo, suggererei che Carlo rimanesse il “titolare protagonista” sia come primo srittore che come gestore dell’informazione del blog. Quindi “Carlo Bertani Blog” rimane la chiave per accedere alle voci della famiglia del blog. Chi ha una cosa da raccontare, potrebbe mandarla via e-mail a Carlo, e lui decide di pubblicarla o no. Cosa ne pensate?
Mahmoud
Bellissimo anche se si è fatto attendere!Gia da qualche giorno su diversi blog si postava in stile Michelino,si davano lezioni di democratico rispetto verso l'istituzionale figura.Mi rendo conto di non poter sperare in un po' di autocritica da chi ha quasi completamente perso il suo elettorato con il proprio atteggimento da intellettuale spocchioso.Signori noi siamo,o meglio dovremmo essere,il vostro elettorato,siete voi a dover meritare il nostro rispetto e non lo otterrete demonizzandoci.
RispondiEliminaL'elettore del pdl non ve lo dara' mai il suo voto,fate uno sforzo, provate a proporvi come alternativa se non credibile quantomeno non ridicola.
Voglio comunicarle,per quel che puo' valere,tutto il mio apprezzamento per il lavoro che fa per impedire che l'area commenti diventi un abbaiatoio.
Credo che sia fondamentale che il blog, questo blog, particulaire in tutti i sensi, rimanga come Agorà specifico -come ha ben detto Mahmoud- condotto e diretto dal Capitano.
RispondiEliminaVedo anche di buon occhio delle forme aperte su tematiche specifiche, ma sottostanti a questo, come raccoglitori di contributi specifici.
Credo anche che il Capitano debba essere affiancato da almeno un paio di collaboratori - specie per il copntrollo degli accessi e dei contributi.
Doc
P.S. lo dico con rammarico: se non avessi preso altri (plurimi) impegni mi ssarei offerto come aiuto.
Non avevo dubbi, Carlo, sul fatto che non avresti "comedonchisciottato" il tuo ottimo blog, ricordando la sciagura dell'11 settembre.
RispondiEliminaEra inevitabile che per Mahmoud, il ricordo bruciasse ancora... e come non dargli torto!
Il saggio di Samuel Huntington l'ho letto ed è certamente un incitamento. se non allo scontro, alla diffidenza ed è un modo di seminar zizzania volutamente cattedratico.
Di Rampini ho letto l'Impero di Cindia e ho capito che un giornalista serio, oggi, dovrebbe occuparsi di cultura e sviluppo dell'intera area mediterranea, dalla quale transitano, attraverso Suez, il 60% di tutte le merci del pianeta.
Ma è meglio distrarre che informare; spaventare e spaventarsi, riducendosi a nani per alimentare nella fantasia dei declinanti zombie occidentali, il gigantismo di nazioni che mandano avanti la loro catena di montaggio cancellando l'uomo prima ancora dei suoi diritti.
L'articolo di Carlo è un divertissement colto e diverso da ciò che accade nei baracconi estivi e itineranti del circo politico.
Ciò che non è divertente, è la sensazione che le mani che dovrebbero chiudersi a pugno e colpire con forza i poteri che ci aggiogano, dopo aver tirato la pietra si ritirano nelle tasche.
SUL BLOG
Direi fermamente che il timone debba restare ben saldo nelle mani del nocchiero Carlo,
ma non so se il deviare eccessivamente dagli argomenti che il Capitano ci propone sia o meno stimolante.
La proposta di Mahmoud mi sembra interessante quanto quella di DOC, anche se alcuni commenti, proprio per la loro forma e il loro contenuto, sono articoli, approfondimenti se non addirittura saggistica.
Forse è giunto il momento di fare un ulteriore salto di qualità, senza mai trascurare tutti coloro che, grazie alla sola lettura, rendono questo spazio sul web, salutare.
Pur restando quelli che siamo, non ripetiamoci, rinnoviamoci.
grazie
B.S.
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RispondiEliminaio non so se ha ragione Michele Serra, anche se quallo che ha scritto l'avrei potuto scriver anche io, ma penso che impedire ad una persona di parlare non sia espressione democratica... ogni giorno ci impediscono di parlare, nessuno ascolta più la voce del popolo che é diventata, a tutti i livelli, la voce del 'populista' o meglio del padrone... nei giornali ed in tv ci propinano sempre e solo quello che il padrone vuole che ci propinino, migliala di lacchè e yesmen proteggono la bella faccia del padrone attraverso lustrini, tette, coscie e varie cosche di giornalisti venduti...
RispondiEliminanondimeno la persona che parlava non era un indagato come la 'personcina' schifana del giorno prima...era, è, una persona che guida una associazione molto importante in italia, anche per la vita democratica e negarlo sarebbe perlomeno stupido...
io condivido meno del 10 percento di quello che dice e fa Bonanni, forse lo contesterei, parola per parola, gli direi in faccia: "vergogna" ed anche "traditore" almeno pensando a mio padre -sindacalista della cisl- che ha sputato sangue e lacrime facendo anche le barricate davanti alle aziende, per ottenere il contratto nazionale...
