E’ incredibile quanti Giulio Tremonti esistano: uno per ogni giorno, per ogni situazione, per tutti i luoghi, perfettamente personalizzabili, riducibile ad icona, spedibili e spendibili, scaricabili (in tutti i sensi…) e caricabili (in tutti i sensi…) secondo le esigenze.
Giulio Tremonti può essere considerato alla stregua di Dio: in ogni luogo, ma lo supera in quanto polimorfo, moltiplicabile per qualsiasi cifra, intera o decimale. L’unica cosa che nella vita certamente non ha fatto, è stata leggere Pirandello: ne sarebbe uscito sconvolto.
In una sola giornata, è riuscito ad essere empatico fratello di un Berlusconi claudicante e, allo stesso tempo, il suo più temibile concorrente. Sarà sempre la stessa persona? Vengono dei dubbi.
Il successo di Giulio Tremonti è dovuto ad un’attenta strategia di comunicazione, rivolta a persone sempre meno attente: oggi – rivolto agli uomini – affermerà che la “foca” è la sola cosa che conti. Domani – rivolto alle donne – dirà che la fedeltà dei mariti è essenziale.
Ciascuno riceverà la sua dose di conforto, come una mail pubblicitaria e, prima di metterla nel cestino, sospirerà: eh sì, ha proprio ragione…
Ma Giulio Tremonti sa fare anche di meglio, citare Berlinguer di fronte alla platea dei ciellini – può sembrare un po’ trash, mentre il messaggio era che “anche il grande Enrico, in fondo, era un ciellino” – per sentenziare che è giunto il momento di finire con i litigi e di mettersi tutti d’accordo per fare le riforme che miglioreranno il Paese. Oh, meno male, era ora che qualcuno lo dicesse.
Subito dopo, sale su un aereo, un’auto od un treno e si reca a Bergamo – pardon, a Berghemstadt, dove c’è la Berghemfest e dove il nostro subito va a fare il Berghemfess – poiché, candidamente, afferma che non abbiamo bisogno di una legge sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, perché altrimenti non riusciamo più a lavorare.
Dunque, ehm…il sillogismo sembra un po’ contraddittorio…se accettiamo delle regole sul lavoro non si può lavorare? Bisognerebbe lavorare senza regole, certo, forse è questo il sunto.
Siccome siamo un poco pignoli e reduci da una mattinata d’esami di riparazione…eh sì, il periodo, le concordanze…siamo andati a leggere[1] cosa s’è immaginato il buon Giulio questa volta. Per carità: mica perché sia necessario prenderlo sul serio, tanto per vedere cos’era riuscito ad inventarsi.
“Dobbiamo rinunciare ad una quantità di regole inutili: siamo in un mondo dove tutto è vietato tranne quello che è concesso dallo Stato…robe come la 626 (la legge sulla sicurezza sul lavoro) sono un lusso che non possiamo permetterci. Sono l'Unione europea e l'Italia che si devono adeguare al mondo.”
A parte l’ovvia considerazione che l’Italia e l’UE non sono fuori del mondo, bensì ne fanno parte, dovremmo chiedere a Tremonti a quale “mondo” egli si riferisse. Siccome il nostro crea – naturalmente – una sequenza d’avatar che sbalordisce – il lavoro sicuro è un “valore”, ma va benissimo incrementare quello “a singhiozzo”, le banche sono dei vampiri, ma io stesso ne creerò subito una nuova, tutta mia, per il Mezzogiorno, ecc, ecc, ecc – molto probabilmente Giulietto si riferiva al mondo che in quel preciso istante, l’avatar del momento, prefigurava. Niente di serio, dunque: il solito Vitangelo Moscarda in fieri, nulla che preoccupi.
Per un Giulietto che s’arrovella fra gl’incessanti avatar che la sua mente crea, ecco una Romea che tenta di porre un freno, di fermare per un istante il caleidoscopio delle personalità in continua mutazione, la quale prende forma nella sua portavoce.
“Tremonti si riferiva alla giurisdizione europea e alla sua estensione eccessiva rispetto all'obiettivo sulla sicurezza del lavoro, che resta invece essenziale.”
A parte la considerazione che, una persona dotata di voce, non si comprende perché debba avere un portavoce – potremmo accettare il portavoce di un muto – forse il compito del “portavoce” non è quello di “riportare” (con tutto quel bailamme d’avatar che sbraitano, da mane a sera!) bensì di giungere all’esegesi. La sintesi no, nemmeno il caso d’azzardarla.
Ma, la signorina Romea – e Giulietto e Romea nel loro complesso – non sembrano fornire lumi.
L’Italia, per gli incidenti sul lavoro – proprio nei confronti dell’Europa – è veramente “fuori controllo”:
“L’Italia, nel decennio 1996-2005, è risultato il paese con il più alto numero di morti sul lavoro in Europa.”[2]
Dunque, secondo la “voce primaria”, l’Italia e l’UE dovrebbero svendere una parte della sicurezza del lavoro per poter lavorare e produrre, cosicché la quantità di merci gettate sul mercato aumenti e l’economia (eufemismo di “profitti”) cresca. Subito dopo, quelle merci dovranno degradarsi rapidamente per far posto a nuove merci da un lato, ed a sistemi per lo smaltimento della monnezza dall’altro, che saranno altri profitti.
Questo è l’avatar tremontiano globalizzatore che parla, mentre nei suoi libri è l’avatar antiglobalizzatore che scrive. In pieno “format” pirandelliano, che il nostro – ripetiamo, con maggior certezza – non ha certamente letto.
Anche Romea, però – la “portavoce” o “voce dell’avatar 287” – non scherza affatto e la sua logica ci pare vissuta all’ombra dei troppi avatar ai quali deve fornire la sua opera. Romea, probabilmente, odia Second Life: la sua vita, accanto a Giulietto, deve essere una Second, Third, Fourth…Life in continua metamorfosi. Perché?
Poiché, se il resto d’Europa ha un trend di diminuzione degli infortuni sul lavoro ben diverso dall’Italia, logica vorrebbe che sarebbe utile accettare quelle norme europee, anziché considerarle inutili. Sarebbe a dire: “Sì, qui da noi s’annega ma no, grazie, non ci servono dei salvagente”? E’ questo il senso della “precisazione” di Romea? Forse che a Berghemstadt, quest’anno, la birra è d’elevato tasso alcolico?
Vogliamo precisare che non abbiamo mai considerato la legge 626 la panacea d’ogni male, ma lo affermiamo in senso proprio opposto rispetto al Berghemstadt-avatar tremontiano. Non è certo affiggendo sequele di cartelli all’ingresso dei cantieri o nelle fabbriche che si possono sconfiggere le “morti bianche”.
Due sono gli elementi essenziali per contrastare il fenomeno: i ritmi di lavoro e l’informazione.
Sul primo punto c’è poco da dire: se ogni “inutile orpello”, destinato a salvare la vita ad un elemento privo di valore intrinseco nella formazione del profitto – il lavoratore e la sua vita, non a caso definito “risorsa umana” – intacca un quid del profitto che l’imprenditore può ricavare a fine anno, è inevitabilmente da eliminare.
Così, poi, i profitti potranno essere esportati clandestinamente alle Cayman per poi farli tornare in Italia grazie agli “Scudi Fiscali”, ossia pagando il 5% di tasse invece del 40% (come prevedrebbe la legge), ma le leggi – nell’universo tremontiano – variano anch’esse secondo l’avatar dell’istante.
Curiosa, poi, l’elasticità con la quale viene usato il termine “clandestinità”: da aborrire in ingresso (i negher!) e da tollerare in uscita (schei, sghei, palanche, “grano”, dané, ecc).
