“Un politico guarda alle prossime elezioni, uno statista guarda alla prossima generazione.”
Alcide de Gasperi
Premessa
La sorpresa giunge a metà Febbraio, quando – nello statino dello stipendio – compaiono conguagli ed addizionali: pazienza per i conguagli, ma tutte quelle addizionali, ad occhio e croce, sembra che crescano in percentuale più dello stipendio stesso. Ecco cosa leggo:
11/2010 Addizionale regionale IRPEF 45,99
11/2010 Addizionale comunale – saldo 15,29
11/2010 Addizionale comunale – acconto 6,41
Le date nella colonna a sinistra indicano che pagherò quei soldi, in busta paga, fino a Novembre del 2010: sommando le varie voci, e moltiplicando per 10 mesi, significa che i bei consiglieri regionali e comunali si prenderanno, solo da me, la bella cifra di 676,9 euro.
E le Province?
Le Province non compaiono perché s’approvvigionano mediante altre fonti: ad esempio, sulle tasse automobilistiche che paghiamo per i passaggi di proprietà. In Italia, circolano circa 30 milioni d’automezzi, il mercato dell’usato è quindi un mercato di milioni d’autoveicoli l’anno: si tratta dunque, anche lì, di un bel salasso.
Quanto ci rubano?
Uno degli assiomi imperanti, che per tanto tempo ci hanno ammansito, è che i costi della politica non siano significativi rispetto al bilancio dello Stato: passiamo per vero quanto affermano (ma è falso), però nel bilancio di una famiglia quei soldi iniziano a pesare.
Per la mia famiglia, ad esempio, rappresentano circa metà della cifra che spendiamo per il riscaldamento: poco “significativo”?!?
Oppure, se volete metterla in altro modo, significa che potrei acquistare un’utilitaria nuova ogni dieci anni. Non è niente?
Allora, quanto ci rubano?
Quanti sono i lavoratori dipendenti in Italia?
Più di 19 milioni[1]. Quanto pagheranno per le loro Regioni e per i loro Comuni? All’incirca quello che pago io (lo stipendio di un insegnante non fa certo parte della fascia “alta”, anzi…) moltiplicato per 19 milioni, ossia 12,8 miliardi di euro. Bella cifra, vero?
Poi, ci sono i pensionati: anch’essi pagano le addizionali. Non so sotto quale forma paghino i lavoratori autonomi, ma il salasso “federale” ci sarà anche per loro.
Chi più e chi meno, partecipiamo tutti alla costruzione di questo bel castello di soldi che acchiappano. Qualcuno ribatterà: già, ma ci sono anche i dipendenti, non solo i politici. Risposta: ci sono anche altre gabelle, come l’IRAP, con la quale finanziano la Sanità.
“Stornando” la Sanità dal bilancio regionale, il resto delle “competenze” tanto strombazzate dalle Regioni smagrisce, e parecchio.
Ad una domanda in merito, sulla mancata soppressione delle Province, Tremonti rispose che si possono abolire gli enti, ma non le competenze.
Risposta: le competenze possono anche essere accorpate. Di più: ciò a cui assistiamo nel campo della Pubblica Amministrazione, non è la ripartizione delle competenze, bensì la loro sovrapposizione.
Un solo esempio: prima delle varie riforme (regionale, Titolo V, ecc) la competenza sul fiume Po era di un solo ente, il Magistrato del Po. Oggi, sono 28 diverse amministrazioni, con il risultato che ogni decisione deve essere mediata e discussa in 28, le delibere rimpallano da un TAR all’altro, vanno e vengono dal Consiglio di Stato alla Magistratura ordinaria, poi al Governo…arbitrati, accordi, poi cambia amministrazione o governo e…si torna da capo.
Il vero risultato, è che il Po è il fiume più abbandonato d’Europa: chi ha viaggiato ed ha visto con i suoi occhi come vengono curati fiumi come il Reno, il Danubio, il Rodano, il Tamigi, il Guadalquivir…non potrà che confermare.
Il problema non sono dunque le competenze, bensì un esercito di gente che pensa a tutt’altro (ossia ad utilizzare quei posti come rendite di posizione), e complica ancor più le cose poiché, per ogni “complicazione”, serve la relativa tangente per sbloccarla: è un “percorso” che ogni piccolo imprenditore ben conosce.
A quanto ammonta il bottino?
Senza aver la pretesa di spaccare il capello in quattro, cercheremo di capire – almeno – qual è l’ordine di grandezza del fiume di soldi che ingoia direttamente la politica italiana. Iniziamo col fare i conti in tasca ad uno dei tanti che s’insedieranno nei consigli regionali, quelli che vengono spesso scoperti a prender mazzette.
Quanto guadagna, ad esempio, un consigliere regionale?
Lasciamo perdere le astronomiche cifre della Regione Sicilia, ed accontentiamoci della “normalità”: poco meno che un parlamentare, circa 15.000 euro netti mensili.
Un consigliere regionale, in un quinquennio, mette da parte la bella cifra di 975.000 euro, poco meno di un milione. Poi, c’è l’indennità di fine rapporto: quanto fa?
Non è come per i comuni mortali, che accantonano pressappoco una mensilità netta per anno, ma il doppio: eh, che ci volete fare, sono “speciali” anche in questo.
Perciò, a 30.000 euro l’anno per cinque anni, aggiungeranno altri 150.000 euro, che porteranno il tutto alla considerevole cifra di 1.125.000 euro per un mandato. Una discreta vincita ad una lotteria.
Per questa ragione, non lesinano soldi per stampare quei bei volumetti in carta patinata – la pubblicità elettorale – poiché si tratta del loro biglietto per la, politicissima e riservatissima, “Lotteria Italia”. Biglietti stampati, oltretutto, a nostre spese.
A quanto ammonta il monte premi della vera Lotteria Italia, quella dei politici[2]?
Le Regioni
Le Regioni italiane sono 20: il numero dei consiglieri regionali per Regione è 60, che porta il numero dei consiglieri regionali italiani alla bella cifra di 1.200.
Lo stipendio medio di un consigliere regionale è di circa 15.000 euro mensili, ovvero 195.000 euro netti l’anno. I 1.200 consiglieri regionali ci costano quindi, annualmente, 234 milioni di euro l’anno.
Aggiungendo, annualmente, le due mensilità accantonate come liquidazione, sono altri 36 milioni di euro, che portano a 270 milioni di euro il totale.
Le Province
Le Province italiane sono 110 (alla faccia dell’eliminazione, erano 100!) e ciascuna ha un numero di consiglieri che varia da 12 a 60, secondo la popolazione.
Voliamo bassi, e consideriamo una media ragionata di 35 consiglieri per ogni Provincia: voilà, 3.850 consiglieri. Quanto guadagnano?
Un consigliere provinciale guadagna un’inezia rispetto ai fratelli maggiori: “solo” 6.300 euro. Poveracci.
Il che, per la Nazione, significa sborsare ogni mese 24.255.000 euro, che in una anno (13 mensilità) fanno altri 315 milioni di euro. Più delle Regioni? Sembrerebbe così.
Non siamo a conoscenza d’eventuali trattamenti di fine rapporto: perciò, ci asteniamo.
I Comuni
I Comuni italiani sono 8.100, ed hanno un numero di consiglieri che varia in una “forbice” che va da 12 a 60. Siccome la maggior parte sono piccoli Comuni, ipotizziamo una media ragionata di 20 consiglieri.
La “zuppa” diventa consistente, poiché si tratta di 162.000 consiglieri comunali: più dei dipendenti FIAT!
Quanto guadagnano?
Qui c’è gran disparità fra il popoloso Comune ed il piccolo centro: si va da niente a 1.700 euro, ma nei Comuni sono molto importanti i gettoni di presenza – che abbiamo tralasciato per le altre amministrazioni locali – e, voci di corridoio, affermano che 1.000 euro a cranio non siano molto distanti dalla realtà.
Perciò, 162 milioni di euro.
Il totale di queste prebende inizia a far cifra, numeri da Finanziaria, poiché siamo intorno ai 750 milioni di euro (stipendi netti: e il lordo?). Il nostro calcolo non tiene però conto di una serie di “variabili” che sono molto difficili da valutare, giacché le tengono ben nascoste nelle pieghe dei bilanci.
Ad esempio: le indennità dei Sindaci e dei Presidenti, degli assessori, di missione, i rimborsi-viaggio, spese telefoniche, “gettoni” vari, auto “blu”, ecc.
E, nemmeno, abbiamo preso in considerazione le circoscrizioni e le Comunità Montane: a quanto si giunge?
Difficile dirlo, però saremo ben oltre il miliardo di euro: ad essere molto, moooolto prudenti.
E i parlamentari?
I nostri “dipendenti” a Roma sono 630 deputati e 315 senatori, ossia 945 parlamentari, i quali percepiscono 20.600 euro mensili. Ogni mese, saranno 19.467.000, ogni anno 253 milioni di euro.
Avevamo premesso di non poter fornire cifre precise in merito, ma solo indicative, poiché sono tali e tanti i benefit che ci si perde in una palude: dai contributi per i “trombati” (ufficialmente, per riprendere l’attività lavorativa precedente la nomina), all’infinità di viaggi, telefoni, computer portatili, ecc. Un oceano.
Riflettiamo, poi, che il loro trattamento previdenziale è scandaloso in un Paese che non è in grado di concedere nemmeno 300 euro mensili ad un (vero) invalido al 100%. Maturano il diritto alla pensione in 36 mesi: ai comuni mortali non bastano 36 anni.
Se ci limitiamo a questi dati, potremmo concludere che è sì scandaloso pagare così profumatamente la classe politica (la più costosa del Pianeta), ma che le cifre in gioco – qualche miliardo di euro l’anno – sono sopportabili per il bilancio dello Stato.
L’impressione che si ricava è che siano tutte cifre sottostimate, poiché i benefit e le prebende fanno la parte del leone in questi conteggi ma, loro stessi – nonostante la strombazzata “trasparenza” – sono più bravi del miglior prestigiatore a farle sparire. Ma, aspettate: il bello, viene dopo.
Il saccheggio
La Corte dei Conti ha stimato[3] che, ogni anno, la corruzione “strappi” illegalmente agli italiani una cifra variabile fra i 50 ed i 60 miliardi di euro: sono una quantità di soldi paragonabile alle Finanziarie che più hanno succhiato il sangue agli italiani.
Non lo ha detto l’Arcivescovo di Costantinopoli, non sono illazioni di qualche centro sociale: sono cifre ufficiali, comunicate dalla più elevata autorità della Magistratura contabile, che i politici conoscono benissimo.
La cifra è coerente, oltretutto, con il famoso “teorema di Craxi”, ossia che un terzo dei trasferimenti di denaro dallo Stato alla periferia, oppure degli appalti sulle opere pubbliche, sia trasformato in tangenti. Considerando la quota di denaro che lo Stato trasferisce o spende direttamente in appalti, la cifra è coerente.
Siamo poveri, ci tocca lavorare “a singhiozzo” ed andare in pensione il giorno prima del funerale per mantenere questa pletora di delinquenti! Poiché, chi corrompe e chi si fa corrompere, è inequivocabilmente un delinquente, tale e quale a chi va a rubare negli appartamenti. Oltretutto, sono ladri che, per rubare i nostri soldi, si fanno pagare profumatamente! Ladri di Stato: non c’è miglior definizione.
Da un’inchiesta de “L’Espresso”, s’evince che – da quando Berlusconi è a Palazzo Chigi, ossia negli ultimi due anni – le spese della Presidenza del Consiglio sono “lievitate” di un miliardo di euro, solo per la Presidenza del Consiglio!
Ci sono addirittura i filmati – come quello del consigliere regionale Mirko Pennisi, che incassa 5.000 euro in un pacchetto di sigarette[4] – oppure le confessioni di un ex vicepresidente regionale (Frisullo), il quale ammette: sì, è vero, favorivo negli appalti Tarantini…ma quelle donnine “disinibite”, che mi faceva conoscere, m’inebriavano al punto di perdere la testa…
Eh, come cambiano i tempi…un paio di secoli or sono, quel “perdere la testa” non sarebbe stato soltanto metaforico.
Quando parlano di “risparmi” da attuare tagliando la spesa sociale, intervenendo sulle pensioni o sulla “flessibilità” del lavoro, raccontano quindi una storiella che solo dei gonzi possono bere: la vera idrovora di denaro pubblico sono loro. Se, ogni anno, risparmiassimo una cifra intorno ai 60-70 miliardi di euro (tangenti più stipendi), non avremmo bisogno delle “lacrime e sangue” che ad ogni Finanziaria ci propinano. E, attenzione: non stiamo parlando dei dipendenti della Pubblica Amministrazione, ma solo dei politici!
Giunge allora il dilemma di cosa fare alle elezioni.
Ma…votare chi?
L’attuale governo – il sultanato Chigi/Grazioli – è così squalificato che non merita nemmeno d’esser preso in considerazione: comprendiamo chi lo sostiene perché consente ai ceti più abbienti d’imboscare ricchezze nei paradisi fiscali e poi, con il solito trucco di Trecarte detto il Ministro dell’Economia, riportarli in Italia pagando il 5% invece del 40%. Per, alla prossima occasione, riportarli ai Caraibi e quindi farli tornare una seconda volta: una partita di giro col 5% di tasse! Per lor signori, ovvio: per noi, quasi 700 euro da pagare ogni anno in busta paga.
Non comprendiamo gli elettori (e lavoratori) di destra (ossia, chi crede nei valori sociali di destra, nei riferimenti economici di destra: De Benoist, ad esempio): riteniamo che sia giunto il giorno nel quale debbano rendersi finalmente conto che non votano una persona di destra, bensì per un affarista milanese che pensa soltanto ai suoi interessi. Un ex socialista, craxiano di ferro per giunta.
Anche le persone più abbienti, che si credono al riparo dalle crisi economiche, dovrebbe valutare con attenzione cosa sta accadendo alle finanze italiane, poiché quando arrivano i “crack”, modello Islanda o Grecia, nessuno è più al sicuro.
Forse poco attenti al bilancio dello Stato, non avranno meditato che il debito pubblico italiano viene valutato oramai attorno (per alcune fonti oltre) il 120% del PIL: siamo oramai in “zona Cesarini”, ad un passo dal baratro. La cosiddetta “strategia” di Berlusconi è semplicemente quella d’indebitare il futuro per glorificare se stesso oggi: questa è la politica economica del Governo, nient’altro.
Gioverà sapere che, nella Finanziaria per il 2010, sono stati “stornati” 3,5 miliardi di euro dal fondo INPS dei TFR per metterli alla voce della spesa corrente. Avete capito la gravità dell’atto? Non nelle spese in conto capitale per gli investimenti, alla spesa corrente! Argent de poche per affari e relative tangenti!
Sulla Lega che difende gli interessi del Nord, basti pensare che è stato rimorchiato fuori del bacino di carenaggio un vecchio bastimento, che là arrugginiva da anni: si chiamava “Cassa del Mezzogiorno”. Al prossimo varo – si dice – sarà ribattezzato “Banca del Mezzogiorno”: c’è da aggiungere qualcosa?
E, per chi l’avesse dimenticato, Umberto Bossi fu condannato esattamente come Craxi, nello stesso processo di Milano, per una tangente di 100 milioni di lire (dell’epoca) ricevuta da Montedison[5]. Celaduro, certo, per metterlo nello stoppino a noi.
Il cosiddetto “centro” di Casini – che s’allea di qua e di là – è soltanto una ruota di scorta a noleggio chilometrico: tutte le leggi, che proteggono il premier per le sue malefatte, sono prima concordate con Casini.
Il quale, non dimentichiamolo, è molto interessato agli appalti per le grandi opere: il fatto d’essere il genero del costruttore Caltagirone, non avrà importanza? E chi manovra il “rubinetto” delle grandi opere? Quello che, in Parlamento, ha bisogno dei voti di Casini per approvare le sue “mazzate” alla Costituzione. La prova? I deputati UDC, quando serve, “s’assentano” – nel miglior stile democristo, “la destra non sappia ciò che fa la sinistra” – com’è avvenuto in più occasioni.[6]
Il PD è, tuttora, un partito senza una linea politica che non sia il bieco appoggio ai potentati economici che ci stanno strangolando: si nutrono dalla stessa melma di Berlusconi. Quando furono al governo, fecero pressappoco le stesse cose: ricordiamo la riforma delle pensioni Damiano, quella che – col meccanismo dell’aumento ogni anno dell’età pensionabile – funziona come una carota appesa di fronte all’asino, per farci lavorare fino al giorno prima del funerale. Oppure dobbiamo ricordare che i CO.CO.CO li hanno inventati loro?
Inoltre, prima di parlare del PD come partito, dovrebbero trovarlo: ciò che è accaduto in Puglia insegna.
Infine, il centro-sinistra italiano ha mancato troppi “appuntamenti” con il suo elettorato quando era al governo (per sette anni!): ricordiamo che la “cedolare secca” sui redditi da capitale è tuttora del 12,5%.
E’ inutile parlare di “lavoro”, se non s’esplicita chiaramente che bisogna tassare di più i capitali e le rendite e meno il lavoro (dipendente ed autonomo).
Potranno anche rosicchiare qualche punto percentuale, ma il destino politico del partito voluto da Veltroni è soltanto un’interminabile agonia: la gente che ancora crede nei veri valori di sinistra – giustizia sociale, eguaglianza di fronte alla legge, solidarietà, protezione sociale dei più deboli, pace, ecc – non “se li fila” più.
Antonio di Pietro è bravissimo nel ruolo di capopopolo, un po’ meno quando deve scegliere le persone: non crederete mica che, aver condotto al Senato un uomo squalificato come De Gregorio, sia stato uno “sbaglio”? Di questo passo, potrete credere anche a Cappuccetto Rosso.
Non c’era proprio nessuno, nella cosiddetta “società civile”, da far sedere in Parlamento al posto di uno squalificato giornalista proveniente dalla destra, per giunta infilato in una squallida storia di finanziamenti ed assegni scoperti[7]? Conosciamo personalmente parecchie persone dell’IDV le quali – per onestà e capacità – sarebbero state degnissime per rappresentare l’IDV in Parlamento, invece “toccò” ad un ex giornalista de “Il Giornale”, per giunta già rifiutato da Forza Italia.
Oppure, vogliamo parlare della proposta di legge per depenalizzare il reato di bracconaggio (sì, il bracconaggio!), proposta dall’IDV e firmata dagli onorevoli Cimadoro, Di Giuseppe, Messina, Mura, Piffari e Rota[8]? Ma dove li va a scovare, Pietruzzo, elementi del genere da mettere in lista? Nei ruoli dei bruciabaracche?
Fuori dai denti, queste sono cose che avvengono nel sottobosco della politica, dove tutti cercano sempre d’avere “pedine di scambio” con l’uno o con l’altro: se non vi basta, chiedetevi perché s’alleò – quand’era Ministro – con il governatore del Molise del PdL – Iorio – per bloccare il primo “campo” d’aerogeneratori in mare[9]. Strana alleanza, vero? ENI ed Enel ancora ringraziano.
Le altre formazioni non meritano nemmeno d’esser prese in considerazione, perché insignificanti, compresa la litigiosa ed inconcludente sinistra “estrema” ed il penoso ambientalismo italiano, frantumato in mille sigle, in perpetua lotta fra di loro. In realtà, l’ambientalismo italiano non medita sull’ecologia e sulla tecnologia per risolvere i problemi, bensì sul manuale Cencelli.
Se vogliamo sorridere, visualizziamo personaggi come Rutelli – radicale, verde, margherito, PiDieddino, quasi UDC… – oppure un campione del salto della staccionata come Capezzone: nato l’8 Settembre, buon sangue non mente. E un tipetto un po’ fegatoso come Adornato? Cos’è, oggi, Adornato? Almeno lui, lo sa?
Fra i partiti “tradizionali”, vince la palma della comicità la Destra di Storace, la quale diffonde materiale elettorale dove afferma d’esser in lotta contro la Casta, per l’affermazione di valori come socialità, solidarietà, ecc. In fondo, scritto piccolo, c’è un “Con Berlusconi”: penosi. E appoggiano Cota, un secessionista: cosa risponde “la Patria”?
Rimane il “fenomeno Grillo” il quale – due anni or sono, al primo V-day – pareva aver l’Italia in tasca: se Beppe Grillo, all’epoca, avesse fondato un vero partito ed avesse chiesto il voto agli italiani, avrebbe ricevuto un consenso a due cifre.
Lo affermiamo perché l’elettorato “senza casa” – come conferma un sondaggio di SWG[10] – è principalmente quello giovanile (18-34 anni), il quale considera – per il 51%! – l’astensione come un mezzo di protesta. Proprio i giovani, i più informatizzati, quelli che più navigano sul web.
Invece, che fa Grillo?
Se lo mena per due anni, finché la gente capisce che ha solo a cuore i suoi interessi editoriali. Infine, presenta le sue liste in qualche circoscrizione alle elezioni regionali, tanto per dire che lo “ha fatto”: sarebbe questa l’alternativa?
Non discutiamo le proposte di Grillo – per buona parte condivisibili – ma poniamo una domanda: perché non ha fondato, allora, un partito a livello nazionale? Perché non lo fa oggi? Cosa ha guadagnato a non farlo?
