“Che giovano a quell'uomo ottant'anni passati senza far niente? Costui non è vissuto, ma si è attardato nella vita; né è morto tardi, ma ha impiegato molto tempo per morire.”
Lucio Anneo Seneca
Ci domandiamo, signor Presidente, con quale stato d’animo s’avvicinerà alla sua scrivania – la sera del 31 di Dicembre – per inviare il messaggio alla Nazione. Ci chiediamo cosa proverà quando fisserà l’anonimo occhio della telecamera, quando i tecnici le diranno “Quando vuole, Signor Presidente, quando vuole.”
Sarà facile fissare il minuscolo occhio, appena luminescente, di quella telecamera e siamo certi che le luci saranno così ben posizionate da non darle fastidio alcuno.
Il discorso l’avrà preparato da tempo, assistito da esperti linguisti – siamo certi – e dunque già saprà quel che dovrà dire: avrete “limato” per giorni le frasi, scelto con cura gli aggettivi, adombrato qualche passaggio per avvertire dei pericoli incombenti, inzuccherato qualche perifrasi retorica – giacché risposte vere non ce ne sono, lei ne è cosciente – e sorvolato laddove nemmeno quelle palesemente false avrebbero retto.
Dovrà fare, in ogni modo, un bell’esercizio di rimozione per affrontare la telecamera – perché lei sa in quali, terribili gorghi sia precipitato il Paese – ma tanti anni di pratica da parlamentare la rendono certamente avvezzo a questi frangenti, i quali – con il trascorrere degli anni – dal suo privilegiato punto d’osservazione si sono trasmutati non più in marosi, bensì in semplici avvisi di tempesta. Con speranza di bonaccia.
D’altro canto – lassù, sul Colle e nel Torrino – non c’è onda che possa ghermire, vento che riesca a sferzare, tempesta che possa scalfire.
Com’ebbe a dire Demetrio Volcic, in un’apologia di Michail Gorbaciov: “Sarebbe potuto rimanere al suo posto per anni, appoggiandosi alla casta militare, e regnare su un mondo di speranze oramai spente. Invece…”
Non sappiamo quali tormenti galoppino nella mente di Gorbaciov, e – a dire il vero – manco sappiamo se esistano.
Non siamo qui per dare giudizi storici sull’ultimo Presidente sovietico – sono già in tanti a farlo! – ma solo perché ci sembra proprio che i vostri destini s’incrocino – in quelle sale che furono prima dei Papi e poi dei Savoia – in modo assolutamente incoerente, se cerchiamo parallelismi improponibili, ma di fatto esistenti, tangibili, nel momento stesso nel quale lei si siederà a quella scrivania.
Entrambi – da due punti d’osservazione assai differenti – con lo stesso dilemma: un Paese che non riesce più a trovare parole e mezzi, sintonie e propositi s’interroga, cerca risposte, bandoli di matassa, vie, vicoli, budelli, catacombe, scorciatoie, ponti e voli pindarici per capire il domani che l’aspetta.
Quello che scelsero i russi lo sappiamo: a ciascun suo destino.
E noi?
Cosa potrà raccontare agli italiani, che già non sanno, cosa potrà cercare di gettare nell’oblio, che già essi – per sopravvivere – non abbiano dimenticato, cosa ancora potrà inventare ed avvolgere con carta dorata e luminescente, che i suoi sudditi già non abbiano spacchettato e gettato nella spazzatura?
Già, sudditi: la parola che sfregia, che mai si vorrebbe pronunciare. Dopo 62 anni da quella Carta Costituzionale, il disastro è compiuto: nessuno sa più perché fu scritta, nessuno comprende perché sia così calpestata.
Come potranno, i genitori di Stefano Cucchi, affidarsi con fiducia ai magistrati, che già hanno decretato la “colposità” dell’atto e non la premeditazione per la violenza cercata ed ottenuta, a costo zero, perché esplosa nei confronti di una persona debole – peraltro, innocente, in quanto non ancora condannata! – che non aveva mezzi per difendersi da chi avrebbe dovuto difenderlo?
E Rudra Bianzino, rimasto solo a 16 anni con una nonna malata, dopo che il padre è stato ucciso in due giorni di galera – anche lui prima del processo! – e la madre è morta di crepacuore? Bianzino era stato sorpreso a coltivare delle piantine di canapa indiana: se fosse stato un parlamentare, avrebbe avuto suon di pusher pronti a soddisfare le sue necessità. Tutti gli italiani lo sanno: lei no?
E che Natale trascorreranno i genitori di Gabriele Sandri, nel sapere che l’assassino del loro figlio è sì stato condannato…ma sono le solite condanne che non generano mai un giorno di galera…al punto che Spaccarotella spera, addirittura, di riuscire a tornare nella Polizia! Certo, un simile “esperto” di balistica – non abbiamo mai creduto nella volontarietà dell’atto – merita proprio di continuare a maneggiare un’arma, sparando con una pistola di grosso calibro ad 80 metri di distanza e contando di sapere dove finisca il proiettile. Lo domandi al primo ufficiale dei Corazzieri che incontra al Quirinale, chieda cosa si può ragionevolmente colpire a quella distanza con un’arma corta. C’è da sperare di non trovarselo mai intorno, uno come Spaccarotella, nemmeno con una cerbottana fra le mai.
Casi limite? Lei dice casi limite?
Quanti sono stati i “casi limite” dal dopoguerra ad oggi? Centinaia. Ad Atene, per un solo morto, stanno mettendo a ferro e fuoco la Grecia: ecco, dove i greci sono cittadini e gli italiani sudditi. Il sovrano assoluto ha diritto di vita e di morte sul suddito, o sbaglio?
Potremmo anche compiere un atto vile, ossia dimenticare questa gente di fronte a quelle tombe, ad osservare la fotografia di chi – mai più – rivolgerà loro la parola. Mentre gli assassini gozzovigliano: magari, proprio mentre seguiranno il suo discorso. Forse, qualcuno di loro la sfotterà pure.
Dietro a quella telecamera, però, ci sarà anche F.G. il quale – dopo aver lavorato una vita – s’è visto ridurre la pensione a 400 euro, perché deve ridare allo Stato quello che lo Stato stesso aveva chiaramente promesso nel 1999 – quando F.G. passò dalle dipendenze delle Province allo Stato – con una norma chiarissima. Poi, nel 2005, con una “interpretazione autentica” di un articolo di legge del 1999, si rifà tutto da capo e devi renderci quei soldi: cosa vuol dire “interpretazione autentica”?!? E’ l’ultimo espediente per varare, sotto mentite spoglie, la retroattività del Diritto?
E se un futuro governo generasse una “interpretazione autentica” del referendum Monarchia/Repubblica del 1946? Come dice? Quella fu volontà popolare? Lo fu anche il referendum sul nucleare del 1987: cos’è, un’altra “interpretazione autentica”? Domani, qualcuno potrebbe interpretare “autenticamente” l’art 5: “La Repubblica è unica e indivisibile…” lei, cosa farà?
Già, possiamo anche dimenticarci di F.G. e rassicurarlo: “Eh, basta la salute…”, siamo certi che ha “rassicurato” allo stesso modo Mastella e signora, in piazzetta a Capri.
Dovremmo, però, rassicurare allo stesso modo gli altri 70.000 come F.G. giacché – per ben due volte! – la Corte Costituzionale ha sancito che sì, si può “rivedere” quando si vuole una legge, anche dopo anni, e quello che s’era promesso può essere in qualsiasi momento rimangiato.
Ricorda, per caso, nullum crimen, nulla poena sine praevia lege poenali? Qui non siamo in ambito penale, però, disconoscere nel 2005 quello che fu assicurato nel 1999…che ne pensa?
E questa vicenda – poco conosciuta – ritornerà più avanti, per capire cosa c’è dietro le varie “interpretazioni autentiche”, vere “perle” del Diritto, iperboli delle procedura.
Un altro pezzo di Costituzione è caduto nel cestino: osservi bene alla sua sinistra, è lì dentro, è l’articolo 25. Già che c’era, qualcuno ci ha ficcato anche l’articolo 2 del Codice Penale.
Se cercherà di sforzarsi, di mettere meglio a fuoco l’obiettivo della telecamera, dietro all’occhio magico scoprirà che ci sono centinaia di migliaia di truffati da un certo Tanzi, il quale – fra una falsificazione e l’altra di certificati di credito statunitensi – di dilettava nel circondarsi di pregevoli opere d’arte. Ora che le hanno scoperte, sono diventate “croste”: le vere “croste” le hanno negli occhi e nel cuore le persona che Tanzi ha truffato e che ora, per salvare un tizio di Arcore, vedranno cadere in prescrizione – o chissà in quale altra diavoleria giuridica – i loro diritti.
Osservi, presidente, osservi meglio, guardi ancora…
Là dietro, seduti nei salotti comprati a rate quando c’era ancora uno stipendio, ci sono decine, centinaia di migliaia d’italiani che hanno perduto il lavoro. Come dice? E’ la congiuntura internazionale? La truffa delle banche? La Cina? Il malocchio?
Ma, lei – e tutti quelli che l’hanno eletta all’alto scranno – non dovreste esser lì proprio per evitare che queste cose avvengano? S’accorge che – fiumi di parole a parte – stiamo precipitando? Che gli altri Paesi europei, salvo poche eccezioni, non se la passano male come noi?
Possediamo il 70% del patrimonio artistico mondiale e non lo usiamo, siamo (con la Spagna) l’unica penisola fertile del Sud d’Europa, e la nostra agricoltura langue. Dobbiamo aspettare che giunga un premio Nobel come Rubbia, per dirci che la politica energetica del governo è fallimentare? Che il mondo intero guarda oltre? Di chi la colpa? E’, come sempre, “d’Alfredo?”
Forse loro non ci saranno ad ascoltarla, non credo, perché sono giovani ed hanno di meglio da fare: almeno, come possono, come riescono a fare. Qualcuno, però, ci sarà perché è stato costretto a tornare a casa dai genitori e, suo malgrado, la osserverà distrattamente.
Sono la “generazione mille euro”: gente con diplomi, specializzazioni, lauree corte e lunghe, dottorati, ricercatori…i quali, il massimo al quale possono ambire, è che sia rinnovata loro quella schiavitù – senza più diritti, senza ferie, senza malattia, senza liquidazione, senza niente – dei mille euro. Fin quando durerà: poi, si tornerà a casa dai genitori. Finché ci saranno.
Lei, che militò in un partito il quale – almeno, così raccontavate – si piccava d’essere il difensore del lavoro, della dignità del lavoratore, cosa prova? Guardi meglio nell’obiettivo, Presidente, si sforzi. Poi, torni ad osservare il cestino: “c’è posta per te”? No, sono solo gli articoli 35, 36, 37, 38…della Costituzione, quelli relativi al lavoro, che sono finiti nella carta straccia, insieme allo Statuto dei Lavoratori.
Stia tranquillo, signor Presidente, gli italiani non saranno mai greci né francesi e né tedeschi: nessuno avrà il coraggio di ribellarsi apertamente. Gli italiani seguiranno fino in fondo il loro drammatico destino, giungendo all’abominio piuttosto che alzare la voce: sceglieranno fra puntare sul Superenalotto oppure agogneranno, brameranno di partecipare ad un talk show televisivo.
Fino a quando? Fino all’evidente disastro?
Con precisione non so quando arriveremo al disastro, però qualche idea ce l’ho.
Vede, signor Presidente, quello che lei non riesce a scorgere dall’alto del Torrino – forse c’è nebbia? è troppo lontano? – è che l’Italia ancora campa di ricchezza accumulata nei decenni “buoni”, quando c’era lavoro, si guadagnava, s’andava in pensione almeno un poco prima di morire.
L’Italia campa sulle pensioni dei genitori, su qualche rendita, sull’affitto di qualche appartamento ma non crea più nulla: non ha più idee, stimoli, certezze, speranze.
Fin quando durerà? Molti indicatori economici (il rapporto debito/PIL che “corre” verso il 120% è solo uno dei tanti) sembrano raccontare che di “fiato” n’è rimasto poco.
Per spiegarle come potrebbe finire, bisogna superare le pastoie che ci hanno condotto a spiegare gli ultimi eventi come “malcostume”, “protervia”, “indecenza”, ecc.
Berlusconi potrebbe essere accusato – tramite Dell’Utri – di concorso esterno in associazione mafiosa: reato, peraltro, non previsto dal Codice Penale, ma solo da una consuetudine giuridica attuata dalla Corte di Cassazione. Belusconi sarà mafioso?
I politici italiani di prima grandezza non sono mai “mafiosi” in prima persona: se vogliamo, Berlusconi sta a Dell’Utri come Andreotti a Salvo Lima. O, addirittura, come Mangano a Ciancimino: ci sono scale di valori per tutto, anche per la Mafia e per i politici.
Da sempre, si servono delle organizzazioni mafiose sul territorio per la raccolta dei voti: lo fecero democristiani e socialisti. Non neghi, Presidente, lo sa benissimo. Le dichiarazioni di Spatuzza sono poca cosa – concordiamo – ma su un punto sono precise ed indubbiamente veritiere: non pochi analisti politici, all’epoca, misero l’indice, stupiti, sul repentino flusso di preferenze che s’ebbe in Sicilia negli anni ’80 – decine di migliaia di voti che migrarono inaspettatamente, dalla DC al PSI – quando la Sicilia era rossa di sangue e Milano rossa “da bere”.
Negare dunque che il rapporto esista, significa esser semplicemente ciechi.
Altra cosa è stabilire se vi furono flussi di denaro dalla Mafia a Silvio Berlusconi, per le sue attività editoriali e, in seguito, politiche: mai, Berlusconi, comunicò da dove vennero le centinaia di miliardi (dell’epoca!) necessarie per entrare nel mercato immobiliare e delle comunicazioni. Sempre, s’avvalse della facoltà di non rispondere, in più occasioni.
Cosa c’entra questo con l’oggi? Aspetti e rifletta: intanto, ricarichi la stilografica. Oppure, telefoni a Tina Anselmi per farle gli auguri: magari, potrete parlare insieme della P2.
Stranamente – e questo è innegabile – il governo Berlusconi sta colpendo la Mafia siciliana in modo pesante: mai, un governo della Repubblica ha osato tanto. Un nuovo “prefetto Mori” del Ventennio? No, a nostro avviso, la verità è ben altra.
Oggi, la Sicilia non ha più governo regionale: dopo inenarrabili alchimie e vicissitudini, il Presidente Lombardo si sta arrampicando sui vetri per rimettere in piedi qualcosa che assomigli ad una giunta. Berlusconi è preoccupato per la Sicilia? Per la regione che gli fornisce pressoché totale consenso, che esprime ministri, sulla quale può contare come in nessun altro luogo d’Italia?