In seconda battuta, il lavoratore – lasciando “anzitempo” il lavoro – partecipa attivamente alla costruzione di “fondi” da destinare, secondo le esigenze ed i desiderata dell’avatar di riferimento, al mantenimento di:
puttane di palazzo, alla costruzione di palazzi, al sostentamento di una sequela di scagnozzi che occupano i palazzi, i quali destinano i proventi delle “cagnotte” a pupari e pupazze.
Così, il fondo TFR aumenta – chi crepa lascia i soldi del “piatto” – e l’avatar di giornata può prelevarli impunemente ed inserirli a bilancio. 3,5 miliardi dal fondo INPS alla spesa corrente, solo quest’anno.
Sul secondo punto, posso portare un contributo personale anzi, personalissimo.
Solo pochi giorni or sono, decisi di “aggredire” le sentine della mia barca: nelle sentine, negli anni, finisce di tutto e, quando bisogna pulirle, son dolori.
Così, munito di raschietto, spazzola e secchio dei rifiuti, grattavo antiche incrostazioni di ruggine, vernici ancestrali e sempre lui, il sempiterno gasolio che si spande ovunque ed impesta le sentine.
Gratta gratta, butta via la schifezza…il lavoro ti “prende”, mille pensieri ti tengono compagnia mentre respiri sul fondo, in fin dei conti, di un bidone di metallo. Ma i gesti rallentano, i pensieri no. E non te ne accorgi.
Arriva la nausea – avrò mangiato qualcosa che non riesco a digerire – e continui. La nausea aumenta.
Ad un certo punto, “fora” i pensieri e compare in primo piano.
A quel punto, l’informazione e la consapevolezza fanno la differenza: non c’è tanto tempo per rifletterci sopra.
Notizie, articoli, testimonianze.
Il ricordo dei cinque uccisi dalle esalazioni, in Puglia, sul fondo di una cisterna: la memoria che anche i soccorritori erano rimasti intrappolati per aver sottovalutato la situazione.
Allora, esco fuori verso il pozzetto – una fatica boia a salire, i muscoli rispondono oramai male! – e mi lascio andare, di brutto, sulla seduta del pozzetto.
Respiro profondamente, perché ho capito che quel miscuglio mi stava intossicando: devo “far fuori” quei veleni.
Alle 11 di sera – dopo quattro ore di nausea – riesco finalmente a mangiare un piatto di patate bollite.
Accendo il computer e leggo le notizie: Antonio Della Pietra, 51 anni, disoccupato di Cerignola, è appena morto sul fondo di una cisterna che stava ripulendo. Lavorava “anche per 2 euro l’ora”, pur di riuscire a campare[3].
E leggo la Berghem-cazzat dell’avatar tremontiano.
Antonio non puliva, come me, una sentina per la sua barca: cercava di guadagnare qualcosa per campare, in quest’Italia di lenoni e puttanieri di regime che si spartiscono mazzette a milioni.
La sua è una morte che definirei “eroica”, perché non c’è eroismo più grande di chi rischia la propria vita per consentire ai propri familiari di vivere. Un evento sì eroico, che mai – però – dovrebbe presentarsi nella vita d’ognuno.
E, purtroppo, Antonio non ha avuto il tempo e la possibilità – presumiamo – d’informarsi, di comprendere per tempo cosa stava succedendo.
Riguardo al Berghem-schif, possiamo solo ricordare i versi di Guccini: “Ma che piccola storia ignobile, mi vieni a raccontare…” Onore e rispetto a te, Antonio. Amen.
Articolo liberamente riproducibile nella sua interezza, ovvia la citazione della fonte.
Giulio Tremonti può essere considerato alla stregua di Dio: in ogni luogo, ma lo supera in quanto polimorfo, moltiplicabile per qualsiasi cifra, intera o decimale. L’unica cosa che nella vita certamente non ha fatto, è stata leggere Pirandello: ne sarebbe uscito sconvolto.
In una sola giornata, è riuscito ad essere empatico fratello di un Berlusconi claudicante e, allo stesso tempo, il suo più temibile concorrente. Sarà sempre la stessa persona? Vengono dei dubbi.
Il successo di Giulio Tremonti è dovuto ad un’attenta strategia di comunicazione, rivolta a persone sempre meno attente: oggi – rivolto agli uomini – affermerà che la “foca” è la sola cosa che conti. Domani – rivolto alle donne – dirà che la fedeltà dei mariti è essenziale.
Ciascuno riceverà la sua dose di conforto, come una mail pubblicitaria e, prima di metterla nel cestino, sospirerà: eh sì, ha proprio ragione…
Ma Giulio Tremonti sa fare anche di meglio, citare Berlinguer di fronte alla platea dei ciellini – può sembrare un po’ trash, mentre il messaggio era che “anche il grande Enrico, in fondo, era un ciellino” – per sentenziare che è giunto il momento di finire con i litigi e di mettersi tutti d’accordo per fare le riforme che miglioreranno il Paese. Oh, meno male, era ora che qualcuno lo dicesse.
Subito dopo, sale su un aereo, un’auto od un treno e si reca a Bergamo – pardon, a Berghemstadt, dove c’è la Berghemfest e dove il nostro subito va a fare il Berghemfess – poiché, candidamente, afferma che non abbiamo bisogno di una legge sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, perché altrimenti non riusciamo più a lavorare.
Dunque, ehm…il sillogismo sembra un po’ contraddittorio…se accettiamo delle regole sul lavoro non si può lavorare? Bisognerebbe lavorare senza regole, certo, forse è questo il sunto.
Siccome siamo un poco pignoli e reduci da una mattinata d’esami di riparazione…eh sì, il periodo, le concordanze…siamo andati a leggere[1] cosa s’è immaginato il buon Giulio questa volta. Per carità: mica perché sia necessario prenderlo sul serio, tanto per vedere cos’era riuscito ad inventarsi.
“Dobbiamo rinunciare ad una quantità di regole inutili: siamo in un mondo dove tutto è vietato tranne quello che è concesso dallo Stato…robe come la 626 (la legge sulla sicurezza sul lavoro) sono un lusso che non possiamo permetterci. Sono l'Unione europea e l'Italia che si devono adeguare al mondo.”
A parte l’ovvia considerazione che l’Italia e l’UE non sono fuori del mondo, bensì ne fanno parte, dovremmo chiedere a Tremonti a quale “mondo” egli si riferisse. Siccome il nostro crea – naturalmente – una sequenza d’avatar che sbalordisce – il lavoro sicuro è un “valore”, ma va benissimo incrementare quello “a singhiozzo”, le banche sono dei vampiri, ma io stesso ne creerò subito una nuova, tutta mia, per il Mezzogiorno, ecc, ecc, ecc – molto probabilmente Giulietto si riferiva al mondo che in quel preciso istante, l’avatar del momento, prefigurava. Niente di serio, dunque: il solito Vitangelo Moscarda in fieri, nulla che preoccupi.
Per un Giulietto che s’arrovella fra gl’incessanti avatar che la sua mente crea, ecco una Romea che tenta di porre un freno, di fermare per un istante il caleidoscopio delle personalità in continua mutazione, la quale prende forma nella sua portavoce.
“Tremonti si riferiva alla giurisdizione europea e alla sua estensione eccessiva rispetto all'obiettivo sulla sicurezza del lavoro, che resta invece essenziale.”
A parte la considerazione che, una persona dotata di voce, non si comprende perché debba avere un portavoce – potremmo accettare il portavoce di un muto – forse il compito del “portavoce” non è quello di “riportare” (con tutto quel bailamme d’avatar che sbraitano, da mane a sera!) bensì di giungere all’esegesi. La sintesi no, nemmeno il caso d’azzardarla.
Ma, la signorina Romea – e Giulietto e Romea nel loro complesso – non sembrano fornire lumi.
