“La natura dei popoli è varia; ed è facile a persuadere loro una cosa, ma è difficile fermarli in quella persuasione.”
Niccolò Machiavelli
Dalla Francia alla Russia – evitando però la Germania, dove hanno deciso che, man mano che le centrali nucleari diverranno obsolete, semplicemente le spegneranno ed utilizzeranno energia rinnovabile – il Grande Capo Capelli Dipinti stringe mani ed accordi, celebrando il gran ritorno dell’Italia al nucleare.
Non prima di tre anni, però, per iniziare la prima centrale e dove ancora non si sa. Siccome esiste ancora un “rischio elezioni”, non sia mai che si spiattellino segreti di Pulcinella come i luoghi dove sorgeranno futuri siti nucleari, e si perdano così i voti dei “favorevoli sì, ma nel giardino del mio vicino”.
Questi famosi siti – verrebbe da dire “elementare, Watson” – per una questione tecnico/legale, salvo qualche new entry saranno quasi tutti nelle zone dove c’era già prima una centrale, poiché quelle aree già possiedono le necessarie autorizzazioni. Le autorizzazioni non invecchiano mai, i referendum invece sì: magia nucleare.
Ovviamente, la colpa di questi ritardi è solo da imputare al “gran lavoro” che la commissione d’esperti, nominata ad hoc, si trova sul groppone per districare il contorto groviglio geografico/istituzionale dei futuri siti.
Il che, fa sospettare che i famosi “esperti” abbiano frequentato un anticipato anticipo della Riforma Gelmini poiché, anche sapendo assai poco di Geografia, non ci vuole tanto a capire dove le centrali potranno essere costruite, ossia in aree non sismiche e ricche d’acqua dolce.
Può anche darsi che una futura riforma istituzionale istituisca nuove aree non sismiche: Sicilia, Friuli, Umbria…per decreto. All’unanimità, Gelmini compresa.
Il garante di tutta l’operazione è quel galantuomo di Scajola – quello del “rompicoglioni” al defunto Marco Biagi – che adesso pare abbia comprato una casupola nel centro di Roma con un pagamento in nero di 600.000 euro, pagati – si dice, la Magistratura dovrà accertarlo, sempre che domani possa ancora accertare qualcosa dopo che sarà stata “riformata” – dal costruttore Anemone, uno dei “fiori di campo” della “serra Bertolaso”.
Insomma, con le competenze geografiche della Gelmini e lo specchiato fulgore morale di Scajola, più la benedizione del Banana, possiamo affermare d’essere in buone mani. Anzi, in una botte di ferro, come Attilio Regolo.
Eppure, non si sentono sicuri.
C’è forse un ripensamento…che so, almeno un atto di dolore per aver infranto una decisione che gli italiani avevano preso con un referendum abrogativo? No, niente.
Su quel referendum hanno glissato perché – essendo un referendum abrogativo – sotto il profilo legale aveva abolito le leggi che istituivano il nucleare dell’epoca: basta fare una nuova legge!
Fare, oggi, un referendum consultivo? Eh…mica sono scemi…eppure sarebbe il minimo. In una democrazia vera.
Chi ancora, però, non confonde le coltellate alla schiena con la democrazia ateniese, qualche mal di pancia lo scorge perché quella campagna referendaria si giocò proprio sulla scelta fra mantenere il nucleare oppure abolirlo. Una scelta politica, di campo: mica per abolire il decreto numero…della legge numero…e il comma…
Serve, allora, una vigorosa campagna pubblicitaria[1] per convincere gli italiani che il nucleare è bello, fa bene e non ingrassa. Pare che abbia anche dei positivi riflessi sulla cute, sulle rughe e sulla circonferenza dei glutei: ancora non si sa se la testimonial sarà Carlà Brunì in Sarcofagò, oppure la più “ruspante” Michela Brambilla in Ministerium. E in reggicalze. Deciderà la commissione d’esperti.
Già me la vedo quella pubblicità.
Prevedo carrellate “lunghe” su paesaggi incontaminati dove – solo in lontananza, sia chiaro – comparirà un etereo sbuffo di vapori iridescenti, mentre la sommità del reattore sarà truccata con Photoshop per assomigliare alla pipa dello zio Amilcare. Come colonna sonora, ovviamente, la Sesta di Beethoven.
Poi – se ne occuperà “Striscia la notizia”? – ci faranno entrare in un’abitazione francese con la famiglia che attende il desco. Il più piccolo dei figli avrà un girello che sembrerà l’Atomium di Bruxelles, mentre la mamma mescolerà la minestra nella zuppiera e, nei vapori, compariranno le stelline di Natale. Musica: We are the (atomic) World.
Infine, il capofamiglia condurrà la telecamera nel garage dove, ben allineati, ci saranno tre mastodontici SUV tutti con la scritta “dono di EDF”. Musica: la Cavalcata delle Valchirie di Wagner. Qui, la metà dei maschi italiani in età da scorrazzata notturna a tutto gas, raggiungerà l’eiaculazione.
Eh, se non ci fosse lui…chi avrebbe mai pensato – al posto dei noiosi dibattiti, della valutazione dei rischi, dell’impennarsi del prezzo dell’Uranio, della questione delle scorie, dell’eolico che da un paio d’anni, negli USA, produce più del nucleare, e poi ancora… – che la questione va sistemata, semplicemente, a suon di spot?
Siamo o non siamo un Paese di cerebrolesi?
Insomma, un po’ quello che noi facevamo credere alle giovani albanesi che appassivano curve sui libri: oggi, per fortuna, la loro salute è salva perché stanno all’aria aperta e passeggiano nei viali italiani.
Il Banana stesso, durante l’ultima visita a casa degli Skipetari, ha raccomandato al premier di Tirana di continuare con le forniture di carne fresca.