No, non ci sembra che a Palazzo Chigi ci si strappi le vesti e nemmeno osserviamo “corrieri” che – di lungo in largo – accorrano per riportare “pace e serenità” fra l’elettorato. Ci sembra, anzi, di cogliere quasi disinteresse: ci sentiremmo di puntare qualcosa su un profondo dissidio fra i (probabili) antichi mentori siciliani e gli attuali epigoni. Berlusconi fa comizi a Milano, non scende in Sicilia.
Nel frattempo – speriamo di non annoiarla, Presidente – il governo cerca di far quadrare i conti di Finanziarie sempre più “creative”: addirittura, si prelevano 3,1 miliardi dal TFR dei lavoratori INPS per gettarli nella fornace dei disastrati conti pubblici. Mai s’era vista una cosa del genere, nemmeno con il grande “creativo” democristiano, Cirino Pomicino. Prendere soldi dei lavoratori per finanziare la spesa corrente?!? Alla faccia del Bicarbonato di Sodio! Replicherebbe un suo illustre conterraneo.
Quando e come saranno resi quei soldi ai lavoratori? Lo domandi a Tremonti, ma stia attento: la risposta potrebbe causarle un gran mal di testa. Sa, è un “creativo”.
Ci sono poi le quisquilie, come lo “strano ri-finanziamento” del cinque per mille, con prelievo dai proventi dello Scudo Fiscale…e per che cosa? Per destinarli al Ponte sullo Stretto. Presidente, ci faccia capire: uno strumento – il cinque per mille, appunto – creato per finanziare le associazioni assistenziali (Onlus) e la ricerca…che viene “ri-finanziato” per poi “estrarre” 470 milioni di euro e destinarli al Ponte?
Quanti, di quei soldi, torneranno indietro – sotto forma di finanziamenti per la progettazione e le “consulenze”, se non proprio tangenti – nelle tasche (a questo punto private) di chi ha “finanziato”?
Fra parentesi, questi “per mille” sembrano quisquilie, ma sono una nuova forma di tassazione, proprio un bel “mettere le mani nelle tasche degli italiani”, ma da borseggiatori. Otto e cinque per mille, fanno l’1,3 per cento dell’IRPEF: sono centinaia di euro. A capoccia.
Sul resto c’è poco da dire; mentre una plateale incompetente dichiara di varare una riforma della scuola, la scuola non esiste quasi più: otto miliardi prelevati dalla scuola, i quali finiranno per due terzi nella contabilità generale, sono una mazzata che metterebbe a terra un bue. Tanto per chiarire, l’andazzo oramai è questo: dove non c’è più un assistente tecnico si chiude a chiave un laboratorio, quando un termosifone perde acqua lo si chiude e si sta al freddo, i ragazzi aspettano un supplente 15 giorni. Abbiamo la classe docente di gran lunga più vecchia d’Europa e mancano idee per il futuro: a meno di ritenere “futuro” il pedissequo ritorno “all’impianto Gentile” del 1923. Sai che futuro.
A fronte di queste (ed altre) emergenze, il comportamento di Silvio Berlusconi parrebbe, a prima vista, sconsiderato: rastrellamento di fondi ovunque, disinteresse per piani a medio e lungo termine, addirittura scarso interesse per l’elettorato. Prendere tempo sembra il diktat, e non solo per le questioni processuali.
Perché Berlusconi dovrebbe “prendere tempo”: in vista di che cosa?
Non sbuffi, Presidente, perché sarà lei a dover affrontare quella telecamera, non noi: rifletta, corregga. Nell’attesa, cambi un aggettivo. Oppure, scambi due confidenze con Ciampi.
Sono partite le “grandi manovre” per le elezioni regionali le quali, più che “fare i conti” con l’opposizione, definiranno nuovi equilibri all’interno della coalizione di centro-destra. Già, “coalizione”, composta però da tre anime: lo zoccolo duro dei berluscones di Forza Italia, la sparuta pattuglia ancora fedele a Fini e la Lega. Già, la Lega.
Per la Lega si prefigura uno scenario assai favorevole: non sappiamo in quante regioni riusciranno ad esprimere un presidente, ma in quasi tutte le regioni del Nord ci saranno loro nelle “stanze dei bottoni”, a gestire la politica ed il fiume di denaro che genera.
Si dà il caso che il Ministro per le Riforme (riteniamo “Costituzionali”, giacché non si tratta certo della riforma delle uova di Pasqua) – Umberto Bossi, lo ha nominato lei, ricorda? – abbia recentemente dichiarato:
“La Padania sarà libera con le buone o con le meno buone…non c'è nessuna crisi nel rapporto con Berlusconi perché se da soli si arriva prima, alleati si va molto più lontano” (14 Settembre 2009).
Strano ministro per le “riforme”: un tizio che usa come un libretto da scarabocchiare la Costituzione di uno Stato che vorrebbe distruggere! Un lupo a guardia degli agnelli? Proprio lupus in fabula, è il caso di dirlo.
La Lega Nord sa benissimo che un federalismo che potrebbe accontentare il suo elettorato – ossia portare i redditi del Nord ai livelli europei a scapito del resto d’Italia – non passerà mai in Parlamento: il referendum del 2006, per ricordare un solo esempio, non passò anche perché la Sicilia (totalmente “berlusconiana”) votò contro compatta.
Fanfaluche? Sogni ad occhi aperti di Bossi?
Rifletta, Presidente, rifletta: è stato recentemente obbligato a scendere in campo per difendere la Chiesa Cattolica, il famoso “paragone” Tettamanzi = Imam.
Anche queste sono facezie, roba da teatrino della politica? No, qui non siamo al Bagaglino.
La religione cattolica può essere osservata da più punti di vista: certamente – e questa è l’accezione che potremmo definire “più colta” – riporta meno ai simboli e più ai principi. L’universalità del pensiero religioso conduce la Chiesa Cattolica a scendere in prima fila per difendere i diritti delle altre religioni: difendendo gli altri – ad essere riduttivi – difende se stessa. Ricorda, per caso, Papa Giovanni Paolo II quando affermò che, “piuttosto che non credere in niente, anche un altro credo…”?
Qui, ci sono significati più sfaccettati, ma un plafond comune conduce a riconoscere carità e fratellanza come valori universali. E’ l’unica accezione, nella quale viene inteso il Cattolicesimo?
Per la gran parte degli italiani – mezzi agnostici, credenti a rate, fai da te religioso, ecc – la comunanza religiosa s’esprime anch’essa con un’identificazione, molto diversa, però, rispetto a quella del Card. Tettamanzi.
Qualcuno l’ha definita una Chiesa non solo pre-conciliare, ma addirittura pre-illuminista, ossia privata delle temperanze necessarie per vivere in un contesto relativista e multietnico. E che l’Europa s’avvii – semplice demografia – a diventare ancor più multietnica, è assodato.
E’ il resuscitare una Chiesa perduta nei secoli della Riforma e della Controriforma, un credere cieco, quando le scritture erano tutte in Latino ed il volgo non sapeva nemmeno leggere!
Di quella Chiesa restano i simboli: croci, campanili, campane, effigi. Basta ed avanza.
Domandiamoci: quanti – oggi che le Scritture sono ampiamente tradotte – le leggono? Quanti, per contrappeso, identificano la loro appartenenza affidandola semplicemente a dei simboli?
Se la croce o la campana sono tutto ciò che rimane di un passato religioso, l’antico ricordo, la nostalgia per un credere almeno sincero – più sentimenti e meno chiacchiere – è ovvio che nulla deve sostituire quei simboli, pena la totale perdita d’identità. Ergo, niente minareti.
Sul fronte politico – meno che mai religioso – si tratta di un formidabile mezzo per condurre all’identificazione univoca genti che hanno smarrito il senso della fede, utilizzando quel simulacro soltanto come mezzo per sorreggere interpretazioni totalmente acritiche della realtà. Così fu per la chiesa tedesca durante il nazismo – tollerata, ma solo se non disturbava i laicissimi nazisti – e per quella italiana, il famoso “credere, obbedire, combattere”. Cambiano i tempi, i mezzi, ma il fine…
Inanellando, uno dopo l’altro, una serie di “valori” – unico obiettivo il denaro, il Nord “dissanguato”, il “pericolo” dell’immigrato incombente, la propria cultura “saccheggiata” dal minareto, gli “sfaccendati” dipendenti pubblici, ecc – ecco pronta la velenosa pozione, l’alchimia sopraffina pronta a spingere le menti verso la direzione desiderata.
Non è nulla di nuovo: un copione già visto ed osservato in tutte le sue, possibili sfaccettature.
Siamo al 1988 dell’era jugoslava, signor Presidente: se n’è accorto? Ha sentito parlare di “ronde”? Ah, certo, associazioni di cittadini per la vigilanza, per “proteggere”…e bla, bla, bla…
Quando mai, una forza politica che vuole creare una milizia, lo urla ai quattro venti?
Come dice? Che l’attuale quadro normativo…
A questo penseranno le future “interpretazioni autentiche”: lei sa benissimo – da uomo di legge – che una volta passato un principio lentamente, ma inesorabilmente, si trasformerà in consuetudine. Vede? Tutto serve, anche quella che sembra una innocua (non per i lavoratori!) sentenza della Corte Costituzionale.
E Berlusconi?
Ma, Presidente, apra gli occhi: quando e come si decide, nelle istituzioni? Il Parlamento, salvo quando ci sono leggi inviate per l’approvazione dall’esecutivo, non ha nulla da fare, al punto che Fini lo chiuse per una settimana.
A Palazzo Chigi? Nei Consigli dei Ministri? E quando mai: tutti si lamentano – a microfono spento, ovvio – della scarsa “collegialità”.
Tutti gli accordi politici di una certa rilevanza vengono presi durante le famose “cene” ad Arcore fra Bossi e Berlusconi: poi, i “galoppini” Brunetta, Alfano, Gelmini, Sacconi…ricevono gli ordini e, a Belgr…pardon, a Roma, eseguono.
Una delle ultime esternazioni di Berlusconi è stata proprio la conferma, se ancora qualcuno aveva dei dubbi: in caso d’elezioni anticipate, andrà con la Lega “Chi se ne frega di Fini: noi e la Lega, possiamo vincere ugualmente”. Vede?
Ricorda, per caso, che Berlusconi – prima di fondare Forza Italia – soppesò per qualche tempo d’entrare direttamente nella Lega, per prenderne in un secondo tempo le redini? Poi, decise di mettersi “in proprio” ma – dal 1995, dopo lo “strappo” con Bossi – i destini dei due partiti hanno viaggiato dritti filati come due binari.
Di queste cose non si deve parlare, non si devono ricordare, perché non fa comodo.
Nel frattempo, per il volgo c’è tanto da discutere e da motteggiare: i miracolosi capelli del premier, le escort, le veline e tutto l’ambaradan del gossip, Bondi che duetta con Crozza…ma sì, lasciamoli divertire…
Va in Europa a raccontare che “ha le palle”, l’attimo dopo veste la camicia nera e così esalta gli ex nonsopiùcosasono della ex Alleanza Nazionale e quelli…giù con i saluti fascisti! Lo scambiano per Mussolini, i poveretti! Poi fa “cucù” in giro per l’Europa, le sue barzellette, le mignotte…ogni giorno bisogna inventarne una fresca, tenerli occupati…
Per quelli che si ritengono più astuti, invece – con dichiarazioni alla stampa, oppure usando i giornali “di famiglia” – ogni tanto la “sparano” grossa. Maroni comunicò urbi et orbi che esisteva il traffico d’organi destinato ai trapianti. Qualche giorno di subbuglio, una scazzottata verbale sui giornali e poi…dimenticatoio. Nei giorni scorsi, invece, “Il Giornale” (proprietario Paolo Berlusconi) ha dichiarato che l’emissione di denaro deve essere pubblica, non a carico dei privati. Nazionalizzeranno la Banca d’Italia? Ma va là…
Quali sono, invece, le cose delle quali non parlano mai?
Mentre tutti seguivano i vari teatrini – chi in platea, chi in galleria – la Lega Nord disponeva con cura i suoi pezzi – dall’interno delle istituzioni italiane! – con calma, tessera dopo tessera: prima una legge elettorale “porcata” per cacciar fuori dal Parlamento gli “indesiderati” e, nel contempo, impedire – di fatto – la creazione di nuove aggregazioni dal basso, dal vero corpo elettorale. Quindi l’acquisto – non troviamo altro termine per definirlo – dei vertici sindacali, per frantumare il poco che rimaneva e mettere all’indice le frange che, ancora, credevano nella dignità del lavoro.
Quindi la marginalizzazione e l’umiliazione della cultura: la scuola privata di mezzi per renderla inefficiente. E, quindi, inoffensiva. I fondi per la ricerca sempre stornati, al punto d’usare il 5 per mille per il Ponte di Messina!
Poi le leggi per marginalizzare gli immigrati, per punire in modo abnorme chi fa uso di droghe…ora la Chiesa, che deve essere “devitalizzata”, privata della sua essenza e mantenuta come vuoto involucro, uno zombie del terzo millennio.
Oggi, quel percorso è quasi compiuto: come i perfidi alieni di “Independence day”, le forze si stanno posizionando in campo, ciascuna al suo posto, pronte per l’assalto finale. Berlusconi s’opporrà? E perché dovrebbe farlo?
Il premier sa che non potrà mai consegnare alla Lega Nord un federalismo che sia una secessione mascherata – il referendum confermativo non passerebbe mai – inoltre, Berlusconi si trova impastoiato con i suoi mille problemi giudiziari: veri, falsi, presunti…non ha importanza. Di fatto, è sotto scacco.
Se Berlusconi non appoggiasse il piano secessionista della Lega, nei confronti delle istituzioni italiane avrebbe ben altro atteggiamento: non andrebbe di certo a Bonn a mostrare i muscoli e ad infangare l’Italia e le istituzioni. Probabilmente, manderebbe in avanscoperta il solito Gianni Letta con qualche spiegazione credibile per ricomporre, cercare accordi, una fuoriuscita onorevole, accordi a termine, altro…ma – mai – getterebbe la spada nella contesa. Perché, signor Presidente, non potremmo definire in altro modo le sue ultime “esternazioni”.
Domandiamoci, allora, chi è Silvio Berlusconi?
E’ un imprenditore, il quale ha il centro dei suoi interessi proprio a Milano: certo, con la secessione potrebbe perdere ricchezza, quote di mercato, affari, ecc, ma – se non dovesse riuscire a fermare gli attacchi contro la sua persona (non c’interessa dirimere se giustificati, ingiustificati, ecc) – per lui sarebbe la fine.