L’Italia, per gli incidenti sul lavoro – proprio nei confronti dell’Europa – è veramente “fuori controllo”:
“L’Italia, nel decennio 1996-2005, è risultato il paese con il più alto numero di morti sul lavoro in Europa.”[2]
Dunque, secondo la “voce primaria”, l’Italia e l’UE dovrebbero svendere una parte della sicurezza del lavoro per poter lavorare e produrre, cosicché la quantità di merci gettate sul mercato aumenti e l’economia (eufemismo di “profitti”) cresca. Subito dopo, quelle merci dovranno degradarsi rapidamente per far posto a nuove merci da un lato, ed a sistemi per lo smaltimento della monnezza dall’altro, che saranno altri profitti.
Questo è l’avatar tremontiano globalizzatore che parla, mentre nei suoi libri è l’avatar antiglobalizzatore che scrive. In pieno “format” pirandelliano, che il nostro – ripetiamo, con maggior certezza – non ha certamente letto.
Anche Romea, però – la “portavoce” o “voce dell’avatar 287” – non scherza affatto e la sua logica ci pare vissuta all’ombra dei troppi avatar ai quali deve fornire la sua opera. Romea, probabilmente, odia Second Life: la sua vita, accanto a Giulietto, deve essere una Second, Third, Fourth…Life in continua metamorfosi. Perché?
Poiché, se il resto d’Europa ha un trend di diminuzione degli infortuni sul lavoro ben diverso dall’Italia, logica vorrebbe che sarebbe utile accettare quelle norme europee, anziché considerarle inutili. Sarebbe a dire: “Sì, qui da noi s’annega ma no, grazie, non ci servono dei salvagente”? E’ questo il senso della “precisazione” di Romea? Forse che a Berghemstadt, quest’anno, la birra è d’elevato tasso alcolico?
Vogliamo precisare che non abbiamo mai considerato la legge 626 la panacea d’ogni male, ma lo affermiamo in senso proprio opposto rispetto al Berghemstadt-avatar tremontiano. Non è certo affiggendo sequele di cartelli all’ingresso dei cantieri o nelle fabbriche che si possono sconfiggere le “morti bianche”.
Due sono gli elementi essenziali per contrastare il fenomeno: i ritmi di lavoro e l’informazione.
Sul primo punto c’è poco da dire: se ogni “inutile orpello”, destinato a salvare la vita ad un elemento privo di valore intrinseco nella formazione del profitto – il lavoratore e la sua vita, non a caso definito “risorsa umana” – intacca un quid del profitto che l’imprenditore può ricavare a fine anno, è inevitabilmente da eliminare.
Così, poi, i profitti potranno essere esportati clandestinamente alle Cayman per poi farli tornare in Italia grazie agli “Scudi Fiscali”, ossia pagando il 5% di tasse invece del 40% (come prevedrebbe la legge), ma le leggi – nell’universo tremontiano – variano anch’esse secondo l’avatar dell’istante.
Curiosa, poi, l’elasticità con la quale viene usato il termine “clandestinità”: da aborrire in ingresso (i negher!) e da tollerare in uscita (schei, sghei, palanche, “grano”, dané, ecc).
In seconda battuta, il lavoratore – lasciando “anzitempo” il lavoro – partecipa attivamente alla costruzione di “fondi” da destinare, secondo le esigenze ed i desiderata dell’avatar di riferimento, al mantenimento di:
puttane di palazzo, alla costruzione di palazzi, al sostentamento di una sequela di scagnozzi che occupano i palazzi, i quali destinano i proventi delle “cagnotte” a pupari e pupazze.
Così, il fondo TFR aumenta – chi crepa lascia i soldi del “piatto” – e l’avatar di giornata può prelevarli impunemente ed inserirli a bilancio. 3,5 miliardi dal fondo INPS alla spesa corrente, solo quest’anno.
Sul secondo punto, posso portare un contributo personale anzi, personalissimo.
Solo pochi giorni or sono, decisi di “aggredire” le sentine della mia barca: nelle sentine, negli anni, finisce di tutto e, quando bisogna pulirle, son dolori.
Così, munito di raschietto, spazzola e secchio dei rifiuti, grattavo antiche incrostazioni di ruggine, vernici ancestrali e sempre lui, il sempiterno gasolio che si spande ovunque ed impesta le sentine.
Gratta gratta, butta via la schifezza…il lavoro ti “prende”, mille pensieri ti tengono compagnia mentre respiri sul fondo, in fin dei conti, di un bidone di metallo. Ma i gesti rallentano, i pensieri no. E non te ne accorgi.
Arriva la nausea – avrò mangiato qualcosa che non riesco a digerire – e continui. La nausea aumenta.
Ad un certo punto, “fora” i pensieri e compare in primo piano.
A quel punto, l’informazione e la consapevolezza fanno la differenza: non c’è tanto tempo per rifletterci sopra.
Notizie, articoli, testimonianze.
Il ricordo dei cinque uccisi dalle esalazioni, in Puglia, sul fondo di una cisterna: la memoria che anche i soccorritori erano rimasti intrappolati per aver sottovalutato la situazione.
Allora, esco fuori verso il pozzetto – una fatica boia a salire, i muscoli rispondono oramai male! – e mi lascio andare, di brutto, sulla seduta del pozzetto.
Respiro profondamente, perché ho capito che quel miscuglio mi stava intossicando: devo “far fuori” quei veleni.
Alle 11 di sera – dopo quattro ore di nausea – riesco finalmente a mangiare un piatto di patate bollite.
Accendo il computer e leggo le notizie: Antonio Della Pietra, 51 anni, disoccupato di Cerignola, è appena morto sul fondo di una cisterna che stava ripulendo. Lavorava “anche per 2 euro l’ora”, pur di riuscire a campare[3].
E leggo la Berghem-cazzat dell’avatar tremontiano.
Antonio non puliva, come me, una sentina per la sua barca: cercava di guadagnare qualcosa per campare, in quest’Italia di lenoni e puttanieri di regime che si spartiscono mazzette a milioni.
La sua è una morte che definirei “eroica”, perché non c’è eroismo più grande di chi rischia la propria vita per consentire ai propri familiari di vivere. Un evento sì eroico, che mai – però – dovrebbe presentarsi nella vita d’ognuno.
E, purtroppo, Antonio non ha avuto il tempo e la possibilità – presumiamo – d’informarsi, di comprendere per tempo cosa stava succedendo.
Riguardo al Berghem-schif, possiamo solo ricordare i versi di Guccini: “Ma che piccola storia ignobile, mi vieni a raccontare…” Onore e rispetto a te, Antonio. Amen.
Articolo liberamente riproducibile nella sua interezza, ovvia la citazione della fonte.
Ricordo a tutti che la discussione del precedente articolo "Il tepee perduto" è tuttora attiva.
RispondiEliminaCarlo Bertani
Ho avuto la ventura di assistere a parte della "performance" tremontiana al Meeting.
RispondiEliminaChe uno dei fautori attivi del berlusconismo nonché creatore di periodici condoni ammazza-legalità citasse Enrico Berlinguer (l'unico politico che abbia elevato a programma di partito la "questione morale" per il Paese Italia) mi è sembrato semplicemente disgustoso.
E poi lì, davanti agli eterni adoratori del potente di destra di turno (da Andreotti a Craxi e al "primo" Berlusconi), beh era davvero sconcertante.
Tanto che mi chiesi, anche su questo blog, quale poteva essere il vero obiettivo del divino Giulio II.
O quale messaggio volesse mandare e a chi.
Ora l'interpretazione che da Carlo può essere convincente: era soltanto uno dei tanti avatar tremontiani che diceva una cosa acconcia alla platea giusta.
Sulla doppia, tripla, quadrupla faccia dei comunicatori (politici o giornalisti o economisti o tuttologi) ci sarebbe da dire molto.
Chiunque, in base alla propria esperienza, potrebbe fare un lungo elenco di esempi eclatanti.
Ma.Carlo, il punto è: era quella davvero l'assemblea giusta per citare Berlinguer?
Non ne sono affatto convinto.