Così, con i soldi pubblici della RAI – paradosso: anche con i soldi di quelli contrari! – sarà allestita una bella campagna pubblicitaria, con tutto lo staff prelevato fra figli, nipoti, cugini e parenti vari dei notabili pidiellini. Uno staff ben pagato, ovviamente: chissà se questa volta scoppierà pubblicopoli?
Ci ha colpito, in questi giorni, l’affermazione del buon Scajola – “una faccia, una razza”, come dicono in Grecia e noi aggiungiamo “una certezza” (!) – nella quale sosteneva che la maggioranza degli italiani è oramai favorevole al nucleare. Poche balle, su. Addirittura, il 54%![2].
Peccato che non siano stati comunicati gli estensori della ricerca, le metodologie…niente. Lo dice Agi Energia è ciò vi basti, popolo incredulo: direttore responsabile Giuliano De Risi, nominato a quel posto nel 2005. Regnante sempre lui, il Banana.
Ora, che la questione del nucleare non possa essere affrontata a colpi di sondaggi (e di pubblicità) è papale, però ne ho scovati parecchi che raccontavano cose un po’ diverse. E, importante, tutti citavano le fonti degli istituti di ricerca, dai quali si possono ricavare le metodologie adottate. Li riporto nelle note [3] [4] [5] [6].
Poi, che Legambiente tiri da una parte e Scajola dall’altra si può capire: ma, almeno, le fonti e le metodologie adottate…
D’altro canto, se gli italiani fossero in così larga maggioranza favorevoli al nucleare, che bisogno ci sarebbe di metter su tutto il can can pubblicitario?
Ciò che si ricava dai sondaggi è che la percentuale degli italiani, favorevoli ad avere una centrale nella propria Provincia, cala drammaticamente: un terzo, anche meno. Perché?
Non è soltanto la ben conosciuta solfa del “non nel mio giardino”, perché gli italiani – in larga maggioranza proprietari delle loro abitazioni – guardano anche al mercato immobiliare.
Già sappiamo che, sulle prime, faranno roboanti promesse: soldi a tutti, elettricità gratis, come nella famiglia della pubblicità. Chissà che non arrivino anche delle escort atomiche.
Poi, quando si spegneranno i riflettori, gli italiani che avranno accettato scopriranno che il valore immobiliare delle loro case si sarà ridotto ad un terzo: e non fidatevi dei dati francesi! Le case, in Francia (a parte Parigi e poche altre aree), costano già un terzo rispetto alle corrispondenti abitazioni italiane! Il motivo? Leggete “La guerra di Cementland”[7].
Comunque, buona gente, dormite sonni tranquilli: non ci sono vere centrali nucleari in costruzione, solo quelle della pubblicità. Fra un materasso ortopedico ed una cyclette, troveranno il modo per far guadagnare qualche soldo alla solita squinzia che poi si porteranno a letto: tutto finirà lì. Perché?
Poiché ci sono parecchi segnali in tal senso.
Mangiafuoco s’è recato all’incontro con Putin[8] accompagnato dal Gatto e dalla Volpe, in arte Conti e Scaroni, i capoccia di ENEL e di ENI.
Sotto l’albero (anche se non è Natale) c’erano già i doni: le forniture di gas per l’ENI ed il completamento del Southstream, tanto gradito a Putin, Scaroni e poco da Obama.
Dopo una breve pausa di rilassamento, nella quale hanno promesso centrali a fusione – ma quando, fra mezzo secolo? Nessuno c’è ancora riuscito! – si è passati ad un altro “pezzo da novanta”.
Per Conti, c’era una vera e propria sorpresa: la costruzione a Kaliningrad (o, se preferite, Königsberg) di una grande centrale nucleare, avente una potenza installata (su due gruppi) di circa 2.350 MW. Roba grossa.
Per chi l’avesse scordato, Kaliningrad è un’enclave russa completamente staccata dalla madrepatria, giacché è compresa all’interno dei confini lituani e polacchi nel Baltico centro-meridionale. Che cosa se ne fa, Mosca, di una centrale che si trova in una regione che non ha vie d’accesso alla Russia? A Putin piace giocare la parte degli ucraini nella “guerra del gas”? Ma per favore.
Come è stato limpidamente dichiarato, la produzione della centrale sarà destinata alle “aree europee”. E, l’Italia, dove si trova?
Per rassicurare ancor più l’ospite, il Banana ha dichiarato che l’inizio dei lavori per la prima centrale nucleare italiana avverrà non prima di tre anni. Ma…sa contare?
Già pensare che questo governo duri ancora tre anni è una bella scommessa, con la maggioranza che “va sotto” in Parlamento e passa un emendamento dell’opposizione. Chi mancava all’appello? Tantissimi deputati, ma fra i tanti i più erano quelli di Fini.
Tanto per fare una gentilezza “all’amico Gianfranco”, il Banana fa pubblicare sul giornale del fratello (!) un bel articolo che prende di mira Fini, accusandolo di una trama oscura fra la di lui suocera e la RAI. Se dovessimo meravigliarci per tutte le nefandezze della RAI, dovremmo scrivere dall’alba al tramonto per 365 giorni l’anno.
Mentre Bossi tuona col suo federalismo, il Banana – ma, allora, è proprio sfatto, pronto per la macedonia – si scusa con Fini, questa volta facendolo incavolare come una bestia. Ma, insomma…di chi è il Giornale?
Se, anche, domani Bossi e Fini s’innamorassero perdutamente l’uno dell’altro – con il Banana stesso a fare da testimone alle nozze – e la legislatura durasse ancora tre anni, s’andrebbe a nuove elezioni in pieno “subbuglio nucleare”, magari con una campagna referendaria in atto. Scelta oculata, non c’è che dire: se non hanno nemmeno il coraggio di pubblicare i nomi dei futuri siti nucleari!