Potrebbe tentare, ultima spiaggia, le elezioni anticipate ma, anche qui, non avrebbe la certezza di farcela (nel senso di poter poi controllare una maggioranza schiacciante): spostato l’asse del PD verso sinistra, potrebbero rientrare in gioco anche gli elettori della sinistra estrema con alleanze meramente elettorali. E poi, cosa farebbero gli uomini di Fini? E Casini, che sembra chiamare l’adunata?
Insomma, Berlusconi si troverebbe a dover affrontare delle difficili elezioni, non la “passeggiata” del 2008.
Può anche darsi che lo faccia, che sia obbligato a farlo, ma la “ferrea” alleanza con Bossi – il treno rapido verso la secessione – gli consentirebbe di salvare capra e cavoli: sottrarsi alla giustizia italiana utilizzando proprio la “leva” secessionista, preservare le sue aziende ed i suoi interessi economici, portandoli fuori d’Italia, nella futura Padania, ossia nel “Lombardo-Veneto”. Non le ricorda qualcosa, signor Presidente, quel termine?
Gli interessi del premier messi in “cassaforte” – in un diverso Stato! – ed il coronamento del sogno della Lega: come potrà notare, gli interessi di Berlusconi e della Lega Nord coincidono perfettamente. E spiegano anche il sostanziale “disinteresse” per quel che sta avvenendo in Sicilia.
Potremmo pensare che quelli presentati siano scenari di fantapolitica ma nessuno, in Jugoslavia nel 1988, riteneva credibile quel che sarebbe successo pochi anni dopo. In Bosnia, persino quando iniziarono a circolare le colonne corazzate, i più si ricredevano “Ma no, sono soltanto manovre della JNA, dell’Esercito Jugoslavo…del nostro esercito…”
L’Unione Europea potrebbe benedire la secessione, giacché ogni possibile tentativo per “salvare” la nave Italia, che sta affondando, verrebbe gradito: non si può salvare l’intero bastimento? Beh, almeno il carico…
Le grandi corporations sarebbero le prime a gioire, poiché ogni dissoluzione di stato nazionale aumenta il loro potere di ricatto, ovvero produrre senza pastoie di nessun tipo (vedi Thyssen) ed a prezzi da fame.
Quando si cita l’esempio jugoslavo, si finisce per credere che gli eventi debbano per forza svolgersi nello stesso modo: non è necessario, per una secessione, che esista il corrispettivo italiano della linea di difesa “Vukovar-Karlobag”…chissà, una “Pisa-Ancona”…no, questo è cadere in parallelismi senza senso.
Anche il modello Ceco e Slovacco potrebbe tornar utile: le forme non le conosciamo e, in tutti i casi di secessione, ogni Paese ha avuto le sue. Più o meno sanguinose, più o meno feroci.
Quel che conta, sono gli interessi convergenti verso una scelta, non i mezzi mediante i quali viene poi attuata.
Nel caso jugoslavo – siccome c’era un diffuso apparato cooperativo – fu necessario, per le corporation ed i grandi poteri internazionali, distruggere la socialità stessa di quel Paese. Il caso italiano è diverso: da noi, è su base geografica che vogliono intervenire.
La “salvezza” dell’apparato produttivo del Nord sarà l’ennesima svendita, questa volta al grande capitale tedesco e centro-europeo in genere, e le fabbriche si riempiranno un'altra volta di moderni schiavi, italiani e stranieri. Sì, forse ci sarà qualche soldo in più, ma non per molti e con la totale perdita della sovranità.
Non fu forse il vero fondatore della Lega Nord – il sen. Miglio – un grande “amico” dell’allora Bundesbank? Della Banca Centrale di uno Stato il quale, in silenzio e senza destare clamori, “girò” gli armamenti “ereditati” dalla ex Germania Est in Croazia?
Siamo al 1988 jugoslavo, Presidente, se ne renda conto: non c’è tempo da perdere! Cosa aspetta, dopo esser stato pubblicamente insultato di fronte all’assemblea dei parlamentari europei del PPE?
Per fare che? Per procedere, immediatamente, per attentato alla Costituzione – sono loro stessi ad ammetterlo, a fregiarsene! Ci sono tutti gli elementi per farlo! – poi per manifesta incapacità in campo economico. Infine, meno importante, per essere moralmente inaccettabili: non è la loro moralità in discussione, bensì la credibilità italiana che finiscono per distruggere.
“E che c’entro io?”
Come, signor Presidente, lei non c’entra nulla? Beh, ci scusi e tanti saluti: credevamo che lei fosse la suprema autorità della nazione.
L’uomo che potrebbe – art. 88 – mandare a casa questa pletora d’incompetenti, dissoluti menefreghisti che siedono in Parlamento:
art. 88. Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse. Non può esercitare tali facoltà negli ultimi sei mesi del suo mandato.
Mentre nella Costituzione esiste un preciso articolo (90) che spiega i termini nei quali può essere messo in stato d’accusa un Presidente della Repubblica, molti si chiederanno perché non esista una procedura d’impeachment nei confronti del Primo Ministro: perché è prevista, con lo scioglimento del Parlamento, dall’art. 88!
Se i costituenti avessero desiderato “temperare” quel potere, l’avrebbero precisato: invece, a parte la clausola degli ultimi sei mesi di mandato, nulla!
Lei potrebbe, semplicemente, chiamare i due Presidenti delle Camere – “sentirli”! Senza obbligo alcuno! – e poi dire loro, semplicemente: “Grazie, Schifani. Grazie, Fini”. E basta. Non ha altri obblighi, e nessuno potrebbe sollevare la minima obiezione!
Perché i costituenti non posero limiti, affidando – riconosciamolo – una terribile responsabilità sulle spalle del Presidente? Perché, nel caso un Capo del Governo fosse giunto a controllare la politica come un despota, ricattando la sua maggioranza in Parlamento – ieri con le squadracce, oggi con le TV – il Presidente doveva avere i mezzi per impedirlo. E, oggi, vasti settori della società italiana sono perplessi, attoniti, stupiti da tante volgarità e da una politica assente per i bisogni degli italiani.
Lei, Presidente, potrebbe mandarli a casa con un’avvertenza: se non cambiate subito la legge elettorale con una semplicissima legge proporzionale (l’abbiamo avuta per decenni: perché da quando ci hanno messo mano tutto precipita?) – e date modo a nuove formazioni politiche di soppiantare le vecchie – io l’art 88 ve lo sparo a raffica, a ripetizione. Siamo certi che si darebbero una calmata: lei, ci perderebbe qualcosa? Dobbiamo ricordarle, ancora una volta, che l’art 88 non le pone limiti in tal senso?
Ah, già…il rischio d’ingovernabilità, la “necessaria continuità”, il “salto nel buio”…ma…perché, oggi saremmo “governati”? Dobbiamo proprio morire di questa “continuità”? E quali timori possiamo avere per i salti nel buio, giacché ogni provvedimento governativo – da molti anni – non è altro che improvvisazione?
Lei, signor Presidente, non si trova in situazioni analoghe a quelle che affrontarono i suoi predecessori: l’Italia è il regno dei levantini in politica, della confusione, spesso del malgoverno. Tutti i suoi predecessori cercarono – con scarso successo, purtroppo – di rammentare i vantaggi della coesione, della positiva socialità, della fratellanza.
Oggi, invece, lei si trova di fronte ad una situazione nuova: non è più una vicenda di equilibri interni, di moralità…no, oggi, qualcuno sta scientemente lavorando – all’interno delle istituzioni! – per distruggerle e, domani, frantumare il Paese. Attenderà, silente, che qualcuno in camicia nera e fazzoletto verde venga a scacciarla?
Di là delle proprie opinioni politiche, il plafond di valori costituzionali sotto attacco non è negoziabile in nessun modo, poiché mette sotto scacco le basi della democrazia e del vivere civile: purtroppo per la sua persona, lei è l’unico in grado di fermarli. Decida, prima che sia troppo tardi: la Storia, inevitabilmente, la giudicherà.
Articolo liberamente riproducibile nella sua integrità, ovvia la citazione della fonte.
Lucio Anneo Seneca
Ci domandiamo, signor Presidente, con quale stato d’animo s’avvicinerà alla sua scrivania – la sera del 31 di Dicembre – per inviare il messaggio alla Nazione. Ci chiediamo cosa proverà quando fisserà l’anonimo occhio della telecamera, quando i tecnici le diranno “Quando vuole, Signor Presidente, quando vuole.”
Sarà facile fissare il minuscolo occhio, appena luminescente, di quella telecamera e siamo certi che le luci saranno così ben posizionate da non darle fastidio alcuno.
Il discorso l’avrà preparato da tempo, assistito da esperti linguisti – siamo certi – e dunque già saprà quel che dovrà dire: avrete “limato” per giorni le frasi, scelto con cura gli aggettivi, adombrato qualche passaggio per avvertire dei pericoli incombenti, inzuccherato qualche perifrasi retorica – giacché risposte vere non ce ne sono, lei ne è cosciente – e sorvolato laddove nemmeno quelle palesemente false avrebbero retto.
Dovrà fare, in ogni modo, un bell’esercizio di rimozione per affrontare la telecamera – perché lei sa in quali, terribili gorghi sia precipitato il Paese – ma tanti anni di pratica da parlamentare la rendono certamente avvezzo a questi frangenti, i quali – con il trascorrere degli anni – dal suo privilegiato punto d’osservazione si sono trasmutati non più in marosi, bensì in semplici avvisi di tempesta. Con speranza di bonaccia.
D’altro canto – lassù, sul Colle e nel Torrino – non c’è onda che possa ghermire, vento che riesca a sferzare, tempesta che possa scalfire.
Com’ebbe a dire Demetrio Volcic, in un’apologia di Michail Gorbaciov: “Sarebbe potuto rimanere al suo posto per anni, appoggiandosi alla casta militare, e regnare su un mondo di speranze oramai spente. Invece…”
Non sappiamo quali tormenti galoppino nella mente di Gorbaciov, e – a dire il vero – manco sappiamo se esistano.
Non siamo qui per dare giudizi storici sull’ultimo Presidente sovietico – sono già in tanti a farlo! – ma solo perché ci sembra proprio che i vostri destini s’incrocino – in quelle sale che furono prima dei Papi e poi dei Savoia – in modo assolutamente incoerente, se cerchiamo parallelismi improponibili, ma di fatto esistenti, tangibili, nel momento stesso nel quale lei si siederà a quella scrivania.
Entrambi – da due punti d’osservazione assai differenti – con lo stesso dilemma: un Paese che non riesce più a trovare parole e mezzi, sintonie e propositi s’interroga, cerca risposte, bandoli di matassa, vie, vicoli, budelli, catacombe, scorciatoie, ponti e voli pindarici per capire il domani che l’aspetta.
Quello che scelsero i russi lo sappiamo: a ciascun suo destino.
E noi?
Cosa potrà raccontare agli italiani, che già non sanno, cosa potrà cercare di gettare nell’oblio, che già essi – per sopravvivere – non abbiano dimenticato, cosa ancora potrà inventare ed avvolgere con carta dorata e luminescente, che i suoi sudditi già non abbiano spacchettato e gettato nella spazzatura?
Già, sudditi: la parola che sfregia, che mai si vorrebbe pronunciare. Dopo 62 anni da quella Carta Costituzionale, il disastro è compiuto: nessuno sa più perché fu scritta, nessuno comprende perché sia così calpestata.
Come potranno, i genitori di Stefano Cucchi, affidarsi con fiducia ai magistrati, che già hanno decretato la “colposità” dell’atto e non la premeditazione per la violenza cercata ed ottenuta, a costo zero, perché esplosa nei confronti di una persona debole – peraltro, innocente, in quanto non ancora condannata! – che non aveva mezzi per difendersi da chi avrebbe dovuto difenderlo?
E Rudra Bianzino, rimasto solo a 16 anni con una nonna malata, dopo che il padre è stato ucciso in due giorni di galera – anche lui prima del processo! – e la madre è morta di crepacuore? Bianzino era stato sorpreso a coltivare delle piantine di canapa indiana: se fosse stato un parlamentare, avrebbe avuto suon di pusher pronti a soddisfare le sue necessità. Tutti gli italiani lo sanno: lei no?
E che Natale trascorreranno i genitori di Gabriele Sandri, nel sapere che l’assassino del loro figlio è sì stato condannato…ma sono le solite condanne che non generano mai un giorno di galera…al punto che Spaccarotella spera, addirittura, di riuscire a tornare nella Polizia! Certo, un simile “esperto” di balistica – non abbiamo mai creduto nella volontarietà dell’atto – merita proprio di continuare a maneggiare un’arma, sparando con una pistola di grosso calibro ad 80 metri di distanza e contando di sapere dove finisca il proiettile. Lo domandi al primo ufficiale dei Corazzieri che incontra al Quirinale, chieda cosa si può ragionevolmente colpire a quella distanza con un’arma corta. C’è da sperare di non trovarselo mai intorno, uno come Spaccarotella, nemmeno con una cerbottana fra le mai.
Casi limite? Lei dice casi limite?
Quanti sono stati i “casi limite” dal dopoguerra ad oggi? Centinaia. Ad Atene, per un solo morto, stanno mettendo a ferro e fuoco la Grecia: ecco, dove i greci sono cittadini e gli italiani sudditi. Il sovrano assoluto ha diritto di vita e di morte sul suddito, o sbaglio?
Potremmo anche compiere un atto vile, ossia dimenticare questa gente di fronte a quelle tombe, ad osservare la fotografia di chi – mai più – rivolgerà loro la parola. Mentre gli assassini gozzovigliano: magari, proprio mentre seguiranno il suo discorso. Forse, qualcuno di loro la sfotterà pure.
Dietro a quella telecamera, però, ci sarà anche F.G. il quale – dopo aver lavorato una vita – s’è visto ridurre la pensione a 400 euro, perché deve ridare allo Stato quello che lo Stato stesso aveva chiaramente promesso nel 1999 – quando F.G. passò dalle dipendenze delle Province allo Stato – con una norma chiarissima. Poi, nel 2005, con una “interpretazione autentica” di un articolo di legge del 1999, si rifà tutto da capo e devi renderci quei soldi: cosa vuol dire “interpretazione autentica”?!? E’ l’ultimo espediente per varare, sotto mentite spoglie, la retroattività del Diritto?