però, per contestarlo, prima lo dovrei far parlare, lo dovrei ascoltare in silenzio, gli dovrei dare tutto lo spazio che gli serve per esprimere al meglio le sue idee ed i suoi intenti...se avessi avuto l'occasione di poterlo ascoltare in prima persona, occasione che hanno avuto i ragazzi di Torino, gli avrei steso un tappeto rosso, l'avrei accolto con la massima educazione eppoi, alla fine, civilmente ma fermamente gli avrei detto: "vergogna" e gli avrei spiegato, magari accalorandomi, il perchè dell'invito a vergognarsi...
quello che è stato fatto, per impedire a Bonanni di parlare, dai ragazzi a Torino (o di Torino?) non mi sembra molto intelligente, democratico, costruttivo, utile anzi esattamente l'opposto...
quando succedono queste cose io ho sempre l'impressione che siano 'guidate' che qualcuno, nell'ombra, usi certe 'convinzioni' di certe teste 'calde' appositamente individuate ed 'agevolate' di solito senza che le stesse teste calde se ne accorgano, per i propri scopi di destabilizzazione... quello che leggevo in alcuni post ed i moltissimi commenti del blog di Grillo ed anche di CdC, mi ha sempre fatto pensare in questo modo...
è anche senz'altro per il fatto che invece, qui da Bertani, dove il confronto è civile e sopratutto sincero e non 'infiltrato', che questo blog sta salendo negli ascolti ed anche nelle preoccupazioni di qualcuno che preferisce -invece- il casino e l'alimentazione della violenza anche solo verbale...
salutations
RA
In genere tutti quelli che si sentono in dovere di difendere un qualke principio portano come supporto "in una nazione democratica" non è possibile accettare questo, quello...
RispondiEliminaTutti questi discorsi - dei serra, fassino, bersani, gasparri etc..- dimenticano il macigno che sta a monte che inficia tutto il loro bel parlare in difesa dei sacrosanti principi.
Tutti dimenticano che i vari personaggi oggetto di contestazione hanno dimenticato da tanto tempo la difesa dei diritti elementari costituzionali ...degli altri. Anche di quelli che li hanno - per modo di dire eufemistico- delegati!!!
Tanto per dirne una il Bonanni o il Serra non solo non hanno strepitato un bel kz di niente quando il 3morti e Alzo di Tacco hanno utilizzato i soldi del TFR come attivi di bilancio; non si sono mica stracciate le vesti.
Il problema di fondo è che di palazzinari ce ne sono di molti tipi, è una specie molto variegata ma facilmente individuabile: vanno dai palazzinari del cemento, del mattone, del bitume etcc...a quelli dei partiti, dei media, dei sindacati delle fondazioni etc...
Insomma tutta questa gentucola ci ha derubato della vita ed anche della speranzxa di averla..
E però ci tocca pure difenderla.
Doc
P.S.Un Bentornato a tutti ma uno in particolare a BlackSkull
Scusate se intervengo fuori tema. Ma è da un anno che sostengo l'invincibilità di Berlusconi e la demenza senile degli italiani suoi servi, ripeto come ho sempre ripetuto che Berlusconi con le sue televisioni è inattaccabile. Sembrava che stesse per cadere e invece taglierà il panettone, la colomba e andrà da presidente con le sue veline in vacanza in Sardegna nell'estate 2011. Preparando la successione a sua figlia Marina per diritto ereditario. Carlo lo so che tu non sei d'accordo ma andrà così.
RispondiEliminaSaluti a Carlo e a tutti
Avete visto Berlusconi con il suo strapotere economico ha messo su un nuovo gruppo parlamentare con a capo Nucara ed altri 20 deputati. Mi dispiace dirlo ma l'avevo detto! L'Italia si avvia verso la dittatura.
RispondiEliminaCiao a Carlo e a tutti
Credo che la questione sollevata nell'articolo si possa chiudere su una domanda: quanto è ancora democratica la nostra democrazia?
RispondiEliminaSi può tranquillamente affermare che, data la trasparenza e l'effettiva possibilità dei cittadini di partecipare, non c'è nessun motivo per alzare la voce?
Capisco il quasi "porgi l'altra guancia" di Roberto, ma vorrei ricordargli che Gesù, sulla spianata del Tempio, fece volare degli schiaffoni.
Ringrazio tutti per la riflessione sul mantener "pulita" l'area dei commenti: a costo d'esser tacciato di velleità censorie, preferisco le persone che argomentano e spiegano rispetto a quelle che sbraitano e dileggiano.
In fin dei conti, nessuno di noi ci guadagna niente nel portare avanti questo lavoro d'elaborazione culturale: perché dovremmo sopportare gente che cazzeggia perché non sa cosa fare?
Voglio chiarire: chiunque ha qualcosa da dire ben venga. Non ci sono problemi di linguaggio "forbito" o meno: lo dica come gli riesce, nessuno muoverà mai un appunto in tal senso.
I troll si distinguono a pelle: qui avranno sempre vita breve e quello che succede in altri blog o siti poco m'attizza.
Sull'evoluzione del blog, invece, mi sembra che siamo in alto mare. Oddio, non si sta nemmeno male distanti dalla costa, però...
Concordo che si debba sfruttare quel po' di notorietà che ci siamo guadagnati con la sigla "carlobertaniblog", però bisognerebbe trovare un metodo per aprire più aree mantenendo il "marchio".
Aspettiamo i commenti di qualcuno più esperto, che ci possa fornire lumi: ad esempio, collegamenti sulla pagina principale? Redirect su una diversa piattaforma? E' possibile? Cambiare look al blog per "allargare" la pagina e consentire d'usare i colonnini laterali? Come noterete, ci sono anche problemi tecnici.