La vera soluzione
Chi propaganda l’astensionismo potrebbe apparire nichilista: così non è.
Perché, piccoli partiti con buoni programmi, che si sono presentati a varie tornate elettorali, non hanno avuto successo? Poiché gli italiani sono affezionati, in modo ossessivo, ai loro carnefici: sembra quasi di rivedere, ogni giorno, “Portiere di notte”.
Blaterano, s’arrabbiano, urlano, ma il giorno delle elezioni si mettono ordinatamente in fila davanti al seggio.
Nessun nuovo partito potrà mai affermarsi, fin quando l’astensione consapevole non giungerà a cifre “bulgare”!
Soltanto la disaffezione degli italiani potrà condurre ad un nuovo percorso di speranza: da un lato renderà la partitocrazia più fragile – quando sa che la metà degli elettori non vota più né lui, e né il suo apparente avversario, il politico carrierista comincia a pensare: e se arriva un terzo incomodo? E se questo non si fa incantare dalle tangenti e dalle escort? – dall’altra renderà consapevoli le nuove, potenziali forze politiche che lo spazio per agire esiste. Altrimenti è inutile partire: già si sa di finire con lo 0, qualcosa %.
La principale obiezione, che i “votazionisti” oppongono agli “astensionisti”, è che il voto è partecipazione civile alla vita sociale, strumento mediante il quale funziona la democrazia.
Passiamo per buoni i principi (ci sarebbero parecchi “distinguo”, ma lasciamo perdere) e andiamo alla domanda: quali sono stati gli argomenti di questa (e d’altre) campagne elettorali?
Sfatiamo subito il mito che queste siano semplicemente delle elezioni locali: non si vota per eleggere il miglior Presidente di Regione, bensì per appartenenza di tipo calcistico.
Curiosa poi l’ennesima diatriba sull’aborto: si tratta di un tema da approfondire per dei programmi regionali? Significa forse che s’approssima uno scenario nel quale avremo varie “competenze” in questo settore? Forse una legge regionale che in Lazio concede l’aborto, in Calabria lo nega, a Milano solo per le milanesi, a Torino solo per le over-40, a Venezia solo per le nate sotto il segno dell’Acquario? Oppure, stiamo giocando all’eterna “partita” fra Peppone e Don Camillo? Sinceramente, ci siamo stufati.
E i programmi elettorali?
A nostro avviso, li fotocopiano da un anno all’altro: in alcuni casi, addirittura, hanno inaugurato il “refuso freudiano”. Sulla pubblicità elettorale de “La Destra”, il “mutuo sociale” è diventato il “muto sociale” (pag. 3, rigo 25, “La Destra Cuneese): sappiamo d’esser muti, senza che ce lo venga a dire Storace o chissà chi altro.
La maggior parte delle persone che si presentano alle elezioni, manco conoscono il programma, al punto d’esser perfettamente intercambiabili: è il caso della candidata Fiorella Bilancio la quale, dopo aver tappezzato Napoli con i suoi manifesti elettorali (dove appare con il logo del PdL), non ha trovato chissà quale “accordo” con i berluscones e correrà per l’UDC[11]. I manifesti sono sempre là, con il PdL in prima vista: e il programma? E’ quello dell’UDC? Sono la stessa cosa?
Lo scopo di queste campagne elettorali (destra o sinistra, poco cambia) è quello di farci dimenticare quelli che dovrebbero essere i temi di una vera campagna elettorale. Non basta, come fa Bersani, affermare che è “per il lavoro”: cosa significa? Vale quanto il “contro il cancro” di Berlusconi pronunciato a San Giovanni.
Gli argomenti per una vera campagna elettorale ci sarebbero, ma li evitano accuratamente.
Se la crisi economica finisse, e si dovesse tornare ai livelli d’anni fa, molti economisti hanno avvertito che sarebbe impossibile tornare a quei livelli d’occupazione. Perché? Poiché, almeno qui in Europa, la competitività si raggiunge mediante l’automazione e la standardizzazione dei sistemi produttivi: ergo, con meno occupati.
Difatti, anche nei periodi di “vacche grasse”, l’occupazione nelle grandi imprese cala regolarmente dell’1% l’anno circa.
Un buon argomento da campagna elettorale sarebbe quindi non la carità del misero assegno di disoccupazione (per chi riesce a prenderlo!), bensì un serio dibattito sul reddito di cittadinanza.
Signori: l’automazione libera l’uomo dal lavoro ripetitivo e dalla fatica, vogliamo prenderne atto? Oppure continueremo ad osservare i processi produttivi inforcando gli occhiali della prima rivoluzione industriale?
E la Pubblica Amministrazione – della quale si parla solo più per le “sparate” di Brunetta – non è forse quella che più dovrebbe avvalersi della rivoluzione informatica, per svolgere meglio i suoi compiti, con meno occupati?
Ancora ricordo – sarà stato il 2004 – un sorridente Berlusconi, con a fianco l’allora Ministro per l’Innovazione Stanca, che presentava la carta d’identità elettronica: dov’è finita?
Il dibattito sul reddito di cittadinanza non è più la discussione sul sesso degli Angeli: mantenere gente al lavoro quando non ce ne sarebbe bisogno, è la politica degli struzzi. Dove trovare i soldi? Evitare la rapina seriale della classe politica – 60/70 miliardi di euro l’anno – sarebbe già un buon inizio.
Da lavoro all’energia, ma senza cadere nel tranello delle sole pazzie nucleari berlusconiane: la gestione dell’energia (e delle risorse, in primis l’acqua) viene data ai privati soltanto per rinsaldare i legami fra la classe imprenditoriale (i corruttori) e quella politica (i corrotti). Dove arriva il privato, i costi lievitano ed il servizio decade: sono gli stessi utenti ad accorgersene. Come stanno, per l’acqua, a Latina?
La vera “piazza” politica di Sabato 20 Marzo a Roma – giacché poneva un problema politico, non degli slogan – era quella del corteo per la pubblicità dell’acqua e delle risorse.
Se cerchiamo argomenti “politici” ne troviamo a bizzeffe: quali scelte operare riguardo all’inurbamento della popolazione? E’ preferibile continuare ad inurbare, oppure promuovere iniziative per ripopolare il territorio, che sta diventando un dormitorio per pensionati? Già, ma le risorse (agricole, energia, materie prime, ecc) sono nel territorio – laddove la “filiera” produzione/consumo s’accorcia – e, allora, chi lucrerebbe sulle reti di distribuzione?
Da qui si giunge ai trasporti: andiamo avanti nel costruire TAV, autostrade, raddoppi, corsie, tangenziali…oppure scegliamo d’usare l’acqua (fluviale e marina) che consente d’impiegare, a parità di tonnellata trasportata, il 30% del carburante rispetto al mezzo gommato, ed il 60% rispetto alla pur “risparmiosa” ferrovia?
Ci sarebbero tantissimi argomenti dei quali parlare, e ci limitiamo per sole questioni di spazio: la forma di Stato e le autonomie, l’istruzione, l’immigrazione, la sanità…
E la socialità? Il nostro vivere quotidiano? Non dovrebbe essere un argomento da campagna elettorale?
La società italiana ha retto abbastanza bene fin quando i giovani entravano presto nel mondo del lavoro e gli anziani andavano in pensione ad un’età accettabile, diciamo fra i 50 ed i 60 anni. Perché?
Poiché gli anziani sono anche nonni, e quindi sollevano i genitori dalla frenesia asilo/lavoro/asilo, vissuta come una corsa ad ostacoli. Inoltre, i pensionati ancora in forze non hanno mai vissuto con le mani in mano: quante case hanno ristrutturato? Quanti orti hanno coltivato? In definitiva, quanta ricchezza hanno prodotto? Le famiglie italiane hanno retto per tanto tempo grazie a questo equilibrio: distruggerlo, è da folli.
E proprio qui viene il punto che più fa male.
La realtà è che questa classe politica non desidera affatto promuovere la prosperità degli italiani, bensì proprio l’opposto, poiché questi sono i desideri delle banche.
La questione del denaro e delle banche non si limita alla sola proprietà pubblica della Banca d’Italia: il problema più scottante è che, grazie alla sempre minor ricchezza a disposizione, gli italiani sono costretti, sempre di più, a vivere “a debito”, ossia ad acquistare a rate oppure “in rosso”.
Comprare a debito è nettare per le orecchie dei banchieri i quali, su ogni piccola transazione a debito, incassano la loro tangente. Difatti, le retribuzioni sono scese – negli ultimi 20 anni – di circa il 30% in termini reali, e l’ammontare degli acquisti “a debito” è parallelamente cresciuto.
Conclusioni
Dopo queste riflessioni, ha ancora senso recarsi in un seggio, per far finta di credere che lì decideremo il nostro futuro?
Perciò, per una volta, cerchiamo d’esser europei: facciamo nostro l’esempio francese! Hanno votato contro la trappola della Costituzione Europea: l’Europa ha risposto con il Trattato di Lisbona e con Sarkozy.
I francesi, dapprima, ci sono cascati con la falsa contrapposizione fra gollisti e socialisti, ed oggi si sono stufati: come potrà, domani la Francia, far finta che non sia successo niente? Con il 60% d’astensione?!? Dov’è finita la democrazia in Francia, in quel 40% che ancora appoggia le élites di governo? Ah…la Francia…ha ottime tradizioni in tal senso: impariamo.
Al signor Bruni – per quel che si sa in giro – girano talmente i cosiddetti che, se lo buttassero in mare, finirebbe direttamente in Corsica come un aliscafo: e, attenzione, non per la scontata vittoria dei socialisti, ma per aver preso coscienza che l’elettorato francese è diventato fluido e non più controllabile. Insomma, i suoi padroni potrebbero chiedergli conto del guaio che sta combinando: il più grave, per le élites economiche che ci controllano.
In buona sostanza, siamo come i Nativi Americani che venivano privati delle loro terre, del loro modo di vivere e della loro cultura. E, nelle memorie dei filosofi (sì, filosofi!) di quella civiltà dimenticata – pensate o scritte oramai 150 anni fa – troviamo tutte le radici del nostro disgusto, del nostro fallimento come cultura egemone del Pianeta.
Quei poveretti – con la scusa della “civiltà” che avanzava – dovevano fuggire cercando d’indovinare, prima, quale direzione avrebbero preso le famose “Giacche Blu”. Per salvare la pelle.
Nel teatrino della democrazia addomesticata, invece, ci consentono di scegliere: preferisci essere inseguito da Capelli Lunghi Custer oppure da Cappotto d’Orso Miles? Scegli, suvvia: facci sapere se preferisci essere massacrato dalla cavalleria dell’uno o dell’altro.
Per quel che mi riguarda, inizierò col risparmiare la benzina che consumerei recandomi al seggio: rimarrò ad osservare se il sole, che sale ogni giorno più in alto nel cielo, inonderà il mio studio di luce, oppure se dovrò scendere in strada per incontrarlo.
Alcide de Gasperi
Premessa
La sorpresa giunge a metà Febbraio, quando – nello statino dello stipendio – compaiono conguagli ed addizionali: pazienza per i conguagli, ma tutte quelle addizionali, ad occhio e croce, sembra che crescano in percentuale più dello stipendio stesso. Ecco cosa leggo:
11/2010 Addizionale regionale IRPEF 45,99
11/2010 Addizionale comunale – saldo 15,29
11/2010 Addizionale comunale – acconto 6,41
Le date nella colonna a sinistra indicano che pagherò quei soldi, in busta paga, fino a Novembre del 2010: sommando le varie voci, e moltiplicando per 10 mesi, significa che i bei consiglieri regionali e comunali si prenderanno, solo da me, la bella cifra di 676,9 euro.
E le Province?
Le Province non compaiono perché s’approvvigionano mediante altre fonti: ad esempio, sulle tasse automobilistiche che paghiamo per i passaggi di proprietà. In Italia, circolano circa 30 milioni d’automezzi, il mercato dell’usato è quindi un mercato di milioni d’autoveicoli l’anno: si tratta dunque, anche lì, di un bel salasso.
Quanto ci rubano?
Uno degli assiomi imperanti, che per tanto tempo ci hanno ammansito, è che i costi della politica non siano significativi rispetto al bilancio dello Stato: passiamo per vero quanto affermano (ma è falso), però nel bilancio di una famiglia quei soldi iniziano a pesare.
Per la mia famiglia, ad esempio, rappresentano circa metà della cifra che spendiamo per il riscaldamento: poco “significativo”?!?
Oppure, se volete metterla in altro modo, significa che potrei acquistare un’utilitaria nuova ogni dieci anni. Non è niente?
Allora, quanto ci rubano?
Quanti sono i lavoratori dipendenti in Italia?
Più di 19 milioni[1]. Quanto pagheranno per le loro Regioni e per i loro Comuni? All’incirca quello che pago io (lo stipendio di un insegnante non fa certo parte della fascia “alta”, anzi…) moltiplicato per 19 milioni, ossia 12,8 miliardi di euro. Bella cifra, vero?
Poi, ci sono i pensionati: anch’essi pagano le addizionali. Non so sotto quale forma paghino i lavoratori autonomi, ma il salasso “federale” ci sarà anche per loro.
Chi più e chi meno, partecipiamo tutti alla costruzione di questo bel castello di soldi che acchiappano. Qualcuno ribatterà: già, ma ci sono anche i dipendenti, non solo i politici. Risposta: ci sono anche altre gabelle, come l’IRAP, con la quale finanziano la Sanità.
“Stornando” la Sanità dal bilancio regionale, il resto delle “competenze” tanto strombazzate dalle Regioni smagrisce, e parecchio.
Ad una domanda in merito, sulla mancata soppressione delle Province, Tremonti rispose che si possono abolire gli enti, ma non le competenze.
Risposta: le competenze possono anche essere accorpate. Di più: ciò a cui assistiamo nel campo della Pubblica Amministrazione, non è la ripartizione delle competenze, bensì la loro sovrapposizione.
Un solo esempio: prima delle varie riforme (regionale, Titolo V, ecc) la competenza sul fiume Po era di un solo ente, il Magistrato del Po. Oggi, sono 28 diverse amministrazioni, con il risultato che ogni decisione deve essere mediata e discussa in 28, le delibere rimpallano da un TAR all’altro, vanno e vengono dal Consiglio di Stato alla Magistratura ordinaria, poi al Governo…arbitrati, accordi, poi cambia amministrazione o governo e…si torna da capo.
Il vero risultato, è che il Po è il fiume più abbandonato d’Europa: chi ha viaggiato ed ha visto con i suoi occhi come vengono curati fiumi come il Reno, il Danubio, il Rodano, il Tamigi, il Guadalquivir…non potrà che confermare.
Il problema non sono dunque le competenze, bensì un esercito di gente che pensa a tutt’altro (ossia ad utilizzare quei posti come rendite di posizione), e complica ancor più le cose poiché, per ogni “complicazione”, serve la relativa tangente per sbloccarla: è un “percorso” che ogni piccolo imprenditore ben conosce.
A quanto ammonta il bottino?
Senza aver la pretesa di spaccare il capello in quattro, cercheremo di capire – almeno – qual è l’ordine di grandezza del fiume di soldi che ingoia direttamente la politica italiana. Iniziamo col fare i conti in tasca ad uno dei tanti che s’insedieranno nei consigli regionali, quelli che vengono spesso scoperti a prender mazzette.
Quanto guadagna, ad esempio, un consigliere regionale?
Lasciamo perdere le astronomiche cifre della Regione Sicilia, ed accontentiamoci della “normalità”: poco meno che un parlamentare, circa 15.000 euro netti mensili.
Un consigliere regionale, in un quinquennio, mette da parte la bella cifra di 975.000 euro, poco meno di un milione. Poi, c’è l’indennità di fine rapporto: quanto fa?
Non è come per i comuni mortali, che accantonano pressappoco una mensilità netta per anno, ma il doppio: eh, che ci volete fare, sono “speciali” anche in questo.
Perciò, a 30.000 euro l’anno per cinque anni, aggiungeranno altri 150.000 euro, che porteranno il tutto alla considerevole cifra di 1.125.000 euro per un mandato. Una discreta vincita ad una lotteria.
Per questa ragione, non lesinano soldi per stampare quei bei volumetti in carta patinata – la pubblicità elettorale – poiché si tratta del loro biglietto per la, politicissima e riservatissima, “Lotteria Italia”. Biglietti stampati, oltretutto, a nostre spese.
A quanto ammonta il monte premi della vera Lotteria Italia, quella dei politici[2]?
Le Regioni
Le Regioni italiane sono 20: il numero dei consiglieri regionali per Regione è 60, che porta il numero dei consiglieri regionali italiani alla bella cifra di 1.200.
Lo stipendio medio di un consigliere regionale è di circa 15.000 euro mensili, ovvero 195.000 euro netti l’anno. I 1.200 consiglieri regionali ci costano quindi, annualmente, 234 milioni di euro l’anno.
Aggiungendo, annualmente, le due mensilità accantonate come liquidazione, sono altri 36 milioni di euro, che portano a 270 milioni di euro il totale.
Le Province
Le Province italiane sono 110 (alla faccia dell’eliminazione, erano 100!) e ciascuna ha un numero di consiglieri che varia da 12 a 60, secondo la popolazione.
Voliamo bassi, e consideriamo una media ragionata di 35 consiglieri per ogni Provincia: voilà, 3.850 consiglieri. Quanto guadagnano?
Un consigliere provinciale guadagna un’inezia rispetto ai fratelli maggiori: “solo” 6.300 euro. Poveracci.
Il che, per la Nazione, significa sborsare ogni mese 24.255.000 euro, che in una anno (13 mensilità) fanno altri 315 milioni di euro. Più delle Regioni? Sembrerebbe così.
Non siamo a conoscenza d’eventuali trattamenti di fine rapporto: perciò, ci asteniamo.
I Comuni
I Comuni italiani sono 8.100, ed hanno un numero di consiglieri che varia in una “forbice” che va da 12 a 60. Siccome la maggior parte sono piccoli Comuni, ipotizziamo una media ragionata di 20 consiglieri.
La “zuppa” diventa consistente, poiché si tratta di 162.000 consiglieri comunali: più dei dipendenti FIAT!
Quanto guadagnano?
Qui c’è gran disparità fra il popoloso Comune ed il piccolo centro: si va da niente a 1.700 euro, ma nei Comuni sono molto importanti i gettoni di presenza – che abbiamo tralasciato per le altre amministrazioni locali – e, voci di corridoio, affermano che 1.000 euro a cranio non siano molto distanti dalla realtà.
Perciò, 162 milioni di euro.
Il totale di queste prebende inizia a far cifra, numeri da Finanziaria, poiché siamo intorno ai 750 milioni di euro (stipendi netti: e il lordo?). Il nostro calcolo non tiene però conto di una serie di “variabili” che sono molto difficili da valutare, giacché le tengono ben nascoste nelle pieghe dei bilanci.
Ad esempio: le indennità dei Sindaci e dei Presidenti, degli assessori, di missione, i rimborsi-viaggio, spese telefoniche, “gettoni” vari, auto “blu”, ecc.
E, nemmeno, abbiamo preso in considerazione le circoscrizioni e le Comunità Montane: a quanto si giunge?
Difficile dirlo, però saremo ben oltre il miliardo di euro: ad essere molto, moooolto prudenti.
E i parlamentari?
I nostri “dipendenti” a Roma sono 630 deputati e 315 senatori, ossia 945 parlamentari, i quali percepiscono 20.600 euro mensili. Ogni mese, saranno 19.467.000, ogni anno 253 milioni di euro.
Avevamo premesso di non poter fornire cifre precise in merito, ma solo indicative, poiché sono tali e tanti i benefit che ci si perde in una palude: dai contributi per i “trombati” (ufficialmente, per riprendere l’attività lavorativa precedente la nomina), all’infinità di viaggi, telefoni, computer portatili, ecc. Un oceano.
Riflettiamo, poi, che il loro trattamento previdenziale è scandaloso in un Paese che non è in grado di concedere nemmeno 300 euro mensili ad un (vero) invalido al 100%. Maturano il diritto alla pensione in 36 mesi: ai comuni mortali non bastano 36 anni.
Se ci limitiamo a questi dati, potremmo concludere che è sì scandaloso pagare così profumatamente la classe politica (la più costosa del Pianeta), ma che le cifre in gioco – qualche miliardo di euro l’anno – sono sopportabili per il bilancio dello Stato.
L’impressione che si ricava è che siano tutte cifre sottostimate, poiché i benefit e le prebende fanno la parte del leone in questi conteggi ma, loro stessi – nonostante la strombazzata “trasparenza” – sono più bravi del miglior prestigiatore a farle sparire. Ma, aspettate: il bello, viene dopo.
Il saccheggio
La Corte dei Conti ha stimato[3] che, ogni anno, la corruzione “strappi” illegalmente agli italiani una cifra variabile fra i 50 ed i 60 miliardi di euro: sono una quantità di soldi paragonabile alle Finanziarie che più hanno succhiato il sangue agli italiani.
Non lo ha detto l’Arcivescovo di Costantinopoli, non sono illazioni di qualche centro sociale: sono cifre ufficiali, comunicate dalla più elevata autorità della Magistratura contabile, che i politici conoscono benissimo.