E se un futuro governo generasse una “interpretazione autentica” del referendum Monarchia/Repubblica del 1946? Come dice? Quella fu volontà popolare? Lo fu anche il referendum sul nucleare del 1987: cos’è, un’altra “interpretazione autentica”? Domani, qualcuno potrebbe interpretare “autenticamente” l’art 5: “La Repubblica è unica e indivisibile…” lei, cosa farà?
Già, possiamo anche dimenticarci di F.G. e rassicurarlo: “Eh, basta la salute…”, siamo certi che ha “rassicurato” allo stesso modo Mastella e signora, in piazzetta a Capri.
Dovremmo, però, rassicurare allo stesso modo gli altri 70.000 come F.G. giacché – per ben due volte! – la Corte Costituzionale ha sancito che sì, si può “rivedere” quando si vuole una legge, anche dopo anni, e quello che s’era promesso può essere in qualsiasi momento rimangiato.
Ricorda, per caso, nullum crimen, nulla poena sine praevia lege poenali? Qui non siamo in ambito penale, però, disconoscere nel 2005 quello che fu assicurato nel 1999…che ne pensa?
E questa vicenda – poco conosciuta – ritornerà più avanti, per capire cosa c’è dietro le varie “interpretazioni autentiche”, vere “perle” del Diritto, iperboli delle procedura.
Un altro pezzo di Costituzione è caduto nel cestino: osservi bene alla sua sinistra, è lì dentro, è l’articolo 25. Già che c’era, qualcuno ci ha ficcato anche l’articolo 2 del Codice Penale.
Se cercherà di sforzarsi, di mettere meglio a fuoco l’obiettivo della telecamera, dietro all’occhio magico scoprirà che ci sono centinaia di migliaia di truffati da un certo Tanzi, il quale – fra una falsificazione e l’altra di certificati di credito statunitensi – di dilettava nel circondarsi di pregevoli opere d’arte. Ora che le hanno scoperte, sono diventate “croste”: le vere “croste” le hanno negli occhi e nel cuore le persona che Tanzi ha truffato e che ora, per salvare un tizio di Arcore, vedranno cadere in prescrizione – o chissà in quale altra diavoleria giuridica – i loro diritti.
Osservi, presidente, osservi meglio, guardi ancora…
Là dietro, seduti nei salotti comprati a rate quando c’era ancora uno stipendio, ci sono decine, centinaia di migliaia d’italiani che hanno perduto il lavoro. Come dice? E’ la congiuntura internazionale? La truffa delle banche? La Cina? Il malocchio?
Ma, lei – e tutti quelli che l’hanno eletta all’alto scranno – non dovreste esser lì proprio per evitare che queste cose avvengano? S’accorge che – fiumi di parole a parte – stiamo precipitando? Che gli altri Paesi europei, salvo poche eccezioni, non se la passano male come noi?
Possediamo il 70% del patrimonio artistico mondiale e non lo usiamo, siamo (con la Spagna) l’unica penisola fertile del Sud d’Europa, e la nostra agricoltura langue. Dobbiamo aspettare che giunga un premio Nobel come Rubbia, per dirci che la politica energetica del governo è fallimentare? Che il mondo intero guarda oltre? Di chi la colpa? E’, come sempre, “d’Alfredo?”
Forse loro non ci saranno ad ascoltarla, non credo, perché sono giovani ed hanno di meglio da fare: almeno, come possono, come riescono a fare. Qualcuno, però, ci sarà perché è stato costretto a tornare a casa dai genitori e, suo malgrado, la osserverà distrattamente.
Sono la “generazione mille euro”: gente con diplomi, specializzazioni, lauree corte e lunghe, dottorati, ricercatori…i quali, il massimo al quale possono ambire, è che sia rinnovata loro quella schiavitù – senza più diritti, senza ferie, senza malattia, senza liquidazione, senza niente – dei mille euro. Fin quando durerà: poi, si tornerà a casa dai genitori. Finché ci saranno.
Lei, che militò in un partito il quale – almeno, così raccontavate – si piccava d’essere il difensore del lavoro, della dignità del lavoratore, cosa prova? Guardi meglio nell’obiettivo, Presidente, si sforzi. Poi, torni ad osservare il cestino: “c’è posta per te”? No, sono solo gli articoli 35, 36, 37, 38…della Costituzione, quelli relativi al lavoro, che sono finiti nella carta straccia, insieme allo Statuto dei Lavoratori.
Stia tranquillo, signor Presidente, gli italiani non saranno mai greci né francesi e né tedeschi: nessuno avrà il coraggio di ribellarsi apertamente. Gli italiani seguiranno fino in fondo il loro drammatico destino, giungendo all’abominio piuttosto che alzare la voce: sceglieranno fra puntare sul Superenalotto oppure agogneranno, brameranno di partecipare ad un talk show televisivo.
Fino a quando? Fino all’evidente disastro?
Con precisione non so quando arriveremo al disastro, però qualche idea ce l’ho.
Vede, signor Presidente, quello che lei non riesce a scorgere dall’alto del Torrino – forse c’è nebbia? è troppo lontano? – è che l’Italia ancora campa di ricchezza accumulata nei decenni “buoni”, quando c’era lavoro, si guadagnava, s’andava in pensione almeno un poco prima di morire.
L’Italia campa sulle pensioni dei genitori, su qualche rendita, sull’affitto di qualche appartamento ma non crea più nulla: non ha più idee, stimoli, certezze, speranze.
Fin quando durerà? Molti indicatori economici (il rapporto debito/PIL che “corre” verso il 120% è solo uno dei tanti) sembrano raccontare che di “fiato” n’è rimasto poco.
Per spiegarle come potrebbe finire, bisogna superare le pastoie che ci hanno condotto a spiegare gli ultimi eventi come “malcostume”, “protervia”, “indecenza”, ecc.
Berlusconi potrebbe essere accusato – tramite Dell’Utri – di concorso esterno in associazione mafiosa: reato, peraltro, non previsto dal Codice Penale, ma solo da una consuetudine giuridica attuata dalla Corte di Cassazione. Belusconi sarà mafioso?
I politici italiani di prima grandezza non sono mai “mafiosi” in prima persona: se vogliamo, Berlusconi sta a Dell’Utri come Andreotti a Salvo Lima. O, addirittura, come Mangano a Ciancimino: ci sono scale di valori per tutto, anche per la Mafia e per i politici.
Da sempre, si servono delle organizzazioni mafiose sul territorio per la raccolta dei voti: lo fecero democristiani e socialisti. Non neghi, Presidente, lo sa benissimo. Le dichiarazioni di Spatuzza sono poca cosa – concordiamo – ma su un punto sono precise ed indubbiamente veritiere: non pochi analisti politici, all’epoca, misero l’indice, stupiti, sul repentino flusso di preferenze che s’ebbe in Sicilia negli anni ’80 – decine di migliaia di voti che migrarono inaspettatamente, dalla DC al PSI – quando la Sicilia era rossa di sangue e Milano rossa “da bere”.
Negare dunque che il rapporto esista, significa esser semplicemente ciechi.
Altra cosa è stabilire se vi furono flussi di denaro dalla Mafia a Silvio Berlusconi, per le sue attività editoriali e, in seguito, politiche: mai, Berlusconi, comunicò da dove vennero le centinaia di miliardi (dell’epoca!) necessarie per entrare nel mercato immobiliare e delle comunicazioni. Sempre, s’avvalse della facoltà di non rispondere, in più occasioni.
Cosa c’entra questo con l’oggi? Aspetti e rifletta: intanto, ricarichi la stilografica. Oppure, telefoni a Tina Anselmi per farle gli auguri: magari, potrete parlare insieme della P2.
Stranamente – e questo è innegabile – il governo Berlusconi sta colpendo la Mafia siciliana in modo pesante: mai, un governo della Repubblica ha osato tanto. Un nuovo “prefetto Mori” del Ventennio? No, a nostro avviso, la verità è ben altra.
Oggi, la Sicilia non ha più governo regionale: dopo inenarrabili alchimie e vicissitudini, il Presidente Lombardo si sta arrampicando sui vetri per rimettere in piedi qualcosa che assomigli ad una giunta. Berlusconi è preoccupato per la Sicilia? Per la regione che gli fornisce pressoché totale consenso, che esprime ministri, sulla quale può contare come in nessun altro luogo d’Italia?
No, non ci sembra che a Palazzo Chigi ci si strappi le vesti e nemmeno osserviamo “corrieri” che – di lungo in largo – accorrano per riportare “pace e serenità” fra l’elettorato. Ci sembra, anzi, di cogliere quasi disinteresse: ci sentiremmo di puntare qualcosa su un profondo dissidio fra i (probabili) antichi mentori siciliani e gli attuali epigoni. Berlusconi fa comizi a Milano, non scende in Sicilia.
Nel frattempo – speriamo di non annoiarla, Presidente – il governo cerca di far quadrare i conti di Finanziarie sempre più “creative”: addirittura, si prelevano 3,1 miliardi dal TFR dei lavoratori INPS per gettarli nella fornace dei disastrati conti pubblici. Mai s’era vista una cosa del genere, nemmeno con il grande “creativo” democristiano, Cirino Pomicino. Prendere soldi dei lavoratori per finanziare la spesa corrente?!? Alla faccia del Bicarbonato di Sodio! Replicherebbe un suo illustre conterraneo.
Quando e come saranno resi quei soldi ai lavoratori? Lo domandi a Tremonti, ma stia attento: la risposta potrebbe causarle un gran mal di testa. Sa, è un “creativo”.
Ci sono poi le quisquilie, come lo “strano ri-finanziamento” del cinque per mille, con prelievo dai proventi dello Scudo Fiscale…e per che cosa? Per destinarli al Ponte sullo Stretto. Presidente, ci faccia capire: uno strumento – il cinque per mille, appunto – creato per finanziare le associazioni assistenziali (Onlus) e la ricerca…che viene “ri-finanziato” per poi “estrarre” 470 milioni di euro e destinarli al Ponte?
Quanti, di quei soldi, torneranno indietro – sotto forma di finanziamenti per la progettazione e le “consulenze”, se non proprio tangenti – nelle tasche (a questo punto private) di chi ha “finanziato”?
Fra parentesi, questi “per mille” sembrano quisquilie, ma sono una nuova forma di tassazione, proprio un bel “mettere le mani nelle tasche degli italiani”, ma da borseggiatori. Otto e cinque per mille, fanno l’1,3 per cento dell’IRPEF: sono centinaia di euro. A capoccia.
Sul resto c’è poco da dire; mentre una plateale incompetente dichiara di varare una riforma della scuola, la scuola non esiste quasi più: otto miliardi prelevati dalla scuola, i quali finiranno per due terzi nella contabilità generale, sono una mazzata che metterebbe a terra un bue. Tanto per chiarire, l’andazzo oramai è questo: dove non c’è più un assistente tecnico si chiude a chiave un laboratorio, quando un termosifone perde acqua lo si chiude e si sta al freddo, i ragazzi aspettano un supplente 15 giorni. Abbiamo la classe docente di gran lunga più vecchia d’Europa e mancano idee per il futuro: a meno di ritenere “futuro” il pedissequo ritorno “all’impianto Gentile” del 1923. Sai che futuro.
A fronte di queste (ed altre) emergenze, il comportamento di Silvio Berlusconi parrebbe, a prima vista, sconsiderato: rastrellamento di fondi ovunque, disinteresse per piani a medio e lungo termine, addirittura scarso interesse per l’elettorato. Prendere tempo sembra il diktat, e non solo per le questioni processuali.
Perché Berlusconi dovrebbe “prendere tempo”: in vista di che cosa?
Non sbuffi, Presidente, perché sarà lei a dover affrontare quella telecamera, non noi: rifletta, corregga. Nell’attesa, cambi un aggettivo. Oppure, scambi due confidenze con Ciampi.
Sono partite le “grandi manovre” per le elezioni regionali le quali, più che “fare i conti” con l’opposizione, definiranno nuovi equilibri all’interno della coalizione di centro-destra. Già, “coalizione”, composta però da tre anime: lo zoccolo duro dei berluscones di Forza Italia, la sparuta pattuglia ancora fedele a Fini e la Lega. Già, la Lega.
Per la Lega si prefigura uno scenario assai favorevole: non sappiamo in quante regioni riusciranno ad esprimere un presidente, ma in quasi tutte le regioni del Nord ci saranno loro nelle “stanze dei bottoni”, a gestire la politica ed il fiume di denaro che genera.
Si dà il caso che il Ministro per le Riforme (riteniamo “Costituzionali”, giacché non si tratta certo della riforma delle uova di Pasqua) – Umberto Bossi, lo ha nominato lei, ricorda? – abbia recentemente dichiarato:
“La Padania sarà libera con le buone o con le meno buone…non c'è nessuna crisi nel rapporto con Berlusconi perché se da soli si arriva prima, alleati si va molto più lontano” (14 Settembre 2009).
Strano ministro per le “riforme”: un tizio che usa come un libretto da scarabocchiare la Costituzione di uno Stato che vorrebbe distruggere! Un lupo a guardia degli agnelli? Proprio lupus in fabula, è il caso di dirlo.
La Lega Nord sa benissimo che un federalismo che potrebbe accontentare il suo elettorato – ossia portare i redditi del Nord ai livelli europei a scapito del resto d’Italia – non passerà mai in Parlamento: il referendum del 2006, per ricordare un solo esempio, non passò anche perché la Sicilia (totalmente “berlusconiana”) votò contro compatta.
Fanfaluche? Sogni ad occhi aperti di Bossi?
Rifletta, Presidente, rifletta: è stato recentemente obbligato a scendere in campo per difendere la Chiesa Cattolica, il famoso “paragone” Tettamanzi = Imam.
Anche queste sono facezie, roba da teatrino della politica? No, qui non siamo al Bagaglino.
La religione cattolica può essere osservata da più punti di vista: certamente – e questa è l’accezione che potremmo definire “più colta” – riporta meno ai simboli e più ai principi. L’universalità del pensiero religioso conduce la Chiesa Cattolica a scendere in prima fila per difendere i diritti delle altre religioni: difendendo gli altri – ad essere riduttivi – difende se stessa. Ricorda, per caso, Papa Giovanni Paolo II quando affermò che, “piuttosto che non credere in niente, anche un altro credo…”?
Qui, ci sono significati più sfaccettati, ma un plafond comune conduce a riconoscere carità e fratellanza come valori universali. E’ l’unica accezione, nella quale viene inteso il Cattolicesimo?
Per la gran parte degli italiani – mezzi agnostici, credenti a rate, fai da te religioso, ecc – la comunanza religiosa s’esprime anch’essa con un’identificazione, molto diversa, però, rispetto a quella del Card. Tettamanzi.