Qui ci vuole un uomo, diceva una pubblicità. Speriamo che arrivi: se poi è donna, meglio ancora! -))
Per quanto riguarda mister B., farò un articolo ad hoc così spiegherò cosa penso che succederà e potremo discuterne. Però poi basta: la decrescita incombe ed è quasi pronta. In tre parti.
Ciao a tutti
Carlo
Carlo
RispondiEliminami piace il termine che hai usato:
"sindacaloste"!
Si addice al personaggio, latore di
braccia sottratte all'agricoltura.
E tuttavia costui fa parte della
genia dei briganti e dei banditi
veri.
Ho lavorato per trent'anni in una grande azienda italiana, egli era
rappresentante della CISL, e ti
assicuro che la sua carriera come
sindacalista è progredita a colpi
di svendita dei contratti dei
lavoratori.
Ho anche assistito ad un referendum
farlocco, in cui probabilmente le
schede vennero manipolate ad usum
aziendae.
Da allora, quando sento che un contratto sarà sottoposto a referendum tra i lavoratori, comincio a ridere...
Ma non parliamo di vite meschine e di tristezze, il tuo divertissement
mi ha davvero messo di buon umore!
Attendo il tuo scritto sulla
decrescita. Ho letto diversi libri
di Serge Latouche, che mi ha
conquistato al suo pensiero, e credo che attuare la decrescita sia una cosa utile non solo dal punto di vista economico,
di risparmio delle risorse, ma anche dal punto di vista mentale,
psicologico, e della crescita
personale.
Senza contare che l'idea che
l'economia, la produzione, i guadagni, i consumi, debbano seguire sempre
una linea in salita, è al di fuori della realtà naturale.
In natura ogni cosa segue un andamento sinusoidale, la curva è
l'unica linea esistente, e l'unico
sistema effettivo è l'alternanza.
Quindi pensare ad una crescita continua è illusorio e mendace.
Senza contare che l'economia non è
una scienza esatta, ma una creazione umana...
Eh, anch'io - Eli - ricordo forse lo stesso "referendum", nel quale le schede per votare non giunsero mai nella mia scuola.
RispondiEliminaIn compenso, Marco Rizzo documentò che c'erano le stesse persone che votavano in più sedi.
In ogni modo, avevamo detto "qui ci vuole un uomo" ed una donna è arrivata. Grazie Eli!
Carlo
Ogni blog ha una propria precisa linea editoriale, è ovvio.
RispondiEliminaCreata dall'Autore, dalla sua cultura, dai suoi interessi, dai suoi intendimenti.
Dopo un decennio di frequentazioni di siti (che solo per semplicità di comunicazione definisco) complottisti, ho deciso alcuni mesi fa di frequentare regolarmente il blog di Carlo Bertani. Con letture regolari e con commenti saltuari.
Qui si respira, grazie a Carlo ma anche ai commenti dei suoi lettori, un'aria piacevolissima: legare cultura e forma a temi politici e sociali è cosa meritevole e gratificante.
Carlo mi fece RIVEDERE un metodo di approccio a temi attuali usando tecniche e contenuti classici tipici di un "intellettuale" di primo ordine. Denunce ed "invettive" filtrate dalla cultura e mai esasperate da ideologia accecante.
Questa volta sono un poco deluso.
Salvata, eccome, la forma al solito geniale e appagante, il contenuto mi è sembrato "retorico".
Ormai sappiamo bene come è ridotta l'"intelligencija" della sinistra italiota...
Si, l'11 settembre 2010 mi sarebbe piaciuto un articolo NON di RICORDO storico sull'11 settembre 2001.
Segue...
I fatti del 11/9/2001 hanno cambiato per tutti noi (che ce ne rendiamo conto o meno) il modo di vivere e di pensare. Hanno fatto partire una concezione di diritti e doveri da parte di noi tutti, del tutto nuova e povera di libertà individuali e collettive.
RispondiEliminaL'11 settembre può essere tutto tranne che un semplice ricordo.
Il parlarne DEVE essere ancora e sempre momento di denuncia e di lotta (culturale ma non solo).
Nel mio piccolo due giorni fa ho inviato mail a tutti i miei amici con documenti anche nuovi riguardanti quei terribili fatti.
E con indicazioni di NUOVE iniziative del Movimento 9/11.
Da tutto ciò, in fondo, da sola nasce la mia proposta di un (eventuale) futuro blog:
-Gestito con pieni poteri da Carlo
-Previsione di "Sezioni" su temi diversi a cui possano partecipare con articoli ed altri contributi ANCHE collaboratori esterni e saltuari.
Tutto ciò è troppo simile a CDC?
Possibile.
Un impegno regolare e pianificato, per mille ragioni, personalmente non mi sento di garantire, ammettendo per assurdo che qualcuno possa mai chiedermelo.
Il mio vecchio spirito anarchico si rinvigorisce (al contrario del mio corpo) ogni giorno di più.
FabrizioD
Vedi - Fabrizio - ci sono due modi per giungere al 9/11.
RispondiEliminaQuello di "demolire" la versione ufficiale per far comprendere che "c'era dell'altro sotto" e quello di partire da quel che "c'è sotto" per arrivare al 9/11.