Quindi, signori miei, dormiamo sonni tranquilli: Conti si porta a casa una centrale (va beh, in Russia, ma l’elettricità viaggia alla velocità della luce…) mentre Scaroni si gonfia le tasche di gas e petrolio russo. Il Banana può continuare a raccontare la sua panzana nucleare e tutti sono contenti: dopo, darà la colpa ai comunisti. Anzi, a Fini ed ai comunisti, anzi no, a Fini comunista. Parola di Fede.
Nota metodologica.
Chi conosce come scrivo, sa benissimo che non mi piacciono gli epiteti e non amo insultare: non ho mai chiamato Silvio Berlusconi “il Banana”.
Dopo, però, aver compreso che per Silvio Berlusconi io – e con me tutti gli italiani – siamo ritenuti soltanto un ammasso di cellule cerebrali da ammansire con le grazie di qualche velina del gran circo Barnum/Raiset, soprattutto per una questione di vitale importanza come l’energia, non ho più motivo per non appellarlo “Banana”, anzi, “testa di banana”.
Articolo liberamente riproducibile, ovvia la citazione della fonte.
Niccolò Machiavelli
Dalla Francia alla Russia – evitando però la Germania, dove hanno deciso che, man mano che le centrali nucleari diverranno obsolete, semplicemente le spegneranno ed utilizzeranno energia rinnovabile – il Grande Capo Capelli Dipinti stringe mani ed accordi, celebrando il gran ritorno dell’Italia al nucleare.
Non prima di tre anni, però, per iniziare la prima centrale e dove ancora non si sa. Siccome esiste ancora un “rischio elezioni”, non sia mai che si spiattellino segreti di Pulcinella come i luoghi dove sorgeranno futuri siti nucleari, e si perdano così i voti dei “favorevoli sì, ma nel giardino del mio vicino”.
Questi famosi siti – verrebbe da dire “elementare, Watson” – per una questione tecnico/legale, salvo qualche new entry saranno quasi tutti nelle zone dove c’era già prima una centrale, poiché quelle aree già possiedono le necessarie autorizzazioni. Le autorizzazioni non invecchiano mai, i referendum invece sì: magia nucleare.
Ovviamente, la colpa di questi ritardi è solo da imputare al “gran lavoro” che la commissione d’esperti, nominata ad hoc, si trova sul groppone per districare il contorto groviglio geografico/istituzionale dei futuri siti.
Il che, fa sospettare che i famosi “esperti” abbiano frequentato un anticipato anticipo della Riforma Gelmini poiché, anche sapendo assai poco di Geografia, non ci vuole tanto a capire dove le centrali potranno essere costruite, ossia in aree non sismiche e ricche d’acqua dolce.
Può anche darsi che una futura riforma istituzionale istituisca nuove aree non sismiche: Sicilia, Friuli, Umbria…per decreto. All’unanimità, Gelmini compresa.
Il garante di tutta l’operazione è quel galantuomo di Scajola – quello del “rompicoglioni” al defunto Marco Biagi – che adesso pare abbia comprato una casupola nel centro di Roma con un pagamento in nero di 600.000 euro, pagati – si dice, la Magistratura dovrà accertarlo, sempre che domani possa ancora accertare qualcosa dopo che sarà stata “riformata” – dal costruttore Anemone, uno dei “fiori di campo” della “serra Bertolaso”.
Insomma, con le competenze geografiche della Gelmini e lo specchiato fulgore morale di Scajola, più la benedizione del Banana, possiamo affermare d’essere in buone mani. Anzi, in una botte di ferro, come Attilio Regolo.
Eppure, non si sentono sicuri.
C’è forse un ripensamento…che so, almeno un atto di dolore per aver infranto una decisione che gli italiani avevano preso con un referendum abrogativo? No, niente.
Su quel referendum hanno glissato perché – essendo un referendum abrogativo – sotto il profilo legale aveva abolito le leggi che istituivano il nucleare dell’epoca: basta fare una nuova legge!
Fare, oggi, un referendum consultivo? Eh…mica sono scemi…eppure sarebbe il minimo. In una democrazia vera.
Chi ancora, però, non confonde le coltellate alla schiena con la democrazia ateniese, qualche mal di pancia lo scorge perché quella campagna referendaria si giocò proprio sulla scelta fra mantenere il nucleare oppure abolirlo. Una scelta politica, di campo: mica per abolire il decreto numero…della legge numero…e il comma…
Serve, allora, una vigorosa campagna pubblicitaria[1] per convincere gli italiani che il nucleare è bello, fa bene e non ingrassa. Pare che abbia anche dei positivi riflessi sulla cute, sulle rughe e sulla circonferenza dei glutei: ancora non si sa se la testimonial sarà Carlà Brunì in Sarcofagò, oppure la più “ruspante” Michela Brambilla in Ministerium. E in reggicalze. Deciderà la commissione d’esperti.
Già me la vedo quella pubblicità.
Prevedo carrellate “lunghe” su paesaggi incontaminati dove – solo in lontananza, sia chiaro – comparirà un etereo sbuffo di vapori iridescenti, mentre la sommità del reattore sarà truccata con Photoshop per assomigliare alla pipa dello zio Amilcare. Come colonna sonora, ovviamente, la Sesta di Beethoven.
Poi – se ne occuperà “Striscia la notizia”? – ci faranno entrare in un’abitazione francese con la famiglia che attende il desco. Il più piccolo dei figli avrà un girello che sembrerà l’Atomium di Bruxelles, mentre la mamma mescolerà la minestra nella zuppiera e, nei vapori, compariranno le stelline di Natale. Musica: We are the (atomic) World.
Infine, il capofamiglia condurrà la telecamera nel garage dove, ben allineati, ci saranno tre mastodontici SUV tutti con la scritta “dono di EDF”. Musica: la Cavalcata delle Valchirie di Wagner. Qui, la metà dei maschi italiani in età da scorrazzata notturna a tutto gas, raggiungerà l’eiaculazione.