Qualcuno l’ha definita una Chiesa non solo pre-conciliare, ma addirittura pre-illuminista, ossia privata delle temperanze necessarie per vivere in un contesto relativista e multietnico. E che l’Europa s’avvii – semplice demografia – a diventare ancor più multietnica, è assodato.
E’ il resuscitare una Chiesa perduta nei secoli della Riforma e della Controriforma, un credere cieco, quando le scritture erano tutte in Latino ed il volgo non sapeva nemmeno leggere!
Di quella Chiesa restano i simboli: croci, campanili, campane, effigi. Basta ed avanza.
Domandiamoci: quanti – oggi che le Scritture sono ampiamente tradotte – le leggono? Quanti, per contrappeso, identificano la loro appartenenza affidandola semplicemente a dei simboli?
Se la croce o la campana sono tutto ciò che rimane di un passato religioso, l’antico ricordo, la nostalgia per un credere almeno sincero – più sentimenti e meno chiacchiere – è ovvio che nulla deve sostituire quei simboli, pena la totale perdita d’identità. Ergo, niente minareti.
Sul fronte politico – meno che mai religioso – si tratta di un formidabile mezzo per condurre all’identificazione univoca genti che hanno smarrito il senso della fede, utilizzando quel simulacro soltanto come mezzo per sorreggere interpretazioni totalmente acritiche della realtà. Così fu per la chiesa tedesca durante il nazismo – tollerata, ma solo se non disturbava i laicissimi nazisti – e per quella italiana, il famoso “credere, obbedire, combattere”. Cambiano i tempi, i mezzi, ma il fine…
Inanellando, uno dopo l’altro, una serie di “valori” – unico obiettivo il denaro, il Nord “dissanguato”, il “pericolo” dell’immigrato incombente, la propria cultura “saccheggiata” dal minareto, gli “sfaccendati” dipendenti pubblici, ecc – ecco pronta la velenosa pozione, l’alchimia sopraffina pronta a spingere le menti verso la direzione desiderata.
Non è nulla di nuovo: un copione già visto ed osservato in tutte le sue, possibili sfaccettature.
Siamo al 1988 dell’era jugoslava, signor Presidente: se n’è accorto? Ha sentito parlare di “ronde”? Ah, certo, associazioni di cittadini per la vigilanza, per “proteggere”…e bla, bla, bla…
Quando mai, una forza politica che vuole creare una milizia, lo urla ai quattro venti?
Come dice? Che l’attuale quadro normativo…
A questo penseranno le future “interpretazioni autentiche”: lei sa benissimo – da uomo di legge – che una volta passato un principio lentamente, ma inesorabilmente, si trasformerà in consuetudine. Vede? Tutto serve, anche quella che sembra una innocua (non per i lavoratori!) sentenza della Corte Costituzionale.
E Berlusconi?
Ma, Presidente, apra gli occhi: quando e come si decide, nelle istituzioni? Il Parlamento, salvo quando ci sono leggi inviate per l’approvazione dall’esecutivo, non ha nulla da fare, al punto che Fini lo chiuse per una settimana.
A Palazzo Chigi? Nei Consigli dei Ministri? E quando mai: tutti si lamentano – a microfono spento, ovvio – della scarsa “collegialità”.
Tutti gli accordi politici di una certa rilevanza vengono presi durante le famose “cene” ad Arcore fra Bossi e Berlusconi: poi, i “galoppini” Brunetta, Alfano, Gelmini, Sacconi…ricevono gli ordini e, a Belgr…pardon, a Roma, eseguono.
Una delle ultime esternazioni di Berlusconi è stata proprio la conferma, se ancora qualcuno aveva dei dubbi: in caso d’elezioni anticipate, andrà con la Lega “Chi se ne frega di Fini: noi e la Lega, possiamo vincere ugualmente”. Vede?
Ricorda, per caso, che Berlusconi – prima di fondare Forza Italia – soppesò per qualche tempo d’entrare direttamente nella Lega, per prenderne in un secondo tempo le redini? Poi, decise di mettersi “in proprio” ma – dal 1995, dopo lo “strappo” con Bossi – i destini dei due partiti hanno viaggiato dritti filati come due binari.
Di queste cose non si deve parlare, non si devono ricordare, perché non fa comodo.
Nel frattempo, per il volgo c’è tanto da discutere e da motteggiare: i miracolosi capelli del premier, le escort, le veline e tutto l’ambaradan del gossip, Bondi che duetta con Crozza…ma sì, lasciamoli divertire…
Va in Europa a raccontare che “ha le palle”, l’attimo dopo veste la camicia nera e così esalta gli ex nonsopiùcosasono della ex Alleanza Nazionale e quelli…giù con i saluti fascisti! Lo scambiano per Mussolini, i poveretti! Poi fa “cucù” in giro per l’Europa, le sue barzellette, le mignotte…ogni giorno bisogna inventarne una fresca, tenerli occupati…
Per quelli che si ritengono più astuti, invece – con dichiarazioni alla stampa, oppure usando i giornali “di famiglia” – ogni tanto la “sparano” grossa. Maroni comunicò urbi et orbi che esisteva il traffico d’organi destinato ai trapianti. Qualche giorno di subbuglio, una scazzottata verbale sui giornali e poi…dimenticatoio. Nei giorni scorsi, invece, “Il Giornale” (proprietario Paolo Berlusconi) ha dichiarato che l’emissione di denaro deve essere pubblica, non a carico dei privati. Nazionalizzeranno la Banca d’Italia? Ma va là…
Quali sono, invece, le cose delle quali non parlano mai?
Mentre tutti seguivano i vari teatrini – chi in platea, chi in galleria – la Lega Nord disponeva con cura i suoi pezzi – dall’interno delle istituzioni italiane! – con calma, tessera dopo tessera: prima una legge elettorale “porcata” per cacciar fuori dal Parlamento gli “indesiderati” e, nel contempo, impedire – di fatto – la creazione di nuove aggregazioni dal basso, dal vero corpo elettorale. Quindi l’acquisto – non troviamo altro termine per definirlo – dei vertici sindacali, per frantumare il poco che rimaneva e mettere all’indice le frange che, ancora, credevano nella dignità del lavoro.
Quindi la marginalizzazione e l’umiliazione della cultura: la scuola privata di mezzi per renderla inefficiente. E, quindi, inoffensiva. I fondi per la ricerca sempre stornati, al punto d’usare il 5 per mille per il Ponte di Messina!
Poi le leggi per marginalizzare gli immigrati, per punire in modo abnorme chi fa uso di droghe…ora la Chiesa, che deve essere “devitalizzata”, privata della sua essenza e mantenuta come vuoto involucro, uno zombie del terzo millennio.
Oggi, quel percorso è quasi compiuto: come i perfidi alieni di “Independence day”, le forze si stanno posizionando in campo, ciascuna al suo posto, pronte per l’assalto finale. Berlusconi s’opporrà? E perché dovrebbe farlo?
Il premier sa che non potrà mai consegnare alla Lega Nord un federalismo che sia una secessione mascherata – il referendum confermativo non passerebbe mai – inoltre, Berlusconi si trova impastoiato con i suoi mille problemi giudiziari: veri, falsi, presunti…non ha importanza. Di fatto, è sotto scacco.
Se Berlusconi non appoggiasse il piano secessionista della Lega, nei confronti delle istituzioni italiane avrebbe ben altro atteggiamento: non andrebbe di certo a Bonn a mostrare i muscoli e ad infangare l’Italia e le istituzioni. Probabilmente, manderebbe in avanscoperta il solito Gianni Letta con qualche spiegazione credibile per ricomporre, cercare accordi, una fuoriuscita onorevole, accordi a termine, altro…ma – mai – getterebbe la spada nella contesa. Perché, signor Presidente, non potremmo definire in altro modo le sue ultime “esternazioni”.
Domandiamoci, allora, chi è Silvio Berlusconi?
E’ un imprenditore, il quale ha il centro dei suoi interessi proprio a Milano: certo, con la secessione potrebbe perdere ricchezza, quote di mercato, affari, ecc, ma – se non dovesse riuscire a fermare gli attacchi contro la sua persona (non c’interessa dirimere se giustificati, ingiustificati, ecc) – per lui sarebbe la fine.
Potrebbe tentare, ultima spiaggia, le elezioni anticipate ma, anche qui, non avrebbe la certezza di farcela (nel senso di poter poi controllare una maggioranza schiacciante): spostato l’asse del PD verso sinistra, potrebbero rientrare in gioco anche gli elettori della sinistra estrema con alleanze meramente elettorali. E poi, cosa farebbero gli uomini di Fini? E Casini, che sembra chiamare l’adunata?
Insomma, Berlusconi si troverebbe a dover affrontare delle difficili elezioni, non la “passeggiata” del 2008.
Può anche darsi che lo faccia, che sia obbligato a farlo, ma la “ferrea” alleanza con Bossi – il treno rapido verso la secessione – gli consentirebbe di salvare capra e cavoli: sottrarsi alla giustizia italiana utilizzando proprio la “leva” secessionista, preservare le sue aziende ed i suoi interessi economici, portandoli fuori d’Italia, nella futura Padania, ossia nel “Lombardo-Veneto”. Non le ricorda qualcosa, signor Presidente, quel termine?
Gli interessi del premier messi in “cassaforte” – in un diverso Stato! – ed il coronamento del sogno della Lega: come potrà notare, gli interessi di Berlusconi e della Lega Nord coincidono perfettamente. E spiegano anche il sostanziale “disinteresse” per quel che sta avvenendo in Sicilia.
Potremmo pensare che quelli presentati siano scenari di fantapolitica ma nessuno, in Jugoslavia nel 1988, riteneva credibile quel che sarebbe successo pochi anni dopo. In Bosnia, persino quando iniziarono a circolare le colonne corazzate, i più si ricredevano “Ma no, sono soltanto manovre della JNA, dell’Esercito Jugoslavo…del nostro esercito…”
L’Unione Europea potrebbe benedire la secessione, giacché ogni possibile tentativo per “salvare” la nave Italia, che sta affondando, verrebbe gradito: non si può salvare l’intero bastimento? Beh, almeno il carico…
Le grandi corporations sarebbero le prime a gioire, poiché ogni dissoluzione di stato nazionale aumenta il loro potere di ricatto, ovvero produrre senza pastoie di nessun tipo (vedi Thyssen) ed a prezzi da fame.
Quando si cita l’esempio jugoslavo, si finisce per credere che gli eventi debbano per forza svolgersi nello stesso modo: non è necessario, per una secessione, che esista il corrispettivo italiano della linea di difesa “Vukovar-Karlobag”…chissà, una “Pisa-Ancona”…no, questo è cadere in parallelismi senza senso.
Anche il modello Ceco e Slovacco potrebbe tornar utile: le forme non le conosciamo e, in tutti i casi di secessione, ogni Paese ha avuto le sue. Più o meno sanguinose, più o meno feroci.
Quel che conta, sono gli interessi convergenti verso una scelta, non i mezzi mediante i quali viene poi attuata.
Nel caso jugoslavo – siccome c’era un diffuso apparato cooperativo – fu necessario, per le corporation ed i grandi poteri internazionali, distruggere la socialità stessa di quel Paese. Il caso italiano è diverso: da noi, è su base geografica che vogliono intervenire.
La “salvezza” dell’apparato produttivo del Nord sarà l’ennesima svendita, questa volta al grande capitale tedesco e centro-europeo in genere, e le fabbriche si riempiranno un'altra volta di moderni schiavi, italiani e stranieri. Sì, forse ci sarà qualche soldo in più, ma non per molti e con la totale perdita della sovranità.
Non fu forse il vero fondatore della Lega Nord – il sen. Miglio – un grande “amico” dell’allora Bundesbank? Della Banca Centrale di uno Stato il quale, in silenzio e senza destare clamori, “girò” gli armamenti “ereditati” dalla ex Germania Est in Croazia?
Siamo al 1988 jugoslavo, Presidente, se ne renda conto: non c’è tempo da perdere! Cosa aspetta, dopo esser stato pubblicamente insultato di fronte all’assemblea dei parlamentari europei del PPE?
Per fare che? Per procedere, immediatamente, per attentato alla Costituzione – sono loro stessi ad ammetterlo, a fregiarsene! Ci sono tutti gli elementi per farlo! – poi per manifesta incapacità in campo economico. Infine, meno importante, per essere moralmente inaccettabili: non è la loro moralità in discussione, bensì la credibilità italiana che finiscono per distruggere.
“E che c’entro io?”
Come, signor Presidente, lei non c’entra nulla? Beh, ci scusi e tanti saluti: credevamo che lei fosse la suprema autorità della nazione.
L’uomo che potrebbe – art. 88 – mandare a casa questa pletora d’incompetenti, dissoluti menefreghisti che siedono in Parlamento:
art. 88. Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse. Non può esercitare tali facoltà negli ultimi sei mesi del suo mandato.
Mentre nella Costituzione esiste un preciso articolo (90) che spiega i termini nei quali può essere messo in stato d’accusa un Presidente della Repubblica, molti si chiederanno perché non esista una procedura d’impeachment nei confronti del Primo Ministro: perché è prevista, con lo scioglimento del Parlamento, dall’art. 88!
Se i costituenti avessero desiderato “temperare” quel potere, l’avrebbero precisato: invece, a parte la clausola degli ultimi sei mesi di mandato, nulla!
Lei potrebbe, semplicemente, chiamare i due Presidenti delle Camere – “sentirli”! Senza obbligo alcuno! – e poi dire loro, semplicemente: “Grazie, Schifani. Grazie, Fini”. E basta. Non ha altri obblighi, e nessuno potrebbe sollevare la minima obiezione!
Perché i costituenti non posero limiti, affidando – riconosciamolo – una terribile responsabilità sulle spalle del Presidente? Perché, nel caso un Capo del Governo fosse giunto a controllare la politica come un despota, ricattando la sua maggioranza in Parlamento – ieri con le squadracce, oggi con le TV – il Presidente doveva avere i mezzi per impedirlo. E, oggi, vasti settori della società italiana sono perplessi, attoniti, stupiti da tante volgarità e da una politica assente per i bisogni degli italiani.
Lei, Presidente, potrebbe mandarli a casa con un’avvertenza: se non cambiate subito la legge elettorale con una semplicissima legge proporzionale (l’abbiamo avuta per decenni: perché da quando ci hanno messo mano tutto precipita?) – e date modo a nuove formazioni politiche di soppiantare le vecchie – io l’art 88 ve lo sparo a raffica, a ripetizione. Siamo certi che si darebbero una calmata: lei, ci perderebbe qualcosa? Dobbiamo ricordarle, ancora una volta, che l’art 88 non le pone limiti in tal senso?