Perciò, le persone cercano risposte partendo dal 9/11 oppure dall'11/9: entrambe non sbagliano, c'è da capire quale sia il percorso migliore. Ma - tu aggiungi - le persone non sono mica tutte uguali. Ed hai ragione.
Il 9/11 qualcuno distrusse le torri, il 11/9 i croati distrussero il Ponte di Mostar.
Oserei affermare che il 9/11 è diretta conseguenza dell'11/9.
Riporto un brano di Rumiz:
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Quando crollò, il 9 novembre del 1993, la valle della Neretva si riempì di silenzio. I cannoni tacquero, muti davanti al ponte vecchio che non c’era più. Il rimbombo si spense, poi tacquero pure i cecchini. Quelli dei bosniaci, che l’avevano costruito quattro secoli prima. E quelli dei croati, che l’avevano tirato giù a colpi di granate. L’intera Mostar si fermò.
Tutti, intorno, capirono che qualcosa di terribile era accaduto. Una lacerazione nella comunità, una ferita non rimediabile. Non era caduto solo un ponte, ma un simbolo grandioso di unione fra Oriente e Occidente.
Ripensando a quel crollo col senno di poi, vedi che il conflitto di civiltà nacque allora, e non fu uno scontro fra cristianesimo e Islam. Non fu nemmeno una resa dei conti fra democrazia dell’Ovest e assolutismo dell’Est, moscovita o ottomano che fosse. Fu l’aggressione della modernità contro un mondo che si ostinava a credere nell’invisibile, la rabbia di una civiltà senza più miti e senza più fede contro un Oriente che condensava troppi simboli. Per chi crede nei numeri c’è anche un’inversione di date. La storia non cominciò l’ 11/9, ma il 9/11.
---
continua...
Se avrai la voglia di rivedere il vecchio film "Lawrence d'Arabia" - il libro "I sette pilastri della saggezza", in italiano, non ha avuto una traduzione all'altezza - troverai identico leitmotiv.
RispondiEliminaLo Sceriffo Hussein ed il "colonnello" Lawrence si scambiano le parti, poiché entrambi conquistati dalla cultura dell'altro.
Ma la Storia è una beffa. Non tiene conto dei sogni di Abd Allah I di Giordania e nemmeno di quelli di Thomas Edward Lawrence. E li ammazza entrambi, il primo sulla spianata della Moschea di Omar, il secondo in un misterioso incidente di motocicletta, i cui atti sono ancora oggi secretati dal servizio segreto britannico.
Dalla negazione di quegli eventi - ossia la possibilità di comprendersi in uno scenario nuovo, fra esseri portatori di cultura - nascono pessimi individui. Sono stati servi di Hitler come Stauss, che sono diventati pessimi maestri per Huntington e per Wolfowitz, a tracciare le nuove linee di condotta dell'amministrazione USA.
Poi, che gli eventi abbiano preso forma con il 9/11 - per dirla con Hussein/Lawrence - "era scritto".
Si può percorrere la vicenda nei due sensi: il risultato è il medesimo.
Forse la colpa è mia per questi fraintendimenti: Angelo Quattrocchi, di Malatempora, spesso mi avvertiva: "Carlo, vai troppo avanti...sei troppo veloce, spiega..." Aveva ragione.
Per questi motivi non do troppa importanza al 9/11 - magari sbagliando - ma questo sono io. Come potrei essere diverso?
Un abbraccio
Carlo
La questione 11 settembre è puramente una questione di temperatura di fusione dell'acciaio, tutto il resto sono ciance che potrebbero finire improvvisamente con la costruzione di una moschea a Ground Zero.
RispondiEliminaLa questione 11 settembre non è più drammatica della guerra del Vietnam: è un tentativo mediatico visivo equivalente all'esperimento acustico di Orson Welles sulla "Guerra dei mondi".
La questione 11 settembre è il segno evidente che la democrazia è demagogia Hobbesiana in HD.
La questione 11 settembre è tutto ciò che l'America è stata, è e non sarà più.
La questione dell'11 settembre è che tutti noi viviamo costantemente in un 12 settembre che non passa mai e che non sarà mai ricordato, se non avremo un futuro.
ciao
B.S.
Quando leggo i tuoi articoli, Carlo, e i commenti dei tuoi lettori io mi immagino, socchiudendo un attimo gli occhi, in vostra compagnia sotto un fresco pergolato, a bere del buon rosso, come e in quanto amici.
RispondiEliminaE allora all'amico chiedo: perchè dovrei appassionarmi a capire il ruolo di Michele Serra nella sinistra italiana e dovrei "vergognarmi" di ritenere doveroso (anche culturalmente) il cercare di capire il perché di una guerra di conquista che nasce da un autoattentato?
Tu ricordi che "Angelo Quattrocchi, di Malatempora, spesso mi avvertiva: "Carlo, vai troppo avanti...sei troppo veloce, spiega..."
Ecco, se fossimo davvero sotto quel pergolato, tu ed io da soli, a quattrocchi(!), forse...proveresti a spiegare con minore velocità e io (forse) potrei capire meglio.
E tu potresti rimproverarmi, a bassa voce, come solo un educatore coscienzioso può fare con un proprio allievo cocciuto.