A meno che anche in quei paraggi, almeno nella base di CL, cominci a non essere più sopportabile e giustificabile l'olezzo della Corte dei Miracoli del nostro ben amato Presidente. Ma mi sembra solo una vaga possibilità.
Mi rimane per ora l'interrogativo: perché quel nome e perché farlo lì?
Era forse una risposta compiaciuta e propedeutica a futuri sviluppi ("Compromesso Storico" ad uso e consumo di questi omuncoli!) alla dichiarazione di Bersani che dichiarava ammissibile l'ipotesi di un Governo Tremonti?
Temo che sia più plausibile credere ad una sorta di sondaggio sul campo da parte di Tremonti. Come potrà reagire la base CL ad una possibile prossima ammucchiata la "centro"?
(segue)
Poi c'è l'avatar bergamasco di Tremonti.
RispondiEliminaBen più terrificante e solidamente preoccupante.
La mia esperienza nel territorio tra i precari, cassaintegrati o disoccupati, mi dice che costoro mai sono stati tanto soli e senza indicazioni di speranza (e di lotta organizzata) come in questo momento.
E' normale trovare disoccupati depressi e che si ritengono in un qualche modo responsabili della perdita del posto di lavoro. Quasi mai infuriati col datore di lavoro, che ritengono più facilmente "sfortunato" piuttosto che incapace o "furbo".
Le inchieste "ufficiali" spesso sono piene di casi isolati di lotta collettiva per il lavoro o di retorica di classe.
In questo contesto è ovvio che aprire spiragli che promettano più lavoro dopo aver eliminato gli "inutili orpelli" delle garanzie di legge sulla sicurezza del lavoratore, garantirebbe un sicuro successo mediatico e di consensi del politico che davvero ne facesse una bandiera del proprio programma. Avendo davanti un popolo fatto di individui disperati soli e depressi il gioco sarebbe fatto.
Ho l'impressione di trovarmi a vivere un periodo storico in cui tanti abbiano la certezza di essere destinati al vertice di una qualsiasi piccola piramide di potere e tanti altri, invece, abbiano come obiettivo (inconsapevole) di tornare ad essere ciò che erano i loro trisnonni: servi della gleba.
Magari convinti di poter così tornare ad acquistare l'ultimo modello di iPhone...
Certo non lo devo insegnare a nessuno dei lettori di questo blog, ma la manipolazione del cittadino per far si che diventi un buon suddito avviene in famiglia, a scuola, in chiesa e sul posto di lavoro.
In alcune di queste istituzioni da sempre avvengono (da parte di singoli non organizzati) delle "resistenze" alla manipolazione di massa, sul posto di lavoro e per il posto di lavoro mai o quasi mai.
Oppure l'avatar bergamasco di Tremonti ha solo detto ciò che la platea verde voleva sentirsi dire...
E' notte fonda e temo di aver scritto solo delle ovvietà, ma tant'è...
FabrizioD
LEGGENDO QUESTO PREGEVOLE ARTICOLO DI CARLO, PER NON SO QUALI PROCESSI MENTALI O LOGICI MI E' VENUTO IN MENTE UN GRANDE ROMANZO (divenuto poi film) - SE NON SBAGLIO DI BUZZATI - "IL DESERTO DEI TARTARI".
RispondiEliminaChe vuoi, Fabrizio, siamo alla frutta in tutti i sensi.
RispondiEliminaPer anni sono andati avanti con un processo compromissorio. Oggi, il mazzo è stato rimescolato e tagliato, e dunque ciascuno cerca credito presso l'elettorato potenzialmente altrui.
Oppure, genericamente, in un "elettorato" (quello di CL lo è), perché anche l'elettorato è diventato un soggetto molto fluido.
Lo so che questo può essere considerato un articolo scontato: l'abitudine sfrontata di questi saltimbanchi della politica ci obbiga a giocare anche queste parti. Quelle dei cronisti della frammentazione culturale e sociale.
Hai ragione, kastlan, il deserto dei Tartari oppure aspettando Godot.
La letteratura dell'attesa silente e pessimista: e cosa possiamo chiedere a gente del genere, che ne racconta una diversa e contraddittoria ogni giorno?
Che se ne vadano.
Ciao e grazie a tutti
Carlo
P.S. In un corso sulla sicurezza mi è stato riferito che la metà dei morti sul lavoro è riferita ad incidenti stradali legati all'attività lavorativa.
RispondiEliminaSe è vero non so come mai risultano solo "sul lavoro" e non "stradali generici".
Forse non sarebbe gradito al settore auto?
Non è certo mia intenzione difendere Tremonti, anche perché non sono competente in materia, poi perché la politica di mestiere è per sfaccendati, da sempre.
RispondiEliminaL'attuale legge sul lavoro è semplicemente scandalosa. Non migliora di una virgola il problema, anzi lo peggiora sensibilmente.
Sostanzialmente sta alla sicurezza reale come l'autovelox sta alla sicurezza stradale.
E' un delirante elenco di carte, finalizzate alla produzione di altre carte, che se mancano permettono ai controllori di fare cassa.
Lavoro in edilizia da 23 anni e vi posso garantire che i controlli fanno ridere, sono eseguiti da incompetenti in modo assolutamente inutile.
Un installatore come me mentre installa sui tetti un fotovoltaico viene multato perché una corda di sicurezza da 2cm di diametro, con ancoraggi da tenere un'autovettura, moschettoni, ecc ebbene la corda non è certificata. Che centra la sicurezza?
la lista dei dispositivi di protezione individuale non c'é, ma i dispositivi ci sono? Multa!
Lista dei rumori da certificare.
Io uso solo il trapano e devo spendere 1400 euro per un rapporto con il fonometro? Siete matti?
Tappi antirumore, mascherine, guanti, occhiali protettivi ci sono, ma rischio la multa perché ho perso le certificazioni?
Le certificazioni anche dei trapani? Non basta vedere che sono di una nota marca e non cinesi?
Un ponteggio e l'impresa deve fornire I NUMERI DI SERIE DI TUTTI I CAVALLETTI???
Scusate, ma vi meravigliate che si continua a morire sul lavoro?
P.S. Si muore anche in moto, ma lì non c'é l'airbag e della moto se ne potrebbe benissimo fare a meno. Perché non si vietano? Perché ci sono auto che fanno da 140 km/h in su?
Italia, un giorno imprecisato del 2050...
RispondiEliminaAvviso: segue un racconto di fantascienza di infima categoria. Domando perdono in anticipo. Non dite che non vi ho avvisati. In ogni caso, non ci proverò mai più.
Non esistono più le pensioni, da tempo. L'ultima è stata erogata 18 anni or sono, il fortunato è morto 8 mesi dopo. Se uno è riuscito a farsene una privata, e se è stato così lungimirante e/o fortunato da non essersela fatta fregare da sotto il naso, meglio per lui. Non ci riescono in molti.
Il TFR, per quei pochi che lo maturano ancora, dato che ormai il lavoro esiste ed è concepito quasi solo più a tempo determinato con contratti dalla durata media di 6 mesi (è una grossa conquista sociale, dieci anni fa la media era 3 mesi), deve bastare dalla cessazione del lavoro, in media intorno ai 75 anni di età, fino alla morte. Attenzione, viene effettivamente erogato dopo 5 anni dalla cessazione del rapporto di lavoro, quindi verso gli 80 anni di età. La vita media si è attestata intorno ai 76 anni per i sudd... (ehm, cittadini) normali ed ai 116 anni per gli appartenenti al Rango Superiore. La settimana scorsa sono morti 183 anziani in resse e risse attorno ai cassoni dei rifiuti, specie in prossimità dei ristoranti, ben 50 in più della media.