Ah, già…il rischio d’ingovernabilità, la “necessaria continuità”, il “salto nel buio”…ma…perché, oggi saremmo “governati”? Dobbiamo proprio morire di questa “continuità”? E quali timori possiamo avere per i salti nel buio, giacché ogni provvedimento governativo – da molti anni – non è altro che improvvisazione?
Lei, signor Presidente, non si trova in situazioni analoghe a quelle che affrontarono i suoi predecessori: l’Italia è il regno dei levantini in politica, della confusione, spesso del malgoverno. Tutti i suoi predecessori cercarono – con scarso successo, purtroppo – di rammentare i vantaggi della coesione, della positiva socialità, della fratellanza.
Oggi, invece, lei si trova di fronte ad una situazione nuova: non è più una vicenda di equilibri interni, di moralità…no, oggi, qualcuno sta scientemente lavorando – all’interno delle istituzioni! – per distruggerle e, domani, frantumare il Paese. Attenderà, silente, che qualcuno in camicia nera e fazzoletto verde venga a scacciarla?
Di là delle proprie opinioni politiche, il plafond di valori costituzionali sotto attacco non è negoziabile in nessun modo, poiché mette sotto scacco le basi della democrazia e del vivere civile: purtroppo per la sua persona, lei è l’unico in grado di fermarli. Decida, prima che sia troppo tardi: la Storia, inevitabilmente, la giudicherà.
Articolo liberamente riproducibile nella sua integrità, ovvia la citazione della fonte.
Caro Bertani, l´unica cosa da dire è che questo testo dovrebbe essere letto in tv come messaggio di fine anno.
RispondiEliminaSaluti
Semplicemente "fantastico" e questo anche per invitarti a non smettere mai di scrivere (come da te recentemente sussurato) per noi .Avrei due considerazioni da fare:Credi possibile che Napolitano non intervenga in maniera drastica anche perchè, dopo aver sondato i pareri del presidente della camera e di vari esponenti dell' opposizione abbia il timore che comunque sia nuove elezioni siano improponibili in quanto ancora non si è delineato uno schieramento possibile all' opposizione e che quindi la possibilità di una nuova vittoria di Berlusconi porterebbe alla sua assoluta e definitiva consacrazione?
RispondiElimina2) In caso di seccessione tu pensi che le mafie, oramai radicate nel tessuto industriale del nord del paese lascerebbero facilmente concludere questo evento che gli permetterebbe si di rafforzare il loro potere al sud (qualora ce ne fosse bisogno) ma di dovere affrontare nuovi assetti in quel caso più ostili e nazionalistici?
Grazie - herr Mozart2006 - bisognerebbe, però, che lo leggesse l'interessato!
RispondiEliminaMarco, ci sono "grandi manovre" che riteniamo importanti, non perché questi politici siano la salvezza, quanto perché - di fronte all'emergenza - bisogna fare fronte comune.
Già pregusto il caffé di Orazio...
Per quanto riguarda la mafia...non è che, per caso, lo Zoccoluto la mazzuoli...in previsione di...?
Prego tutti - per l'importanza di questo articolo, e non solo per il molto lavoro speso, che è la cosa meno imortante - nei limiti delle loro possibilità di divulgarlo, ovunque, perché è necessario che il maggior numero di persone lo leggano. Domani, potremmo non avere più questa possibilità.
Ciao a tutti
Carlo
carlo,
RispondiEliminaLa Costituzione (art. 89) prevede che ogni atto presidenziale per essere valido debba essere controfirmato dai ministri proponenti, che ne assumono la responsabilità, e richiede la controfirma anche del presidente del Consiglio dei ministri per ogni atto che ha valore legislativo o nei casi in cui ciò viene previsto dalla legge (come avviene ad esempio per la nomina dei giudici costituzionali)."
ce lo vedi berlusca a controfirmare?
Non nel caso dell'art 88 - Mike - perché è un potere del solo Capo dello Stato. Non c'è altra autorità "proponente". Quindi, nessuna firma necessaria.
RispondiEliminaD'altro canto, i limiti sarebbero indicati nell'88.
Ciao
Carlo
Le esternazioni di Casini, unite al tuo scritto, specie nella parte dell'art. 88 fanno rabbrividire. Il capo dello stato scioglierebbe le camere, si formerebbe una coalizione anti B. Ma B mobiliterebbe le sue armate mediatiche e gli italiani rincitrulliti a dosi cavalline di tv spazzatura lo riporterebbero al potere di slancio. Oppure succederebbe che la lega malgrado la sconfitta di Berlusconi raccoglierebbe la maggioranza relativa al Nord e potrebbe lanciare la secessione. Uno scenario Bosniaco ci aspetterebbe. Gli italiani che sono tutt'altro che brava gente farebbero concorrenza ai ruandesi anni '90.
RispondiEliminaCarlo il tuo ultimo scritto mi è piaciuto. I miei complimenti. Non credi che la speranza sia nelle mani di Veronica che potrebbe togliere una tv all'ex marito?
Ciao
Orazio
Non so se lo scenario sarebbe bosniaco, però di certo la Lega non si lascerebbe sfuggire l'occasione.
RispondiEliminaIl pericolo è serio: al punto che tutti gli altri pensano alla "grosse Koaliton" per fermarlo. Hanno mangiato la foglia.
Per quanto riguarda Veronica, non credo sia nelle condizioni tecnico-giuridiche di "soffiargli" una TV, e poi non credo che lo farebbe. A differenza del marito, è una persona seria.
Di certo, a questo punto, chi ti "soffierà" un caffé sarò io -))
Chiedo la collaborazione di tutti per la questione sollevata da Mike.
Lo scioglimento delle Camere non è un atto legislativo, in quanto non promulga nulla. Perciò, quale altra firma sarebbe necessaria?
L'art. 88 è "secco" e, se fosse stata prevista la controfirma, il Presidente non potrebbe mai - caso limite - sciogliere le Camere.
Se così fosse, l'art 88 - così importante! - avrebbe un successivo comma.
Che, poi, le Camere siano sempre state sciolte dopo una sfiducia, è consuetudine.
In ogni modo, io non sono un giurista: quindi, tutti i contributi sono bene accetti.
Ciao a tutti
Carlo
Ho consultato alcune fonti, ed ho constatato che nemmeno i giuristi hanno un'interpretazione univoca. Perciò...l'art. 88 è destinato ad essere, in definitiva, di pura discrezionalità del Presidente.
RispondiEliminaCarlo
Quella di un qualsiasi ministro.
RispondiEliminadopo il cazzotto a Berlusconi, possiamo chiudere blog e discussioni, secondo me.
RispondiEliminaevviva il ritorno del terrorismo ... c###arola !!!
E' mai possibile che, un servizio d'ordine di quella leva, si faccia scappare uno che gli dà un cazzotto?
RispondiEliminaMah...
Per quanto riguarda la firma, è per pura "presa di conoscenza" e per verificare che l'atto sia conforme.
Ciao a tutti
Carlo
La complessità del "saggio" richiede una rilettura.
RispondiEliminaSu un fatto mi sento già di esprimere la mia opinione: l'art.88 non ha bisogno di interpretazione o di ricorso a estemporanee "interpretazioni autentiche" in quanto il suo significato linguistico non e' assolutamente cambiato: oggi è assolutamente identico al significato che aveva quando fu scritto e poi approvato.
Doc
Cari amici secondo me il Berlusca con questo cazzotto ha fatto bingo, capita proprio come il cacio sui maccheroni.Grazie al gesto estremo di una persona che sicuramente non ha niente a che fare con la politica (ascoltate l'intervista del padre su sky tg24)potrà buttare un pò di benzina sul fuoco, riunificare le sue personalissime truppe e riavere un pò di credito da quei poveri diseredati ( basta vedere l' immagine dell' incidente per capire chi sono i suoi fans ad invito, pensionati e disoccupati meridionali) per poter destabilizzare ancora di più il paese e consacrare il suo disegno seccessionista (cosi ben illustrato da te).Lasciatemi fare una considerazione su Di Pietro, io che l' ho criticato aspramente, e se ne avete voglia leggetevi il mio post sul no-b day (http://unodivoi-marco03.blogspot.com/2009/12/politica-e-politicanti.html)non riesco proprio a capire perchè si sia alzato un polverone per delle parole che erano tutto fuorchè offensive e terroristiche e non mi meraviglia certo la reazione della maggioranza bensi quella della opposizione e dei media e anche di parte della popolazione che ha reputato sproporzionate parole che tenevano solo a precisare la situazione attuale nella quale fra disagi vari non è cosi fantasioso prevedere e episodi del genere (anche se poi la conoscenza del personaggio che l' ha effettuato smentisce ogni tesi di qualunque genere).Non è che Di Pietro spesso è utile a tutti proprio per fare da capo espiatorio?
RispondiEliminaNon so, non so.
RispondiEliminaL'analisi che fai Carlo è come al solito approfondita e ricca di spunti di riflessione. L'incognita del dopo Berlusconi è il vero nodo da sciogliere. Le istituzioni dello Stato italiano sono state svuotate dall'interno. Sono circa quindici anni che questo tentativo di disgregazione va avanti. Anche dal punto di vista sociale. La testimonianza di Pap Khouma (italiano di "colore") (http://www.repubblica.it/2009/11/sezioni/cronaca/immigrati-13/nero-italiano/nero-italiano.html) ne è un segno tangibile specie quando racconta del suo assistere al rogo di una bandiera dell'Italia (la nostra bandiera!) al termine di una festa di paese nel piancentino con tanto di banda musicale.
Quindi i rischi che possa succedere qualcosa ci sono, tanto più se poi pensiamo che il Berlusconi può voler approfittare delle prossime elezioni regionali per liberarsi degli eventuali ex amici (Fini & co.) legandosi ancora di più alla Lega.
Ma, d'altro canto, forse sopravvalutiamo troppo quest'uomo (che a me sembra politicamente molto poco capace). Il piano che tu Carlo intravedi e che porta alla secessione, a me appare invece come un insieme di avvenimenti non molto legati tra loro. Non c'è una "mano longa" che guida tutti questi eventi. Tutto appare più frutto di situazioni che si evolvono rapidamente quando c'è qualcuno (S.B.) che presagisce la fine e cerca di sopravvivere allontanando l'ormai inevitabile. L'Italia nel secolo scorso è stata in effetti per un breve periodo divisa, e questa divisione era sì il frutto dell'estremo tentativo del dittatore di sopravvivere, ma c'era di mezzo una guerra mondiale ed una invasione di eserciti stranieri.
Il Berlusconi è uomo di spettacolo nel vero e letterale senso del termine. Lui sa quanto sia importante far apparire quello che non è, e sa anche molto bene come farlo. Oggi appare come un paladino della lotta alla mafia per un paio di arresti. Ma c'è chi è in grado di smascherarlo (http://www.youtube.com/watch?v=cfZ13mvOXjw). E così molti apparati dello Stato si rendono conto molto bene di cosa stà succedendo veramente. Gli stessi dipendenti pubblici, che vedono le tanto sbandierate "riforme Brunetta", nella loro reale inutilità, si rendono conto di come stanno andando le cose. Chi lavora nella scuola, chi a scuola ci manda i figli, si rende contor sempre più di come stanno andando le cose.
Bastano delle televisioni per poter riuscire ottenere la scissione di un paese? E' vero che siamo nell'era virtuale, ma non esageriamo. Ci vuole ben altro. E non mi pare che questo ben altro oggi possa essere rappresentato dalla Lega. I politici della Lega ora che hanno il potere, nel senso delle poltrone, e quello ora vogliono difendere, non altro. Tutte le oro azioni politiche mi sembrano incentrate in questo. Anche "l'attacco" a Santa Romana Chiesa" rientra nell'ottica di ottenere ancora consenso in seno al voto di protesta. Ecco: sono al governo centrale del paese da svariati anni e non riescono a trovare voti al di là di quelli di protesta. Non mi pare granchè come progetto politico. E loro dovrebbero guidare la secessione? Ma con quale finalità? Ripeto, sono al governo da dieci anni e al di là di dare la cacciare agli extracomunitari non mi pare abbiano fatto altro di considerevole, o sbaglio? E i governi locali leghisti quale grande ventata di rinnovamento hanno portato oltre ai tristi "White Christmas"?
Cari saluti
Alex
scusa carlo secondo te siamo, noi italiani, così simili a serbi e croati e bosniaci?
RispondiEliminaio ero piccolino all'epoca della guerra. ricordo di sfuggita le notizie al telegiornale di aerei e milosevic.
da quel po' che ho capito in quella terra si sono assassinati fratelli di etnie diverse, giusto? e per religione e per cultura. noi invece non siamo tutti più o meno simili?
e poi cosa intendi che ci sarà un clima di guerra? e perchè mai?
ammesso pure che la lega faccia la secessione, ci spareremmo?
e il papa poi non dirà niente di quel che accade?
Geniale come sempre Carlo !
RispondiEliminaNon smettere mai di scrivere.
L'unica spiegazione che riesco a trovare dell'assoluta immobilità degli italiani, soprattutto dei giovani, è la scarsa percezione della realtà in cui ci troviamo.
Ciò può essere dovuto alle "distrazioni" mediatiche ed al fatto che ancora la situazione economica non è catastrofica.
Quando le quattro lire messe da parte dai genitori finiranno.... allora finalmente si riterrà "giusto" PROTESTARE... anzi di più: Agire per "cambiare"...
intelligenti pauca !
Cari amici,
RispondiEliminaper prima cosa una constatazione che mi ha fatto un poì inca@@are. Leggete cosa scrive Grillo oggi!:
http://www.beppegrillo.it:80/2009/12/prepariamoci/index.html?s=n2009-12-13
Che fanno, aspettano che esca un mio articolo e poi copiano?
Almeno, un grazie...
Avete messo tanta carne al fuoco.
Credo che il "mistero" dell'art 88 sia chiarito, ed aspetto l'analisi di doc.
Marco: non ti sembra che Di Pietro e la Bindi, in definitiva, abbiano finito per fare il gioco dello Zoccoluto?
Lui, non aspetta altro che qualcuno dica "beh" per scatenare il circo mediatico!
Un politico furbo, di fronte al fatto, commenta: solidarietà per l'aggressione ricevuta. Punto.
La cosa, in questo modo, si sgonfia ancor prima del labbro di Berlusconi, mentre così...giù con le polemiche! E si dimenticano i veri problemi: tutto passa in cavalleria perché l'hanno colpito.
Alex: anch'io non sono così sicuro che le cose vadano in quel modo, mica sono un profeta!
Però: proviamo ad allontanarci...diciamo di una decina d'anni luce dall'Italia e ad osservarla mentre beviamo una fresca birra su Alpha Centauri.