Eh, se non ci fosse lui…chi avrebbe mai pensato – al posto dei noiosi dibattiti, della valutazione dei rischi, dell’impennarsi del prezzo dell’Uranio, della questione delle scorie, dell’eolico che da un paio d’anni, negli USA, produce più del nucleare, e poi ancora… – che la questione va sistemata, semplicemente, a suon di spot?
Siamo o non siamo un Paese di cerebrolesi?
Insomma, un po’ quello che noi facevamo credere alle giovani albanesi che appassivano curve sui libri: oggi, per fortuna, la loro salute è salva perché stanno all’aria aperta e passeggiano nei viali italiani.
Il Banana stesso, durante l’ultima visita a casa degli Skipetari, ha raccomandato al premier di Tirana di continuare con le forniture di carne fresca.
Così, con i soldi pubblici della RAI – paradosso: anche con i soldi di quelli contrari! – sarà allestita una bella campagna pubblicitaria, con tutto lo staff prelevato fra figli, nipoti, cugini e parenti vari dei notabili pidiellini. Uno staff ben pagato, ovviamente: chissà se questa volta scoppierà pubblicopoli?
Ci ha colpito, in questi giorni, l’affermazione del buon Scajola – “una faccia, una razza”, come dicono in Grecia e noi aggiungiamo “una certezza” (!) – nella quale sosteneva che la maggioranza degli italiani è oramai favorevole al nucleare. Poche balle, su. Addirittura, il 54%![2].
Peccato che non siano stati comunicati gli estensori della ricerca, le metodologie…niente. Lo dice Agi Energia è ciò vi basti, popolo incredulo: direttore responsabile Giuliano De Risi, nominato a quel posto nel 2005. Regnante sempre lui, il Banana.
Ora, che la questione del nucleare non possa essere affrontata a colpi di sondaggi (e di pubblicità) è papale, però ne ho scovati parecchi che raccontavano cose un po’ diverse. E, importante, tutti citavano le fonti degli istituti di ricerca, dai quali si possono ricavare le metodologie adottate. Li riporto nelle note [3] [4] [5] [6].
Poi, che Legambiente tiri da una parte e Scajola dall’altra si può capire: ma, almeno, le fonti e le metodologie adottate…
D’altro canto, se gli italiani fossero in così larga maggioranza favorevoli al nucleare, che bisogno ci sarebbe di metter su tutto il can can pubblicitario?
Ciò che si ricava dai sondaggi è che la percentuale degli italiani, favorevoli ad avere una centrale nella propria Provincia, cala drammaticamente: un terzo, anche meno. Perché?
Non è soltanto la ben conosciuta solfa del “non nel mio giardino”, perché gli italiani – in larga maggioranza proprietari delle loro abitazioni – guardano anche al mercato immobiliare.
Già sappiamo che, sulle prime, faranno roboanti promesse: soldi a tutti, elettricità gratis, come nella famiglia della pubblicità. Chissà che non arrivino anche delle escort atomiche.
Poi, quando si spegneranno i riflettori, gli italiani che avranno accettato scopriranno che il valore immobiliare delle loro case si sarà ridotto ad un terzo: e non fidatevi dei dati francesi! Le case, in Francia (a parte Parigi e poche altre aree), costano già un terzo rispetto alle corrispondenti abitazioni italiane! Il motivo? Leggete “La guerra di Cementland”[7].
Comunque, buona gente, dormite sonni tranquilli: non ci sono vere centrali nucleari in costruzione, solo quelle della pubblicità. Fra un materasso ortopedico ed una cyclette, troveranno il modo per far guadagnare qualche soldo alla solita squinzia che poi si porteranno a letto: tutto finirà lì. Perché?
Poiché ci sono parecchi segnali in tal senso.
Mangiafuoco s’è recato all’incontro con Putin[8] accompagnato dal Gatto e dalla Volpe, in arte Conti e Scaroni, i capoccia di ENEL e di ENI.
Sotto l’albero (anche se non è Natale) c’erano già i doni: le forniture di gas per l’ENI ed il completamento del Southstream, tanto gradito a Putin, Scaroni e poco da Obama.
Dopo una breve pausa di rilassamento, nella quale hanno promesso centrali a fusione – ma quando, fra mezzo secolo? Nessuno c’è ancora riuscito! – si è passati ad un altro “pezzo da novanta”.
Per Conti, c’era una vera e propria sorpresa: la costruzione a Kaliningrad (o, se preferite, Königsberg) di una grande centrale nucleare, avente una potenza installata (su due gruppi) di circa 2.350 MW. Roba grossa.
Per chi l’avesse scordato, Kaliningrad è un’enclave russa completamente staccata dalla madrepatria, giacché è compresa all’interno dei confini lituani e polacchi nel Baltico centro-meridionale. Che cosa se ne fa, Mosca, di una centrale che si trova in una regione che non ha vie d’accesso alla Russia? A Putin piace giocare la parte degli ucraini nella “guerra del gas”? Ma per favore.
Come è stato limpidamente dichiarato, la produzione della centrale sarà destinata alle “aree europee”. E, l’Italia, dove si trova?
Per rassicurare ancor più l’ospite, il Banana ha dichiarato che l’inizio dei lavori per la prima centrale nucleare italiana avverrà non prima di tre anni. Ma…sa contare?
Già pensare che questo governo duri ancora tre anni è una bella scommessa, con la maggioranza che “va sotto” in Parlamento e passa un emendamento dell’opposizione. Chi mancava all’appello? Tantissimi deputati, ma fra i tanti i più erano quelli di Fini.
Tanto per fare una gentilezza “all’amico Gianfranco”, il Banana fa pubblicare sul giornale del fratello (!) un bel articolo che prende di mira Fini, accusandolo di una trama oscura fra la di lui suocera e la RAI. Se dovessimo meravigliarci per tutte le nefandezze della RAI, dovremmo scrivere dall’alba al tramonto per 365 giorni l’anno.