Abolita qualsiasi pastoia burocratica sul lavoro, non sono più necessarie misure di sicurezza. In caso di morte sul lavoro, vige l'espianto forzato di eventuali organi ancora sani che possano servire a prolungare la vita di qualche appartenente al Rango Superiore. In realtà questa che vi riporto è una maldicenza piuttosto maliziosa, perché ai trattamenti sanitari può accedere chiunque... Solo che la sanità è stata completamente privatizzata e per questo gran parte delle cure è accessibile solo a chi fa parte del Rango Superiore.
Ogni anno avvengono circa 5000 “spiacevoli fatali incidenti” sul lavoro, la maggior parte dei quali coinvolge le risorse umane che hanno oltrepassato i 68 anni. La resa in termini di organi validi per i trapianti è quindi scandalosamente bassa, per fortuna c'è un secondo “picco” di “incidenti” che coinvolge la fascia di età tra i 18 ed i 25 anni (pivellini inesperti...), lì sì che si trova del buon materiale.
Ho da poco compiuto 81 anni, abbastanza più della media dei non appartenenti al Rango Superiore. Per via di un piccolo disguido burocratico non ho ancora ricevuto il mio TFR, ma la cosa dovrebbe risolversi a giorni. Spero di passare l'esame di attitudine psico-fisico-attitudinale previsto a partire dal compimento dell'80° anno di età, esclusi gli appartenenti al Rango Superiore. Chi non dovesse passarlo ha diritto ad un contro-esame da sostenere presso un istituto privato, non passasse nemmeno quello è prevista l'eutanasia. Viene effettuata all'estero perché il Vaticano si oppone a questa pratica in Italia. Le spese di rimpatrio della salma restano a carico della famiglia. La soluzione più conveniente è far cremare all'estero il familiare e andare a ritirare, o farsi spedire, solo l'urna, ormai fanno tutti quanti così. Ma, per questa volta, ho ancora discrete possibilità di passare l'esame. In fondo sono uno degli ultimi fortunati che hanno “scampato” un lavoro usurante.
Ma il punto vero della sortita "berlingueriana" del 3morti nostrano?
RispondiEliminaNon certo nel riferimento storico ma certamente rivolto ad una platea direttamente connessa con...santa madre chiesta romana.
E questo, onestamente, mi preoccupa molto. Se poi quanto detto a quel tipo di platea lo si aggiunge alle sortite sulle pastoie sul lavoro e alla condivisione palese delle assurdità di scaronio sull'assenteismo dei sudisti si comincia a delineare un nuovo governo che concluda questa legislatura... e allora lo scenario descritto da Davide potrebbe essere...anticipato.
Buona serata
Doc
Francamente non so da dove iniziare...Registriamo molti morti sul lavoro,quei pochi lavoratori italiani ancora in servizio si vanno estinguendo e non hanno "rincalzi" generazionali perchè la santa sinistra a un certo punto della storia di questo paese ha deciso che i futuri operai italiani non dovessero più avere un'adeguata formazione di base...Via l'inutile avviamento professionale troppo classista...e al suo posto il nulla...Conseguenza gli operai italiani sono dei semianalfabeti a differenza delle vecchie generazioni che avevano l'orgoglio e l'intelligenza di appartenere ad una classe operaia molto preparata e sopratutto qualificata...
RispondiEliminaLeggendo il tuo commento, Ruffini, mi veniva da pensare "tutto quello che deve essere detto per ovviare alla vera sicurezza".
RispondiEliminaIn fin dei conti, ti sono richiesti una serie di "marchi" e nulla più: se hai il "logo" della sicurezza sei aposto, altrimenti multe.
La questione dei ritmi di lavoro e della cultura della sicurezza viene offuscata da questo tourbillon di regole, che devono rappresentare - nella vulgata imperante - la certificazione della sicurezza.
La storia personale che ho raccontato è vera. Per mia fortuna non ero solo, altrimenti - forse - avrei sottovalutato quei sintomi...e chissà...
Sulla questione dei morti della strada non saprei che dire (ossia per il loro conteggio): l'unica cosa che posso affermare è che, spesso, sui viadotti della Genova Ventimiglia, si apre uno squarcio nel guard rail, che subito viene riparato. E' un TIR che è volato di sotto.
E così, dopo il "Davide tecnologico dell'energia", scopriamo il Davide scrittore.
Mica male ragazzo: hai fatto accapponare la pelle ad uno che ha scritto "L'incubo digitale", una storia del genere del 2020 raccontata per esteso. Hai mai pensato di dedicarti alla letteratura?
Lo so, non rende un picchio, come tenere dei blog. Di certo, lo scenario è agghiacciante: speriamo che non sia realista.
Da tempo, doc, ho sospeso i tentativi d'esegesi del pensiero tremontiano: a mio parere, nemmeno lui sa bene quel che dice. Può darsi che quello fosse l'approccio deciso dal suo consulente nella comunicazione, in pieno stile "Portaborse".
In ogni modo, a Settembre dovranno voltare le carte e vedremo.
Oggi, ho scritto qualcosa sulla scuola e tu - kastlan - proponi il tema.
Oramai il disastro è compiuto, come ben dici, e la china da risalire sarà ardua.
Non so se pubblicherò l'articolo sulla scuola: sembra che l'argomento non interessi più, tanto la scuola è caduta in basso.
Buonanotte a tutti
Carlo
La scuola ai tempi di Don Lorenzo Milani era classista. Come reso evidente dal mio nickname, questa NON è una testimonianza diretta: a quel tempo non ero neanche nato. Mi sono fatto quest'idea leggendo lo stesso Don Milani. Forse Carlo, che all'epoca doveva essere uno studente delle superiori e che ha poi continuato, per mestiere, a “vivere” la scuola, potrebbe confermare o smentire, in ogni caso completare l'informazione.
RispondiEliminaNaturalmente non è improbabile che possano farlo anche altri partecipanti alla discussione.
Battersi per una scuola meno classista credo fosse doveroso, a quei tempi. Però forse il rimedio è stato peggio del buco. Non è raro che un'idea di per sé giusta venga realizzata male. In effetti l'avviamento professionale è stato cancellato o quanto meno accantonato. In realtà qualcosa di simile esiste, l'ENAIP. Almeno qui in Trentino adempie bene al suo compito, nel senso che “sforna” lavoratori capaci nel loro mestiere (caldaisti, elettricisti, meccanici, eccetera). Il nome è un acronimo che contiene un secondo acronimo: significa Ente ACLI Istruzione Professionale, dove ACLI sta per Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani. Ecco, come crei un buco ci si infila il clero... Non dico che sia male di per sè, è una semplice constatazione.
È una scuola ancora abbastanza snobbata, vi si indirizzano i “ciucci” delle medie (oops, ora scuola secondaria di primo grado) che, se riescono a trovare un senso in quello che fanno, e quindi a terminare la scuola, lavorano più presto e più in fretta dei ragazzi più portati per lo studio: questi di solito scelgono scuole che implicano una successiva iscrizione all'università.
Quasi tutti entrano a far parte dell'esercito dei laureati disoccupati o sotto-occupati. A volte è perché oggi una laurea in Italia la si concede a “cani e porci”, ovviamente non parlo di quelle difficili (le discipline scientifiche in genere), e poi va da sé che si rivela una laurea inutile. Intanto uno è arrivato alle soglie dei 30 anni, pieno di aspettative deluse, e difficilmente ha voglia o tempo di inventarsi una seconda opportunita. C'è comunque chi lo fa.