La cifra è coerente, oltretutto, con il famoso “teorema di Craxi”, ossia che un terzo dei trasferimenti di denaro dallo Stato alla periferia, oppure degli appalti sulle opere pubbliche, sia trasformato in tangenti. Considerando la quota di denaro che lo Stato trasferisce o spende direttamente in appalti, la cifra è coerente.
Siamo poveri, ci tocca lavorare “a singhiozzo” ed andare in pensione il giorno prima del funerale per mantenere questa pletora di delinquenti! Poiché, chi corrompe e chi si fa corrompere, è inequivocabilmente un delinquente, tale e quale a chi va a rubare negli appartamenti. Oltretutto, sono ladri che, per rubare i nostri soldi, si fanno pagare profumatamente! Ladri di Stato: non c’è miglior definizione.
Da un’inchiesta de “L’Espresso”, s’evince che – da quando Berlusconi è a Palazzo Chigi, ossia negli ultimi due anni – le spese della Presidenza del Consiglio sono “lievitate” di un miliardo di euro, solo per la Presidenza del Consiglio!
Ci sono addirittura i filmati – come quello del consigliere regionale Mirko Pennisi, che incassa 5.000 euro in un pacchetto di sigarette[4] – oppure le confessioni di un ex vicepresidente regionale (Frisullo), il quale ammette: sì, è vero, favorivo negli appalti Tarantini…ma quelle donnine “disinibite”, che mi faceva conoscere, m’inebriavano al punto di perdere la testa…
Eh, come cambiano i tempi…un paio di secoli or sono, quel “perdere la testa” non sarebbe stato soltanto metaforico.
Quando parlano di “risparmi” da attuare tagliando la spesa sociale, intervenendo sulle pensioni o sulla “flessibilità” del lavoro, raccontano quindi una storiella che solo dei gonzi possono bere: la vera idrovora di denaro pubblico sono loro. Se, ogni anno, risparmiassimo una cifra intorno ai 60-70 miliardi di euro (tangenti più stipendi), non avremmo bisogno delle “lacrime e sangue” che ad ogni Finanziaria ci propinano. E, attenzione: non stiamo parlando dei dipendenti della Pubblica Amministrazione, ma solo dei politici!
Giunge allora il dilemma di cosa fare alle elezioni.
Ma…votare chi?
L’attuale governo – il sultanato Chigi/Grazioli – è così squalificato che non merita nemmeno d’esser preso in considerazione: comprendiamo chi lo sostiene perché consente ai ceti più abbienti d’imboscare ricchezze nei paradisi fiscali e poi, con il solito trucco di Trecarte detto il Ministro dell’Economia, riportarli in Italia pagando il 5% invece del 40%. Per, alla prossima occasione, riportarli ai Caraibi e quindi farli tornare una seconda volta: una partita di giro col 5% di tasse! Per lor signori, ovvio: per noi, quasi 700 euro da pagare ogni anno in busta paga.
Non comprendiamo gli elettori (e lavoratori) di destra (ossia, chi crede nei valori sociali di destra, nei riferimenti economici di destra: De Benoist, ad esempio): riteniamo che sia giunto il giorno nel quale debbano rendersi finalmente conto che non votano una persona di destra, bensì per un affarista milanese che pensa soltanto ai suoi interessi. Un ex socialista, craxiano di ferro per giunta.
Anche le persone più abbienti, che si credono al riparo dalle crisi economiche, dovrebbe valutare con attenzione cosa sta accadendo alle finanze italiane, poiché quando arrivano i “crack”, modello Islanda o Grecia, nessuno è più al sicuro.
Forse poco attenti al bilancio dello Stato, non avranno meditato che il debito pubblico italiano viene valutato oramai attorno (per alcune fonti oltre) il 120% del PIL: siamo oramai in “zona Cesarini”, ad un passo dal baratro. La cosiddetta “strategia” di Berlusconi è semplicemente quella d’indebitare il futuro per glorificare se stesso oggi: questa è la politica economica del Governo, nient’altro.
Gioverà sapere che, nella Finanziaria per il 2010, sono stati “stornati” 3,5 miliardi di euro dal fondo INPS dei TFR per metterli alla voce della spesa corrente. Avete capito la gravità dell’atto? Non nelle spese in conto capitale per gli investimenti, alla spesa corrente! Argent de poche per affari e relative tangenti!
Sulla Lega che difende gli interessi del Nord, basti pensare che è stato rimorchiato fuori del bacino di carenaggio un vecchio bastimento, che là arrugginiva da anni: si chiamava “Cassa del Mezzogiorno”. Al prossimo varo – si dice – sarà ribattezzato “Banca del Mezzogiorno”: c’è da aggiungere qualcosa?
E, per chi l’avesse dimenticato, Umberto Bossi fu condannato esattamente come Craxi, nello stesso processo di Milano, per una tangente di 100 milioni di lire (dell’epoca) ricevuta da Montedison[5]. Celaduro, certo, per metterlo nello stoppino a noi.
Il cosiddetto “centro” di Casini – che s’allea di qua e di là – è soltanto una ruota di scorta a noleggio chilometrico: tutte le leggi, che proteggono il premier per le sue malefatte, sono prima concordate con Casini.
Il quale, non dimentichiamolo, è molto interessato agli appalti per le grandi opere: il fatto d’essere il genero del costruttore Caltagirone, non avrà importanza? E chi manovra il “rubinetto” delle grandi opere? Quello che, in Parlamento, ha bisogno dei voti di Casini per approvare le sue “mazzate” alla Costituzione. La prova? I deputati UDC, quando serve, “s’assentano” – nel miglior stile democristo, “la destra non sappia ciò che fa la sinistra” – com’è avvenuto in più occasioni.[6]
Il PD è, tuttora, un partito senza una linea politica che non sia il bieco appoggio ai potentati economici che ci stanno strangolando: si nutrono dalla stessa melma di Berlusconi. Quando furono al governo, fecero pressappoco le stesse cose: ricordiamo la riforma delle pensioni Damiano, quella che – col meccanismo dell’aumento ogni anno dell’età pensionabile – funziona come una carota appesa di fronte all’asino, per farci lavorare fino al giorno prima del funerale. Oppure dobbiamo ricordare che i CO.CO.CO li hanno inventati loro?
Inoltre, prima di parlare del PD come partito, dovrebbero trovarlo: ciò che è accaduto in Puglia insegna.
Infine, il centro-sinistra italiano ha mancato troppi “appuntamenti” con il suo elettorato quando era al governo (per sette anni!): ricordiamo che la “cedolare secca” sui redditi da capitale è tuttora del 12,5%.
E’ inutile parlare di “lavoro”, se non s’esplicita chiaramente che bisogna tassare di più i capitali e le rendite e meno il lavoro (dipendente ed autonomo).
Potranno anche rosicchiare qualche punto percentuale, ma il destino politico del partito voluto da Veltroni è soltanto un’interminabile agonia: la gente che ancora crede nei veri valori di sinistra – giustizia sociale, eguaglianza di fronte alla legge, solidarietà, protezione sociale dei più deboli, pace, ecc – non “se li fila” più.
Antonio di Pietro è bravissimo nel ruolo di capopopolo, un po’ meno quando deve scegliere le persone: non crederete mica che, aver condotto al Senato un uomo squalificato come De Gregorio, sia stato uno “sbaglio”? Di questo passo, potrete credere anche a Cappuccetto Rosso.
Non c’era proprio nessuno, nella cosiddetta “società civile”, da far sedere in Parlamento al posto di uno squalificato giornalista proveniente dalla destra, per giunta infilato in una squallida storia di finanziamenti ed assegni scoperti[7]? Conosciamo personalmente parecchie persone dell’IDV le quali – per onestà e capacità – sarebbero state degnissime per rappresentare l’IDV in Parlamento, invece “toccò” ad un ex giornalista de “Il Giornale”, per giunta già rifiutato da Forza Italia.
Oppure, vogliamo parlare della proposta di legge per depenalizzare il reato di bracconaggio (sì, il bracconaggio!), proposta dall’IDV e firmata dagli onorevoli Cimadoro, Di Giuseppe, Messina, Mura, Piffari e Rota[8]? Ma dove li va a scovare, Pietruzzo, elementi del genere da mettere in lista? Nei ruoli dei bruciabaracche?
Fuori dai denti, queste sono cose che avvengono nel sottobosco della politica, dove tutti cercano sempre d’avere “pedine di scambio” con l’uno o con l’altro: se non vi basta, chiedetevi perché s’alleò – quand’era Ministro – con il governatore del Molise del PdL – Iorio – per bloccare il primo “campo” d’aerogeneratori in mare[9]. Strana alleanza, vero? ENI ed Enel ancora ringraziano.
Le altre formazioni non meritano nemmeno d’esser prese in considerazione, perché insignificanti, compresa la litigiosa ed inconcludente sinistra “estrema” ed il penoso ambientalismo italiano, frantumato in mille sigle, in perpetua lotta fra di loro. In realtà, l’ambientalismo italiano non medita sull’ecologia e sulla tecnologia per risolvere i problemi, bensì sul manuale Cencelli.
Se vogliamo sorridere, visualizziamo personaggi come Rutelli – radicale, verde, margherito, PiDieddino, quasi UDC… – oppure un campione del salto della staccionata come Capezzone: nato l’8 Settembre, buon sangue non mente. E un tipetto un po’ fegatoso come Adornato? Cos’è, oggi, Adornato? Almeno lui, lo sa?
Fra i partiti “tradizionali”, vince la palma della comicità la Destra di Storace, la quale diffonde materiale elettorale dove afferma d’esser in lotta contro la Casta, per l’affermazione di valori come socialità, solidarietà, ecc. In fondo, scritto piccolo, c’è un “Con Berlusconi”: penosi. E appoggiano Cota, un secessionista: cosa risponde “la Patria”?
Rimane il “fenomeno Grillo” il quale – due anni or sono, al primo V-day – pareva aver l’Italia in tasca: se Beppe Grillo, all’epoca, avesse fondato un vero partito ed avesse chiesto il voto agli italiani, avrebbe ricevuto un consenso a due cifre.
Lo affermiamo perché l’elettorato “senza casa” – come conferma un sondaggio di SWG[10] – è principalmente quello giovanile (18-34 anni), il quale considera – per il 51%! – l’astensione come un mezzo di protesta. Proprio i giovani, i più informatizzati, quelli che più navigano sul web.
Invece, che fa Grillo?
Se lo mena per due anni, finché la gente capisce che ha solo a cuore i suoi interessi editoriali. Infine, presenta le sue liste in qualche circoscrizione alle elezioni regionali, tanto per dire che lo “ha fatto”: sarebbe questa l’alternativa?
Non discutiamo le proposte di Grillo – per buona parte condivisibili – ma poniamo una domanda: perché non ha fondato, allora, un partito a livello nazionale? Perché non lo fa oggi? Cosa ha guadagnato a non farlo?
La vera soluzione
Chi propaganda l’astensionismo potrebbe apparire nichilista: così non è.
Perché, piccoli partiti con buoni programmi, che si sono presentati a varie tornate elettorali, non hanno avuto successo? Poiché gli italiani sono affezionati, in modo ossessivo, ai loro carnefici: sembra quasi di rivedere, ogni giorno, “Portiere di notte”.
Blaterano, s’arrabbiano, urlano, ma il giorno delle elezioni si mettono ordinatamente in fila davanti al seggio.
Nessun nuovo partito potrà mai affermarsi, fin quando l’astensione consapevole non giungerà a cifre “bulgare”!
Soltanto la disaffezione degli italiani potrà condurre ad un nuovo percorso di speranza: da un lato renderà la partitocrazia più fragile – quando sa che la metà degli elettori non vota più né lui, e né il suo apparente avversario, il politico carrierista comincia a pensare: e se arriva un terzo incomodo? E se questo non si fa incantare dalle tangenti e dalle escort? – dall’altra renderà consapevoli le nuove, potenziali forze politiche che lo spazio per agire esiste. Altrimenti è inutile partire: già si sa di finire con lo 0, qualcosa %.
La principale obiezione, che i “votazionisti” oppongono agli “astensionisti”, è che il voto è partecipazione civile alla vita sociale, strumento mediante il quale funziona la democrazia.
Passiamo per buoni i principi (ci sarebbero parecchi “distinguo”, ma lasciamo perdere) e andiamo alla domanda: quali sono stati gli argomenti di questa (e d’altre) campagne elettorali?
Sfatiamo subito il mito che queste siano semplicemente delle elezioni locali: non si vota per eleggere il miglior Presidente di Regione, bensì per appartenenza di tipo calcistico.
Curiosa poi l’ennesima diatriba sull’aborto: si tratta di un tema da approfondire per dei programmi regionali? Significa forse che s’approssima uno scenario nel quale avremo varie “competenze” in questo settore? Forse una legge regionale che in Lazio concede l’aborto, in Calabria lo nega, a Milano solo per le milanesi, a Torino solo per le over-40, a Venezia solo per le nate sotto il segno dell’Acquario? Oppure, stiamo giocando all’eterna “partita” fra Peppone e Don Camillo? Sinceramente, ci siamo stufati.
E i programmi elettorali?
A nostro avviso, li fotocopiano da un anno all’altro: in alcuni casi, addirittura, hanno inaugurato il “refuso freudiano”. Sulla pubblicità elettorale de “La Destra”, il “mutuo sociale” è diventato il “muto sociale” (pag. 3, rigo 25, “La Destra Cuneese): sappiamo d’esser muti, senza che ce lo venga a dire Storace o chissà chi altro.
La maggior parte delle persone che si presentano alle elezioni, manco conoscono il programma, al punto d’esser perfettamente intercambiabili: è il caso della candidata Fiorella Bilancio la quale, dopo aver tappezzato Napoli con i suoi manifesti elettorali (dove appare con il logo del PdL), non ha trovato chissà quale “accordo” con i berluscones e correrà per l’UDC[11]. I manifesti sono sempre là, con il PdL in prima vista: e il programma? E’ quello dell’UDC? Sono la stessa cosa?
Lo scopo di queste campagne elettorali (destra o sinistra, poco cambia) è quello di farci dimenticare quelli che dovrebbero essere i temi di una vera campagna elettorale. Non basta, come fa Bersani, affermare che è “per il lavoro”: cosa significa? Vale quanto il “contro il cancro” di Berlusconi pronunciato a San Giovanni.
Gli argomenti per una vera campagna elettorale ci sarebbero, ma li evitano accuratamente.
Se la crisi economica finisse, e si dovesse tornare ai livelli d’anni fa, molti economisti hanno avvertito che sarebbe impossibile tornare a quei livelli d’occupazione. Perché? Poiché, almeno qui in Europa, la competitività si raggiunge mediante l’automazione e la standardizzazione dei sistemi produttivi: ergo, con meno occupati.
Difatti, anche nei periodi di “vacche grasse”, l’occupazione nelle grandi imprese cala regolarmente dell’1% l’anno circa.
Un buon argomento da campagna elettorale sarebbe quindi non la carità del misero assegno di disoccupazione (per chi riesce a prenderlo!), bensì un serio dibattito sul reddito di cittadinanza.
Signori: l’automazione libera l’uomo dal lavoro ripetitivo e dalla fatica, vogliamo prenderne atto? Oppure continueremo ad osservare i processi produttivi inforcando gli occhiali della prima rivoluzione industriale?
E la Pubblica Amministrazione – della quale si parla solo più per le “sparate” di Brunetta – non è forse quella che più dovrebbe avvalersi della rivoluzione informatica, per svolgere meglio i suoi compiti, con meno occupati?
Ancora ricordo – sarà stato il 2004 – un sorridente Berlusconi, con a fianco l’allora Ministro per l’Innovazione Stanca, che presentava la carta d’identità elettronica: dov’è finita?
Il dibattito sul reddito di cittadinanza non è più la discussione sul sesso degli Angeli: mantenere gente al lavoro quando non ce ne sarebbe bisogno, è la politica degli struzzi. Dove trovare i soldi? Evitare la rapina seriale della classe politica – 60/70 miliardi di euro l’anno – sarebbe già un buon inizio.
Da lavoro all’energia, ma senza cadere nel tranello delle sole pazzie nucleari berlusconiane: la gestione dell’energia (e delle risorse, in primis l’acqua) viene data ai privati soltanto per rinsaldare i legami fra la classe imprenditoriale (i corruttori) e quella politica (i corrotti). Dove arriva il privato, i costi lievitano ed il servizio decade: sono gli stessi utenti ad accorgersene. Come stanno, per l’acqua, a Latina?
La vera “piazza” politica di Sabato 20 Marzo a Roma – giacché poneva un problema politico, non degli slogan – era quella del corteo per la pubblicità dell’acqua e delle risorse.
Se cerchiamo argomenti “politici” ne troviamo a bizzeffe: quali scelte operare riguardo all’inurbamento della popolazione? E’ preferibile continuare ad inurbare, oppure promuovere iniziative per ripopolare il territorio, che sta diventando un dormitorio per pensionati? Già, ma le risorse (agricole, energia, materie prime, ecc) sono nel territorio – laddove la “filiera” produzione/consumo s’accorcia – e, allora, chi lucrerebbe sulle reti di distribuzione?
Da qui si giunge ai trasporti: andiamo avanti nel costruire TAV, autostrade, raddoppi, corsie, tangenziali…oppure scegliamo d’usare l’acqua (fluviale e marina) che consente d’impiegare, a parità di tonnellata trasportata, il 30% del carburante rispetto al mezzo gommato, ed il 60% rispetto alla pur “risparmiosa” ferrovia?
Ci sarebbero tantissimi argomenti dei quali parlare, e ci limitiamo per sole questioni di spazio: la forma di Stato e le autonomie, l’istruzione, l’immigrazione, la sanità…
E la socialità? Il nostro vivere quotidiano? Non dovrebbe essere un argomento da campagna elettorale?
La società italiana ha retto abbastanza bene fin quando i giovani entravano presto nel mondo del lavoro e gli anziani andavano in pensione ad un’età accettabile, diciamo fra i 50 ed i 60 anni. Perché?
Poiché gli anziani sono anche nonni, e quindi sollevano i genitori dalla frenesia asilo/lavoro/asilo, vissuta come una corsa ad ostacoli. Inoltre, i pensionati ancora in forze non hanno mai vissuto con le mani in mano: quante case hanno ristrutturato? Quanti orti hanno coltivato? In definitiva, quanta ricchezza hanno prodotto? Le famiglie italiane hanno retto per tanto tempo grazie a questo equilibrio: distruggerlo, è da folli.
E proprio qui viene il punto che più fa male.
La realtà è che questa classe politica non desidera affatto promuovere la prosperità degli italiani, bensì proprio l’opposto, poiché questi sono i desideri delle banche.
La questione del denaro e delle banche non si limita alla sola proprietà pubblica della Banca d’Italia: il problema più scottante è che, grazie alla sempre minor ricchezza a disposizione, gli italiani sono costretti, sempre di più, a vivere “a debito”, ossia ad acquistare a rate oppure “in rosso”.
Comprare a debito è nettare per le orecchie dei banchieri i quali, su ogni piccola transazione a debito, incassano la loro tangente. Difatti, le retribuzioni sono scese – negli ultimi 20 anni – di circa il 30% in termini reali, e l’ammontare degli acquisti “a debito” è parallelamente cresciuto.
Conclusioni
Dopo queste riflessioni, ha ancora senso recarsi in un seggio, per far finta di credere che lì decideremo il nostro futuro?
Perciò, per una volta, cerchiamo d’esser europei: facciamo nostro l’esempio francese! Hanno votato contro la trappola della Costituzione Europea: l’Europa ha risposto con il Trattato di Lisbona e con Sarkozy.
I francesi, dapprima, ci sono cascati con la falsa contrapposizione fra gollisti e socialisti, ed oggi si sono stufati: come potrà, domani la Francia, far finta che non sia successo niente? Con il 60% d’astensione?!? Dov’è finita la democrazia in Francia, in quel 40% che ancora appoggia le élites di governo? Ah…la Francia…ha ottime tradizioni in tal senso: impariamo.
Al signor Bruni – per quel che si sa in giro – girano talmente i cosiddetti che, se lo buttassero in mare, finirebbe direttamente in Corsica come un aliscafo: e, attenzione, non per la scontata vittoria dei socialisti, ma per aver preso coscienza che l’elettorato francese è diventato fluido e non più controllabile. Insomma, i suoi padroni potrebbero chiedergli conto del guaio che sta combinando: il più grave, per le élites economiche che ci controllano.
In buona sostanza, siamo come i Nativi Americani che venivano privati delle loro terre, del loro modo di vivere e della loro cultura. E, nelle memorie dei filosofi (sì, filosofi!) di quella civiltà dimenticata – pensate o scritte oramai 150 anni fa – troviamo tutte le radici del nostro disgusto, del nostro fallimento come cultura egemone del Pianeta.
Quei poveretti – con la scusa della “civiltà” che avanzava – dovevano fuggire cercando d’indovinare, prima, quale direzione avrebbero preso le famose “Giacche Blu”. Per salvare la pelle.
Nel teatrino della democrazia addomesticata, invece, ci consentono di scegliere: preferisci essere inseguito da Capelli Lunghi Custer oppure da Cappotto d’Orso Miles? Scegli, suvvia: facci sapere se preferisci essere massacrato dalla cavalleria dell’uno o dell’altro.