Cosa vediamo?
Un Paese che non ha futuro perché manca una classe politica in grado di promuoverlo. Debito alle stelle. Tecnologia desueta.
Qual è il metodo usato dalle corporation in questi casi?
Si scorporano gli asset buoni e s'abbandonano quelli perdenti.
Poi, i mezzi...non li conosco, ma scommetto che ci stanno pensando, eccome.
Ladnag: non è così importante conoscere la storia jugoslava.
Un solo particolare: la guerra non si scatenò per il "comunismo" o per la religione, ma quando il FMI intimò la divisione del debito jugoslavo fra le singole repubbliche. Capito mi hai?
Hai ragione - Zamundo - nell'affermare che c'è un problema di percezione. E' quello che sostiene Orazio quando parla di "dosi cavalline" di TV spazzatura, quella che impedisce la consapevolezza, e dunque la percezione.
Io non guardo un programma TV da anni e, vi assicuro, sarò sempre grato a mia moglie la quale, quando cambiammo casa, puntò i piedi per non avere la TV in cucina.
Piano piano, ci si disintossica.
Comunque, tutta questa faccenda - compreso lo strano "gioco" su Facebook - puzza.
Ciao a tutti
Carlo
Carlo, per bacco! Lo so che non sei un profeta! Almeno, in questo caso, speriamo di no....Ma come si fa a non essere preoccupati? Come ricordi manca una classe politica in grado di promuovere l'Italia. Debito alle stelle. Tecnologia desueta. E, aggiungo, abbandono (smantellamento) del sistema scolastico-universitario, e così via elencando.
RispondiEliminaAnch'io sono preoccupato per l'oggi e per il dopo berlusconi, solo che non credo che ci siano grandi possibilità che si possa realizzare una secessione in Italia in questo momento storico. Temo invece che si possa più concretamente realizzare una svolta molto poco democratica che cerchi di consolidare il terreno rubato alla democrazia in questi anni. Questo mio timore è però stemperato dall'osservare che i vari fatti che si susseguono nel panorama politico sono, almeno per il momento, frutto più di eventi casuali e disordinati che di un piano eversivo ben definito lucido ed organico. I nostri attuali politici non sono propriamente dei "visionari".
Il vero problema grave è che berlusconi & c. hanno ben chiaro quello che vogliono fare solo per quanto riguarda la salvaguardia dei loro (suoi) personalissimi interessi, ma sono talmente compromessi che per far questo devono sconquassare la nostra democrazia. Per il resto non c'è niente. Hanno scopiazzato qua e là il piano di rinascita democratica, una roba che fu, scritta per un mondo che non c'è più (a volte la storia è molto rapida nei suoi cambiamenti), e poi una serie di provvedimenti disorganici, improvvisati, presi per soddisfare interessi particolari (vedi centrali nucleari, ponti sullo stretto, ecc.) dei soliti noti.
Faccio un esempio: il problema del "Digital Divide", ovvero dell'accesso alla banda larga che è attualmente non garantito per una larga fetta della popolazione. Una tale situazione gioca a vantaggio del governo (con riferimento alla diffusione dell'informazione non allineata a TV e giornali), per cui si potrebbe pensare che il mantenimento del D.D. sia stato un piano prestabilito. E invece no. La sua origine viene da lontano essendo legata alla storia di Telecom Italia (antica ed attuale monopolista dell'infrastruttura per la trasmissioni dati nel nostro paese). E chi, nel 1997, ha così meravigliosamente privatizzato quest'azienda prima pubblica, bloccandone di fatto lo sviluppo? Fu l'allora governo di "sinistra" di D'Alema. La Telecom S.p.a. (privata) non ha più investito in infrastrutture limitandosi ad utilizzare quelle esistenti. E quando la richiesta di banda larga è esplosa ha rapidamente saturato le obsolete infrastrutture lasciando tanti italiani letteralmente senza connessione ADSL.
Oggi i nostri governanti si stanno pian piano rendendo conto delle potenzialità della rete, e la folla viola che marciava in piazza il 5 dicembre u.s. gli ha fatto forse aprire gli occhi. Ora sull'onda della "scoperta", incominceranno a cercare di imbrigliare e controllare internet. I tentativi saranno necessariamente disarticolati e goffi data la notevole ignoranza in materia di questi signori e la mancanza di visione organica dei problemi. Ci sarà da divertirsi. L'uscita di Maroni su Facebook è solo la prima di una serie che seguirà.
Questi non hanno la stoffa per portare ad una secessione!!
Un'altra cosa. Carlo tu dici che saranno le multinazionali a muoversi in qualche modo per favorire la secessione (seguendo il principio economico di prendere la parte ancora buona di una azienda in fallimento e di disfarsi di tutto il resto). Può darsi. Ma l'Italia non è esattamente uno staterello centramericano o africano, e non credo che sia così facile da "manovrare", anche perchè, oltre a possedere ancora un apparato produttivo di rilievo, possiede alcune corporation di rilevanza e peso mondiale non indifferente quali mafia, camorra, 'ndrangheta e sacra corona unita che rivendicano un loro ruolo in un mondo dominato da un capitalismo che affonda le sue origini nella pirateria (Drake & C.).
'notte,
Alex
cavolo hai ragione! sono proprio lento!!!!!! allora saranno cacchi amari!!!!!!!!
RispondiEliminano ma non penso lo facciano succedere. non ci credo almeno. non mi riesce di crederlo.
@zamundo
in qualità di giuovane posso solo darti ragione. vivere, per i ragazzi oggi, è facile. quindi avere tutto e gestirlo ti permette di non farti domande.
Uno svolgimento della storia al contrario non mi convince.
RispondiEliminaDisfare quello che così scientemente, faticosamente sono riusciti a fare -imponendo l'unificazione, prima con le armi, e poi manipolando tutto il manipolabile e non, a partire dalla costruzione dei miti di Cavour, Garibaldi, Mazzini da diffondere in tutte le scuole di ogni ordine e grado ..., per nascondere la rapina, l'espropriazione economico-industriale, quale quella borbonica, certamente protezionistica, ma sicuramente attiva e salda, fatta di rispondenza tra conio circolante e valore depositato, in contrapposizione alla carta straccia sabauda che non aveva nessuna possibilita' di garantire i debiti contratti sotto la guida dell'illuminato Conte di Cavour- non ha contropartite "logicamente" utilizzabili, specie dalla Lega.
Il territorio della Lega e' ancora relativamente ricco. Ma la sua ricchezza ha basi fragili se si tiene conto della sua naturale xenofobia: una fetta importante della ricchezza viene prodotta proprio dall'oggetta della loro "qualita'" caratteristica; la crisi nei loro territori deve ancora raggiungere l'acme proprio per l'esistenza di un sociale "terronico" che ne contamina la compattezza, ma che da al loro territorio quel supporto tipico delle diverse tipicità delle genti centro-meridionali- che da sempre rappresenta il volano che, utilizzando l'energia economica accumulata, ne sta rallentando di molto la crisi.
In sostanza il centro nord ha due elementi spuri che ne minano le fondamenta nel caso che la situazioni diventi "esplosiva": la presenza terronica e quella extracomunitaria.
In aggiunta hanno il problema tosco-emiliano-romagnolo che non e' di poco conto: qui esiste ancora una forte componente sindacale non svenduta, meno debole che nel passato ma certamente ancora forte.
Inoltre andrebbe analizzato la connessione del potere, quello che realmente decide - Opus dei, CL, massoneria deviata etc...- con l'apparato leghista che ad un primo sommario esame non sembra a favore della lega, nè del PdL attuale meno Fini.
E poi l'analisi si sposta necessariamente:
sul debito pubblico,1801miliardi!!
sul trattato di Lisbona che crea in qualke modo un legame anche con il debito dei soci
sullo strano (ma non troppo se si pensa ai legami della corona inglese alla massoneria) rafforzamento del potere inglese all'interno della CE
sull'aumento (spropositato!!) dell'efficacia contro la criminalità
sulla perdita di potere temporale che il vaticano avrebbe
e poi...e poi tanto altro ancora.
Ma sempre e comunque a noi basterà seguire il denaro per avere delle risposte.
Doc
Io non considero questo scenario per dopodomani, e tanto meno per un "dopo-Berlusconi". E' una realtà, però, che il ministro dell'Interno e quello delle Riforme Costituzionali sono due persone che pianificano da anni la secessione.
RispondiEliminaDi argomentazioni contro questa ipotesi se ne possono portare molte, condivisibili, ma dobbiamo - parallelamente - valutare le forze a favore.
Io non ho mai creduto che le mafie siano poteri così importanti da condizionare gli eventi: potremmo definirle dei "servizi" per il capitalismo corsaro. Ma nulla più.
Ovvio che una simile discussione sarebbe roba da convegno, però voglio ricordare un particolare che forse pochi conosceranno.
Chi cercò d'opporsi alla frammentazione jugoslava?
Incredibile a dirsi: Margareth Thatcher. La ragione? Il sempiterno timore per l'espansionismo tedesco.
Le variabili, ammettiamolo, sono tante ma una Lega che dovesse perdere oggi il potere sarebbe un grosso pericolo, perché non potrebbe continuare a blaterare per anni. La gente si stufa anche dei leghisti: le generazioni cambiano, la memoria s'offusca...
Perciò, è pericolosa oggi.
Ciao a tutti
Carlo
Nessun dubbio che la lega sia pericolosa.
RispondiEliminaMa secondo la mia opinione contiene in se degli elementi di debolezza che ne limitano la pericolosità.
Nell'altro post hai scritto che Furbacchioni si nasce.
Concordo in pieno.
E Bossi e' certamente uno dei più grandi furbacchioni del nostro panorama politico, ma nulla di più.
Non considero neanche S.Berlusconi semplicemente perche' non e' in lui il vero potere, ma altrove.
Pero' considero un pericolo enorme per il futuro il "berlusconismo" che e' diventato una sorta di cultura popolare per avere successo..
Doc
Carlo i peggiori incubi si stanno avverando, B. sfrutta l'azione di uno squilibrato per rafforzare il proprio potere personale e trasformarlo in una dittatura dove gli spazi di libertà e diddenzo sono annullati. L'opposizione è allo sbando il solo Di Pietro e la Bindi hanno ancora le iddee lucide, Bersani una delusione, pensavo che fosse più determinato invece. Un nuovo dittatore è sorto nel sud Europo
RispondiEliminaOrazio! Carlo! Una speranza c'è, e l'aggiudicazione del caffè può essere rimessa in discussione...
RispondiEliminaSe adottiamo un'altra chiave di lettura più interiore, forse una speranza c'è.
L'azione di uno squilibrato cambiare la vita di un soggetto come S.B..
Egli, S.B. intendo, essendo una persona che ha qualche problema di megalomania e mitomania (è un dato oggettivo, poichè il suo comportamento va ben al di là della semplice necessità di difendere i propri interessi, e anche la moglie ha pubblicamente ammesso che il marito ha dei problemi di tipo psicologico) era, fino all'altro giorno, intimamente, veramente, profondamente, straconvinto di essere amato dal "popolo" italiano, il "più amato".
Poi è arrivato il Tartaglia con il suo lancio della "Madunina". Questo gesto potrà avere due effetti:
1) lo ha colpito proprio in viso, deturpandone l'immagine. Per una persona che ha la sua immagine come preoccupazione principale, questo è un colpo durissimo sia nel senso fisico (denti rotti, setto nasale incrinato, labbro rotto, sangue, dolore etc.), sia nel senso "metafisico" (ferita narcisistica da calo dell'autostima, crollo della percezione onnipotenete di se, etc.).
2) Quando il povero Tartaglia si è avvicinato, il leader, finito il discorso ai "fedeli", era immerso nella folla per salutare ed abbracciare i fans che manifestavano il loro "amore" incondizionato. Un momento esaltante, per chi nell’interazione sociale vuole imporre la sua immagine come "unica" e positiva. E in quest'apoteosi istrionica, è arrivata la "Madunina" a ridimensionare il tutto.
L'effetto dirompente della "tranvata" viene anche moltiplicato dalla presenza della registrazione televisiva che oggettivizza in qualche modo l'accaduto (di cui ora esiste una registrazione e dunque il fatto può essere riproposto "infinite" volte, e non può essere più negato o cancellato) consegnandolo alla realtà "storica" non modificabile.
Che S.B. stia attraversando un profondo travaglio interiore è confermato dalle sue dichiarazioni dopo l'incidente. Infatti, prima ha detto "perchè tanto odio?", dimostrando una presa di coscienza della realtà: "qualcuno veramente mi mette in discussione"; e poi "l'amore vincerà!" come primo tentativo di ripristinare le condizioni precedenti alla "tranvata", e di ricostruire il proprio mondo interiore narcisistico ed istrionico. Per il momento è ancora molto scosso e non riesce ancora a trovare un colpevole "esterno" per quel che gli è successo. S.B. stà scoprendo la genesi dell’immagine di sé negativa, ed il fatto che possa essere lui stesso il problema, lo angoscia e si aprono difronte a lui gli orizzonti della depressione.
Per quanto riguarda il PDL ed il governo, essi sono letteralmente l'emanazione, la proiezione della personalità di S.B, e dunque reagiscono collettivamente all'evento suo personale come reagirebbe lui stesso, ed adottano a livello politico gli stessi meccanismi di difesa del loro leader. Ora che S.B. è indebolito e vulnerabile tutto il suo entourage è in fribrillazione ed iperattività per ribadire che il loro leader è stato vittima di un complotto, di un clima d'odio, e cercano di ricostruire "all'esterno" il mondo interiore di S.B. per ridargli fiducia e vigore.
(continua --->)
(---> segue)
RispondiEliminaLa speranza è che questa momento possa rappresentare per S.B. un momento catartico di rigenerazione che finalmente lo possa liberare:
1. dal suo bisogno inappagabile di essere sempre considerato il migliore.
2. dalla sua intensa ambizione polarizzata su miti esteriori di successo, ricchezza, prestigio e su obiettivi superficiali di bellezza e potere.
3. dalla sua aspettativa idealistica che tutto debba avvenire solo come egli desidera e crede giusto.
4. dalla sua ricerca di conferma sempre e comunque,
5. dalla sua estrema vulnerabilità alle critiche, l’intima insicurezza e l’esterna arroganza e presunzione.
6. dalla sua dipendenza dall’approvazione altrui,
7. dal suo essere improntato in maniera onnipotente e irrealistica al controllo e al potere, in nome del quale si dissocia dai propri sentimenti di fragilità e dai bisogni più profondi del proprio essere, vissuti spesso come minaccia per le proprie finalità autoaffermatorie di successo e possesso.