Fosse solo quello... Il problema è molto più serio: in Italia semplicemente non esiste quasi più lavoro per laureati e man mano che il tempo passa ce n'è sempre meno. Comprese le lauree tipo ingegneria, fisica, chimica. Campi in cui il lavoro di qualità si trova ancora, ma all'estero. Da noi no: i pochi posti buoni sono riservati a figli, nipoti, cugini, amanti e fidi famigli dei potenti, indipendentemente da capacità e meriti, che quasi mai hanno. I ragazzi lo percepiscono, quindi perché studiare? Molto più remunerativo riuscire a fare la velina, letterina, il tronista, partecipare a un “grande fratello” (e poi citi 1984 di George Orwell e di solito ti guardano strano...), la puttana di regime. Personaggi molto più rispettati di un insegnante o di un ricercatore, in Italia. Però c'è posto per pochi: i molti esclusi vanno a finire nel “parco buoi”. Semi-analfabeti senz'arte né parte. Fa comodo a qualcuno ovviamente: certo non a chi ha a cuore le sorti dell'Italia a medio-lungo termine.
Più passa il tempo, più mi sorprendo a consigliare indirizzi professionali anche a chi potrebbe aspirare ad altro. Quelli davvero bravi, con un potenziale “da università” (di quelle toste e fatta bene) li avverto: vacci pure, ma preparati ad emigrare, sarà un destino molto probabile. Il problema è che gli italiani non possono competere per diventare la bassa manovalanza del mondo: anche a voler accettare le condizioni lavorative di un cinese o di un vietnamita, qui con 5-8 euro al giorno non si campa.
con questa legge riescono ad uccidere(credo sia il caso di chiamare le cose con il loro nome)solo 3 persone al giorno.Alcuni sono autisti ed il loro luogo di lavoro è la strada.A causa dell'insofferenza di qualcuno per le regole ed il costo della sicurezza dovremmo noi sostenere oltre al dolore anche le spese perche'i familiari delle vittimee vengono indennizzati dall'INAIL cioe' dalla collettivita'.Mi farebbe piacere avere opinioni sulla legge da parte di operai che stanno appesi ad una corda non certificata.La prego signor Ruffini di credermi che io non dubito della sua buona fede,le dico pero' da "orfano del lavoro"e operaio,che la situazione per cio' che riguarda la sicurezza sul lavoro è sovente scandalosa.
RispondiEliminaGiovanni Marchesi
L'approccio di Davide al problema scolastico mi sembra estremamente fuorviante...Egli porta l'esempio dell'enaip che avrebbe coperto un vistoso buco nell'ambito della formazione di base dei futuri operai...Cita il trentino alto adige che in virtù del suo statuto speciale ha saputo meglio difendersi da una sinistra demagogica e arruffona non per niente il trentino è capofila in italia del made in italy...E POI DAVIDE ...NESSUNO TI HA MAI PARLATO DELLA INTELLIGENZA DELLE "MANI"
RispondiEliminaMANI CHE VENGONO RECUPERATE POI...NEI CENTRI DI RECUPERO PER TOSSICI ? "ERRARE UMANUM EST...PERSEVERARE EST DIABOLICUM..!"
Per Kastlan
RispondiEliminaOddìo, a dire il vero mi sembrava di averti dato ragione quasi in pieno quando ho scritto della scuola... Se non si fosse capito abbastanza bene, giudico un errore la scomparsa dell'avviamento professionale. Infatti si cerca di mettervi una pezza.
Nemmeno dico che le Enaip siano LA soluzione: tutto sommato non accolgono tantissimi ragazzi e, di solito, quelli più problematici. Magari risolvessimo il problema del lavoro con le Enaip.
Riguardo agli orientamenti politici, navighiamo tutti in un mare di cacca. Certo, qualcuno sta nelle cabine di prima classe e tanti nel passaggio ponte, ma il mare sempre lo stesso è.
Una sinistra demagogica e arruffona, come giustamente la definisci, dovrebbe essere arginata da una destra di farabutti. O viceversa, dipende da per chi si tifa(va). Siamo messi abbastanza male, direi.
Indipendentemente dall'avviamento professionale o dalle Enaip, resta il problema del “dopo”. E poi, uno che lavoro va a fare, in quali condizioni e con quali retribuzioni, visto che in Italia cose come ricerca ed innovazione sono praticamente morte? E con esse, il lavoro di qualità, non necessariamente per laureati. Confrontiamo lo stipendio medio di un operaio francese o tedesco con quello di uno italiano... Ora che il costo della vita l'abbiamo sostanzialmente pareggiato. Anzi, se uno confronta il livello del loro "welfare" con quello del nostro, forse l'abbiamo anche superato.
E sì che ci sono delle interessanti “start-up” che si ostinano a nascere, bisogna vedere se poi trovano le condizioni per crescere.
Mi rimangono un paio di questioni da sottoporti, sempre che ti vada di parlarne:
1_ Siccome oggi stento ad accendere in cervello (o magari stento sempre, ma oggi di più), cosa intendi per “intelligenza delle mani”? Da recuperare nei centri di recupero per tossici?
2_ Cosa proporresti?
L'avviamento professionale - che se la memoria non mi inganna- è durato ancora alcuni anni dopo la riforma Fanfani della scuola media.
RispondiEliminaGli orari scolastici- del professionale e degli istituti tecnici, escluso quello per geometri- erano a dir poco massacranti:la durata era di media di 8 era (+o- quello di fabbrica) direttamente funzionali ...alla fabbrica: la spoliazione forzata delle campagne era da qualche anno iniziata e dopo le massice migrazioni in canada, us, america latina e australia, iniziò il grande esodo verso...Agnelli, che indica proprio, quale ironia della sorte beffarda la fine a cui furono destinate masse enormi di ex braccianti, ex piccoli contadini ex coloni e mezzadri.
Vorrei qui ricordare che ad accogliere questi silenziosi uomini del sud, erano comitati direttamente provenienti dalle file della resistenza armata, organizzatesi poi nel territorio nella ggil, quella di Di Vittorio e nei partiti della sinistra storica.
La condizione umana degli operai è descritta magistral mente da Charlie Chaplin in "tempi Moderni)"
L'opera di distruzione della memoria storica si era ormai consolidata e chiunque metteva in dubbio mazzini, garibaldi , e per nn parlare di cavour -considerato una specie di illuminato precursore della unione europea- veniva considerato un anti-Italiano, un bolscevico mangiator-dibambini.
La scuola in Italia - quella del dopoguerra che poi veniva dalla riforma Gentile- era Classista, profondamente Classista.
Molti hanno l'ardire di definirla semplicemente selettiva. Questi o sono in mala fede o dei mistificatori.
Dopo l'annessione territoriale, l'esproprio industriale, culturale del sud, i 20 anni succesivi alla fine della guerra hanno consacrato anche l'esproprio umano delle genti del sud.
Erano le parrocchie che stabilivano chi avesse il titolo di buona condotta, erano i parroci che decidevano chi mandare in canada ed in australia.
E il tutto passava come...aiuto: una specie di sindrome di stokkolma. E durava da tanto, fino a quando non si levarono all'attenzione del Paese esempi come quello dell'isolotto e della Barbiana, e poi.. Giovanni xxIII.
Credo che mi devo costringere a chiudere per evitare che la rabbia mi sommerga..
Buona domenica a tutti
DOC
Per davide o doc scusate la distrazione...
RispondiEliminaCertamente - ed è un mio limite - do per scontato che il mio codice linguistico debba essere compreso di primo acchito. Ne ho la riprova da alcuni passaggi che ritenevo a torto di facile lettura. Come l'educazione delle mani che sta a significare le doti innate che ognuno ha per ragioni imperscrutabili...eredità genetiche ? condizionamenti ambientali ? o altri fattori imponderabili. Per essere spicciativi in italia non nascono più sarti, falegnami, ebanisti fabbri in una parola quel sostrato di artieri invidia di tutto il mondo sono stati cassati con un colpo di "penna"...Da questa discreta base saltava fuori immancabilmente il genio. il talento che serviva ad alimentare il mito di una italia dove l'artigiano facilmente sublimasse nell'arte eccelsa degna di attenzione da parte di tutto il mondo.