Per quel che mi riguarda, inizierò col risparmiare la benzina che consumerei recandomi al seggio: rimarrò ad osservare se il sole, che sale ogni giorno più in alto nel cielo, inonderà il mio studio di luce, oppure se dovrò scendere in strada per incontrarlo.
Un’attività senz’altro più onorevole, piuttosto che andare a scegliere i miei futuri carnefici.
Articolo liberamente riproducibile nella sua interezza, ovvia la citazione della fonte.
[1] Fonte: http://www.ancot.it/cms/index.php?option=com_docman&task=doc_download&gid=1065
[2] Tutte le cifre sono state tratte da Wikipedia.
[3] Fonte: http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Economia%20e%20Lavoro/2009/06/corte-conti-corruzione-rendiconto-generale-stato.shtml
[4] Fonte: http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/p/italia/2010/02/13/AMlplQND-beccato_consigliere_mazzetta.shtml
[5] Fonte: http://indiano1983.blogspot.com/2008/05/parlamento-pulito-umberto-bossi.html
[6] Soltanto alcune “assenze strategiche” dell’UDC (ci sarebbe da riempire una pagina di collegamenti): http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2344728&yy=2009&mm=09&dd=30&title=camera_pd_e_udc_assenti_salvan e http://ilnichilista.wordpress.com/2010/03/16/il-messaggio-devastante-delludc/
[7] Fonte: http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Attualita%20ed%20Esteri/Attualita/2006/12/011206gatti_degregorio.shtml?uuid=06807776-810f-11db-88d7-00000e251029&DocRulesView=Libero
[8] Vedi: http://magazine.quotidianonet.ilsole24ore.com/ecquo/ecquo/2010/02/12/proposta-di-legge-idv-per-depenalizzare-il-bracconaggio-insorgono-gli-ambientalisti/
[9] Vedi: http://carlobertani.blogspot.com/2009/03/venti-nucleari.html
[10] Vedi: http://www.italiafutura.it/dettaglio/110405/gli_italiani_e_l_astensione_motivata
[11] Vedi: http://www.napolinord.info/index.php?option=com_content&task=view&id=3954&Itemid=2
Condivido nella sostanza il suo post.
RispondiEliminaPersonalmente però ritengo che - nelle regioni ove è possibile - un voto per le liste "dell'antipolica" rappresentata dal Movimento 5 stelle mette più paura alla casta del comportamento di un astenuto.
Capisco che il "NON partito" di Grillo abbia una serie di limiti e problematiche da approfondire: a partire dalla scarsa conoscenza che ho dei candidati in Piemonte fino ad arrivare alla analisi della figura di Grillo nel suo complesso, ma penso altresì che un 25% di voti al Movimento farebbe molto più scalpore che un 25% di astenuti.
Quest'ultima situazione passerebbe quasi sotto silenzio e verrebbe "spacciata" come un fatto .... fisiologico la sera degli exit poll e dimenticata il giorno dopo.
Certamente un'astensione del 50 - 60% sarebbe un segnale forte, ma per un popolo di amanti dei propri carnefici come quello italiota la ritengo poco probabile.
In sostanza però, astensione bulgara o Movimento 5 stelle, oggi più che mai avremmo bisogno di un segnale chiaro - non solo da parte dei giovani - che faccia intravvedere una luce alla fine del tunnel.
Se così non sarà (come purtroppo penso) non resterà che attendere (forse) un ricambio generazionale continuando a leggere sulla Rete le notizie della "contro-informazione" e cercando di diffondere la conoscenza principale seme del cambiamento.
Complimenti Carlo. Una analisi perfetta!! E chi va a votare ora può solo definirsi un colluso con la casta.... anche quella delle 5 stelle. Luigi Boschi
RispondiEliminaIl grosso problema non è l'astensione o il votare per fare scalpore dove alla fine graazie alla non-democrazia conterebbe solo e solamente il 50,01 % + l'opportuno (per loro) mercato di compravendita riparatore ma è quello di mandarli tutti a casa ( o peggio)che non è facile .
RispondiEliminaRicapitoliamo:uno per non andare in galera ha ripulito le fogne e resciuscitato italici fantasmi del passato riciclati e l'altro per non dare vero ricambio politico invece di produrre una nuova generazione di politici capaci veramente nuovi hanno cambiato il partito ....alla facciazza nostra!
Ribalto la critica: un 5% a Grillo non significa niente. Un 40% d'astenuti inizia a far paura.
RispondiEliminaCiao a tutti
Carlo
Scusate, ho dimenticsto di salutare i nuovi amici ed il vecchio amico Luigi. L'educazione anzitutto.
RispondiEliminaCarlo Bertani
buona giornata.
RispondiEliminaciao carlo è un bell' articolo.
condivido ciò che scrivi, ma in merito alla astensione non sono d' accordo.
ti dico , cosa facimo io e mia moglie da un po di tempo.
di fronte al presidente del seggio, mettiamo a verbale che nessuno ci rappresenta.così che i ns voti non possono essere utilizzati .
in ogni caso, da decenni, al verice del potere, abbimo sempre i soliti .
non è democrazia.
la colpa è degli italaini che li applaudono, che li votano.
anche in questa fase di crisi, cosa fanno per il paese.
ma , agli italiani, piace pensare a balotelli , o al grande fratello.
buona giornata
http://www.pclavoratori.it/files/index.php?c3:o1693:e1
RispondiEliminaLeggete e diffondete!
Karl
Grazie Carlo x il tuo articolo
RispondiEliminaAnch'io come Massimo condivido i contenuti tranne 'l'utilita' del non voto.
So che continuerai a sostenere le tue ragioni, almeno internet e' uno dei pochi luoghi democratici rimasti.
Pero' proprio l'esempio francese mi fa pensare che forse nemmeno il 60% di astensione sia stato utile ai fini di una riflessione seria da parte della classe politica.
Infatti:
1) i seggi e le amministrazioni sono stati assegnati -ovvio che sia cosi';
2) v'e' chi canta vittoria e chi nasconde la sconfitta dietro l'astensione;
Dunque, qual'e' la parte costruttiva di un eventuale non voto?
Con i media ed i giornalisti a servizio dell'editore o del politico proprietario -che in Italia in molti casi coincidono- non mi stupirei che anche se votassero 250 persone su 50 milioni di aventi diritto, ossia 5 elettori su 1 milione, la gente in primis e la classe politica subito dopo ci rifletta...
Secondo me, potrebbe esser una possibilita' il voto disgiunto: voto ad un candidato, e presidenza segnata x avversario, mischiando i 2 'big' di ogni regione.
In questo modo almeno un po' si mischiano le carte.
Meglio sarebbe, ove possibile scegliere il nome del consigliere tra le liste de 'il piu' sfigato' come suggerisce Debora Billi sul blog di Crisis, op nelle 5 regioni ove presenti, un candidato del 'movimento a 5 stelle' -es: Piemonte, ma qui eviterei nel disgiunto, la croce su Cota
Al riguardo, sarebbe ora che l'onesto leghista mediti sul suo status di elettore da sempre gababto da Bossi & Co.
Se credi ti segnalo il seguente link -visto che conosci la Valsesia, forse riconosci il "puledro" in questione
http://pseudoliberipensieri.blogspot.com/2010/03/ma-che-ti-lega.html
PS: e se ti capitasse, fai un salto a Varallo, a vedere gli effetti del regime leghista: alcuni son evidenti a chi non si lascia 'stordire' dall'apparente abbellimento estetico cittadino
[scritto da un Varallese, amante della propria valle]
Complimenti Carlo, un post veramente straordinario, un'analisi impietosa e precisa di molte delle cose che non vanno. Inutile dire che concordo pienamente con le tua valutazioni, quello che cambia radicalmente è la reazione. Da tutte queste porcherie tu ne derivi che sia necessario non votare, io che proprio per questo sia necessario votare certo non per quelli che ci sono ora!. Probabilmente non è questione di ragionamenti, di valutazioni razionali, ma di qualcosa che viene da dentro, del modo che abbiamo di affrontare la realtà. C'è chi di fronte alle difficolta si chiude in se stesso e chi si rimbocca le maniche e lotta. Magari quello che lotta finisce per prenderle ancora di più e quello che cade in depressione poi ne esce e sta bene, non è detto che un strategia sia meglio dell'altra. Però io preferisco lottare non arrendermi.
RispondiEliminaL'unica cosa che non mi convince del tuo ottimo articolo è il considerare l'astensione una forma di lotta, io ribadisco che non lo è assolutamente. In Francia, come giustamente ricordi, c'è stata un'astensione del 60% fantastico! Ma quello che ha cambiato gli equilibri, quello che ha dato la batosta a Sarkozy è il fatto che ha vinto la sinistra non le astenzioni. Se, come accadrà in Italia, la sua parte politica fosse andata comunque a votare e l'altra si fosse astenuta in massa, se le astensioni fossero state il 70%, ma avesse vinto lui, credi che glie ne sarebbe importato qualcosa delle astensioni? Credi che avrebbero diminuito la sua forza? Negli Stati Uniti le astensioni sono state sempre a quei livelli, ma l'argomento politico non sono mai state le astensioni, i presidenti hanno governato, con tutto il loro potere anche se solo il 30% degli americani era andata a votare, gli altri non vogliono decidere? Meglio! Per una volta invece sono andati a votare ed abbiamo avuto Obama. Certo da noi non c'è un Obama, però magari ci sono persone in gamba, magari anche moltissimo che non si risconoscono in nessuno dei grandi carrozzoni, che militano nel movinento a 5 stelle o in Sinistra Ecologia e Liberà, ma che non avranno mai spazio, che non saranno mai conosciuti, che non combineranno mai niente perché i loro potenziali elettori erano troppo in gamba, troppo puri, troppo intelligenti per andare a votare!
Ok continuate a far decidere gli stupidi allora!
Carlo,
RispondiEliminainnanzitutto complimenti per l'articolo: mi fa un immenso piacere leggerti e condividere la stragrande maggioranza delle tue argomentazioni.
Peccato che questo sentimento sia poi soffocato dalla rabbia di non vederti firmare i tuoi articoli sui cosiddetti mainstream. Ma, avendo oltrepassato gli anta, ho capito a mie spese come esistano dei sogni destinati a non avverarsi.
Peccato.
Sono combattuto tra l'accettazione critica della tua ragionata esortazione all'astensione e la grande paura che la reazione della casta (minuscola non a caso) sia un bel menefrego un attimo prima di spartirsi prebende e poltrone con il manuale cencelli 3.0.
Mi piace leggere, assieme alla pars destruens astensionistica una pars construens forse sottintesa.
Un'astensione del 60% rende possibile la nascita di movimenti politici (spero nel senso più nobile del termine) in grado di far numeri a due cifre.
Lasciamo perdere i movimenti a tot stelle, su cui ti sei correttamente espresso. Credo che l'astensione massiccia significherebbe la fine conclamata del sogno dei politici di casa nostra, ovvero la creazione di una massa che ha capito il giro del fumo, ha capito di essere manovrata da interessi altri ed è pronta per essere aggregata su una piattaforma di idee davvero reali, comuni e condivisi (citi un sacco di buoni spunti sull'argomento).
A questa massa (silenziosamente uscita dal recinto) è difficile propinare slogan come "Dobbiamo occuparci del lavoro" oppure "La nostra priorità resta la difesa della famiglia".
Credo sarebbe più sensibile a idee del tipo "detassazione totale degli impianti termosolari o fotovoltaici su scala condominiale".
Mi illudo a credere in valori di questo tipo?
Forse si, ma credo saresti un ottimo leader, in questo caso.
E non credo proprio di essere l'unico a pensarlo.
Un abbraccio
PG
Forse qualcuno non ha meditato alcune parti dell'articolo, che bisognava forse approfondire.
RispondiEliminaIl rapporto fra l'elettore italiano e la controparte (!) politica è di sudditanza, non di rappresentatività.
Perciò, gli esempi esteri possono essere validi, salvo gli USA, altro sistema elettorale, troppo diverso: bisogna iscriversi per votare!
Ma possono essere presi a paragone soltanto se collegati dialetticamente alla realtà italiana.
Nelle tante traversie politiche dell'Italia post-risorgimentale, nulla è stato fatto per costruire l'abitus del cittadino.
Non ci sono le basi per uno stato liberale: siamo ancora e sempre sudditi, del re, del fascismo, della parrocchia e del partito.
Non scegliere più ha un valore più profondo: vuol dire liberarsi della "scimmia" che c'hanno affibbiato nel 1861, e che mai ci siamo scrollati di dosso.
Ovvio che, se cercate dall'astensionismo risposte all'immediato, non ne troverete: quel che le prossime generazioni potranno, forse, ottenere è uno stato liberale, con diritti e doveri perfettamente codificati e rispettati.
La posizione dell'astensionista non è quella di far "fallire" una tornata elettorale, bensì quella di salvare una futura generazione dall'ignavia nella quale viviamo.
Proviamo a riflettere in questo modo.
Ciao e grazie e a tutti
Carlo Bertani
Ciao Pierluigi, mentre scrivevo il commento è arrivato anche il tuo, che vedo adesso.
RispondiEliminaNon mi cruccio di non scrivere sui grandi giornali, poiché è una scelta - quella di non vendermi mai a nessuno - che feci già in gioventù. E conosco tante persone che resistono alle lusinghe ed ai canti delle sirene che ti spianerebbero la vita: quelli sono i veri eroi.
Per quanto riguarda l'astensionismo, ho cercato d'approfondire alcuni concetti nel commento precedente.
Un abbraccio fraterno
Carlo
Vorrei dire la mia in merito agli effetti dell'astensione. Credo che anche se in Italia si arrivasse ad una percentuale bassa, diciamo sotto il 40% la casta dei politici se ne impipperebbe e continuerebbe a fare i suoi comodi. Chi ha il potere alla lunga verso i suoi governati ha del disprezzo, a volte palese, a volte nascosto, ma sempre presente. Non è con l'astensionismo elettorale che si colpisce la casta.
RispondiEliminaCiao Carlo
> La posizione dell'astensionista non è quella di far "fallire" una tornata elettorale, bensì quella di salvare una futura generazione dall'ignavia nella quale viviamo.
RispondiEliminaCarlo, mi piacerebbe capire come?
Saprai meglio di me che 'le poltrone' si calcolano sui voti validi [votanti-(bianche_nulle)], per cui se anche solo 1xmille degli aventi diritto esprimesse una preferenza, i seggi verranno attribuiti in base all'1xmille
Come fare capire alla casta che una parte, forse minoritaria, della gente e' stanca di loro, non lo so; non credo esista una ricetta buona x tutte le stagioni elettorali; il voto disgiunto potrebbe esser una, cosi' come alle politiche un'altra potrebbe esser 1 voto alla Camera, voto opposto al Senato...
> Proviamo a riflettere in questo modo.
Ma non ne usciamo se lasciamo andare al voto solo: chi e' innamorato del partito x interesse o tornaconto, chi si e' fatto comprare -in periodo di crisi succede, leggi tra i tanti, il Mattino-, chi e' seguace di una dottrina 'spacciata x verbo' politico, ...
Solo creando qualche disequilibrio nel sistema delle rappresentanze e referenze dentro le amministrazioni pubbliche, si puo' sperare di fare qualcosa
E' poco, ma potrebbe esser l'inzio x qualcosa di nuovo x le generazioni future.
Altrimenti, spiegami dove sbaglio, cos'e' che non capisco, grazie
ciao
Ottimo articolo caro Carlo!
RispondiEliminaPieno di argomenti che, così come tu espliciti, già da soli possono motivare la scelta consapevole dell'astensione!
O no?
Leggendo i post precedenti al mio, temo Carlo che non sia così.
I tuoi lettori, persone civilissime e spesso di ottima cultura, ti fanno i complimenti per le informazioni ma, in buona sostanza, rigettano lo strumento dell'astensione come non sufficiente o addirittura come insignificante per l'esito VERO delle elezioni.
Tu citi argomenti a me carissimi che mi hanno permesso di interpretare la realtà che ci avviluppa in modo stringente ed inequivocabile. Da qui il mio plauso.
Il rapporto politica/élite finanziaria è una chiave di lettura indispensabile per capire la realtà.
Politici di destra e di sinistra portatori degli interessi dei potentati economici che contano.
Moneta a debito.
Reddito di cittadinanza.
Elettori che amano i loro carnefici (meraviglioso il riferimento a "Portiere di notte").
Tutti ottimi riferimenti per far capire cosa?
Che QUESTI sono politici che sbagliano? Che sono incapaci? Che siamo in attesa di tempi migliori?
Non credo che sia questa la realtà delle cose.
Se da ciò che tu scrivi, Carlo, non si arriva ad una consapevolezza che le cose vanno esattamente come l'élite vuole e che non ci sono ne errori ne dimenticanze in ciò che è stato fatto e in ciò che non è stato fatto, non si giunge a nulla.
Se non si arriva a studiare la natura del potere, il meccanismo dell'appartenenza partitica come fosse uno schieramento calcistico permarrà in eterno.
Come lorsignori vogliono.
In tanti qui scrivono di essere certi che un semplice maggior impegno politico possa portare a migliorare le cose.
E se non fosse sufficiente in quanto il sistema stesso è molto diverso da quello che (quasi) tutti pensano?
Se "l'internazionalismo" comunista ed il "globalismo" capitalista fosse la...stessa faccia della stessa moneta?
Stesso effetto per le élite e per i peones.
La soluzione di qualsiasi problema politico/sociale, per la gente comune, sarebbe più semplice o più complicata se il piano di soluzione fosse SOLO (ed estremamente) localizzato?
Se fosse così, i termini anche di questa discussione non cambierebbero radicalmente?
In buona sostanza, le tue argomentazioni mi portano ancora di più a pensare che non si tratta di rifiutare QUESTO momento politico bensì il sistema stesso, il progetto che dietro a tutto questo soggiace.
Che "questa" democrazia sia soprattutto un ottimo congegno per permettere al potere di continuare a fare ciò che ha sempre fatto è un pensiero che cova in me come un uovo di serpente.
Impotenza? Certo, ma intanto speriamo nella formazione lenta ma progressiva di nuove coscienze...poi capiremo di più sulle soluzioni possibili.
Conoscete problemi complessi con soluzioni immediate e semplici?
FD
Ripeto, alla noia: l'astensionismo non cambierà una virgola nella ripartizione delle prossime poltrone.
RispondiEliminaCambierà noi stessi, ossia la nostra disposizione ad andare a scegliere dei personaggi che sono là solo per le poltrone.
Altrimenti, abbiate il coraggio di dire "No: quello è onesto!"
C'è però un "però".
Il quadro statunitense non fa testo: là, sono quasi dei "club" elettorali, è tutto diverso.
In Italia, un assenteismo del 40% non passerebbe proprio inosservato, poiché sottratto un 10% fisiologico, rimarrebbe un 30% d'astensionismo consapevole.
Un partito come la DC o il PCI!
Questo, inizierebbe a fare paura e consentirebbe a nuove formazioni politiche d'agire.
Altrimenti, Berlusconi & Bersani forever!
Iniziamo a liberare noi stessi da questa schiavitù dello scegliere i nostri aguzzini: è il primo passo!
Ciao a tutti
Carlo
caro Carlo.
RispondiEliminaEvo Morales quando è diventato Presidente come 1° atto ha stabilito che nessun funzionario statale poteva guadagnare più del P.d.R.
Il 2° atto è stato di dimezzare lo stipendio del P.d.R (Lui medesimo).
Volendo si potrebbe.
condivido pienamente! articolo lucido, serio, onesto e lungimirante.
RispondiEliminai concetti espressi sono, al tuo solito, altamente "proteici" per chi ancora difende un senso civile del "bene comune": penso che vadano meditati e metabolizzati profondamente ...e così farò!
ineccepibile il doveroso e sofferto richiamo al dovere dell'astensione.
non a caso la cosidetta casta è, nella sua totalità, terrorizzata dal non-voto piuttosto che dalle nuove identità che si presentano nel panorama politico.
Purtroppo, la sinarchia finanziaria confida, appoggia e spera nell'astensione, nella disaffezione e nell'emarginazione della società civile dalla politica; sono decenni che ci lavorano sopra -vedi P2 come strumento della commissione trilaterale: penso che per questo motivo gli stegocrati continuino a sostenere e proporre figure politiche ricattabili e facilmente sostituibili, anche se così gravemente perniciose alla famiglia umana; proprio perchè, a differenza delle masse, sono i più consapevoli che una visione politica seria svelerebbe l'inconsistenza di questa omologazione corporativa intorno a modelli di sviluppo suicidi e insostemibili.
Credo che bisogna mantenere alta la guardia, moralmente ed eticamentemente parlando, perchè vedo segnali molto forti di preparazione allo scontro civile e non vorrei che questa "astensione obbligatoria" a cui siamo costretti, non sia voluta come strutturale al mantenimento del potere degli attuali asset stegocratici, proprio perchè obbligatoria per le persone di buon senso.
Credo che questi concetti meritino attenzione nelle nostre cogitatio, visto che soluzioni "a breve" non se ne prospettano.