Con stima
...quel "testone" di FabrizioD
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaAvete visto una motovedetta libica, con a bordo 6 dico 6 finanzieri italiani, mitraglia un peschereccio italiano in acque internazionali e nessuno insorge. Come si vede il rimbambimento italidiota ottenuto con dosi massiccie di TV spazzatura berlusconiana ha ucciso le coscienze italiane. Paghiamo e regaliamo motovedette alla Libia per meglio farci mitragliare. Carlo il popolo italiano è ormai talmente ipnotizzato che presto prevedo una legge ad sua personam per rimanere capo del governo a vita.
RispondiEliminaCiao a tutti
Un mio commento non viene registrato in memoria e continua a non apparire.
RispondiEliminaIn fondo commentavo solo un tuo vecchio artico del 2006...
http://www.disinformazione.it/sbornia_11settembre.htm
Preferisco non aggiungere altro.
FD
Qualche anno fa, a qualcuno venne l'idea di festeggiare il pì greco (3,14) e fù così che fu stabilito di festeggiarlo il 3 marzo di ogni anno, utilizzando la notazione anglosassone 3.14 (certe volte il caso è veramente birichino nel mostrare assonanze, similitudini fino a congruenze..impossibili).
RispondiEliminaRisulta evidente che l'utilizzo di inversione (dello specchio) permette di vedere gli stessi elementi costitutivi in..altro diverso modo.
Gli avvenimenti ricordati dagli ultimi interventi hanno la stessa caretteristica bi-direzionale temporale: l'11/9 nel 9/11.
L'eccentricità della simmetria dei casi ricordati sta nel fatto che uno dei grandi mentitori dell'11 settembre e' stato proprio un inglese - terra di adozione della tipologia dataria-, mentre nel secondo caso e' stato un italiano definito dai più un referenziato di sx che scavalcando il Parlamento e la Costituzione entro direttamente in quella guerra (del chè esiste una sua dichiarazione rivendicante il ruolo meritorio da protagonista fatta assumere all'italia: con orgoglio pifferava "siamo stati il 3° paese" dell'alleanza- insomma era salito sul podio a prendersi la medaglia di bronzo, come in una misera competizione sportiva.
E allora.. non è semplicemente agghiacciante pensarlo di sx?.
Doc
Tornando alle questioni che stanno alla base dell'articolo che partendo dai fatti accaduti ci stimola a discutere sui vari temi fondamentali tutti legati al concetto di "democrazia" con la sua ri-spondenza fattuale...
In un ottimo articolo di Gustavo Zagrebelsky - che poi e' la sua lezione sulla Democrazia, tenuta a Torino- viene ripreso il concetto di Democratura introdotto da Matvejevic, ripreso da Bertani in altro post, che in definitiva inquadra anche gli avvenimenti - in specie i commenti dei difensori dei principia della democrazia- nella giusta dimensione.
Per carità - Fabrizio - qui non ci sono allievi e maestri. Solo persone grandi e vaccinate.
RispondiEliminaBene hai fatto a riportare il link di quel vecchio articolo, perché il senso è il medesimo: gli USA partirono per la conquista delle fonti energetiche del Pianeta. Lo fecero imbastendo un attentato come chiusero gli occhi per Pearl Harbour.
Una volta chiarito che la verità ufficiale fa acqua da tutte le parti, non è tanto importante soffermarsi sull'evento, quanto sul processo messo in moto.
Anche se l'attentato fosse stato compiuto come raccontano - a questo punto con la volontaria cecità dei servizi USA - la cosa non cambierebbe di una virgola.
Liberissimo di continuare a sondare l'evento, ma io preferisco analizzare il processo degli eventi. Come dice Black, quel che c'è dal 12 in poi.
Sulla questione di Serra non è mica aria fritta: se lasciamo passare che non ci si può ribellare se non con il politically correct - siccome ad essere scorretti sono in primis loro - si sta zitti e basta. Cosa da poco?
Difatti, il richiamo alla democratura è la chiave per comprendere la degenerazione dei processi democratici.
Infine, una bella notizia per Orazio: pare che il gruppo degli "ascari" di B. fosse la solita sòla. Non avevo dubbi: coraggio, risollevati dalla tua berluscon-depressione! -))
Carlo
http://www.facebook.com/video/video.php?v=159922717351384
RispondiEliminaIn questo link c'è un filmato di Kurt Sonnenfeld.
Kurt Sonnenfeld è un fotografo americano che girò filmati e fece
fotografie a Ground Zero, essendo il documentarista ufficiale della protezione civile americana.
Ha dovuto rifugiarsi in Argentina,
dove continua a ricevere minacce
di morte, sia lui, sia la sua seconda moglie e le loro bambine
piccole.
In questo articolo di Pino Cabras su www.megachip.info ci sono anche
alcune foto da lui scattate, inedite come il filmato.
http://www.megachipdue.info/finestre/zero-11-settembre/4539-ecco-i-video-mai-visti-ecco-le-minacce.html
E se ricordassimo anche l'11 settembre del Presidente Salvador Allende, assassinato nel 1973 dal
colpo di stato di Pinochet fiancheggiato dalla CIA?