Qualcuno in alto aveva deciso che l'italia in questo campo non dovesse essere più un paese di eccellenza ponendo in essere una strategia tendente a fare terra bruciata...e terra bruciata è stata...Nel momento in cui quei potenziali artisti ragazzi che prima erano intercettati dai vecchi maestri sono state vittima dei circuiti malavitosi che invece in parallelo sono stati incentivati a delinquere da leggi permissive e quindi sponde "naturali" a quel punto di quei giovani che scartati dall'educazione alla "penna" sono caduti inesorabilmente nel circuito criminale...Perdonate qualche passaggio a vuoto...ma non pongo grande cura alla forma quando scrivo di getto...non mi supporta il mestiere di scrittore come l'amico Carlo che gentilmente mi ospita ci ospita...
cordialità
Risponderò per due argomenti che mi sembrano essere "sull'onda".
RispondiEliminaLa sicurezza
Non si tratta di disquisire sulle certificazioni: quando servono, servono.
nel caso dei sistemi di sicurezza e d'allarme è ovvio, mentre per un trapano ciascuno sceglie ciò che vuole: teniamo però presente che qualsiasi manufatto tecnologico sia in vendita in Italia ha avuto il benestare (almeno, così dovrebbe essere).
ovvio che un trapano che si rompe non è la stessa cosa di una corda di sicurezza.
Quello che a mio avviso manca è la cultura della sicurezza.
i primi ad affrontarle le esercitazioni con il sorriso sulle labbra sono gli stessi che le propongono. Una generale sottovalutazione: L'Aquila insegna.
Se l'Italia è all'ultimo posto in UE per i morti sul lavoro - e l'UE propone delle regole - portiamole in Parlamento, discutiamole ed accettiamo quello che ci sembra logico.
L'unica cosa che non possiamo fare è continuare in questo modo.
Altro aspetto è la corruzione: quando lavoravo, da ragazzo, nelle vacanze, io stesso ricordo le macchine con i fili spellati infilati nella presa, l'ispettore dell'INAIL che osservava e poi passava negli uffici a prendere "la busta".
Raccontiamoci le cose come stanno, per favore.
Fra l'altro, il fenomeno è in qualche modo meno sentito perché sono gli immigrati ad accettare i lavori più pericolosi. Della serie: è morto "solo" un negher...
Oramai, è la cultura del lavoro nel complesso che, in Italia, non esiste più. Lo spappolamento sociale ha raggiunto tutto, questa è la vera ragione.
(continua)
La scuola è un problema complesso, perché non può essere analizzato senza - parallelamente - definire il contesto sociale.
RispondiEliminaL'Avviamento Professionale fu abolito perché 14 anni non erano più sufficienti per formare un lavoratore nell'industria più tecnologica.
La stessa sorte sta toccando, per altri versi, agli istituti tecnici e professionali.
Insegnai, in anni lontani, proprio all'ENAIP: oggi, non so se avrebbero ancora senso quei corsi.
Affronterò il problema scuola con un articolo ad hoc, così potremo partire da qualcosa di un po' più definito. Datemi solo un po' di tempo.
Interessante il discorso dell'artigianato. Vi porto un esempio.
Per tradizione familiare (fino ai bisnonni), tutti abbiamo appreso il mestiere di restauratore di legni. E un po' di falegnameria, ovvio.
Mio nonno restaurò i beni dei Borromeo e la Madonna d'Oropa, solo per citarne due. Mio bisnonno la stella della Mole Antonelliana, quella che precipitò nel 1951 per un tornado.
Ho dovuto rifare un boccaporto per la Gretel. Mogano, plexiglass, acciaio inox per le giunzioni, vernici epossidiche e relativi stucchi et similia.
Alla fine della frittata, mi sarà costato 300 euro (ma avevo già del mogano, altro lo trovai come scarto presso una falegnameria), ed ho già tutta l'attrezzatura: combinata, sega circolare ed a nastro, ecc.
Manufatto splendido, vero pezzo artigianale unico, perfettamente riuscito.
E le ore?
Qui, viene da ridere.
Se dovessi considerare le ore (a prezzo pieno, compresi i contributi di legge) più l'ammortamento delle macchine, a quanto lo dovrei vendere?
1500 euro?
Sapete quanto costa un bel boccaporto in plastica, gomma ed acciaio? 200-400 euro.
Ecco dove termina l'avventura dell'artigiano.
Meditate, gente, meditate
Carlo
Infatti, la direzione è quella: uno spapplamento generalizzato dell'etica
RispondiEliminaAlemanno dice che -pur nella solidarieta dovuta (sic)- bisogna continuare a fare gli sgomberi: come dire che la vita continua; di quella dei rom , assimilati ai nomadi tout court, se ne occupino...gli altri.
Marchione dice che in italia non lo capiscono, che la fiat rispetta la legge.
3Morti lo asseconda e gli promette o auspica l'eliminazione di tutti i diritti del lavoro fin qui acquisiti.
Ma poi si accorge che la platea clellina dovrebbe avere qualche collusione con l'etica e si rifà a Berlinguer
Scaroni dice che i sudisti sono scansafatica per dna (quelli di prima e seconda e anche di terza generazione presenti ancora nelle fabbriche del nord hanno dovuto cambiare ...dna)
La gelmini, novella mamma (sperem per ...la piccola) dice che in fondo è il senatùr cel'hoduro l'uomo che va laureato per honoris causa in ....scienza dell'informazione (figurarsi l'invidia per le altre lauree..)
Bondi il poeta del nulla...la Brambilla calza a rete
E intanto Bersani FINALMENTE scrive anche lui una lettera al solito Corriere:avrebbe fatto meglio a mandare solo i saluti...per l'effetto che fà!!
Stracqualacca che confonde foffo con travaglio (tutti hanno il diritto di...sproloquiare)
anche Benettazzo (la colpa e' dei negher...o insomma qualcosa riconducibile agli extra...
E noi? conosceremo certamente giorni migliori..
Doc
Una volta a Torino c'era la tyssen.
RispondiEliminaAdesso c'è una via dedicata alle vittime di quell'orribile rogo che se l'è portate via.
Ma quella via, viottolo, in realtà, è una paletta metallica che indica una direzione che al Parco Carrara- in volgo, Pellerina - esisteva ben prima della morte dei poveri operai.
A loro si doveva dedicare, come minimo, una piazza, magari nell'area in forte espansione speculativa-edile, fronte Pier della Francesca - per il volgo, la sede del Tuttosport -
Non sia mai, le morti sul lavoro non capitano certo ai manager, ai biscazzieri che non acquistano sistemi di sicurezza, per aumentare quei profitti che ingrassano l'ego e riducono la coscienza a un ectoplasma anoressico.
E' così nel nostro primo mondo ed è così in quel mondo - 2°...3°...4°...- quello al quale si riferisce Tremostri, dove, senza regole, si sta compiendo un vero e proprio genocidio di forza lavoro a costi inferiori dello schiavismo che fioriva sotto l'Impero Romano.
Sapete a cosa pensava il numero 1 di Merryl Lynch mentre il mondo della carta tossica gli crollava addosso?
All'acquisto di un cestino per la carta da abbinare alla sua scrivania, dal misero costo di 2000 dollari.
Forse era a quel mondo che si riferiva il nostro avatar o forse il numero 1 di M.L era un'avatar del nostro avatar.
Il mio pensiero va a tutte le vittime sul lavoro, quelle che muoiono anche per noi e per le quali la nostra gratitudine non sarà mai abbastanza.
grazie Carlo
B.S
Tutti gli interventi che ho letto qui,a proposito di sicurezza sul lavoro sono, ognuno dal proprio punto di vista, condivisibili anche quando antitetici.
RispondiEliminaMi spiego: solo un pazzo non condividerebbe il pricipio che non si deve rischiare la vita per procurarsi il necessario per viverla...aggiungerei dignitosamente.