Caro Carlo, ben consapevole dei costi, sia di tempo che ontologici, che comporta mantenere posizioni di libero pensiero in una realtà come quella attuale: non posso far altro che fiancheggiarti con stima, quale forma solidale di ringraziamento per il tuo lavoro.
ad altum!
francesco
In italia per dx, sx e relativi alleati è stato sempre un motivo di vanto la partecipazione di massa alle votazioni, di qualsiasi tipo esse fossero.
RispondiEliminaMa a partire dal nuovo millennio i dati cominciano a scricchiolare. Infatti:
Per le politiche i dati sono:
Affluenza 2008: 80,5%
Affluenza nel 2006: 83,6%
Per le regionali i dati sono:
Affluenza 2001: 73%
Affluenza 2005: 71,4%
Per le europee i dati sono:
affluenza 2004:72,88%
affluenza 2009:65,10%
e per le Comunali del giugno 2009:
l' affluenza alle urne è = 61,26%
Molti ricorderanno che dopo la leggera flessione alle politiche 2008 (-3,1%) ( nonostante tutto quel can/can di chiamata alle armi messo su fino all'ultimo botto in TV da AlzodiTacco, senza controrisposta di Veltrosca) passata un po' in cavalleria, fece enorme scalpore -il dato, molto preoccupante in assoluto, tenne banco per un bel po di tempo-la % delle astensioni nelle regionali e nelle comunali che fu "minima del 35%".
Ovvio poi l'assorbimento, più che altro mediatico che di sostanza.
intanto, oltre al fenomeno Grillo, nasce qualcosa d'altro, di diverso:
prima il movimento dell'onda , opportunamente mascherato, nascosto, mediaticamente;
e poi il popolo viola ....
Quindi qualcosa di nuovo e di importante, anche se embrionale, ed in concomitanza con il primo dato significativo di astensione, è nato. Qualcosa di diverso e in antitesi al sistema è possibile
In diversi post si nota la preoccupazione che una eventuale astensione possa favorire diciamo così il nemico, cioè gli altri come se questi stessero tutti da una stessa parte, cioè l'altra.
A parte la presunzione o l'induzione adottata che il nemico/avversario/casta stia tutta dall'altra parte, quella sbagliata e diversa da noi, si puo' osservare che l'effetto della astensione altro non è che un "effetto delega" a coloro che votano e scelgono.
In questi casi è abbastanza corretto spalmare in %, su entrambi gli schieramenti,la % di astenuti.
Il che ai fini dei risultati finali non produce effetti di modifica ( a meno chè non presumiamo che gli astenuti siano tutti di uno stesso schieramento)
Diverso, invece , l'effetto che si avrebbe sia su tutti loro, gli eletti, che su di noi, come singoli e come appartenenti ad uno schieramento diversamente abile alla politica.
Doc
Caro Carlo questo tuo ottimo post mi ha indotto ad una profonda riflessione che vorrei riassumere, sperando di non tediarvi troppo, nelle mie seguenti considerazioni:
RispondiElimina1)Svolgo come già accennato attività politica in un coordinamento municipale dell’ idv a Roma, sono entrato in questo per cercare di attivarmi e per perseguire quegli ideali di giustizia sociale che credevo fossero le linee guida del partito. Spesso mi sono posto in maniera critica ho scritto anche a Di Pietro per rivendicare l’ invadenza del partito in manifestazioni spontanee come il no- b day che ne hanno cancellato la stessa con la loro invadenza. All ‘ interno del partito ci sono tanti bravi ragazzi i quali però stanno assimilando il concetto di partito non come attivismo e confronto di idee, bensì, come l’ accettazione del voto di maggioranza e dei vari patti elettorali mirati a far crescere il potere del gruppo e sperare in futuro, una volta scalzato via l’ imperator Berlusconi , di poter aver un mondo migliore dimenticando che il loro pensiero è fondamentale per l’ evoluzione del partito senza il quale a vincere sono sempre gli stessi “marpioni”.Stiamo svolgendo campagna elettorale per il nostro candidato consigliere alla regione e devo dire che è di una pochezza disarmante, non un incontro, non un dibattito ne un programma solo carta da inviare e distribuire come tu ben dici Carlo.Detto ciò voi vi domanderete cosa mi lega ancora a questo progetto e qui arriva la fase 2.
2)L’ astensionismo.
Dopo aver seguito e letto con passione i tuoi post , contrariamente a quanto avrei sostenuto prima, credo che il non voto sia lecito e comprensibile ma non sono altrettanto convinto che funzioni .Nel tuo post precedente ti ho risposto con un pezzo di Elsa Morante che tu hai definito un po’ anacronistico sostenendo che i tempi sono cambiati e che un confronto attuale con Mussolini e il nostro premier è improbabile e altrettanto lo è il confronto tra la gente. Il fascismo si instaurò sulle spoglie della prima guerra mondiale trovando consenso in un popolo analfabeta e dilaniato dalla fame. Oggi quel popolo ha avuto accesso all’ istruzione e perlomeno i morsi della fame non li soffre più (forse ancora per poco), l’ informazione anche se spesso manipolata è immediata e al contrario dei tempi del fascio se qualcuno viene ucciso o gambizzato si sa in tempo reale e quindi perlomeno si può prendere coscienza dell’ accaduto subito senza che la notizia arrivi distorta dopo un mese. Detto ciò non vedo perché la gente debba comportarsi in maniera subdola e remissiva in un epoca dove si ha perlomeno la possibilità di scegliere e dove l’ apertura delle frontiere ci permetterebbe di confrontarci e realizzarci alla pari con altre realtà. L’ astensionismo non funziona e non funzionerà mai perché oltre una lodevole minoranza,sensibile e attenta, c’è un popolo che non è in grado di confrontarsi con nessuno. Quello che è accaduto in Francia è notevole ma avviene in un paese dove è possibile l’ alternanza ciò che in Italia non è mai avvenuto grazie a quel trasformismo che abbiamo permesso di perpetrarsi negli anni a partiti come la D.C e il P.S.i pseudo liberali e socialisti nei quali sono confluiti fascisti di vecchio stampo e che hanno governato di fatto fino al giorno d’ oggi anche grazie ad una opposizione asservita la quale ha spesso dimenticato le sue origini e le sue ideologie. Per quanto ne so io non esiste un quorum che possa invalidare le elezioni se anche il 70% delle persone non andasse al voto e soprattutto visto che quella opposizione siamo noi e visto anche il risultato dei movimenti non riesco a capire come si possa creare una nuova forza in grado di raccogliere il dissenso dei non votanti. In Italia esiste ancora l’ arma del referendum ma in occasioni importanti, come quella sull’ allargamento dell’ art 18, indetto alcuni anni orsono ci fu un quorum bassissimo. Sono convinto che oggi se si rivotasse i’ abrogazione del nucleare o una nuova scelta sull’ aborto sarebbe difficile raggiungere il quorum.
Conclusioni:
RispondiEliminaCredo che non continuerò per molto la mia avventura e ho forti dubbi se andare a votare però continuo a dire che persone sagge e preparate come te Carlo dovrebbero andare oltre i post che scrivono e dovrebbero cercare di convogliare il loro sforzo anche su qualcosa di politicamente sostenibile anche se perfettibile. Quando dici che non è giusto finanziare ancora questa casta snocciolando quelle cifre è impossibile contraddirti però è anche vero che questa casta si ciberebbe ugualmente di noi anche solo con il 30% dei consensi continuando a succhiarci le nostre risorse per pagarsi i loro ricchi stipendi. Mi sento ancora una volta in dovere di ringraziarti.Leggendo i tuoi post ho avuto la possibilità di ricevere nozioni importantissime e leggere opinioni interessantissime da parte di tutti coloro che frequentano questo blog come mai mi capita in nessuna riunione di partito ciao a tutti.
Un appello:
RispondiEliminaNON VOTATE SCHEDA BIANCA!
Le schede bianche sono facilmente utilizzabili come voto per un partito, fate piuttosto dei segni o scrivete qualcosa per renderle invalide!!!
Beppe Grillo,
RispondiEliminafa crìcrì, come tutti i grilli.
In realtà Grecia classica docet, non quella postmoderna, che i tiranni altro non erano che tribuni della plebe, Robespierre antelitteram.
Beppe Grillo è tollerato dal potere, quello vero delle banche, altrimenti sarebbe già pane per i vermi.
Non crediate alla favola" non si uccidono più i sobillatori delle masse per non farne dei martiri".
Si uccide eccome, in tutto il mondo, sindacalisti, giornalisti, politici, preti, magistrati, giudici, solo che pochi s'informano o vengono informati.
I padroni d' Europa, Trichet & C., ci tengono inchiodati a 1900 miliardi di debito, Francia e Germania, ci colonizzano il commercio all' ingrosso e presto anche al dettaglio, così come energia, acqua, strade, usando i nostri politici come lacchè.
Il sud dell' Europa è destinato a diventare come l' Irlanda sotto la Corona Inglese, per il centronord, il cui asse di potere passa per Parigi e Berlino.
Saremo sfruttati, schiavizzati, triturati, sottomessi, umiliati, ci porteranno via tutto il patrimonio artistico, la nostra cultura, la nostra storia.
Rimarranno in piedi le basi Nato, non certo per difendere i nostri interessi, ma quelli del Capitale finanziario.
I nostri politici hanno quasi tutti la doppia cittadinanza chissà perchè?
SIAMO CARNE DA MACELLO!!!
ASTENETEVI DAL VOTARE!!!
B.S.
Ritengo che a queste elezioni regionali la percentuale dei votanti si attesterà attorno al 72%-75%. Quindi l'astensionismo sarà fisiologico anche se presente. Ma ciò non smuoverà la casta che tirerà dritto per la sua strada.
RispondiEliminaNella democrazia rappresentativa conta poco la percentuale dei votanti, vedi negli USA dove in certe elezioni per il governatore vota a stento il 40%. Quindi l'astensionismo poco o nulla cambierà nella politica italiana.
Ringrazio tutti per i loro commenti, e vorrei rintuzzare ricordando che non è possibile paragonare il sistema elettorale americano con quello italiano (ed europei in genere).
RispondiEliminaLà, per votare, bisogna iscriversi nelle apposite liste che ogni partito crea per le primarie, e non sono elezioni a suffragio universale "aperto", bensì quasi "a richiesta".
Non serve, quindi, porlo come paragone: osserviamo cosa avviene nei sistemi europei, simili al nostro.
L'astensione è in aumento, ed io non credo che si raggiungerà il 70% dei votanti.
Non è però questo il punto.
Capisco chi, come Marco, ha iniziato a far politica in un partito e vuole portare a termine la sua esperienza: è sintomo di serietà.
Poi, saprà trarre da solo il bilancio di quella esperienza.
Mi ha colpito, invece, il lucidissimo commento di Blachskull, poiché è una lucidissima analisi, ahimé vera, degli aspetti internazionali della crisi italiana.
Se qualcuno ha dei dubbi, legga anche solo qualche pagina di "Sull'Irlanda" di Engels, per rendersi conto di cosa è stato il dominio coloniale intraeuropeo.
Questa Europa è un vero fallimento: partita dalle ceneri della II GM con propositi d'alto livello (giuridico ed umanistico), è finita per essere il corrotto zerbino delle holding e delle banche.
Per questa ragione è importante il rifiuto totale, senza concedere niente ai mediatori. Gli "scout indiani" d'oggi.
Non ha nessuna importanza se una Regione in più o in meno sarà di Berlusconi o Bersani: quel che conta, oggi, è proteggere la nostra dignità.
Saluti a tutti
Carlo Bertani
Continuo a trovare ottime analisi, ma a non trovarmi d'accordo con le conclusioni.
RispondiEliminaVi sono una casta politica, una economica ed una malavitosa che vanno a braccetto che formano un corpo unico compatto, che politicamente si presenta con cartellini vari, ma che fa sempre parte dello stesso clan. Sfruttano il resto della popolazione, sono solo una minoranza e dovrebbe essere facile liberarcene, se non che, danno qualche contentino, qualche caramella ad chi gli sta intorno a chi li sostiene ed altri sono in fila per avere qualcosa che gli sarebbe toccato di diritto in quanto cittadini, ma che vanno ad elemosinare presso chi gli ha tolto tutto.
È uno schifo, ovunque continuiamo a ripeterlo in vari modi, con vari esempi, con varie lenti interpretative.
È uno schifo, vogliamo cambiare e non è certo con lo schiaffo del soldato che riusciremo a fargli del male, ma se glie lo diamo in tanti qualcosa, forse possiamo fare. Perché rifiutarsi di giocare nell'unica occasione di potergli dare uno schiaffetto?
Perché, pensando che è poco (ed è poco) preferire anche rinunciare a quel poco?
Vogliamo delegittimarli, ma poi ci comportiamo in maniera tale che possano dire che i consensi in loro favore sono aumentati!
Perché ovviamente non andranno a guardare se i votanti sono stati il 70%, il 76%, il 60%. Queste sono stronzate che guardano in attesa dei risultati veri, tanto per passare il tempo, per scaldarsi, quello che guarderanno, come hanno fatto sempre, è se hanno aumentato o diminuito la percentuale, se avranno una poltrona in più o in meno!
Allora, se abbiamo ben chiaro chi sono quelli che non hanno governato bene, votiamo per quelli che finora non c'erano, proviamo a conoscere i volti nuovi in partiti che non hanno inciuciato, coloro che sembrano al di fuori del clan che si spartisce tutto.
Se togliamo una poltrona al clan per darla a chi non vi appartiene gli abbiamo dato una schiaffetto, ma se ce ne siamo andati imbronciati ed abbiamo rinunciato a giocare non glie ne può fregare di meno! Vedrete che quando toccherà a loro darci sveglie quotidianamente, continueranno a farlo come hanno sempre fatto.
Io vorrei che ce ne sia almeno uno di meno, piuttosto che gioire nei pochi minuti in cui si attendono gli exit poll perché l'affluenza è diminuita o perché sono diminuiti i voti validi.
Pensate che la folla di coloro che li appoggia per stupidità o perché crede di ottenere qualcosa dal clan in questa maniera (che poi è sempre stupidità) sia lì a ragionare se votare o meno, se annullare o riconsegnare la scheda, se scriverci fate schifo o disegnarci un cazzone sopra?
No sono li a valutare quello che gli fa la promessa migliore, quella più inverosimile, quello che sottobanco gli promette qualche beneficio extra, insomma quello più stronzo e voteranno proprio quello!
In perfetto stile inkulatorio il senato ha approvato un altro esproprio della nostra sovranità nazionale.
RispondiEliminaL'attinenza con il post viene dall'approvazione di tutti...
Leggete con calma... da
http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/00467399.pdf
Ah, una stranezza che balza subito agli occhi: la sede operativa e' nella base amerikana di Vicenza che , guarda un po', è sotto esclusivo comando USA.
Doc
Sono un ex veneto,emigrato da quasi dieci anni in Germania.
RispondiEliminaDevo dire che mi sento molto diverso dai veneti così come li conosco adesso,quando torno da quelle parti per rivedere i miei luoghi.
Se una volta c’era il detto “veneto, faso tuto mi..!”, oggi direi che il cittadino veneto in genere si è rovinato il territorio...con tutta la sua voglia di fare. Fabbrichetta, casa sopra e lavorare mattina e sera, spandendo magari fuori porta i rifiuti del suo lavorare.
Oggi però si ritrovano anche con dei pugni di mosche in mano, quelli che de “schei” ne han fatti pochini. Quelli che invece ne han fatti sulla groppa dei poveri cristi, sono in giro a fare gli spacconi,e con il fazzoletto verde. Zaia è il tipico esemplare di uno dei loro, ovvero buona “ciacola” ma poi a fatti...solo fanfaronate. Difatti a livello comunitario nell’agricoltura siamo fanalino di coda. Ma tanto a lui che gliene frega, ora va a fare l’imperatore di regione, e i suoi sudditi a piangere come dei caini, dando la colpa della loro miserabile vita ai comunisti, ai sindacati...e ai negri!!
Sarà stata la fretta o lo chock avuto nel leggere la notizia, confermata dalla ricerca effettuata sul sito del senato, a farmi esprimere in modo non chiaro.
RispondiEliminaAllora riparto dalla votazione:
Onorevoli Migliori, Centemero e Tocci.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva.
«Ratifica ed esecuzione della Dichiarazione di intenti tra i Ministri della difesa di Francia, Italia, Olanda, Portogallo e Spagna relativa alla creazione di una Forza di gendarmeria europea, con Allegati, firmata a Noordwijk il 17 settembre 2004, e del Trattato tra il Regno di Spagna, la Repubblica francese, la Repubblica italiana, il Regno dei Paesi Bassi e la Repubblica portoghese per l'istituzione della Forza di gendarmeria europea, EUROGENDFOR, firmato a Velsen il 18 ottobre 2007» (3083):
Presenti 443
Votanti 442
Astenuti 1
Maggioranza 222
Hanno votato sì 442
(La Camera approva - Vedi votazioni).
Prendo atto che i deputati Rugghia, Piffari e Verini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
NON C'E' UNO SCHIERAMENTO CHE NON ABBIA CHIUSO OCCHI E SPIFFERI VARI E VOTATO SI AD UN SIMILE ESPROPRIO.
Ora la domanda è:
dove cercare il possibile diverso a cui affidare la nostra delega a rappresentarci?
Doc
Purtroppo, la situazione è quella che dipinge Mozart per tutto il Nord: forse in Veneto è più evidente, ma anche nelle altre regioni del Nord il morale è assai basso.
RispondiEliminaDopo i dati "bulgari" citati da doc - la gendarmeria europea non mi fa paura, mi terrorizza il concetto che c'è dietro - chiedo ad Obbie: chi potremmo "salvare" dallo schiaffetto?
Ciao a tutti
Carlo
Buonasera,
RispondiEliminaper la prima volta ho avuto il piacere di leggere un suo post e devo dire che mi ha fatto riflettere principalmente per due motivi:
1.mi è stato segnalato da una persona che stimo
2.si vede che c'è stato uno studio non indifferente sia in termini temporali che qualitativi
Senza entrare troppo nel dettaglio, la sua tesi è argomentata decisamente bene: uccide, di fatto, tutte le parti in gioco (elettori,politici e sistema)
Alla fine della lettura non si potrebbe che darle ragione, tuttavia il mio cuore non può che venirle contro e le spiego anche i motivi.
Principalmente perchè sono un ragazzo che si ritiene abbastanza giovane (28 anni) ed immaginare un mondo in cui almeno la classe giovanile del paese non è disposta a lottare e “credere” nei cambiamenti mi preoccupera alquanto, oltre a mostrare un aspetto decisamente triste della vita.
Se è vero, infatti, che esperienza ed occhi “maturi” portano inesorabilmente verso il dejà-vu, è altrettanto vero che chi si affaccia alla vita non può che avere una visione ottimistica rispetto agli altri.
Questa premessa era doverosa per spiegarle meglio ciò che sto per dirle.
Lei parla dei “costi della politica”, sia in termini di busta paga che di mantenimento dello stato. Dato per scontato che reputo sia essenziale un ritorno alla politica come scopo sociale piuttosto che lavorativo, vorrei aggiungere alla sua analisi che forse molte di quelle addizionali rientrano anche nella gestione delle strade (tanto per dirne una), dei servizi pubblici, nelle scuole materne e così via. Non si può pretendere sempre senza nulla dare in cambio, che poi il dare non sia minimamente proporzionale al ricevere è un altro paio di maniche e su questo potremmo andare a discutere, ma non reputo moralmente corretta l'interrogazione “quanto ci rubano” in quanto, oltre agli stipendi, esistono tutta una serie di servizi messi a disposizione dei cittadini di cui anche lei ne usufruisce (basta prendersi in mano un bilancio consuntivo comunale per rendersene conto).
Poi arriva la carrellata di politici visti sotto una luce a dir poco malefica... mi permetta, ma non condivido minimamente. Oltre ai vari ladri, corrotti ed arrivisti, c'è anche chi è stato ucciso (non a chiacchiere) dalla Mafia, c'è chi sacrifica tutto e tutti per un ideale, chi mette in gioco se stesso in prima persona perchè “ci crede” veramente. Dovrà scontrarsi con un sistema marcio, abbattere mura secolari, ma io credo e sono convinto che grazie a lui la politica potrà davvero cambiare.
Non importa che la proporzione sia 1 a 100, l'importante è che quel 1% ci sia... a me basta, perchè mi permette di avere ancora speranza.
Speranza... non a caso ho voluto usare questo termine.
RispondiEliminaHo la speranza che il popolo italiano si possa risvegliare da un letargo che si protrae ormai da decenni.
Ho la speranza che la “consapevolezza di sè” possa davvero entrare in ciascuno di noi facendoci comprendere che, in fin dei conti, siamo noi che dettiamo le regole.
Spero che l'elettore capisca finalmente che chi vota non è un omuncolo messo lì per gioco, ma un suo diretto rappresentate.
Spero che, quale rappresentante, si interfacci prima con il popolo e solo successivamente a Roma.
Credo, e ne sono convinto, che se questi concetti base, che sono le fondamenta della nostra costituzione, entrassero davvero nei cuore della gente, la storia potrebbe davvero cambiare.
Qualcuno ha scritto: “chi va a votare ora può solo definirsi un colluso con la casta” , paradossalmente è proprio il contrario.