Mentre Bossi tuona col suo federalismo, il Banana – ma, allora, è proprio sfatto, pronto per la macedonia – si scusa con Fini, questa volta facendolo incavolare come una bestia. Ma, insomma…di chi è il Giornale?
Se, anche, domani Bossi e Fini s’innamorassero perdutamente l’uno dell’altro – con il Banana stesso a fare da testimone alle nozze – e la legislatura durasse ancora tre anni, s’andrebbe a nuove elezioni in pieno “subbuglio nucleare”, magari con una campagna referendaria in atto. Scelta oculata, non c’è che dire: se non hanno nemmeno il coraggio di pubblicare i nomi dei futuri siti nucleari!
Quindi, signori miei, dormiamo sonni tranquilli: Conti si porta a casa una centrale (va beh, in Russia, ma l’elettricità viaggia alla velocità della luce…) mentre Scaroni si gonfia le tasche di gas e petrolio russo. Il Banana può continuare a raccontare la sua panzana nucleare e tutti sono contenti: dopo, darà la colpa ai comunisti. Anzi, a Fini ed ai comunisti, anzi no, a Fini comunista. Parola di Fede.
Nota metodologica.
Chi conosce come scrivo, sa benissimo che non mi piacciono gli epiteti e non amo insultare: non ho mai chiamato Silvio Berlusconi “il Banana”.
Dopo, però, aver compreso che per Silvio Berlusconi io – e con me tutti gli italiani – siamo ritenuti soltanto un ammasso di cellule cerebrali da ammansire con le grazie di qualche velina del gran circo Barnum/Raiset, soprattutto per una questione di vitale importanza come l’energia, non ho più motivo per non appellarlo “Banana”, anzi, “testa di banana”.
Articolo liberamente riproducibile, ovvia la citazione della fonte.
[1] Fonte: http://www.ecoblog.it/post/10237/nucleare-in-arrivo-spot-televisivi-per-convincere-gli-italiani?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+ecoblog%2Fit+(ecoblog)
[2] Fonte: http://www.agienergia.it/NewsML.aspx?idd=67230&id=65&ante=0
[3] Fonte: http://www.legambiente.eu/archivi.php?idArchivio=2&id=5765
[4] Fonte: http://www.demos.it/a00231.php
[5] Fonte : http://www.repubblica.it/2007/09/sezioni/ambiente/nucleare1/sondaggio-nucleare/sondaggio-nucleare.html
[6] Fonte : http://www.ansa.it/ambiente/notizie/notiziari/energia/20100210173935026688.html
[7] Vedi : http://carlobertani.blogspot.com/2010/02/la-guerra-di-cementland.html
[8] Fonte: http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=99407&sez=HOME_INITALIA
Bello, bellissimo articolo Carlo, tu si che hai il dono della scrittura. Ora però il problema è se gli italiani si faranno plagiare, perchè, Carlo sappilo, Berlusconi farà martellare senza pietà gli italiani dalle sue TV e giornali. Sapranno resistere gli italiani al Brain Washing che li attende? Il risultato delle ultime elezioni regionali fa protendere per una loro congenita debolezza mentale. Speriamo, ai posteri l'ardua sentenza. Tu continua a scrivere articoli come questo e la speranza non morirà mai. Concludo dicendo che il mito di un Bossi colpito dall'ictus per il grande e lo stressante lavoro politico, in questi giorni, è stato dissacrato da Piero Citati. Cavaliere e Senatur pari son. Al primo dieci alla volta al secondo una alla volta. Ma sempre velinomani restano.
RispondiEliminaBeh, Orazio, quel 30% d'italiani che non si sono recati consapevolmente alle urne, denotano non proprio "debolezza mentale", anzi.
RispondiEliminaComunque, la "partita nucleare" sarà dura anche per il brainwashing delle TV.
Qui, Internet diventa importantissimo. Sarà una bella battaglia.
Ciao
Carlo
Complimenti per l'articolo Carlo, Banana è un soprannome (coniato da Marco Tullio Altan se non erro) perfetto per l'individuo in questione. Non sono certo un esperto in materia, ma confesso di essere stato sempre estremamente contrario all'energia nucleare; sarà il riflesso condizionato classico di chi è nato a ridosso dell'anno di Chernobyl. Poi, tempo fa, mi capitò di leggere un saggio scritto da un economista romeno di nome Nicholas Georgescu - Roegen, intitolato "Energia e miti economici" (Bollati & Boringhieri), nel quale l'autore distruggeva le tesi dei "nuclearisti" con precise e documentate argomentazioni. Alla luce di cio, non riesco francamente a capire tutta questa ristrosia nei confronti dell'energia eolica e, soprattutto, di quella solare, anche in relazione al vecchio referendum, il cui verdetto aveva determinato l'abolizione del nucleare in Italia. I politici avranno le loro sporche ragioni per picchiare su questo chiodo, ma il popolo cosa fa? Si dice che questo paese abbia perso la memoria; io dubito fortemente che ne sia mai stato dotato. Cari saluti e un abbraccio.
RispondiEliminaP.S. Ho appena ordinato il tuo libro "Energia, natura e civiltà. Un futuro possibile?", così ne saprò qualcosa in più.
Non c'è che dire, c'e' una ampia e variegata gamma tra cui far sguazzare la nostra ilarità nel brodo minestrale a disposizione.
RispondiEliminaHo sentito recentemente dichiarazioni della Minestrona Presti(di)giacomo sulle ricchezze che saranno indotte nel territorio ove sorgeranno le nuove centrali (ovviamente indispensabili)
Bisognava sentirla come le cantilenava!!Applausi a scena aperta (anzi chiusa!).
