13 ottobre 2009

Vita da banchiere

«Sono spaventoso, Jane?»
«Molto, signore: lo siete sempre stato, e lo sapete.»

Charlotte Brontë – Jane Eyre.

Dobbiamo riconoscere che Mario Draghi ci ha sempre incuriosito, con il suo aplomb decisamente anglosassone, la sua passione per le crociere in compagnia della real casa britannica e la sua ossessione per aumentare l’età pensionabile degli italiani.
Osservando quel viso, quella sfinge sempre ripresa con il medesimo angolo d’osservazione, viene da chiedersi se Mario Draghi esista per davvero o sia soltanto un replicante. Forse, la soluzione non è tanto nella sua natura, quanto nella sua sovrastruttura: è oramai nostra solida convinzione che il viso di Mario Draghi non sia un viso, bensì la replica della Maschera di Ferro, ovviamente ritoccata con i migliori ritrovati di Hollywood.
Ci domandiamo anche se, per caso, gl’abbiano inserito un chip con relativo pulsante di comando – probabilmente dalle parti della nuca: avete mai visto Draghi ripreso di spalle? Eh… – con il quale s’aziona il loop che con voce atona ripete: aumentare l’età pensionabile, aumentare l’età pensionabile, aumentare l’età pensionabile…
Così, non ha più molto senso parlare di “dichiarazioni” od “esternazioni” del nostro Governatore: al massimo, di “compito” o “missione” se si tratta di un replicante, oppure di “manifestazione” se è controllato dall’esterno, mediante il sopraccitato pulsante.
Chi potrà essere il misterioso agente che lo controlla?

Tendiamo sempre di più a pensare che si tratti di una agente, una femmina, poiché solo una buona governante potrebbe far sopravvivere un tal Governatore, privo di qualsivoglia anelito umano e sprovvisto dei comuni mezzi che, i mortali, usano tutti i giorni per arrabattarsi.
Senza una misteriosa replicante di Jane Eyre, appena uscita anch’essa dalle grinfie della temutissima zia, dubitiamo che il nostro pallido Mr. Rochester…pardon, Mario Draghi…sopravivrebbe un sol giorno, dall’alba al tramonto.

Già la mattina, recandosi al bar, avrebbe seri problemi a relazionarsi con il cameriere:
«Un cappuccino ed un cornetto allo zabaione.»
«Spiacente signore, i cornetti allo zabaione sono terminati.»
«Allora, mi dia un caffé ed un cornetto allo zabaione.»
Come per l’ossessione delle pensioni, il povero Mario è impossibilitato a trasgredire il programma che gli è stato inserito – quasi certamente in una discreta Priory delle Midland – e continuerebbe all’infinito. Con ogni probabilità, il pulsante “Abort” è inserito sulla natica sinistra, cosicché la nostra Jane – con una languida pacca, che potrebbe essere avvertita dai più come un trasgressivo messaggio erotico – può disinserire il loop. E gli danno una fetta di panettone.

Ogni tanto, però, siccome il programma non sopporta troppi “Abort” in sequenza – pena il deteriorarsi del software – lo devono condurre in luoghi asettici, accoglienti e privi di pomodori. Da lanciare.
Uno dei compiti della nostra Jane è proprio quello di scovare luoghi sempre nuovi, poiché una reazione non diciamo violenta, ma soltanto normale – della serie: an vedi ‘sto fiio de… – rivelerebbe l’assoluta incapacità relazionale del povero Mario, il quale potrebbe riprendere altri loop a casaccio: cornetto allo zabaione, cornetto allo zabaione, cornetto allo zabaione…mi lasci sul London Bridge, mi lasci sul London Bridge, mi lasci sul London Bridge…
Il problema è serio.

L’ultima esposizione del replicante è avvenuta al (Real) Collegio Carlo Alberto di Torino, poiché la povera Jane tribola sempre di più a scovare luoghi adatti: da fonti attendibili, siamo riusciti a sapere che l’esposizione sarebbe dovuta avvenire presso la sede torinese delle Dame di San Vincenzo. Purtroppo, all’ultimo momento, la presenza di Rosy Bindi – in visita alle consorelle cisalpine – ha costretto Jane a mutare scenario. Troppo pericoloso.
In questi casi, scatta il “Piano B”, che è sempre una sede di provata fiducia: anche perché, data la stagione, i pomodori iniziano a rarefarsi, con le brume mattutine della collina torinese.