È vero, viviamo tutti nel 12/9, anche se il peso pratico, nel senso più quotidiano del termine, lo subisce in primis il cittadino di religione musulmana: negli aeroporti, agli sportelli visti, a quelli dei permessi di soggiono .. (i nomi Omar, Muhammad od Osama vengono più controllati di nomi come Juan, Igor o Chen). Per non parlare di milioni di vittime civili tra iracheni ed afgani che hanno pagato col sangue il prezzo del Nine Eleven. Certo, anche i cittadini occidentali vivono ancora nel 12 settembre in un’atmosfera che oscilla tra complottismo, crisi della democrazia e della libertà, demagogia e propaganda tesa a sbandierare, in campo mediatico-scolastico-culturale, l’idea dello “scontro di civiltà”.
RispondiEliminaÈ interessante quella nota storica, riportata da Carlo, riguardante la nascita del mio paese: la Giordania. Il paradosso di due sogni: quello della famiglia hascemita e quello di Lawrence hanno fatto sì che il regno giordano diventasse il Paese più “moderno” dell’intera regione. È altrettanto interessante quel “gioco” di date, 11/9 e 9/11, e quell’11/9 che segna l’inizio di una lunga dittatura in Cile. Volendo, si potrebbe agginguere ancora un’altra data significativa. Si tratta del lontato 1917. Anno della rivoluzione bolscevica, ma anche della Dichiarazione Balfour alla famiglia Rotschild. La sconfitta della prima ed il trionfo della seconda hanno condotto, in qualche modo, all’11/9.
Ciao a tutti,
Mahmoud.
Purtroppo - Eli - la mia ADSL a petrolio non mi consente di visionare quei video. Belle le foto.
RispondiEliminaQuell'11 Settembre del 1973, io e la mia compagna stavamo alla finestra ad osservare il cielo. Compravamo giornali, ascoltavamo la radio, scendevamo al bar per telefonare agli amici, per sapere della sorte degli amici in Cile, italiani e cileni. Qualcuno lo avrei re-incontrato a Barcellona nel 1980, in delle bellissime serate trascorse con gli amici argentini e cileni, con la sinistra di Eskatasuna e della Catalunya.
Oggi, mi hanno detto di non tornate a Barça: meglio conservare il ricordo di quei tempi. Magari ci tornerò con la barca: vedrò se sbarcare.
Quanto sogni ci sono stati strappati, quanto dolore ha vissuto la mia generazione: protetta socialmente meglio di quelle attuali, ma destinata a rincorrere dei sogni possibili, soltanto per vederli svanire.
Ai nostri genitori la guerra, a noi la disillusione.
Oggi, a scuola, mi è toccato ascoltare il panegirico della Riforma Gelmini. I giovani erano più attenti: uno prendeva appunti.
Noi, vecchi - oramai la maggioranza del collegio - stavamo attoniti ad ascoltare le meraviglie del "nuovo" che avanzava. Tutti, in realtà, facevano finta: nessuno cantava.
A qualcuno passava per la testa don Milani, ad altri i giorni delle nostre rivolte: tutti provavano una sensazione d'inadeguatezza.
Così si sta rompendo il cerchio dei sentimenti, delle complicità, delle amicizie: più della violenza, fu la noia.
Carlo
Ma se nella tua scuola, Carlo, almeno i tuoi colleghi sono apatici nella mia sono disinformati. Per esempio della legge 150/2009 Brunetta, detta ammazza pubblico dipendente, nulla sanno e dormono sonni tranquilli. Io invece tremo quando i dirigenti passeranno alla sua applicazione, anche se i presidi-dirigenti ne sono colpiti anch'essi. Si dividono tra quelli che non vedono l'ora di bastonare i docenti con questa e i più saggi che ne temono le conseguenze su se stessi.
RispondiEliminaCiao Carlo
Carlo
RispondiEliminacomprendo le difficoltà dell'ADSL a
petrolio, perché, quando vado in campagna, utilizzo una chiavetta USB
che sulle colline funziona a...carbone!
Provo a mandartelo in altra forma sulla tua mail, spero tu ci riesca.
Ti giro la mail con cui mi è arrivato.
Ciao!
Scusa, Orazio, potresti specificare?
RispondiEliminaCiao
Carlo
Grazie Eli: speriamo che me la cavo.
RispondiEliminaCarlo
Volevo dire che a parte i precari che sono agguerriti al sud i docenti di ruolo mi sembrano molto più addormentati di quelli del nord e poco coscienti del loro futuro difficile sotto la legge Brunetta. Sbaglio? Io penso che con la legge Brunetta molti presidi dirigenti scalpitino per licenziare i docenti scomodi e a loro invisi.
RispondiEliminaCiao Carlo
Dunque, cari amici, siete tutti d'accordo con me che capire con esattezza ciò che è veramente accaduto l'11 settembre 2001 (d'ora in poi 9/11 come recita il "9/11 Truth Movement") è di fondamentale importanza!
RispondiEliminaIl fatto che tutti voi sottolineate che viviamo "nel 12 settembre" cosa sta a significare se non che nulla è più come era il 10 settembre 2001?
Se l'attentato dei "maledetti islamici" fosse un autoattentato concepito e realizzato da Poteri Occidentali, non farebbe nessuna differenza politica sociale culturale ed economica, nell'immediato ed ORA?
Se a pilotare quegli arei 767 (e simili) che compirono evoluzioni assurde nei cieli americani per ore (complessivamente) non fossero stati 19 dirottatori islamici incapaci di pilotare un mono-motore ma altri "sistemi" scelti ed usati da militari occidentali (almeno due paesi coinvolti direttamente), non farebbe alcuna differenza anche sul nostro presente e sul nostro futuro?
segue...