Di scarola hai gia detto quasi tutto, mi resta da aggiungere il polo internazionale di Albenga , ove e' rimasto solo qualche volo della protezione civile e..qualche volo personale (per raggiungere velocemente la famiglia: che è sacra, quindi ok! va bene lo stesso)
Non hai parlato dell'uomo da orizzonte lontano impegnato nella nuova didascalia: un certificato per tutti!!
Ma via, un attimo di pazienza, prima mettetevi in fila e poi..aspettate il turno.
Però, un pò di comprensione al banana alzataditacco e' dovuta.
Almeno per la involontaria scalogna che lo perseguita: ancora una volta, nel pieno di una sua campagna promozionale in favore dell'umana italietta (e non solo, visto che va allargandosi..), tacchete materializzarsi dal nulla un nuovo disastro, come quello della esplosione della piattaforma petrolifera (sembra uno scherzo di uno schizofrenico.. ) a distogliere l'attenzione , a frenare la potenza di convincimento della spot-nucleary..
Il tutto sembra una commedia dell'arte in cui però il capocomico ha perso la/le spalle che ne avevano decretato il successo di ieri.
Nel panorama attuale però e' una tragicomica, tutta da ridere.
Però con qualche preoccupazione in più, visto l'importanza del tema magistralmente propostoci.
Doc
L'Italia attualmente consuma circa 360 TWh di energia elettrica ogni anno (dato del 2008), tre quarti dei quali sono ottenute da combustibili fossili, totalmente importati dall'estero. Inoltre viene importata anche dell'energia elettrica prodotta da centrali estere, prendendo in considerazione anche questa si arriva a una dipendenza per circa l'81% (sempre dati del 2008): significa che bisogna procurarsi tramite importazione circa 290 TWh all'anno.
RispondiEliminaUna centrale nucleare di grosse dimensioni, con una potenza nell'ordine del GW elettrico, produce circa 9 TWh annui di energia elettrica. Per eliminare la dipendenza dai fossili in Italia ci vorrebbero 33 impianti di quel tipo. Considerando l'incremento dei consumi da qui al 2020, visto che prima di quella data sarebbe impossibile avere gli impianti attivi, e questo a condizione di cominciare a costruirle entro un anno e poi essere efficienti come giapponesi o tedeschi, per rinunciare ai combustibili fossili puntando sul nucleare ci sarebbe bisogno di circa 40 grandi centrali.
Non si può costruirle ovunque: occorre quanto meno che il luogo sia a basso rischio sismico e ricco di acqua (per il raffreddamento del reattore ne serve davvero tanta): due terzi del territorio nazionale sono già preclusi a priori.
Un impianto del genere costa 2 o 3 di miliardi di euro a costruirlo ed 1 o 1 e mezzo per il necessario smantellamento alla fine del ciclo di vita utile, di 30-35 anni. Sempre che i costi non vengano gonfiati, come da pessima abitudine italica.
Il costo del materiale fissile è elevato, ma siccome ne occorre relativamente poco incide poco sul prezzo dell'energia prodotta, si stima che il raddoppio del prezzo del materiale fissile possa implicare un aumento del costo dell'energia compreso tra l'8 ed il 15%. Il punto è un altro, ossia che di uranio in giro per il mondo ce n'è davvero poco. Se tutto il mondo andasse a uranio anziché a petrolio, avrebbe un'autonomia dell'ordine della cinquantina di anni se non qualcosa meno.
Insomma, per quanto l'elettronucleare sia ancora una risorsa energetica importante per molti Paesi, tra cui grandi nazioni come USA, Giappone o Francia, ma anche nazioni sensibili alle questioni ecologiche ed ambientali come Svizzera o Finlandia, non è una scelta lungimirante. Non lo è più, nel 2010.
Anche perché ormai esistono tecnologie come l'eolico "off shore" o il solare termodinamico che permettono di produrre energia elettrica dal costo simili (e tra non molto, inferiore) a quelli del nucleare, però con disponibilità energetica praticamente illimitata e senza problemi di smaltimento scorie e di occupazione di terreno prezioso. I terreni più adatti sono, anzi, quelli desertici o semidesertici.
A pensar male, si potrebbe quasi quasi supporre che le "costruende a chiacchiere" centrali nucleari sono il solito fumo negli occhi degli Italiani. E se mai si arriverà a costruirne qualcuna, vuoi vedere che la cosa _per loro_ importante non è tanto "diversificare le fonti" ma proprio costruire le centrali?
Sull'energia nucleare c'è poco da dire: i dati citati da Davide sono pressappoco gli stessi che ho io.
RispondiEliminaSi tratta, oramai, di archeologia: per questa ragione tirano in ballo la fusione, che è oltre ogni orizzonte conosciuto.
Il problema, che affronterò in un futuro articolo, è quello d'armonizzare la domanda con l'offerta nelle rinnovabili.
Avevo già studiato a fondo il problema quando scrissi "Energia, natura e civiltà", ma lo scrissi pensando al fotovoltaico, eravamo nel 2002-2003 quando lo scrissi e il termodinamico era solo allo studio.
Il modello, però, se pensiamo alla combinazione eolico+termodinamico+idrolelettrico ed altro è tuttora avvincente e convincente. Senza considerare la rivoluzione nei trasporti.
A fronte, una schiera di omuncoli come Scajola - so bene di lui, è di Imperia, le voci corrono - che ci propinano il vecchio del vecchio.
Purtroppo, siamo in pochi ad essere ancora "intellettuali" - nel semplice senso di chi ancora usa la amente per ragionare, senza porsi limiti o farlo per convenienza - ed i risultati sono quelli che sono.
Temo che non avverrà nulla prima di una catarsi, e quando avverrà spero d'essere parecchie miglia al largo.