E' pur vero,però, che, per come è concepita l'attuale normativa, si è in balìa di un mare -tempestoso- di regole e solo rivolgendosi a professionisti (liberi o di associazioni di categoria)si riesce - e non sempre perchè spesso non tutti gli specialisti sono d'accordo su uno stesso argomento - ad applicarle tutte.
Riporto a titolo esemplificativo: Sez.1- art 15-
1) Le misure generali di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro sono:
a) la valutazione di tutti i rischi per la salute e sicurezza;
b) la programmazione della prevenzione, mirata ad un complesso che integri in modo coerente nella
prevenzione le condizioni tecniche produttive dell’azienda nonché l’influenza dei fattori dell’ambiente e
dell’organizzazione del lavoro;
c) l’eliminazione dei rischi e, ove ciò non sia possibile, la loro riduzione al minimo in relazione alle conoscenzeacquisite in base al progresso tecnico.
Se ci pensate bene è un po' come pretendere di avere il controllo quasi totale sugli eventi a venire.
Lungi da me negare l'utilità assoluta della sicurezza nel lavoro, ma, un malloppo di regole come è stato partorito, con relative sanzioni iperboliche, ha un effetto esclusivamente burocratizzante e alla lunga genera insofferenza verso l'argomento.
L'eccesso di dettagli invece di generare precisione e efficacia ottiene l'effetto contrario soprattutto in quella fascia di piccola imprenditoria che è una parte importatissima del tessuto economico-produttivo italiano.
La cultura della sicurezza non la si crea affogando nell'iperregolamentazione... Ci deve pur essere un'altra via.
Un ricordo affettuoso a tutte le vittime da lavoro e un saluto a tutti.
Il punto è che si dimenticano alcune cose quando ci si lamenta...di eccessiva burocratizzazione delle regole:
RispondiElimina1)E' la Costituzione che garantisce il diritto del cittadino al lavoro;
2) e' la Costituzione che garantisce il diritto ad una vita dignitosa
3)è la Costituzione che garantisce il diritto a contribuire allo scviluppo non solo economico del paese
4) è la Costituzione che garantisce la salute di tutti
5) è la costituzione che stabilisce il principio della utilità sociale dell'impresa
Ora il punto è chi scrive e per chi le scrive le norme di sicurezza
Ma anche - molto a monte- per chi produce in che modo intende produrre: se io sono uno che lavora in torneria ed il tornio non ha la protezione (quindi mezzo di produzione pre-disposto a non creare infortunio) ha poca importanza la legge che mi chiede gli occhiali etc.., una volta o l'altra l'incidente ci scappa: è inevitabile.
Così torniamo - meglio torno, ossessivamente- al problema dei problemi, cioè la scuola.
Io sò con certezza che di del perchè e del come si e' arrivati ad avere una repubblica democrita con un contratto sociale obbligante tutti le genti italiche nelle scuole non se ne è mai parlato.
Nel sud poi la situazione è ancora più disastrosa, nonostante Di Vittorio, una coscienza del diritto è ancora...una nebulosa.
Ma è un po dappertutto, basta chiedere a chiunque volete "che cosa rappresenta la festa del 2 giugno e perchè si fa festa"
per capire la diffusione della non-cultura del lavoro e quindi della inciviltà: se non ci sono le radici della cultura del diritto diventa naturale...tutto il resto, compreso i teatrini attuali.
Ed in tutto questo sfacelo la classe degli insegnanti è la più colpevole.
A mò di prova indiziaria un fatto avvenuto nel 1977
Quell'anno, per la prima volta nella storia sindacale italiana, i grandi sindacati si accorsero che il problema era anche la scuola e indissero il primo sciopero nazionale di settore.
La partecipazione fu scarsissima:su 125 insegnanti della scuola media Altamura parteciparono 3 insegnanti.
Buona giornata
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
RispondiEliminaL'attacco alla Costituzione è quello all'ultima cinta di difesa: tutto il resto ne consegue.
RispondiEliminaSe continueremo a credere che la vita sia soltanto la produzione, la produzione per il consumo, il consumo come sinonimo di felicità...ebbene...saremo semplicemente fottuti.
Per fortuna molti si stanno svegliano.
Continuiamo.
Buonanotte a tutti
Carlo
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
RispondiEliminakastlan, in questo blog il giudizio sulla nostra Costituzione è diametralmente opposto al tuo, e non parlo solo di me.
RispondiEliminaCon questa tua ultima uscita hai mostrato quel che sei: un provocatore che cerca di seminare zizzania.
Nessun problema: ti bannerò ogni volta che scriverai qualcosa.
Ho mostrato pazienza nei tuoi confronti, ma non tollero provocazioni.
Carlo Bertani
Amministratore del blog
Per doc
RispondiEliminaPerdonami ma non ho capito.
Certo che la Costituzione garantisce tutto ciò che hai specificato, ma cosa c'entra con una legge che, a mio criticabilissimo parere, è complicata al limite dell'umano nella sua completa applicazione?
D'accordissimo,e, giorno dopo giorno, sempre di più, con il nostro Ospite che vivere non dovrebbe essere ridotto a produrre e consumare e produrre e consumare in una spirale perversa priva di aneliti o Valori.
Mi sembra che, qui, quasi tutti concordiamo sul fatto che il nostro mondo non è infinito e la crescita infinita non può esistere e perseguirla, come stiamo facendo, ci conduce a crisi cicliche che paghiamo noi, la "Gente Comune" o Popolo.
Una buona giornata a tutti.
Non devo rispondere a nessuno per eventuali cancellazioni di commenti su questo blog.
RispondiEliminaChi considera questa pratica come censorea, lo può tranquillamente fare e migrare altrove.
Ciò che sta avvenendo fa parte di tecniche d'infiltrazione/destrutturazione che ben conosco.
Perciò, sarò inflessibile.
Carlo Bertani
Vedi, ingenuo, la legge 626 è stata scritta in modo volutamente complicato per renderla in parte eludibile dal sistema industriale.
RispondiEliminaDoc faceva notare che la protezione del cittadino (e quindi del lavoratore) è un cardine costituzionale.
E' più chiaro?
Carlo
Sì. Grazie.
RispondiEliminaGiulio Tremonti ha detto:
RispondiElimina"Robe come la 626, la legge sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, sono un lusso che non possiamo permetterci(da La Repubblica, venerdì 27 agosto 2010)".
E questo viene detto mentre escono i dati secondo i quali, dalla sua introduzione nel 1994, la legge 626 ha ridotto gli “incidenti” sul lavoro del 24%, e del 21% quelli mortali.
Ma cosa c'e' veramente sotto (o dietro)?
La tutela del Lavoro, quella del Pil, una visione neo-illuministica dei rapporti sociali o...fate voi.
Ora se lo trasformate, senza violenza,solo mediaticamente , nel realistico onorevole Cetto la Qualunque, otterrete la risposta:
KIU' PILA PE' TUTTI!!
E quando il neo-sinistro-pullover Marchio-NE afferma che occorre un nuovo patto sociale per garantire il lavoro E gli investimenti del suo gruppo, cosa c'e' sotto (o dietro)? Semplice: KIU' PILA PE' TUTTI!!
Resta da vedere solamente chi sta sotto (o dietro), o più semplicemente chi veramente sono stì "TUTTI"
Tornando a noi umani resta solo da ribadire un concetto/principio fondamentale che implicitamente si ricava dalla nostra Costituzione.
Da
"LO STATO RICONOSCE I DIRITTI INVIOLABILI DEI CITTADINI.."
Qui si riconosce -implicitamente- che PRIMA dello Stato VIENE il Cittadino, non viceversa.
E non mi sembra una differenza di poco conto, anzi è ciò che La caratterizza, Le dà unicità di Valori, e La rende (forse) la più bella al mondo.
Doc
P.S.Calderoli ad una festa ne Bergamasco: quando "un governo eletto dal popolo" va in crisi si torna a votare.
Degno esemplare di politico informato.