Forse il lettore non-piemontese avrà bisogno di qualche chiarimento, d’essere timidamente introdotto in questo ambiente elitario, ove tutto è rimasto come quando “Il Principe” (Umberto) passava da quelle parti, accompagnato dalle note della Marcia Reale.
Purtroppo, pur avendo studiato a Torino, le mie ascendenze non erano tali da consentirmi l’ingresso in quelle sale tappezzate con ricchi broccati, nel luogo dove fu confinato sotto falso nome l’illegittimo figlio di Benito Mussolini e che ancora respira – piano, per favore, non fate rumore – i fasti del tempo.
Non so se lo spadino ancora adorni la divisa dei cadetti del Real Collegio, ma ricordo quei bei giovini in atletiche posture nel tratto di spiaggia, loro riservato, dal Comune di Noli. Giocavano a pallavolo senza nemmeno un urletto, nemmeno “qui”, “mia”: partite silenziose, in perfetto aplomb britannico, un mirabile incrocio araldico fra la Casa Savoia e quella di Windsor. Fu dopo aver visionato un incontro di rugby interno al Collegio – giocato in pigiama e pantofole – che Jane diede l’assenso.

Ci si chiederà chi sia l’estensore del programma che controlla il Governatore: non possiamo, ovviamente, sapere con quale sistema sia stato compilato ma sappiamo che l’algoritmo di riferimento è semplice e sicuramente redatto in lingua inglese.
Ad ogni peggioramento del debito pubblico, per ogni banca che rasenta il fallimento, qualora la bilancia dei pagamenti vada in “rosso” oppure l’umore dei banchieri viri verso il nero, il sistema indirizza automaticamente all’aumento dell’età pensionabile.
Paradossalmente, con l’età pensionabile intorno agli 85 anni – maschi e femmine – il sistema sarebbe in perfetto equilibrio, e potrebbe compensare tutte le follie dei banchieri, degli imprenditori e dei politici: anche quella che, sommando dei debiti, si realizzino ricchezze.
In effetti, con la pensione ad 85 anni, ci sarebbero sufficienti risorse per pagare le pensioni: per questa ragione è stato creato il “sistema Draghi”, per avere un testimonial ineccepibile del perfetto equilibrio fra il sistema bancario, quello economico e quello politico. Ma…fa qualche differenza?

Il problema, che i buoni ingegneri britannici devono ancora risolvere, è come aumentare la memoria residente nel “sistema” Mario Draghi: per ora, nella natica destra sono stati alloggiati 64 GByte. Ulteriori aggiunte nella medesima natica condurrebbero ad un rigonfiamento che gli esteti della comunicazione hanno sconsigliato: ad un occhio attento, potrebbe sembrare che il Gran Governatore della Banca d’Italia porti il pannolone e questo no, è disdicevole, anche se si tratta solo della Banca Centrale dell’unica Repubblica delle Banane europea.
Come già ricordavamo, la natica sinistra è occupata dal pulsante “Abort” – utilissimo, vista l’instabilità del sistema – e per ora, con le poche risorse hardware disponibili, le uniche uscite in programma sono le visite ai Reduci delle Guerre d’Indipendenza, all’Associazione per la Salvaguardia dei fiordi toscani e, più importante, una conferenza rivolta agli Schützen altoatesini. L’unica lingua supportata dal sistema – ricordiamo – è l’italiano.

Qualcuno può essere stato tratto in inganno dalle comparse del “sistema Draghi” al meeting di Comunione e Liberazione a Rimini, oppure all’Aspen Institute: in quelle situazioni, il sistema viene assistito in modalità Wi-Fi con un hard disk esterno. Ovviamente, per supportare quella modalità, le interferenze esterne devono essere pari a zero: avrete certamente notato, in quelle occasioni, l’assenza della fidata Jane.
Nessuno stupore, quindi, se Draghi dovesse comparire a “Porta a Porta” oppure nel TG1 di Minzolini: in quei casi, viene effettuata nientemeno che un’accurata derattizzazione preventiva, per non correre il rischio che qualche topo comunista, squittendo, disturbi la trasmissione.
Speriamo, con queste poche righe, d’aver tranquillizzato i lettori riguardo l’emendamento presentato dal sen. Valditara per anticipare l’età di pensionamento dei docenti di due anni, per il solo 2010, poiché si sono accorti che, allungando la permanenza dei docenti anziani, perdevano il posto i docenti giovani, per i quali era necessario provvedere con forme di sostegno al reddito: insomma, si finiva in una partita di giro e tante chiacchiere inutili.