Grazie a tutti
Carlo
Mi ricordo di "Energia, natura e civiltà": lo comprai, credo, nel 2005. Abituato com'ero agli articoli specialistici, esaurienti ed autorevoli ma purtroppo letti da forse un paio di migliaia di persone nel mondo, mi sembrò un ottimo libro. "Taglio" divulgativo, ben scritto, coinvolgente nonostante l'argomento nient'affatto "leggero", comprensibile ai non addetti ai lavori ed intellettualmente onesto: la verifica dei dati ed il lavoro di documentazione a monte erano indubbiamente rigorosi.
RispondiEliminaL'unica piccolissima pecca è, per così dire, temporale: l'idea è del 2000-2001, nel 2002 qualche concentratore elettrosolare didattico o dimostrativo era già stato costruito. Va detto che all'epoca non lo sapeva praticamente nessuno, addirittura la maggior parte dei fisici ignorava la questione e in definitiva il "nostro" Carlo se n'è accorto prima di molti di loro.
Il fotovoltaico ha i suoi lati positivi, il principale è che basta che ci sia luce. Funziona anche se è nuvoloso, mentre il solare a concentrazione ha bisogno di tanto sole e "teme le nuvole". In pratica lo si può realizzare solo sotto il 40° parallelo, ma meglio sarebbe sotto il 35°, al contrario del fotovoltaico che funziona anche in Scozia o in Norvegia. Però ha un vantaggio fondamentale, decisivo: permette l'accumulo. L'unica fonte energetica rinnovabile che finora è riuscita ad affermarsi è l'idroelettrico, perché?
Perché c'è la diga, che permette di accumulare acqua e produrre energia senza dipendere da precipitazioni o siccità, almeno per peeriodi di tempo ragionevolmente lunghi. Questa possibilità è preclusa al fotovoltaico e, almeno per il momento, anche all'eolico (che comunque resta una fonte da tenere in alta considerazione, per quanto non sufficiente a sostituire completamente i fossili). Il discorso cambierebbe se fosse già pronta e collaudata una rete di distribuzione dell'idrogeno, perché qualsiasi eccesso di energia potrebbe essere convertito in idrogeno e ritrasformato in energia elettrica "on demand". Ma chissà quanto ci vorrà, anche perché a non volere fare le cose è chiaro che uno allunga i tempi di realizzazione... Il solare a concentrazione, indubbiamente ancora migliorabile, è già "pronto" da circa 4 o 5 anni ed è perfettamente compatibile con le centrali termoelettrche convenzionali. Serve calore che permetta di produrre vapore ad alta temperatura che alimenti le turbine, l'unica cosa che cambia è il modo di procurarsi calore: invece di bruciare combustibili fossili si produce del fluido ad alta temperatura (una miscela di sali fusi) concentrando la radiazione solare. Dato che ce ne arriva sulla testa una quantità pari a diecimila volte il fabbisogno mondiale, si tratta di una strada che varrebbe pena percorrere.
Un'altra possibilità interessante è l'elettronucleare basato sul torio anziché sull'uranio: di torio ce n'è di più (e ce n'è anche in Italia), ne serve di meno, una tonnellata l'anno per un impianto da 1GW contro le 200 tonnellate di uranio, le scorie ci sono comunque ma la loro tossicità dura secoli anziché decine di millenni. Non prestandosi ad impieghi bellici ma esclusivamente a scopi civili, finora è stato sistematicamente quanto curiosamente ignorato. Interessa in India, nazione in forte sviluppo e per questo affamata di energia, priva di uranio ma provvista di torio.
Sulla catarsi, temo purtroppo che Carlo ci azzecchi in pieno. Quanto preferirei avesse torto...
Mi permetto di aggiungere una manciata di link. State attenti a quel che dicono il prof. Rubbia ed il prof. Regge piuttosto che a quel che dicono gli altri (comunque anche Grillo non ha tutti i torti). Non pensate che io voglia fare del proselitismo pro Grillo o, peggio, pro Pecoraro Scanio, per favore...
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/watch?v=NEXSb8OHhLU&feature=related
http://www.youtube.com/watch?v=8xrqu4GeU1c&feature=related
http://www.youtube.com/watch?v=COEwHc2_Vko&feature=related
Va detto che circolano anche cose come questa:
http://www.youtube.com/watch?v=3NC0UOtNs6k&feature=related
Non ho letto il libro di Franco Battaglia, uno non dovrebbe essere giudicato guardando uno sprovveduto che parla di lui, tuttavia di errori non ce ne sono pochi in quest'ultimo video, e penso che il tizio che parla li abbia letti proprio sul libro. Tre su venti le azzecca, il problema sono le altre diciassette...
Grazie per la sopportazione, buona notte a tutti.
Atomico Carlo,
RispondiEliminasegnalo per gli amici del blog questo filmato sulla FUSIONE FREDDA, roba forte roba italiana!!! del vero genio italiano, studi di ciquite non da teste di banane qualunque...buona visione.
http://www.megavideo.com/?d=DFP44830
ciao
B.S.
Grazie Davide per aver così ben completato il mio articolo.
RispondiEliminaAnni fa, avevo un po' studiato le realizzazioni del geotermico d'ultima generazione (caldere attive dei vulcani) ed anche lì c'erano interessanti novità. Poi, pompe di calore, maree, onde...
Il grande problema è concettuale: da un sistema centro-periferia ad uno diffuso. Molti punti di generazione che confluiscono nella rete ed in un sistema d'accumulo: tutta tecnologia già presente, anzi, proprio niente d'avveniristico.
Questo è il tallone d'Achille: poca trippa per gli istituti di ricerca e per i baroni universitari.
Sono tutte realizzazioni che partono dalla scienza dei materiali, poco da nuove scoperte.
Poi ci sono i trasporti: vi rendete conto che metà dell'energia che immettiamo nell'automobile la sprechiamo in coda? E che un veicolo elettrico, fermo, non consuma nulla?