Non andando a votare, non esprimendo il proprio disappunto, non si farebbe altro che avvallare un sistema già in essere.
Davvero credete che il “non voto” sia una soluzione? Deve arrivare un segnale forte, deve arrivare una spinta che faccia capire chiaramente “occhio che se non fate ciò che vi diciamo, vi mandiamo tutti a casa”: questo è il senso della democrazia, questo è il senso delle votazioni.
Non avete fiducia in ciò che dico? Benissimo, allora proponete un'alternativa che sia “valida”, fosse anche la Rivoluzione, ma non si può pretendere di cambiare il mondo non muovendo un solo dito aspettando che sia sempre qualcun altro a fare il lavoro al posto proprio.
Un saluto a tutti ed ancora complimenti per l'articolo.
Adelio Fioritto
I padroncini lombardo-veneti si sono arricchiti sullo sfruttamento del lavoro dei loro operai e dipendenti, ora che la crisi morde le loro 4 mercedes nel garage sotto la loro villa piena di rubunetti d'oro e senza libri, insultano gli extracomunitari, i comunisti e quanti sono a tiro. Ma la crisi li travolgerà senza scampo, questione di tempo. Dovremmo rallegrarci che dei piccoli padroncini delle ferriere falliscano? No perchè come va la comunicazione politica in Italia tradizionalmente l'uscita è a destra e repressiva delle classi meno abbienti. Berlusconi o chi altro sono pronti a salire sul carro del potere assoluto, osannati da questi padroncini delle ferriere e dei loro dipendenti sfruttati ma disorientati. Carlo vorrei conoscere il tuo parere.
RispondiEliminaCiao a tutti.
Gentile sig. Fioritto, ho letto con attenzione i suoi commenti, ma non ho trovato sufficienti motivazioni per andare a votare. Le elencherò:
RispondiElimina1) Lei afferma che quei soldi servono anche per i servizi: è indubbiamente vero. Ciò che fa saltare il banco, però, sono le decine di miliardi rubati mediante la corruzione. Quei soldi sono la vera débacle italiana: le rammento che stanno distruggendo la scuola per "risparmiare" 8 miliardi in 5 anni, mentre ne arraffano 50-60 l'anno sugli appalti.
2) Comprendo il valore del termine "speranza", e proprio per questa ragione ho deciso di non votare. Perché spero che, domani, si crei lo spazio politico per nuove formazioni che interpretino in modo diametralmente opposto il rapporto con la popolazione, ossia ministerium=servizio.
3) Si fa presto ad accusare chi non va a votare di qualunquismo, ma nessuno ha il coraggio d'affermare con chiarezza chi voterà, perché e cosa s'aspetta da quel voto. Osservo una sfilza di "nasi tappati" che si recano al seggio.
4) Il problema ha radici profonde che nascono dall'Unificazione. Mai, si è passati dalla sudditanza alla cittadinanza, e questo è il retaggio storico italiano. Oggi, purtroppo, assistiamo ad un percorso che nega ancor più ogni codifica dei diritti e dei doveri (base essenziale per la vera cittadinanza), stemperando tutto in una sorta di reality della politica/spazzatura/spettacolo (il tutto rigidamente controllato).
5) Non creda che io viva fuori del mondo: qualcuno si è fatto vivo per propormi qualcosa. E, valutando proprio quelle persone, la mia decisione s'è rafforzata.
La saluto e la ringrazio.
Carlo Bertani
Conosco abbastanza il Veneto per vicissitudini personali, Orazio, e posso senz'altro dire che "i gà un Dio per conto loro".
RispondiEliminaSe c'è un luogo dove la crisi della politica s'è mostrata di più è là: il vecchio tessuto democristiano è saltato e ha dato la stura ad una nuova "sociologia" assai precaria e discutibile. Spesso ho ascoltato queste discussioni di fronte alla solita "ombra", e sono stato zitto perché mi rendevo conto che parlavamo due diverse lingue.
Uscita a destra?
Non saprei, perché trovo difficile codificare oggi cosa possa essere la destra come uscita autoritaria.
Compressione dei salari?
Come pensi che sia ancora possibile comprimere il salario di un giovane, senza innescare una pericolosa caduta dei consumi interni?
Io osservo con attenzione più i dati economici che le sparate dei capataz di turno, e mi sembrano alla frutta.
Non temo squadracce e gagliardetti, se questa era la domanda. Non dimenticare, però, che la forza del reality berlusconiano s'arresta di fronte alle difficoltà reali delle famiglie.
Solo che, dall'altra parte, le teste pensanti sono finite da un pezzo.
Ciao
Carlo
Caro Sig. Bertani, io non credo che lei viva fuori dal mondo, ma ritengo semplicemente che la sua “soluzione” sia in realtà una “non soluzione”.
RispondiEliminaSe il “non voto” fosse stato oggetto di discussione politica, se fosse stato propagandato, se ci fosse cioè un movimento attorno ad esso che gli dia un senso, allora potrei anche darle ragione, ma così non è stato e l'assenteismo non farebbe altro che rafforzare ancor di più un bipolarismo inesistente.
Lei mi fa notare che il problema basilare è la corruzione, io le rammento che c'è sempre stata, sin dai tempi dei romani e prima ancora. Con ciò non la giustifico assolutamente, ma dubito che sia il male principale del sistema odierno, piuttosto punterei su ciò che ha detto al punto quattro: una politica non più politica, bensì reality. La verità è che, di politici veri, ne son rimasti ben pochi e anche quelli sopravvissuti sono ormai impregnati nei soliti giochi o messi a tacere: urge una classe politica nuova, fatta di persone come lei che non mirano ad una poltrona, bensì ad un ideale di giustizia e parità.
Mi accusa di reputarla un qualunquista, in realtà ciò non è mai stato detto.
Dice che nessuno ha il coraggio di affermare con chiarezza chi voterà... mi permetta di ricordarle che, qualora ce ne fosse anche solo uno, la sua affermazione non sarebbe più vera, pertanto le dico apertamente per chi opterò.
Vorrei farle presente che chi parla è un ex elettore di destra e precisamente di un partito che ormai non esiste più, smembrato, ridicolizzato, totalmente assorbito e privo di qualsiasi rappresentanza politica.
Non voterò il PDL per tutta una serie di motivi che non oso neppure elencarle.
Non voterò il PD perchè, a quanto se ne dica, è pari al suo antagonista.
Sicuramente sceglierò un partito minore, un qualcosa che possa far crollare questo bipolarismo cartaceo che ci ha condotti a perdere totalmente la rappresentanza italiana portandoci sempre alla scelta del “meno peggio”.
Tuttavia, non potrò neppure scegliere chi probabilmente non raggiungerà neppure la soglia valida per la rappresentanza quindi, anche quest'anno, cadrò verso una scelta quasi obbligata.
RispondiEliminaNon ne rimangono molti se ci pensa. 3 o forse 4 e non opterò neppure per chi oggi adotta comportamenti “estremi”, pertanto il cerchio si ridurrà inesorabilmente a 2 partiti.
Se c'ha fatto caso, allo stato attuale delle cose, non posso neppure parlare di programmi per il semplice motivo che ho la netta sensazione che, prima delle riforme, esista un rischio concreto e ben più grave per il popolo italiano: la morte della democrazia.
Sono saltati tutti gli equilibri, sono messe in discussione tutte le regole basilari della costituzione, credo che prima di poter parlare di “politica” sia necessario ristabilire quegli equilibri istituzionali che ci consentano ancora di recarci alle urne.
Ribadisco il concetto: sarò anche di destra, ma non sono così cieco come molti pensano.
Lei dice, infine, “qualcuno si è fatto vivo per propormi qualcosa”: questo è sbagliato.
Non aspetti che sia qualcun altro a farsi vivo, sia lei il promotore di se stesso.
Da parte mia vi è la piena collaborazione, concordiamo tutti nel dire che le cose non funzionano, che non è questo il modo di fare politica, che il popolo italiano si merita di meglio, allora proponiamoci. Abbiamo gli strumenti, suppongo anche le capacità... cosa ci vincola? Il mio è forse un discorso utopistico? Io non credo, in fin dei conti, siamo tutti uguali, dei semplici uomini, dipende tutto da noi.
Mi scuso per la prolissità della risposta, ma mi sembrava doverosa per chiarire al meglio la mia posizione.
Provo, così come mi vengono a "tiro" di pensiero ad enumerare cause come minimo di frustazione per una partecipazione di cittadinanza attiva.
RispondiElimina1-Il sistema elettorale e' di per sè selettivamente classista: esso impedisce di fatto la nascita dal basso di movimenti portatori di idee nuove.
Il motivo, indipendentemente dai dannosi sbarramenti esistenti, e' insito nel meccanismo di autenticazione delle migliaie di firma occorrenti per la presentazione delle liste.
2-i costi della politica riconosciuti esorbitanti da tutto il girotondo politico, sono oltreche' insopportabili economicamente sono eticamente, moralmente devastanti.
Basterebbero dai 6 agli 8 mesi per iniziare un percorso di revisione costituzionale, sul quale tutti sono d'accordo a parole, per rendere il ns sistema parlamentare congruo con l'art.54 della Costituzione. Ma non se ne farà mai nulla. Una annotazione particolare sul record di durata per l'approvazione di una norma va all'adeguamento della indennità parlamentare al "costo della vita" durata complessivamente 156 minuti tra camera e senato.
3-Sulla fiscalità idem tutti d'accordo sulla lotta alla evasione/elusione, sempre pronti a sbandierare i risultati - ovviamente solo nominali- di individuazione delle evasione ma sempre assenti sul problema che loro stessi hanno creato, intendo cdx e csx:la modifica del diritto societario con l'introduzione della modica quantità di falsificazione dei bilanci, dell'obbligo dell'azione penale solo su denuncia di parte; la riduzione della pena relativa e di quella connessa alle diverse tipologie di reati finanziari ha prodotto l'impunibilita' dei detti reati con relativo ingolfamento del "servizio giustizia"
4-la lotta alle mafie e' un altro fronte unico sul quale tutti rivendicano azioni meritorie, cdx e csx, ma nessuno degli schieramenti la vuole eserccitare, questa lotta, in modo organico. Certo si dira' dell'agenzia sui beni confiscati etc... ma si omette di dire - dicesi manipolazione comunicativa- che il mafioso puo' tranquillamenta tornare a turbare aste e appalti con altre societa' opportunamente fatte nascere come scatole cinesi senza che le autorità possano impedirlo anche se sanno chi sta dietro: NON E' PREVISTO PER LE SOCIETà L'OBBLIGO DI FORNIRE LE MOTIVAZIONI DI PROVENIENZA DEL DENARO...
5- Sulla fiscalità aggiuntiva, meglio nota come ladrocinii di stato, qualcosa e' gia' stato detto nel post principale. Io aggiungo qaulcosa: le bollette sull'energia, sul gas, sull'acqua hanno delle voci aggiuntive che indirettamente erodono il reddito delle famiglie senza che sia datat loro, come minimo la possibilità di scaricarle, oltra al fatto inaudito di pagare l'IVA - imposta sul valore aggiunto- su imposte e/o addizionali oltre al cip6 che ha permesso a corruttorri dell'ambiente di approvigionarsi a piene mani di soldi pubblici che avevano altre finalita'.
6-come ultima cosa - ce ne sarebbero tante altre cancrene da menzionare ma per spazio mi limito alla sola Sovranita' nazionale.
Sembra che non interessi quasi a nessuno: trattato di lisbona approvato nell'indifferenza e nella disinformazione genrale, idem per altre amenita' del genere.
su questo mi limito a dire che e' vero che la Nostra Costituzione prevede la possibilità di cedere una parte della sovranita' nazionale per interessi piu generali ma non di eliminarla del tutto come ad esempio e' successo nella moneta, nel trattato di lisbona etcc...
Il tutto e' in linea con il nuovo ordinamento mondiale...
saluti
Donato Curcio
“La speranza è una trappola infame inventata da chi comanda”. E poi: “Il riscatto è doloroso, esige dei sacrifici…”.
RispondiEliminaUn grande, Monicelli. Le parole più vere, più chiare e più semplici schiaffate finalmente in faccia agli Italiani dicendo quello che in molti casi sono: un popolo di opportunisti e di servi, capaci solo di scavarsi la fossa, credendosi furbi intanto che se la scavano.
Accettare il sacrificio del riscatto... questo è il vero coraggio. Rifiutando le parole ipocrite di chi chiede ancora fiducia, senza essere stato capace di ammettere una sola responsabilità e farsi da parte. In politica, nelle Istituzioni, nelle Aziende.
Nessuna fiducia, nessuna speranza, nessuna attesa. Fuori dai coglioni.
Fuori dai coglioni questi politicanti da quattro soldi, gli amministratori indegni, i predicatori, i manager che hanno devastato le aziende sulla pelle dei Lavoratori … .
FUORI DAI COGLIONI. Questo è il nostro paese, e ce lo dobbiamo riprendere. Costi quel che costi.
Solo qualche breve aggiunta al commento di Donato:
RispondiEliminaLa corruzione è sempre esistita: gli autori latini confermano.
Io non ho parlato di corruzione, poiché il termine esatto è "saccheggio".
Un Paese allo sbando economico, può permettersi 60 miliardi l'anno di tangenti? Per farlo, in Finanziaria dovranno togliere diritti ed aggiungere gabelle: è ciò che avviene.
Personalmente, non ritengo d'avere più l'età per iniziare una carriera politica: tocca ai più giovani farsi avanti.
Ma non possono, poiché la legge elettorale è così ben congegnata da non consentire a nessuno, ripeto a nessuno, di creare nuove formazioni. In Germania, bastano 50firme.
Spero d'aver chiarito i motivi della mia astensione, mentre non ho capito per chi voterà il sig. Fioritto, con le motivazioni del caso.
Grazie a tutti
Carlo
qual'è il problema? sì! qual'è il problema??
RispondiEliminala casta? la trasversalità degli schieramenti? il ladrocinio? la sordità politica ai problemi della gente? la mancanza di legalità? lo strapotere del sistema bancario? l'interesse privato a scapito della comunità civile? il sopruso del debole? la cultura del piccolo strappo?
scusate, se nel mio piccolo mi permetto di dire la mia: ma questi sono effetti del problema e non "il problema" in quanto tale.
il problema é una società che ha perso l'etica di fronte al profitto e produce modelli di sviluppo folli, perniciosi e suicidi
tutto questo, accellerato esponenzialmente, ha causato questa "crisi di crescita": siamo cresciuti troppo e troppo in fretta, abbeverandoci al calice del progresso fino all'ubriachezza delle coscienze.
una crisi di crescita che ha le sue radici in una generazione che ha vissuto/partecipato a due guerre mondiali in trent'anni, la quale ha generato un modello sociale ventralizzato.
questo modello di sviluppo da tutti noi abbracciato é il problema!
questo modello di sviluppo ha prodotto generazioni disorientate, smarrite e confuse, incapaci di visione futura e di analisi autocritica, capaci però di sacrificare il pianeta e le generazioni future alla religione del benessere incondizionato.
l'oligarchia finanziaria é stata l'artefice di questo iter di cose, mentre la classe politica ne é solamente l'espressione.
chi sono, invece, i costruttori di questo status quo se non noi stessi? chi se non le masse che si son lasciate avvelenare dalla chimera di una crescita esponenziale, che alla prova dei fatti altro non é che suicida, iniqua e perniciosa?
la classe politica attuale é solo espressione di questo disastro sociale, cercare di cambiarla/sostituirla senza modificare i modelli di sviluppo proposti sarebbe aleatorio e velleitario. dico modificare perchè un'alternativa ora come ora sarebbe improponibile anche se urgente.
allo stato attuale la società occidentale é in piena sindrome di stoccolma: vittime e aguzzini nello stesso tempo.
inutile cercare di guarire le degenerazioni senza affrontare la causa; curare il dimagrimento ma non il tumore; guarire i brufoli ma non l'infezione intestinale.
come guarire? quale medicina?
evito di dire: chi? perchè penso che sia evidente agli occhi di tutti la continuità politica, morale e personale dei presidenti del consiglio da giolitti a berlusconi.
sì politica, perchè al di la delle differenze dei: -craxi o spadolini-d'alema o ciampi-mussolini o scelba-; i criteri e i modelli di crescita hanno un denominatore comune sorprendentemente simile.
ecco il problema e anche la cura! quello che ci viene nascosto nel mentre che ci avvelena, ma anche quello che ci viene negato mentre potrebbe guarirci:
centrare l'attenzione sui "modelli di sviluppo".
allora, mentre il potere si attende e spera nello scontro sociale; mentre capopopolo improvvisati e senza scrupoli fomentano e sperano nella rivolta per uccidere gli oppositori: spero che la parola sia rivoluzione e non rivolta.
rivoluzioni di coscienze e di costumi.
pur nel mio piccolo credo che questa sia la vera speranza, di un'umanità inconsapevole di essere a pochissimi passi dalla "sesta estinzione" sulla terra (la nostra)
Cara Francadmar, chi scrive, a 23 anni andò a vivere in una comune, coltivò la terra, allevò animali iniziò - già allora - a meditare su un diverso tasso di sviluppo.
RispondiEliminaAnzi, non è nemmeno esatto parlare di sviluppo, bensì di nuova consapevolezza dell'essere.
Ora, io condivido appieno quel che dici, ma il tono un po' saccente mi fa pensare che tu appartenga alla nuova chiesa della decrescita.
Ora, io sono un fautore della decrescita - ho scritto decine d'articoli sugli errori di questo modello di sviluppo - solo che non sopporto le "chiese", da quella cattolica a quella comunista. Figuriamoci quelle di nuova istituzione.
Perciò, discutiamo pure, ma lasciamo quei toni da crociata fuori da questo blog. Grazie.
Sono sempre in attesa di sapere chi voterà il sig. Fioritto.
Saluti a tutti
Carlo
Berlusconi ha detto che comunque vadano le elezioni regionali lui tirerà dritto. Credo che questa affermazione del tiranno di Arcore confermi le mie tesi, cioè che il Berlusca si prepari ad affossare la claudicante democrazia italiota e che in genere la casta dell'astensionismo se ne impippi alla grande. Io credo che il XXI secolo sarà il secolo dove si avrà il disvelamento di una realtà che possiamo riassumere così: o votano a dx, o votano a sx, o non votano non cambia nulla per l'Establishment che continuerà sereno a dominare. In Italia siamo al bivio tra una sempre più ferrea oligarchia o una decisa monarchia mediatica.
RispondiEliminaCiao Carlo
Caro Carlo,
RispondiEliminami devo scusare con te che ci ospiti in questa Agorà virtuale e con tutti i presenti per i toni saccenti e per il piglio da crociato.
non era mia intenzione, non voleva esserlo e non mi appartiene!
il tono forte voleva solo essere interprete dell'urgenza di certe scadenze; nulla più.
mi dispiaccio profondamente con tutti, e per questo pubblico il messaggio invece di postarlo in privato; perchè i miei toni potevano sembrare rivolti/contro a qualcuno mentre riguardavano solo la gravità dei problemi a cui si riferivano e che dobbiamo/dovremo affrontare da quì a molto breve.
mi scuso ancora per i toni saccenti: l'unica cosa di cui sono cosciente è solo la mia enorme ignoranza.
non ho nulla da insegnare ma moltissimo da imparare; chiedo perdono a tutti se hanno offeso chicchessia.
non parlo della decrescita come movimento, perchè sappiamo bene che é stata fagocitata dal potere per enunciare senza vergogna: noi paesi ricchi continuiamo con questa turboeconomia e usiamo la decrescita per sterilizzare e bloccare lo sviluppo nel terzo mondo.
la decrescita vera, invece, é un postulato matematico che afferma che non é possibile una crescita lineare all'interno di un sistema finito.
da quì deriva che non è possibile uno sviluppo esponenziale all'interno dell'ecosistema perchè questo si chiama entropia, cioè il sistema si autodistrugge in parallelo alla sua crescita.
un caro saluto a tutti
francesco
PS (@carlo: sappi che se mi chiami franca non mi offendi, non ho nulla contro i gay essendo la mia parte femminile profondamente lesbica ;)))
Ok, Franca: incidente chiuso. Anzi, incidente non c'è mai stato.
RispondiEliminaVoglio aggiungere qualcosa alla tua analisi, che sono certo sottoscriverai.
Il vulnus più grave - nel nostro rapporto con la Natura - è che non comprendiamo il suo incedere per cicli, mentre noi siamo stati lobotomizzati e procediamo in percorsi lineari.
Ci servirebbe molto avicinarci alla filosofia orientale, senza considerarla figlia di un Dio minore.
Purtroppo, la nostra si è arenata da secoli (non voglio aprire un dibattito filosofico).
Ti ringrazio per i tuoi interventi e spero di non averti offesa/o (come preferisci, questa è terra di liberà)se sono stato un po' "deciso" nel mio intervento.
Un abbraccio
Carlo
Orazio: proprio a seguito di quanto affermi, non vale proprio la pena di scaldarsi tanto per scegliere qualcosa in un panorama di placida omogeneità. Meglio preservare la propria dignità per i tempi a venire.
RispondiEliminaAspetto sempre di sapere cosa voterà il sig. Fioritto, e le conseguenti motivazioni.