O mia bela Madunina che te tiro de luntan....
Saluti,
Alex
Non so se l'analisi di Alex, che pare fornire una via d'uscita al pessimismo di Orazio, possa diventare credibile nel tempo.
RispondiEliminaLa chirurgia, oggi, fa miracoli: tutto sta nel tempo che Berlusconi dovrà trascorrere con la "malattia", ossia nel confronto con se stesso.
A questo, aggiungo che è un uomo abbandonato dalla moglie: si dirà che docce e prostitute possono riempirgli le notti, ma se con Veronica c'era qualcosa di più (e, credo ci fosse) ne sentirà la mancanza.
Berlusconi è come un ciclista in surplace, ma - dall'altra parte - gioca a sfavore l'età.
Più si va avanti negli anni, e meno si è disposti a modificare i propri comportamenti e le proprie abitudini, meno che mai l'idea "dell'Universo" che ci siamo formati.
Di certo - concordo con Alex - per la semplice legge di causa ed effetto la disavventura trascorsa non potrà passare come acqua sulla pietra.
In ogni occasione, si chiederà se una delle anonime facce che lo osservano non sia un "Tartaglia" inespresso, in potenza. E, questo, introduce un elemento d'insicurezza.
Poi c'è l'entourage, che farà di tutto per ricostruire l'immagine intonsa del condottiero.
In definitiva, l'immagine sarà ripristinata, mentre il condottiero - per molte ragioni - sarà più debole.
E, con questi ragionamenti, abbiamo varato la sezione "strizzacervelli" del blog. -))
Ciao a tutti
Carlo
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaRagazzi,
RispondiEliminascusate se mi permetto un'idea bizzarra.
Pare che l'aggressione ricevuta da S.B. sia tutta una messa in scena.
Un'incredibile bluff.
Mi permetto di mostrarvi un link:
http://cospirazionista.blogspot.com/2009/12/laggressione-berlusconi-e-una-montatura.html
Carlo, se ritieni che io abbia sbagliato a pubblicare ciò, ti prego di cestinare subito questo mio post.
Però da quando ho letto queste righe... la mia mente indaga in quella direzione... e la storia non mi sembra del tutto peregrina.
Un caro saluto a tutti
Non si leggeva il link.
RispondiEliminaRieccolo:
http://cospirazionista.blogspot.com/2009/12
/laggressione-berlusconi-e-una-montatura.html
Sintetizzo alcune mie opinioni.
RispondiElimina-Alzo di Tacco e' un amorale dotato di spiccate attitudini per lo spettacolo
-Alzo di Tacco è ancora un P2sta fedele al piano di rinascita
Ma..
-La visione della "espressione " particolare assunta dal viso di Alzo di Tacco indica una profonda ferita del suo Ego immensamente narcisista
-Il messaggio inviato ai suoi fans è di tipo salvifico atto a rassicurare l'adorante Bondi, nonchè a creare una giustificazione evidente per eventuali azioni restrittive future: si afferma che lui non odia, lui ama; che sono "gli altri" quelli che odiano
Ma..
-La lega 'è in grande difficoltà di manovra: le difficoltà anche di natura linguistica di Maroni non si possono spiegare altrimenti
-Il grande alleato di Bossi, il mago delle previsioni con obiettivo di azzeccarne almeno una in tutta la sua carriera di minestraio, stavolta l'ha sballata grossa la previsione sul debito pubblico; e deve pensare più a difendersi che a ...fare battute
di salvataggio
-Testa d'ariete, simil P2sta, fa acqua da tutte le parti con la sua sgangherata "storia personale"
-Il Bersa-ni è riuscito a fare una buona metafora proprio su Cicchitto (era ora!)
- Anche il Lettino, stavolta si e' mantenuto in riga con Bersa-ni e non ha almeno ufficialmente rinnegato Di Pietro
-Il grande predellino del successo economico di Alzo di Tacco, il leader max, si è defilato, come il suo amico di merenda aspirante ad un posto da giudice costituzionale
-la popolarita di King George è ad alzo max, quindi non sara' costretto neanche a pensare di dover intervenire con il "provolone" costituzionale. Potrà invece continuare a forbitare attorno al dilemma "sono vero o un'illusione"?
-I secessionisti del sud stanno identificantosi in novelli brancaleoni per cui, tranquilli, non ci potra essere una santa alleanza con il bossolino duro..
-Il debito pubblico promette bene...
-Noi Italiani siamo brava gente: accomodanti, arrangiatori per vocazione da troppe generazuioni per cui ormai ne troviamo macro-tracce nel DNA
-Tutto quel popò di dio delle basi militari e di quello non-conosciuto che vi gira intorno
è di difficile collocazione e protezione in una possibile fase di disordini civili
Ma tutta sta roba non è l'ultimo livello del potere.
-Anche se il classico alleato armato del vero potere viene stranamente continuamente decapitato..non riesco a vedere oltre
Doc
Pecca grave la dimenticanza fatta sul mini (ma non troppo) imperatur lombardo: Roberto Formigoni.
RispondiEliminaEminente figura di imperatur-CLino, ha progressivamente trasformato la regione in un impero per se e CL; che non coincide con La Lega. La strategia e' collaudata: inserire propri uomini di stretta osservanza del credo Formigon-CL in tutti i punti vitali, strategici della vita socio-economica della regione.
E sulla sua ricandidatura non ci sono discussioni!!
Doc
E' vero, doc, Formigoni è il peggior peso per la Lega. Un pezzo di DC che sopravvive all'ombra della Madunina. Per questo la Lega attaccò Tettamanzi?
RispondiEliminaCiao
Carlo
Carlo anche a me sembra che l' annotazione di zamundo non sia campata in aria, forse sarebbe il case che tutti noi diamo una occhiata con maggiore attenzione ai vari video dell' aggressione. Effettivamente tagli e sangue nel momento che viene colpito non se ne vedono che fosse veramente tutta una montatura.....!
RispondiEliminaTettamanzi ha certamente la mia stima come uomo (come altri ecclesiastici , pochini a dir la verità, di cui molti sono defunti).
RispondiEliminaIl suo umanesimo lo ha ulteriormente dimostrato non molto tempo fa con la messa a disposizioni di un bel gruzzolo personale per ...gli altri.
Formigoni il suo lo ha messo in campo facendosi costruire una megalonica sala sospesa....nella sua infinita narcisistica presunzione;il senatur poi è talmente rozzo (ma furbo) xenofobo che non basta a farlo rientrare mandando un manipolo di fedelissimi a protestare per ...il crocefisso (per l'oggetto ma non certamente per l'uomo sopra raffigurato: loro sono sempre stati per barabba!!)
Il problema degli altri, formigoni, bossi et similia è molto ricorrente nella storia, anche di quella recente nostrana - vedasi dove e come inciampò craxi, uno degli uomini più potenti d'europa, rovinatosi poi rovinosamente fino al rango di pregiudicato-: è sempre il delirio di onnipotenza che li permea, li investe e li travolge dopo un esercizio abbastanza prolungato del potere.
Doc
Cari amici,
RispondiEliminacome avrete notato, non mi sono lanciato nel filone "cospirazionista" per la vicenda di Berlusconi.
Non perché io creda che non sia possibile, che non possano aver architettato tutto, quanto perché rimane sempre difficile dimostrare queste tesi.
Ricordiamo che, per le tante stragi italiane, non ci sono colpevoli. Che ancora non si sa chi veramente uccise JFK e nemmeno se gli USA sapevano delle portaerei giapponesi che s'avvicinavano a Pearl Harbour.
Spesso, penso che le ipotesi complottiste siano sorrette dal potere stesso, per poi gridare all'infamia di chi le persegue.
In questo modo, s'impiegano tempo ed energie per rincorrere quelle che, in definitiva, finiscono per essere delle Fate Morgane e non s'approfondiscono i tempi che potrebbero, invece, metterli con le spalle al muro.
Esempio: il debito fuori controllo, una Fimnanziaria da schifo, la "militarizzazione" della scuola, i pericoli per i nostri ragazzi in Afghanistan...tutto passa in cavalleria per una "statuettata" in faccia.
Rincorrerli? E Perché?
Continuiamo a chiedere conto dei loro errori: è un nostro diritto, d'italiani, d'elettori.
Ciao a tutti
Carlo
Condivido pienamente: infatti, in conseguenza, sto continuando ad occuparmi del bilancio consuntivo dello stato per capitoli di spesa...
RispondiEliminae se sarà possibile, gli esposti, questa volta , li farò altrove..
Doc
Caspiterina!!
RispondiEliminaLa mia analisi psichiatrico-psicologica di una possibilie "redenzione" di S.B., che avevo postato solo qualche commento fa, purtroppo, crolla clamorosamente nella ipotesi che tutta la vicenda sia stata sapientemente architettata.
E di indizi in tal senso ce ne sono, a partire dallo sconcertante comportamento della scorta in tutta la vicenda. E' possibile che questi uomini siano così incompetenti? E la campagna mediatica scattata immediatamente dopo? Non hanno aspettato neanche qualche minuto....ed agito all'unisono. E il ricovero al San Raffaele, struttura privatissima, con Don Verzè che esalta il martirio, oggi sul Corriere.....?
Il quadro visto da questa angolazione appare ribaltato, ed il nostro amico narcisistico-istrionico affetto da megalomania e mitomania, confermerebbe di più con il suo agire le proprie problematiche psicologico-psichiatriche. Certo, ogni dubbio sarebbe sciolto se potessimo almeno vedere i famosi denti rotti, toccarli con mano e fargli una bella analisi del DNA.....
Mi dispiace per Carlo, ma se le cose stanno così, il fato propende per Orazio e la tazzulella 'e cafè sembra sempre più sua.
Se poi questo è il destino della contesa, non so.....
Ciao,
Alex
Carlo sinceramente mi sorprende la tua reticenza a parlare di questa eventuale manipolazione.Sembrano esserci molti elementi dubbi: il sangue che non appare nell' immediato, la telecamera che si sposta,il fazzolletto già pronto,l'assoluta inadeguatezza della scorta rimarcata da alex e ben illustrata ad annozero ieri sera ma, io aggiungerei anche la distanza tra tartaglia e Silvio stimata in almeno 3 metri che mi fa pensare che non si potesse creare un danno cosi rilevante alla persosna e soprattutto nessuno specifica se effettivamente sia stato colpito berlusconi dal lancio dell' oggetto o dal pugno di Tartaglia con l' oggetto in mano (qui cambierebbero molte cose).Credo che non sia complottismo discutere sulla base di evidenti elementi di ciò, altrimenti, dovremmo glissare su tante materie che vengono dibattute su donchisciotte reputate da molti complottiste ciao!!
RispondiEliminaRicordarsi che Alzo di Tacco nel suo campo e' un genio se non addirittura il genio dell'apparire.
RispondiEliminaSe il tutto viene rivisitato nella logica opportunistica dello sfruttamento mediatico dell'evento, assolutamente non casuale, si spiega tutto il resto...
Doc
Cari amici,
RispondiEliminanon metterò mai all'indice chi intende occuparsi di questi aspetti, del complottismo. Avete notato che mai mi sono occupato di 11/9?
Semplicemente, sono "tracce" che non m'interessa seguire, perché sono scivolose e pericolose per chi le segue.
E' difficilissimo dimostrare che sia stata tutta una montatura: più facile indicare come ci stanno fregando (scuola, pensioni, TFR, lavoro, ecc).
Tutto qui.
Ciao a tutti
Carlo
Carlo conoscevo la tua opinione sull'11 settembre e la rispetto. Però dimmi in po' non ti preoccupa che baffino ha lanciato una ciambella di salvataggio al nano?
RispondiEliminaConsidero baffino un leader pericoloso per il nostro paese, per il potere farebbe qualsiasi nefandezza. Ricordi quando bombardò la Serbia prima ancora che il parlamento approvasse l'intervento nell'ex-yugoslavia, oppure quando mandò allo sbaraglio in bocca ai turchi il povero Ochalan. Dopo la duomata il nano è ormai inattaccabile e baffino prepara un inciucio con lui. Stupido non ha visto che per la nomina a ministro degli esteri europeo lo ha gabbato. La sinistra ha leaders così astuti ma così astuti che si fanno menare per il naso dai loro omologhi di dx. Mi fa specie che in Sicilia l'inciuciuo con Lombardo e Cuffaro del PD abbia trovato un solo oppositore non siciliano Uolter V. Ma che schifo la politica siciliana.
Ciao
Orazio
Tranquillo, Orazio: è solo Inverno, c'è burrasca, uscire in mare è fatcoso.
RispondiEliminaVedrai che, fra pochi mesi, Baffino riprenderà il mare e ci dimenticheremo di lui.
Ha bonbardato la Serbia? Ma va? Venduto Ocalan? Ma va? Comprato una baca da 800.000 euro? Ma va? L'ha comprata col leasing? Ma va là...
Oggi non è ancora Natale e non sono ancora buono: Baffino, vaff...
Ciao
Carlo
Il compito di chiunque vogla fare qualcosa per gli umani è in primis capire, analizzare, andare alle radici delle cose..e poi pensare a cosa, come e quando fare valutando i possibili alleati a breve/medio/lungo termine.
RispondiEliminaDopo la grande botta post/bolognina sono stato costretto a riflettere. Mi trovavo nelle stesse condizioni dei primi anni '70: fare una scelta.
Revisione critica e analisi del possibile: D'alema, Violante, Veltroni erano, e ancor di più lo sono oggi, " i nemici da mandare a casa"; iniziare a pensare ad autocritiche; rivedere, rivivere i valori costituenti e farli propri .
Il mio punto di approdo degli ultimi 10/15 anni e' proprio la Costituzione.
Il che mi ha permesso di buttare a mare il clichè dx/sx (in questo senso molto ha influito il teatro canzone di Gaber, oltre a De andre, Caetano etc..) ed iniziare un nuovo percorso verso un nuovo umanesimo che non abbia bisogno di eroi e/o di miti, tutto da costruire.
Le mie esperienze - alcune delle quali estremamente dolorose- mi hanno arricchito molto dal punto di vista umano, fornendomi strumenti utili per una migliore comprensione degli altri quali la pietas e la tolleranza in senso filosofico.
E il bello è che ne riesco anche a parlarne...
buona giornata
Doc
La nostra generazione, doc, non ha vissuto la guerra come i nostri genitori. Ha, però, visto morire un sogno che era realizzabilissimo, bastava volerlo.
RispondiEliminaPer questa ragione Baffino & Co sono le persone che più considero responsabili.
C'uccisero un sogno.
Ciao
Carlo