Mancano le menti politiche, non la tecnologia.
Per la fusione fredda, Blakskull, c'è il sito Progettomeg dove c'è anche un'intervista al prof. Del Giudice, interessante argomento.
Ciao a tutti
Carlo
chi non lo avesse già visto guardi questo documentario francese e mediti...http://www.youtube.com/watch?v=RiJESPdLXpA&feature=player_embedded
RispondiEliminaImpressionante, Stefano: pensiamo a cosa potrebbe succedere in Italia, con i casalesi che "smaltiscono"...
RispondiEliminaCiao e grazie
Carlo
Bravo Carlo è ormai chiaro che difficilmente vedranno la luce le centrali nucleari però, intanto, qualcuno si arrichirà con progettazioni fittizie e quant' altro. La cosa che mi spaventa di più purtroppo è che oltre alle centrali credo che dovremmo attendere la nostra fine per vedere campi fotovoltaici in Italia in quanto per fare della sana retorica quello che manca oramai in Italia è il senso civico quello che sulle colline adombrate e mai bagnate dal sole tedesche ha portato la gente a costruire pannelli sui propri tetti sacrificando parte dei propri risparmi per avere benefici in futuro sulla propria saluta e le proprie tasche.In Italia ci si può sacrificare solo per comprare l' ultima t-shirt della propria squadra di calcio o per il telefonino di ultima generazione.La storia della propaganda pro-nucleare è la stessa della discesa in campo di nostrosignore Berlusconi colui "che è" e che "tutto può" e che è capace di rimanere in campo malgrado una spaccatura interna che in confronto al duello del precedente governo con "cosi fan tutti Mastella" son quisquiglie eppure lui è ancora li ( forse ancora non per molto ma ancora li).Ciò che è preoccupante quindi e quello che sarà perchè con la nostra superficialità saremo sempre al bando della propaganda e quindi la futuribile banda Montezemolo o chi per lui rischierà di provocare gli stessi effetti ( anche se con modalità differenti) del rinominato banana o dei cerebrolesi politici di sinistra ciao a tutti.
RispondiEliminaSul fatto che le centrali nucleari in Italia saranno difficili da fare sospendo il giudizio. Invece, Carlo, attiro la tua attenzione sulla Grecia. In questo paese la tragedia l'hanno causata gli speculatori e i politici di dx, con la connivenza di industriali e il grande commercio. Non, ripeto, non i lavoratori. Sono loro che, però, la stanno pagando e la pagheranno. E' da più di un anno che protestano e non ottengono nulla. I lavoratori pubblici hanno avuto lo stipendio dimezzato, la tredicesima congelata e il blocco delle pensioni1, la sanità e lo stato sociale distrutto. Mi sembra che più protestano e più il governo e il FMI rincara la dose. Non ho sentito di una, dico una, richiesta dei lavoratori che sia stata accettata in Grecia, e si che di proteste ne hanno fatte. Che fare? diceva quello. Che fare? e che faremo in Italia quando presenteranno il conto alle classi meno abbienti.
RispondiEliminaCiao Carlo
Ciao ragazzi e ragazze,
RispondiEliminatorno da un week end tutto "ecologico", ossia dal trapiantare tutto il trapiantabile nell'orto di Albissola.
Mi stupisce che vi meravigliate del fatto che la crisi greca sia l'ennesimo mezzo per togliere soldi e diritti ai lavoratori: dal 1989, così van le cose.
E' del tutto normale che chi ha in mano il potere economico, politico e militare ne approfitti a spese degli altri.
Ci trovate qualcosa di strano?
Ciao a tutti
Carlo
No nulla di strano, ma la grecia protesta, protesta e muore di fame.
RispondiEliminaE se in Italia finisse così?? Pensioni e stipendi dimezzati??
RispondiEliminaCerto che finiremo anche noi così, Orazio, è normale: il capitalismo prevede proprio l'accentrazione sempre maggiore delle ricchezze in poche mani.
RispondiEliminaCiò che ci confonde, è che oggi quelle mani sono anche gialle e nere. Qualche anno fa, in via Condotti a Roma, vidi dei cinesi (o asiatici) fare shopping da Prada et similia. Vestiti da 2650 euro. Contenti, uscivano felici carichi di borse: good shopping, good shopping!
L'incremento di produttività, (circa l'1% l'anno) finisce nelle mani dei possessori di capitali. Per noi non è previsto nulla perché contiamo come il due di coppe.
Che sia il caso d'interpellare nuovamente il vecchio Carletto? Quello tedesco con la barba?
Ciao
Carlo (italiano e senza barba)
Il vecchio Carletto è giovanissimo, se qualcuno se lo ricorda, ovviamente non mi riferisco al blogger Carlo, spesso, l' ebreo tedesco, morto tra gli scarafaggi in una soffitta, ipotizzava una società ad imbuto, dove la classe media, che all' epoca si chiamava piccola borghesia, sprofondava giù e si ritrovava a condividere le sorti della plebe a causa dell' accentramento, che un altro ebreo, Lenin, chiamava "Superimperialismo fase estrema del capitalismo".
RispondiEliminaE siccome, come direbbe Chicco d'oliva, non siamo qui a fare la ceretta ai procioni, l' aver sostituito ai due malpensanti di cui sopra, Shumpeter o Keynes, vedete un po' voi, non fa differenza.
Da Marx, tolto qualche aggiustatina ecologica e umanitaria, non si sfugge, non c'è verso.
Neanche da quell' ebreo di Kafka si sfugge, per chi di burocrazia ci campa o ci muore.
E se non fosse stato per quell'ebreo pipparolo di Freud e famiglia, nemmeno il controllo sociale sarebbe stato così invasivo e pubblicitario.
E se...ma quanti cazzo di se, sta a vedere che se non esisteva il genere umano tutto sarebbe andato per il verso giusto.
B.S.