Ciao
Carlo
Buonasera Sig. Bertani e tutti voi lettori,
RispondiEliminami scuso per non aver risposto prima, ma sono rientrato a casa solo ora.
Probabilmente qualsiasi scelta io faccia mi troverà 1000 ed altri ancora 1000 difetti, ma la prego di considerare il senso, il messaggio, piuttosto che un significato strettamente politico.
L'unico partito, ad oggi, che può effettivamente destabilizzare un po' questo finto sistema bipolare senza creare troppi danni è l'UDC al quale affiderò con molta probabilità il mio voto.
Ragionando ad alta voce mi vengono da fare queste brevi considerazioni:
1.La Lega, inutile prendersi in giro, lavora molto bene in tante realtà locali. E' per la politica del fare piuttosto che del parlare e reputo che di salotti, in giro per l'Italia, ce ne siano fin troppi. Tuttavia, permettendogli di crescere a livello regionale, si avvallerebbero tante idee a dir poco folli. Dette con maggior forza in termini di “numero di elettori”, il partito sarebbe anche capace di realizzarle nel concreto e questo non posso permetterlo moralmente.
2.L'Italia dei Valori ha ragione su tantissimi punti, ma il giustizialismo a prescindere non l'ho mai tollerato perchè reputo che si potrebbe passare facilmente da un estremo ad un altro, pertanto seppur condividendo molte delle loro preoccupazioni, non posso appoggiarli in una crociata che provocherebbe più danni che benefici.
3.La Destra si è alleata con il PDL e quindi non la prendo neppure in considerazione dato che l'era Berlusconiana sta per giungere al termine.
4.Il Movimento a 5 stelle sarebbe l'unica soluzione che mi alletterebbe, ma dopo aver visto il nome “BeppeGrillo” stampato sullo stemma elettorale ho subito storto il naso, in più ho il sentore prettamente personale che sia più una bolla di sapone piuttosto che una valida alternativa (ma come voto di protesta sarebbe decisamente valido)
5.L'UDC mi pare sia sempre stato al suo posto, l'essere un partito politicamente collocato al centro mi consentirebbe di dialogare apertamente con ambo le parti senza precludermi a priori alcun tipo di iniziativa e proposta valida, dato che ormai pare che il buon senso e il cercare di trovare una mediazione ai problemi del paese sia diventato “incoerenza”. Io reputo, invece, che sia un grande senso di maturità ed umiltà il cercare di fare da paciere tra due schieramenti che si odiano e che bocciano, a prescindere, tutte le proposte della controparte. In più rafforzerebbero il dialogo, strumento a mio avviso essenziale della Politica, ridarebbe il giusto peso ad un Parlamento completamente mortificato dagli ultimi anni, ristabilirebbe un po' quegli equilibri di cui sopra (vedi post precedente) e l'Italia intera non potrebbe che trarne beneficio. Non sarebbe un voto sprecato in termini di rappresentanza, dato che supereranno sicuramente il fatidico scoglio, è un voto indubbiamente di apprezzamento, considerando il fatto che alle ultime politiche hanno avuto il coraggio di presentarsi da soli. Sarebbe l'unica versa soluzione per porre fine al sistema bipolare, non essendo una forza estrema gli equilibri non verrebbero intaccati ed in più quasi sicuramente non potranno in termini numerici governare una regione, ma il moderato avrà un peso nettamente maggiore per essere più incisivo quale ago della bilancia. In più ho la netta sensazione che ci si stia avvicinando sempre più verso il baratro delle estremizzazioni, pertanto onestamente parlando non vedo altre alternative valide.
RispondiEliminaSpero di aver portato abbastanza motivazioni.
A presto
A.F.
caro Sig. Fiorito, mi perdoni se mi intrometto: le assicuro che lo faccio senza nessuna volontà polemica, che non vendo tessere di partito e mai le venderò.
RispondiEliminaavrei due domande a cui le sarei grato se mi rispondesse:
prima: non trova inquietante l'asse caltagirone-cuffaro interno al partito? pensa che l'UDC sia così forte da poter metabolizzare le istanze di questi componenti, diciamo dubbi tanto per usare un eufemismo?
secondo: non pensa che la vocazione mediatrice e conciliante dell'UDC, più che una qualità, sia solo un vecchio retaggio di democristiana memoria al fine di procrastinare nel tempo le logiche di lottizzazione da pentapartito?
ringraziandola per l'attenzione e ben consapevole di quanto può essere impegnativo il quotidiano al giorno d'oggi, si senta libero di rispondermi come quando e se le pare.
ancora grazie,
francesco
Buonasera Sig. Francesco,
RispondiEliminapotrò anche sbagliarmi, ma penso che il malaffare non abbia appartenenza politica. La mafia, l'opportunismo, così come l'arrivismo, sono sempre in cerca di spazi liberi al fine di poter trarre interessi personali, naturalmente tutto ciò preoccupa e deve farci pensare, ma se per ipotesi un giorno un giudice fosse accusato di essere un braccio della mafia, non per questo condanneremmo tutto l'apparato giudiziario italiano (ed aggiungo per fortuna).
Riguardo alla sua seconda domanda, il “vecchio retaggio”, non saprei darle risposta.
La presenza di così tanti politici di “vecchia data” mi preoccupa un po', lo ammetto, ma come detto poc'anzi, io non sono un giustizialista nel senso che cerco di fare tutti i dovuti distinguo. Se onestamente parlando mi si dovesse chiedere: si sta meglio oggi o negli anni 80, io sinceramente non saprei dare una risposta per il semplice motivo che ho iniziato a vivere la politica da 20 anni a questa parte... e neppure. La verità è che guardando vecchi video mi saltano alla mente politici quali Craxi, Moro, lo stesso Andreotti ed altrettanto onestamente non trovo eguali nello scenario odierno.
Non voglio innescare una polemica più grande di me, ma permettetemi di dire che voi avete avuto la fortuna di vivere una politica “vera”, la mia generazione invece ne mira solo le ombre.
Spero di aver risposto un po' alle domande.
A.F.
Caro Sig. Adelfiorito mi scusi se mi intrometto anche io, leggendo il suo primo intervento ho troveto molti spunti interessanti ed il suo invito a Bertani a farsi parte in causa per dare seguito al suo già eloquente lavoro l' ho trovato assai condivisibile. Ciò che non capisco (forse perchè vivo all' interno del contenitori dei giustizialisti anche se non so ancora per quanto) come faccia a conciliare quella sua voglia di equilibrio democratico sostenendo un gruppo che ha coperto al Senato un pregiudicato (Cuffaro) e che ancora oggi spalleggia in molte regioni quel plurinquisito che risiede come prima carica dello stato dal quale seppur sganciato il Sig. Casini non ne è stato mai capace di riconoscerne pubblicamente l' immoralità sia religiosa (essendo un partito di natura cattolica) visto le sue rinomate imprese sessuali sia dal punto di vista etico ( corruzione riscontrata di giudici etc. etc...).Non trova uno squilibrio democratico assecondare con il suo voto tutto ciò?
RispondiEliminaCon rispetto distinti saluti.
quello che le prostitute intelletuali e ...... leccalecca minzolini .....non dicono:
RispondiEliminaMILANO - La prima centrale nucleare di Italia sarà con molta probabilità quella di Montalto di Castro in provincia di Viterbo. Poi, tra i possibili siti atomici, ci sono Caorso in provincia di Piacenza e Trino Vercellese (Vercelli) e per il deposito nazionale di scorie radioattive la località di Garigliano a cavallo tra le province di Latina e Caserta. È questa la mappa della distribuzione delle centrali nucleari fornita, a Roma davanti a Montecitorio, dai Verdi in chiusura di campagna elettorale.
LA MAPPA - «Il governo - osserva Angelo Bonelli, presidente dei Verdi - non ha avuto il coraggio di rivelare prima delle elezioni regionali i luoghi in cui verranno costruite le centrali» e in cui dovrebbero verranno «sprecati almeno 30 miliardi di euro dei contribuenti italiani». Ecco allora la cartina delle sedi che produrranno energia atomica, secondo le indicazioni dei Verdi: Caorso (Pc), Trino Vercellese (Vc), Monfalcone (Go), Chioggia (Ve), San Benedetto del Tronto (Ap), Scarlino (Gr), Montalto di Castro (Vt), Borgo Sabotino (Lt), Garigliano (Lt-Ce), Termoli (Cb), Mola di Bari (Ba), Scansano Jonico (Mt), Oristano, Palma di Montechiaro (Ag).
Sembra che solo il signor Adelio sia il reo di una scelta che ai più non sembra congruente con il primo suo post in questo ottimo Blog.
RispondiEliminaUn dato di fatto e' certo: il signor Adelio ha posto come riferimento del suo voler essere un Cittadino, la Carta Costituzionale. E il suo post è intriso della sua onestà intellettuale, il che non è poco.
Io,tanto per parlare di cose che conosco da vicino, ho impiegato oltre 40 anni per evolvermi in tal senso, per abbandonare ideologie vecchie (non le idee di fondo alla base della mia etica, una in primis fra tutte: la giustizia = la legge con giusta ragion)e approdare alla Costituzione Italiana, nei cui valori è possibile trovare convergenze positive, evolutive in senso umanistico. Che diventa poi, a ben vedere, la vera rivoluzione.
Mi sembra ovvio ribadire che dal mio punto di vista la scelta dell'UDC è forse la peggiore possibile - nel desolante panorama a disposizione- che il signor Adelio potrebbe fare, proprio per quella ricerca di Valori (troppo lontani dagli uomini, dai fatti politici e non che hanno delineato la storia dell'UDC), a cui ancorare le scelte importanti, alla base del Suo percorso evolutivo che, secondo me, è appena iniziato.
In ogni caso buon viaggio.
Doc
Caro Sig. Marco, non si deve assolutamente scusare, anzi... ho scritto per avere un confronto, un dibattito, altrimenti mi sarei astenuto dal farlo.
RispondiEliminaPer poter motivare la mia scelta probabilmente dovrò fare un passo indietro e me ne scuso, ma se così non fosse non riuscirei a spiegarle al meglio la mia decisione.
Premetto che non sono né un esponente politico, né un tesserato, bensì un semplice elettore che da qualche anno a questa parte sente “il peso” delle votazioni probabilmente senza alcun motivo dato che, è indubbio, la mia preferenza non sarà altro che una goccia in mezzo al mare.
Sono partito dal presupposto che il sistema odierno non ci rappresenti minimamente e che, onde abbatterlo, sia necessario quantomeno un altro partito, forse anche due o tre, che spinga il parlamento ad avere più rappresentanze equipollenti. Di fatto, già oggi, ne abbiamo 5 se non erro, quindi la decisione sarebbe: quale intendo rafforzare?
Dato che reputo sia decisamente preoccupante la via intrapresa dall'attuale PDL che mira a screditare tutte le forze indipendenti e basilari di una democrazia, allora la mia scelta non potrà che ricadere su chi si colloca al centro o a sinistra.
Il PD lo escludo non tanto per appartenenza politica, quanto perchè ho il reale sentore che si tratti di un partito piramidale con una struttura ben formata, che quando fa un cambiamento sostituisce solo il vertice, ma di fatto resta immobile nella sostanza, pertanto non non mi garba.
RispondiEliminaPer non essere ripetitivo e procedendo in tale senso per esclusione, alla fine giungo al “male minore”.
L'obbiezione che mi si potrebbe fare, a ragion veduta, sarebbe: ma allora, anche questa volta, saremo costretti a votare non chi ci rappresenta, ma il “meno peggio”? La risposta, purtroppo, è sì per diverse ragioni.
Come ha scritto Agnoletto, con il quale ho pochi punti in comune, ma che stimo particolarmente: “L’astensione a sinistra oggi è un lusso che nessuno può permettersi; sarebbe un atto snobistico e autolesionista”.
Io ho la seria preoccupazione che, prima di poter rifare “politica”, sia necessario risanare la politica.
L'Italia oggi corre un rischio grandissimo, ben più grave di una crisi economica o di mancate infrastrutture: rischia di perdere la propria democrazia.
Puntando pertanto a questo obbiettivo mi interessano relativamente poco le vicissitudini sessuali di Casini (anche se la prego di informarmi sui fatti in quanto non ne ero a conoscenza) , ma sono convito che la sua “poca incisività” sia dettata esclusivamente dai numeri a lui non favorevoli, quindi votandolo mi auguro che possa crescere come partito con conseguente crescita di potere decisionale.
Se lei voterà IDV non potrà che farmi piacere, quale unica voce fuori dal coro il vostro contributo è essenziale, ma personalmente non mi ci ritrovo nei modi.
Mi rendo conto di essere stato anche questa volta decisamente prolisso e me ne scuso, ma prossima volta cercherò di rispondere “puntualmente”.
Cordialmente, A.F.
Caro Doc,
RispondiEliminati ringrazio per l' "onestà intellettuale", ma non capisco dove sarei stato contraddittorio. Per tutta una serie di motivi e preoccupazioni credo che il “non voto” non sia una decisione accettabile, allora vi ho chieste delle alternative valide, fosse anche la rivoluzione nell'attesa che si possa formare un movimento che parta “dal basso” come simbolo di rappresentanza, non più di sudditanza, ma haimè è stato un mero monologo.
Di forza politiche non ce ne sono tante in gioco, allora ti chiedo ed estendo la domanda a tutti voi, chi potrei votare per smembrare il bipolarismo e la linea politica dell'attuale governo.
Grazie davvero, Ade
Molti anni or sono, discutevo con un amico sulla distribuzione sociologica della popolazione utilizzando come modello la Campana di Gauss: erano semplici riflessioni, non un trattato di sociologia.
RispondiEliminaTralasciando la parte centrale, quella dell’omogeneità e dell’appiattimento, centrammo la nostra attenzione sulle due sezioni laterali, quelle più piccole, laddove potremmo dire che si dispongono i comportamenti “borderline”.
Giungemmo alla conclusione che saggezza (o genio) e follia erano senz’altro da assegnare a quei settori, ma era possibile distinguerle? Difficile tracciare confini nelle personalità di Bosh, Mozart, D’Annunzio…addirittura Einstein o John Lennon.
Di più: prendendo a paragone una campana tridimensionale, le “vie d’ingresso e di fuga” diventano infinite, poiché ogni grado può essere infinitamente frazionato: perciò, infinite possibilità e tipologie. Vai a distinguere il genio dal folle.
In qualche modo, il modello è utilizzabile anche per la discussione in oggetto, ossia non votare o votare il meno peggio. Non prendo in considerazione un “votare perché lì è meglio”, anche fosse per scardinare il sistema, poiché fa parte della sezione omogenea, la quale continuerà – per definizione – ad adeguarsi.
Qualcuno, per salvare la Costituzione, ritiene che sia meglio astenersi e migrare al bordo della campana – oggi, Massimo Fini propone addirittura l’Aventino come una soluzione al disastro politico italiano – altri ritengono che, proprio perché la Costituzione prevede la partecipazione democratica, non votare sia la negazione in essere della Carta.
Personalmente, ritengo che la Carta sia stata scritta per essere, in primis, rispettata nei suoi principi basilari: perciò, non è giustizialismo chiedere se chi governa l’Italia abbia corrotto giudici ed avvocati, bensì semplicissima giustizia. Siccome un bidello che ruba una matita può essere licenziato in tronco, non si capisce perché chi ha rubato o corrotto a man bassa possa rimanere al Governo. Dopo che i fatti siano stati accertati, ovviamente, ma se chi è al Governo si sottrae utilizzando il potere legislativo per piegare ai suoi voleri il potere giudiziario, scardina i principi costituzionali, e dunque è da ritenere a tutti gli effetti un usurpatore.
Non abbiamo notizia di drastiche prese di posizione da parte dell’UDC in tal senso, anzi: abbiamo assistito ad uno squallido mercimonio – portato avanti da Casini – per “concedere”…in cambio di cosa?
Sarà che a pensar male ci si azzecca, ma quei 30 miliardi di euro in cemento per le centrali nucleari ci ricordano il potere dei cementieri, e Casini fa parte di una famiglia fra le più importanti nel panorama dell’italico cemento.
Saremo noi, che non votiamo, i folli? O i saggi? Quale parte della campana c’accoglierà?
Saluti a tutti
Carlo
Caro Adeliofioritto per quanto riguarda le prestazioni sessuali forse mi sono espresso male, mi riferivo a quelle del premier mentre a Casini rimproveravo l' omertà di uomo cattolico che non ha mai condannato pubblicamente certi atti che da buon cristiano non dovrebbero esser tollarati ma ansi ha convissuto con questo personaggio fino a poco tempo fa e sta stringendo nuovamente patti elettorali in varie regioni con il suo gruppo. Per quanto riguarda l' aspetto piramidale della politica lasciati dire che purtroppo questo vige in tutte le differenti realtà (te lo dice chi la vive in prima persona) e che sono certo che L'UDC che è un agglomerato di vecchi DC i quali hanno fatto scuola in tal senso non si può esimere da questo schema.Comunque ci tengo a ringraziarti del tuo sprone a Carlo a esporsi politicamente in quanto gente come lui sono certo sarebbero fondamentale a scardinare quel sistema gerontocratico e affaristico che carattizza la politica.
RispondiEliminaDopo la presenza a quasi reti unificate in TV di Berlusconi ieri, mi aspetto che gli italiani ipnotizzati dal mago di Arcore si dimentichino dei loro guai e votino per lui contro gli extracomunitari e i comunisti ritenuti responsabili dei loro problemi.
RispondiEliminaVediamo un po' di essere più pragmatici.
RispondiElimina1- la cassazione ha stabilito che,pur con il vantaggio della prescrizione, l'avv. Mills è un corrotto.
2-Un giudice monocratico deduce in modo inoppognabile chi è il corruttore.
3-Andreotti, prescritto anche lui, e' stato dichiarato colluso con la mafia almeno a tutto il 1980.
4- TotòCuffaro e' stato condannato in appello per favoreggiamento aggravato...
5-Lorenzo Cesa condannato e poi prescritto e pù volte indagato è il segretario politico dell'udc iconato da PierfreddyCasinando, ammanigliato con i Caltagironi a cui, attraverso Andreotti, la cassa di risparmio SICILIANA, fece incredibilmente dei finanziamenti.
I casi di malaffare, malasanità etcetera in cui sono incappati uomini dell'udc sono numerosi, certo in buona e numerosa altra compagnia. Ma tant'è, è ormai consuetidine se non addirittura norma per entrare a pieno titolo nelle stanze del palazzo!!
Beh se non abbiamo cattiva memoria tutti dovremmo ricordare chi , tra gli altri, difendeva, difende a spada tratta - quasi a prescindere dai fatti- questi personaggi.
Infine, ma non certo ultimo come importanza, riporto l'art.54 della Costituzione Italiana, quale motivo, in aggiunta, eticamente valido per non votare:
"Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi.
I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge. "
E' con rammarico, forse con rassegnazione, che devo constatare che il presidente napolitano lo abbia dimenticato insieme all'altro fondamentale art 88:
l Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse.
Non può esercitare tale facoltà negli ultimi sei mesi del suo mandato, salvo che essi coincidano in tutto o in parte con gli ultimi sei mesi della legislatura.
Ma non e' il solo ad averli dimenticati.
Buona pace a tutti
P.S. per inciso: e' condizione necessaria, ma non sufficiente da sola, per la emancipazione attiva in civis la modifica delle leggi elettorali attuali.
Obama? ABBIAMO AVUTO?
RispondiEliminaOBAMA TENETEVELO. Così come quell'agglomerato farsa di stato che si definisce Stati Uniti D'America.
Una Plutocrazia Capitalistica. Le vere idee sono in Europa, come lo sono sempre state.
Non abbiamo bisogno di emulare o meglio, scimmiottare gli statunitensi.
EUROPA LIBERA!
Sinceramente, Palatinus, non ho capito niente del tuo intervento: qui, usa spiegare con dovizia quel che si sostiene (che è, nel tuo commento, difficile anche da interpretare).
RispondiEliminaVorrei segnalare un'acuta analisi di Michele Serra sulla "serata Santoro": sono cose che medito da tempo, e che giustificano l'impegno sul Web.
http://www.repubblica.it/politica/2010/03/27/news/serra_santoro-2932680/
Questo, di là di queste elezioni o nel breve termine, pone in nuova luce la tendenza egemonico-televisiva del Cavaliere. Ricordo che il 51% dei 18-34 enni è orientato all'astensione.
Pur rispettando, ovviamente, la decisione del sig. Fioritto, qui nessuno ha approvato la sua scelta. Perciò, mi sembra inutile continuare.