Quoto quasi tutto di ciò che scrive l'amico Mahmoud non solo sul 9/11, ma in particolare egli scrive:
RispondiElimina"Non vorrei con questo commento, cari lettori del blog, approvare la maledetta dicotomia Occidente/Islam, nata all’indomani della caduta del muro di Berlino e confermata nell’11 settembre, tutt’altro"..."Tutti noi apparteniamo all’Umanità. Qualcuno lì, però, che dimora in una casa bianca, non la pensa certamente così, ma continua a farci credere che l’era Bush è finita, canticchiando: “Hope and Change”."
Bene Mahmoud, perché ciò accade?
Perché l'era Bush NON è finita?
Forse perché in tanti hanno deciso che era superfluo tentare di inchiodare potenti famiglie occidentali alle loro specifiche responsabilità di ideazione e di gestione del 9/11 e soprattutto del DOPO 9/11.
Leggi liberticide (Patriot Act) all'interno, guerre all'esterno e crisi economica sistemica per tutti.
Ecco gli effetti di un attentato che non ha portato nessun beneficio al mondo musulmano e tanti ne ha portati ai potentati economici e politici di sempre.
Ecco perché mi va il fumo agli occhi quando sento "passare" (cosa che certo non fai tu Mahmoud) l'accettazione di una sorta di guerra di religione come causa-motore degli eventi del 9/11.
segue...
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RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaE qui veniamo all'articolo che Carlo scrisse nel settembre 2006 (che ho già linkato precedentemente e che consiglio di rileggere) che spiega ampiamente anche la sua posizione attuale nel non ritenere utile e "raccomandabile" (si farebbe il gioco dei burattinai) indagare sui fatti del 9/11.
RispondiEliminaScrivi: "Qualcuno pensa veramente che, se gli USA avevano bisogno di un attentato eclatante per dare il via alla danza della guerra, dovevano per forza crearsi i “mostri” in casa? Dovevano andarli a pescare proprio dalle parti del socio in affari del presidente, nei rapporti fra il Saudi Binladin Group e la famiglia Bush?"
Ma scrivi anche: "Piuttosto, la domanda da porre ai sostenitori della politica USA è: com’è possibile che la prima potenza mondiale – che può contare sull’FBI, sulla CIA, sui servizi di spionaggio e controspionaggio di Esercito, Marina, Aviazione e Marines e sulla rete consolare più ramificata del pianeta – non sia riuscita a sapere nulla del più eclatante attentato terroristico mai compiuto?"
E anche: "...in Pakistan abitano Bin Laden ed Ayman Al Zawahiri, ma non ce ne frega niente. Bin Laden era a libro paga della CIA? Ma lo sanno tutti, che notizia è? Iniziò in Afghanistan, poi in Bosnia ad organizzare i battaglioni dei mujaiddin, mentre l’inviato di Clinton – William Burns – compiva un lungo tour fra i clan dell’Albania e del Kosovo per preparare il gran finale del decennio balcanico, la guerra contro la Serbia."
segue
[continuo ad avere grosse difficoltà a far "permanere" i miei commenti sul post: vengono evidenziati e poi spariscono...]
RispondiEliminaCarlo ed Eli hanno scritto assai efficacemente dei fatti dell'11 settembre 1973.
Avete scritto anche per me, anche per una intera generazione "di sinistra" che ha vissuto quei fatti in modo doloroso e partecipe.
Ma se noi avessimo accettato quei fatti, ieri e oggi, come provocati dai soli militari cileni e non SOPRATTUTTO dai Servizi Segreti di altri paesi, ieri e oggi il nostro modo di pensare, di interagire con gli altri, le nostre libertà sarebbero le stesse?
Tutti noi sappiamo delle decine e decine di "Misteri" irrisolti nella storia italiana degli ultimi 50/60 anni, ebbene pensare a brigatisti autonomi e capaci di gestire davvero tutto ciò che è successo, pensare a un diciassettenne che massacra Pasolini perché "frocio", ecc. ecc., anziché a servizi e organizzazioni mafiose attive ad organizzare e ad eseguire...
ebbene, mi volete dimostrare che non fa differenza?
E' superfluo e deviante?
Cercare di capire fatti e persone con approfondimenti e chiavi di lettura alternative fa il gioco dei burattinai?
Su tutto questo faccio fatica a seguirvi sui vostri sentieri di indagine puramente "intellettuale" o che comunque desideri mantenersi non marchiabile come "coplottista".
Ci sono momenti e questioni per cui vale la pena sentirsi marchiati.
FabrizioD
halo 1367
RispondiEliminama io mi sento marchiatissima, e lo
accetto di buon grado.
Solo preferisco definirmi complottologa, perché per me, i
complottisti sono quelli che i complotti li attuano, non quelli che li prendono in esame e li studiano.
Bye-bye.
Cara Eli concordo ovviamente con ciò che dici e la cosa è così risaputa tra i miei amici che per il mio compleanno di un paio d'anni fa mi hanno regalato un iPod (per le mie passeggiate in città o nei boschi) con l'incisione della seguente (mia) affermazione (con cui evidentemente rompo loro le scatole):
RispondiElimina"Complottista è chi costruisce verità non chi pone domande"
Se permetti temo che il termine da te preferito sia peggio dell'altro...