Quella di Mario Draghi – dormite sonni tranquilli, buona gente – è solo una risposta automatica, come una segreteria telefonica:
«Buon giorno, questa è la segreteria telefonica di Mario Draghi. Il Governatore è oggi assente, poiché s’è dovuto recare urgentemente nelle Midland per un aggiornamento al software. Se siete per un allungamento dell’età pensionabile schiacciate il tasto uno, se desiderate allungare la vostra permanenza al lavoro, premete il tasto due, se dichiarate la vostra disponibilità a lavorare per sempre, schiacciate il tasto tre. Se, invece, desiderate andare in pensione, schiacciatevi le palle.»
E se siete femmine? Jane non ha ancora provveduto.

Articolo liberamente riproducibile nella sua integrità, ovvia la citazione della fonte.

4 commenti:

  1. Anonimo9:55 AM

    Se penso che andrò in pensione a 65 anni con tre piatti in mano chiedendo a quei simpaticoni dei miei colleghi (i quali 3 minuti lavorano e 30 fanno il bar dello sport e del sesso) mi viene voglia di farla finita.Comunque circa il pensionamento ho perso la speranza da tempo,piuttosto, spero che un giorno riesca a cambiare lavoro.Spero che quello di Draghi sia solo una provocazione a scopo di sondaggio anche se la scusa dell' età pensionabile europea è purtroppo un buon motivo per farla franca sul popolo, il quale però, spesso dimentica che la qualità della vita e soprattutto dei servizi spesso è migliore negli altri paesi.Immagino che un operaio in Germania per raggiungere la fabbrica non impieghi 2 ore e lo stesso dicasi per portare il figlio a scuola e lo stesso dicasi quando deve fare una visita ambulatoriale e soprattutto le pensioni sono un pò più alte rispetto alle nostre e aggiungo che alla veneranda età dei 65 anni non fanno più i tornitori ma gli vengono consegnate altre manzioni.Se potete aiutatemi non voglio più portare piatti a 65 anni questo è tutto ciò che chiedo ciao!!!

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  2. Sì Marco, è una provocazione, ma l'attuale governo ha già previsto di legare, dal 2015, l'età della pensione alla speranza di vita. L'eterna carota.
    Io non faccio un lavoro pesante, a volte è anche piacevole, ma m'accorgo - man mano che i 60 s'avvicinano - di farcela "male".
    E vedo che così è per i miei colleghi: la scuola italiana ha il 55% dei docenti oltre i 50 anni! Da padri, siamo diventati dei nonni. La media europea è del 33%. Da loro un terzo di "vecchi", da noi più della metà.
    Il problema, però, è generale: come si fa ad affidare un treno ad un 65enne?
    Parlano d'allungamento della vita, ed è vero, ma la qualità - nel senso dell'invecchiamento - è rimasta uguale poiché deriva dalla nostra evoluzione, milioni d'anni.
    Certo, il benessere qualcosa fa...ma l'orologio interno è lo stesso, oltretutto diverso da una persona ad un'altra.
    Saggezza vorrebbe che, giunti a 55 anni, s'aprissero più vie: pensionamento con riduzione dell'assegno, orario ridotto, ed un "ventaglio" più ampio di possibilità, secondo le proprie esigenze.
    Invece, coprono con un mucchio di chiacchiere l'evidenza che sono loro, l ceto politico ed i burocrati ad ingoiare le risorse: senza, inoltre, saper essere classe dirigente.
    Ho scelto d'essere, in questo articolo, più ironico che analitico, ma è dimostabile che sono loro la ragione del disastro.
    Ciao, e fatti coraggio: le pene sono diverse per ciascuno di noi, ma sempre pene sono.
    Carlo

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  3. Beh.. qualcuno deve pur "pagare"... se non aumentiamo l'età pensionabile... chi pagherà?

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  4. La risposta, caro ladnag, prova a scovarla nel nuovo articolo.
    Ciao
    Carlo

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