Ciao a tutti
Carlo
Solo alcuni nomi della casta “resistenziale” :
RispondiEliminaGUZZANTI JR 1 GUZZANTI JUNIOR 2 figli di Guzzanti Paolo (Eletto nella XVI legislatura deputato del Popolo delle Libertà) a sua volta figlio di Elio Guzzanti (Ministro della Sanità del Governo Dini.);
LUTTAZZI DANIELE (ex DC) lanciato dalla curia come Travaglio;
TRAVAGLIO Marco, fratello di Franco ( noto regista e compositore) sponsorizzato anche da Montanelli;
SOFRI JR (giornalista , opinionista, saggista, scrittore) figlio di Adriano Sofri (giornalista, saggista, scrittore , ex lotta continua e amico stretto di Ferrara);
DARIA BIGNARDI ( giornalista , opinionista ,conduttrice televisiva, saggista) moglie di Sofri jr e nuora di Sofri Adriano;
BARBARA PALOMBELLI , giornalista conduttrice televisiva, opinionista . E’ quella che si diverte sempre per le vignette che Vauro dedica a lei e al suo illustre consorte Francesco Rutelli ( politico prima radicale, poi del Partito Radicale Transnazionale, poi promuove la nascita di Democrazia proletaria, poi entra nei verdi arcobaleno..Ulivo,PPI, Margherita, Pd, Alleanza per l’Italia. Grazie all'intensa attività del signor Rutelli anche la palombella riesce a fare stare a galla, consacrata da Ferrara, Vespa e Santoro icona dell’opinione politica al femminile;
LERNER GAD ( giornalista, conduttore televisivo, saggista, opinionista) amico di tutti e di nessuno ( a seconda delle circostanze);
MARCO CASTOLDI (Morgan)ex compagno dell'attrice Asia Argento (figlia del regista Argento Dario);
Comunque bisogna ammetterlo , il Santoro pro-lotta proletaria ha il naso più fine di tutti ( persino più della buonanima di Montanelli) : riesce a scovare e a cooptare quella che ha più meriti aristocratici:
BEATRICE BORROMEO ( contessa, modella ,giornalista, opinionista) figlia di Carlo Borromeo e Paola Marzotto, figlia di Marta Marzotto. Sorella di Carlo e sorellastra di Lavinia (moglie di John Elkann)
Ditemi dove sta la differenza rispetto alle caste della destra? Nel merito, sì può essere , ma chi lo ha deciso???????
Carlo Bertani,
RispondiEliminail post da lei (o da te) pubblicato è ottimo, la mia è una risposta fra le righe a qualche residuo sostenitore di Obama.
Prossimamente commenterò (positivamente) quanto da lei (o da te) pubblicato.
Un'ulteriore domanda:
Lei non ha mai provato a candidarsi o per lo meno iscriversi a qualche partito per apportare queste idee?
Grande commento Mozart!
RispondiEliminaNon ce l'avevo con lei, Palatinus, solo non riuscivo a capire (non sono mai stato un fan di Obama).
No, non ho mai provato a partecipare, perché non esiste una forza politica che mi sopporterebbe.
Io sono come gli ubriachi: dico sempre la verità. Share nell'attuale panorama politico: zero.
Se qualcuno si facesse avanti (è già capitato) gli farei sapere questa mia predilezione per la sincerità. In genere, scappano.
Aspetto la tua disanima.
Ciao a tutti
Carlo
Gentile Sig. Bertani,
RispondiEliminaal di là di quel che potrà essere lo “share” elettorale, dubito che da questa tornata provinciale, al più regionale, potremmo avere un reale sentore dell'assenteismo italiano. Tale indice lo si potrebbe misurare alle politiche, pertanto la sua ultima affermazione mi lascia alquanto allibito. “Qui nessuno ha approvato la sua scelta. Perciò, mi sembra inutile continuare”: non credevo che nello scrivere sarei entrato in un'arena di leoni, non credevo che il dialogo si fosse tramutato in appiattimento ideologico e di questo me ne scuso.
Sono un ospite del suo spazio e non me ne sono dimenticato, tuttavia risulta alquanto palese il fatto che non sia frequentato da chi la pensa molto diversamente da lei.
Sono abbastanza convinto di ciò che scrivo in quanto reputo che la maggioranza degli italiani, mi spiace dirlo, non la pensano come lei. E' facile collocarsi nell'area dei saggi quando a sbagliare sono sempre gli altri. E' ancor più facile se si parte dal presupposto che le masse siano indottrinate, ma in concreto si fa ben poco per far loro aprire gli occhi.
Lei dice che non ha mai partecipato, quindi è lecito supporre che faccia parte della schiera dei “salottieri”... è' troppo comodo, mi spiace, non potrò mai accettarlo. A volte, e dico solo a volte, sarebbe anche opportuno che ci si mettesse in gioco e ,perché no, anche un po' di auto critica non guasterebbe dato che il mondo che “noi giovani astensionisti” c'è stato consegnato proprio dalla sua generazione.
Carlo sembrerebbe che tu abbia gradito la serata di "raiperunanotte" devo dire che ciò mi fa piacere e che mi porta a farti una domanda. Non credi che un personaggio televeisivo come Santoro (spesso populista e a volte asservito) sia riuscito a creare questo evento proprio grazie a quella sua tenacia che ha fatto in modo di rimanesse ancorato agli schermi anche se a costo di qualche piccolo compromesso? Dico ciò per riflettere sul fatto che magari, specie in un campo informativo cosi ingessato bisogna fare qualche piccola rinuncia per poi poter armare un attacco e bucare il mondo della censura come ha fatto lui.
RispondiEliminaPs: Ieri ho visto passeggiare Vespa a Via Veneto non se cagava nessuno ciao!!
Una astensione responsabile, consapevole, la rinuncia volontaria ad un diritto divenuto solo una improvvida legittimazione di una casta d'affari che non rappresenta più nessuno se non loro stessi e le loro lobby, non è un rito salottiero.
RispondiEliminaMolti ci hanno provato a mettersi in gioco, molti hanno dato la loro disponibilità di idee, pensiero e opera al servizio della collettività... ma che ne hanno fatto i partiti? Sono stati solo calpestati. Perché devi essere come loro, sporco e ricattabile... solo così ti vogliono. Basta vedere che cosa sono divenute le sezioni dei partiti, cosa fanno con le lottizzazioni, il giro di soldi e mazzette... E qualcuno pensa di cambiare questo sistema dal di dentro? Con il voto? E' come farsi calare in una fossa di coccodrilli! Questi sono la tomba del pensiero, l'orgia del crimine. Nessuna possibilità di bonifica!!
Oggi chi vota legittima questo sistema. Non c'è voto che possa esimersi da questa nefandezza... non c'è voto che non possa che celebrare questo operare, non c'è voto che non collabori a questa farsa demagogica.
L'astensione è l'unico modo di esprimere la propria indignazione e rifiuto a partecipare a questa vergogna politica... se ancora possiamo così chiamarla!!
Solo interessi personali, militanti o ingenuità politica possono portare qualcuno al voto.
Io sono convinto che ogni astensionista produca un altro mondo, sia molto più impegnato di ciò che appare con il suo quotidiano esserci.
L'astensione è volontà e partecipazione profonda al cambiamento di paradigma.
Proviamo solo ad immaginare cosa sarebbe se il 65% non andasse a votare (che non sarà, purtoppo!!).
E' l'unica strada oggi possibile della ragione... e della non violenza per il cambiamento, oppure la calamità naturale... che diviene opera di riequilibrio.
Luigi Boschi
Solo per inciso va segnalato che dalla "discesa" in campo di AlzodiTacco e' la prima volta che lui viene sconfitto sul proprio terreno, quello dove e' stato certamente il migliore, forse inarrivabile, ovvero l'arena mediatica. C'e' speranza!!!
RispondiEliminaPiù che la disamina di Serra , che ho letto, credo che il monologo di Luttazzi sia stato il più incisivo. Quel dissacrante monologo, specie le due citazioni finali, credo che abbia dato inizio ad un altro tipo di "discesa": quella fuori campo.
Sono quegli accadimenti fanno parte del bagaglio delle "speranze plausibili".
Doc
P.S. i giudizi, specie se poggiano su emozioni, passioni, non sono mai i benvenuti.
Tanto per dire.
Io, ad esempio, ho lasciato quell'arena partecipativa nel 1971: si era in preparazione del congresso di Genova del PSI,da tenersi nella primavera del 1972. Avevo 29 anni ed una lunga, appassionata militanza sia negli extra che nel parlamentarismo.
Posso, però, assicurare che la questione morale era già allora una cancrena sociale.
Da allora sono stato sempre fuori dai partiti o pseudo tali, ma questo non mi ha impedito di "impegnarmi" diversamente.
Di nuovo, buona pace a tutti.
Doc
Probabilmente mi spiegherò male io me ne scuso davvero.
RispondiElimina@Luigi Boschi
Il suo ultimo commento è meraviglioso e di una chiarezza cristallina, tuttavia nessuno mi ha risposto su ciò che mi sono domandato all'inizio: e dopo?
Non metto in discussione il fatto che l'astensionismo sia un sacrificio, un messaggio sì forte da divenire solo successivamente potere, ma vorrei chiedervi: cosa accadrà dopo?
Si ha l'intenzione di fare una "marcia pacifica" su Roma? Si ha l'intenzione di creare un nuovo movimento? O non si farà altro che "aspettare" che siano sempre altri ad impegnarsi?
Inutile dire che l'ultima soluzione non la reputo valida per ovvi motivi, ma vi prego di rispondermi perchè altrimenti, haimè, tutto ciò che abbiamo scritto in questi giorni potrà essere valido solo come copia/incolla per le prossime votazioni.
Quasi dimenticavo...
RispondiEliminaBuona Domenica delle Palme a tutti voi.
IL TUTTO E' FALSO
RispondiElimina(per chi la vuole ascoltare:
http://www.youtube.com/watch?v=I-r9C1lJWbs )
Questo mondo
corre come un aeroplano
e mi appare
più sfumato e più lontano.
Per fermarlo
tiro un sasso controvento
ma è già qui che mi rimbalza
pochi metri accanto.
Questo è un mondo
che ti logora di dentro
ma non vedo
come fare ad essere contro.
Non mi arrendo
ma per essere sincero
io non trovo proprio niente
che assomigli al vero.
Il tutto è falso
il falso è tutto.
Il tutto è falso
il falso è tutto.
E allora siamo un po' preoccupati
per i nostri figli
ci spaventano i loro silenzi
i nostri sbagli.
L'importante è insegnare quei valori
che sembrano perduti
con il rischio di creare nuovi disperati.
Il tutto è falso
il falso è tutto.
Non a caso la nostra coscienza
ci sembra inadeguata
quest'assalto di tecnologia
ci ha sconvolto la vita.
Forse un uomo che allena la mente
sarebbe già pronto
ma a guardarlo di dentro
è rimasto all'ottocento.
Il tutto è falso
il falso è tutto.
Io
che non riesco più a giudicare
non so neanche che cosa dire
della mia solitudine.
Guardo
con il mio telecomando
e mi trovo in mezzo al mondo
e alla sua ambiguità.
C'è qualcuno che pensa
di affrontare qualsiasi male
con la forza innovatrice
di uno Stato liberale.
Che il mercato risolva da solo
tutte le miserie
e che le multinazionali siano necessarie.
Il tutto è falso
il falso è tutto.
Ma noi siamo talmente toccati
da chi sta soffrendo
ci fa orrore la fame, la guerra
le ingiustizie del mondo.
Com'è bello occuparsi dei dolori
di tanta, tanta gente
dal momento che in fondo
non ce ne frega niente.
Il tutto è falso
il falso è tutto.
Io
che non riesco più a ritrovare
qualche cosa per farmi uscire
dalla mia solitudine.
Cerco
di afferrare un po' il presente
ma se tolgo ciò che è falso
non resta più niente.
Il tutto è falso
il falso è tutto.
Il tutto è falso
il falso è tutto quello che si sente
quello che si dice
il falso è un'illusione che ci piace
il falso è quello che credono tutti
è il racconto mascherato dei fatti
il falso è misterioso
e assai più oscuro
se è mescolato
insieme a un po' di vero
il falso è un trucco
un trucco stupendo
per non farci capire
questo nostro mondo
questo strano mondo
questo assurdo mondo
in cui tutto è falso
il falso è tutto.
Il tutto è falso
il falso è tutto
Il tutto è falso
il falso è tutto
Il tutto è falso
il falso è tutto, tutto, tutto.
Doc
@Adeliofioritto
RispondiEliminaCosa cambierà? Provo a rispondere io: Poco, molto poco, finchè la gente non capirà quale sia il valore effettivo della partecipazione e quanto sia importante la sua nonchè il suo giudizio critico rimarrà solo una protesta come altre che pian piano verrà scacciata via dal vento della propaganda che grazie ai loro potenti mezzi economici solo pochi sanno gestire e che grazie alla pochezza intellettuale dei tanti rinchiusi nelle loro orwelliane paure morirà inghiottita nuovamente nel calderone dell' apatia. Diceva bene Monicelli l' altra sera a "raiperunanotte" l' unica alternativa in un paese privo di coscenza come il nostro è la "rivoluzione" e non credo al contrario di quanto abbia detto Santoro nel finale si riferisse a quella culturale.Saluti a tutti e buona Pasqua a tutti anche se non credo alla resurrezione specie la nostra ciao!!!
Carlo dai primi dati pare che il Tuo auspicio di un astensionismo forte si stia verificando. Però devo ribadire il fatto che, a mio parere, la casta non se ne curerà più di tanto e continuerà a fare i suoi interessi senza pensare ai cittadini che languOno nella crisi economica.
RispondiEliminasecondo me più che l'affluenza dovremmo vedere le percentuali finali.
RispondiElimina@adeliofiorito
RispondiEliminaNon credo che ora sia il momento di stesura programmi. Penso che tutti noi serbiamo dentro molte idee da mettere a confronto. Personalmente ho pure scritto qualche ipotesi. ( http://www.luigiboschi.it/?q=node/31046 )
"La nostra comunità deve essere rifondata. Lo capite? Regioni e Province sono sovrastrutture inutili. Luoghi conclamati di potenziale corruzione e clientelismo. Senato e Camera non esistono più! (guardatevi questo video http://www.luigiboschi.it/?q=node/31007 ). Si deve ripartire dai Comuni. Sono i Comuni (e dovrebbero essere 150/200 non gli attuali 8000) che formano uno Stato comunità e non viceversa. Ed è la logica della rete. I Comuni sono i nodi di una rete comunitaria.
Si dovrebbe formare una nuova costituente popolare formata da rappresentanti locali con elezioni a livello provinciale e in cui la cultura digitale e della rete svolga un ruolo fondamentale nel determinare le condizioni di convivenza guidate dalla tecnica, dalla filosofia e dalle scienze. L'attuale burotica è ridicola! D'altra parte Basta vedere il fenomeno dei socialnetwork. E' la dimostrazione embrionale di come sono possibili nuovi modi di fare comunità... condividere idee e progetti. Basta vedere che cosa è il mondo prima e dopo Google!! Ipotesi, ma altre sarebbero praticabili.
Solidarietà, conoscenze, valore del bene comune, sono i cardini di una nuova comunità. Il cambiamento è inevitabile. L'esistente è a distruzione sismica.
Viviamo come ai tempi in cui le macchine da lavoro entrarono nei campi, tolsero la gente dalle dure e ripetitive fatiche, ma molti si sentirono inutili... e si reinventarono la vita".
Ma sono appunti di un pensiero tutto da costruire. Ora è necessaria la rottura, non può esserci un continuum.
Sarà molto interessante credo la nuova fase costituente su altre logiche dove la cultura dei leader sarà finalmente archiviata!! Basta la logica comando controllo, militanti e tifosi. Amico/nemico! Occorre trovare la forza di cooperare su altre logiche organizzative con idee, progetti e piani di fattibilità, questi gli ingredienti.
Ora però vediamo gli esiti finali.
Le menti libere, amanti del bene comune debbono comunque sapersi coalizzare per coltivare un loro divenire fuori dagli attuali schemi politici. Dobbiamo reinventarci la vita che questi vorrebbero toglierci!
Luigi Boschi
@luigiboschi
RispondiEliminaSì, io condivido in pieno, ma allora che non si aspetti, ma che ci si prepari e ci si faccia trovare pronti a quando sarà.
Io non vi conosco personalmente e voi non conscete me, non sappiamo in grandi linee neppure quali punti potrebbero accomunarci e quali no, quindi sicuramente non sarà un percorso facile.
Tuttavia il rinnovamento è necessario ed è già nell'aria.
Io vi ho lanciato una proposta, ora vorrei sapere quanti sono disposti ad accoglierla positivamente.
Cari amici, vedo che anche in mia assenza il dibattito procede fruttuoso. Sono appena tornato a casa dopo una "giornata al mare", che per me significa zappare e seminare nell'orto della casa di Albissola.
RispondiEliminaC'è stato un qui pro quo con Fioritto: non volevo dire che la "smettesse", soltanto che il dibattito UDCsì/UDCno finiva per divantare sterile.
E, difatti, avete preso altre vie.
Non m'aspetto nessun mutamento nel breve termine dall'astensione, ma la consapevolezza a medio termine che sia possibile creare qualcosa di nuovo. Sena una buona astensione, inutile cominciare.
Non dimentichiamo che, per creare una nuova organizzazione politica, serve tanto lavoro, tante persone, tempo ed anche qualche soldo.
Se ci sarà una forte astensione potrebbe essere un buon segnale per cominciare.
Altrimenti, significa che l'Italia è ferma alla fase tre di Luttazzi.
Ciao a tutti
Carlo
(ho letto solo approssimativamente i Vs commenti, magari ci sentiamo più tardi, adesso vado a farmi una signora doccia perché ne ho bisogno!)
In queste ore - non so se viene siete accorti - la partitocrazia italiana sta andando in pezzi: nessuno ha il coraggio di commentare.
RispondiEliminaHo ripescato un articolo de "Il Giornale" nel quale, sostanzialmente, affermava che non era poi così importante chi vincesse. Berlusconi era meglio, ovvio.
L'importante era "non darla vinta al popolo dell'astensione", che siamo in gran parte noi.
Mai dire quattro se non l'hai nel sacco, ma credo che questi risultati ci obblighino a pensare al futuro, perché sono stati i mille blog a crearli.
Lasciamo per ora il futuro, ma riflettiamo che - sin da oggi - un 25% degli italiani non ha più padrone.
Se i risultati saranno questi, sarà una grande vittoria, che dovrà impegnare i mille blog alla sintesi politica.
Da Martedì sarà un nuovo giorno.
Ciao a tutti
Carlo
Condivido Carlo!!
RispondiEliminaOra tutti i movimenti, i blogger e gli spiriti liberi dovranno cercare di cooperare per un nuovo progetto politico. Si apre una nuova era.
Volevano chiudere internet!!
Siamo noi che mandiamo a casa loro per incapacità e decorrenza dei termini... accettabili!!
Riprendiamo a respirare, forse!! LB
tutti parlano di astensione e/o di non-voto, per me é stato diverso. Mi piace pensare, forse per i principi dell'univeralismo, che la maggioranza di chi non é andato al seggio non abbia non-votato ma abbia incarnato il senso profondo del voto di rappresentanza proprio nell'impossibilità di sentirsi rappresentato.
RispondiEliminaa mio parere é meraviglioso il concetto di politica rappresentativa: perchè contiene al suo interno i concetti fondanti della democrazia quali la sovranità del cittadino; perchè ricorda che dal momento del voto l'elettore assume doveri di vigilanza verso i prescelti, mentre la classe politica si assume, o dovrebbe, solo obblighi verso la popolazione, in primis il dovere della coerenza; perchè ci ricorda che la verità è sinfonica e c'è bisogno di molteplicità di visione per raggiungere il bene comune.
per questi motivi mi piace pensare che anche noi, forse soprattutto noi che non ci siamo recati alle urne, abbiamo incarnato quanto gli altri questo senso profondo del concetto di suffragio nazionale.
stando a questi concetti mi é piaciuto molto l'intervento del Sig. Fiorito: non mi piace il partito X ma dal momento che lui si sente rappresentato; o meglio, dal momento che X rappresenta la sua idea di risposta ai bisogni politici sociali, riconosco a X il diritto di esistere: starà a lui d'ora in poi vigilare ed essere responsabile del suo voto come X avrà obbligo di coerenza nei suoi confronti.
@mozart: ho trovato interessante questo intervento di Clementina Forleo su Travaglio & c.
http://www.stampalibera.com/?p=10232#more-10232
Bertani si chiede perchè Grillo non abbia fondato un partito, con il tono di chi pone una domanda sottile destinata a restare inevasa.
RispondiEliminaIn realtà Grillo ha risposto apertamente, e molte volte, a questa domanda che gli è stata posta, e molte volte!, dai suoi stessi lettori e sostenitori.
Semplicemente: non crede nei partiti come strumento di cambiamento.
Ora, si può criticare Grillo per molte cose. E si può non essere d'accordo con un'opinione come questa.
Ma non è del tutto corretto dire, seccamente, che non lo ha fatto "per i suoi interessi editoriali".
Grillo avrà anche interessi, editoriali e non.
Ma la sua risposta l'ha data ed ha agito di conseguenza, dando impulso a movimenti orizzontali ed indipendenti.
Considerando l'intensità e la novità della proposta sociale e politica messa in campo (ci sono già adesso studi sociologici e politologici in tutta europa su questo!) almeno rispettiamo un'opinione diversa, senza per forza dover sospettare il marcio, senza prove.
Io non avrei votato un partito nazionale di Grillo, mentre voterò, se potrò, molto volentieri un movimento locale con quelle stesse proposte.
Se non vedete la differenza forse...dovete rifletterci meglio?
un cordiale saluto all'ottimo Bertani e ai lettori.