L'importante è certo percorrere la strada che la nostra coscienza ci suggerisce, non dimenticando di frequentare posti, come il blog di Carlo, pieni saggia rabbia civile e culturalmente sani.
Con simpatia
FabrizioD
Il termine "complottismo" è recente e, in genere, difinisce (in modo linguisticamente improprio) coloro che si dedicano alla scoperta dei complotti.
RispondiEliminaPassiamo, allora, a definire cosa è un complotto quando ad attuarlo sono le diplomazie, i servizi, ecc. Ossia i complotti "di Stato".
Non è un mistero che Lenin attraversò la Germania in guerra per raggiungere la Russia con l'appoggio dei servizi tedeschi ed all'oscuro del Kaiser Guglielmo. Il quale era cugino dello zar e, quando lo seppe - dopo la morte della famiglia reale russa - andò prima su tutte le furie, poi cadde in depressione.
Per gli storici, quello che viene definito complottismo e la semplice analisi e verifica delle fonti. Che può condurre a tesi completamente opposte a quelle fino ad allora sostenute, e così nasce la storiografia, anzi, le storiografie, spesso in conflitto.
Basti pensare al dibattito sulla Shoà.
Dunque, io non scorgo contraddizioni fra chi sonda gli eventi, la cronaca, in modo intelligente per trovare la coerenza degli eventi. Oppure le discrepanze.
Ciò che purtroppo noto - e per questa ragione mi astengo dal partecipare a quel dibattito - è che spesso è condotto troppo superficialmente.
Chi ha letto il rapporto Leuchter?
Chi lo ha soppesato attentamente? Chi è passato sopra alle affermazioni sulle concentrazioni basse o inesistenti dei laterizi o delle pietre dei lager? Senza domandarsi quale sia il tipo di minerale, la sua permeabilità ai gas, il decadimento delle concentrazioni con il trascorrere del tempo?
Quando ho visto che l'autore non ci soffermava, ho iniziato ad avere grossi dubbi sulle sue capacità analitiche.
Credo che analizzare le "pieghe" della Storia sia il mestiere più difficile all'interno della ricerca storica, perché s'agisce solo in base ai documenti, raramente tramite fonti dirette (spesso interessate ad una o ad altra tesi).
Per questa ragione, non sentendomi all'altezza di farlo, mi limito alla sintesi partendo da ciò che la storiografia ci ha consegnato come "sufficientemente provato".
Siccome, prima del 1500, l'Oriente superava l'Occidente nella produzione di metalli - e Cabral con le sue navi determino l'inversione di tendenza - oggi, con il prevalere delle economie orientali, la tentazione neocoloniale è forte ed è l'unica risposta logica (ancorché vile e perdente) dell'Occidente.
Poi, che abbiano scelto di creare un plateale palcoscenico di morte a New York, ci può benissimo stare. Evidentemente, gli studi sociologici condotti portavano a quelle conclusioni.
Poi, Clinton, Bush, Obama...che importanza hanno? E' l'imperialismo internazionale ad agire, il quale opera in concomitanza con lo scontro fra le borghesie nazionali o fra i gruppi economici dell'oligarchia planetaria.
Spesso, questo fenomeno c'oscura la sostanziale unitarietà della minaccia, anche perché crea multiformi scenari nei quali si rischia di perdere la visione essenziale.
Chi ha creato la "bufala" del petrolio inorganico, chi racconta che gli aerogeneratori rovinano il paesaggio (e i tralicci?), chi afferma che il mutamento climatico è solo un'agenda della cospirazione globale? Guarda a caso dei think tank molto ben foraggiati.
Non c'è solo crusca, è vero, però per distinguere il grano dalla crusca - in questi scenari - ci vogliono due palle d'acciaio: io, non me la sento. Altrimenti si rischia veramente di finire nella corrente, senza rendersi conto che qualcuno, nel frattempo, ti sta sfilando le mutande.
In definitiva, io non giudico nessuno: spiego soltanto qual è la mia posizione.
Carlo
Orazio, potresti gentilmente - anche per gli altri del blog - chiarire i rischi della legge Brunetta? Te ne sarei grato.
RispondiEliminaGrazie
Carlo
Caro Carlo, proprio in questi giorni la sto studiando. E' una legge con molti articoli. Posso dire per esempio che essa prevede una graduatoria del pubblico impiego disposto in tre fasce. La prima composta dal 25% dei dipendenti di un'istituzione pubblica che attingerà al 50% delle risorse, la seconda composta dal 50% che potrà attingere al restante 50% e la terza il 25% che non solo non avrà nulla ma che se non esce da questo 25% in tre anni va in mobilità e poi rischia il licenziamento. Carlo la legge è complessa mi impegno pubblicamente a fare un resoconto chiaro e sintetico sul tuo blog. Posso solo dirti che più la leggo e più mi convinco che coloro che l'hanno votata o non sapevano che votavano oppure odiavano i pubblici dipendenti come se gli avessero rubato la moglie. Credimi è una legge che trasformerà il pubblico impiego in un luogo di oppressione. Dgls Brunetta 150/2009
RispondiEliminaCiao Carlo
Orazio, magari vediamo se non è il caso di fare un articolo ad hoc sulla faccenda. Aggiorniamoci al "dopo decrescita". Ciao e grazie
RispondiEliminaCarlo